Buona la terza Novembre 2011

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A t’la dis la ^Pro Loco

Novembre2011

LE BOTTEGHE STORICHE DI MOLINELLA

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e BOTTEGHE STORICHE costituiscono un importante elemento di memoria, di preziosa testimonianza, di tradizione, di radicamento nel tessuto urbano e nel vissuto quotidiano dei cittadini; oltre a divenire parte integrante del patrimonio culturale della città stessa, acquistano valore di b en e c u l t u r a l e. Le BOTTEGHE STORICHE conservano arredi e decori artistici di grande pregio, profumi e colori d’altri tempi, vetrine ornamentali, sapori di prodotti artigianali che vengono eseguiti ancora oggi come secoli fa. Chi è curioso potrà quindi lasciarsi condurre per mano alla scoperta delle BOTTEGHE STORICHE tuttora attive nella città di Molinella; segni di un passato commerciale quali gli edifici, porte, vetrine, insegne e oggetti - strettamente intrecciati alle piazze, alle vie, alle chiese e ai monumenti più importanti fino ad approdare agli antichi sapori di prodotti tipici del nostro territorio. Ecco chi sono e dove sono nella nostra città le BOTTEGHE STORICHE

ANSALONI ELETTRODOMESTICI di Ansaloni Roberto, corso Mazzini N. 190 Tel. 051882296 Un piccolo negozio di vendita di lampadine e materiali elettrici fu avviato da Marsili, che faceva anche assistenza ed impianti elettrici. Alla fine degli anni '70 Roberto Ansaloni rilevò la bottega, che ancora oggi gestisce con il figlio e la moglie.

BAR PIZZERIA 2000 di Bertazzoli Gilberto snc, corso Mazzini N. 94-96, Tel. 051887276 In origine antica osteria con albergo, nota con il nome "dla Rusina", venne poi trasformata da Aldo Nobili, detto "il Baròn", insieme al fratello Ugo in Caffè Centrale. Dal 1982 il locale si trasforma in bar con pizzeria, oggi gestito da Gilberto Bertazzoli e Lisa Tobaldo.

BRINA DINA di Brina Dina, corso Mazzini N. 84 Nel1952 Gottellini Giuseppe e Parmeggiani Franca, marito e moglie, iniziarono l'attività prendendo il negozio sotto il campanile pendente della chiesa del paese. Nel 1982

Dina ha rilevato l'esercizio ed ha continuato a vendere frutta e verdura mantenendo inalterato l'aspetto della bottega.

CALZATURE T UGNOLI ANGELO di Tugnoli Angelo, via Marconi N. 33 Tel. 051881475 Il negozio di Calzature Tugnoli è stato tramandato in ambito familiare dalla fine degli anni '30. Cesarino avviò un laboratorio nel quale riparava e faceva le scarpe su misura, anche per le cerimonie. Oggi Angelo, gestisce il negozio dagli anni '90.

CENTRO OTTICO SOLMI di Solmi Marco, piazza A. Martoni N. 27 Tel. 051881280 Dagli anni '30 Aldo Solmi iniziò a lavorare a Budrio come orologiaio, mentre studiava come ottico a Bologna. Il figlio Marco ha intrapreso gli stessi studi del padre conseguendo il diploma di ottico ed oggi gestisce l'attività con la figlia Stefania.

FERRAMENTA ROSSI di Rossi Luigi, corso Mazzini N. 169 Tel. 051881159 Era la prima ferramenta del paese gestita da Giovanni Benvenuti. Rilevata da Carlo Rossi nell'immediato dopoguerra vendeva di tutto: forconi, olio cotto, reti per fare le gabbie ai conigli, vernici, bullonerie e serrature. Tramandata in ambito familiare, dal 1979 Luigi continua con la moglie ed il figlio l'attività commerciale con ferramenta e casalinghi.

GELATERIA PONTI di Parmeggiani Luisa,corso Mazzini N. 165 Tel. 051881203 Cesare Ponti agli inizi degli anni '20 iniziò a produrre gelati nella “baracchina” di legno, con le ricette della madre Germana, che vendeva il gelato con un carrettino. Era noto per il "pancese" dolce tipico d'inverno, mentre d'estate produceva tre gusti di gelato: il limone, la crema ed il cioccolato. Negli anni '50 Arrigo continuò l'attività dal padre nel negozio di Corso Mazzini. Oggi Luisa, la nipote, continua la tradizione della gelateria Ponti.

LOCANDA PINCELLI di Draghetti Danilo sas, via Selva N. 52

Periodico locale di informazione e cultura edito da Pro Loco di Molinella (BO) Distribuzione gratuita. Reg. trib. di Bologna n.8164 - Marzo 2011 Direttore Responsabile Maurizio Rizzi Stampa: Grafiche Bime Srl, Molinella (BO)

Selva Malvezzi, Tel. 0516907003 La "Locanda Pincelli" situata nel Palazzo del Governatore, che fa parte del borgo feudale di Selva Malvezzi costruito tra il 1656 e 1700, si affaccia su un grande porticato. Questo locale è stato punto di incontro ed aggregazione per la gente del paese e, nell'immediato dopoguerra, venne fondato un Circolo Operaio per continuarne l'attività. Oggi Danilo Draghetti mantiene viva questa tradizione organizzando nell'osteria eventi e occasioni d'incontro.

LUISA MODA di Foschi Leonora, via C. Battisti N. 60 Tel. 051881554 Luisa Moda è un negozio di abbigliamento uomo e donna. Storicamente l'attività fu aperta nell'immediato dopoguerra dalla Cooperativa di Consumo di Giuseppe Massarenti, che vendeva anche la biancheria per la casa, le calzature, gli articoli tessili e di abbigliamento. Leonora Foschi ha rilevato nel 1995 i locali e l'attività ed ha rinnovato la proposta commerciale.

MACELLERIA DALLA ROBERTO di Dalla Roberto, corso Mazzini N. 72 Tel. 051881639 Francesco e Giovanni Gotellini erano due fratelli conosciuti come i "barben", allevano il bestiame, lo macellavano e lo vendevano in bottega. Dal 1958 la famiglia Dalla gestisce l'attività, prima Franco e dal 1990 il figlio Roberto insieme alla moglie.

VACCARI POMPE FUNEBRI E MARMISTA di Vaccari Roberto e C. snc, via Vittorio Veneto N. 1, Tel. 051881592 Roberto Vaccari agli inizi del '900 aveva una piccola bottega di falegnameria dove, dopo la prima guerra mondiale, cominciò a fabbricare le casse da morto che spesso portava con la bicicletta all'ospedale. Con il figlio Antonio, conosciuto come Nino, l'attività di famiglia divenne la prima impresa di pompe funebri del paese. Dal 1973 l'azienda è gestita dal nipote che lavora con la moglie ed il figlio. Legge Regionale 5/2008 Regione Emilia-Romagna Provincia di Bologna Estratto dal sito della Provincia di Bologna

Comitato di redazione: Patrizia Berardo, Alfonso Maini, Matteo Montanari, Maurizio Rizzi Redazione: Via A. Costa, Molinella (BO) Tel. cell. 366-594.84.97 e-mail info@prolocomolinella.it Sito web www.prolocomolinella.it


PRIMI SEGNALI DI VOLONTARIATO FEMMINILE NEL MEDIOEVO TRA INGIUSTIZIE, PREGIUDIZI E SUPERSTIZIONI

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i giorni d’oggi il volontariato è una nobile attività, presentata e sponsorizzata liberamente da uomini e donne senza altro fine che la soddisfazione dei meno fortunati. DI CHIARA BERARDO

C’è stata però un’epoca, che nel nostro immaginario è caratterizzata da cavalieri, fate e streghe, in cui il volontariato femminile era visto come un dato di fatto, un lavoro: il magico mondo medievale. Caratterizzato sempre più dai consueti stereotipi di età buia, di lotte e di malattie, il Medioevo è anche altro: è il momento in cui le donne si ritagliano silenziosamente un posto nel mondo, in cui, mediante attività volontarie, di utile necessità, cominciano a rendersi autonome. Donne e lavoro, un binomio che per il periodo medievale può risultare poco credibile: un lavoro poco riconosciuto, considerato complementare e quindi meno pagato, spesso addirittura gratuito, tuttavia necessario. Il lavoro era la ‘regola’ delle donne del Medioevo, che comportava loro un doppio impegno, domestico ed le extra-domestico e non era rappresentato nella vita sociale e politica. Gli studi degli storici ci forniscono un’idea di quello che è stato il lavoro delle donne nel medioevo: da quello umile e faticoso della donna contadina, a quello meno rispettabile delle “mulieres publicae”, donne di strada. Ma c’è un altro lavoro, un’attitudine o meglio una vocazione, che nel Medioevo ha caratterizzato la donna: la Curatrice. Questa figura è entrata a fare parte dell’immaginario collettivo identificandosi con la più famosa e intrigante figura della Strega. Nel Medioevo l’immagine della Strega ministra del diavolo e dedita al male è pronta a scoppiare: la Strega medievale è, inizialmente, una figura socialmente utile, è colei che pratica arti magiche a fini curativi, positivi. Le sue arti affondano le radici negli stretti legami che la donna ha con i miti e le credenze antiche, mettendole al servizio degli altri, seguendo una cultura popolare che si tramandava di madre in figlia, specie in villaggi sperduti, poco coinvolti dal progresso, dalla cristianizzazione e dall’alfabetizzazione. Leggendo tra le righe dei divieti medievali, delle penitenze prescritte dai penitenziali, dalle prediche, possiamo intravvedere il mondo magico e misterioso della Strega, donna in grado di preparare pozioni, filtri magici seguendo ricette antiche e al limite dell’umano. La Strega medievale (dal latino striges, figura metà donna e metà uccello) viveva in una società povera, affamata e alla mercé di continue invasioni, che vedeva nella magia un “riscatto” dalla miseria, dalla malattia, che faceva sperare in un futuro migliore, in un più veloce realizzarsi dei propri desideri: un amuleto poteva sembrare, in quei tempi incerti e bellicosi, più concreto e tangibile di un’Ave Maria! Proprio un’umanità insicura come quella medievale vedeva nella Strega un aiuto sicuro, facile da ottenere, in cambio di un

modesto compenso. La Strega si distingueva per varie sue capacità, alcune delle quali comprendevano la lettura del futuro e la conoscenza del destino dell’uomo. La Strega sapeva consigliare l’uomo nella riuscita o meno di un progetto, poteva evocare i morti e mettersi in comunicazione con l’aldilà ed evocava spiriti per ottenere da loro le risposte alle domande che il cliente porgeva con speranza. Oltre a queste arti ‘arcane’, che porteranno le Streghe alle grandi condanne dell’età Moderna, queste donne avevano anche il potere della più insidiosa magia amatoria: potevano far conquistare l’amore di un uomo, potevano ricondurre a sé un amante che si era allontanato e potevano addirittura trasformare l’amore in odio. La Strega poteva giocare e manipolare i sentimenti grazie alle sue pozioni e ai suoi filtri, che leggi e decreti medievali tanto deprecavano e condannavano. Divieti vani, dal momento che, da sempre, giovani fanciulle innamorate erano disposte a qualsiasi mezzo per conquistare il cuore dell’amato insensibile. L’atteggiamento del mondo Medievale nei confronti della donna fu sostanzialmente misogino, poiché le poche voci che si ergevano nel far valere una sua posizione di più equilibrio nei confronti dell’uomo rimasero isolate o inascoltate. Il pensiero di s. Ambrogio secondo cui la donna sarebbe un “buon aiuto per l’uomo”, benché si tratti di un aiuto di “rango inferiore”, rimase in secondo piano rispetto all’immagine medievale e moderna della donna instrumentum diaboli (strumento del diavolo). Molto lentamente però, sempre in questo stesso Medioevo, le donne cominciano a rispondere. All’affermazione dello scritto di s. Paolo: “L’uomo non è stato creato per la donna, ma la donna è stata creata per l’uomo”, una donna, Ildegarda, (Ildegarda di Bingen, Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen, 17 settembre 1179, religiosa benedettina tedesca ) venera-

ta come Santa dalla chiesa Cattolica, profetessa del secolo XII, fondatrice del monastero di Bingen in Germania e stimata da santi e imperatori del suo tempo, così rispondeva: “La donna è stata foggiata per l’uomo, e l’uomo per la donna”. L’universo femminile cominciava così una lenta e progressiva marcia verso la conquista dei propri diritti e della propria dignità. Streghe o meretrici, mogli o monache, tutte queste donne, con il loro lavoro il più delle volte disinteressato, con i loro servizi e il loro impegno costante sono il simbolo medievale di questa silenziosa rinascita. Molinella Novembre 2011

LE TRE STREGHE (1782-83) ZURIGO, KUNSTHAUS.

Per approfondire: Donne e lavoro nell’Italia Medievale, a cura di M.G. Muzzarelli, P. Galetti, B. Andreolli, Torino 1991. Medioevo al femminile, a cura di F. Bertini, F. Cardini, Mt. Fumagalli Beonio Brocchieri, C. Leonardi, Roma – Bari 2005.


"SCHEGGE" DI VOLONTARIATO LAICO FEMMINILE

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elle righe a seguire, senza alcuna pretesa di esaustività, si vuole riportare un piccolo affresco storico di alcune organizzazioni di volontariato laico femminile. Per secoli quella dei poveri e dei reietti è stata l’unica emergenza sociale di vero rilievo e, nello stesso tempo, ha rappresentato questione ben lungi dal costituire motivo di grave preoccupazione per i pubblici poteri. Certamente ha interessato la Chiesa, e certamente ha interessato quei laici che, agendo in uno spirito autenticamente evangelico, hanno voluto operare in prima persona per aiutare i fratelli in difficoltà. L’ispirazione religiosa ha così, nei fatti, egemonizzato questa particolare forma della solidarietà per lunghissimo tempo. Nel 1855 la città di Bologna fu colpita da una grave epidemia di colera ed i confratelli si pro1856 INFERMIERA digarono per soccorrere VOLONTARIA DELLA CRI le famiglie contagiate da malattia ed i ricoverati in ospedale. Però essi non potevano prodigarsi verso le donne sole, soprattutto se giovani. Alcune donne parenti ed amiche dei confratelli, si offrirono allora per garantire di visitare a domicilio le famiglie povere. Nasceva quindi nel 1856 la prima Conferenza della Società Femminile di San Vincenzo De Paoli. Nel 1873 le consorelle erano già molto numerose perciò fu istituito il Consiglio Particolare ed anche il Consiglio Generale e Bologna divenne la sede del Consiglio Generale Femminile. Dietro il successo della Società Femminile di San Vincenzo de’ Paoli attiva in maniera autonoma fino al 1968 , ci fu l’intuizione, tutta femminile, che l’assistenza dovesse essere svolta a domicilio, senza smembrare il tessuto sociale in difficoltà. Altra finalità essenziale dell’associazione era quella della “santificazione”, da realizzarsi attraverso l’elevazione dei poveri visitati e, al tempo stesso, dei visitatori. Particolarmente attiva negli ultimi decenni dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, l’associazione fu la prima completamente femminile operante a livello europeo e mondiale, a testimonianza di una vivacità e di un protagonismo cattolico italiano femminile.

più noto tra le varie componenti della CRI ed è a tutti gli effetti un Corpo Ausiliario delle Forze Armate. All'interno della CRI comunque, la presenza di migliaia di donne appartenenti alle Sezioni Femminili ha preceduto di quasi cinquant'anni il corpo delle Infermiere Volontarie la cui prima scuola fu fondata nel 1908 a Milano su iniziativa della Regina Margherita di Savoia. Nacquero così le Crocerossine (come sono affettuosamente chiamate) con l’emanazione del primo regolamento in cui si legge: “Lo scopo della scuola è quello di avere a disposizione un certo numero di Infermiere Volontarie da poter distribuire nelle varie formazioni sanitarie di guerra e in posti di pronto soccorso in tempo di pace”. Inoltre fin dal 1864 le Sezioni femminili hanno fatto parte integrante del progetto di assistenza ai feriti e di rafforzamento della CRI attraverso il reperimento di fondi, di materiale e di nuove adesioni. A questi compiti se ne sono aggiunti altri che hanno richiesto alle aderenti un adeguamento del lavoro sociale. Il passaggio dalla beneficenza a moderne forme di assistenza si è poi accompagnato all’esigenza di un’autonoma componente che nel 1955 ha assunto il nome di Comitato Nazionale Femminile. Il Corpo delle Infermiere Volontarie è posto sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica.

IL VOLONTARIATO DELLA PRO-LOCO DI MOLINELLA È:

Volontà di Offrire Liberamente Ore personali Nel Tentativo di Allietare e Rinvigorire Intristiti Animi, senza obbligo di seguire Tempi od Orari prestabiliti. Il tutto versato in un pentolone di passione, fatica e impegno, mescolato con un bel cucchiaio di z uc c her at o ottim i sm o e amalgamato alla tanta voglia di strappare gratuitamente un sorriso a tutti, anche a chi è spesso troppo acido e insoddisfatto per farlo.

Alcune infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana che sfilano con la bandiera tricolore e, sullo sfondo, altre crocerossine con l'uniforme di inizio '900. Questo francobollo ricorda il secolo del Corpo delle infermiere volontarie che fanno capo alla CRI. Una piccola, grande storia di donne chiamate e sempre presenti laddove l'umanità sofferente lo ha richiesto e lo richiede. Una storia fatta da donne di ogni ceto sociale, regine e casalinghe, tutte uguali nell'uniforme, tutte animate da uno stesso ideale, tutte pronte al sacrificio anche della propria vita, per tenere fede a quell'ideale”.

Le Crocerossine così chiamate per il simbolo che compare in bella vista sulle loro divise, si prodigò attivamente già nel 1908 per il terremoto di Messina e Reggio Calabria. Oggi le Crocerossine sono ancora impegnate come ausiliarie delle forze armate nelle missioni di pace, dal Libano alla Somalia, dall’Afghanistan all’Iraq. E senza andare troppo lontano, la loro immagine è spesso collegata alle tende che prestano assistenza sulle piste da sci, ai grandi concerti e alle manifestazioni di piazza.

I LOGHI DEI CORPI COMPONENTI LA

CROCE ROSSA ITALIANA

Ma il corpo che più d'ogni altro viene ricordato è quello delle Infermiere Volontarie. Esclusivamente femminile è forse quello

1918 COMITATO

FEMMINILE ITALIANO

DI ASSISTENZA AI SOLDATI

BUONA LA TERZA

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IL PINO DOMESTICO O ITALICO E IL PAESAGGIO DI PATRIZIA BERARDO

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n una sfolgorante giornata d’estate dove il sole meridiano incendia la vallata e le pietruzze che limitano le aiuole del parco brillano con riflessi di metallo e di perla, si staglia, tra la tanta vegetazione, un albero di singolare bellezza. Nel tardo autunno, quando gli alberi hanno perso tutte le foglie e, a ricordare gli splendori della vegetazione di primavera e d’estate sono rimasti soltanto i sempreverdi del parco, si afferma arditamente in altezza un albero dal tronco agile e diritto ramificato in alto com e un candel abr o che si espande con il suo serico ombrello.

Il Pino domestico è difficile da accostare ad altri alberi: emerge ben più in alto a dominarli. Non è un albero umile, ma orgoglioso; ama grandezza e vastità di orizzonti, vuole sopra di sé il cielo. Rifiuta gli eucalipti distorti e scapigliati, le robinie anonime e così poveramente convenzionali, le conifere glauche e azzurre di ben altri climi. Si armonizza però con degli arbusti, con il violaceo delle Bougainville sui rividi muri di calce bianca, il rosseggiante dei gerani e degli oleandri, o in stretta vicinanza di giardini, vialetti o case.

E’ il PINO ITALICO O DOMESTICO, un albero di singolare bellezza che anni orsono venne eletto come l’albero rappresentativo e simbolico del paesaggio italico.

Molte testimonianza storiche letterarie e poetiche dalla classicità latina fino a tempi più moderni, esaltano il Pino domestico e le sue selve, da Ovidio, a Catullo, a Virgilio, a Plutarco, a Byron, a D’Annunzio; la celebratissima pineta classense di Ravenna ispirò la “divina foresta spessa e viva” del paradiso terrestre di Dante, che è stata oggetto di spogliazioni, contaminazioni, distruzione che ne hanno notevolmente ridotto l’estensione.

Non vi è altra pianta in genere con i requisiti di bellezza, ricchezza e di tradizioni da poter elevarsi a dignità D ’ A L B E R O D ’ I T A L I A . Alberi bellissimi, piante verdi e fiorite di elegante e nobile portamento sono numerose nel nostro Paese. Si poteva ad esempio scegliere l’alloro, carico di classiche reminescenze, ben degno di rappresentare una terra che è stata nei secoli la culla dell’arte, della poesia, dell’ispirazione. Si poteva scegliere l’ulivo, dai caratteri squisitamente mediterranei col pallore argentato delle sue fronde o preferire il cipresso, che disegna ritmiche armonie sui dolci profili delle colline toscane. Forse anche l’arancio, ricco dono della Natura alle nostre terre assolate del Sud o il melograno, dai frutti rosso sangue, o la ginestra, che quando diventa albero innalza verso l’azzurro un dorato splendore di corolle o il corbezzolo, sempre fiorito di bianchi fiori da cui le api traggono un miele rosso e bruno. Non si finirebbe più di ricordare, ma il Pino domestico, albero ruvido nella corteccia scagliosa, con il suo fogliame si adegua mirabilmente alle aspre armonie dei nostri paesaggi salmastri e ventosi, rupestri e sabbiosi ed è su tutto il litorale italico. Anche quando è riunito a formare folte pinete innalza altissimo le chiome che compongono un unico schermo verde, lasciando comunque entrate fra i tronchi sottili, l’intenso chiarore del cielo m editerraneo, il fiammante splendore dei tramonti, le luci abbaglianti d el m a r e. Diverso da tutti gli altri pini per una sua estrosa eleganza e compostezza di linee, rompe con piglio deciso il profilo calmo dei colli, la monotonia pallida degli uliveti, il grigiore delle garighe, delle lande, delle sabbie assolate. E’ un albero di casa nostra, che può vivere nel mezzo delle città, isolato accanto a casupole, in prossimità di maestosi monumenti dell’antichità classica, al crocevia di viottoli campestri, accompagnare le grandi strade come già millenni orsono si allineavano lungo lei grandi vie consolari della Roma antica.

Il Pino domestico è presente da un capo all’altro della Penisola fin dalle medie valli che scendono dalle Alpi con una massima concentrazione nelle coste. Sembra sia stato introdotto al tempo delle prime immigrazioni elleniche in Italia meridionale ed era dedicato al culto di Cibele. Fu diffuso dagli Etruschi prima e dai romani poi che largamente utilizzarono il suo legno per la costruzione delle navi. Con il passare del tempo divennero celebri le pinete di Ravenna, Populonia, di Aquilea e Pisa. I Pini sulla via Appia, nei Fori Romani, alla Floridiana di Napoli, quelli nelle illustri pinete di Classe e di Ostia, caratterizzano nella forma più autentica e felice un paesaggio italico che non è solo naturalistico ma anche storico. E’ testimone della lunga storia mediterranea delle nostre genti, delle remote origini, del lungo cammino della nostra civiltà. Ci ricorda un passato glorioso, antiche città scomparse o completamente trasformate, vicende di decadimento, di spopolamento, di floridezza, di povertà e opulenza, di tante nostre contrade; ma anche di una attualità presente sana e fiorente, oppure deteriorata e intristita ed esprime il grado di civiltà e di efficienza della nostro difficile e complesso vivere contemporaneo. Il grado di civiltà non si misura con l’estensione dei fiumi di asfalto, con la quantità di palazzi di cemento, ma con l’attuarsi nelle persone di una coscienza matura e previdente dei problemi vitali della c ons er vazione. Il Pino domestico e il suo habitat sono parte integrante di questa conservazione così

come tutto il Paesaggio della nostra Penisola che non comprende solo i mari, i monti, boschi, vallate, ma anche flora e fauna, le dimore dell’uomo e di Dio. Un paese come il nostro così esteso in latitudine e longitudine comprende una ricchezza e una varietà straordinaria di paesaggi naturali e artificiali, selvatici e profondamente umanizzati. E’ necessario averne piena coscienza della sua importanza in quanto il Paesaggio non è solo uno stato soggettivo dell’animo, ma un valore estetico concreto al punto da poter divenire un bene economico, se questa costellazione di ecosistemi viene bene amministrata e tutelata. La nostra Terra è come dice il Poeta: “...si bella di ulivi santa di vigneti, nobile di pinete” ma noi viviamo troppo spesso separati da questa natura vivente o immersi in una natura falsata, deformata, sofisticata, fino al punto di perdere conoscenza e coscienza dei valori inestimabili e perenni. Alberi bellissimi, di origine naturale, colture autoctone vanno scomparendo: il pioppo bianco che costituisce le classiche foreste di gran parte d’Italia, il pioppo cipressino svettante nella sua eleganza nelle nostre valli, il platano ornamento maestoso di ville e viali, e tanti altri. Il Paesaggio della nostra Penisola ha incantato e ispirato pittori, musicisti, poeti , viaggiatori romantici, estasiati e innamorati da così tanta bellezza. Una così grande “estensione di verde” che dalle valli selvose si diffonde come linfa vitale lungo i fiumi, le strade, ai margini delle campagne; serena freschezza nel cuore grigio e inaridito delle nostre città moderne. Molinella Novembre 2011

PINI ITALICI IN PIANURA

Bibliografia Oleg Polunin “Guida agli alberi e arbusti d’Europa” 1972 Gina Barnabè Bosisio “ Il grande libro dei fiori e degli alberi, Pini” 1980 Carlo Ferrari “La vegetazione della pianura e della costa in Emilia Romagna “ 1990 Merendi A. “Il Pino domestico simbolo arboreo d’Italia” 1966


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RCȎRD

Lassò, in sufètta, stramèz a tott i blȃch un cavalèn, ‘na tramba ed un armèri, ricord ed zoventó, dàinter int un sȃc ai ho trouvè, par ches, un silabèriQ E sfujand àl sou pagin, tarulè da la pàlver di ȃn, è saltè fôra una rósa zaltènna, ormai sbiadè ed un bigliàt, che anch adès m’accóra: - Tua per sempre - ed una sigle Gi e BiQ Scúsum côca se am san dscurdè àl tó nom che la sclero ormai l’ha purtè vîQ Mo zert al côr an m’ha brîsa tradè dimustrand che anca mé at ho vló bàn se pûr adès am sènt emozionèQ

Guido Zucchi

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igliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ott ener e con altri im pi eg hi . Luigi Einaudi

QUALCHE BREVE INFORMAZIONE SUL PINO ITALICO O DOMESTICO

NOME SCIENTIFICO: Pinus pinea SINONIMI O NOMI DIALETTALI: Pino italico, Pino domestico, Pino romano, Pino da pinoli. Spesso viene anche chiamato Pino marittimo confondendolo con il Pino Pinaster. LEGNO: meno resinoso di quello degli altri pini; usato per mobilio e per costruzioni. PORTAMENTO: alto fino a 25-30 metri, sebbene l'altezza più comune sia sui 12-20 m. LONGEVITA’: Raggiunge un’età massima di 200-250 anni, ma nel territorio italiano vi sono degli esemplari che hanno superato la soglia massima e si stima possano avere 300 anni o anche più. PARTICOLARITA’: il Pino italico o domestico è facilmente identificabile dalle altre specie, anche ad osservatori non esperti, per la caratteristica chioma "ad ombrello". Il Pino italico viene sovente utilizzato nelle alberature stradali anche se pone seri problemi in quanto l'impianto radicale estremamente superficiale deforma velocemente il fondo stradale. I suoi frutti, i pinoli, hanno impieghi di rilievo nel dolciario e farmaceutico. Dalla sua corteccia si estrae il tannino, composto utilizzato per la conciatura di pelli. Come combustibile non è ottimo in quanto produce una fiamma viva e dal colore intenso ma scarsa brace.

CURIOSITA’: Il legno del Pino italico essendo resinoso (come anche gli altri esemplari della stessa famiglia) era conosciuto fin dall'antichità per la fabbricazione del cosiddetto "fuoco greco”, largamente usato nelle guerre d'un tempo per incendiare strutture difensive e macchine belliche dei nemici.

IN QUESTA PAGINA: PINI ITALICI O DOMESTICI NEL PAESAGGIO CAMPESTRE DI SELVA MALVEZZI E SOTTO LA NEVE A FIANCO DELLA

STRADA PROVINCIALE PER MOLINELLA

ESEMPLARE DI PINO ARISTATO SULLA CIMA DEL SENTINAL DOME, YOSEMITE, USA

Le prime piante con semi apparse sulla terra circa 300 milioni di anni fa sono le Conifere il cui nome significa “portatrice di coni”; ed i “coni” sono semplicemente le pigne. La preziosa ambra è resina fossile di antichissime Conifere, che spesso racchiude testimonianze di una vita risalente a milioni e milioni di anni fa. Del genere Pinus, oggi si conoscono circa una ottantina di specie e sono di grande importanza non solo come entità botanica, ma anche dal punto di vista economico per il legname, la pasta da cellulosa, i sottoprodotti (trementina, acquaragia, eccQ) I più antichi alberi viventi conosciuti sono esemplari del gruppo dei Pini della specie aristata e si trovano nel Nevada e in California; un esemplare nella White Mountains ha più di 4600 anni. Nelle nostre Alpi vive il Pino mugo, la cui varietà con rami prostrati e serpeggianti tra le rocce, formano una efficace e naturale barriera antivalanga. Dai rametti di questa specie si estrae il mugolio, usato nelle affezioni delle vie respiratorie. Tra Pini e uomini vi è stato, in antico, una sorta di rapporto sacro: il Pino entrava nei Misteri Orfici, ove la pigna simboleggiava il cuore di Dionisio, sbranato dai Titani. BUONA LA TERZA

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TROFEO LOW COST A MOLINELLA GIOVEDI’ 8 DICEMBRE

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opo il successo fenomenale dell'edizione 2010, il Trofeo Low Cost torna a Molinella. Nell'autunno dell’anno scorso, questa gara nazionale di danza sportiva ha portato a Molinella oltre 500 atleti e numerosi accompagnatori e l’esibizione di Raimondo Todaro e Antonella Goffredo ha scaldato i cittadini che si sono presentati numerosi. Il Trofeo Low Cost, ideato dalla Team Diablo, rappresenta un nuovo modello di gara di danza sportiva dove il pubblico entra gratuitamente e gli atleti pagano il minimo necessario per ballare, rendendo la danza sportiva più accessibile a tutti. Il risultato di questo modello si è visto nel grande successo che ha generato: spalti pieni di appassionati, partecipazione di atleti anche di alto agonismo, e tutto ciò in un ambiente amichevole dove tutti lavorano insieme per migliorare la danza sportiva!

Anche quest’anno la Team Diablo ed il suo presidente Gianluca Stagni, invita il pubblico di Molinella di raggiungere il Palazzetto dello Sport il giovedì 8 dicembre in occasione del la terza edizione del Trofeo Low Cost . Quest’anno vi aspettano delle sorprese in più: stand gastronomico, ancora più competitori da tutta l’Emilia Romagna ed oltre, e momenti di esibizione e spettacolo da non dimenticare. L’evento inizierà prima di mezzogiorno e le fase finali delle gare più prestigiose saranno programmate dalle 20.30 in poi insieme a tutti gli spettacoli principali. La Team Diablo, adesso con 26 titoli mondiali dopo i successi di Benedetto e Claudia a Mosca, sperano che questo evento renderà Molinella ancora più fiera di avere questa squadra di danzatori sul territorio.

RICEVIAMO E DIVULGHIAMO QUESTA NUOVA INIZIATIVA DEL CIRCOLO AMICI DELL’ARTE Il Circolo Amici dell’Arte di Molinella sta preparando una nuova iniziativa per l’anno prossimo. Con l’aiuto dell’ormai famoso regista, Riccardo Marchesini, stiamo raccogliendo notizie, foto e ricordi di ogni genere che riguardino la vita di un nostro concittadino l’attore: Gastone Tinti, in arte “Gabriele Tinti”, che negli anni 50 ha girato parecchi film con attori del calibro di: Totò, Peppino De Filippo e diretto da famosi registi come: A.Blasetti, L. Zampa, C. Lizzani, F.Vancini ecc.. Cercheremo di rendere omaggio, attraverso le voci dei molinellesi, a questo nostro attore un po’ dimenticato, scomparso nel 1991 a soli 59 anni, con un documentario sulla sua vita. Chiunque voglia aiutarci in questa laboriosa ricerca, può rivolgersi a: Patrizia Ferraresi mail: ferraresi patrizia@alice.it Gabriele Tinti (1932 - 1991) Nato a Molinella debuttò sul grande schermo negli anni del dopoguerra, interpretando dapprima un certo numero di film come semplice comparsa o in ruoli di secondo piano. Esordisce infatti al cinema nel 1952 in un episodio di "Altri tempi" Finalmente, nel 1953, gli fu affidato un personaggio di rilievo, che gli diede modo di dimostrare le proprie qualità di attore capace di ottima presa sul pubblico, simpatico, brillante e, oltre a ciò, dotato di un’innegabile bellezza fisica. Ricordiamo "La banda degli onesti" nel quale era il figlio finanziere del "falsario" Totò. Nel decennio successivo si misurò anche in ruoli avventurosi Le sette spade del vendicatore, nel filone biblico "Esther e il re, Davide e Golia, Sodoma e Gomorra e in film drammatici I sequestrati di Altona, La banda Casaroli, La maRossana Podestà, Jeffries Lang e triarca. Gabriele Tinti in costume sul set del Una carriera ricca di titoli, spesso a fianco di attori importanti e sotto la direzione film 'Solo contro Roma' del 1962 di registi di livello internazionale e partecipa anche al "Volo della fenice" di Aldrich . Attore molto richiesto, professionalmente assai serio, fu familiare in Italia e all’estero, soprattutto in Francia, ma anche a Hollywood, dove fu chiamato dal regista Robert Aldrich. A partire dagli anni '70 partecipa alla produzione di film dell'horror-poliziesco, e sul filone erotico. Antonella Lualdi e Gabriele Tinti nel film “Cronache di poveri amanti” Negli ultimi anni lavora prevalentemente accanto alla splendida moglie Laura Gemser , protagonista di tanti film sexy nell'interminabile serie "Emanuelle". del 1954

LE INIZIATIVE DEL CIRCOLO AMICI DELL’ARTE PER NOVEMBRE VENERDÌ 11 ORE 21,00 In Auditorium Comunale sarà proiettato il film “BUIO IN SALA” Regia di Riccardo Marchesini. Sulla chiusura in massa delle tradizionali sale cinematografiche Il Circolo insieme al “Design rooms and breakfast” Cesare Magli e figli offriranno ai presenti caldarroste accompagnate da vino rosso tipico (Cagnina) VENERDÌ 18 ORE 21,00 Sala Collina EMILBANCA di via Mazzini, 131 In occasione dei 150 anni dell’“Unità d’Italia” Il M.to MASOTTI E LA SUA ORCHESTRA Vi invitano ad una serata d’ascolto “SETT’INSIEME” SABATO 26 Ore 21,00 Domenica 27 ORE 17,00 TEATRO CONSORZIALE di Budrio La Compagnia instabile di teatro del Circolo Amici dell’Arte presenta “STESSA SPIAGGIA STESSO MARE” Regia di Riccardo Marchesini Testi di Gabriele Bonsignori Ingresso € 12,00


LE RICETTE DI NONNA PINA DI ALFONSO MAINI

Riso con le Castagne per 4 persone Ingredienti : ½ cipolla , 1 noce di burro, 300 gr di riso, 200 gr di castagne secche, 150 gr di parmigiano. Preparazione: Far bollire le castagne in acqua con dado fino alla cottura, scolare le castagne e conservare il brodo di cottura. In un tegame fare rosolare la ½ cipolla intera con il burro aggiungere 300 gr di riso una bagnata di vino bianco e continuare la cottura aggiungendo il brodo delle castagne. A ¾ di cottura aggiungere le castagne passate al setaccio e terminare la cottura aggiungendo quanto basta il profumo del parmigiano. Servire il risotto con qualche castagna cotta per decorazione .

Torta Margherita della nonna Pina Ingredienti . 4 uova , 132 gr di Zucchero , 132 gr di fecola di patate Preparazione: Montare albumi e zucchero a neve ( perché la consistenza dell’albume sia più solida montare gli albumi a bagnomaria ). A parte montare i tuorli e la fecola poi unire il tutto. Mescolare lentamente e adagiare il contenuto in uno stampo con inserito un foglio di carta forno. Cuocere in forno per 35/40 minuti ad una temperatura di 180 °. A cottura avvenuta e raffreddata, la torta può essere farcita con crema pasticcera oppure crema chantilly , decorare con fantasia e servire .

Strigoli di Campagna al profumo Balsamico

dadini piccoli e rosolarli in padella antiaderente senza olio. Quando saranno rosolati aggiungere aceto balsamico quanto basta, togliere dal fuoco e successivamente condire gli strigoli .

Costole Di Maiale In Umido Ingredienti: - un chilo e mezzo di costole di maiale - 400 grammi di pomodoro pelato e taglialo a pezzetti - un bicchiere di vino bianco secco - 4 spicchi d'aglio, rosmarino, sale e pepe Preparazione: Dal macellaio fatevi tagliare le costole a pezzetti lunghi circa quattrocinque dita. Pestate insieme finemente aglio e rosmarino, aggiungete sale e pepe e con questo composto condite le costole strofinando energicamente. Quando saranno ben condite lasciatele riposare non meno di 2 ore o anche dalla sera precedente, per farle insaporire. Mettete sul fuoco le costole condite in una padella larga o in una casseruola di terracotta, bagnare col vino. Proseguite la cottura a fuoco basso girandole ogni tanto; quando il vino sarà evaporato, nel fondo del tegame rimarrà il sugo della carne che basterà per procedere la cottura , in caso contrario aggiungere un goccio di brodo. Dopo circa un'ora, aggiungete il pomodoro facendo cuocere sempre adagio per un'altra ora. Assaggiate il sugo per aggiustare di sale e servitele calde con pane fresco o polenta.

Ingredienti : Raccogliere gli strigoli di campagna ( detti anche radicchio di campagna ) Preparazione: Pulirli e lavarli e adagiarli in piccole fondine quanti sono i commensali. Prendere del guanciale di suino fresco quanto basta , tagliarlo a

BUONA LA TERZA

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PANORAMI DI ATTIVITA’ MOLINELLESE Aggiornamenti visionare il sito del comune di Molinella www.comune.molinella.bo.it

Novembre 2011

Domenica 13

Giovedì 10 Torre Civica, Via Mazzini, dalle ore 10 alle 12 - Prevendita abbonamenti stagione di prosa in Auditorium 2011/2012.

Venerdì 11

Auditorium, Via Mazzini 90, dalle ore 10 alle 18,30 - Conoscere il canto - Master Class teorico-pratico di foniatria artistica con il Prof. Franco Fussi. Organizzazione a cura dell'Istituto Musicale A. Banchieri.

Auditorium, Via Mazzini 90, ore 21,30 Proiezione del cortometraggio Buio in sala di Riccardo Marchesini. A cura del Circolo Amici dell'Arte con il patrocinio del Comune. Ingresso libero.

Auditorium, Via Mazzini 90, ore 21 Stagione teatrale - Molière a sua insaputa di e con Paolo Hendel.

Sabato 19

Domenica 20 - Da Mattina a Sera - Festa del Volontariato

Vedi manifesto a lato con il programma - Auditorium, Via Mazzini 90, ore 16 Concerto con il Gruppo Bandistico Molinellese. Ingresso libero.

Domenica 27 - Palazzetto dello Sport, Via Martiri della Liberazione, dalle ore 9,30 Memorial Claudio Turrini - Campionato Nazionale kick boxing. A cura dell'associazione Fighters Team e ASD IAKSA Itaila, con il patrocinio del Comune. - Auditorium, Via Mazzini 90, ore 16,30 - Domenica non si va a scuola - Raperonzola - Rosaspina. Un teatro.

Dicembre 2011 Iniziative per le festività Natalizie con programma a parte

Sabato 3 Auditorium, Via Mazzini 90, ore 21 Stagione teatrale - Campane da salotto di e con Alessandra Frabetti.

Domenica 4 Auditorium, Via Mazzini 90, ore 16,30 - Domenica non si va a scuola - La gatta con gli stivali - Gli Alcuni.

Giovedì 8 - Palazzetto dello Sport Via Martiri della Liberazioneprima delle ore 12, terza edizione del Trofeo Low Cost organizzato dalla Team Diabolo. Esibizioni, spettacolo e stand gastronomico. Vedi articolo a pagina 5 - Selva Malvezzi, Piazza, da mattina a sera - Tradizionale Mercatino dello scambio, artigianato e antiquariato.

Venerdì 16 Auditorium, Via Mazzini 90, ore 21,30 - Mostra fotografica Sguardi di Paolo Balboni. Con Ivano Melato (flauto) e Roberto Bonato (pianoforte). A cura del Circolo Amici dell'Arte, con il patrocinio del Comune. Ingresso libero


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