Focus n. 349 (novembre 2021)

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SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO

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21 OTTOBRE 2021 NOVEMBRE 2021 € 4,90 IN ITALIA

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Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € / F 9,00 € / D 11,70 € / LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 10,90 Chf / CH CT 10,70 Chf / USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP

MILANO

11-14 NOVEMBRE SEMBRA FANTASCIENZA, MA GIÀ SI STUDIANO I VIAGGI INTERSTELLARI CHE POTRANNO DURARE ANCHE PIÙ DI UNA VITA. NEL FRATTEMPO ABBIAMO DA SALVARE UN PIANETA: IL NOSTRO. RIUSCIREMO A FARE ENTRAMBE LE COSE?

HOMO GALACTICUS RELAZIONI QUANTO CONTA IL SESSO NEI RAPPORTI DI COPPIA

DIDATTICA LE TECNICHE PIÙ EFFICACI PER STUDIARE E RICORDARE

ALIMENTAZIONE QUEL CHE C’È DA SAPERE SUL PESCE D’ALLEVAMENTO

NUMERO DOPPIO CON

DOMANDE&RISPOSTE

LA SCIENZA IN PILLOLE

DOSSIER TECNOGREEN Auto elettriche, le ultime novità


349 NOVEMBRE 2021

www.focus.it

Scoprire e capire il mondo PRISMA

11 La zucca in numeri 13 Riunione online, che fatica! 14 Farmaci & Covid 16 Piccola fisica 18 Prisma sonoro 20 Risse anche tra i dinosauri 24 Tumori di origine ignota

8

13

Se due cuori battono all’unisono...

No, non è un paesaggio marino...

Live SFIDE Homo galacticus 28 VERSO L’IGNOTO

38 CORPI CELESTI

34 LA CITTÀ ASTRONAVE

44 LE CASE EXTRATERRESTRI

Non sarà domani né fra cent’anni, ma la scienza sta già studiando i viaggi interstellari. A guidarla ci vorrà l’intelligenza artificiale e a bordo ci saranno almeno 1.000 persone.

49 7 PROVE D’ACCUSA CONTRO DI NOI ambiente

Dall’ibernazione alle modifiche genetiche, come si dovrà adattare l’organismo umano. Prima delle stelle, ci attendono Luna e Marte. Ne parliamo con chi progetta gli habitat che ci saranno.

MULTIMEDIA

La scienza ci dice che siamo responsabili del cambiamento climatico. Eccone le prove.

GUERRA TECNOLOGICA AL 54 LA CAMBIAMENTO CLIMATICO tecnologia

La geoingegneria studia come addomesticare gli eventi estremi. Usando anche i cannoni...

58 QUANTO VERDE STIAMO PERDENDO

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Pagine animate Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.

cifrario economico

In alcune aree (Italia compresa) il numero di alberi sta aumentando, ma il bilancio mondiale è negativo.

focus live

CI VEDIAMO DAL VIVO

Vi aspettiamo al Focus Live con incontri, laboratori ed esperienze. Per capire la scienza, divertendosi.

In copertina: Illustrazione di Daniele Gay.

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Focus | 3


D&R Speciale 148 ANIMALI 150 TECNOLOGIA 154 SCIENZA 156 AMORE E SESSO 158 STORIA 162 TE LO DICE...

164 NATURA 166 ECONOMIA 168 SALUTE 172 SOCIETÀ 174 ARTE E CULTURA 176 CIBO

64 HO PERSO I SENSI

68 I NASI DA RECORD

NON CI FOSSIMO MAI FATTI LA 74 SE GUERRA...

salute

L’olfatto (oltre al gusto) è quasi sempre danneggiato dal Covid. Gli scienziati si sono chiesti il perché.

natura

Gli animali annusano il mondo molto meglio di noi. Ecco i campioni dell’olfatto.

storia

... oggi prevarrebbero altri tipi di civiltà e cultura. E forse i progressi tecnologici sarebbero stati meno rapidi.

80 6 MODI DI STUDIARE E RICORDARE

88 L’ALCHIMIA DEI DIAMANTI

scienza

Ognuno di noi ha un proprio metodo per capire e memorizzare. Ecco i più efficaci.

scienza

Quanto sono antichi? Come sono fatti? Un viaggio alla scoperta di queste pietre affascinanti e preziose.

96 QUANTO CONTA IL SESSO NELLA COPPIA comportamento

La passione tiene uniti i partner. Ma va scemando con il tempo? La scienza dà risposte contrastanti.

104 STALLE MARINE

alimentazione

Quel che c’è da sapere sul pesce d’allevamento.

RUBRICHE

6 L’oblò 86 Tipi italiani 140 Academy 230 MyFocus 232 Cartellone

4 | Focus

178 SPORT 180 UNIVERSO 182 PSICHE

112 MICROCHIP, MEGACRISI tecnologia

Sono il cervello del mondo, ma in questo momento non ce ne sono abbastanza. Ed è un problema.

120 GROTTA DOLCE GROTTA preistoria

Come erano organizzate le caverne abitate dai Neanderthal e dai nostri antenati sapiens.

128 COSA INSEGNANO GLI SCACCHI allena/menti

Molti bambini si impegnano in questa attività, che potenzia le loro capacità cognitive.

134 A CHE GIOCO GIOCHIAMO

allena/menti

Anche sudoku, scarabeo o dama non sono solo passatempi: insegnano al cervello a elaborare strategie.

Speciale auto ECOMOBILITÀ 187

Il mercato delle auto elettriche è in fermento: nuovi modelli, annunci eclatanti e promesse green. Abbiamo raccolto le ultime novità chiedendo alle Case automobilistiche i loro piani.

233

Il Globo di Focus in Piazza Duca D’Aosta a Milano

Ci trovi anche su:


Live

Le case extra terrestri Il Mussolissedo, P. Come Come saranno le basi lunari o marziane? Ce lo racconta Valentina Sumini, che le progetta. di Gianluca Ranzini

I

n attesa dei viaggi interstellari, le tappe intermedie dell’esplorazione umana ci porteranno prima sulla Luna e poi su Marte. Dove andremo per restare, costruendo delle basi. Ne abbiamo parlato con Valentina Sumini, che progetta ambienti, case e strutture “extraterrestri”. Lei è titolare del primo corso in Italia di “Architecture for Human Space Exploration” al Politecnico di Milano. Come è arrivata a progettare habitat su altri corpi celesti? Il mio percorso è stato piuttosto lungo e fortemente multidisciplinare. Ho una doppia laurea architettura-ingegneria al Politecnico di Torino e a quello di Milano, un master all’Alta Scuola Politecnica su gestione dell’innovazione e, tra gli altri, diversi anni di “postdoctoral associate” al Mit di Boston sui temi di Space Architecture e Computational Design. È proprio questo approccio al design 44 | Focus

LOREM DOLOR Piadedit, evere volo et moluptatem in expelis restem labor aut quia dolesci denihit, ut derem aut quo ommolum sum faccusto modi doluptam, volori

A ZONE Il Moon Village sarà suddiviso in moduli abitativi, di ricerca, zona di atterraggio ecc. Sulla destra, i pannelli per l’energia.

che porta a cercare contesti in cui da un lato la libertà creativa sia massima, dall’altro sia anche molto sfidante per via delle condizioni difficili per la vita degli esseri umani, come appunto è lo spazio. Quali sono le caratteristiche principali che dovrà avere un ambiente che consenta di vivere sulla Luna? Mi riferisco in particolare al Moon Village, ipotizzato dall’Esa per il 2030. Ipotizzare un insediamento permanente sulla Luna significa essere in grado di risolvere moltissimi problemi collatera-

li, come quelli relativi a energia, acqua, cibo, protezione da micrometeoriti e radiazioni. Tutte sfide tecnicamente molto complesse. Il progetto del Moon Village rappresenta il maggior sforzo organico fino a ora effettuato per la definizione il più possibile operativa della struttura e delle modalità di realizzazione di una città sulla Luna, ed è la prima space architecture a essere presentata alla Biennale Architettura di Venezia 2021 con il tema “How will live together”. Lei ha partecipato al progetto Red­wood Forest, una città sostenibile su Marte,


Mit Media Lab/Politecnico di Milano/Valentina Sumini/Mit/Skidmore Owings & Merrill/Esa (2)

GLI AMBIENTI A sinistra, moduli abitativi del Moon Village. L’interno, a destra, è diviso in quattro livelli. In totale vi sono 104 m2 di superficie abitabile. Dall’alto, si trovano: laboratori, zona living, spazi di lavoro e, nel livello più basso, la stanza che fa da accesso verso l’esterno.

SOTTO LA POLVERE Anche se l’ambiente marziano è ostile, si dovranno sfruttare le risorse locali, per esempio il ghiaccio sotterraneo.

che comprende anche una serra. Quali sono le sue caratteristiche? Un ecosistema interconnesso di biosfere a cupola ispirato alla foresta di sequoie secolari in California, creato vicino al polo nord di Marte, dove c’è maggiore probabilità di trovare residui di ghiaccio sotterraneo, sarà in grado di usare le risorse locali per lo sviluppo di una comunità di 10.000 abitanti. Per ogni “albero”/ biosfera, un sistema di “radici” estrarrà l’acqua mentre i “rami” interni la distribuiranno fino alla superficie esterna per schermare dalle radiazioni. La progetta-

SUL NOSTRO SITO zione di sistemi integrati di serre idroponiche, aeroponiche e acquaponiche è senz’altro un elemento di fondamentale importanza per produrre in situ tutte le risorse alimentari necessarie per il sostentamento di una missione umana. Quando possiamo aspettarci di vedere la prima base permanente sulla Luna? Il programma Artemis della Nasa, nel quale l’Italia ha già un ruolo fondamentale nella progettazione del Lunar Gateway (una stazione in orbita circumlunare, ndr) grazie all’Agenzia Spaziale

L’INTERVISTA INTEGRALE E MOLTE ALTRE FOTO: focus.it/sumini Italiana e all’esperienza pluriennale maturata da Thales Alenia Space, prevede, dopo una prima fase robotica, il ritorno dell’umanità sulla Luna con la progettazione di un avamposto entro il 2030. La mia speranza è che in questa fase si continui a lavorare “for all mankind”, in nome di tutta l’umanità, in modo condiviso e accessibile come si è fatto dalle missioni Apollo fino alla Stazione Spaziale Internazionale. Focus | 45

Mit Media Lab/Politecnico di Milano/Valentina Sumini/Mit Beaver Team/ASP Saexe Team/Nasa

Mit Media Lab/Politecnico di Milano/Valentina Sumini/Mit/Skidmore, Owings & Merrill/Esa

Mit Media Lab/Politecnico di Milano/Valentina Sumini/Mit/Skidmore, Owings & Merrill/Esa

Homo galacticus


salute

sensi Ho perso i

U

L’olfatto (oltre al gusto) è quasi sempre danneggiato dal Covid. Gli studiosi si sono chiesti perché, scoprendo così nuovi aspetti delle sue connessioni. di Elena Meli

n mio caro amico è una garanzia in cucina, i suoi piatti sono squisiti. Sono tutti preparati sui fornelli elettrici: soffre di anosmia fin da quando era piccolo, ha il terrore di non accorgersi di una fuga di gas. La mancanza dell’olfatto lo ha reso meno sensibile ai sapori (così per la gioia dei commensali non lesina mai sui condimenti), ma anche incapace di fiutare odori che dovrebbero metterlo in allarme. Per anni il suo difetto è stato una curiosità di cui parlare senza dare ad esso troppo peso, pensando che in fondo non poter annusare gli afrori altrui sia una fortuna. Oggi, visto che il Covid-19 ha provocato anosmia in tantissime persone, l’attenzione di tutti (e quella dei ricercatori) è puntata anche sul naso ed è diventato chiaro che l’olfatto è ben lungi dall’essere un senso di serie B. PUNTO SENSIBILE Prima della pandemia chi studiava odori e nasi era considerato quasi un eccentrico, del resto da secoli va per la maggiore l’idea che la nostra sia una specie con un olfatto poco sviluppato, quasi superfluo, una sorta di rimasuglio evolutivo. Ora invece c’è un nuovo, diffuso interesse a capire come funziona e a che cosa serve l’odorato, anche se il primo obiettivo resta studiare che cosa succede al naso con il contagio da Covid-19. Due consorzi di ricerca sono nati lo scorso anno a questo scopo, il Global Consortium for Chemosensory Research e SmellTracker, e come racconta Sara Spinelli del Sensory Lab (Dagri) dell’Università di Firenze, che sta partecipando alle indagini, «I primi risultati dei test, a cui si sono sottoposte ormai decine di migliaia di persone in tutto il mondo, dimostrano che a prescindere dalle varianti del virus l’olfatto è un “bersaglio” di Sars-CoV-2, 64 | Focus

al punto che può essere considerato un affidabile indicatore dell’andamento dell’infezione in una popolazione. Il virus infatti colpisce e danneggia proprio i nervi di questo senso delicato. Tanto che l’incremento delle segnalazioni di alterazioni di gusto e olfatto è un marcatore dell’aumento dei casi molto precoce e direttamente correlato ai ricoveri, oltre che un indice dell’efficacia delle misure di distanziamento: dopo appena 5 giorni dall’inizio dei lockdown i nuovi casi riferiti di alterazioni diminuiscono. Gli studi, inoltre, hanno accertato che il recupero dell’olfatto è più o meno lento e completo a seconda delle caratteristiche individuali; è più difficile al crescere dell’età e della gravità della malattia, ma anche i giovani che hanno avuto pochi sintomi possono impiegare mesi per tornare a sentire gli odori». Inoltre, una piccola quota resta con l’anosmia o recupera solo parzialmente, altri ancora sviluppano parosmia o fantosmia, cioè sentono odori “sbagliati” (dal cibo che puzza di benzina al bagnoschiuma che sembra gomma bruciata) o che non ci sono: dipende probabilmente da come si “riallacciano” le vie nervose dell’olfatto danneggiate dal virus e che poi non riescono a tornare come prima ma creano nuove connessioni in direzioni “sbagliate”. SFUMATURE DI ODORI Una vita non proprio semplice, come dimostrano i racconti dei pazienti raccolti dai ricercatori dei due consorzi: persone che si definivano “aliene a se stesse, staccate dalla realtà, con una vita in bianco e nero” perché non più capaci di annusare. Come spesso succede, insomma, ci si accorge dell’importanza di qualcosa quando la perdiamo. «Non siamo consapevoli di quanto sia utile l’olfatto anche se in realtà possiamo sentire


Afp/Getty Images

RECUPERO Una donna che ha avuto il virus del Covid-19 esegue test sull’olfatto (che ha perduto) in un ospedale nel Nord della Francia.


ALLENARE IL NASO

Epa/Ansa

Afp/Getty Images

Epa/Ansa

Covid-19 non ha “rubato” solo gli odori, per molti ha significato anche perdere il gusto e le sensazioni chemestetiche, cioè la capacità di percepire per esempio il piccante del peperoncino o il fresco della menta. Lo dimostrano gli studi del Global Consortium for Chemosensory Research, secondo il quale, inoltre, le possibilità di recupero di queste sensazioni si riducono all’aumentare dell’età. «Sulla perdita del gusto dopo Covid-19 ci sono meno dati perché è difficile scinderlo dall’olfatto», dice Sara Spinelli del Sensory Lab dell’Università di Firenze. «La buona notizia è che esistono metodi per “allenare” l’olfatto, ora in sperimentazione: si tratta di familiarizzare con odori diversi in varie concentrazioni attraverso esposizioni ripetute, per imparare a riconoscerli e identificarli. In generale però chiunque può migliorare la propria capacità di discriminazione degli odori iniziando a farci più attenzione: se non dessimo per scontato l’olfatto, capiremmo quante informazioni utili ne ricaviamo».

ESPERIENZE Dall’alto: un giudice a una gara per chef, un test per il Covid basato sull’olfatto, una ragazza durante un party annusa una maglietta sudata per trovare un partner.

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tantissimi odori diversi», fa notare Spinelli. Saper raccontare bene che cosa annusiamo ci aiuterebbe a rendere più oggettiva l’esperienza e in ultima analisi a “sniffare” meglio, basti pensare ai sommelier. Il nostro linguaggio è ricco (letteralmente) di sfumature quando si tratta di descrivere un colore, per i profumi non è così e questo ci fa credere di essere scarsi di naso. Non a caso Asifa Majid, studiosa di linguaggio all’Università di York in Inghilterra, ha dimostrato che dove il lessico riferito agli odori è più ricco, come in alcune culture indigene asiatiche e americane, la popolazione ha nasi più “fini”: nel linguaggio Tepehua, parlato a Huehuetla in Messico, ci sono 45 termini diversi per identificare specifiche esperienze olfattive e le persone sono più brave di un occidentale medio nel riconoscere, distinguere e nominare gli odori. Tutti però, se solo ci facessimo caso, scopriremmo che possiamo migliorare. Alcuni ricercatori dell’Università di Berkeley (Usa) hanno per esempio scoperto che l’uomo può seguire da bendato una traccia odorosa di cioccolato in un prato; si è anche capito che ci basta annusare una maglietta sudata per riconoscere un potenziale partner, perché tramite l’odore corporeo distinguiamo chi ha un sistema immunitario più dissimile dal nostro e quindi è più attraente. Con alcuni odori siamo perfino bravi come i cani (vedi articolo seguente): il profumo di banana e la differenza fra un frutto maturo o marcio, per esempio, li cogliamo molto bene. Lo ha dimostrato John McGann della Rutgers University in New Jersey (Usa), che studiando da anni l’olfatto umano ha sfatato molti falsi miti. RECETTORI DIVERSI Pensiamoci: ci basta passare di fronte alla porta chiusa del vicino di pianerottolo per sapere se ha cucinato il sugo, possiamo


nervo olfattivo

corteccia frontale

Shutterstock/Axel_Kock

DIRETTO AL CERVELLO Le molecole odorose (di solito composti organici molto volatili), raccolte dalle narici annusando, attivano la trasmissione nervosa che arriva al bulbo olfattivo. Da qui, le informazioni raggiungono il sistema limbico e stimolano la memoria delle emozioni.

sistema limbico

bulbo olfattivo

narici

odore

talamo

ipotalamo

recettori

Senza olfatto il cibo “sa di cartone” perché questo senso è indispensabile anche al gusto

scoprire se un abito è stato indossato solo avvicinandolo al naso, perfino prevedere se pioverà dall’odore dell’aria o capire se qualcuno sta sudando per la paura o per la fatica. Abilità quasi stregonesche, che abbiamo grazie a un sistema olfattivo tutt’altro che semplice. «Abbiamo quattro tipi di recettori per vedere, circa quattrocento per l’olfatto», specifica McGann. In realtà, spesso non cataloghiamo come “derivate dal naso” tutte le informazioni che ne ricaviamo: basti pensare al gusto, un senso spesso confuso con l’olfatto. «Quando mangiamo una fetta di pizza ne percepiamo il gusto sulla lingua e il profumo per via nasale e retronasale, perché le molecole odorose dall’interno della bocca entrano nella parte nasale posteriore; se tappiamo il naso, invece, non riusciamo a distinguere quello che chiamiamo “il gusto” perché mancano le indicazioni olfattive che concorrono a creare il sapore complessivo del cibo. Così chi non ha l’olfatto perde molto dell’esperienza del nutrirsi, tanto da seguire più spesso un’alimentazione povera, sbilanciata o scorretta», osserva Spinelli. «L’odorato, inoltre, è molto legato alla sfera emotiva: i profumi suscitano in maniera diretta ricordi ed emozioni molto più di altre sensazioni, come la consistenza o i colori». MARCATORE DI MALATTIE Che l’olfatto non sia secondario lo dimostra anche la scoperta del suo legame stretto con la salute: l’anosmia, congenita in una persona su diecimila, può comparire nell’arco della vita e si sta rivelando sempre di più un marcatore precoce di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, un sintomo connesso a problemi come la depressione (più è grave il disturbo

dell’umore, più si rimpicciolisce il bulbo olfattivo) e uno dei primi segnali dell’invecchiamento. Le persone con autismo, invece, utilizzano una parte maggiore del cervello per elaborare gli stimoli olfattivi e possono comprendere meglio le reazioni dell’altro mentre annusano un odore familiare. Molte malattie autoimmuni, dalla sclerosi multipla all’artrite reumatoide, sono associate a perdita o alterazioni dell’olfatto al punto che secondo Richard Doty, esperto di olfatto dell’Università della Pennsylvania (Usa), potrebbero avere una causa virale ignota visto che molti virus, non solo SARS-CoV-2 o quelli del raffreddore, “disturbano” i neuroni olfattivi. Considerate le correlazioni emerse fra odorato e salute e la spinta data dalla pandemia di Covid-19, si sta perciò cercando di sviluppare test per l’olfatto semplici ma efficienti. «Gli esami classici per le alterazioni olfattive sono lunghi e non si possono fare da sé, ma vista l’importanza di riconoscerle perché potrebbero essere il primo segno del Covid-19 stiamo cercando di validare test più rapidi ed economici», fa sapere Spinelli. «Saranno utili in molte situazioni, anche per prendere decisioni cliniche migliori: a un paziente in chemioterapia con alterazioni dell’olfatto deve essere offerto un programma nutrizionale che ne tenga conto, altrimenti il rischio è la malnutrizione». E chissà che esami dell’olfatto semplici, con il “bollino” dato dalla scienza, non diventino di routine nei check-up, come i test della vista o dell’udito. Focus | 67


Domande Risposte INSERT SPECIA O LE!

PERCHÉ SE IMPARIAMO UNA COSA NUOVA, POI NE SENTIAMO PARLARE OVUNQUE?

Che cos’è la “teoria del groviera”? E cosa c’entra con Covid-19? TE LO DICE MASSIMO LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV

Shutterstock

Diane Cohen / Everett Collection

SI PUÒ COSTRUIRE UN MICROSCOPIO CON IL LEGO?

> Perché le telefonate nei film non finiscono con un saluto? > A quale velocità viaggia un pensiero erotico? > Quali animali resistono anche se sparati dentro un proiettile? INDICE PAGINE ANIMALI 148 • TECNOLOGIA 150 • SCIENZA 154 • AMORE E SESSO 156 • STORIA 158 • TE LO DICE MASSIMO 162 • NATURA 164 • ECONOMIA 166 • SALUTE 168 • SOCIETÀ 172 • ARTE E CULTURA 174 • CIBO 176 • SPORT 178 • UNIVERSO 180 • PSICHE 182


ANIMALI

QUANTI CAPODOGLI VIVONO NEL MAR MEDITERRANEO? DI PRECISO NON LO SAPPIAMO, MA ORA DUE NUOVI PROGETTI SI INCARICHERANNO DI STUDIARLI E DI CONTARLI. PER PROTEGGERLI MEGLIO.

I

l mare Mediterraneo ospita una popolazione di capodogli (Physeter macrocephalus) separata da quella dell’oceano Atlantico. Il numero di esemplari che la compone non è noto, ma secondo l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, si tratta di una popolazione a rischio di estinzione. A minacciare questi grandi cetacei sono le collisioni con le grandi navi, le reti da pesca e l’ingestione di rifiuti. CLICK SUBACQUEI. Allo scopo di fornire stime più precise sulla numerosità dei nostri capodogli, così da proteggerli al meglio, sono nati due progetti: Catodon, dell’associazione Menkab, e il progetto sui cetacei di Caprera della One Ocean Foundation, finanziati entrambi con i fondi dell’iniziativa Perpetual Planet di Rolex, che in tutto il mondo supporta progetti per lo studio del Pianeta e la sua salvaguardia. Per le loro osservazioni, nel Mar Ligure e nel Nord-est della Sardegna, i ricercatori uniscono le osservazioni eseguite durante le spedizioni in barca alle registrazioni degli idrofoni (microfoni sottomarini), che captano i “click” emessi dai capodogli mentre cacciano, a centinaia di metri di profondità. Margherita Fronte

Shutterstock

Ci sono animali che resistono se vengono sparati in un proiettile?

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I tardigradi (nella foto), animaletti acquatici lunghi mezzo millimetro o meno, di cui parliamo nel dossier di copertina sui viaggi spaziali del futuro. Possono essere messi all’interno di un proiettile e sparati nella sabbia e sopravvivere, come ha provato un esperimento condotto da Alejandra Traspas della Queen Mary University di Londra. I tardigradi sono tostissimi: resistono al freddo, al caldo, al vuoto dello spazio e a dosi di radiazioni per noi letali. Ora Traspas li ha congelati per ridurre al minimo il loro metabolismo. Poi li ha messi in un proiettile di nylon e li ha sparati contro un bersaglio di sabbia. Ha visto che i tardigradi resistevano fino a velocità di 900 metri al secondo. E ha calcolato a che pressione d’urto potevano sopravvivere. Il test ha così provato che i tardigradi che erano a bordo del lander israeliano Beresheet, che nel 2019 si è schiantato sulla Luna, non sono sopravvissuti all’impatto. Ma Traspas vuole anche verificare la teoria per cui esseri viventi potrebbero viaggiare su meteoriti, arrivando vivi su pianeti o lune: in alcuni casi potrebbero riuscire a sopravvivere all’impatto dell’atterraggio. G.C.


AMORE E SESSO

A CHE VELOCITÀ VIAGGIA UN PENSIERO EROTICO? DI CERTO VA PIÙ FORTE DI UN’AUTO DI BUONA CILINDRATA: E L’ECCITAZIONE È LA RISPOSTA.

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circa 230 km/h: dal contatto con la pelle del partner, e fino al momento in cui l’impulso arriva al cervello per innescare i meccanismi dell’eccitazione, trascorrono, infatti, meno di 2 centesimi di secondo. A misurare tempistiche e velocità dei neuroni in ambito sessuale è stata una ricerca dell’Università di Toronto (Canada) che ha indagato, mediante l’uso della scansione cerebrale, la velocità dei flussi neuronali. ORIENTAMENTO. Se la velocità di un pensiero erotico ha tempistiche simili tra uomo e donna, la risposta agli stimoli visivi cambierebbe a seconda dell’orientamento sessuale. Un aspetto curioso emerso da uno studio del Max Planck Institute di Tübingen (Germania), è infatti che gli stimoli visivi nelle coppie omosessuali sembrano contare meno che nelle coppie eterosessuali. Questo potrebbe essere dovuto a discrepanze soggettive nella percezione dell’eccitazione o, semplicemente, al campione non troppo ampio preso in esame nello studio: 1.850 persone. Simone Valtieri

Shutterstock/Nomad_Soul

IN PISTA! Dal contatto al cervello: l’ossessione erotica raggiunge l’encefalo a 230 km/h.


Shutterstock/IVASHstudio

Perché ascoltare musica mentre si fa sesso? Fare l’amore con un buon sottofondo musicale migliorerebbe la nostra esperienza sotto le lenzuola. A dimostrarlo sono numerosi studi scientifici, tra cui una ricerca pubblicata su Nature, secondo cui la musica avrebbe la capacità di incrementare il piacere sessuale, agendo sul nostro cervello in modo simile a una droga. Ascoltare i nostri brani preferiti provoca una forte scarica di dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato dal cervello in situazioni piacevoli, come appunto il sesso. Se combinata all’amplesso, tale attività ha l’effetto di moltiplicare l’appagamento. Ma l’accoppiata sesso-musica ha effetti positivi anche prima dell’incontro: aumenta infatti la frequenza cardiaca e la respirazione, preparando meglio il nostro corpo al sesso. E riduce stress e ansia da prestazione, stimolando una maggiore intimità tra i partner. M.M.

Shutterstock/Lucky Business

Quanto conta l’amore tra i genitori agli occhi dei bambini?

Chi sono gli spargibriciole?

breadcrumber, o spargibriciole, sono le persone che elargiscono “briciole” d’amore. Si tratta di individui che tendono a costruire una relazione fatta di piccole concessioni, un rapporto costellato di illusioni più che di amore vero. Il termine inglese breadcrumbing significa infatti “spargere le briciole”. Come chi dà da mangiare ai piccioni così il breadcrumber attira la vittima con il suo becchime. SUI SOCIAL. I siti di dating si prestano bene allo scopo, come spiega Kelly Campbell, docente di psicologia alla California State University. Grazie a piattaforme come Tinder e Bumble, il breadcrumber usa i messaggi per mantenere desto l'interesse delle persone, «anche se non ha intenzione di essere coinvolto sentimentalmente con loro». Questa elargizione parziale ma continua di messaggini o piccoli scampoli d’amore illude l’altra persona. Come spiega Campbell, è una «tattica manipolativa emotivamente progettata» per rendere qualcuno dipendente. L.D.S.

Shutterstock/fizkes

I

Moltissimo. Una ricerca dell’Università del Michigan ha evidenziato che trascurare la relazione di coppia per concentrarsi sui figli non è positivo per nessuno. Quando i coniugi si amano e non lo nascondono, infatti, i figli studiano più a lungo ed evitano i matrimoni precoci. Lo studio, pubblicato sulla rivista Demography, ha utilizzato i dati di un’indagine svolta in Nepal che ha raccolto informazioni da 151 quartieri nella valle del Chitwan. I ricercatori hanno chiesto alle coppie sposate di valutare il livello di affetto per il loro partner per poi seguire per 12 anni la loro prole. È emerso che i figli di coppie felici avevano un migliore grado di istruzione e si sposavano in età più adulta. Gli scienziati ipotizzano che se i genitori si amano tendono a investire di più nei loro figli, spingendoli a studiare. Inoltre, chi cresce in un ambiente sereno probabilmente non si sente costretto a sfuggirne troppo presto. I.P.


STORIA

Mondadori Portfolio (4)

LA NINFA La vita di Annette Kellerman nel film La ninfa degli antipodi (1952), con Esther Williams (nella foto).

PERCHÉ ANNETTE KELLERMAN CAMBIÒ LE NOSTRE ESTATI? LA NUOTATRICE AUSTRALIANA INDOSSÒ PER PRIMA UN COSTUME DA BAGNO CHE SCOPRIVA BRACCIA E GAMBE. SUSCITANDO SCANDALO.

P

erché nel 1907 Annette Kellerman (1887-1975) si batté per il diritto delle donne di poter vestire un costume da bagno. E venne arrestata per atti osceni. All’epoca al mare si indossava un mutandone di lana che copriva ogni porzione di pelle, dal collo ai polpacci. SIRENETTA DAGLI ANTIPODI. Annette, che era una nuotatrice professionista, si esi­bì negli Stati Uniti in uno dei suoi spettacoli di nuoto sincronizzato con un costume che scopriva braccia, gambe e collo. Dopo l’arresto dovette tornare a costumi più castigati, ma ormai il dado era tratto. Lasciò il nuoto agonistico per gli spettacoli acquatici e nel 1909 iniziò una carriera nel cinema, indossando anche un costume con la coda di sirena. Lidia Di Simone

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L’AMAZZONIA È IL POLMONE DEL MONDO? LA DEFINIZIONE ERA SBAGLIATA PERCHÉ I POLMONI PRODUCONO CO2, NON OSSIGENO COME GLI ALBERI. MA ADESSO PURTROPPO È AZZECCATA.

Alex Saragosa

ì, e potremmo avere estati lunghe fino a sei mesi: lo prevede uno studio del South China Sea Institute of Ocea­ nology, dell’Accademia cinese delle scienze. Secondo gli scienziati, infatti, entro il 2100 nell’emisfero settentrionale del Pianeta le tradizionali quattro stagioni scompariranno, lasciando il posto a un’estate più lunga e più calda, alternata a periodi più brevi di tempo instabile. Lo studio ha elaborato i dati giornalieri sul clima registrati dal 1952 al 2011, per misurare i cambiamenti relativi all’inizio e alla durata delle quattro stagioni nell’emisfero settentrionale. RECORD. In base alle temperature, l’estate è aumentata in media da 78 a 95 giorni, mentre la durata dell’inverno è diminuita da 76 a 73 giorni. Anche primavera e autunno si sono ridotti, passando da 124 a 115 giorni e da 87 a 82 giorni. E lo studio non considera le temperature da record registrate negli ultimi 10 anni. Entro la fine del secolo, dunque, l’estate potrebbe iniziare ai primi di maggio per concludersi a fine ottobre. L’autunno finirebbe a metà dicembre, rimpiazzato da un inverno breve che, a fine gennaio, lascerebbe il posto alla primavera. R.M.

Shutterstock

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Le mezze stagioni scompariranno?

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ra sì, purtroppo. Sui giornali si legge spesso che l’Amazzonia è il “polmone del mondo”: metafora sballata, visto che i polmoni assorbono ossigeno ed emettono CO2, mentre le foreste in genere fanno il contrario. Purtroppo, però, la metafora adesso sta diventando vera. Lo ha rivelato, su Nature Climate Change, Jean-Pierre Wigneron, dell’Istituto Nazionale di Agronomia francese, analizzando i danni inferti alla più grande foresta tropicale del mondo da incendi e deforestazione. DECOMPOSIZIONE. La conclusione è che dal 2010 l’Amazzonia ha rilasciato, per combustione e decomposizione di suolo e legno, 16,6 miliardi di tonnellate di CO2, contro i 13,9 miliardi assorbiti per fotosintesi. Dati poi confermati da Luciana Gatti, dell’Istituto brasiliano di ricerca spaziale, che dopo aver effettuato 600 voli sopra la grande foresta dal 2010, per misurare la composizione dell’aria che la sovrasta, ha riportato su Nature che solo il Nord-est dell’Amazzonia continua a rimuovere CO2 dall’aria, il resto ormai ne emette più di quanta ne catturi. Se continua così finiremo per perdere uno dei nostri migliori alleati nel contenere il cambiamento climatico, visto che le foreste assorbono il 25% della CO2 che produciamo.


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