Focus Storia 194 - Dicembre 2022

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PILLOLE DI LIBERTÀ La sfida scientifica e culturale che portò alla pillola anticoncezionale IL GIRO DEL MONDO L’incredibile avventura di Magellano, attraverso tre oceani e pericoli di ogni sorta Scipione e Annibale si giurarono odio eterno, ma tanti altri eventi sono stati segnati da grandi rivalità personali. Una carrellata di duellanti con aneddoti, curiosità e rancori GIALLI & MISTERI NEMICI PER LA PELLE RUGGERO PASCOLI Il padre del poeta Giovanni Pascoli fu assassinato: un delitto impunito MENSILEAUT 10,00 €BE 9,60 €D 12,00 €PTE CONT. 8,70 €E 8,70 €USA 13,80 $CH 10,90 ChfCH CT 10,70 Chf � 4,90 IN ITALIA Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona 194 22 NOVEMBRE 2022 DICEMBRE 2022 Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

peggiori guai spesso nascono da rivalità e antagonismi personali. Nella lunghissima lista di duellanti che, con il loro braccio di ferro, hanno segnato in modo indelebile il corso degli eventi, abbiamo preferito concentrarci sui nemici giurati vissuti nell’antichità. Perché ci sono tante storie da raccontare, ovviamente. Ma soprattutto perché studiando i singoli antagonismi abbiamo individuato diverse chiavi di lettura che meritavano di essere raccontate. La stima reciproca tra rivali (Annibale e Scipione); la precedenza al bene comune sopra ogni considerazione personale (Temistocle e Aristide); la lotta di classe dietro la faida fra gli ambiziosi Mario e Silla; l’impari sfida fra parole e armi, democrazia e autocrazia, ingaggiata da Demostene contro Filippo II. Nel Primo piano di questo numero entreremo nelle dinamiche delle grandi rivalità del passato. Per scoprire come gli eventi storici spesso si intreccino alle passioni umane in un cocktail dagli esiti tutt’altro che scontati.

I

30

La lunga caccia

Il cartaginese Annibale e il romano Scipione, diversi per impeto ed età, raccontano il loro sfibrante duello avvenuto nel III secolo a.C.

Una poltrona per due

del faraone

Senza esclusione di colpi

Nella Grecia di 2.500 anni fa, la rivalità fra due personaggi di spicco, Aristide e Temistocle, segnò la politica di Atene per decenni.

Demostene vs Filippo

Le parole contro le armi nel IV secolo a.C.: il grande oratore ateniese contro il potente re macedone, padre di Alessandro.

14

ECONOMIA

Alla canna del gas

Il piano di austerity degli Anni ’70 non fu il primo né l’ultimo.

18

MEDICINA

Pillola libera tutte

Il contraccettivo che ha rivoluzionato la società.

24

GIALLO STORICO Colui che non ritorna

Chi uccise Ruggero Pascoli, padre del poeta Giovanni?

60

ARCHEOLOGIA

La truffa degli archeoproiettili

La curiosa vicenda dei proiettili romani, per la maggior parte falsi.

68

SEICENTO

Gli inglesi in Irlanda

La Plantation, la dura colonizzazione dell’Irlanda.

76

PORTFOLIO Erano così?

Una mostra a New York svela i colori delle statue antiche.

82

STATI UNITI Negli archivi della Cia

Animali-spia, droghe della verità e armi supersegrete.

86

ESPLORAZIONI

Giro giro mondo Magellano e la prima circumnavigazione del globo nel 1519.

92

SOCIETÀ

Codice a sbarre Lugubri, malsane e crudeli: erano così le prigioni nell’Ottocento.

Emanuela Cruciano caporedattrice
36
Le contese tra due litigiosi avversari politici, Mario e Silla, nel I secolo a.C. portarono Roma a una sanguinosa guerra civile. 40 La mossa
Nella battaglia di Qadesh il giovane re egizio Ramses II è alla sua prima sfida militare, mentre il nemico ittita è un guerriero di fama. 46
50
PIÙ...
busti di
Dicembre 2022 194 4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 10 CHI L’HA INVENTATO? 12 NEL PIATTO 58 PITTORACCONTI 63 COMPITO IN CLASSE 74 CURIOSO PER CASO 98 AGENDA RUBRICHE focusstoria.it CI TROVI ANCHE SU: La falange macedone in un’illustrazione moderna. UNO CONTRO L’ALTRO. GLI AVVERSARI STORICI COPERTINA: LESSING/MONDADORI PORTFOLIO, AKG/MONDADORI PORTFOLIO. ELABORAZIONE GRAFICA: M. RIVOLA G.RAVA/MONDADORI PORTFOLIO Storia 3 S
IN
In copertina: i
Scipione e Annibale.

LA PAGINA DEI LETTORI

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Tutti gli uomini del

duce

A proposito della vostra copertina sulla Marcia su Roma e degli uomini di Mussolini, vorrei segnalare una figura minore ma significativa: Nino Fabbianini, uno dei fondatori del Partito nazionale fascista, di cui ho acquistato una cartolina autografata (a destra). Di Fabbianini sappiamo poco: era originario di Intra (sul lago Maggiore), ma visse ad Arona. Il suo momento di gloria nel fascismo italiano lo ebbe partecipando, il 23 marzo 1919, in piazza San Sepolcro a Milano –da qui il nome di Sansepolcrista (nella cartolina ndr ) – all’adunata costitutiva dei Fasci italiani di combattimento. Uomo di fiducia di Mussolini, venne spedito nel 1919, nella provincia di Novara, che era considerata una “provincia rossa”. La missione era creare la prima sede dei Fasci di combattimento a Novara. Fabbianini, di mestiere burattinaio, incontrò diversi problemi: violenze fisiche, agguati e incomprensioni politiche [...].

Nel 1920 iniziò uno scambio di lettere con Mussolini dai toni amichevoli. I due riuscirono a riunire un primo gruppo di 70 fascisti, quasi tutti appartenenti al ceto medio della provincia, tra cui Amedeo Belloni e Giuseppe Dongo. Fabbianini era camerata del fascista Luigi Coppa, ucciso da esponenti comunisti a Novara nel luglio 1922. Fu così che per diversi anni, Fabbianini venne invitato a tenere discorsi per ricordare i “martiri” fascisti.

SPECIALE

Lo fece fino al 1932, da quel momento si persero le sue tracce e non compar ve più nei giornali fascisti. Unico indizio che ci riporta al Fabbianini, la pubblicazione dell’opera Spolverare il manganello (1937), a lui attribuita.

scuola. Il maestro Manzi spiegava in modo semplice e si sforzava di essere chiaro per tutti. Invece della lavagna usava un blocco di fogli giganti su un cavalletto che voltava dopo aver disegnato o scritto ed essersi immancabilmente sporcato le dita con il carboncino!

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Non è mai troppo tardi

Mi ha fatto piacere leggere l’articolo “Lotta di classe”, pubblicato su Focus Storia n° 193, a proposito del maestro Manzi, che è un ricordo della mia infanzia. Sono nato nel 1953 e ho iniziato la scuola elementare nello stesso periodo in cui prendeva il via la trasmissione. Il pomeriggio guardavo il programma che era per me una specie di ripasso dopo la

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Cosimo di Giovanni de’ Medici, detto il Vecchio (1389-1464), prese il potere nel 1434, facendo di Firenze una signoria, e lo mantenne per oltre 30 anni, grazie alla diplomazia, a una politica moderata e al benvolere del popolo, che conquistò riempiendo la città di cultura

e opere d’arte pagate col suo ingente patrimonio.

Parliamo di lui su Storia in podcast, la grande audioteca di Focus, con la guida di Lorenzo Tanzini, docente di Storia medievale e Antichità e istituzioni medievali all’Università di Cagliari. L’esperto ci accompagnerà

nella Firenze dell’epoca in tre puntate che ripercorrerano le vicende di Cosimo, il nonno di Lorenzo il Magnifico che tanto bene incarnò la supremazia politica e culturale della Firenze del primo Quattrocento. Online. Per ascoltare i nostri podcast (che spaziano dalle

biografie di personaggi famosi alla ricostruzione di grandi eventi storici) basta collegarsi al sito storiainpodcast.focus.it. Gli episodi – disponibili anche sulle principali piattaforme online di podcast – sono a cura del giornalista Francesco De Leo.

4 S

Alla CANNA

Insegne spente, targhe alterne, niente Tv dopo le 23: il piano di austerity più famoso è quello degli anni Settanta. Ma non fu il primo, e neppure l’ultimo.

Come una volta Un furgone trainato dai cavalli a Weilheim (Germania) il 25 ottobre 1973: la crisi energetica stimolò la creatività degli occidentali, costretti a rinunciare alle auto.

AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO ECONOMIA

del GAS

Si chiama “Piano di risparmio gas relativo al settore civile, abitativo, residenziale pubblico e privato” ed è stato presentato dal ministro della Transizione ecologica dell’uscente governo Draghi, Roberto Cingolani. Obiettivo: in attesa di un possibile fondo di solidarietà europeo, risparmiare 5,5 miliardi di euro per far fronte, anche in Italia, alla riduzione (o al blocco) delle importazioni giornaliere di gas naturale da parte della Russia, conseguenza della guerra in Ucraina. In soldoni vuol dire che negli edifici pubblici e nei condomini i termosifoni, ogni giorno, saranno di uno o due gradi più

Antica Roma

Dalle terme alle armi

freddi e funzioneranno una o due ore in meno al giorno. Ci aspetta insomma un inverno un po’ più rigido in nome dell’“austerity”, termine tecnico che il vocabolario della lingua italiana ha accolto da quello inglese per indicare “qualsiasi politica di restrizione dei consumi ed eliminazione degli sprechi, attuata in periodi di crisi per ottenere il risanamento economico”. Sebbene questa misura sia stata compiutamente utilizzata soprattutto negli anni Settanta del Novecento, nel corso dei secoli altre volte popoli e Paesi hanno dovuto fare i conti con limitazioni e sacrifici in materia di carburante e riscaldamento. •

Già

nell’antica Roma si dovette risparmiare sul focolare e pure allora, anche se indirettamente, la colpa fu della guerra. Quando nel 450 d.C. le temperature iniziarono a scendere significativamente, la richiesta di legna da ardere esplose ma, al contempo, continuarono ad aumentare le incursioni dei popoli stranieri, con i barbari sempre più minacciosi alle porte dell’impero. Negli anni, per alimentare il sistema di forni, tubi e intercapedini chiamato ipocausto che riscaldava le case dei patrizi e le terme, fu necessario prima disboscare i monti attorno alla capitale e poi importare legname anche da molto lontano, con enormi costi. Il combustibile divenne sempre più prezioso e per contrastare i nemici Roma fu costretta a imporre, nonostante il freddo, limitazioni al riscaldamento e agli orari di apertura delle terme per indirizzare il legname alla costruzione di nuove armi e navi da guerra. Energia alternativa. I Romani fortunatamente non si lasciarono scoraggiare e anzi

aguzzarono l’ingegno, cercando diverse forme di combustibile e rivolgendosi ai migliori ingegneri per realizzare sistemi alternativi di riscaldamento come l’eliocamino e le macchine idrauliche. Il primo era una grande vasca piena di sabbia collocata nella stanza della casa più esposta alla luce del sole, dotata allo scopo di grandi vetrate. I raggi penetravano dalle finestre e puntavano dritti verso la sabbia, riscaldandola e creando, così,

una sorta di grande “stufa solare”. Le macchine idrauliche funzionavano invece grazie all’acqua dei fiumi che, sfruttata da una ruota simile a quella dei mulini e chiamata anche “noria”, produceva energia cinetica utilizzabile poi per alimentare altre macchine.

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Ipocausto di terme romane del II d.C. Nell’illustrazione in alto, come funzionava: il sistema permetteva anche di riscaldare le abitazioni più ricche. di Biagio Picardi

Età moderna

Siamo in troppi

Sele ristrettezze furono imposte ai Romani dal freddo e dalla guerra, nel XVI secolo fu al contrario una ventata di benessere a costringere i governanti europei a gestire meglio le risorse a disposizione. Alcuni anni di relativa pace e la fine della terribile pestilenza della metà del Trecento, infatti, avevano progressivamente riattivato la crescita demografica. Come conseguenza, la domanda di combustibile finì per superare l’offerta, nonostante diverse foreste fossero state rase al suolo per procurare legna da destinare a case e manifatture. La situazione peggiorò nel corso del Seicento, quando, ad esempio, l’Inghilterra dovette aprire quasi tutti i suoi bacini carboniferi per

soddisfare il fabbisogno di energia ed evitare inoltre che il disboscamento indsciriminato facesse esondare i fiumi e franare le montagne. I cittadini, già alle prese con la recessione, furono costretti a limitare il consumo di legna e così anche le fabbriche. Tanto che nel 1615 il re Giacomo I vietò alle vetrerie di usare legna da ardere nei loro forni. L’Inghilterra aveva però una grande disponibilità di carbone: fattore, questo, che contribuì a innescare la prima rivoluzione industriale. Arriva l’oro nero. A metà Ottocento i miglioramenti tecnologici portarono allo sfruttamento energetico del petrolio, estratto per la prima volta a questo fine dall’avventuriero Edwin Drake in Pennsylvania, nel 1859.

Guerre mondiali

Le tessere annonarie

Ilrelativo benessere portato anche in Europa dal petrolio durò appena mezzo secolo. Lo scoppio del primo conflitto mondiale, infatti, impose la cosiddetta “economia di guerra”, che canalizzava tutte le energie e le risorse nell’impresa belIica. In Italia, il governo impose il razionamento dei viveri e degli altri beni di prima necessità, gestiti attraverso le tessere annonarie, affidate ai capifamiglia dal novembre del 1917. E insieme a pane, pasta, riso e carne, sapone e marmellata, venivano distribuiti così anche legna e carbone (in declino), il petrolio e altri carburanti. Soltanto presentando alle rivendite statali la propria tessera, e facendosela vistare, si poteva acquistare il quantitativo di merce stabilito dalla legge.

Ci risiamo. Lo stesso sistema tornò in vigore durante la Seconda guerra mondiale, quando le tessere furono nuovamente distribuite a partire dal 1940 (sotto, una tessera e la coda per il pane nel 1941 a Roma). Questa volta erano personali e gli uffici municipali dell’annona, cioè quelli che gestivano i beni primari, le davano verdi ai bambini sotto gli otto anni, azzurre ai ragazzi tra i 9 e i 18 e grigie agli adulti. La “Tessera legna”, in particolare, permetteva il ritiro di due quintali di legna da ardere

a famiglia, mentre presentando il buono “Generi vari”, si aveva diritto a una candela a persona, barattabile anche con due buoni per la marmellata. Le famiglie erano costrette a grandi sacrifici e la mancanza di riscaldamento nelle scuole, per esempio, costrinse le istituzioni a cambiare gli orari delle lezioni, adattandoli alle ore più calde. Quando la guerra finì, il prezzo della legna restò ancora alto per un po’, considerando che nel 1945 un comune lavoratore poteva acquistarne un quintale investendo l’intera paga giornaliera (350 lire circa).

PORTFOLIO MONDADORI PORTFOLIO/FOTOTECA GILARDI (2)
MONDADORI

La macchina a vapore di Thomas Newcomen (1712), alimentata a carbone, è un simbolo della Rivoluzione industriale.

Anni Settanta

Al buio, in bici e a letto

Una crisi strettamente energetica scoppiò negli anni Settanta per colpa di una guerra in Medio Oriente. Nel 1973, l’Egitto e la Siria attaccarono Israele. L’Occidente appoggiò quest’ultimo e per tutta risposta la filo-araba Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) aumentò di quattro volte il prezzo del greggio, imponendo inoltre l’embargo nei confronti degli Stati maggiormente filo-israeliani. La guerra durò appena una ventina di giorni, ma i suoi effetti si protrassero per un tempo molto superiore. Il risultato fu che anche l’Italia si trovò improvvisamente a corto di petrolio e il 23 novembre 1973 il Governo dovette varare il decreto legge 304 o “Piano nazionale austerity economica”, che rimase in vigore fino al 2 giugno 1974. L’illuminazione pubblica venne ridotta del 40%, gli uffici chiudevano alle 17:30 e i negozi alle 19, le insegne di bar e magazzini furono spente,

i distributori di benzina rimanevano inattivi dalle 12 del sabato e per tutta la domenica. Fu vietato alle auto di circolare nei festivi e ridotto il limite di velocità negli altri giorni. In uno scenario da coprifuoco, in cui di giorno dominavano le biciclette e di sera l’oscurità, la Tv anticipò il telegiornale dalle 20:30 alle 20 e gli altri programmi potevano andare in onda fino al massimo delle 23, per spingere gli italiani ad andare a letto presto. Embargo. La situazione piano piano migliorò e molte misure furono ridotte (per esempio con l’obbligo delle auto a targhe alterne la domenica). Salvo poi tornare in vigore nel 1979, dopo che in Iran la rivoluzione khomeinista portò alla brusca riduzione della produzione del petrolio e alla sospensione delle esportazioni. Di nuovo l’Occidente restò al buio. La situazione però stimolò la ricerca di fonti energetiche alternative, ancora oggi sfida cruciale per il futuro del pianeta.

L’inventario dell’Onu

Nell’agosto

del 1955, in Svizzera, la neonata Organizzazione delle Nazioni Unite organizzò per la prima volta un congresso mondiale sul tema delle risorse energetiche. Duplice l’obiettivo: da una parte fare il punto sulla distribuzione delle risorse energetiche mondiali e dall’altro discutere dell’uso pacifico della nuova e temutissima energia atomica. Fu redatto un vero e proprio inventario dell’energia mondiale, il cui totale, all’epoca, risultava così composto: il 41,4% proveniva dal carbone, il 26,5% dal petrolio, il 15,9% da combustibili vegetali (legna ecc.), il 9,3% da gas naturali come il metano, l’1,4% dall’idroelettrico e il resto da altre fonti (come la geotermia) in percentuali trascurabili. Inoltre emerse che soltanto il 35,9% di questa energia veniva effettivamente utilizzata e che il tasso di crescita del fabbisogno energetico mondiale raddoppiava ogni 15-vent’anni, con previsioni preoccupanti per gli anni Duemila.

Sui pattini a Milano, in via Dante, durante la prima domenica a piedi italiana, il 2 dicembre 1973.

Le guerre consumano risorse, bloccano le fonti di energia e limitano la produzione di beni MONDADORI PORTFOLIO/GIORGIO LOTTI 17 S

DUE Una poltrona per

Guerra in casa La ricostruzione del combattimento tra i legionari di Silla entrati a Roma in armi e gli uomini di Mario. Avvenne sul colle Esquilino nel’87 a.C. e Mario fu costretto a fuggire.

PRIMO PIANO

Se fosse un film potrebbe cominciare così: migliaia di soldati entrano a Roma, seminando terrore e distruzione. Chi li guida? Uno straniero? Un invasore? Niente di tutto questo. Il comandante è il romano doc Lucio Cornelio Silla, che con 36mila devotissimi legionari per la prima volta supera con un esercito il pomerio (il perimetro sacro della città). Siamo nell’87 a.C. e in quel momento si pongono le basi per una sanguinosa guerra civile tra romani.

SUPERPOTENZA. I protagonisti di questa brutta storia sono il già citato Silla e Gaio Mario. Prima delle presentazioni vale la pena però inserire i duellanti nel loro tempo. Roma, nel I secolo a.C., era la superpotenza mediterranea che controllava una considerevole porzione di mondo conosciuto, dalla Spagna alla Grecia, dall’Africa all’Asia Minore. Dal punto di vista politico era una repubblica guidata da due consoli in carica per un anno, che detenevano il potere civile e militare. Tuttavia, la società stava subendo un lento declino a causa da una parte delle continue guerre per mantenere il controllo dei territori conquistati e dall’altra per la corruzione di politici e senatori che con quelle guerre si erano arricchiti. In questo contesto la spinta delle classi popolari verso il governo della Repubblica e per riforme più democratiche avevano portato a dividere il mondo politico

La scintilla che portò alla sanguinosa guerra civile tra Mario e Silla, a capo di fazioni opposte, fu l’ambizione militare: volevano guidare la campagna contro Mitridate VI. di Federica Ceccherini
37 S
RADU OLTEAN

Mario era un homo novus di origine rurale, Silla il rampollo di una famiglia patrizia caduta in disgrazia

in due fazioni quella degli optimates (i patrizi) e quella dei populares (il ceto popolare). A capeggiare questi due partiti si trovarono Mario per i populares, e Silla per gli ottimati.

INCIVILE. Se fosse sempre il film di prima, qui ci starebbe bene un flashback. La scena si svolgerebbe in un territorio lontano, molto lontano, in Africa nella parte settentrionale dell’odierna Algeria. In un luogo dove all’epoca si estendeva il Regno di Numidia il cui re, Giugurta, si era schierato contro Roma e aveva cominciato a occupare i territori dei sovrani amici dell’Urbe. All’inizio il Senato tergiversò, ma poi dovette inviare le sue truppe per evitare che il numida estendesse il conflitto anche ad altri regni.

Fu proprio in quel conflitto che emerse Gaio Mario, arrivato in Africa a seguito del console Quinto Cecilio Metello nel 109 a.C. Mario era un uomo d’armi qualsiasi, senza pedigree: un homo novus. Nato a Arpino (in Lazio) nel 157 a.C., era di origine rurale. “Mario fu il padre e Fulcina la madre, vili e così poveri che vivevano delle loro braccia, tanto che tardi vide la città e gustò maniere civili”, racconta Plutarco nelle Vite Parallele “Essendo stato fatto dalla natura con le membra robuste e disposte all’esercizio della guerra, era più esperto nella scienza militare che in quella civile”

DISCUTIBILE. Sempre nella stessa scena, ma in secondo piano, si troverebbe Silla, luogotenente di Mario: un patrizio nato nel 138 a.C. appartenente a un ramo della gens Cornelii, decaduto miseramente per i demeriti di alcuni suoi esponenti. Non un “villano” come Mario, ma comunque un uomo dal passato quantomeno oscuro. I cronisti dell’epoca riportano che fin da giovanissimo visse in casa d’altri, pagando l’affitto. E i più maligni dicevano che era stato il mantenuto di una prostituta, dalla quale aveva ereditato tutto ciò che possedeva.

Come stessero davvero le cose non si sa, ma di certo la sua reputazione, così come quella della sua famiglia, non era delle migliori. “Ingrandendo e magnificando un giorno i fatti suoi al ritorno della guerra d’Africa, si racconta che uno dei migliori e più onorati cittadini gli disse: ‘E come potresti tu mai essere buono, visto che, pur non avendoti lasciato nulla tuo padre, tanto possiedi?’”, narra ancora Plutarco. I due, che lo storico greco descrive l’uno come un rozzo ignorante e l’altro come un poco di buono, riuscirono però a scalare le vette più alte delle istituzioni romane.

A raggiungere qualche obiettivo per primo, se non altro per motivi anagrafici (aveva vent’anni più di Silla), fu Mario. I successi nella guerra in Numidia furono per lui un bel trampolino di lancio: mentre il conflitto era ancora in corso, nel 107 a.C. fu eletto console (lo sarà per 7 volte).

E in questa veste riformò l’esercito, che divenne professionale: per i militari erano previsti un durissimo addestramento, una paga e la possibilità di fare carriera.

La possibilità, per tutti, di ambire ai vertici militari rese i legionari molto devoti ai comandanti, come scoprirà Mario stesso qualche anno dopo, quando Silla marcerà con i suoi fedelissimi su Roma per fargli la pelle.

L’OCCASIONE. che cosa stava facendo nel frattempo il nobile decaduto? Silla era stato fondamentale nella guerra in Numidia, poiché giocando d’astuzia era riuscito a far catturare Giugurta. Eppure per lui non ci furono allori,

forse niente di più di qualche pacca sulla spalla. E ambizioso com’era, chissà come la prese male. Ma a Roma erano tempi difficili e non c’era tempo di recriminare. Una nuova guerra si stava profilando all’orizzonte. E questa sì che fu la sua grande occasione. Le popolazioni italiche sottoposte all’Urbe, che servivano nell’esercito repubblicano, ambivano da tempo ad avere la cittadinanza romana. Così nel 91 a.C. scoppiò la rivolta degli Italici, in seguito all’uccisione di Marco Livio Druso, promotore di una legge per conferire loro l’ambito riconoscimento. E dopo anni di combattimenti Roma dovette fare delle concessioni per placare gli animi. Tuttavia, gli irriducibili Sanniti non ne volevano sapere di deporre le armi. Silla riuscì a sconfiggerli a Nola nell’88 a.C., ponendo fine alla cosiddetta guerra sociale (dei socii, “alleati” in latino).

GAIO MARIO 38 S

CASUS BELLI. Guadagnata la gloria sul campo militare, arrivò per l’eroe di Nola anche il riconoscimento politico, quando divenne console. Come dicevamo però a quei tempi non si poteva stare tranquilli: nemmeno il tempo di godersi l’agognata nomina, e già dall’Est arrivava una nuova minaccia. Mitridate VI, re del Ponto, voleva estendere i propri domini in Asia Minore sottomettendo i territori controllati da Roma. E per far capire che faceva sul serio, in Anatolia trucidò, secondo le fonti, 80mila Romani. Il Senato reagì nominando Silla capo della spedizione militare contro Mitridate.

Ma c’era chi, nonostante l’età (aveva ormai 70 anni), non voleva lasciare il controllo del campo di battaglia, tanto meno a un odiato avversario politico. Così in quattro e quattr’otto Mario fece votare un’altra legge, proposta dal tribuno Sulpicio Rufo, che conferiva a lui, Mario, il comando della missione. Il rivale si era nel Sud Italia in attesa di imbarcarsi, ma reagì subito: uccise i tribuni che gli avevano portato la notizia e, radunati i suoi uomini migliori, decise di marciare su Roma. Mariani e sillani si combatterono sull’Esquilino, dove prevalse Silla: Sulpicio e Mario fuggirono, ma il primo in seguito fu ucciso.

A quel punto Silla ripartì alla volta della Grecia per combattere Mitridate, lasciando campo libero a Mario, che riprese il potere e perseguitò i sillani. Nell’86 a.C. riuscì a fare eleggere console il seguace Lucio Cornelio Cinna: populares erano tornati in auge. Fu il canto del cigno. Nello stesso anno Mario morì e dopo due anni se ne andò pure Cinna, assassinato da legionari ammutinati mentre Silla era sulla via del ritorno.

EPILOGO. A quel punto ormai optimates e populares guidati da Mario il Giovane (figlio di Mario) era guerra aperta. Le due fazioni si confrontarono ferocemente su vari fronti con esiti alterni tra l’83 a.C. e l’82 a.C. e alla fine, manco a dirlo, vinse Silla. A Porta Collina ebbe luogo l’ultima carneficina: lo scontro finale lasciò sul campo 50mila uomini di entrambi gli

Nemici per l’eternità

“Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza?”, con queste parole iniziò il suo discorso di fronte al Senato il console Marco Tullio Cicerone, l’8 novembre del 63 a.C. Era appena sfuggito (grazie a una soffiata) a un tentato omicidio da parte di sicari mandati dal suo avversario politico, il senatore Lucio Sergio Catilina, più volte candidato alla carica di console senza mai essere eletto. Quando Catilina si presentò alle elezioni la prima volta, nel 66 a.C., fu accusato di cospirazione e, in seguito, di violenza carnale su una vestale. Non si arrese, ci riprovò gli anni successivi in diversi modi, dapprima tentando di conquistare il sostegno dei nuovi ricchi (solitamente avversi alla classe senatoriale) poi delle classi popolari, proponendo una riforma agraria. Il Senato gli oppose un homo novus, l’avvocato Cicerone. Dannato. Dopo l’ultima candidatura a console andata buca, Catilina cominciò ad accusare i senatori di brogli elettorali. In questo clima probabilmente maturò l’idea di una congiura. Cicerone venne a sapere da alcuni informatori delle sue intenzioni e denunciò il fatto: il senatore mai eletto con i suoi uomini avrebbe pianificato un incendio e l’omicidio di alcuni avversari politici (tra cui l’odiato Cicerone).

Una volta scoperto, Catilina fuggì da Roma, rifugiandosi in Etruria. Andò peggio agli altri congiurati, che furono condannati a morte, senza possibilità di appello. Cicerone infatti non concesse agli imputati la possibilità di avvalersi dell’appello al popolo (provocatio ad populum), che poteva decretare la commutazione della pena capitale in una pena detentiva, come era previsto dalla legge romana.

Su Catilina – spietato, vizioso e corrotto secondo Cicerone e lo storico latino Sallustio – cadde la scure di una damnatio memoriae talmente efficace che secoli dopo fu accusato perfino di cannibalismo.

schieramenti. Il vincitore fu nominato dictator a vita (era la prima volta, dato che la carica era emergenziale e semestrale) e dallo scranno più alto dell’Urbe Silla riformò le istituzioni repubblicane, perseguitando con ogni mezzo i mariani (amici, parenti e sostenitori). Tra i pochi che si salvarono ci fu il genero di Cinna, il ventenne Gaio Giulio Cesare, di cui si sentirà ancora parlare.

Ambiziosi

I busti di Mario (157 a.C.-86 a.C.) e del suo avversario politico e militare, Silla (138 a.C.-78 a.C.).

La guerra civile scatenata dalle sfrenate ambizioni di Mario e Silla si era lasciata dietro una lunga scia di sangue, ma soprattutto aveva avviato la Repubblica verso il suo inesorabile tramonto.

39 S
LUCIO CORNELIO SILLA

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