Storia
Quanto coraggio ci vuole per attentare alla vita dell’uomo più pericoloso e potente del mondo? Con questa domanda in testa siamo andati a scavare nelle dinamiche dell’Operazione Valchiria, il più famoso attentato a Hitler, che ebbe luogo esattamente 80 anni fa, il 20 luglio 1944. La mente e il braccio della congiura erano di Claus von Stauffenberg, un ufficiale tedesco, cattolico, di buona famiglia e buona formazione con in più un curriculum da eroe di guerra. Von Stauffenberg era anche fra quelli che a lungo credettero in Hitler. Poi aprì gli occhi e non poté non vedere l’abisso. “Dobbiamo dimostrare al mondo che non siamo tutti come lui”, disse, e ci riuscì Anche se finì malissimo, per lui, gli altri congiurati, le loro famiglie. Ma è diventato il simbolo della resistenza tedesca (e anche a questo capitolo, poco noto, daremo spazio). Agli uomini e alle donne che hanno dato la vita nel tentativo di toglierla ai più spietati – e incredibilmente fortunati: se la cavarono sempre! – dittatori del Novecento è dedicato il tema di copertina di questo numero.
Emanuela Cruciano caporedattrice
Hitler e alcuni funzionari di partito poco dopo l’attentato fallito da von Stauffenberg, il 20 luglio del 1944.
DESPOTI SOTTO ATTACCO
34
Operazione Valchiria
Non tutti nelle forze armate sostenevano il Führer: così nacque la fronda.
40
Per la Germania
Chi era Claus von Stauffenberg, attentatore di Hitler ed eroe di guerra?
44
Un’atroce vendetta
Dopo l’attentato la rappresaglia fu spietata: 700 vittime, tra cui Rommel.
46
Fu solo fortuna?
Un’attenta protezione e una buona stella salvarono Hitler da 40 attentati.
48
Contro il Terzo Reich
La resistenza tedesca fu caratterizzata in gran parte da azioni non violente.
50
Stalin l’invincibile
Come il dittatore sovietico riuscì a salvarsi dai molti tentativi di eliminarlo.
54
Il duce deve morire
Mussolini scampò a diversi attentati, ma per due volte rischiò la vita.
58
Tiranni nel mirino
Gli attentati compiuti (e riusciti) ai danni di alcuni dittatori del ’900.
62
Giusto o sbagliato?
Il tirannicidio: ancora oggi dibattuto dall’etica politica e dal diritto.
In copertina: Adolf Hitler.
IN PIÙ...
16 GRANDI IMPRESE
La conquista del K2
La spedizione che scalò la seconda cima più alta del mondo.
22 COSTUME
E il navigar m’è dolce
La storia delle crociere tra balli, sport, cibo e divertimento.
28 I GRANDI PROCESSI
Socrate Era un cittadino modello, ma Atene lo volle alla sbarra.
68 NOVECENTO
Il mondo in guerra
La Grande guerra raccontata dalle cartoline dell’epoca.
72 EVENTO
Scatto al re In una bella mostra a Buckingham Palace le foto private dei reali.
76 IL LIBRO
Sangue e fuoco 1944, Sant’Anna di Stazzema: 560 vittime della furia nazista.
81 BATTAGLIE
Partir soldato Storia del servizio di leva: alle origini della coscrizione obbligatoria.
88 OLIMPIADI 2024
Benvenuti a Olimpia
Al via le Olimpiadi: ma come e dove si svolgevano una volta?
94 TELEVISIONE
La voce degli italiani Corrado, il conduttore di indimenticabili format televisivi.
SPECIALE
Le più grandi imprese e i peggiori fallimenti del Mossad, l’agenzia nazionale di intelligence dello Stato di Israele, raccontate su Storia in podcast da Gianluca Ansalone (analista strategico, docente di Geopolitica al Campus Biomedico di Roma-Università di Roma
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Tor Vergata). Il Mossad, fondato nel 1949, si occupa di raccolta di informazioni, di operazioni segrete e di antiterrorismo e il suo direttore risponde al primo ministro. Il suo budget annuale è di circa 10 miliardi di dollari e si stima impieghi circa 7mila persone, il che
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ne fa una delle più grandi agenzie di spionaggio al mondo.
Buon ascolto! Per ascoltare i nostri podcast (le puntate online sono ormai più di 500 e vanno dalle biografie di personaggi agli approfondimenti sui grandi eventi storici), basta
fino alla liberazione, nel 1960, non rivelò mai la sua vera identità. Due diplomatici cecoslovacchi con un passaporto falso lo portarono prima a Cuba e a Praga, e infine a Mosca. Lì venne decorato come eroe dell’Urss con il nome di Ramón Ivanovich Lopez. Morì di cancro il 18 ottobre 1978 all’Avana. Quando gli chiesero di rivelare i misfatti di Stalin, gli rimase fedele sino alla morte. Le sue ceneri, portate a Mosca, vennero sepolte nel cimitero riservato agli eroi dell’Urss.
Antonio Girard, Genova
A proposito di scienziate
collegarsi al sito della nostra audioteca storiainpodcast.focus.it. Gli episodi, che sono disponibili gratuitamente anche sulle principali piattaforme online di podcast, sono a cura del giornalista Francesco De Leo.
si conoscevano e si tenevano in contatto, fiori rari in un mondo di soli uomini. Di lei però so poco, i dati biografici sono piuttosto scarsi. Per questo vi chiedo, se lo ritenete di vostro interesse e di stimolo per i vostri lettori, di dedicare un articolo a questa straordinaria figura. Grazie! Eliana, Lucca
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Focus Storia n° 000, pBusci officae ptumquatem dolut este andit quas volorum que mo qui doles dolest, officim ererovitatem aperovit p
del canadese Frank Jackson entrò nelle grazie di Sylvia, che era stata la segretaria di Trotzkij. Da vero manipolatore, a Città del Messico riuscì a farsi presentare il vecchio leader bolscevico passando per un suo ammiratore. E lì, il 20 agosto 1940, gli piantò una picozza da ghiaccio in testa. Fu catturato dalla polizia e si identificò come Jacques Mornard, un belga deluso dal trotzkismo. Quando fu condannato e
Ho letto con grande interesse l’articolo Scienziate nonostante tutto pubblicato su Focus Storia n° 213, dove raccontate anche la storia di Laura Bassi (1711-1778), la seconda donna laureata in Europa (dopo la filosofa Elena Lucrezia Corner), e la prima al mondo a ottenere una cattedra universitaria. In questo contesto in cui descrivete la vita e i meriti di tante pioniere del sapere, mi sarei aspettata di leggere anche la storia di Cristina Roccati (17321797) terza donna laureata al mondo e per decenni docente di fisica all’Accademia dei Concordi di Rovigo. La Roccati e la Bassi tra l’altro
Cara Eliana, troverà pubblicata la sua lettera perché, coincidenza vuole, stiamo proprio programmando per i prossimi numeri un articolo su Cristina Roccati. Probabilmente potrà leggere di lei sulle uscite di fine anno (novembre o dicembre), quando tra l’altro verrà inaugurata una mostra-racconto a Rovigo (Palazzo Roncale) dal titolo Cristina Roccati. La donna che osò studiare fisica Avrà quindi presto a disposizione tutte le informazioni utili per approfondire la figura di questa donna controcorrente, intelligentissima e coraggiosa. Ci segua e... a presto!
SCATTO
di Lidia Di Simone
Fratellini 1956, il principe Carlo e la sorella Anna allo specchio, in una foto di ArmstrongJones, cognato della regina.
L’album di famiglia, con i momenti belli, i ritratti ufficiali e le foto private. Ecco cosa mette in mostra Buckingham Palace quest’estate nella piccola King’s Gallery della dimora reale, a Londra: cento anni di scatti iconici provenienti dagli archivi reali, dagli Anni ’20 del Novecento fino ai giorni nostri.
IN FAMIGLIA. Molte delle foto esposte sono state realizzate da persone vicine ai reali: Cecil Beaton, primo fotografo ufficiale dei Windsor celebre per aver ritratto la regina Elisabetta II nelle sue pose migliori e più spontanee, e Antony Armstrong-Jones, che è stato marito della principessa Margaret, sorella minore della sovrana scomparsa nel 2022. •
AL RE
Buckingham Palace mette in mostra le foto private scattate alla corte inglese.
Baby boom
1964, gruppo di madri reali con bambini. La foto è di Antony Armstrong-Jones e sua figlia Sarah è in primo piano davanti all’obiettivo.
Un tè a Balmoral
I n Scozia sono andati a ruba i biglietti per visitare la dimora preferita della regina Elisabetta, il palazzo di Balmoral. Un grande successo, visti i prezzi: 100 sterline a ingresso,150 con il tè pomeridiano incluso. Il debutto del castello. Si tratta di una prima assoluta per la magione scozzese che, giardini a parte, non era mai stata aperta al pubblico. Stavolta la residenza estiva del sovrano Carlo III offre ai visitatori l’opportunità di esplorare alcune delle stanze usate dal re e dalla regina Camilla. Le visite sono previste fino al 4 agosto.
Info: balmoralcastle.com
In guerra 1940, re Giorgio VI e la consorte Elizabeth nell’immagine di Cecil Beaton, che li ritraeva sereni per tranquillizzare gli inglesi in guerra.
Dopo il conflitto
1949, ancora la principessa Margaret nella foto di Cecil Beaton, che le fece questo ritratto per il suo diciannovesimo compleanno.
Graduata
1942, la futura Elisabetta II, ancora in un ritratto di Beaton. Aveva 16 anni, era stata nominata da suo padre colonnello dei granatieri e ne indossava il distintivo.
Serena compostezza nei ritratti ufficiali, ma anche caldi sorrisi negli scatti più intimi
Viva la regina! 1952, Elisabetta II ritratta da Dorothy Wilding. Il padre era morto il 6 febbraio di quell’anno e lei, a 26 anni non ancora compiuti, era regina.
La sua vita
2 agosto 1924 Corrado Mantoni nasce a Roma da una famiglia originaria di Fano, nelle Marche.
1944 Inizia a collaborare prima con la radio degli Alleati e poi con l’Eiar, la futura Rai. Lavora ai cinegiornali e ottiene anche una certa fortuna come attore e doppiatore.
9 maggio 1945 Alla radio annuncia la fine della Seconda guerra mondiale.
1949 È il primo presentatore a comparire in televisione nelle trasmissioni sperimentali dalla Triennale di Milano. Nello stesso anno sposa Luciana Guerra che gli darà l’unico figlio, Roberto, nato nel 1953. Divorzieranno nel 1972.
1954 Corrado è in televisione con Rosso e Nero. Si apre un ventennio che sarà scandito da grandi successi e, nel 1976, dall’invenzione del contenitore pomeridiano Domenica in...
1968 Inventa insieme al fratello Riccardo, e conduce fino al 1979, il programma radiofonico La Corrida. Dilettanti allo sbaraglio.
1982 Debutta su Canale 5 con il quiz di mezzogiorno Il pranzo è servito: in totale condurrà, fino al 1990, 1.932 puntate.
27 giugno 1996 Sposa, dopo 23 anni di convivenza, l’autrice e produttrice televisiva Marina Donato.
8 giugno 1999 Muore a Roma per un tumore. Per sua scelta, trascorre gli ultimi tempi in totale riservatezza, lontano anche dai più stretti collaboratori.
La VOCE degli italiani
CORRADO è stato una pietra miliare della radio e della tv: creò e condusse alcuni indimenticabili
format e annunciò all’Italia che...
Di sé, ormai quasi al crepuscolo della vita, dichiarò al quotidiano La Stampa: “Penso che se dall’aldilà vedessi scritto “Via Corrado Mantoni” su una strada, mi verrebbe da ridere. Credo che, passato il mio momento, la gente se ne scorderà”. Non è accaduto: una via intitolata a Corrado Mantoni – per tutti, da sempre, semplicemente Corrado, lo “scognomato”, secondo una fulminante definizione di Totò – a Roma c’è, nella zona nord di Castel Giubileo. E il pubblico non ha smesso di ricordare la bonomia ironica del conduttore radiofonico e televisivo scomparso l’8 giugno 1999, inventore e autore di trasmissioni destinate a lasciare il segno nella storia della tivù e del costume italiani, e a gemmarne molte altre, come nel 1968 La Corrida (sorta di prototipo “ruspante” dei talent show), Domenica in… (1976) e Il pranzo è servito (1982). Corrado avrebbe compiuto cento anni il prossimo 2 agosto: stessa classe dell’eterno “rivale” Mike Bongiorno (solo di pochi mesi più anziano: “l’americano” era nato il 26 maggio 1924) e persino della radio, inaugurata il 5 ottobre del medesimo anno. Un segno, forse, del destino: perché proprio la radio, dal 1944, rese la voce di un Corrado appena ventenne familiare per milioni di ascoltatori.
LA GUERRA È FINITA! Mentre la tragedia della Seconda guerra mondiale volgeva al termine, toccò infatti proprio a lui, il 9 maggio 1945, dopo che il 7 a
Reims e l’8 a Berlino era stata siglata, in due accordi separati, la resa della Germania alle forze anglo-americane, dare l’annuncio ufficiale della fine delle ostilità. Poche parole, ma dense di emozione, solenni come il momento: “Interrompiamo le trasmissioni per comunicarvi una notizia straordinaria. Le forze armate tedesche si sono arrese agli angloamericani, la guerra è finita; ripeto: la guerra è finita”. E sempre a Corrado, dai microfoni dell’Eiar, all’indomani del referendum del 2 giugno 1946 fu affidata la notizia della vittoria della repubblica sulla monarchia.
IL “PAPÀ” DELLA RADIO.
detto Renzo Arbore: «Corrado è stato il papà della radio. Si faceva il suo nome e il pensiero correva all’elettrodomestico che, a quell’epoca, era la finestra degli italiani sul mondo. Lui, come tanti altri, aveva fatto la gavetta. Si era costruito un repertorio infinito. E poi come dimenticare il suo timbro caldo, la dizione perfetta?». Nato in una famiglia marchigiana trasferitasi a Roma – il
padre, Primo, era tipografo; la madre, Olga, maestra – preferì alla laurea in giurisprudenza la carriera davanti al microfono, come il fratello Riccardo, tra i più prolifici registi di spettacoli di rivista e varietà. Dal loro sodalizio artistico scaturì lo pseudonimo Corima, “marchio di fabbrica” di tanti fortunati programmi. Nell’autobiografia ...E non finisce qui, un titolo mutuato dal tormentone che in tivù precedeva gli intervalli pubblicitari de La Corrida, pubblicato da Mondadori nel febbraio del 1999, pochi mesi prima di morire Corrado scrisse: “Per me la radio è stata veramente il
Verso il successo
Un giovane Corrado negli anni Cinquanta durante un annuncio radiofonico. Il conduttore fu il primo a dare alla radio la notizia della fine della Seconda guerra mondiale. Nell’altra pagina, in una posa scherzosa negli anni Settanta.
Prima voce e poi volto, Corrado è stato un pioniere in radio e in tv
primo amore. La radio è una grande scuola e chi viene da lì ha molta più possibilità di avere successo. Dico di più: ai miei tempi la radio insegnava anche una forma di modestia che in questo mestiere non guasta affatto e che un po’ tutti dovrebbero avere”. Anche per tale ragione gli impegni radiofonici coabitarono a lungo con quelli televisivi dopo che, già nel 1949 con i programmi sperimentali, Corrado era stato scelto fra i volti destinati al piccolo schermo. Con qualche contrattempo, come raccontava: “Chi è stato il primo a fare la televisione? Il sottoscritto, è incredibile. Ho presentato la tv sperimentale alla Triennale di Milano.
Era il 1949, mi pare. Mi ricordo, dopo questa esperienza, che il dottor Sergio Pugliese, che poi sarebbe diventato direttore centrale dei programmi televisivi, mi disse: ‘Caro Corrado, lei sarà uno dei primi ad essere chiamato in televisione’. E infatti... Fino al 1960, cioè dieci anni dopo, questo dottor Pugliese, ogni volta che gli facevano il mio nome, diceva, affettuoso: ‘No, no. Mantoni, no’”
SUCCESSI A CATENA. Ma l’onda del successo rese velleitaria ogni resistenza interna alla Rai. Corrado svettava negli indici di gradimento che allora “misuravano”, anche se con metodi un po’ empirici, la popolarità di una trasmissione o di un personaggio. Come ha detto un altro autore storico della Rai, Giancarlo Governi, «Corrado non ha mai fatto nulla di straordinario. Tuttavia, ciò che ha fatto, lo ha fatto sempre straordinariamente bene. La gente se ne accorgeva». Difficile fare la sintesi di una carriera: da Rosso e Nero (1954) a Controcanale (con la famosa battuta: “L’Italia è una Repubblica fondata sulle cambiali”, che scatenò una bufera politica) fino al programma cult L’amico del giaguaro (1961) per arrivare al Tappabuchi (1967), con Raimondo Vianello, e alle fortunatissime edizioni di Canzonissima del 1970 e del 1971. Ma il debutto della trasmissione che più a lungo sarebbe rimasta associata al suo nome, La Corrida. Dilettanti allo sbaraglio, avvenne ancora in radio, il 4 gennaio 1968. Rammentava Corrado: “A dire la verità, in Rai all’inizio non ne volevano neppure sentir parlare. Dissero che io e mio fratello Riccardo eravamo diventati matti. Poi un alto dirigente andò in America e vide là qualcosa di simile: gente semplice, che si esibiva non sapendo fare quasi nulla, e il pubblico che si divertiva. Tornò e la nostra proposta, dalla cassaforte dov’era stata rinchiusa, arrivò sul tavolo del funzionario incaricato di allestirla”
Che carriera!
Corrado e la regista
Gigliola Rosmini lavorano alla trasmissione per gli emigrati all’estero
Cordialmente dall’Italia, negli Anni ’60. Sopra, con Raimondo Vianello e Mike Bongiorno, altri due mostri sacri della televisione italiana.
DOMENICA ITALIANA. La seconda “rivoluzione televisiva” iniziò il 3 ottobre 1976: la Rete Uno, dalle 14, in una collocazione fino ad allora inesplorata, trasmise la prima puntata di Domenica in... , il programma che, oggi, è il secondo più longevo della storia della Tv dopo La domenica sportiva. A inventare titolo e format fu lo stesso Corrado, andando incontro alla richiesta della Rai di creare un programma in grado di “alleggerire” le fatiche dell’austerity imposta dai rincari dei prezzi del petrolio che obbligavano, di fatto, gli italiani a rimanere a casa per risparmiare. La seconda moglie, Marina Donato, sposata nel 1996 dopo una lunga convivenza, anche lei autrice e produttrice, ha raccontato: “Domenica in... era un’idea assolutamente nuova e a Corrado tutto ciò che era nuovo suscitava curiosità. La trasmissione, anche per ragioni di durata, era un happening: c’era una scaletta, ovviamente, ma poi si andava a ruota libera”. Anche in quegli anni, capitò a Corrado che la storia bussasse alla porta: il 19 ottobre 1978, tre giorni dopo l’agguato di via Fani a Roma, l’eccidio della scorta e il rapimento del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, da parte delle Brigate Rosse, toccò a lui, in onda, parlare al pubblico. Preferì farlo “a braccio”. Disse: “Oggi è la Domenica delle Palme, e le palme sono simbolo di pace, di
Vita privata
Corrado e suo figlio Roberto fanno colazione nella loro cucina, nel 1958.
fraternità, di amicizia, di amore. Cose di cui abbiamo tanto bisogno in questi giorni. Oggi iniziamo la nostra trasmissione con un po’ di magone dopo gli ultimi avvenimenti di questi giorni. Ma ricordiamoci che i buoni sono tanti, tanti oltre i cattivi. I cattivi sono molto pochi. Forse se i buoni si mettono insieme, sono solidali tra loro, i cattivi non troveranno il terreno adatto”. L’allora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, gli telefonò, la sera a casa, per ringraziarlo di quelle parole.
DA BERLUSCONI. Il 13 settembre 1982 sull’emittente privata Canale 5, da poco varata da Silvio Berlusconi, Corrado esordì nella fascia oraria del mezzogiorno, allora “deserta” in tivù, col gioco a quiz Il pranzo è servito. Il successo fu immediato. Berlusconi, che aveva visionato il numero zero di prova, aveva sorpreso il conduttore e gli autori con una richiesta perentoria e, per l’epoca, inedita: “Me ne faccia 500 puntate”. La trasmissione quotidiana sarebbe andata in onda per oltre dieci anni, con riprese anche successive, l’ultima delle quali nel 2021, ma per la Rai. Gli inizi nella tv commerciale
Storia
Direttore responsabile
Gian Mattia Bazzoli (gianmattia.bazzoli@mondadori.it)
Ufficio centrale Emanuela Cruciano (coordinatrice, caporedattrice)
Redazione Federica Ceccherini, Lidia Di Simone (caporedattrice), Paola Panigas
Ufficio fotografico Rossana Caccini
Elaborazioni digitali Vittorio Sacchi (caposervizio)
Segreteria di redazione
Marzia Vertua (marzia.vertua@mondadori.it)
Grafica Restart55 S.r.l.
Hanno collaborato a questo numero: G. Bonci, A. Borelli, F. Campanelli, M. Cannoletta, A. Carioli, S. Cosimelli, F. Dalmasso, C. Giammatteo, M. L. Leone, M. Liberti, M. Lollini, G. Lomazzi, M. Manzo, P. Mariano, R. Michelucci, F. Quaglia, R. Roveda, A. Rubini, D. Venturoli.
giunsero al termine di un periodo complicato, anche a seguito del drammatico incidente stradale in cui il conduttore rimase coinvolto la notte del 13 luglio 1978 insieme all’allora compagna Marina Donato e alla valletta Dora Moroni.
ADDIO ALLA RAI. Alle vicende private si era aggiunto il progressivo raffreddamento dei rapporti con Viale Mazzini. Attaccato dal presidente della Rai, Paolo Grassi, per la durata di Domenica in... , considerata eccessiva, e allontanato dal programma, Corrado si decise al grande salto. “Pensai”, annoterà nell’autobiografia, “che il destino mi avesse riservato una specie di privilegio: quello di essere stato il primo presentatore a inaugurare la radio italiana e di essere ora il primo, o uno dei primi, a inaugurare con grande successo una tv privata”. La seconda giovinezza televisiva persuase il presentatore, nel 1986, a riproporre per il piccolo schermo la radiofonica Corrida. L’ultima puntata, undici anni più tardi, nel 1997, si trasformò pure, e inaspettatamente, nel congedo definitivo dal proprio pubblico. •
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