Focus n.348 - Ottobre 2021

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SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO

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21 SETTEMBRE 2021 OTTOBRE 2021 € 4,90 IN ITALIA

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PERCHÉ AL NOSTRO CORPO NE SERVE COSÌ TANTA

MOSTRA: LE ILLUSIONI OTTICHE SUBACQUEE

L’IMPORTANZA DEL MARE, MOTORE LIQUIDO DEL PIANETA L’OSPEDALE DEI CORALLI E I CETACEI “ITALIANI”

LA FORMULA MAGICA DELL’ACQUA ELEMENTO BASILARE PER LA VITA NUMERO DOPPIO CON

PSICHE CHE COSA INSEGNA UN ALLENATORE MENTALE

SPAZIO GLI HACKER PUNTANO SEMPRE PIÙ IN ALTO

COVID MASCHERINE PER SEMPRE? ECCO LE CONSEGUENZE

DOMANDE&RISPOSTE

LA SCIENZA IN PILLOLE


348 OTTOBRE 2021

www.focus.it

Scoprire e capire il mondo PRISMA

10 Il Covid in una stanza 12 La banca dei semi 15 Sport in numeri 16 Facciamo spazio 19 L’acqua metallizzata 22 Prisma sonoro

16

15

Divulgazione al planetario di Brembate (BG)

I numeri degli sport scelti dai giovanissimi

dossier Il primo elemento 26 DOVE C’È VITA C’È ACQUA

40 LA CLINICA DEI CORALLI

32 HOMO LIQUIDUS

46 MOBY DEEP

37 IL CICLO DEL MARE

50 GIOCHI OTTICI SOTTOMARINI

L’acqua è fondamentale per la vita sulla Terra, per questo la cerchiamo anche su altri pianeti. L’uomo beve di più di qualsiasi altro animale. Ecco i motivi. La vita marina e quella sulla terraferma sono legate: l’oceano influenza la nostra esistenza.

PORTASSIMO SEMPRE 54 SE LE MASCHERINE scienza

Il sistema immunitario non avrebbe problemi, ma le relazioni sociali ne soffrirebbero, dicono gli studi al riguardo.

60 GLI ACCHIAPPA FULMINI

QUALI LEVE AGISCE 68 SU UN MENTAL COACH

tecnologia

Un gruppo di scienziati sta provando a catturare i fulmini usando un raggio laser superpotente. Funzionerà?

comportamento

Il suo scopo è portare chiunque al traguardo (nella vita o nello sport), aiutandolo a usare bene le proprie risorse.

In copertina: Foto portante: Shutterstock; Sotto da sinistra: Getty Images; Shutterstock; Shutterstock.

Alle Maldive c’è un centro di ricerca che è un’eccellenza italiana. Qui si “ripara” il reef. L’iniziativa che permette di censire i capodogli che vivono tra Sardegna e Mar Ligure. Parte la mostra IllusiOcean (della quale Focus è partner): illusioni ottiche del mondo subacqueo.

MULTIMEDIA

Pagine animate

Siamo stati i primi a credere fortemente nella realtà aumentata che ci dava la possibilità Scopri video, audio, di animare le pagine con video, modelli 3D timelapse e tanti e altri contenuti interattivi. Ma il dilemma è altri contenuti. stato: dare la possibilità di fruirne a chi legge la rivista (spesso con difficoltà tecniche) oppure allargare la platea ai milioni di utenti sul sito? Dovendo scegliere, abbiamo pensato alla seconda opzione. Stiamo lavorando per potere esaltare, con nuovi mezzi, i nostri effetti speciali su Focus.it. Vi terremo aggiornati. INQUADRA IL QR CODE Intanto, siccome animare la carta ci diverte, sul magazine ricorreremo al QR Code nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Per fruire di questi contenuti basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad) oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone oppure un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.

Focus | 3


D&R Speciale 134 ANIMALI 138 TECNOLOGIA 140 SCIENZA 144 AMORE E SESSO 146 STORIA 150 TE LO DICE...

154 NATURA 156 ECONOMIA 158 SALUTE 162 SOCIETÀ 164 ARTE E CULTURA 166 CIBO

74 ASTRO HACKER

80 I CYBER ATTACCHI IN NUMERI

82 CIAK SI RESTAURA!

88 L’AUTUNNO VIEN MANGIANDO

90 IL CIELO IN UNO SMARTPHONE

tecnologia

Il prossimo obiettivo degli attacchi informatici saranno forse i satelliti, con i quali facciamo ormai di tutto.

cifrario economico

Guerre e crimini legati ai dati imperversano nel Web. Ecco la situazione nel mondo.

tecnologia

A Bologna c’è L’immagine ritrovata, il più importante laboratorio di restauro pellicole al mondo. Lo abbiamo visitato.

il gusto del sapere

Nei negozi si trova qualsiasi tipo di cibo. Ma ogni stagione ha i suoi prodotti, che è meglio mangiare nel periodo in cui maturano. Ecco quelli autunnali.

fotografia

Per fotografare la volta celeste con buoni risultati può bastare uno smartphone. Ecco come si fa.

RUBRICHE

7 L’oblò 66 Focus Live 96 Tipi italiani 178 Academy 181 MyFocus 186 Cartellone 191 Giochi

168 SPORT 172 UNIVERSO 174 PSICHE

98 A ME GLI OCCHI, PILOTA tecnologia

Un sistema sviluppato da Leonardo Company legge il livello di stress a cui è sottoposto chi si trova ai comandi dei velivoli.

102 DI CHE EMOJI SEI? comportamento

Nate per far capire meglio sentimenti e intenzioni, oggi le “faccine” possono confondere.

110 FICCANASO DI PROFESSIONE animali

Cercano (e trovano) grazie al loro fiuto: così lavorano i cani addestrati al rilevamento e alla ricerca delle persone disperse.

116 I CACCIATORI DI ANTIMATERIA scienza

Quando è nato l’universo, la materia aveva anche un suo opposto con il quale poteva annullarsi.

124 HO VISTO LUOGHI E POPOLI...

intervista

In un viaggio di 30 tappe in 300 giorni, il fotografo Angelo Chiacchio ha documentato specie ed ecosistemi sempre più sotto assedio.

96

La vita (difficile) della lepre italica

4 | Focus

Ci trovi anche su:


il primo elemento

L

acqua è vita, e tra tutti gli animali che popolano il Pianeta l’uomo è uno dei suoi più accaniti consumatori. Da quando ha cominciato ad “alzarsi in piedi” e a camminare su due zampe, la nostra specie ha infatti sviluppato una dipendenza dall’acqua superiore a quella di altri mammiferi, e la costante ricerca di fonti idriche ha caratterizzato in ogni fase lo sviluppo della civiltà umana. Ma perché l’acqua è così importante per noi? E che ruolo ha avuto nella nostra evoluzione? PRIMATI SUDATI La grande “sete” dell’uomo deriva in primo luogo da una banale esigenza fisiologica: reintegrare i liquidi perduti quotidianamente attraverso l’urina, con cui l’organismo elimina molecole di “scarto”, e soprattutto il sudore. In particolare, la nostra specie è dotata di due tipi di ghiandole sudoripare: le eccrine, più numerose e sparse su quasi tutto il corpo, hanno uno scopo termoregolatore; le apocrine, responsabili di una secrezione più densa e presenti in zone come ascelle e inguine, servono invece per il riconoscimento olfattivo. L’espulsione del sudore (formato da acqua e minerali) è indispensabile per regolare la temperatura corporea, e a seconda dei casi un essere

Fin da quando ha cominciato a distinguersi dalle scimmie, l’uomo beve più di molti altri animali. Ecco perché.

umano può perdere da 0,5 fino a 10 litri al giorno, molto più di primati come scimpanzé e macachi, rispetto ai quali la nostra concentrazione di ghiandole sudoripare è dieci volte maggiore. Il motivo è genetico: stando a uno studio condotto nel 2021 dall’Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, tale densità deriva dai cambiamenti accumulati in una regione del genoma (chiamata in gergo enhancer, ovvero “intensificatore”) implicata nella formazione delle ghiandole eccrine, che sarebbe più attiva negli umani che in altri grandi primati. ADATTAMENTO CLIMATICO Perché abbiamo, allora, sviluppato questo singolare tratto genetico? Secondo gli studiosi, esso è il risultato di una lenta evoluzione iniziata in epoca preistorica. «L’antenato comune tra noi e gli scimpanzé visse sei milioni di anni fa; ma mentre questi ultimi rimasero nell’Africa Centro-occidentale, coperta da fitte foreste, mantenendo la pelliccia e rimanendo quadrupedi, i nostri antenati rimasero bloccati in Africa Orientale e Meridionale, dove le precipitazioni diminuirono, e dovettero gradualmente adattarsi a un clima più secco, con macchie di foresta alternate a radure e praterie, e poi alla savana», spiega Telmo Pievani, docente di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova. «A causa della presenza di predatori, attraversare gli spazi aperti era pericoloso, ma al contempo necessario per trovare cibo e acqua. Trasformandosi in bipedi, i nostri antenati hanno ridotto drasticamente la superficie corporea esposta al sole durante gli spostamenti diurni in spazi aperti». Per adattarsi a un ambiente più caldo, i primi ominidi divennero dunque abili nel camminare su due zampe, circostanza che consentì loro una minore esposizione ai raggi solari e al contempo una maggiore esposizione al vento, aumentando la capacità di dissipare il calore prodotto durante lo sforzo fisico attraverso l’evaporazione del sudore (in maniera simile a quanto avviene in al-

Homo liquidus di Massimo Manzo

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dossier epidermide sudore

dotto escretore

ghiandola sudoripara

CHE SUDATA! Il sudore (foto sotto) è un meccanismo di termoregolazione: fa abbassare la temperatura corporea. Sopra, l’anatomia di una ghiandola sudoripara.

tre specie, per esempio i cavalli). Persero la pelliccia, divenuta scomoda nella calura della savana, e svilupparono un maggior numero di ghiandole sudoripare. Sudare di più rappresentò insomma un indubbio vantaggio, rendendoci efficienti dal punto di vista energetico. BEVITORI ACCANITI Ogni cambiamento porta con sé alcuni svantaggi: se da un lato il bipedismo ci ha permesso di ideare un ingegnoso sistema di raffreddamento facendoci sopravvivere meglio nelle savane, dall’altro ha notevolmente aumentato la nostra sete. Per mantenere intatte le funzioni fisiche e cognitive, bisogna infatti reidratarsi spesso e la continua ricerca di acqua divenne una necessità impellente. «Oltre alla termoregolazione, il bipedismo aprì molte altre possibilità, come la liberazione delle mani, una maggiore flessibilità locomotoria (un bipede si può spostare velocemente a terra, nuotare e continuare ad arrampicarsi in caso di necessità), ma si trattò di un adattamento molto costoso», conferma Pievani. «Il bisogno idrico fece parte di questi costi, ma in generale i vantaggi furono superiori e l’Homo habilis, a differenza degli antenati australopitechi, fu una delle prime specie umane del nostro genere in cui il bipedismo divenne completo». La dipendenza da fonti idriche esterne era peraltro dovuta al fatto che, a differenza di animali evoluti in climi desertici (come i dromedari, in grado di perdere quasi il 50% dei loro liquidi corporei senza rischiare subito la morte; posso-

no bere molto e “immagazzinare” acqua nel corpo – non nella gobba, che è un deposito di grasso come scorta di nutrimento), gli uomini devono compensare le perdite in poche ore. DALLA FRUTTA In base alla conformazione geografica delle regioni in cui vivevano, le varie popolazioni umane di cacciatori-raccoglitori fecero di necessità virtù, cercando di soddisfare il proprio fabbisogno idrico non solo dal suolo, ma anche da piante e vegetali. Ancora oggi, la popolazione indigena degli Tsimané, stanziata nelle foreste amazzoniche dell’attuale Bolivia, riesce a procacciarsi il prezioso liquido ricavandolo dalle cortecce degli alberi o da frutti dal forte contenuto nutritivo come la papaya, composta per l’80% da acqua. «Si tratta dell’ennesimo esempio della “saggezza evolutiva” accumulata da queste comunità native, che oggi stiamo purtroppo estinguendo e discriminando», chiosa l’esperto. «Tali gruppi praticano la “sostenibilità” da ben prima di noi occidentali, tanto che alcune soluzioni tradizionali di conservazione dell’acqua diffuse in popolazioni del deserto oggi ispirano le migliori tecnologie del settore». In ambienti come le foreste pluviali, nei quali i corsi d’acqua sono spesso contaminati da agenti patogeni, compensare con il cibo la propria esigenza idrica è inoltre una strategia vincente per evitare di esporsi a virus e infezioni batteriche da cui possono scaturire spiacevoli patologie, prime fra tutte dissenteria e disturbi intestinali.

Ipa

Ricaviamo acqua anche dal cibo. Chi mangia molta frutta (come gli indigeni dell’Amazzonia) ha meno bisogno di bere


il primo elemento

D&R Perché abbiamo perso i peli (ma non i capelli)? La risposta a pag. 158

FARE IL PIENO A differenza dei dromedari, noi non abbiamo “serbatoi” per l’acqua: dobbiamo bere più spesso. Reuters/Contrasto

TROPPI SPRECHI Se il nostro ciclo dell’acqua, dalla sudorazione alla reidratazione, è stato uno degli aspetti più importanti dell’evoluzione umana, nei millenni successivi lo sfruttamento idrico a fini diversi da quelli fisiologici è cresciuto a dismisura. La svolta si ebbe a partire da 20mila anni fa per effetto di una rivoluzionaria invenzione: l’agricoltura. La coltivazione dei campi richiese infatti un bisogno di acqua sempre maggiore e non a caso i primi insediamenti urbani sorsero vicino ad abbondanti fonti d’approvvigionamento, come fiumi e canali. Da allora, nelle moderne società consumistiche, la nostra dipendenza dall’acqua si è trasformata in spreco. Un esempio tra i tanti è fornito dai dati dell’Istat, secondo cui in un solo anno la rete idrica italiana riceve 8,2 miliardi di metri cubi di acqua, di cui il 42% (pari a ben 3,5 miliardi di metri cubi) finisce disperso a causa delle cattive condizioni delle reti idrauliche. E non finisce qui. «L’Italia è il Paese che, oltre a sprecare una percentuale altissima di acqua potabile, ha il più alto indice di consumo di acqua minerale in Europa, malgrado la qualità di quella proveniente dal rubinetto non sia affatto mediocre», spiega Pievani. «Tra l’altro, da noi l’acqua in bottiglia costa molto meno che altrove, ma essa ha anche un costo ambientale e per tale motivo andrebbe fatta pagare di più, in modo da incentivare un consumo sostenibile dall’acquedotto». Quanto a efficienza, sarebbe meglio imparare la lezione dei nostri antenati.

A CONFRONTO CON GLI ALTRI ANIMALI Il fabbisogno d’acqua e la sua successiva eliminazione tramite sudore o urina variano molto da specie a specie, e all’interno della stessa specie dipendono da fattori come la taglia dell’individuo. Nella tabella sotto, abbiamo riassunto le medie giornaliere di queste variabili per l’uomo e per altri 4 mammiferi. Per il consumo, le cifre si riferiscono all’acqua bevuta, non ingerita tramite il cibo. Consumo quotidiano di acqua (litri al giorno)

Quantità di urina (litri al giorno)

Quantità di sudore (litri al giorno)

Uomo

2/3

0,8/2

0,5/10

Cavallo

20/50

5

5/20

Maiale

4/5

4

0*

Mucca

50/150

6/22

0*

Elefante

70/150

30/50

0*

*Il maiale non suda, ma si crogiola nel fango per regolare la temperatura. La mucca regola la temperatura anche tramite la respirazione e può perdere liquidi per la produzione di latte. L’elefante regola la temperatura come i maiali.

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Getty Images

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CHE FATICA Interpretare le emozioni degli altri è più complesso quando una parte del volto è coperto (a lato). Portare la mascherina per più di 6 ore, invece, favorirebbe mal di testa e malesseri (sotto). Per evitarli, meglio scegliere modelli con elastici leggeri.

Con le mascherine, l’alito peggiora. Ma per fortuna chi ci sta vicino non se ne rende conto

de carbonica nel sangue e altri parametri fisiologici non cambiano in maniera significativa, anche con sforzi intensi e indipendentemente da sesso, età o tipo di mascherina», dice Hopkins. «Fa eccezione chi ha malattie cardiopolmonari gravi, dove la mancanza di fiato può farsi sentire molto facilmente e intaccare la capacità di esercizio. Indossare la mascherina per allenarsi può essere fastidioso, perché il viso diventa più caldo e umido e aumenta la resistenza alla respirazione, ma è una percezione: di certo non fa male ai polmoni».

NASO E GOLA SI IRRITANO Secondo i ricercatori della Cleveland Clinic in Ohio (Usa) la mascherina potrebbe forse non essere il massimo per naso e gola: portarla per ore oltre a peggiorare l’alito può seccare e irritare le mucose del naso e soprattutto della gola, se si parla a voce sempre troppo alta per farsi sentire (con la mascherina tendiamo ad aumentare il volume in molte situazioni) e soprattutto se non se ne ha abbastanza cura, riponendola in una confezione di plastica pulita quando si mangia o si beve. Ficcarla in borsa o lasciarla in auto la rende un ricettacolo di germi e sostanze irritanti, che poi vengono respirate e irritano le vie aeree. Nessun guaio sarebbe inevitabile insomma, con qualche precauzione: le paure per l’apparato respiratorio sarebbero per lo più ingiustificate. Anche il sistema immunitario sarebbe al sicuro, perché non incontrare germi grazie all’uso costante della protezione non lo renderebbe meno “forte”. «Appena nati il sistema immunitario è già in grado di difenderci dai patogeni e può riconoscere decine di migliaia di molecole», spiega Enrico

Maggi, già responsabile della Struttura di immunologia e terapie cellulari del Policlinico Careggi di Firenze e past-president della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica. «Nei primi tre anni e soprattutto durante i primi dodici mesi grazie al contatto con cibi, germi e con tutto ciò che troviamo nell’ambiente avviene il “condizionamento immunitario” cioè si crea la memoria di ciò contro cui occorre reagire e ciò che va tollerato: in teoria l’uso continuo delle mascherine potrebbe essere critico in questa fase della vita, ma il condizionale è d’obbligo perché comunque verremmo in contatto con i microbi attraverso graffi, tramite il cibo e così via». Non vivere in un ambiente sterile non deve far paura, anzi: entrare in contatto con germi vari nell’infanzia è importante per “allenare” la risposta immunitaria a rispondere ai patogeni, se non li incontriamo mai il rischio di rivolgere le armi contro nemici “immaginari” è reale. Si sviluppano proprio così le allergie, risposte esagerate a sostanze altrimenti innocue: sono in aumento proprio come diretta conseguenza di un sistema immunitario non sollecitato abbastanza da virus e batteri, che quindi deraglia e colpisce “a caso”. Proteggerci sempre con le mascherine potrebbe allora favorirle? «No, perché ciò che le provoca è lo stile di vita in generale: oggi i bambini sono spesso figli unici, gli ambienti di casa sono ultrapuliti, la catena del freddo ci porta in tavola cibi meno contaminati, Focus | 57


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SOCIALITÀ Lo sviluppo dei bambini è messo in crisi più dall’isolamento sociale che dalle mascherine che complicano le conversazioni.

La protezione da virus e batteri non favorisce il sorgere di allergie pochi hanno un animale domestico», risponde Maggi. «Le mascherine aggiungerebbero ben poco a questo quadro, anche se le indossassero i bimbi; dall’adolescenza in poi, l’effetto sarebbe nullo». Qualcosa però sarebbe forse davvero difficile da tollerare: non poter vedere mai il viso degli altri per intero. Questo, come ha dimostrato Fausto Caruana dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Parma, oltre a rendere complicato distinguere perfino amici e conoscenti dagli sconosciuti, compromette la possibilità di interpretare le emozioni e attenua la fiducia nei confronti dell’altro, riducendo l’empatia. «L’uomo non ha perso i peli sulla faccia per caso: nel cervello abbiamo un’area specifi-

ca per riconoscere i volti e proprio dalle informazioni che raccogliamo dai visi altrui capiamo chi abbiamo di fronte e come comportarci», aggiunge Kang Lee, del Development Lab dell’Università di Toronto. «Riconosciamo il viso della mamma entro il primo mese di vita, abbiamo un’abilità innata di dirigere lo sguardo sui volti: trovare uno “schermo” potrebbe complicare la nostra vita da animali sociali». Soprattutto da piccoli, come dimostrano gli esperimenti condotti da Ashley Ruba dell’Università del Wisconsin a Madison (Usa): perdere informazioni emotive “confonde” i bimbi che tuttavia, grazie alla loro adattabilità, se fossero sempre di fronte a persone mascherate imparerebbero a fidarsi di più di altri indizi che provengono da gesti, tono di voce, informazioni verbali. Ne è convinta Ruba, che osserva: «Lo sviluppo sociale e cognitivo dei bambini è compromesso non tanto dalla mascherina, quanto dall’isolamento sociale indotto dalla pandemia». Ci si augura che non sia necessario, ma se portare sempre la mascherina fosse la condizione per tornare a stare assieme si tratterebbe quindi di un compromesso tutto sommato accettabile.

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E POI CI SAREBBE L’EMERGENZA SMALTIMENTO RIFIUTI

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Se tutti portassimo sempre le mascherine, una conseguenza sarebbe inevitabile: avremmo ancora più montagne di rifiuti da smaltire. L’inquinamento ambientale da mascherine è un enorme problema già oggi, come hanno segnalato ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology in Australia stimando il consumo medio settimanale di dispositivi di protezione: negli Stati Uniti si può arrivare fino a un miliardo di mascherine buttate a settimana, in India quasi a cinque. «Solo il 45% delle persone però le smaltisce nei rifiuti misti o pericolosi, uno su cinque le getta per strada, c’è pure chi le butta nel water. I composti chimici che rilasciano possono danneggiare l’ambiente, loro stesse sono una minaccia per molti animali: per ridurne l’impatto dovremmo utilizzare materiali naturali nel realizzarle e magari riuscire a riciclarle, per esempio per produrre materiali da costruzione come aggregati e blocchi plastici leggeri o perfino una malta ecologica», suggeriscono gli autori.


LE SAETTE PRODUCONO RAGGI X, ANTIMATERIA E... VITA

Šime Barešic/WMO 2019 Calendar Competition Entries

Sono gli eventi più energetici del Pianeta insieme ai terremoti e alle eruzioni vulcaniche. Sulla Terra si abbattono, ogni secondo, 50 fulmini, soprattutto ai Tropici. Solo un fulmine su 10 colpisce il terreno: la maggior parte rimane in cielo. La carica elettrica che dà origine ai fulmini nasce dagli scontri fra gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio contro i graupel (grandine molle). Le

particelle più piccole si caricano di segno +, salendo in alto, le più pesanti di segno –, scendendo verso il basso. Questo canale ionizzato di carica negativa si muove verso il terreno, mentre dal suolo sale un flusso di cariche positive: dal loro scontro nasce la scarica di ritorno del fulmine. Una scarica della durata di 400 milionesimi di secondo e dello spessore di una matita

può raggiungere i 30mila °C: 5 volte la temperatura della superficie del Sole. Ha una tensione di 100 megavolt (milioni di volt) e una potenza di 1 terawatt, pari a 2,5 volte quella delle 450 centrali nucleari del mondo. I fulmini generano anche radiazioni elettromagnetiche ad alta energia: possono produrre raggi X e raggi gamma, forme di luce invisibile che trasportano energie molto elevate.

Durante i fulmini si può generare antimateria (i positroni, antiparticelle degli elettroni), ma ancora non si sa come. Secondo le ultime ricerche, infine, i fulmini potrebbero aver contribuito alla vita sulla Terra: Dna e Rna hanno bisogno di fosforo per formarsi. E il fosforo si scioglie in acqua dalla schreibersite, un minerale vetroso prodotto dalla caduta di fulmini su terreni ricchi di argilla.

SCARICHE Fulmini sul lago Vransko, in Croazia. Gran parte si scarica in cielo, ma quando cadono a terra possono fare danni.

Il parafulmine laser potrebbe proteggere aeroporti, razzi, impianti chimici e nucleari Quando gli algoritmi annunciano l’arrivo di un fulmine, gli scienziati puntano in direzione della torre radio un laser verde che fa da luce guida, e poi sparano impulsi luminosi ad alte energie, invisibili perché nelle frequenze dell’infrarosso. Quando si forma un lampo, una rete di sensori ne misura la corrente, i campi elettromagnetici, le frequenze radio e le radiazioni prodotte. I fulmini sono registrati da videocamere ad alta velocità. COMUNICAZIONE PER SATELLITI I test sono iniziati a giugno: con quali risultati? Per ora i ricercatori non si sbilanciano: «Dobbiamo essere assolutamente certi che un determinato fulmine sia stato innescato dal nostro laser e non sia caduto per mera coincidenza casuale», precisa Rubinstein. «Per questo motivo, chi analizzerà i dati sui fulmini non saprà se sono caduti quando il laser era acceso o spento: così evitiamo il rischio di distorcere i dati. Quando avremo verificato l’efficacia del nostro test, pubblicheremo i risultati su una rivista scientifica, dopo aver superato il vaglio di colleghi competenti in questo campo». Se il sistema funziona, permetterebbe di scaricare l’energia delle nubi temporalesche in modo controllato: il laser riuscirebbe sia ad attirare a terra fulmini, sia a generarne all’interno delle nubi temporalesche nel raggio di diversi chilometri. E sarebbero saette di tutto rispetto: i filamenti ionizzati generati dal laser superano i 140 m di lunghezza. 64 | Focus

«Con questo laser», commenta Rubinstein, «si potrebbero proteggere le piste di atterraggio e decollo degli aeroporti, le rampe di lancio dei razzi spaziali, gli impianti chimici e nucleari. Un risultato che consentirebbe di risparmiare molti soldi e aumentare il livello di sicurezza, soprattutto oggi: il cambiamento climatico produce tempeste più frequenti e violente». Il laser potrebbe essere impiegato non solo per controllare i fulmini, ma anche per facilitare le comunicazioni dei satelliti, difficili se il cielo è coperto da nuvole. Il canale ionizzato creato col laser, infatti, potrebbe formare una corsia per le trasmissioni di dati. Si potrebbe usare questo sistema anche per incanalare e accumulare l’energia dei fulmini inviandola nella rete elettrica? «Il gioco non vale la candela», risponde Rubinstein. «I fulmini hanno grande potenza ma poca energia, poiché durano millesimi di secondo e gran parte si disperde nell’aria sotto forma di luce e calore. In media, da un singolo fulmine si potrebbero ricavare, usando supercondensatori in grado di assorbire molta corrente istantanea, circa 5 kWh di energia: ci si potrebbe alimentare l’appartamento di una famiglia per mezza giornata. Poco per giustificare un’infrastruttura dedicata». Ma questa macchina acchiappa-fulmini non potrebbe diventare anche un’arma militare, dirigendo i fulmini su bersagli nemici? «Se fosse davvero possibile», risponde Rubinstein, «avremmo ottenuto molti più finanziamenti per il nostro esperimento». E scoppia a ridere.


comportamento

Shutterstock

OVUNQUE Ormai presenti non solo sui social ma anche in mail e chat aziendali, le faccine sono sempre più varie.

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DI CHE

EMOJI SEI?

Nate per far capire meglio sentimenti e intenzioni, le cosiddette “faccine” oggi possono confondere. Anche perché popoli diversi le usano in modo differente.

S

di Elisa Venco

e vuoi farti capire bene, aggiungi al messaggio una “faccina” e il gioco è fatto. Ma è davvero così? Sorprendentemente, la risposta spesso è no: per quanto ormai gli emoji (termine giapponese che vuol dire pittogramma, o disegno riconoscibile) compaiano in un messaggio su cinque diffuso sui social, il loro significato dipende molto dal contesto della conversazione e dalla cultura di chi scrive.

DIZIONARI SPECIALI Questo perché in realtà gli emoji non sono né universali, né un linguaggio autosufficiente, bensì «uno strumento utilizzato per completare la nostra lingua, un modo per migliorare testi e messaggi sui social media come una sorta di punteggiatura aggiuntiva», spiega l’irlandese Keith Broni, uno psicologo che nel 2017 è diventato il primo traduttore professionale di emoji al mondo. In particolare, nelle chat o nelle email, questi disegnini servono a «esprimere quella connotazione emotiva che dal vivo deriva dal gesticolare, dallo sguardo o dal tono di voce dell’altro», rimarca Francesca Chiusaroli, docente di Linguistica dei media all’Università di Macerata, autrice della traduzione in emoji di Pinocchio e componente dei team di Emojitalianobot e Emojiworldbot, rispetti-

vamente dizionario italiano e multilingue per la traduzione da e in emoji. Che le iconcine aiutino a rivelare le nostre emozioni, lo attesta anche una ricerca Adobe di quest’anno: l’88% dei 7.000 interpellati prova più empatia nei confronti di chi le aggiunge ai propri messaggi. E la vicinanza emotiva si spinge anche più in là: perché, stando a uno studio condotto dal Kinsey Institute su oltre 5.000 single americani, a un maggiore uso di emoji nei messaggi conseguono più primi appuntamenti e un’attività sessuale più frequente. Il motivo? Gli interlocutori li ritengono un segno di una personalità più forte, quindi dominante, e di una maggiore disponibilità ad aprirsi. RAGIONI CULTURALI L’uso degli emoji non è identico in tutto il mondo, ma dipende dalla cultura. Già nel 2018 un team di ricercatori dell’Università del Michigan e di Pechino dall’analisi di 134mila messaggi di 183 Paesi aveva concluso che le donne usano uno o pochi emoji, mentre gli uomini tendono a usarne molti di fila, e probabilmente i due generi non ricorrono neppure agli stessi simboli. Prendiamo l’Italia: in generale in vetta alle icone più amate sui social (fonte: indagine Samsung 2021) c’è la faccina con il bacio, con il 41,4% di preferenze; seguono la risata con le lacrime e il pollice alzato. Ma le donne usano più spesso il cuore e il bacio; gli uomini l’occhiolino e il pollice alzato. Inoltre, nonostante la pandemia, in Italia le prime 10 posizioni sono occupate da emoji che esprimono sensazioni positive. Non accade lo stesso, però, a livello mondiale: da noi la faccina con due fiotti di lacrime occupa la posizione numero 12, secondo Emojipedia, che dal 2013 è “la Bibbia” dei disegnini, ma proprio questa è la faccina globalmente più usata su Twitter. E le Focus | 103


EMOJI NEL MONDO La ricerca “Uno studio empirico sull’uso degli emoji su Twitter in contesti linguistici e nazionali”, apparsa nel luglio di quest’anno su

Online Social Networks and Media, ha analizzato decine di milioni di tweet prodotti in un mese in 30 Paesi, concludendo che l’uso degli emoji

varia su base geografica, ma anche che in genere ciascun Paese usa una gamma molto limitata di emoji. Lo schema mostra la

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LE TRE FACCINE PIÙ UTILI E QUELLE PIÙ DANNOSE PER CHI VUOLE COMINCIARE UNA RELAZIONE 104 | Focus

PER RISULTARE AMABILI

1

2

3

DA NON UTILIZZARE

1

2

3

KUWAIT

ITALIA

COLOMBIA

CANADA

RUSSIA

SUDAFRICA

EGITTO

THAILANDIA

TURCHIA

ARABIA SAUDITA

SPAGNA

MESSICO

FRANCIA

INDONESIA

GIAPPONE

ARGENTINA

GRAN BRETAGNA

MALESIA

FILIPPINE

BRASILE

0 STATI UNITI

TWEET CONTENENTI EMOJI ANALIZZATI (IN MILIONI)

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ripartizione degli emoji più frequenti divisi per nazione. Sull’asse verticale è indicato il numero dei tweet che contengono almeno un emoji, ognuno dei quali contraddistinto con un determinato colore (nella legenda a sinistra). L’altezza complessiva di ogni colonnina dipende dalla quantità totale di tweet di ogni Paese contenenti le 20 faccine. Il colore alla base dei grafici corrisponde all’icona più usata in assoluto, ovvero la faccina che “ride fino alle lacrime” indicata dal colore rosso, cui si assommano i tweet con l’emoji del cuore (indicati in marrone) ecc.

complicazioni non finiscono qui: secondo uno studio apparso lo scorso anno su Cyberpsychology, Behaviour e Social Networking, quando guardano un’iconcina, gli occidentali prestano maggiore attenzione alla bocca; gli orientali agli occhi. Ne emerge che, per esempio, una faccina con due puntini al posto degli occhi e un sorriso all’insù è positiva per gli occidentali assai più che per gli orientali, mentre una faccina con un sorriso all’ingiù ma due occhi fatti con la stessa curva verso il basso è negativa per gli occidentali, ma non per gli orientali (perché gli occhi sembrano chiusi come quando ridiamo).

PAESI BASSI

NIGERIA

GERMANIA

AUSTRALIA

INDIA

URUGUAY

PORTOGALLO

CILE

EMIRATI ARABI

PAESE CHE VAI… In più, alcuni simboli hanno un significato totalmente diverso in Paesi distinti. Nel gennaio 2020, quando è nato l’emoji con le dita di una mano piegate a toccare il pollice che in Italia corrisponde a “che vuoi?”, i suoi creatori si aspettavano che “data la crescente popolarità dell’Italian way of life” l’icona fosse adottata prontamente dovunque. Ma si è scoperto che in Israele essa significa “aspetta” o anche “ma che cavolo!” mentre in India sta per la domanda “hai fame?” e nel mondo arabo le madri la usano per ammonire i figli capricciosi. L’emoji degli applausi, che in Occidente è usato per lodare qualcuno o congratularsi, in Cina è un invito al sesso, forse per la somiglianza acustica con i suoni usati nel verbo “fare l’amore”, cioè “pah pah pah”. E la manina che noi agitiamo in segno di saluto? Su WeChat, la app social più diffusa in Cina (con oltre 1 miliardo di utenti attivi ogni mese), significa non voler più avere nulla a che fare con l’altro. Ancora, il classico segno “ok” fatto unendo pollice e indice e sollevando le altre 3 dita, è un insulto in Brasile, perché il cerchio è associato all’ano: mandare questo emoji in pratica equivale a mostrare a qualcuno il dito medio. Invece in Giappone il segno è utilizzato anche per indicare ricchezza o denaro in quanto la forma circolare somiglia a una moneta. Non è tutto: dal 2017 l’ok negli Usa sarebbe usato dai suprematisti bianchi come segno di riconoscimento reciproco (le 3 dita distese starebbero per una W, e il pollice e l’indice per una P, sigla di White Power); in Tunisia può essere usato per indicare uno “zero” o qualcosa per “non vale nulla”. Un po’ disorientante, no? Insomma, ogni cultura ha il suo modo di usare e decifrare un emoji. Ma, all’interno di un preciso contesto geografico, neppure questo uso è poi stabilito in modo univoco, al punto che a volte per decidere della corretta interpretazione di una faccina deve essere addirittura incaricato un tribunale.

Secondo un’indagine, chi ne usa molti fa più sesso perché viene considerato assertivo e dominante

QUANDO LA FACCINA AIUTA A MENTIRE Due studi recenti condotti da esperti dell’Università dell’Arizona su tweet contenenti informazioni vere e false hanno concluso che gli emoji sono più comuni nei testi di disinformazione rispetto a quelli con affermazioni veritiere. I dati hanno inoltre indicato che, quando un emoji sostituisce una parola, un tweet piace meno del suo corrispettivo senza emoji; al contrario, quando un emoji viene aggiunto a una parola, un tweet piace di più e di conseguenza viene anche diffuso di più. Insomma, chi volesse diffondere cattiva informazione potrebbe usare gli emoji in maniera strategica per manipolare il coinvolgimento emotivo dei lettori.

Focus | 105


UNA CRESCITA ESPONENZIALE Nel grafico è indicata la crescita del numero di emoji che è possibile utilizzare (e le novità più importanti). Dai 76 creati nel 1995 si è passati agli oltre 3.000 dell’anno scorso e il consorzio Unicode stima che nel 2022 saranno ben 3.460. *dato 2022: stimato 3.460*

3.500

DIMMI CHE EMOJI USI, E TI DIRÒ QUANTI ANNI HAI

3.000 2.500

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1995: 76

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2000

2005

2010

2015

2020

2022

La bocca che dà un bacio indica assenso a un’avance? Lo decide il tribunale CHE SIGNIFICA? ANDIAMO DAL GIUDICE Nel 2018 in Israele due potenziali inquilini sono stati citati per danni dal proprietario di un immobile perché, dopo aver visionato il suo stabile, gli hanno inviato un messaggio con una serie di emoji entusiastici (tra cui una bottiglia di champagne) che lo hanno indotto a ritenere “occupato” l’appartamento e a ritirarlo dal mercato. Ma in seguito i potenziali inquilini si sono tirati indietro. Un giudice ha stabilito che gli emoji erano sufficienti per implicare la loro intenzione di affittare e di conseguenza ha assegnato al proprietario un risarcimento di circa 2.000 euro per danni e spese legali. Sempre nel 2018 una corte di Santa Monica, in California, si è trovata a giudicare se l’emoji del bacio con il rossetto rosso costituisse un’accettazione da parte di una donna delle avances di un potenziale datore di lavoro. E anche se non tutte le divergenze nelle interpretazioni degli emoji arrivano in tribunale (ma la Cnn stima che nel solo 2019 in Usa 50 cause legali li abbiano considerati una prova), il rischio che un’iconcina ferisca la sensibilità altrui è in aumento. POLITICALLY CORRECT Non a caso, il Consorzio Unicode, che approva gli emoji standard in tutto il mondo, negli anni ha esteso la varietà di quelli disponibili, dai 76 del 1995 ai 3.521 dell’ottobre 2020. Le aggiunte tengono sempre più conto delle pressioni della pubblica opinione, per esempio coprire la varietà di colorazioni della pelle, orientamenti sessuali, precetti religiosi in modo da non offendere nessuno. Dietro l’insistenza dell’Irlanda, nel 2018 sono apparse le teste con i capelli rossi; mentre è stata rigettata la petizione dei produttori di vino bianco, a loro dire danneggiati 106 | Focus

In aprile la società inglese Perspectus Global ha condotto 2.000 interviste a ragazzi sotto i 30 anni e ha scoperto così quali sono le icone che ci fanno apparire “vecchi”, visto che sono ormai fuori moda tra i più giovani. Al primo posto c’è il pollice in alto, indicato dal 24% degli interpellati; seguono il cuore rosso e il segno ok. Tra le faccine ritenute più “young” ci sono invece quella che piange di gioia, la melanzana (come simbolo fallico), la fiamma e la faccina con gli occhi a cuore.

dagli emoji con il vino rosso. Tra le prossime novità (ma la decisione finale è attesa per settembre) dovrebbero comparire la stretta di mano interrazziale (per non considerare solo bianchi) e l’uomo con il pancione (per non discriminare i trans o i gay che sono padri). «Ma la casistica è potenzialmente infinita», sottolinea Chiusaroli: «ormai sono ben 20 le varianti di famiglie disponibili sul display (oltre a quelle tradizionali, ci sono la madre/padre single con un figlio o una figlia, le 2 madri o i 2 padri con un figlio/a, ecc.) eppure chi ha 3 figli potrebbe non sentirsi rappresentato da icone con meno bambini. L’assurdità è che gli emoji sono nati per riassumere in concetti generali più categorie particolari. Ma ora, volendo rispondere a tutte le istanze sociali, si è finito per ridurli a indicare cose sempre più specifiche, dividendo le persone anziché unirle».

QUELLE “DA ASCOLTARE” Lo scorso 17 luglio, in occasione del World emoji day, Facebook ha lanciato le Soundmoji su Messenger. Sono icone che integrano anche brevi clip audio, con suoni come risate, applausi o il classico rullo di tamburi, associati alle faccine più utilizzate dagli utenti. Inizialmente ci saranno 27 Soundmoji, che comprendono anche clip audio di artisti, film e serie tv, ma il loro numero verrà ampliato in futuro.


TE LO DICE MASSIMO LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA,

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IL CAMPIONE

DOMANDE E RISPOSTE

DEI QUIZ TV

Perché in Inghilterra non si trovano più nani da giardino?

Moscow Ministry agriculture and

INSER SPECI TO ALE!

Cosa c’entrano le mucche con la realtà virtuale?

QUANTO DURA IL RELAX POST VACANZA?

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> Com’è nata la lingerie? > Quanto può vivere al massimo un essere umano? > Quali sono i 10 cibi che rendono più felici?

INDICE PAGINE

ANIMALI 134 • TECNOLOGIA 138 • SCIENZA 140 • AMORE E SESSO 144 • STORIA 146 • TE LO DICE MASSIMO 150 • NATURA 154 • ECONOMIA 156 • SALUTE 158 • SOCIETÀ 162 • ARTE E CULTURA 164 • CIBO 166 • SPORT 168 • UNIVERSO 172 • PSICHE174


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ANIMALI

TOPO SPINOSO

PANGOLINO

ESISTONO ANIMALI CHE “DEVONO LA PELLE”... ALLA LORO PELLE?

C’È CHI MUTA, CHI SI MIMETIZZA, CHI SACRIFICA UN PEZZO DEL SUO CORPO O L’INTERO INVOLUCRO, CHI LA USA PER RESPIRARE E CHI PER RISCALDARSI.

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GIRAFFA

ì, per esempio il diavolo spinoso (Moloch horridus), piccola e pacifica lucertola dei deserti australiani dall’aspetto mostruoso, può bere grazie alla pelle perfettamente adattata all’aridità: i canalicoli che la solcano portano alla bocca la pochissima umidità presente nell’ambiente. Il coccodrillo invece (famiglia Crocodylidae) anche stando immerso riesce a percepire la più piccola increspatura del pelo dell’acqua, provocata da una preda, grazie alle chiazze nere che ha sulla pelle del naso e intorno alla bocca, che sono in realtà terminazioni nervose. CAPACITÀ DA MUTANTI. Tra chi deve nascondersi per sopravvivere, il camaleonte nano di Smith (Bradypodion taeniabronchum) riesce a sfuggire ai predatori cambiando il colore della pelle in pochi millisecondi, adattandosi ai difetti nella capacità visiva del predatore che lo sta cacciando. Tutti gli anfibi, poi, possono respirare anche attraverso la pelle, ma la rana del Borneo dalla testa piatta (Barbourula kalimantanensis) respira solo così, tanto che è addirittura priva di polmoni. Ci sono anche diversi animali che sfuggono ai predatori sacrificando la coda o interi arti, ma gli unici mammiferi conosciuti che possono sacrificare gran parte della propria pelle sono le diverse specie di topo spinoso africano (del genere Acomys). E questa poi ricresce, completa di follicoli piliferi, ghiandole sudoripare, pelliccia e cartilagine, senza lasciare nessuna cicatrice. In natura ci sono poi animali che hanno tramutato la propria pelle in una flessibile armatura, come le diverse specie di pangolino (rappresentanti dell’ordine dei folidoti, Pholidota), che hanno sviluppato grandi scaglie

David Bickford/National University of Singapore

RANA DEL BORNEO

sovrapposte fatte di cheratina (come le nostre unghie); sono organizzate in questo modo: se una viene rotta da un predatore, la frattura si diffonde sull’intera superficie così il tessuto molle sottostante non viene compromesso. RESISTENTI A OGNI SOLLECITAZIONE. E c’è chi deve difendersi dalle prede che caccia, come il capodoglio (Physeter macrocephalus), che ha la pelle più spessa del regno animale: la sua cute misura fino a 35 cm sulla testa, con uno strato di grasso sottostante. Così può difendersi dai tentacoli dei calamari giganti dei quali si nutre, lunghi fino a 18 m e ricoperti da centinaia di ventose che racchiudono denti aguzzi, ma anche resistere alle enormi pressioni delle profondità alle quali si immerge per cacciarli. Si è scoperto anche che le strisce del manto delle zebre (sottogenere Hippotigris) servono a confondere in fase di atterraggio insetti ematofagi e portatori di malattie, come i tafani. A TEMPERATURA VARIABILE. Mentre, restando nelle savane africane, le macchie scure sul manto della giraffa (Giraffa camelopardalis) svolgono un importante ruolo nella termoregolazione, perché ospitano un complesso reticolo di vasi sanguigni e delle grosse ghiandole sudoripare. La pelle più curiosa, però, è quella di una lumaca di mare, la Elysia chlorotica, che negli individui adulti è verde perché costituita dai cloroplasti delle alghe delle quali si nutre, che non digerisce completamente. In questo modo può utilizzare le sostanze prodotte dalla fotosintesi, che continua a svolgersi, per nutrirsi. Una vera e propria “lumaca a energia solare”! Daniele Venturoli

NEL DESERTO Il diavolo spinoso, piccolo rettile che usa la pelle per raccogliere l’acqua che poi beve.

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CAPODOGLIO


AMORE E SESSO

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Perché ci baciamo con gli occhi chiusi?

In quei momenti di intimità, non riusciamo a concentrarci su due sensazioni contemporaneamente. È quanto risulta da uno studio degli psicologi della Royal Halloway, presso l’Università di Londra. Nel corso dei loro esperimenti i ricercatori hanno notato che, durante il bacio, il cervello ha bisogno di rivolgere l’attenzione a ciò che si sta facendo, e per questo si chiudono le palpebre. Tenerle aperte potrebbe infatti indurre a distrarsi, guardando l’ambiente circostante o continuando a pensare all’attività in corso fino a un attimo prima del bacio. In un test, a 16 volontari è stato chiesto di svolgere compiti mentali e visivi mentre dei dispositivi applicati alle loro mani emettevano leggere vibrazioni. I risultati hanno mostrato che i partecipanti erano meno sensibili alle stimolazioni tattili mentre erano impegnati in attività visive. Il cervello, infatti, faticherebbe a elaborare gli input visivi in presenza di un altro stimolo sensoriale, specialmente se legato al tatto. Così, secondo i ricercatori, chiudere gli occhi rende disponibili maggiori risorse mentali da dedicare ad altri aspetti della nostra esperienza, come le sensazioni percepite da labbra e lingua. R.M.

QUALE PARTE DEL CORPO È PIU SEXY NEL GLOBO? D

ai piedi al collo, passando per l’accentuata “rotondità” delle forme, ogni cultura ha declinato in diverso modo i propri canoni estetici, che riguardano soprattutto la bellezza femminile e possono addirittura risultare opposti a seconda del luogo in cui ci troviamo. Di seguito, alcune delle più curiose particolarità estetiche considerate sexy in varie parti del globo. PIEDI. In molti Paesi orientali, fra le parti del corpo femminile più ammirate dagli uomini ci sono i piedi, ma con valutazioni opposte: in Indonesia, più sono grandi più sono sensuali, mentre la cultura tradizionale cinese li vuole minuscoli. DENTI STORTI. Se in Occidente una dentatura irregolare è vista come un dettaglio inestetico da correggere, in Giappone le ragazze che sfoggiano un sorriso con due canini sporgenti (caratteristica definita “yaeba”) sono considerate par-

ticolarmente attraenti, tanto che molte arrivano addirittura a farseli impiantare chirurgicamente. COLLO LUNGO. Nella tradizione birmana e thailandese (nella foto una ragazza birmana di etnia Karen), fin da bambine le donne indossano al collo una fila di anelli di ottone, sempre più numerosi con il passare degli anni, allo scopo di allungarlo. Tale particolarità è vista come un segno di grande fascino, anche se crea non pochi problemi di postura. LA PELLE. Nella cultura occidentale contemporanea, la tintarella rientra tra i canoni di bellezza più comuni, ma in vari Paesi dell’Estremo Oriente (tra cui Cina, Giappone, Thailandia e Corea) è tutto il contrario: ripararsi dal sole e apparire con una pelle candida, per le donne, è segno di estremo fascino. LA PANCIA. Essere magri non è sempre un pregio: nella tradizione della Mauri-

ESISTE UNA “GEOGRAFIA DELLA SENSUALITÀ” E OGNI POPOLO HA LA SUA CLASSIFICA DI GRADIMENTO. LA PANCETTA, PER ESEMPIO, IN CERTI POSTI PIACE DA IMPAZZIRE.

tania, per esempio, le ragazze in sovrappeso sono particolarmente apprezzate. Il motivo? Tale peculiarità fisica è segno di benessere e per questo le ragazze più “rotonde” hanno maggiori chance di seduzione. Lo stesso vale, in molte culture africane, anche per gli uomini. LE GAMBE. Uno studio dell’Università di Cambridge ha scoperto che la parte del corpo maschile più gradita alle donne (almeno in Occidente) sarebbero le gambe, purché siano proporzionate in lunghezza al resto del corpo: quelle “perfette” dovrebbero misurare circa la metà dell’altezza complessiva. LE LABBRA. Le labbra carnose sono apprezzate in quasi tutto il mondo sia negli uomini sia nelle donne, ma per le tribù etiopi dei Surma e dei Mursi le proporzioni ideali sono particolari: le donne vi applicano un disco d’argilla nella parte inferiore, una specie di piattino di volta


Col sole si flirta di più?

Massimo Manzo

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in volta sempre più grande, segnalando così il loro grado di maturità sessuale. LE CICATRICI. Più che una imperfezione da nascondere, per gli uomini e per le donne di varie culture dell’Africa subsahariana (come la tribù etiope dei Karo) le cicatrici, visibili in tutto il corpo e spesso autoprodotte, sono il non plus ultra della bellezza. IL VOLTO (TATUATO). Per i Maori non basta avere un viso espressivo e proporzionato per essere belli: a contare sono infatti i tatuaggi presenti sul volto e soprattutto sulla testa, considerata sacra e spesso adornata da piercing e gioielli. IL FONDOSCHIENA. Il lato B è forse la parte del corpo con il maggior numero di “ammiratori” in vaste porzioni del globo, in particolar modo in Brasile, nazione in cui la sua “rotondità” è tra i simboli di bellezza a cui le donne tengono di più.

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P

roprio così, se si vuole sedurre qualcuno conviene provarci in una bella giornata assolata. Da alcune ricerche risulta che il sole influenza i comportamenti sociali: per esempio, rende le persone più propense ad aiutare gli estranei, a rispondere a un sondaggio e a lasciare mance consistenti al ristorante. Così, uno psicologo dell’Università della Bretagna Meridionale (Francia) si è chiesto se incida anche sul corteggiamento. Nel suo esperimento un uomo ha abbordato donne che camminavano da sole per strada cercando di ottenere il loro numero di telefono. BUON UMORE. Nei giorni di sole le donne erano più disponibili a essere avvicinate e a flirtare con lui, arrivando a dargli il proprio numero: oltre un quinto (22,4%) lo ha fatto quando c’era il sole e solo il 13,9% nei giorni nuvolosi. Ma è proprio il sole, non il caldo, a fare la differenza: i tentativi di approccio sono avvenuti in giorni in cui la temperatura era all’incirca la stessa. Per lo studioso l’effetto è dovuto al buon umore, favorito dal sole: può aver reso le donne più rilassate e il seduttore più disinvolto e convincente. M.Z.


PSICHE

QUANTE PERSONALITÀ ESISTONO?

I

ntelligenti e intraprendenti, gli “argomentatori” hi possiede questa non amano la routine e personalità tende ad difficilmente restano legati assumere ruoli da leader, a lungo a un impegno, disponendo di carisma andando sempre e fiducia in sé fuori dal alla ricerca di nuovi comune, in grado di stimoli. Sono curiosi e trascinare le folle a un rappresentano circa obiettivo comune e il 3% delle persone. a risolvere problemi Sono così Tom organizzativi. La Hanks e Céline rappresentano Dion. ppartiene a circa il 3% della Steve Jobs popolazione. I “logici” si vantano e Margaret della loro inventiva e creatività, sono Thatcher. razionali, contemplativi e sono portati a risolvere i problemi. Appaiono però spesso troppo critici. Albert Einstein, Kristen Stewart. na delle

STANDO ALL’INDICATORE MBTI (MYERS-BRIGGS TYPE INDICATOR), DERIVATO DALLA TEORIA DEI “TIPI PSICOLOGICI” DI CARL GUSTAV JUNG, NE ESISTONO SEDICI E SONO TUTTE FIGLIE DI COMBINAZIONI TRA OTTO DIVERSE “CARATTERISTICHE DICOTOMICHE" (VEDI SOTTO) DEL NOSTRO CARATTERE. A FIANCO LA DESCRIZIONE DI OGNI TIPO DI PERSONALITÀ, CON LA SIGLA CORRISPONDENTE. PROVATE A INDIVIDUARE LA VOSTRA!

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arliamo di una delle personalità più diffuse, che è condivisa da circa il 13% della popolazione. Le caratteristiche del “logista” sono risolutezza e integrità, unite a un desiderio più forte della media di ordine e di organizzazione. George Washington, Angela Merkel.

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Disegni di Katia Belli

• E: estroversione • I: introversione • S: sensitività • N: intuizione • T: ragionamento • F: sentimento • J: giudizio • P: percezione 174 | Focus

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i tratta di una tipologia caratteriale diffusa in circa il 13% della gente. Il “difensore” è un paladino affettuoso, ma anche in grado di 11% circa tirare fuori gli artigli per proteggere della i propri cari. Come Vin Diesel e la popolazione “consoli” regina Elisabetta II. appartiene a sono persone questa tipologia. straordinariamente Tra gli “esecutivi” premurose, socievoli abbondano famosi e benvolute, spesso leader politici ed pronte ad aiutare il economici, caratterizzati prossimo. Costituiscono da una spiccata capacità circa il 12% della di amministrare e gestire popolazione e riescono cose e persone. Frank spesso a portare a termine Sinatra, Laura Linney. i propri progetti. Come Bill Clinton e Jennifer Lopez.

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8 tratti opposti in sigla

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Simone Valtieri

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personalità più rare e più capaci, appartenente a circa il 2% della popolazione. Gli “architetti” spingono se stessi e gli altri su standard elevati, sono individualisti e visionari, ma anche scettici. Come Elon Musk e Michelle Obama.

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ntroversi e proiettati sul futuro, stimolanti e instancabili, i “sostenitori” ttimista, idealista, leale e sono molto rari e alla ricerca del buono, costituiscono circa l’1% anche nelle persone o negli della popolazione. Ciò eventi peggiori. Sono nonostante sono in queste le caratteristiche grado di lasciare il principali dei proprio segno nel “mediatori”, un profilo n po’ mondo. Come che riguarda circa il come i comandanti, Nelson Mandela 4% delle persone. i “protagonisti” sono dei leader e Lady Gaga. Lo rappresentano naturali, dotati di passione e carisma.

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Formano circa il 2% della popolazione e abbondano tra politici, allenatori e insegnanti. Hanno bisogno dell’approvazione altrui. Barack Obama, Jennifer Lawrence.

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uando si ha a che fare con un “attivista” ci si trova innanzi a un vero spirito libero: entusiasta, creativo e socievole. Le persone con questa personalità sono l’anima della festa e rappresentano circa il 7% delle persone. Come Meg Ryan e Robert Downey Jr.

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nimatori spontanei, gli “intrattenitori” sono sempre pieni di energie ed entusiasmo, amano lavorare in gruppo e proprio per questo riescono facilmente a rendere la vita di chi hanno intorno meno noiosa. Elton John e Marilyn Monroe.

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l 5% del genere umano fa parte della alla categoria dei “virtuosi”, i cui appartenenti si distinguono per la capacità di destreggiarsi in numerosi campi, per il loro senso pratico e per la capacità di sperimentare con coraggio. Come Michael Jordan e Milla Jovovich.

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ra gli affascinanti “avventurieri” si annidano dei veri artisti, con spiccate caratteristiche individualiste ma capaci anche nergici, di essere flessibili e pronti a intelligenti esplorare per sperimentare qualcosa e perspicaci, di nuovo. Come Michael Jackson e gli “imprenditori” Frida Kahlo. hanno un grosso impatto sull’ambiente circostante e sono sempre pronti a vivere al limite. Rappresentano circa il 4% della popolazione. Ne fanno parte Bruce Willis e Madonna.

E

Focus | 175


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