Focus 365 - Marzo 2023

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Passiamo ore seduti (male) in ufficio, a scuola, al computer e nel frequente smart working

CONSIGLI E REGOLE PER LIMITARE PATOLOGIE SEMPRE PIÙ DIFFUSE

21 FEBBRAIO 2023 MARZO 2023 € 4,90 IN ITALIA 365 Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € F 9,00 € D 11,70 € LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 10,90 Chf CH CT 10,70 Chf USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP WORMHOLE A CACCIA DEI TUNNEL DELL’UNIVERSO CHE DEFORMANO IL TEMPO AMBIENTE COSA SUCCEDEREBBE SE SPARISSE LA FORESTA AMAZZONICA EVOLUZIONE GLI ANIMALI DI CITTÀ SONO DIVENTATI DIVERSI DAI LORO PROGENITORI NUMERO DOPPIO CON DOMANDE&RISPOSTE SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO
MAL DI SEDIA

8 Gelidoscopio

13 Lingua stampata in 3D

14 Facciamo spazio

16 La scienza dei fenicotteri

19 Terre rare in Europa

20 Il ruggito del vulcano

28 Il verde in numeri dossier

30

HOMO SEDENS

17

Scoprire e capire il mondo

Alberi e parchi cittadini in numeri

Salute

Ci siamo evoluti per muoverci e camminare, non per stare in poltrona. Per questo la vita sedentaria è causa di piccoli e grandi mali, dal dolore cervicale a quello alla schiena. Per evitarli, però, spesso basta qualche buona regola di comportamento.

36 MA OGNI SPORT HA LA SUA PENA

Anche nell’indispensabile attività fisica che svolgiamo bisogna conoscere i movimenti giusti ed evitare gli eccessi. Altrimenti si rischia di ottenere l’effetto opposto.

40

le scoperte del webb

GLI ASILI NIDO DELLE STELLE

Grazie alle nuove immagini all’infrarosso, è possibile spiare oltre le coltri di polveri e gas dentro cui nascono gli astri con i loro pianeti.

44 mondo

8 MILIARDI DI... SFIDE

Gli abitanti della Terra sono aumentati di un miliardo in soli 11 anni. È il limite? No, ma per mantenerci dovremo cambiare abitudini e consumi, così da permettere alle risorse del Pianeta di rigenerarsi.

50 evoluzione URBANIMAL

Animali e piante che si adattano all’ambiente urbano vanno incontro a trasformazioni profonde e inattese.

MULTIMEDIA

Pagine animate

Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.

Focus | 3 In copertina: Foto portante: Shutterstock; Sotto da sinistra: Shutterstock; Getty Images; inqnet/A. Mueller.
Arriva un vaccino per le api
PRISMA
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www.focus.it 365 MARZO 2023 28

56 tecnologia CONTRATTHACKER

Cronaca di una giornata nel Global Security Operation Centre di Leonardo, dove si contrastano i cyber criminali.

62 archeologia LA BELLA E LA MUMMIA

La storia, ricostruita con analisi e ricerche, di una donna vissuta in Egitto quasi 2.000 anni fa.

68 medicina

IL VIRUS CON IL CALENDARIO

Il clima, i fattori biologici e i nostri comportamenti fanno sì che tanti malanni, a partire dall’influenza, spariscano in primavera e tornino in autunno.

74 tecnologia

CADO E TORNO

L’airbag indossabile è un prodotto hi-tech progettato ormai per tanti sport a rischio caduta. Ecco come si costruisce e come funziona.

82 ambiente SE SPARISSE L’AMAZZONIA

Ci sarebbero conseguenze a cascata dal cielo alla terra, dal mare fino ai ghiacciai.

88 cifrario economico

MAPPA DEGLI EVENTI ESTREMI

Il cambiamento climatico ha reso più frequenti e distruttivi i fenomeni atmosferici più violenti.

90 il fattore C

MI SCAPPA LA CURA

C’è poco da storcere il naso: il trapianto fecale è una cura per infezioni intestinali difficili da trattare.

96 il fattore C

NIENTE POPÒ DI MENO

Di cetaceo, di pinguino o di elefante, la cacca nel ciclo naturale svolge tante funzioni vitali. E, in fondo, serve anche a noi. Ecco alcuni esempi.

100 scienza LASCIATE OGNI SPAZIO-TEMPO VOI CHE ENTRATE

I wormhole sono ipotetici tunnel spazio-temporali previsti da Einstein. Ora un team sostiene di averne creato uno in un computer quantistico di Google.

106 scienza DI QUANTO IN QUANTO

Cinque parole chiave per capire la fisica quantistica.

108 comportamento PARLARE DA SOLI

A chi non capita di confabulare tra sé e sé? Si tratta di un fenomeno normale dovuto alla struttura del cervello, che pensa (quasi sempre) a parole.

116 Family Economy per Focus/6 L’INFLAZIONE

Perché la perdita di potere d’acquisto condiziona così tanto la nostra economia.

167 Laboratori per bambini a Milano

4 | Focus
7 L’oblò 98 Tipi italiani 113 Academy 164 MyFocus 166 Cartellone 168 Giochi RUBRICHE
Ci trovi anche su:
Speciale 122 AMORE E SESSO 124 ANIMALI 128 TECNOLOGIA 130 SCIENZA 132 STORIA 136 TE LO DICE... D&R 138 NATURA 140 ECONOMIA 142 SALUTE 146 SOCIETÀ 148 ARTE E CULTURA 150 CIBO 152 UNIVERSO 154 PSICHE 158 SPORT

C A

CHE VOLO!

Tre cadute attutite dagli airbag indossabili: da cavallo, dalla moto (il pilota Remy Gardner durante una gara di MotoGP, sopra) e sulla neve, a destra).

The New York Times/Contrasto
Getty Images
tecnologia

TORNO

L’airbag indossabile è un prodotto hi-tech progettato ormai per tanti sport a rischio caduta. Attutisce l’impatto e riduce (o annulla) i danni. Ecco come si costruisce e come funziona.

O e Franziska Gilli/Laif/Contrasto Focus | 75

CADUTE

Un giubbotto gonfiabile per ciclisti su un manichino durante una dimostrazione in Germania. Nel 2021 in Italia gli incidenti stradali con biciclette sono stati 15.771, con 220 morti (dati Aci-Istat).

Chissà se 70 anni fa l’ingegnere statunitense

John W. Hetrick avrebbe immaginato le mille declinazioni che la sua invenzione avrebbe assunto nel tempo. Forse no, perché quando il 18 agosto 1953 depositò il brevetto del primo “pallone ad aria”, precisò che fosse “destinato agli autoveicoli” anche se la prima auto a dotarsene apparirà solo venti anni più tardi, a causa della ritrosia degli automobilisti e degli alti costi di realizzazione. Oggi, invece, non soltanto tutti i costruttori sono obbligati a installarli sulle loro macchine (inventandone sempre di nuovi e maggiormente efficaci, vedi pagine seguenti), ma gli airbag vengono utilizzati in una moltitudine di ambiti, dalle missioni aerospaziali al ciclismo, dalla subacquea allo sci, dall’ippica al motorsport. Tra questi dispositivi i più utili sono quelli indossabili, che quotidianamente salvano la vita a migliaia di persone.

INVENZIONE UNGHERESE

La storia delle protezioni inserite nei capi d’abbigliamento è recente: il primo brevetto risale al 1977 e appartiene a un ingegnere ungherese di nome Tamas Straub che descrive un giubbotto gonfiabile tramite una valvola collegata a un cavo. Per la commercializzazione oc-

correrà attendere diverse decadi, ma nel frattempo, prima che gli airbag fossero incorporati in tute come quelle dei piloti della MotoGP, che si espandono proteggendo petto, spalle e colonna vertebrale dai violenti urti con il terreno, la Honda ne brevettò uno poco fortunato su un modello di motocicletta, la GoldWing del 2007. Il funzionamento era del tutto simile a quello automobilistico, ma pressoché inutile dato che spesso in caso di incidente il centauro viene sbalzato in aria o scivola sull’asfalto.

Qualche anno prima, nel 2003, l’imprenditore italiano Lino Dainese, presidente e fondatore dell’omonima azienda vicentina, aveva iniziato a lavorare assieme al suo team a un moderno prototipo di equipaggiamento di sicurezza, arrivando a effettuare i primi test nel 2006. Ne nascerà il marchio “D-Air” evoluto in brevissimo tempo grazie alle esigenze dei piloti da corsa, per i quali l’airbag è obbligatorio dal 2018.

Le sue primissime versioni si gonfiavano all’esterno della tuta, soprattutto intorno alla zona del collo e delle spalle, mentre oggi il rigonfiamento avviene esclusivamente all’interno della stessa e protegge praticamente tutto il busto.

Il sistema è innescato da una serie di sensori che rilevano in tempo reale ogni minima variazione di movimento, ed è

collegato a un Gps che riesce a capire se il pilota è ancora sul tracciato o sta finendo fuori pista.

COME FUNZIONANO

Semplificando, esistono due tipi di airbag per i motociclisti: quello meccanico e quello elettronico. Il primo riprende l’idea di Straub: la giacca o il gilet di chi guida sono connessi alla moto da un cavo che si sgancia in caso di caduta, azionando una o più bombolette. Queste riescono a gonfiare la sacca d’aria interna in meno di due decimi di secondo. Vi sono però alcune controindicazioni: se si perde l’equilibrio a basse velocità, il cavo potrebbe restare attaccato; oppure, se si dimentica di sganciarlo prima di scendere dalla moto, l’impianto si attiverebbe di colpo.

Più efficace e sofisticato è il secondo sistema, progettato e realizzato soprattutto da aziende italiane all’avanguardia (Alpinestars, per esempio, è una di esse) e in uso anche nella MotoGP e in altre competizioni. Grazie a una serie di accelerometri e giroscopi (tre ciascuno in MotoGP) che rilevano decelerazione e movimenti oscillatori in tempo reale, una centralina elettronica con una memoria di 2 GB riesce – sfruttando specifici algoritmi di intelligenza artificiale – a capire che tipo di incidente si sta verificando e a inviare l’input a due bombolette di gas

Si gonfiano in meno di 25 millesimi di secondo e creano un rigonfiamento di 5 cm
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Getty Images

che provvedono a gonfiare le protezioni in meno di un decimo di secondo (dai 15 ai 25 millesimi per la MotoGP). In questo caso, però, non parliamo di “semplici” palloncini: le due stoffe laminate del capo di vestiario, infatti, sono collegate internamente da migliaia di microfilamenti che al passaggio dell’aria limitano l’espansione dello stesso a una lunghezza omogenea (attorno ai 5 centimetri), rendendo il rigonfiamento fedele alle fattezze del corpo. Questo fa sì che la tuta, una volta gonfiata, mantenga la sua nuova forma e non venga alterata da un impatto, assorbendo fino all’85% in più di energia rispetto al paraschiena.

TEST SEVERI

Per essere omologato, l’abbigliamento tecnico di sicurezza deve rispondere a rigorosissimi canoni di certificazione e dimostrare di proteggere efficientemente la colonna vertebrale e la cassa toracica. I test sono condotti negli stessi laboratori dei crash test e prevedono prove di impatto frontale, posteriore e laterale. Grazie all’utilizzo di riprese in slow motion ad alta definizione, inoltre, vengono verificati i tempi di reazione della centralina a ogni tipologia di impatto, controllando che il rigonfiamento avvenga entro gli standard e che preceda con un margine di sicurezza l’eventuale urto. Le giacche dilatate dall’esplosione, infine, vengono sottoposte a prove di compressione e devono resistere a carichi diretti superiori a una tonnellata.

ANCHE PER CHI LAVORA

Sotto e a lato, la realizzazione di alcuni prototipi di airbag indossabili nei laboratori di Dainese, l’azienda italiana che prima al mondo li ha realizzati e che oggi offre anche protezioni gonfiabili per gli operai nei cantieri o per chi lavorando a diverse altezze possa farsi male cadendo.

DOPPIO STRATO HI-TECH

Nell’infografica sotto, un airbag indossabile prodotto dall’azienda italiana Alpinestars è diviso a metà. A sinistra la parte visibile, sotto cui si nascondono i sensori (giroscopi e accelerometri), la centralina elettronica e le camere d’aria di protezione

1 2 4 5 6 3
(a destra). 1 Sensori. Vanno da 6 a 12, nelle versioni da gara. 2 Centralina elettronica. 3 Cartucce (2) di gas argon per gonfiare l’airbag. 4 Camera d’aria interna. 5 Protezione estesa della spalla. 6 Copertura organi vitali: schiena, spalle, reni, petto. Cristiano Bendinelli/The New YorK Times/Contrasto
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Cristiano Bendinelli/The New YorK Times/Contrasto

IL CONTROVERSO Q-COLLAR

Ultimo nato tra i sistemi di protezione indossabili è il cosiddetto Q-Collar. Questo dispositivo a forma di U, apparso al collo di alcuni giocatori professionisti di football americano, servirebbe a proteggere il cervello degli atleti, ma non mancano dubbi circa la sua efficacia. Inventato dal dottor David Smith della NorthShore University e prodotto dall’azienda statunitense Q30

Innovations, consiste in un collare in silicone che basa il suo funzionamento su un principio molto semplice: premendo quel tanto che basta il collo di un atleta, diminuisce il flusso di sangue apportato dalla vena giugulare alla testa, riducendo così il rischio di danni derivanti dai traumi subconcussivi, ossia da quegli urti più lievi e ripetuti tipici degli sport di contatto. Il pericolo, però, sembrerebbe soprattutto psicologico: gli atleti, sentendosi protetti dal collare, sarebbero spinti a prendersi maggiori rischi, accrescendo così la possibilità di impatti più violenti che potrebbero provocare gravi traumi cranici. Se dunque in sport come rugby, lacrosse e football occorre ancora stabilirne l’utilità, il Q-Collar sembrerebbe invece efficace in discipline come il bob, visti i ripetuti micro-urti che le teste degli atleti subiscono a ogni curva picchiando a destra e a sinistra sui bordi della loro slitta.

E sulle

PER SCIATORI E FANTINI

Per una questione di similitudine nella tipologia di urto e nelle dinamiche di impatto, gli accessori per gli sciatori sono analoghi a quelli dei motociclisti. Anche in questo caso, infatti, gli airbag sono inglobati nelle tute e nelle giacche tecniche, con un funzionamento identico: i compressori sono attivati da un sistema di giroscopi e sensori che comunicano con un chip in grado di capire se si è perso l’equilibrio. In tal caso, un decimo di secondo è sufficiente per riempire le sacche con una decina di litri d’aria, indispensabili per proteggere soprattutto collo, schiena e bacino del malcapitato. Tutti i più recenti equipaggiamenti funzionano con batterie al litio ricaricabili e sono dotati di un sistema Gps di localizzazione, salvifico soprattutto in caso di valanghe. A tal proposito, per escursionisti e alpinisti esistono particolari zainetti con all’interno degli airbag rossi (facilmente individuabili nel bianco della neve) da attivare manualmente o elettronicamente, pensati per mantenere “a galla” l’escursionista impedendo che venga sommerso dalla slavina.

Della medesima tipologia fanno parte anche i gilet per i fantini e i ciclisti, tant’è vero che in commercio si trovano prodotti multiuso utilizzabili sugli sci, a cavallo o in bici. Un altro accessorio salvifico per chi va in bicicletta si è rivelato

essere l’airbag per la testa. Indossabile come un collare, tale dispositivo è stato brevettato e sviluppato dall’azienda svedese Hövding, che ne detiene i diritti vendendolo a circa 300 euro il pezzo. Consiste in un avvolgente cuscinetto dotato di un sensore che si attiva alla chiusura della sicura e che monitora 200 volte al secondo i movimenti del ciclista.

In caso di caduta, l’accelerometro innesca l’airbag che si gonfia in un decimo di secondo, proteggendo tutta la testa. Uno studio dell’Università di Stanford ha definito tale dispositivo otto volte più sicuro di un tradizionale caschetto, suggerendo alla casa scandinava il motto per la campagna pubblicitaria: “il miglior elmetto per ciclisti che non è un elmetto”. Sempre a proposito di sicurezza per la testa, ma tornando alle moto, all’Eicma 2022, l’annuale salone del ciclo e motociclo che si tiene a Milano, è stato presentato il primo casco con airbag incorporato. A realizzare quello che per ora è solo un prototipo, è stata la giovane ingegnera Roberta Descrovi per i marchi Airoh e Autoliv. Il casco contiene, in un vano sopra la visiera, un cuscinetto gonfiabile che si avvale di una tecnologia simile a quella utilizzata dagli airbag automobilistici e che, in caso di impatto, sarebbe in grado di diminuire i valori di accelerazione lineare della testa e preservarla dunque da pericolose lesioni.

All’inizio ci fu la Oldsmobile Toronado del 1973, la prima vettura al mondo dotata di airbag di serie, lato guidatore e passeggero. All’epoca, però, si guardava con scetticismo alla novità: non sembrava sicuro viaggiare con un esplosivo a bordo dell’auto, peraltro a pochi centimetri dal volto, e così, dal 1977, i gonfiabili salvavita scomparvero, salvo ripresentarsi oltreoceano nel 1981 sulla Mercedes Serie S.

Nell’Unione Europea, invece, divennero obbligatori su ogni macchina immatricolata a partire dal 2002. Tale norma, unita a quelle sempre più severe sui crash test, produsse una “esplosione” di modelli speciali, che si sono aggiunti a quelli tradizionali.

SOPRA, DIETRO, A FIANCO

Oggi una macchina può essere equipaggiata con airbag laterali e superiori (che escono dai vani e dai montanti delle portiere), per i passeggeri posteriori (contenuti negli schienali dei sedili anteriori), per le ginocchia (peraltro avversati da alcuni studi, che li ritengono pericolosi per le articolazioni) e non solo.

L’ultima novità in ordine di tempo è installata sulla Honda Jazz, l’utilitaria che detiene il record di airbag per la categoria (ben dieci): si tratta di un cuscinetto centrale posizionato tra i sedili anteriori, utile a non far picchiare tra loro le teste e le spalle dei passeggeri.

Oltre al posizionamento, si sta evolvendo anche la morfologia di questi dispositivi di sicurezza, che presentano forme sempre più ergonomiche e avvolgenti, in particolare quelli laterali e per i passeggeri posteriori, che sono in grado di tutelare un’area maggiore del corpo.

La coreana Kia sta anche studiando una nuova tipologia di protezione secondaria – il Multi Collision Airbag System – utile in caso di un tamponamento a

Le ultime novità sono gli airbag per i seggiolini dei bambini e per i pedoni.
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AP/Lapresse

catena e concepita per proteggere i passeggeri dagli impatti successivi. Questi airbag di riserva vengono allertati dal primo urto, gonfiandosi solo all’approssimarsi di un secondo scontro e solo se il posizionamento dei passeggeri non è stato nel frattempo compromesso.

Un’altra interessante novità riguarda lo studio di un prezioso accessorio, il seggiolino per bambini con airbag incorporato. Messo in vendita per la prima volta nel 2021 dall’azienda tedesca Cybex, è riservato ai bimbi da un anno in su, quelli che per legge possono viaggiare nel senso di marcia.

Il pallone a forma di C è contenuto nel fascione centrale di sicurezza del seggiolino e si apre in meno di un centesimo di secondo con un sistema del tutto autonomo da quello dell’auto, in grado di riconoscere la differenza tra una brusca frenata e un impatto, e che, una volta attivato, avvolge il piccolo.

PROTEZIONI ESTERNE

Per trovare innovazioni, però, non bisogna guardare solo all’interno della macchina. Se per prima, nel 2012, è stata la svedese Volvo V40 a montare una protezione esterna che si espande tra cofano e parabrezza al fine di tutelare eventuali pedoni o ciclisti investiti, oggi sono parecchie le auto ad averne montata una analoga, e la prossima frontiera è rappresentata dagli airbag laterali e fron-

tali. Sul tema sta lavorando da anni l’azienda tedesca ZF che ha messo a punto un accessorio da integrare nelle fiancate di svariati modelli di autovettura.

Il prototipo esiste già e il “cuscinone” (tra i 280 e i 400 litri a seconda del modello) è in grado di gonfiarsi in meno di 15 centesimi di secondo, resistendo a pressioni elevatissime. La parte complicata, però, riguarda il tempismo, perché la centralina, prima di dare il via all’innesco, deve essere certa che l’incidente non sia più evitabile, studiando in una frazione di secondo decine di parametri tra cui: angolo di sterzo, velocità, variazione della stessa durante l’impatto, direzione principale della forza, pressione sul pedale del freno, presenza degli occupanti, utilizzo delle cinture, entità delle decelerazioni e dell’accelerazione pre-urto, ordine degli impatti e, persino, giri motore e marcia inserita.

PALLONI OVUNQUE

A sinistra, un recente modello Hyundai con gli airbag gonfiati.

COME FUNZIONA

L’airbag da auto è un cuscino realizzato in materiale sintetico che si riempie d’aria in circa 3 centesimi di secondo grazie a una piccola carica esplosiva. La detonazione è controllata da un chip collegato ai sensori di movimento. L’uso di un piccolo ordigno a base di azoturo di sodio (un propellente solido) è necessario in quanto è il modo più rapido per dilatare l’aria e gonfiare quasi istantaneamente l’airbag. In fase di montaggio, i cuscini ripiegati sono cosparsi di talco in modo che i tessuti non si incollino tra loro: per questo motivo, quando l’airbag esplode, produce una nuvola biancastra.

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automobili?
POSIZIONE DI RIPOSO DURANTE LA COLLISIONE SENSORE D’URTO SENSORE D’URTO AIRBAG AIRBAG GONFIATORE GONFIATORE GAS
Getty Images
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United States Department of Transportation (2)

niente popò di meno

Di cetaceo, di pinguino o di elefante, la cacca nel ciclo naturale svolge tante

funzioni vitali. E, in fondo, serve anche a noi. Ecco alcuni esempi.

96 | Focus il fattore C
di Giovanna Camardo

Gli scarabei stercorari ci fanno di tutto. La mangiano, vi depongono le uova – così le larve saranno circondate dal cibo – e la usano come dono per convincere una femmina a fidanzarsi con loro: in fondo è più utile di quella sterile (seppur bellissima) forma di carbonio che usiamo noi umani e che chiamiamo diamante. Ma questi insetti non sono i soli, perché la cacca in natura (e pure per noi) è una risorsa fondamentale.

Gourmet degli scarti

Gli scarabei stercorari (circa 6.000 specie) sono forse i più noti tra gli organismi che si cibano delle fibre e dei nutrienti di cui le feci sono ricche. Alcune specie formano palline di sterco che fanno rotolare via e seppelliscono, per poi deporvi le uova o consumarle con calma: per gli Egizi, il dio-scarabeo Khepri muoveva il Sole appena sorto nel cielo così come questi insetti spingono le loro meno celesti sfere.

Fa bene pure ai coralli

Nelle colonie costiere dove gli uccelli marini si riproducono c’è una cosa che abbonda: il guano. E le sostanze che contiene finiscono sulla terra (per esempio l’azoto, estratto dall’azione dei batteri, va nel suolo in forme assorbibili dalle piante), in aria (l’azoto si disperde in atmosfera, in forma di ammoniaca) e in mare. Di fatto questi uccelli con le loro deiezioni – un mix di feci e pasta di acido urico che sostituisce la pipì – sono il motore di un colossale trasferimento di nutrienti. Tiago Osorio Ferreira dell’Università di San Paolo (Brasile) e colleghi hanno fatto qualche conto: hanno stimato una popolazione di 840 milioni di uccelli marini di 320 specie distribuiti in 3.000 colonie e stimato che producano all’anno 591mila tonnellate di azoto e 99mila di fosforo. Il guano quindi costituisce fertilizzante per piante terrestri e alghe, nonché cibo per molti altri organismi. Qualche esempio? Come ha descritto uno stu-

dio svedese, sull’isola di Stora Karlsö le larve di chironomidi (insetti d’aspetto simile a zanzare) si alimentano di ciò che arriva da una colonia di uccelli marini; da adulti gli insetti diventano cibo per altri uccelli, i balestrucci, che nidificano in gran numero sul faro dell’isola.

Stef Bockhorst della Vrije Universiteit di Amsterdam ha visto che vaste zone attorno alle colonie di pinguini e foche elefante, nella Penisola Antartica, sono hotspot di biodiversità: abbondano muschi e licheni, grazie all’apporto di azoto, e di conseguenza gli invertebrati. E Candida Savage della neozelandese University of Otago ha visto che vicino alle colonie di uccelli marini i coralli crescono di più: l’azoto infatti serve alle alghe che vivono in simbiosi nei coralli.

La pompa delle balene

Rimanendo in mare, c’è un altro grande trasporto di nutrienti. È stato chiamato dai biologi Usa Joe Roman e James McCarthy la “pompa delle balene” e parte dalle profondità, dove i grandi cetacei si nutrono, per arrivare nelle acque più superficiali, dove i mammiferi spesso si liberano. I pennacchi fecali di balene e altri cetacei, ricchi per esempio di ferro, sono una manna per le alghe microscopiche che poi alimentano tutta la catena alimentare.

Dall’ippopotamo alle alghe

Gli ippopotami invece sono formidabili pompe di silicio: lo assumono sulla terra mangiando vegetali e lo rilasciano nei fiumi africani con i loro bisogni, come ha visto Jonas Schoelynck dell’Università di Anversa (Belgio). Il silicio è usato dalle diatomee, alghe unicellulari alla base della catena alimentare.

Semi trasportati e concimati

Sono diverse le piante che praticano la “endozoocoria”: disperdono i propri semi attraverso l’ingestione da parte degli animali, attirati da frutti e bac-

che, e il successivo rilascio con le feci (o rigurgiti). Così i semi sono, oltre che ben concimati, portati a distanza. Gli elefanti africani di savana per esempio li possono trasportare per 65 km prima che la digestione abbia il suo epilogo; gli uccelli anche più lontano. Il brasiliano Óscar M. Chaves e i suoi colleghi si sono presi la briga di analizzare i semi espulsi – in maggioranza intatti – dalle scimmie urlatrici Alouatta guariba clamitans: hanno contato oltre 315mila semi di 98 specie di piante. Alcuni vegetali poi hanno bisogno di particolari “taxi”. I semi della Cerbera floribunda germogliano solo passando attraverso l’apparato digerente dei casuari australiani: i frutti sono velenosi per tutti tranne che per questi grandi uccelli non volatori, che li digeriscono grazie a particolari enzimi, espellendo i semi intatti.

Le lumache, nel loro piccolo...

La cacca fa viaggiare anche le spore dei funghi. Nobuko Tuno dell’Università di Kanazawa, in Giappone, ha identificato le spore di varie specie di funghi nelle feci delle lumache Meghimatium fruhstorferi, che si nutrono di funghi. Molte spore addirittura iniziano a germinare mentre attraversano l’intestino delle lumache, che le disperdono poi tra foglie e legno morti, ambiente ideale per lo sviluppo dei funghi.

Le verdure dei Neanderthal

Pure noi umani sfruttiamo la cacca. Pensiamo al letame o al guano degli uccelli marini, che nell’800 fu alla base di un florido commercio dal Sud America, usati come concime. E gli scienziati sanno quanto le feci fresche o fossili (chiamate coproliti) ci possano raccontare sulla dieta di animali viventi, di dinosauri estinti o di umani del passato. Per esempio in Spagna è stata trovata una cacca umana di 50mila anni fa, la più antica identificata. La fece un Neanderthal e, dal suo esame nel 2014, si è confermato che nella dieta dei cugini estinti predominava la carne, ma c’erano anche molte verdure.

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Domande Risposte LA SCIENZA IN PILLOLE INDICE PAGINE AMORE E SESSO 122 TECNOLOGIA 128 • SCIENZA 130 • STORIA 132 • TE LO DICE MASSIMO 136 • NATURA 138 • ECONOMIA 140 • SALUTE 142 • SOCIETÀ 146 • ARTE E CULTURA 148 • CIBO 150 • UNIVERSO 152 • PSICHE 154 • SPORT 158 INSERTO SPECIALE! CHE CI FACEVANO DEI BASSOTTI TRA LE BELVE DEL COLOSSEO? LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV TE LO DICE MASSIMO AMORE E SESSO FARE L’AMORE AIUTA A SUPERARE GLI ESAMI UNIVERSITARI? CIBO QUALI SONO I PIATTI “ITALIANI” PIÙ FAMOSI ALL’ESTERO, MA CHE NON ESISTONO NEI NOSTRI MENU? SCIENZA QUAL È LA SOSTANZA PIÙ PUZZOLENTE AL MONDO? ANIMALI QUANTI INSETTI SERVONO PER INVADERE UN CONTINENTE? STORIA I ROMANI COSTRUIRONO UN PONTE SULLO STRETTO? SOCIETÀ QUAL È IL PUNTO DEBOLE DEGLI ANZIANI ALLA GUIDA? Mondadori Portfolio Shutterstock / Valeri Potapova Shutterstock / Josep Curto Mondadori Portfolio Mondadori Portfolio Shutterstock (3) Shutterstock LE DOMANDE DEI LETTORI I capelli possono “ricolorarsi” naturalmente? Scrivete a: focusdr@mondadori.it

10 E LODE Ossitocina e dopamina rilasciate durante il sesso aumentano il benessere.

FARE SESSO AIUTA A SUPERARE GLI ESAMI UNIVERSITARI?

È DIMOSTRATO CHE UNA VITA

SESSUALE SODDISFACENTE

FA BENE SIA ALLA SALUTE FISICA

SIA A QUELLA MENTALE.

Sì, e rende più produttivi anche sul lavoro. Lo confermerebbero diverse ricerche, ad esempio quella svolta dagli studiosi dell’Università dell’Oregon (Usa), che hanno esaminato per due settimane le abitudini di 159 coppie sposate. In base a quanto dichiarato dai partecipanti, il miglioramento dell’u-

more conseguente all’attività sessuale porterebbe anche dei benefici pratici negli impegni della vita quotidiana.

PIÙ MOTIVATI. Trascorrere una notte d’amore può infatti migliorare lo stato d’animo di uomini e donne per diverse ore, influenzando positivamente le attività di studio e lavorative. Questo meccanismo viene innescato da sostanze come dopamina e ossitocina che vengono rilasciate dall’organismo proprio durante l’attività sessuale e che generano un senso di benessere in grado di aumentare le no-

stre motivazioni. Un team di ricercatori statunitensi e sudcoreani ha inoltre dimostrato che l’attività sessuale nei topi migliora le funzioni cognitive e aumenta la produzione di nuovi neuroni nell’ippocampo, la struttura cerebrale in cui si formano i ricordi a lungo termine. Fare sesso, quindi, potrebbe aiutare a ridurre lo stress che compromette la memoria a lungo termine, abbassando i livelli di tensione nervosa prima di un impegno lavorativo o di un esame universitario.

Le persone originali online “cuccano” di più?

Aquanto pare sì. Per la prima volta gli scienziati si sono interessati agli annunci online pensati per ottenere un appuntamento con uno sconosciuto e hanno indagato in particolare che relazione c’è tra la scrittura di un profilo originale e il numero di appuntamenti ottenuti. Chi offriva un’immagine di sé anticonvenzionale aveva più probabilità di ottenere incontri dal vivo. I ricercatori dell’Università di Tilburg nei Paesi Bassi hanno chiesto a 1.234 utenti di siti di incontri online di valutare l’originalità del testo in 308 profili autentici. Dovevano anche giudicare la personalità e l’attrattiva dei proprietari del profilo. Umorismo. Risultato: chi aveva un profilo percepito come “originale” tendeva anche a ottenere punteggi più alti in termini di intelligenza percepita, senso dell’umorismo, attrattiva e probabilità che gli utenti volessero uscire con loro. Ma cosa rendeva un profilo originale? Soprattutto lo stile di scrittura (usare metafore, per esempio) e dare informazioni concrete su se stessi. R.P.

AMORE E SESSO
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122 | Focus
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Cosa vedremmo se andassimo alla velocità della luce?

Assolutamente nu lla. Anche ignorando il fatto che la teoria della Relatività sviluppata da Albert Einstein spiega il funzionamento fisico del nostro universo basandosi sull’assunto che non si può superare la velocità della luce, e non considerando che il nostro corpo dovrebbe sopravvivere all’accelerazione per arrivarci, se potessimo muoverci a 299.792.458 metri al secondo vedremmo soltanto il buio. Velocità di curvatura. In Star Trek, il capitano Kirk e il comandante Spock viaggiano a bordo dell’Enterprise a fittizie “velocità di curvatura” (ben oltre quella della luce) vedendo sfrecciare ai lati dell’infrangibile vetro dell’astronave la scia di migliaia di stelle. Nella realtà non vedrebbero nulla, ma una visione analoga a quella proposta nella serie avverrebbe a velocità prossime a quelle della luce, grazie a un effetto di distorsione chiamato Lampa-Terrell-Penrose. Inoltre, già al 10% della velocità della luce, a causa dell’effetto Doppler, si inizierebbero a percepire diversamente i colori, passando dallo spettro giallo a quello del violetto, fino a raggiungere progressivamente il nero più totale man mano che ci si avvicina alla fatidica soglia. S.V.

Che cos’è uno stereogramma?

Anche dette “immagini stereoscopiche”, sono immagini piatte, che però, se osservate nel giusto modo, danno l’illusione della profondità. Ne esistono di vari tipi (ne abbiamo pubblicati molti anche su Focus), ma i più noti sono i cosiddetti autostereogrammi, illusioni ottiche che si basano su immagini ricorrenti, simili a quelle che troviamo in alcune carte da parati. I pattern celano una sagoma al loro interno, realizzata tramite alcune impercettibili variazioni presenti in ogni modulo del disegno. Visioni. Per osservare un autostereogramma, occorre fissarlo con attenzione concentrando lo sguardo oltre il piano di messa a fuoco reale dell’immagine, o prima dello stesso. In pratica si tratta di “sdoppiare” la propria vista e sovrapporre, sfalsate, le due immagini risultanti. Lo si può fare incrociando lo sg uardo, come quando si osserva un dito posto vicino al naso, o divergendolo, cioè mettendo a fuoco, in pratica, al di là dello stesso dito, che così facendo apparirà doppio S.V.

IN GHIACCIO

Per avere freddo ci basta molto meno dello zero assoluto...

SCIENZA
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L’universo è una simulazione come Matrix?

Lo sostengono alcuni fisici e filosofi che, a favore di questa tesi, portano alcuni argomenti. Il primo è che qualsiasi realtà virtuale si basa sull’elaborazione di informazioni e ciò presuppone che tutto sia riducibile a entità minuscole non suddivisibili, come i bit. Lo stesso avverrebbe nella nostra realtà: la fisica spiega che esistono unità discrete e minime di energia e che le particelle elementari sono la parte più piccola della materia. Il mondo sembrerebbe, perciò, “pixelato”. Equazioni matematiche. Per di più, le sue leggi soggiaciono a equazioni matematiche, pattern geometrici sono visibili ovunque in natura (dalle corolle dei fiori alle spirali delle conchiglie) e le leggi della fisica possono sembrare codici di computer. Il fenomeno dell’entanglement poi, per cui agire su una particella modifica anche un’altra connessa alla prima a prescindere dalla distanza (e a una velocità superiore a quella della luce), troverebbe una spiegazione se noi fossimo in una simulazione virtuale: infatti, in tale ambiente du e punti che a noi paiono distanti anni luce s i

troverebbero ugualmente vicini a un ipotetico processore centrale. La meccanica quantistica, infine, suggerirebbe che la natura non sia “reale”, perché le particelle non “esistono” se non possiamo misurarle od osservarle, proprio come la realtà virtuale ha bisogno di un programmatore. Per sostenere queste affascinanti ipotesi, tuttavia, servirebbero ovviamente prove molto più concrete. E.M.

PERCHÉ NON È POSSIBILE SCENDERE AL DI SOTTO DELLO ZERO ASSOLUTO?

UN CORPO È TANTO PIÙ CALDO QUANTO PIÙ I SUOI ATOMI SI AGITANO. PERCIÒ SE QUESTI FOSSERO IMMOBILI...

Lo zero assoluto, che equivale a -273,15 °C, è il limite inferiore delle temperature e corrisponde alla temperatura minima possibile teorica di qualsiasi sistema termodinamico. In base a tre leggi fisiche (il teorema di Nernst, il principio di indeterminazione di Heisenberg e l’energia di punto zero), non può mai essere raggiunto, né tantomeno superato. Bisogna infatti considerare che l’energia termica di un corpo, e quindi la sua temperatura, è legata al movimento degli atomi che lo compongono. Più questi sono in moto, più la temperatura si alza. IMMOBILITÀ. A un’energia nulla, gli atomi sono al contrario perfettamente immobili. Non ha senso quindi pensare di scendere al di sotto di tale temperatura, in quanto non si potrebbe fermare ulteriormente qualcosa che è già fermo. Un team di scienziati del Max Planck Institute, nel 2013, è tuttavia riuscito a scendere di una frazione minima al di sotto dello zero assoluto per pochi millisecondi, ridefinendo il valore teorizzato da Lord Kelvin nel 1850

Qual è la sostanza più puzzolente al mondo?

Il tioacetone, un composto instabile di colore arancione/marrone che si ottiene solo a bassa temperatura. Non si sa perché puzzi così: si pensa che la causa sia l’atomo di zolfo (S) nella sua struttura, (CH3)2CS, ma nessuno ha ancora capito p erché il tioacetone abbia un odore talmente disgustoso che quando venne isolato per la prima volta, dai chimici Eugen Bauma nn ed Emil Fromm nel 1889, provocò nausea, vomito e svenimenti in un raggio di 750 m dal laboratorio di Friburgo dove i due lavoravano. Provetta. L’esperienza venne ripetuta nel 1967 a Oxford da Victor Burnop e Kenneth Latham. Il tappo di una provetta s a ltò e il terribile odore provocò nausea e vomito a persone che lavoravano a 200 m di distanza. E l’insostenibile puzza persistette per parecchio tempo. I due chimici trovarono però il modo di attenuarlo: lavorando sotto una cappa aspirante con una guarnizione di permanganato alcalino, decontaminando tutti gli apparati del laboratorio con la stessa sostanza, eliminando i vapori sgradevoli con fumi nitrosi generati da pochi grammi di ra me sciolti in acido nitrico e distruggendo tutti i residui versandoli nel fuoco in un braciere. D.V.

©Warner Bros/Courtesy Everett Collection

Per molti è impossibile sentire musica ad alto volume e non avere voglia di ballare.

I capelli possono “ricolorarsi” naturalmente?

Sì, anche se si tratta di un fenomeno raro e ancora oggetto di studi. In generale, i capelli diventano grigi o bianchi a causa della perdita di melanina, pigmento responsabile della loro colorazione. Ripristinarne il colore naturale è impossibile se i motivi dello scolorimento sono genetici o conseguenza dell’invecchiamento, ma nel caso siano invece causati da fattori temporanei, come per esempio un deficit di sostanze nutrienti dovuto a condizioni di salute o stress, possono in alcuni casi riacquistare il proprio colore originario. Stress. A indagare il fenomeno è stata una ricerca pubblicata su eLife, che attraverso accurate analisi su un campione di persone di varia età, etnia e sesso, ha collegato lo stress psicologico alla canizie, scoprendo che il colore può ripristinarsi quando l’eccessivo stress viene eliminato. Lo studio ha infine ipotizzato una probabile associazione tra il nostro benessere p s icologico e il processo di invecchiamento. M.M.

Perché dopo avere bevuto la birra si russa di più ?

Bere birra concilia il sonno, dice un luogo comune. La scienza, però, afferma il contrario. È vero che dopo avere bevuto pochi bicchieri della “bionda” preferita solitamente ci si addormenta prima, ma si tende a russare di più. E, quindi, a soffrirne gli effetti collaterali: dormire male e svegliarsi già stanchi e spossati. Succede a causa dell’alcol contenuto nella birra (la cui gradazione oscilla dal 4 al 20%,

a seconda dei molteplici tipi sul mercato), che dipende dal lievito di cereali utilizzato, dalla quantità di zuccheri e dal metodo di fermentazione. Bere birra (come le bevande alcoliche in generale) esercita un effetto vasodilatatore che induce un rilassamento dei muscoli interni, e quindi, un restringimento delle vie aeree superiori (palato molle, ugola, tonsille). Di conseguenza, il flusso d’aria si riduce,

Come facciamo a guardare con la coda dell’occhio?

La cosiddetta “visione periferica” consente di percepire ciò che non viene guardato direttamente, ma con una risoluzione inferiore perché i recettori della retina sono distribuiti in modo disomogeneo: sono più abbondanti al centro, per focalizzare ciò che si fissa, e più radi alla periferia. Nonostante ciò, il cervello riesce a ricostruire le immagini laterali di scarsa qualità: questo avviene elaborando le informazioni disponibili, proprio come farebbe un computer. Integrazione. La scoperta si deve a uno studio dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, in collaborazione con l’Università di Firenze. Gli scienziati paragonano tale processo a ciò che avviene in un sistema di videosorveglianza costituito da più telecamere: se una telecamera invia immagini sfocate o imprecise, il sistema deve fare affidamento sulle altre. In modo simile, i neuroni della corteccia visiva valutano la qualità delle informazioni e compensano la bassa risoluzione di alcune parti del campo visivo proiettandovi quelle vicine, più affidabili. M.Z.

LA DOMANDA DEL LETTORE da Annarita Giumelli TUTTI INSIEME
Getty Images 144 | Focus
SALUTE

ANDARE A UN CONCERTO PUÒ ESSERE PERICOLOSO PER LA SALUTE?

Può diventarlo se ai concerti abbiamo l’abitudine di ballare: scuotere la testa a ritmo della musica può infatti causare lesioni al collo e alla testa. Una ricerca pubblicata sul British Medical Journal ha preso in esame i movimenti più usuali durante i concerti, sviluppando un modello matematico che ha rivelato come il rischio di lesioni al collo cresca a partire da 130 battiti al minuto della musica. Una canzone che conta 146 battiti al minuto può lasciare storditi, se ci si agita troppo. OSCILLAZIONI. Musica come l’heavy metal, per esempio, ha spesso un tempo di 180 battiti al minuto, il che fa crescere il rischio di danni. I movimenti della testa sono vari: il più comune è lo scuotimento dall’alto verso il basso, ma è stata presa in esame anche l’“oscillazione circolare” (in cui i capelli lunghi girano intorno alla testa), oppure lo scuotimento di tutto il corpo. Come si fa a ridurre i danni? Limitando i movimenti del collo, indossando un tutore protettivo o... cambiando gusti musicali, virando verso melodie più tranquille. I.P.

producendo le tipiche rumorose vibrazioni della faringe, l’inspirazione più faticosa e un afflusso ridotto di ossigeno, compromettendo la qualità del riposo di chi ha bevuto (e anche di chi gli sta accanto).

Interruzioni. E non è finita: chi è in sovrappeso russa di più. Inoltre, il regolare consumo serale di birra può favorire la SAS, o sindrome da apnea del sonno, caratterizzata da brevi interruzioni della respirazione mentre si dorme. “Un bicchiere di birra è un pasto da re”, scriveva Shakespeare. Meglio evitare di consumarla prima di andare a letto, però. C.G.

Se

il sangue è rosso perché le vene sono bluastre?

Il sangue è sempre rosso, anche se la sua intensità varia a seconda della quantità di ossigeno che contiene. Il fatto che vediamo le vene verdi o bluastre è un’illusione ottica causata dal fatto che le vene si trovano sotto la c ute, che “assorbe” la luce con lunghezze d’onda che corrispondono a rosso, arancione e giallo, mentre riflette le onde c a ratterizzate da maggiore livello di frequenza, che appartengono allo spettro del verde, ciano, blu e violetto. Capillari. Ci sono però piccole differenze: viste sotto la pelle scura, le vene più spesso appaiono di toni verdastri, mentre risultano blu o violacee sotto le pelli più chiare. I capillari, che sono più vicini alla superficie della pelle, invece, non sono tanto influenzati da questo assorbimento della luce da parte della c u te: perciò lì il sangue sembra assumere toni rosati. E.V.

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DIPENDE DA QUANTO IL NOSTRO CORPO (E IN PARTICOLARE LA TESTA) SI LASCIA TRASCINARE DALLA MUSICA.

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