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“Staccare” è necessario per la mente e per il corpo. Ma il vero segreto sta nel trovare il relax quotidiano che più si adatta a noi
PREMI PAUSA Come imparare l’arte di rilassarsi NUMERO DOPPIO CON
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SIMULAZIONI L’ITALIA CON POCHI FIGLI NEL 2080 SAREBBE COSÌ
ESPERIMENTI UN MONACO DIGITALE PER LA RELIGIONE HI-TECH
MEDICINA VISO E OCCHIO INSIEME NEL TRAPIANTO DA RECORD
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Scoprire e capire il mondo PRISMA
6 Farine volanti 8 5 cose sulla plastica 10 Rifiuti radioattivi 12 Prisma sonoro 19 Numeri: sport invernali 20 Facciamo spazio
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Come scoprire l’età dei nostri organi interni
L’influenza del fumo sui batteri della bocca
dossier Premi pausa 26 L’ARTE DI RILASSARSI
Ritagliarsi una pausa non è solo piacevole: è necessario per essere più creativi e brillanti.
32 ILCHECERVELLO DIVAGA
36 MA QUANTO LAVORIAMO?
I dati su ferie, straordinari e orari in tutto il mondo. In Italia, per esempio, lavorare nei fine settimana è più comune che in altri Paesi.
Per la nostra mente, riposare vuol dire far funzionare la “rete di base”: i collegamenti tra neuroni che ci portano a fare libere associazioni.
38 PALESTINA, ALL’INIZIO FU CANAAN storia
Culla della civiltà eppure territorio martoriato da millenni: dal numero di Focus Storia che ne racconta le epoche ecco un articolo sui popoli delle origini.
44 TRAPIANTO DA RECORD medicina
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Tutte le fasi dell’eccezionale intervento in cui oltre 140 tra chirurghi e paramedici hanno trapiantato parte del volto e un occhio su un uomo sfigurato.
L’ITALIA CONTINUASSE A NON FAR 50 SE FIGLI... COME SAREBBE NEL 2080 società
Economia stagnante, meno innovazione e più spese.
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Focus | 3
D&R Speciale 114 ANIMALI 118 TECNOLOGIA 120 SCIENZA 122 TE LO DICE... 124 NATURA 126 ECONOMIA
128 SALUTE 132 SOCIETÀ 134 ARTE E CULTURA 136 CIBO 138 SPORT 142 UNIVERSO
144 PSICHE 148 AMORE E SESSO 150 STORIA
58 UN’ASTRONAVE DA STRADA
82 COTTO O CRUDO?
60 MODERNO TENNIS
L’EVOLUZIONE AIUTA A 88 CAPIRE CAPIRE ANCHE LE MALATTIE
tecnologia
Entra in produzione Cybertruck, un pick-up così avveniristico che potrebbe non arrivare in Europa per problemi di regolamentazione. Come funziona. sport
La tecnologia è entrata da tempo anche in questa elegante disciplina: nell’analisi dei colpi, nei materiali e come aiuto ai giudici.
salute
C’è chi non cucina nemmeno i fagioli e chi mette in padella anche l’uovo della carbonara. Chi ha ragione? Vantaggi e svantaggi dei due stili alimentari. intervista
Abbiamo incontrato Rudolph Nesse, fondatore della medicina evoluzionistica.
68 MONDI SENZA SOLE
92 C’ERA UNA VOLTA UN RE
70 SPIRITUALITÀ HI-TECH
98 MEMORIE DALLO SPAZIO
le scoperte del Webb
Alcuni pianeti se ne vanno da soli nello spazio: il telescopio James Webb sta scoprendo che sono più abbondanti e misteriosi di quanto si pensasse. scienza
Algoritmi e religione possono collaborare? Se lo è chiesto l’Unione Buddhista Italiana. E noi siamo andati a curiosare.
LA STRADA NELLA 76 STONEHENGE, ROCCIA scienza
Le ultime ricerche permettono di “leggere” il luogo di origine delle pietre del sito neolitico.
RUBRICHE
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natura
Il nostro rapporto con l’ambiente e gli animali che lo popolano è pieno di contraddizioni. Un premio fotografico ce ne mostra alcune. spazio
Sessant’anni fa, il giovane ingegnere Ezio Piaggi si vide affidare dalla Nasa i calcoli per dirigere le prime sonde verso la Luna.
104 I VANTAGGI DELLA SPORCIZIA animali
Con la sua lentezza il bradipo permette a centinaia di microrganismi di salire a bordo e di trasformarlo in un ricettacolo di “schifezze”. Che però sono utili.
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A Milano, storia dell’evoluzione umana
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tecnologia
ESTREMA Cybertruck in mezzo al deserto. La vettura, a prova di proiettile, è particolarmente adatta a usi estremi.
Entra in produzione Cybertruck, il pick-up di Tesla così avveniristico che potrebbe non arrivare in Europa per problemi di regolamentazione. Ecco come funziona. di Riccardo Oldani
Un’astronave da
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TRE VERSIONI Il Cybertruck è disponibile solo nel mercato statunitense, in due modelli a propulsione tutta elettrica e trazione integrale. Il più potente e veloce è Cyberbeast, con tre motori. Un terzo modello, a trazione posteriore, uscirà nel 2025.
A PROVA DI PROIETTILE In un evento organizzato lo scorso 30 novembre a Austin, in Texas, dove il mezzo sarà costruito, Musk ha annunciato la consegna di un primo lotto con circa due anni di ritardo rispetto alla data prevista. Lungo quasi 6 metri, con un’autonomia di oltre 500 km espandibile a oltre 700, il mezzo completamente elettrico ha prestazioni da auto sportiva, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in appena 2,7 secondi e una capacità di traino di quasi 5 tonnellate. In un video di presentazione della sua versione più potente, il Cyberbeast, è stato mostrato mentre trainava una Porsche 911 e, nel contempo, batteva in accelerazione un altro esemplare della sportiva tedesca. Per quello che si sa, l’aspetto più innovativo del mezzo, al di là delle sue dotazioni software e di intelligenza artificiale, riguarda la sua struttura: un “esoscheletro” in acciaio inossidabile, a spigoli vivi, realizzato con tecniche innovative di lavorazione. Il risultato è un mezzo che non ha bisogno di verniciatura e che, secondo Tesla, non soltanto è a prova di qualsiasi urto, ma anche di proiettile.
CORAZZATO, MA QUANTO SICURO? Il Cybertruck è stato molto pubblicizzato anche per la sua robustezza, paragonabile a quella di un veicolo corazzato. La sua struttura e il suo peso lo rendono però potenzialmente pericoloso, soprattutto per i pedoni, e i crash test finora effettuati non sono stati condotti secondo gli standard europei.
er alcuni potrebbe essere la più grande rivoluzione del secolo per l’industria automobilistica, per altri un flop colossale. Come per tutto quanto riguarda il mondo del tycoon Elon Musk e la sua casa di auto elettriche Tesla, anche l’atteso annuncio dell’entrata in produzione del nuovo pick-up Cybertruck ha scatenato una ridda di pareri contrastanti.
AUTONOMIA E RICARICA Con la trazione integrale, il Cybertruck raggiunge 547 km di autonomia, espandibili a 755 km con l’aggiunga di un ottimizzatore optional. Con 15 minuti di ricarica in una Supercharger, colonnina sviluppata da Tesla per i suoi veicoli, si aggiungono fino a altri 235 km. Le batterie possono anche cedere energia elettrica, per esempio per alimentare un’abitazione in caso di blackout.
PESO MASSIMO Il Cybertruck è un mezzo anche molto voluminoso e pesante: lungo 5.682,9 mm e largo 2.413,3 mm, con un peso a vuoto di 2.995 kg e 1.134 kg di carico massimo, è più simile a un camion che a una vettura. In Italia potrebbe essere necessaria una patente C per guidarlo, in caso di omologazione.
ACCESSORI E RICAMBI Tra gli optional, una barra luminosa da inserire sopra il parabrezza per illuminare meglio il tracciato e una tenda che può trasformarlo istantaneamente in una sorta di camper per due persone.
Tesla (4)
DA BATTAGLIA Sopra, il sistema di trattamento dell’aria con filtri Hepa che trattengono il 99,7% delle particelle: sarebbe efficace anche in caso di attacco con armi biologiche. Sotto, una prova con un martello sulla carrozzeria.
ANIMA ELETTRONICA Le dotazioni elettroniche del Cybertruck sono molte, ma non prevedono al momento il sistema di guida autonoma. L’elettronica governa anche lo sterzo “steer by wire”, le batterie, le ricche dotazioni per l’intrattenimento e l’acustica.
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salute
COTTO O
C’è chi non cucina nemmeno i fagioli e chi mette in padella anche l’uovo della carbonara. Chi ha ragione? I vantaggi e gli svantaggi dei due stili alimentari. di Elena Meli
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CRUDO?
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FUOCHI E FIAMME Sotto, alcuni boscimani del Botswana accendono un fuoco con metodi tradizionali. A destra, il cuoco di un ristorante romano doma le fiamme del suo fornello.
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ushi o frittura di mare? Una tartara ben condita o una bistecca alla fiorentina? Le mode culinarie offrono pane per i denti sia degli amanti del crudo a tutti i costi, sia di chi cuocerebbe a fuoco vivo qualsiasi cibo. Ma viene da chiedersi: che cosa è meglio per l’organismo? Mangiare tutto crudo, perché l’uomo primitivo dalla salute di ferro faceva così (o almeno, così favoleggiano i fautori del crudismo), oppure sfruttare il cucinare a oltranza, per rendere più digeribili tanti alimenti? La scienza aiuta a dare qualche risposta. STOMACI FORTI Sul piano teorico «l’essere umano può mangiare qualsiasi cibo senza che debba essere per forza cotto, perché l’organismo è attrezzato per farlo», specifica Enzo Spisni, direttore del Laboratorio di fisiologia traslazionale e nutrizione dell’Università di Bologna. «Perfino i legumi, che sono al limite della commestibilità, possono essere mangiati crudi e lo stesso vale per tuberi come le patate: in queste solanacee ci sono sostanze tossiche che la cottura neutralizza, ma se mangiassimo pezzetti piccoli di una patata non germogliata non correremmo grossi rischi. L’unico cibo in cui il consumo a crudo alza parecchio l’asticella del pericolo sono i funghi: infatti perfino i porcini contengono piccole quantità di molecole tossiche, che la cottura di solito rende innocue». Posto che con i funghi non si scherza, con il resto degli alimenti non ci sono impedimenti e potremmo fare a meno della cottura.
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In teoria, potremmo mangiare crudi tutti i cibi tranne i funghi, la cui cottura inattiva le tossine
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I RISCHI DELLA COTTURA CON ACQUA CONTAMINATA
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Pasta, riso, verdure e carne lessate in acqua contaminata dai Pfas (inquinanti che interferiscono con il sistema ormonale) risultano a loro volta contaminati. Lo rilevano gli esperimenti che, su commissione di Greenpeace, l’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr ha realizzato utilizzando l’acqua di un pozzo in provincia di Vicenza, in cui i livelli di queste sostanze sono particolarmente elevati. Secondo i test, i cibi più inquinati sono quelli che assorbono più acqua durante la cottura, ovvero il riso e la pasta, seguiti da patate, carote e
FALÒ PREISTORICI La capacità di controllare il fuoco però è stata decisiva nella storia dell’uomo, e non per caso: il fuoco è stato usato per cucinare per la prima volta circa 780.000 anni fa, come ha documentato di recente Irit Zohar dell’Università di Tel Aviv (Israele), trovando denti di pesce carbonizzati in falò primitivi di un sito archeologico in Giordania. La scoperta del fuoco ha coinciso con uno dei momenti più importanti nell’evoluzione umana. Fino a poco tempo fa si pensava che i primi pasti cotti risalissero a circa 170.000 anni fa; la ricerca di Zohar invece ha datato la nascita della cucina a ridosso del periodo in cui l’uomo è diventato più alto, grosso e soprattutto ha sviluppato un cervello più
manzo. «Sebbene necessitino di ulteriori conferme, questi dati indicano che la cottura di alimenti in acqua contaminata può diventare una fonte rilevante di Pfas», ha detto Sara Valsecchi, ricercatrice del Cnr-Irsa. «Basta una sola porzione di alimenti cotti in acqua contaminata per apportare una quantità di Pfas decine di volte superiore a quella dei corrispondenti alimenti crudi, contribuendo notevolmente, nel caso oggetto di studio, a superare le soglie di assunzione ritenute sicure per la salute umana». (M.Fr.)
grande, avviando la trasformazione da Homo erectus a Homo sapiens. Poter cucinare la carne, il pesce e i vegetali infatti li ha resi più digeribili e sicuri, migliorando l’efficienza dei pasti, fornendo più calorie con minor sforzo digestivo e metabolico e consentendo così all’umanità di sviluppare al meglio fisico e cervello. È la teoria dell’antropologo e primatologo inglese Richard Wrangham, che nel suo libro L’intelligenza del fuoco. L’invenzione della cottura e l’evoluzione dell’uomo (Bollati Boringhieri) indica proprio nella capacità di cuocere il cibo l’elemento che ci ha cambiato più profondamente rispetto agli altri animali. Potendo passare meno tempo a masticare e digerire alimenti crudi, abbiamo potuto sviluppare fisico e cervello ma anche dedicarci ad altro, evolvendo il pensiero e lo stile di vita. PREGI E DIFETTI Ma oggi che si può scegliere fra cibo cotto e crudo senza che ci siano ripercussioni sulla taglia del cervello, che cosa dovrebbe guidarci nella scelta? A livello dei nutrienti qualcosa cambia, come spiega Spisni: «Con la cottura, per esempio, la fibra dei vegetali si concentra molto: pensiamo a quanto rimpiccioliFocus | 85
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FRITTURA CONTRO SUSHI Una frittura di gamberi, sicura dal punto di vista microbiologico. A destra: la festa per l’apertura della stagione della pesca alle sardine in Olanda, durante la quale si mangiano pesci crudi, meno sicuri ma ricchi di vitamina D.
AL MERCATO La verdura cruda non è sempre più sana. La cottura rende disponibili certi antiossidanti e più fibre.
scono cavoli e spinaci quando li cuciniamo rispetto a quando sono crudi. Cuocere le verdure, quindi, ci aiuta a introdurre la giusta quantità di fibre, che spesso nelle nostre diete scarseggiano, senza dover mangiare un campo di spinaci per riuscirci. Anche il contenuto di vitamine è differente nei vegetali cotti e crudi perché alcune, soprattutto quelle del gruppo B come le vitamina B1 e B5, sono sensibili alla temperatura e molte, per esempio le vitamina C, E, K B12 e i carotenoidi, lo sono all’ossidazione: temperatura e ossidazione aumentano con la cottura, perciò il contenuto di queste vitamine si riduce nelle verdure cotte. L’altro problema è il dilavamento, ovvero il fenomeno per cui nutrienti come vitamine e minerali (stabili alle alte temperature) si disperdono nell’acqua di cottura. Vi si può però ovviare cuocendo i cibi al vapore». IL DILEMMA DEI POMODORI Tutto ciò non significa che mangiare i vegetali crudi sia una scelta obbligata: uno studio dell’Istituto di scienze nutrizionali dell’università tedesca di Giessen, per esempio, ha dimostrato 86 | Focus
che nei crudisti i livelli di vitamina A e di beta-carotene sono analoghi a quelli di chi mangia anche vegetali cotti, ma sono più scarse le quantità dell’antiossidante licopene, un pigmento rosso abbondante in prodotti come pomodori e peperoni. La cottura dei pomodori, spezzando le pareti delle cellule vegetali, lo renderebbe infatti più disponibile. Qualcosa di simile accadrebbe con il beta-carotene nelle carote cotte (dove però pare ridursi il contenuto di polifenoli). I pomodori e i peperoni, per giunta, sono solanacee come le melanzane e le patate, e contengono perciò molecole tossiche che si inattivano con la cottura. Dobbiamo quindi abbandonare definitivamente l’insalata di pomodori a favore della salsa? «No, non occorre farsene un cruccio, basta alternare pomodoro cotto e crudo», risponde Spisni. «Esistono diete che consigliano di evitare le solanacee, ma con la moderazione e l’alternanza dei metodi di consumo non danno problemi; alcune poi, come melanzane e patate, è difficile che vengano mangiate crude». L’emblema del fatto che con i vegetali non bisogna vedere la questione in maniera troppo rigida sono forse i broccoli, che da
LA MEMORIA DEL CIBO
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Che il cibo sia crudo o cotto fa differenza anche per il cervello: lo ha scoperto una ricerca della Sissa di Trieste, secondo cui il cervello reagisce in modo diverso in presenza di alimenti crudi oppure cotti. Di fronte ai primi prevale la componente sensoriale del ricordo e si attiva la corteccia cerebrale occipitale, dove immagazziniamo informazioni visive. Se invece davanti abbiamo un piatto cotto, si accende il giro temporale mediano e prevale la componente “funzionale” della memoria, composta da elementi come i processi che sono stati necessari per prepararlo, il valore nutrizionale o l’abitudine che abbiamo nel consumarlo. Secondo gli autori, quindi, percepiamo il cibo crudo come qualcosa di ancora “vitale” mentre il processo di cottura ce lo fa assimilare a un oggetto. Un dato utile su cui continuare a indagare, perché, come sottolineano i ricercatori, in molte malattie neurodegenerative che coinvolgono la memoria uno dei sintomi più frequenti è anche la comparsa di alterazioni nell’alimentazione.
crudi hanno livelli più elevati di sulforafano, una molecola che blocca la proliferazione tumorale, ma da cotti si arricchiscono di indolo, un composto che riesce a uccidere le cellule precancerose. Alla fine insomma quel che conta è mangiare frutta e verdura in abbondanza, scegliendo di cuocerle o meno a seconda di come ci piacciono di più perché così sarà più probabile consumarne quantità maggiori. IL RISCHIO CONTAMINAZIONE La faccenda si complica semmai tenendo conto del rischio di intossicazioni alimentari connesso ai cibi crudi, soprattutto carne, pesce e altri prodotti animali come latte e uova. In questi casi la probabilità che siano contaminati da batteri o germi patogeni non è così remota. Una recente ricerca di Hyejeong Lee, del Dipartimento di biotecnologia e scienze alimentari della Università Norvegese di Scienza e Tecnologia, ha dimostrato che nel pesce crudo o affumicato, oltre al batterio Listeria monocytogenes (che può contaminare il sushi), si trovano parecchi ceppi di batteri Aeromonas, anch’essi patogeni. Non solo, alcune specie di Aeromonas sono particolarmente efficienti nel trasmettere ad altri batteri la resistenza agli antibiotici. Perciò l’abitudine a mangiare pesce crudo, oltre a esporre a qualche poco piacevole sintomo gastrointestinale, potrebbe contribuire a diffondere batteri resistenti alle terapie. Non va meglio con la carne: uno studio dell’Istituto Federale per la Valutazione dei Rischi tedesco ha richiamato l’attenzione su fondute e bourguignonne, perché la carne in genere viene maneggiata cruda dai commensali, prima della cottura in olio.
Alternare cotti e crudi è la scelta migliore, ma sempre osservando le norme igieniche
Gli autori raccomandano di assicurarsi che la carne raggiunga in ogni suo punto i 70 °C per almeno due minuti, per essere certi di eliminare i batteri del genere Campylobacter, che possono contaminarla. UOVA E LATTE “GENUINI” Dobbiamo allora dire addio a sushi e tartare? «Se il pesce e la carne sono stati ben conservati, abbattuti, macellati e si può avere la certezza che non siano contaminati, il consumo da crudi non è un problema», spiega Spisni. «Anzi, il pesce crudo per esempio è una delle poche fonti alimentari di vitamina D ed è ricco di acidi grassi a lunga catena che sono molto sensibili alla temperatura elevata raggiunta in cottura. Tuttavia, non è facile assicurarsi che non ci sia alcun rischio microbiologico, e lo stesso vale per le uova: quelle del supermercato possono essere considerate un po’ più sicure perché più controllate rispetto a quelle di un pollaio casalingo, che è meglio mangiare cotte perché il guscio può ospitare batteri fecali in quantità. Il latte non pastorizzato poi è un vero “brodo di coltura” per batteri: non può essere sterile e occorre sperare che i germi presenti non siano patogeni o siano troppo pochi per dare problemi. Chi ama il crudo a oltranza deve essere consapevole di esporsi a potenziali rischi, peraltro in cambio di vantaggi per la salute che non sono mai stati dimostrati: la probabilità di malattie metaboliche, cardiovascolari o di tumori non viene intaccata se si sceglie un’alimentazione crudista, senza contare che questi regimi spesso sono del tutto sbilanciati», conclude l’esperto. Focus | 87
Domande Risposte
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IN QUALI SCUOLE SI PUÒ MANDARE UN ROBOT AL PROPRIO POSTO?
LE DOMANDE DEI LETTORI Quanta acqua può trattenere un albero?
TE LO DICE MASSIMO LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV
ANIMALI CHE EFFETTO FANNO GLI ELICOTTERI AI COCCODRILLI? SALUTE PERCHÉ FARE LA CACCA CI DÀ SODDISFAZIONE? PSICHE QUAL È IL METODO PIÙ EFFICACE PER SMASCHERARE UNA BUGIA?
CIBO PERCHÉ ABBIAMO SEMPRE POSTO PER IL DOLCE?
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ARTE E CULTURA QUAL È LA FOTO PIÙ SPAVENTOSA DEL MONDO?
SOCIETÀ I SEMAFORI AVRANNO QUATTRO COLORI?
INDICE PAGINE ANIMALI 114 • TECNOLOGIA 118 • SCIENZA 120 • TE LO DICE MASSIMO 122 • NATURA 124 • ECONOMIA 126 • SALUTE 128 • SOCIETÀ 132 • ARTE E CULTURA 134 • CIBO 136 • SPORT 138 • UNIVERSO 142 • PSICHE 144 • AMORE E SESSO 148 • STORIA 150
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ANIMALI
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Esistono conchiglie trasparenti?
Sono estremamente rare e appartengono ai molluschi del genere Corolla spectabilis, lumache marine dalla forma simile a farfalle. Le Corolla vivono infatti galleggiando in acqua grazie a strutture che ricordano ali, sono lunghe pochi centimetri e vivono lontano dalle coste, per cui sono difficili da trovare. Inoltre, come molte altre forme di vita oceaniche, queste lumache marine sono gelatinose e quasi del tutto trasparenti, per essere meno visibili ai predatori. Come ali. L’habitat principale delle Corolla spectabilis è il mare aperto al largo del Nord America Occidentale, dove gli esemplari formano grandi gruppi. L’apertura delle loro placche alari di forma ovale può raggiungere gli 8 cm di diametro, permettendo così all’animale di spostarsi svolazzando come un uccello e di raggiungere velocità fino a 45 cm al secondo. Il loro corpo non è protetto da un guscio duro, ma da un rivestimento di consistenza gelatinosa chiamato pseudoconca o falso guscio. La pseudoconca è ricoperta da minuscole protuberanze tonde che la rendono irregolare, e generalmente è ciò che resta dell’animale quando viene trasportato a riva. R.M.
PERCHÉ GLI ELEFANTI HANNO LA PELLE TANTO RUGOSA?
LE LORO RUGHE HANNO UNA FUNZIONE: DIFENDERLI DAL CALDO.
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l fitto reticolato di rughe tipico della pelle degli elefanti è utilissimo al loro benessere fisico, in quanto serve a intrappolare l’umidità, e quindi a mantenerli più freschi e protetti dalle alte temperature dei loro habitat naturali. I pachidermi non possiedono infatti ghiandole sudoripare, quindi non possono contare su di esse per regolare la temperatura dei loro corpi massicci. Per questo disperdono il calore in altri modi, uno dei quali è rappresentato proprio dalle tipiche rughe, che imprigionano l’umidità nelle loro pieghe facendola evaporare più lentamente e quindi mantenendoli in definitiva più freschi. Oltre alle rughe visibili, sulla pelle c’è una rete di solchi minu-
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scoli che si formano, come ha visto uno studio dell’Università di Ginevra (Svizzera), perché la spessa epidermide si frattura. FRESCHE FORESTE. Un altro strumento per abbassare la temperatura corporea è poi rappresentato dai peli che, per quanto radi, esercitano la medesima funzione del reticolo di rughe. Per questo motivo, in Africa gli elefanti che vivono nella savana tendono normalmente a essere più rugosi di quelli che abitano nella foresta, in un ambiente reso naturalmente più fresco dalla presenza degli alberi. E per la stessa ragione i pachidermi africani hanno in generale più rughe di quelli asiatici che vivono nella giungla. G.G.
SAVANA Elefanti africani si abbeverano a una pozza d’acqua. Qui le temperature sono molto alte.
TECNOLOGIA
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Il meteo influisce sulla connessione Internet? P
In che modo il laser sta rivoluzionando l’archeologia? C
on l’utilizzo del Lidar, acronimo di Light Detection and Ranging (rilevamento e misurazione della luce), uno strumento che permette di mappare in modo molto preciso e dettagliato le superfici che analizza, anche se coperte dalla vegetazione o dall’acqua. Lo fa grazie alla misurazione del “tempo di volo” di un raggio laser, cioè del tempo impiegato da un impulso laser emesso dallo strumento a tornare indietro. Superficie. Ripetendo l’operazione in diversi punti dell’area di interesse, si può realizzare una mappa 3D estremamente dettagliata della superficie a livello del suolo o del fondale, non importa se coperto dalla vegetazione o dall’acqua di un mare non troppo profondo (per ora fino a 4 m). In questo modo si stanno scoprendo migliaia di nuovi siti da analizzare con future spedizioni archeologiche: per esempio, applicato allo 0,08% dei 6,7 milioni di chilometri quadrati di estensione della foresta amazzonica, ha già permesso di scoprire 24 strutture prima sconosciute risalenti ad antiche civiltà. D.V.
ioggia, vento, caldo e altre condizioni meteorologiche sono tutte circostanze nocive per le connessioni Internet. La pioggia è uno dei peggiori nemici degli internauti, per vari motivi: l’acqua infatti può infiltrarsi nei terreni e danneggiare i cavi sotterranei che portano Internet nelle case, soprattutto se si tratta di quelli più vecchi, in rame. E ancora: le gocce di pioggia possono assorbire parte del segnale, riducendone la copertura. L’umidità post-temporale, infine, può influire sulla forza del wi-fi, abbassando la sua velocità di connessione. Chiusi in casa. Anche il caldo per la connessione Internet è un nemico terribile. Le ondate di calore, infatti, influenzano le prestazioni dei dispositivi di rete, così come quelle di smartphone e computer, mentre il vento forte può danneggiare i ripetitori. Il fattore che incide di più, però, è quello umano: ogni tipo di maltempo induce infatti le persone a restare chiuse in casa, spingendole a utilizzare maggiormente Internet e portando così al sovraccarico delle linee e al peggioramento generale della qualità del segnale. S.V.
Perché il computer di Odissea nello spazio si chiama Hal? S
econdo gli autori, il nome di HAL 9000, supercomputer protagonista di 2001: Odissea nello spazio (Stanley Kubrick, 1968), la cui intelligenza artificiale entra in conflitto con gli umani, deriverebbe dalle iniziali dell’espressione Heuristic ALgorithmic, cioè “algoritmica euristica”. Un algoritmo è chiamato euristico quando persegue un obiettivo seguendo un procedimento non rigoroso, con margini d’imprevedibilità (e nel caso di HAL di “pericolosità”). Variante. Una seconda spiegazione (che non esclude la prima) sostiene che HAL derivi da un gioco di parole nel quale, partendo dalla sigla IBM (la celebre azienda informatica, all’epoca maggiore produttrice di computer), si va sostituendo ogni lettera con quella precedente dell’alfabeto: la I diventa quindi H, la B si trasforma in A e la M in L. Si racconta inoltre che, essendo HAL il diminutivo di due nomi comuni nel mondo anglosassone, ossia Henry e Harold, la scelta servisse a “umanizzare” il supercomputer. M.L.
SCIENZA
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HOMO SAPIENS Tracce della nostra storia evolutiva si possono trovare ancora nel nostro Dna.
COSA I C’ENTRANO GLI ANTIBIOTICI CON I NOSTRI ANTENATI ESTINTI? ALCUNE ANTICHISSIME MOLECOLE POTREBBERO AIUTARCI NELLA LOTTA CONTRO I MICROBI.
nostri antenati estinti, in particolare i più vicini a noi come Neanderthal e Denisoviani, avrebbero avuto nelle loro cellule particolari molecole (andate perdute con l’evoluzione della moderna specie umana) che potrebbero essere potenziali candidati come trattamenti antimicrobici. DE-ESTINZIONE. L’articolo che lo propone, pubblicato su Cell Host & Microbe da un gruppo di ricerca del Machine Biology Group dei Dipartimenti di Psichiatria e Microbiologia dell’Università della Pennsylvania, conia anche il termine “de-estinzione molecolare” per descrivere il processo che cerca di riportare in vita queste molecole del passato che potrebbero aiutare a risolvere problemi di oggi come la sempre più diffusa resistenza agli antibiotici. I ricercatori hanno ricreato in laboratorio quattro peptidi, cioè pezzi di proteina con proprietà antibiotiche, due di esseri umani moderni, uno dell’uomo di Neanderthal e uno dell’uomo di Denisova, e con tutti questi hanno trattato alcuni topi infettati da batteri, ottenendo di bloccare l’infezione o, a dosi più elevate, uccidendo il batterio responsabile della malattia. Una prossima ricerca cercherà di valutare se i topi possano sviluppare una resistenza a questi peptidi, fatto che li renderebbe meno utili. Daniele Venturoli
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ECONOMIA
Quanta moneta circola sotto forma di banconote? P
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ochissima. La maggior parte del denaro infatti non esiste fisicamente, ma sotto forma di investimenti e transazioni (la maggior parte dei quali implica grandi somme) che oggi vengono eseguiti solo elettronicamente. Così l’Economic Times stima che solo l’8% della valuta a livello globale sia denaro fisico e questa somma include anche quello depositato nei conti di risparmio e conti correnti, che può quindi essere ritirato allo sportello bancario. In crescita. La percentuale di denaro in forma fisica è destinata però a calare ancora negli anni a venire: uno studio della Juniper Research, fra i maggiori esperti del mercato della tecnofinanza, ha rilevato che il valore dei pagamenti tramite CBDC (valute digitali delle banche centrali) passerà dai 100 milioni di dollari all’anno nel 2023 a 213 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. I.P.
Chi ha inventato il denaro? S
GIGANTI Le insegne digitali dei film sui grattacieli di Times Square, a New York.
econdo la teoria tradizionale del filosofo ed economista Adam Smith (1723-1790), il denaro è nato come evoluzione del baratto, ma alcuni antropologi oggi ritengono che non sia così e che anche in epoche antichissime si registrassero debiti e crediti su tavolette o papiri. A un certo punto però abbiamo iniziato a usare oggetti come moneta di scambio: conchiglie, grano, perle o perfino capi di bestiame erano il denaro di indigeni americani, africani e di popolazioni dell’Asia e del Pacifico. Finché in Cina, fra l’VIII e il V secolo a.C., sono comparse monete di metallo vere e proprie (nella foto conchiglie bronzee usate come moneta). In India le prime monete in argento, con stampati simboli e forme naturali, risalgono al VI secolo a.C.; più o meno nello stesso periodo, la dracma faceva la sua comparsa in Grecia e lo shekel e il darico d’oro venivano prodotti nell’Impero achemenide, l’attuale Iran. Conio. La Cina, stando al recente ritrovamento di una antica fonderia a Guangzhuang, pare sia stata anche il primo Stato a istituire un conio ufficiale per le monete, attorno al 640 a.C., così che fossero tutte uguali; finora si pensava che il primato fosse dello statere in lega di oro e argento della Lidia, l’odierna Turchia, che il re Aliatte iniziò a coniare nel VII secolo a.C. E.M.
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una teoria economica che suggerisce l’esistenza di un livello ottimale di tassazione oltre il quale è sconsigliato spingersi, in quanto l’aumento eccessivo delle imposte ridurrebbe le entrate fiscali, fungendo da incentivo all’evasione. Semplificando: se si tassa poco si avranno poche entrate, ma se si tassa troppo si avranno comunque entrate ridotte poiché la gente inizierà a evadere in massa, non potendo più permettersi di sostenere le spese fiscali. Reagan. Tale principio fu elaborato dall’economista Arthur Laffer. Questi convinse il presidente Usa Ronald Reagan a ridurre la tassazione dall’aliquota massima sulle persone del 70% al 31% durante i suoi due mandati, tra il 1981 e il 1989. L’apice della curva di Laffer (ossia il 100% del gettito) si otterrebbe con una pressione fiscale attorno al 30%, ma molti economisti restano scettici circa l’effettiva efficacia di questa teoria: sostengono che funzionerebbe, peraltro parzialmente, solo partendo da aliquote altissime. S.V.
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Cosa è la curva È di Laffer?
vero soprattutto per i dipendenti ambiziosi: chi considera prioritari avanzamento di carriera o incentivi economici viene demotivato da un capo aggressivo, che critica in modo non costruttivo, valorizza poco e non riconosce meriti. L’ha concluso uno studio dell’Università dell’Illinois, a Chicago, intervistando dipendenti e supervisori di 42 aziende. Sorprendentemente, una leadership scorretta non ha lo stesso effetto sui dipendenti che non aspirano a promozioni ma ritengono più importanti la sicurezza e la stabilità del proprio incarico: anche quando subiscono un cattivo capo, investono energie con responsabilità sul lavoro. Motivazione. Quanto accade si spiega con il fatto che al diretto superiore viene attribuito il potere di decidere bonus e
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Un cattivo capo rende i dipendenti peggiori? È
promozioni. Di conseguenza, se non c’è un buon rapporto, gli ambiziosi perdono la speranza di ottenere ciò che desiderano e, con ciò, anche l’interesse per il lavoro. Invece, chi punta a mantenere degnamente il proprio ruolo di solito non ha motivo di sentirsi minacciato dal capo perché i licenziamenti, in genere, richiedono l’intervento delle risorse umane o di manager di grado superiore. M.Z.
QUAL È IL FILM PIÙ COSTOSO DELLA STORIA?
DA CLEOPATRA ALLE SERIE MITICHE COME STAR WARS: GLI INVESTIMENTI NEL GRANDE CINEMA NON SONO MAI MANCATI.
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i tratta di una classifica che si aggiorna di continuo con i nuovi blockbuster ed è anche difficile da stilare perché le case di produzione non sempre dichiarano i costi realmente sostenuti per realizzare le pellicole. Basandosi sui dati noti, tuttavia, in quasi tutte le classifiche ai primi posti si trovano Star Wars – il risveglio della forza e Star Wars – l’ascesa di Skywalker, che hanno aperto e chiuso l’ultima trilogia dei film della saga di fantascienza e hanno contato su budget di oltre 400 milioni di dollari. Una mega-produzione con cifre analoghe anche l’ultimo Avatar – la via dell’acqua. Viaggiano fra i 300 e i 400 milioni di dollari di spese anche altri film pieni di
effetti speciali come i due ultimi capitoli degli Avengers (Endgame e Infinity war) o le pellicole della serie Pirati dei Caraibi. KOLOSSAL IN ITALIA. Se poi si pensa al passato, tenendo conto di quanto è cambiato il valore del denaro, anche i 44 milioni spesi per Cleopatra con Elizabeth Taylor, nel 1963, sono paragonabili ai budget dei kolossal attuali: il film ebbe molti guai di produzione, fra cui la polmonite da cui fu colpita la protagonista che obbligò a spostare le riprese a Cinecittà per favorirne la guarigione. Pare che neppure gli enormi incassi, comunque, siano riusciti a coprire quei costi. Elena Meli