SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO
Abbiamo simulato un mondo senza fumo e calcolato le enormi ricadute benefiche sui tassi di mortalità, sulla salute, sulla psiche e anche sull’inquinamento.
E ANCORA FUMATE?
Abbiamo simulato un mondo senza fumo e calcolato le enormi ricadute benefiche sui tassi di mortalità, sulla salute, sulla psiche e anche sull’inquinamento.
E ANCORA FUMATE?
L’effetto delle cuciture sulle palle da baseball
L’origine dei polli e delle uova tutto l’anno
e il
salirebbe quasi del 2%.
PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE
Ci sono vari gradi di dipendenza, ma smettere non è mai facile. I centri esperti possono aiutare.
Jannik Sinner afferma: “Sono così grazie ai miei”. Quanto e come l’educazione di mamma e papà risulta determinante.
Da sempre l’uomo ha misurato il tempo con i fenomeni celesti e ha costruito edifici che giocano con allineamenti e coincidenze.
Il 2024 è un anno record per numero di casi, provocati da due tipi di zanzara. Ecco una breve guida per capire di che cosa si tratta, da dove viene e come contrastarla.
Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.
animate
Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.
Tra guerre e minacce climatiche, torna ad accendersi l’attenzione sull’energia nucleare.
cifrario economico I REATTORI NEL MONDO
Dalla Francia a Taiwan, dove sono gli impianti esistenti e quelli in costruzione. E quanti rifiuti producono.
62 intervista a Roberto Cingolani TRANSIZIONE GRADUALE
Il futuro secondo lo scienziato/manager ed ex ministro:
“Prima rinnovabili, poi nuove centrali, poi la fusione”.
Dalla pasta alla pizza, la storia dei nostri piatti “tradizionali” in un libro che sta facendo discutere.
Materiali, regole e accorgimenti che aiutano a capire quanto sono ignifughi i palazzi in cui viviamo.
80 animali
SCATTO MATTO
Pinguini senza testa, primati ballerini, canguri rilassati... Una foto può congelare momenti unici.
86 salute SI CALVI CHI PUÒ
La perdita dei capelli è un problema diffusissimo che affligge fino al 50 per cento degli uomini. Ecco dove punta la ricerca scientifica per risolverlo.
92 salute PRESI PER I CAPELLI
Dai farmaci al trapianto fino al parrucchino: quali sono le tecniche e i rimedi attuali più efficaci.
98 natura
CAMICI VERDI
Anche le piante più robuste e imponenti possono andare incontro a problemi di salute.
106 ambiente
LA SUPERSTIZIONE DELLE SPECIE
Ad alcuni animali sono attribuiti poteri curativi, iettatori o afrodisiaci. Credenze che hanno fatto danni enormi.
ambiente NON È VERO... MA CI CREDO
Ancora oggi seguiamo rituali e usi nati per propiziare la sorte. Ecco quelli più curiosi.
HO FIDUCIA IN VOI
Normalmente, per un bambino sono i genitori le prime persone a cui dare e da cui ricevere affetto. Inevitabile che siano così importanti.
Auguro a tutti genitori come i miei perché mi hanno sempre permesso di scegliere. Quando ero più piccolo ho praticato altri sport e non mi hanno mai messo alcuna pressione. Vorrei che tutti i bambini potessero avere questa libertà”. Con queste parole Jannik Sinner ha commentato tutti i suoi recenti trionfi. Era una promessa dello sci, tanto da essere stato campione nazionale e aver vinto il Trofeo Topolino, proprio come Alberto Tomba, ma a 13 anni ha deciso di dedicarsi solo al tennis. Quanti genitori non avrebbero storto il naso di fronte a un simile cambio di rotta? “Non puoi mollare adesso”, “Non fare l’irresponsabile”, “Sappiamo noi cosa è meglio”. Alcuni si sarebbero spinti a colpevolizzarlo: “Con tutti gli sforzi per portarti agli allenamenti e alle gare…”. Al contrario, Sinner afferma di aver ricevuto sostegno incondizionato. Un atteggiamento giusto e in questo caso fruttuoso, ma non imporsi può risultare complicato. Per il timore che i figli paghino le conseguenze di scelte autonome, talvolta anche per il proprio narcisismo (“Mio figlio deve avere successo”) o per bisogno di riscatto personale (“Deve arrivare dove io non ho potuto”). Di certo, ai genitori spetta un faticoso equilibrio tra “sì” e “no”, “decidi tu” e “decido io”. Col rischio di scivolare in eccessi, in un senso o nell’altro.
C’è chi volteggia sulla vita dei propri figli perlustrandone ogni aspetto, pronto a intervenire per evitare loro sfide e frustrazioni. Nei Paesi anglosassoni li chiamano “genitori elicottero”: alcuni preparano loro lo zaino anche se sono abbastanza grandi per organizzarsi da soli, fanno i compiti al loro posto, si precipitano ovunque si trovino per portare gli oggetti dimenticati, cercano spesso contatti con gli insegnanti per assicurarsi che tutto fili liscio. Sempre in allerta per risolvere piccole difficoltà, persino ai figli ormai adolescenti. Poi ci sono i cosiddetti
Sinner afferma:
“Sono così grazie ai miei”. Quanto e come l’educazione di mamma e papà risulta determinante.di Margherita Zannoni
È frequente che i due genitori non abbiamo lo stesso approccio nel crescere il figlio. Se non condividono le regole da stabilire e dicono cose discordanti, i figli possono sentirsi confusi. Ciò può diventare motivo di conflitto, a maggior ragione se si tratta di partner separati che non hanno un buon rapporto tra loro. Ma è meglio accettare che l’altro genitore abbia un modo diverso di educare, anziché farsi prendere dall’ansia o dalla rabbia. Anche perché c’è una lieta notizia: da uno studio dell’Università della Georgia emerge che un solo genitore con uno stile autorevole, nella maggior parte dei casi, protegge il bambino dalle conseguenze negative che l’altro, con un approccio meno efficace, potrebbe procurargli. In ogni caso, è buona norma non criticare il/la partner davanti al figlio (genitori che si ostacolano danno insicurezza) e comunicare il più possibile sia sulle questioni generali (per esempio su quanta autonomia concedere man mano che cresce), sia sugli specifici punti di disaccordo, per creare un fronte comune o trovare pacifici compromessi.
SUPPORTO O CONTROLLO?
Il dialogo con i ragazzi non è sempre facile, ma va sempre cercato. Meglio evitare troppi controlli e violazioni della privacy (come nella, spiritosa ma un po’ inquietante, foto qui sotto).
Ci sono almeno tre stili: si può essere permissivi, autoritari o autorevoli
“spazzaneve” che si spingono oltre: spianano la strada ai figli, rimuovendo ogni ostacolo dal loro cammino. Per esempio possono lamentarsi con gli insegnanti se non ricevono i voti che “meritano” o sfiancare l’allenatore della squadra affinché il pargolo non resti in panchina. Se gli “elicotteri” sono mossi dalla paura che i figli vivano brutte esperienze, gli “spazzaneve” vogliono soprattutto facilitar loro la vita, per garantire la buona riuscita in ogni ambito. «Non ci sono ancora ricerche empiriche sulla genitorialità spazzaneve, ma entrambi gli stili potrebbero essere definiti come versioni di genitorialità iperprotettiva», spiega Monica Robinson, psicologa all’Università dell’Australia Occidentale. Gli effetti a lungo termine di questi genitori ingombranti non sono positivi. Le ricerche dicono che i bambini abituati a essere sempre soccorsi soffrono più spesso di ansia e, come prevedibile, sono meno autonomi. I danni si vedono anche dopo. Per esempio, i giovani con genitori elicottero possono sentirsi meno soddisfatti della vita e più depressi, come rilevato su studenti universitari dall’Università di Mary Washington (Usa). In più, spesso difettano in autoefficacia: la fiducia circa la propria capacità di far fronte agli eventi. È emerso da uno studio dell’Università Statale di Grand Valley (Usa) su ragazzi dai 16 ai 28 anni. Un’altra ricerca dell’Università dell’Arizona ha rilevato un’associazione tra genitorialità eccessiva e livelli più alti di narcisismo.
Ma non si può dire che essere poco partecipi della vita dei figli sia preferibile: «La ricerca mostra che i bambini con genitori coinvolti tendono ad avere buoni risultati a scuola, più elevata autostima e migliori relazioni coi coetanei», dice Ana Aznar, psicologa all’Università di Winchester, che precisa: «L’aspetto chiave che i ricercatori puntano a stabilire è quale sia il livello ottimale di coinvolgimento». Certo è che i genitori dovrebbero chiedersi se le loro premure ostacolino la crescita. Come scrive Aznar: “La prossima volta che tuo figlio o tua figlia ti chiama da scuola per dirti di aver lasciato a casa il suo abbigliamento per lo sport, pensaci due volte prima di andare a portarlo”.
SFINITI ENTRAMBI
Solo chi ha avuto figli piccoli sa quanto può essere pesante arrivare alla fine della giornata. E questo non aiuta a essere buoni genitori.
Ma quanto essere severi? La risposta viene dalle ricerche sui tre stili genitoriali più ampiamente studiati: autoritario, permissivo e autorevole. Individuati nel 1967 da Diana Baumrind, psicologa dell’Università della California a Berkeley, in seguito vi è stato aggiunto anche lo stile negligente (il peggiore: figli trascurati, lasciati a se stessi). I genitori autoritari sono freddi e inflessibili, si aspettano obbedienza senza giustificazioni (“Perché lo dico io!”). I permissivi sono amorevoli e indulgenti, non dicono quasi mai di no, stabiliscono poche regole e faticano a farle rispettare (“Dipende da te”). Infine, gli autorevoli sono caldi e accoglienti, danno spazio ai sentimenti e ai desideri dei figli ma fissano regole e limiti precisi (“Ti capisco ma per crescere serve fare anche ciò che non si vuole”). Hanno aspettative elevate ma realistiche, incoraggiano il dialogo, il ragionamento e l’indipendenza. La letteratura scientifica abbonda di studi che sanciscono la superiorità dell’autorevolezza nel favorire la salute psicologica. Come scrive l’American Psychological Association: “I bambini cresciuti con questo stile tendono a essere amichevoli, energici, allegri, autosufficienti, autocontrollati, curiosi, cooperativi e orientati a buoni risultati”. Se imporsi o no dipenderà dall’età del figlio (i piccoli verranno indirizzati in modo più incisivo degli adolescenti), dalla sua personalità e dalle circostanze. «Ci saranno momenti in cui sarà opportuno lasciar andare e persino permettere al figlio di “fallire”. Altri in cui “sbagliare” rappresenterebbe un rischio eccessivo per il giovane”, spiega Andrew J Martin, psicologo all’Università del Nuovo Galles del Sud (Australia).
Recentemente ha preso anche piede l’idea di una genitorialità “gentile”. «Esiste fin dagli anni ’30 ma negli ultimi anni ha ricevuto più attenzione su social, blog, libri e riviste», dice Annie Pezalla, psicologa del Macalester College (Usa). Come sono i genitori “gentili”? Sono calmi e fermi, non danno comandi ma propongono scelte (“Vuoi farlo prima o dopo i compiti?”), adottano un approccio giocoso e accolgono le emozioni, lasciando
Jannik Sinner (sotto, con lo staff e, nel cerchio, i genitori nel 2019) un giorno tornò a casa in lacrime dal campo di calcio. A quel tempo (“Avrà avuto dieci anni”, ha riferito la madre), giocava come centrocampista nella squadra locale di Sesto Pusteria: suo padre, che era l’allenatore, lo aveva allontanato per aver preso la palla a metà campo ed essere andato a segnare senza passarla ai compagni. Una lezione per insegnargli a non emergere a discapito dello spirito di squadra. “I miei non mi hanno mai pressato, non mi hanno mai chiesto di diventare forte, questo probabilmente è il motivo principale per cui sono qui oggi”, ha dichiarato Sinner recentemente. All’opposto, i genitori critici, che incitano alla vittoria e alla competitività, alimentano ansia, insicurezza e timore di fallire. Uno studio dell’Università della California a Davis, parla di “oggettivazione del figlio”: genitori ambiziosi per cui il figlio è un mezzo per appagare il proprio bisogno di realizzazione e così viene perso di vista in quanto persona. Il rischio è che i ragazzi si impegnino per soddisfare le aspettative, senza sapere cosa desiderano per sé, e sviluppino la convinzione di avere valore solo se ottengono buoni risultati.
che facciano il loro corso (se il piccolo fa le bizze, diranno cose del tipo: “Vedo che sei arrabbiato”, “Ci sediamo un attimo?”, “Posso abbracciarti?”). Non usano ricompense e punizioni perché il figlio non agisca per opportunismo ma lo inducono a riflettere. In più, se possibile, negoziano i limiti (“Fra quanti giri in altalena sarai pronto per andare?”).
IN PREDA AI CAPRICCI
Ma fino a che punto è opportuno negoziare? Non tanto da lasciare al figlio la responsabilità di fare scelte che non è in grado di compiere o attendersi che sappia applicare autonomamente regole che non può avere ancora interiorizzato. Per esempio, non si può pretendere che un bambino di 3 anni scarti, senza storie, le attrazioni di un parco giochi adatte ai più grandi, solo perché gli si è già spiegato che sono pericolose. Essere “gentili” non equivale essere in balìa dei figli (e lasciar loro in balìa di se stessi). Che fare allora se il bambino non vuole scendere dall’altalena? Un genitore permissivo lascerebbe correre, rischiando di esaurire la pazienza e di diventare di colpo davvero poco “gentile” (“Adesso basta!”). Chi ha assimilato lo stile
PRETESE
Alcuni genitori danno esagerata importanza ai risultati scolastici (o lavorativi).
della gentilezza innanzitutto sarà fiducioso di essere ascoltato, in funzione della sintonia emotiva col figlio. E, in caso di capricci, dirà al bambino che lo comprende, che è naturale sia dispiaciuto ma che è davvero arrivato il momento di andare. «Nonostante la sua popolarità, lo stile gentile non è però frutto di studi accademici. I ricercatori non hanno mai seguito famiglie per determinare fino a che punto sia positivo», continua Pezalla. Del resto, insieme a una collega del Rollins College, la studiosa ha intervistato un campione di genitori con almeno un bambino tra i 2 e i 7 anni, riscontrando che oltre il 40% di quelli che si definivano “gentili” (circa la metà dei partecipanti) faceva ammissioni come queste: “Cerco di essere gentile ma è difficile lavorando a tempo pieno, essendo stressati e con poco supporto”; “Spesso non ho idea di cosa sto facendo”. Insomma, «erano spesso esausti, incerti, duri con se stessi», commenta Pezalla. «Eppure, tutti avevano “studiato”: erano esperti nella letteratura genitoriale», precisa la ricercatrice. Insomma, anche chi si documenta e si impegna nell’adottare una linea può perdere la lucidità necessaria per restare coerente. E così, con buona probabilità finisce per oscillare, senza criterio, tra accondiscendenza e severità.
DIVENTARE CONSAPEVOLI
In più, non tutti decidono che genitori essere. In genere, si finisce per “cadere” in uno stile in base a come si è cresciuti, alla propria personalità e cultura. Per esempio, chi ha avuto genitori esigenti potrebbe ritrovarsi a esserlo a sua volta oppure a fare l’opposto affinché i figli non vivano lo stesso “trauma”. «Anche se la maggioranza non sceglie attivamente un approccio e potrebbe utilizzarne varie combinazioni, è importante essere consapevoli di come si sta facendo il genitore», afferma Cher McGillivray, psicologa alla Bond University (Australia). Il che vuol dire riflettere sulle caratteristiche dei figli e anche su se stessi: «Se i tuoi genitori ti hanno spinto al successo accademico, potresti dover modificare la tua definizione di “successo” se hai un figlio o una figlia con difficoltà di apprendimento o che ha molta propensione allo sport», afferma l’esperta. E occorre anche prendersi cura di sé. «Se sei consapevole delle tue esigenze, puoi assicurarti il riposo e il recupero necessari per prendere buone decisioni come genitore», aggiunge. Spinte per dare il massimo, sensi di colpa e timori di inadeguatezza rendono genitori stressati. Il che non è un bene, neanche per i figli. Per dar troppo, si finisce per fare peggio.
Rispondi alle affermazioni qui sotto pensando a come ti comporti (o ti comporteresti) con i figli. O magari a come ti sei comportato in passato (se i figli sono ormai indipendenti).
S’impara di più sbucciandosi un ginocchio che con tanti insegnamenti
Insegno a mio/a figlio/a a dare sempre il massimo in ogni ambito
A volte, chiedo a mio/a figlio/a che emozioni sta provando
Anche se non gli piace un’attività extrascolastica (per es. uno sport) insisto perché la porti avanti
L’indipendenza di mio/a figlio/a mi spaventa
Se vieto qualcosa a mio/a figlio/a spiego sempre le ragioni
Incoraggio mio/a figlio/a a dire la sua ma su alcuni punti fermi non transigo
Cerco di risolvere tutti i problemi di mio/a figlio/a
I bambini di oggi dovrebbero arrangiarsi di più da soli
A volte penso di stargli/starle troppo addosso
Pretendo molto da mio/a figlio/a Mi preoccupo che mio/a figlio/a possa vivere esperienze negative
Quando chiedo qualcosa a mio/a figlio/a mi aspetto la faccia senza contestazioni
Assegna un valore a ciascuna delle affermazioni, a seconda di quanto ti rappresenta:
0 non ti rappresenta per nulla;
1 ti rappresenta poco; 2 ti rappresenta abbastanza; 3 ti rappresenta molto; 4 ti rappresenta in pieno.
Scrivi i punteggi nei quadratini.
Quando gioca all’aria aperta non mi preoccupo troppo che si bagni o che si sporchi
Sono molto protettivo/a
I ragazzi di oggi crescono senza sufficiente disciplina
In genere, lascio a mio/a figlio/a più libertà degli altri genitori
Se non rischia troppo, permetto a mio/a figlio/a di sbagliare
Non ammetto brutti voti a scuola
Di giorno, i ragazzini dovrebbero essere più liberi di uscire da soli
Aiuto mio/a figlio/a solo se credo ne abbia bisogno
Penso che i genitori di oggi siano troppo preoccupati
Dedico molto tempo a parlare con mio/a figlio/a
Quando non è con me mi sento in ansia
PUNTEGGIO
Somma i punteggi ottenuti nelle caselle gialle, poi in quelle arancioni, in quelle rosa e in quelle rosse. Verifica dove hai il punteggio maggiore e leggi il profilo corrispondente.
SPERIMENTATORE. La giornalista Lenore Skenazy fu etichettata “peggior madre d’America” per aver lasciato viaggiare da solo nella metropolitana di New York il figlio di 9 anni. Lo raccontò lei stessa nel 2008 sul New York Sun e poi pubblicò un libro in difesa della sua scelta, coniando l’espressione “genitori ruspanti”: sono quelli che confidano nella capacità dei ragazzi di cavarsela da soli e ritengono che i pericoli siano sopravvalutati. Anche tu credi che i figli debbano sperimentare in libertà. Molti dei bambini di oggi non hanno mai sguazzato in una pozzanghera, né si sono mai arrampicati su un albero, ma uno studio pubblicato dall’American Medical Association ha concluso che regolari opportunità di gioco libero all’aperto rendono più intelligenti, sani, felici e capaci di relazionarsi.
ESIGENTE. Perché i bambini imparino a giostrarsi nelle difficoltà della vita, credi sia un bene essere piuttosto rigorosi: sei (o saresti) un genitore molto attento, che richiede impegno, educazione e massimo rispetto delle regole. Studi della London School of Economics and Political Science hanno concluso che le aspettative dei genitori sono notevolmente aumentate negli ultimi decenni: in media del 40% rispetto alla fine degli anni ’90, secondo la percezione dei giovani. Ma se sono eccessive rischiano di far diventare perfezionisti: i ragazzi le interiorizzano, risultando molto critici con se stessi e finiscono per non sentirsi mai all’altezza, neppure da adulti.
APPRENSIVO. È molto probabile che tu sia (o saresti) un genitore molto coinvolto nella vita di tuo/a figlio/a. Uno di quelli che aiutano in ogni cosa, fanno mille raccomandazioni e controllano di continuo che tutto sia a posto. La cosa buona è che tuo/a figlio/a si sentirà supportato e saprà di poter sempre contare su di te. Quella meno buona è che potrebbe far propria la tua ansia. Come conferma uno studio dell’Università di Gand (Belgio), i figli di genitori che non favoriscono il distacco, rischiano di avvertire la sensazione di non farcela da soli e tale insicurezza può persistere anche quando non vivono più nella famiglia d’origine.
FIDUCIOSO. Sei (o saresti) un genitore che rispetta le inclinazioni e gli interessi dei figli ma che fissa anche regole chiare, su cui non cedere, spiegando perché sono importanti. Lasci (o lasceresti) che tuo/a figlio/a affronti le sue sfide con un certo margine di autonomia, a patto che siano adatte alla sua età, e sei sempre partecipe e pronto a fornire sostegno. Sai che con il dialogo e l’ascolto il/la bambino/a impara a ragionare, a gestire le sue emozioni e le sue frustrazioni. In effetti, uno studio dell’Erasmus University a Rotterdam (Paesi Bassi) mostra che crescere in tal modo rende più equilibrati. In più, i bambini risultano più assertivi: esprimono ciò che pensano e i propri bisogni, in modo educato.
ESAME ACCURATO
Attraverso una tricoscopia è possibile capire se i capelli si stanno assottigliando e intervenire.
Dai farmaci al trapianto fino al parrucchino: quali sono le tecniche e i rimedi attuali più efficaci.di Elena Meli
La calvizie non è solo un cruccio dei nostri tempi, in cui tanti sono ossessionati dall’immagine. Fra i quasi 900 rimedi per vari problemi di salute che si possono leggere sul papiro Ebers, che risale a circa il 1550 a.C. ed è uno dei più antichi testi medici al mondo, ci sono già ricette anticalvizie (vedi riquadro nella prossima pagina). Oggi però chi si avvia a perdere i capelli può contare su trattamenti assai più efficaci.
LO SPECIALISTA GIUSTO
Il primo passo è una diagnosi corretta dal dermatologo, perché come spiega Alfredo Rossi, direttore dell’ambulatorio di Tricologia e annessi cutanei del Policlinico Umberto I di Roma, «occorre capire se si tratta di alopecia androgenetica, la forma più comune di calvizie, o di altri problemi come l’alopecia areata (vedi riquadro nell’ultima pagina) che richiedono cure differenti. Il dermatologo, raccogliendo la storia clinica, può capire di che alopecia si tratta e può essere utile andarci anche prima di vedere i capelli diradati: se per esempio un genitore calvo porta i figli adolescenti a fare una tricoscopia, che consiste nell’osservare il cuoio capelluto a forte ingrandimento grazie a un microscopio, è possibile capire se i capelli si stanno assottigliando. Se ci sono differenze nel diametro del fusto in oltre il 20 per cento dell’area osservata, si andrà incontro all’alopecia androgenetica: intervenire preventivamente può però rallentarla e in alcuni casi addirittura ispessire i capelli e far tornare i follicoli alla normalità». L’importante è non farsi abbagliare dai rimedi inutili. «Non esistono per esempio gli shampoo anticaduta: come possono essere efficaci prodotti che stanno a contatto della cute per pochi secondi?», osserva Rossi. «Anche le vitamine e gli integratori in genere lasciano il tempo che trovano, a meno che non contengano principi attivi come gli estratti di Serenoa repens o come lo zinco, che hanno un’azione dimostrata sulla 5-alfa-reduttasi. Dovrebbero però essere presenti in concentrazioni abbastanza elevate, mentre in molti prodotti non è così: i supplementi quindi, che devono sempre essere consigliati dal dermatologo, possono servire come coadiuvanti per migliorare il metabolismo del follicolo pilifero, ma non fanno miracoli».
Una terapia ben impostata invece può aiutare, tanto più quanto più è precoce, e passa dall’impiego dei farmaci approvati per l’alopecia androgenetica, nell’uomo minoxidil e finasteride, nella donna il solo minoxidil: si tratta di un vecchio antipertensivo che induce una dilatazione dei capillari del cuoio capelluto in grado di rinforzare i capelli e favorirne la crescita, mentre finasteride è un inibitore della 5-alfa-reduttasi, l’enzima che trasforma il testosterone in diidrotestosterone, e per questo viene prescritto solo agli uomini. Come specifica il tricologo Piero Tesauro, «per funzionare le cure devono essere seguite con continuità.
AIUTO FARMACOLOGICO
Esistono farmaci che rallentano di molto la caduta dei capelli rinforzando il cuoio capelluto (come minoxidil) o impedendo agli androgeni di danneggiare i follicoli (come finasteride).
cellule nel cuoio capelluto danno ottimi risultati, secondo una ricerca del Policlinico di Roma
Si può puntare sulla terapia a basso dosaggio ma con sistemi di veicolazione innovativi: i farmaci possono essere somministrati per via locale, usando un veicolo a base di alcol o liposomi che possano attraversare la barriera cutanea, o per via potenziata, usando metodi come la ionoforesi o il patting (microincisioni verticali) che aumentano la penetrazione dei principi attivi. Possono inoltre essere somministrati iniettandoli nel derma con aghi sottilissimi, oppure per via orale o sublinguale, per renderli rapidamente disponibili». L’efficacia è buona, nell’uomo soprattutto se si usano combinazioni di minoxidil e finasteride; in alcuni casi però non basta e allora si può provare con trattamenti di medicina rigenerativa come la mesoterapia (iniezioni intradermiche) con il plasma ricco di piastrine e con le cellule mesenchimali e staminali adipose. «Questi interventi mirano a potenziare gli stimoli positivi che l’ambiente circostante invia alla papilla dermica, la “regista” della crescita del follicolo pili-
fero: non possiamo spostare i capelli, ma se migliora il terreno dove sono alloggiati possono crescere di più e meglio», spiega Tesauro. «Il plasma ricco di piastrine si utilizza perché le piastrine sono un serbatoio di fattori di crescita, molecole che favoriscono la replicazione cellulare, la produzione di vasi sanguigni e soprattutto la formazione di nuova matrice extracellulare, che aiuta il cuoio capelluto a diventare un ambiente migliore per lo sviluppo dei capelli. In alternativa si può prelevare dal paziente del tessuto adiposo ed estrarne cellule mesenchimali e staminali, che poi vengono reiniettate per arricchire il “terreno” dove alloggia il follicolo pilifero».
A patto di identificare i pazienti per cui sono più appropriate, queste tecniche di medicina rigenerativa danno buoni risultati: una revisione delle ricerche sul plasma ricco di piastrine condotta da ricercatori dell’Università di Tor Vergata e del Policlinico Gemelli di Roma, per esempio, ha riferito che solo nel 17
Non solo zoccoli d’asino e aculei di porcospino: nell’antico Egitto la calvizie si combatteva anche con misture di grasso di ippopotamo, coccodrillo, gatto e serpente. Rimedi non molto migliori di quelli proposti da Ippocrate, il medico greco: soffrì lui per primo di alopecia e si sottopose a terapie a base di “pomate” contenenti oppio, rafano, escrementi di piccione e barbabietola. Ippocrate, notando che gli eunuchi non diventavano mai calvi, suggerì che la castrazione potesse prevenire la caduta dei capelli ma, sebbene poi perfino ricercatori statunitensi della Duke University gli
abbiano dato ragione, è difficile pensare a questo come a un rimedio percorribile. Le soluzioni fantasiose alla calvizie non sono mancate nemmeno nei secoli successivi: nell’800 per esempio andavano forte l’olio di serpente che curava di tutto, caduta dei capelli compresa, e il tè indiano da strofinare sullo scalpo. Nel XX secolo si è passati a rimedi più high-tech come Thermocap, una specie di cuffia calda inventata negli anni ’20 che prometteva la ricrescita dei bulbi piliferi dormienti portandola 15 minuti al giorno, e lo Xervac: introdotto sul mercato nel 1936, una sorta di
“aspirapolvere da cranio” che esercitava una suzione sul cuoio capelluto stimolando i follicoli. Almeno, questo diceva la pubblicità: nella realtà, fu un altro tentativo andato a vuoto. Un aggeggio promettente, invece, potrebbe essere ai giorni nostri il “cappello” che stimola i follicoli piliferi con piccole scariche elettriche, un metodo che molti studi hanno dimostrato essere efficace nel favorire ispessimento e crescita dei capelli: inventato da Xudong Wang dell’Università di Madison, in Wisconsin, il metodo ha funzionato sui topolini e sul papà di Wang.
Rimedi ottocenteschi contro l’alopecia areata: in una pubblicità francese le virtù di una lozione e di un sapone antisettico che, secondo i produttori, allontanavano il rischio di perdita dei capelli.
per cento degli studi non c’è stato un miglioramento significativo della calvizie, mentre una recente indagine della Cleveland Clinic in Ohio (Usa) ha sottolineato che i pazienti riferiscono anche un deciso miglioramento della qualità di vita dopo la terapia.
In cerca di soluzioni, molti arrivano a prendere in considerazione anche il trapianto. Un mercato enorme (un recente rapporto messo a punto da Research and Markets prevede che superi i 24 miliardi di euro entro il 2027) per interventi che sono molto migliorati rispetto al passato, come spiega Alfredo Rossi: «La rimozione di interi lembi di cuoio capelluto dalle aree posteriori della testa per trasferirle in quelle prive di capelli è sempre meno usata, oggi si preferisce il prelievo delle unità follicolari con incisioni di 0,5-0,6 millimetri che lasciano cicatrici microscopiche, che non arrivano a 0,3 millimetri e possono essere camuffate molto facilmente. La tecnica è più lunga ma è relativamente semplice e soprattutto offre risultati migliori in termini di attecchimento dei follicoli nelle zone riceventi; serve una buona manualità del chirurgo, ma in un centro di esperienza i risultati possono essere davvero buoni».
Tanti vanno a operarsi in Turchia, attratti da prezzi che possono essere anche la metà di quanto richiesto nel nostro Paese: c’è da fidarsi? «Dal punto di vista tecnico magari sì, perché si tratta di cliniche che eseguono tantissimi interventi», risponde Rossi. «Tuttavia il rischio è ritrovarsi in strutture che non garantiscano un’adeguata sicurezza pre e post-operatoria: si tratta pur sempre di un intervento chirurgico per cui serve una procedura di preospedalizzazione, l’anestesia, la presenza in sala di specifiche professionalità. Requisiti che la legge italiana impone perché possano essere gestite eventuali complicanze».
Pure per il trapianto, poi, vale la regola di intervenire senza aspettare che la testa sia ormai una palla da biliardo, perché, come aggiunge Rossi, «in questi casi spesso si rende necessario un intervento ibrido, che al trapianto associ l’uso di protesi. Anche queste comunque sono molto migliorate: oggi sono di spessore minimo e assai sofisticate. Per sceglierle e impiantarle però occorre molta esperienza». Protesi supertecnologiche, insomma, altro che il toupet di Andre Agassi tenuto su con i fermagli.
Per anni si è data la colpa allo stress. Poi si è capito che alla base dell’alopecia areata, che in entrambi i sessi porta alla formazione quasi improvvisa di chiazze dove i capelli si diradano, c’è una malattia autoimmune in cui il follicolo pilifero viene aggredito dal sistema immunitario. I pazienti possono perdere anche peli, ciglia e sopracciglia. «Di recente è stato scoperto che l’aumento a livello del follicolo di due molecole (due citochine, interferone gamma e interleuchina 15) comporta un aumento dell’infiammazione locale e quindi l’aggressione da parte dei linfociti, con la successiva perdita del fusto del pelo o del capello», spiega il dermatologo Alfredo Rossi. «Fino a poco tempo fa si curava con antinfiammatori cortisonici o con immunosoppressori come metotressato e ciclosporina, ma di recente è diventato disponibile un farmaco che blocca la trasmissione dei messaggi chimici delle due citochine, riducendo l’attacco del sistema immunitario ai follicoli. Gli studi hanno mostrato un’efficacia di circa il 40 per cento in casi gravi o molto gravi, perciò ci aspettiamo risultati ancora migliori usandolo su pazienti in stadi meno avanzati».
Anche le protesi attuali sono molto cambiate: più sottili e facili da “indossare”. Insomma, non può verificarsi l’effetto nella foto.
STORIA È MAI ESISTITO UN PROFESSIONISTA DELLE PUZZETTE?
SPORT GLI ADDOMINALI FANNO PERDERE LA PANCETTA?
SOCIETÀ QUANDO ABBIAMO INIZIATO A USARE NOMI E COGNOMI?
ANIMALI QUANTE VERTEBRE CERVICALI HANNO LE GIRAFFE?
SALUTE PERCHÉ QUANDO STIAMO PER PIANGERE SENTIAMO UN GROPPO IN GOLA?
TE LO DICE MASSIMO
LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV
SALUTE È VERO CHE I COREANI
HANNO UN GENE CHE RENDE IL SUDORE INODORE?
DA LASSÙ
Il collo di una giraffa può arrivare a misurare due metri, donandole una grande altezza.
o, le tartarughe non sono mute. E neanche sorde. Alcune ricerche sul Journal of Comparative Psychology hanno confermato che, pur essendo prive di corde vocali, emettono numerosi vocalizzi a frequenze diverse. Nel caso delle tartarughe marine, come la Dermochelys coriacea, madre e piccoli riescono a comunicare addirittura prima della schiusa delle uova: usciti dal guscio i piccoli cercano le madri affidandosi al suono che esse emettono. Teneri chiacchiericci. Nel caso delle tartarughe di terra, ancora più chiacchierone, le vocalizzazioni avvengono più spesso durante il corteggiamento e la riproduzione. La Platysternon megacephalum, detta anche platisterno, tartaruga semiterrestre del Sud-est Asiatico, produce strilli e gridolini. La Podocnemis expansa o tartaruga Arrau, rettile gigante del Rio delle Amazzoni, è capace di emettere 11 tipi di vocalizzi diversi. Di solito le più giovani emettono suoni con frequenze più alte. Come fanno a “parlare” e “sentirsi”? A produrre suoni è il passaggio più o meno rapido di aria nell’esofago. E le orecchie, per quanto invisibili perché coperte da strati di pelle, esistono e sono localizzate dietro agli occhi. C.G.
SE NON INCONTRANO TURBOLENZE, I VELIVOLI A ENERGIA SOLARE
SENZA PILOTA POSSONO TEORICAMENTE RESTARE IN ARIA PER SEMPRE. E RISULTARE PIÙ UTILI ED ECONOMICI DEI SATELLITI.
In teoria per sempre, per ora fino a due mesi di fila. Un aereo solare vola grazie a motori elettrici alimentati da ali coperte da pannelli solari di giorno e a batterie caricate allo stesso modo per il volo notturno. Se si mantiene al di sopra delle nuvole, evitando quindi i capricci del meteo, potrebbe restare in aria per sempre, o almeno fino a che non si rompe.
SORVEGLIANZA. Velivoli senza pilota di questo tipo potrebbero sostituire i molto più costosi satelliti in tante funzioni, come per esempio la sorveglianza del territorio o la ripetizione di segnali Internet o telefonici. Non è fantascienza: l’aereo solare senza pilota Zephyr 8/S di Airbus (nell’immagine), che ha
ali larghe 25 metri ma pesa solo 60 chili, è riuscito a restare in volo intorno a 20 km di altezza per due mesi di fila. La missione doveva in realtà durare 30 giorni, ma visto che tutto andava bene, è continuata fino a 64 giorni, coprendo 56.000 km su un’area di 600 km2, per poi interrompersi bruscamente a causa di un’insolita turbolenza a 17 km di quota, che ha fatto perdere un motore e di conseguenza precipitare l’aereo solare. Insomma, c’è ancora qualcosa da mettere a punto, ma il successo dello Zephyr annuncia una rivoluzione nel controllo del Pianeta e nelle comunicazioni nei settori sia militare sia civile. Alex Saragosa
Ispirandosi alla mandibola della formica rossa (Formica rufa), un gruppo di bioingegneri e medici tedeschi ha progettato una pinza chirurgica per interventi da eseguire in endoscopia che, rispetto agli strumenti già in uso, ha possibilità di movimento più ampie e può produrre una forza maggiore anche del 433%. La pinza è stata ideata a partire dall’analisi della struttura delle mandibole della formica, che consentono all’animale di svolgere numerosi compiti anche molto diversi fra loro: dal trasporto delle larve al combattimento. Infatti, grazie a un particolare aggancio ai muscoli e a giunture molto flessibili fra le diverse parti, le mandibole della formica rossa possono ruotare e muoversi con grande precisione. Modelli. Nello studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, sono proposti tre modelli di pinze, che i ricercatori hanno anche stampato in 3D e che potrebbero ridurre le complicanze degli interventi, migliorandone l’accuratezza. Tuttavia, prima di un loro impiego nella pratica chirurgica ospedaliera, questi strumenti dovranno essere testati su tessuti e su modelli animali. M.Fr.
S embra di sì, se è una batteria nucleare.
Questi dispositivi esistono da più di 60 anni e sfruttano l’energia rilasciata dal decadimento radioattivo di nuclei atomici (radioisotopi) che si trasformano in altri nuclei emettendo elettroni, poi convertiti in corrente elettrica utilizzabile. Finché c’è un decadimento radioattivo al loro interno, le batterie nucleari funzionano per diversi anni. Opportunamente schermate, sono usate, per esempio nei veicoli spaziali, nelle stazioni scientifiche automatizzate, in passato anche nei pacemaker (per i quali oggi si preferiscono le batterie a litio-iodio).
Nichel . L’azienda cinese Betavolt ha brevettato una batteria nucleare, BV-100 ( nell’immagine), che sfrutta come sorgente radioattiva il nichel-63 , che decade in rame. Secondo l’azienda, dovrebbe durare 50 anni. Per ora è un prototipo, di dimensioni 15x15x5 m m , e può fornire 100 microwatt di potenza a una tensione di 3 volt. L’obiettivo, entro la fine del 2025, è arrivare alla potenza di 1 watt e alla produzione di massa di queste batterie, per diversi usi. B.M.
A cosa serve un campo di girasoli artificiali?
Ad assorbire e accumulare energia. Sono i SunBot, microscopici girasoli hi-tech in grado di orientarsi automaticamente verso la luce solare. Il sistema dei SunBot, che sta per “Sunflower like biomimetic omnidirectional tracker”, è stato sviluppato dagli ingegneri dell’Università di Los Angeles e dell’Università statale dell’Arizona, e riproduce il naturale fototropismo comune a molti organismi vegetali, che si adattano alla direzione della luce solare.
Piegature . Gli “steli” dei girasoli artificiali, infatti, sono costituiti da un materiale che reagisce alla luce: la parte di essi che viene colpita dalla radiazione luminosa si riscalda e si restringe, piegandosi per esporre alla sorgente di luce la zona superiore del “fiore”, larga poco meno di 1 mm, che assorbe l’energia. Una volta raggiunto questo allineamento, la piegatura del girasole proietta un’ombra sullo stelo, che si raffredda e smette di piegarsi. Secondo i ricercatori, dei pannelli solari costituiti da file di SunBot sarebbero più facilmente mimetizzabili con l’ambiente circostante, ma soprattutto più efficienti. Nel loro studio, infatti, il sistema ha dimostrato di poter immagazzinare fino al 400% in più di energia rispetto ai pannelli convenzionali. R . M .
SOGNO VOLANTE Un aereo senza pilota che non consuma e non inquina.CONOSCERSI
Per vivere bene il sesso occorre comunicare: con l’altro/a ma anche con sé stessi.
Ciò che ci attira in un partner è davvero ciò che ci piace?
N on sempre i due aspetti coincidono: le qualità idealizzate di un partner romantico nella realtà possono rivelarsi differenti da ciò che ci attrae veramente. Lo suggerisce uno studio dell’Università di Toronto, secondo cui le persone tendono a sopravvalutare l’importanza di determinate caratteristiche in un partner, come l’attrattiva fisica o l’intelligenza, e a sottovalutare invece l’importanza di altri aspetti, come la compatibilità di valori e interessi. I ricercatori hanno interpellato più di 1.300 persone, scoprendo che le idee dei partecipanti su quanto apprezzassero una caratteristica del partner erano in realtà poco correlate a quanto finissero per apprezzare davvero quella caratteristica. Esperienze. Le aspettative che ci creiamo si basano in realtà soprattutto sull’insieme di un’esperienza. Ad esempio, se ci siamo divertiti partecipando a una festa con delle persone spiritose, potremmo pensare di gradire l’umorismo, ma forse in realtà a piacerci era il particolare contesto sociale in cui lo abbiamo casualmente sperimentato. R.M.
Avolte, anche tra le lenzuola ne abbiamo bisogno: di seguito, 7 consigli scientificamente testati per raggiungere un maggiore appagamento.
1COMPRENDERE ECCITAZIONE E DESIDERIO. L’eccitazione è una componente preminente nell’attività sessuale e può essere innescata da una serie di stimoli sensoriali e psicologici. Già negli anni ’60, i controversi studi del dr. William Masters e della sua assistente Virginia Johnson (a cui si ispira la serie tv Masters of Sex), pur non cogliendo appieno le differenze tra eccitazione femminile e maschile, avevano compreso che, per un miglior appagamento, fosse importante innanzitutto ascoltare e comprendere i propri desideri.
2COMUNICARE APERTAMENTE. Un altro aspetto fondamentale per migliorare l’esperienza a letto è poi la comunicazione. A confermarlo sono molti studi condotti in ogni angolo del mondo, tra i quali inaspettatamente l’Iran. I ricercatori della Islamic Azad University di Teheran, infatti, hanno appurato che le coppie che comunicano apertamente le proprie preferenze risultano più soddisfatte della propria vita sessuale. Occorre perciò essere onesti con il/la partner, superando vergogna e imbarazzo.
VARIETÀ ALLA VITA
SESSUALE. Mantenere le stesse abitudini a letto può spegnere il desiderio. Per evitarlo, recenti studi, tra cui quelli condotti dalla coppia di psicologi Barry ed
Emily McCarthy, suggeriscono di esplorare vari aspetti del sesso, iniziando con la variazione delle posizioni e con la pratica di stimolazioni manuali e orali. Tra i consigli elencati: cimentarsi con i giochi di ruolo e i massaggi, utilizzare strumenti di piacere e lubrificanti, e assistere insieme a film erotici, sempre però nel rispetto della sensibilità altrui.
4ESSERE CONSAPEVOLI DEL PROPRIO CORPO. Concentrarsi sulle sensazioni piacevoli dell’attività sessuale aumenta l’eccitazione. Uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, infatti, suggerisce che fare respiri lenti e profondi nel corso di un amplesso, ponendo l’attenzione sugli stimoli piacevoli che si stanno provando, sia tra i modi più efficaci per allontanare i veri nemici del buon sesso: l’ansia e lo stress. Lo studio aggiunge a riguardo che persino aiuti “esterni”, come il Viagra, tendono a non funzionare in presenza di questi fattori.
5LIBERARSI DAI PRECONCETTI. L’idea che il sesso debba essere in un certo senso prevedibile e svolgersi in modo chiaro e lineare non è realistica, eppure spesso i filtri attraverso cui lo si vede, proposti da religione, società e contesto culturale, possono portarci a pensare che sia così. Numerosi studi consigliano, invece, di eliminare tutti i preconcetti. Partendo da quello più antico per cui è lecito fare sesso solo a scopo procreativo, oppure dalla convinzione più moderna che ci fa credere che il corpo del/della partner deb-
ba somigliare a canoni precisi, o ancora quello per cui un rapporto sessuale può dirsi soddisfacente soltanto se coronato dall’orgasmo.
ESERCIZIO FISICO. Molteplici studi, tra cui uno recente pubblicato su Sexual Medicine, evidenziano le numerose ricadute positive che un’attività fisica regolare ha sul sesso. Infatti, l’aumento dell’energia e della resistenza generato dall’allenamento, ma anche il miglioramento delle funzioni cardiache e la crescita dei livelli di endorfine (senza considerare l’accrescimento dell’autostima causato dal vedersi più in forma) sono tutte componenti che contribuiscono a migliorare quella che, in fin dei conti, è anch’essa un’attività fisica.
7AUMENTARE L’INTIMITÀ NON SESSUALE. Agli amanti dei rapporti occasionali non piacerà, eppure è provato da numerosi studi come, nella maggior parte dei casi, la creazione di connessioni emotive al di fuori del sesso migliori le attività sotto le lenzuola. Per esempio, un articolo su Personality and Social Psychology Bullettin spiega che trascorrere insieme del tempo di qualità ed entrare in confidenza con il partner elevi, e di molto, la soddisfazione reciproca a letto.
Simone Valtieri
È mai esistita la “spermatorrea”?
La spermatorrea era una “malattia”, ampiamente diffusa in epoca vittoriana, che in realtà non è mai esistita. A metà ’800 venne coniato questo termine per definire una patologia caratterizzata da un eccesso di produzione di sperma che si manifestava in due stadi successivi: il primo prevedeva polluzioni notturne ed eiaculazione precoce, mentre nel secondo stadio il corpo era “esaurito” dall’aver prodotto tanto sperma e comparivano impotenza, depressione e riduzione del volume dei testicoli. Flanella. Masturbarsi era ritenuta la causa principale assieme ad attività sessuali illecite o troppo frequenti, ma concorrevano al problema anche la lettura di romanzi sentimentali e i pantaloni di flanella, dormire supini o in un letto troppo morbido. Altrettanto fantasiose le terapie previste: da quasi innocui clisteri e lassativi a ben più inquietanti sanguisughe anali e piercing sul pene con anelli coperti di sostanze irritanti, fino alla cauterizzazione dei nervi genitali. Quando alcuni medici del Royal College of Surgeons iniziarono a discutere la spermatorrea su basi scientifiche, fu ben presto chiaro che non si trattava di una malattia ma di una truffa per spillare soldi a pazienti. E . M .