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21 OTTOBRE 2023 NOVEMBRE 2023
VISIONARI GALILEO L’ERETICO DEI CIELI L’astronomo sovvertì la scienza e la pagò cara. Da Leonardo a Marconi, fino a Steve Jobs, come si vive anticipando troppo i tempi?
GIALLI & MISTERI
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GOSSIP AL VELENO
Come le giornaliste Hedda Hopper e Louella Parsons terrorizzarono Hollywood
SERVIZI E SEGRETI
Fra i Paesi che reclutarono nella loro intelligence i criminali nazisti ci fu anche Israele
BABY LINDBERGH Il rapimento e l’uccisione del figlio del noto aviatore, che sconvolse l’America
Novembre 2023
focusstoria.it
Storia
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uando Galileo puntò per la prima volta il suo “cannone occhiale” verso il cielo, capiva che stava per cambiare per sempre la visione del mondo, dello spazio, della scienza? Leonardo non si sentiva frustrato quando disegnava elicotteri e scafandri da palombaro che soltanto la tecnologia di cinque secoli dopo avrebbe permesso di realizzare? E i nerd che, dai loro garage, pochi decenni fa lanciarono la rivoluzione digitale, erano consapevoli delle conseguenze per tutti noi? È con in testa queste domande che abbiamo affrontato il Primo piano di questo numero, per provare a capire come lavora la mente di un genio visionario, quale marcia in più deve avere, oltre alla straordinaria intelligenza. Ovviamente abbiamo scavato nel contesto storico in cui i nostri cervelloni vissero, per raccontarvi con quali mezzi e nonostante quali limiti (anche politici) riuscirono a perseguire i loro sogni. Emanuela Cruciano Caporedattrice
EDUARDO - STOCK.ADOBE.COM
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Thomas Alva Edison nel suo laboratorio.
CREDITO COPERTINA: ADOBESTOCK
4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 8 TRAPASSATI ALLA STORIA 10 UNA GIORNATA DA... 12 CHI L’HA INVENTATO? 14 NEL PIATTO 66 CURIOSO PER CASO 68 PITTORACCONTI 98 AGENDA
In copertina: Galileo con il suo cannocchiale in un’elaborazione artistica.
IN PIÙ... PROTAGONISTE 16 Polvere di stelle
Le giornaliste Parsons e Hopper fecero vivere a Hollywood un trentennio di “terrore”.
L’INTERVISTA 22 Segreti
inconfessabili
Lo storico Danny Orbach racconta i rapporti tra i criminali nazisti e il Mossad.
IDEATORI VISIONARI 32 Lo scomodo Galileo
Quattro secoli fa, lo scienziato pisano criticò i dogmi del suo tempo e inventò il metodo scientifico, pagando per questo un caro prezzo.
38 Genio imperfetto
I difetti molto umani di Galileo, il grande scienziato che non sopportava la concorrenza dei rivali, ai quali però “si ispirava”.
40 Disegnando il futuro
Nel ’900 in Italia sono emerse alcune menti illuminate, nell’industria e nella scienza, che hanno contribuito al progresso dell’umanità.
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Visioni digitali
La rivoluzione informatica non si sarebbe compiuta senza la capacità di immaginazione di grandi scienziati e matematici del XIX e XX secolo.
RUBRICHE
CI TROVI ANCHE SU:
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I Magnifici 3
Archimede, Leonardo e Edison, giganti che in epoche diversissime seppero vedere quello che i loro contemporanei non vedevano.
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La top-100 della tecnica
Dalle selci primitive al Web, le invenzioni e le innovazioni tecnologiche che ci hanno cambiato la vita. E non mancano quelle Made in Italy.
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Il domani immaginato
Molti romanzieri del passato sono stati capaci di vedere il futuro inventando fantasiose macchine e robot, anticipando talvolta la realtà.
STORICO 26 IlGIALLO sequestro
del secolo
Il rapimento del piccolo Lindbergh nel 1932 sconvolse l’America.
73 IlAMERICA mito
dei Rangers
Nascevano 200 anni fa i Texas Rangers: la loro storia è legata a quella degli Usa.
FOTOGRAFIA 78 Con gli occhi di
Dorothea Lange
La fotografa e i ritratti delle vittime della Grande depressione americana degli Anni Trenta.
MILITARE 83 LaSTORIANemesis
e il drago
Nelle Guerre dell’oppio una nave di ferro piegò la Cina.
GRANDI OPERE 88 Acqua passata
La storia del lago Fucino in Abruzzo, prosciugato nell’800.
LUOGHI 93 Garibaldi
alla Casa Bianca
Siamo entrati nella casa (bianca) dell’Eroe dei due mondi, a Caprera. 3
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SPECIALE
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l 23 agosto 2023, muore Evgenij Viktorovič Prigožin, in un incidente aereo, avvenuto durante un volo fra Mosca e San Pietroburgo. Soprannominato il “cuoco di Putin” a causa della passata attività imprenditoriale nella ristorazione e gli stretti rapporti con il presidente
della Federazione Russa, nel giugno 2023 aveva guidato una rivolta contro i vertici militari di Putin. Conosciamo più da vicino il mercenario, che nel 2014 fondò la compagnia militare privata nota come Gruppo Wagner: su Storia in podcast l’analista strategico Gianluca
Ansalone traccia un profilo di Prigožin, ricostruendo le tappe fondamentali della sua carriera e facendo un quadro della misteriosa e complessa realtà dei gruppi mercenari. Buon ascolto! Per ascoltare i nostri podcast (le puntate online sono più di 500: dalle biografie di personaggi
A lato, la lettera firmata da Antonello Trombadori sulla “mancata difesa di Roma”. A destra, la dedica firmata nel ’54 da Giacomo Carboni.
Grand Hotel udirono alla radio il generale Badoglio che annunciava l’armistizio, anticipato di quattro giorni dal generale statunitense Eisenhower. Nel documento conclusivo della Commissione militare d’inchiesta istituita per acclarare le circostanze della resa di Roma è scritto di Carboni: “Non c’è altro esempio di così vile comportamento davanti al nemico in tutta la storia della nostra patria”. Il documento venne firmato per il Pci da Mario Palermo (1898-1985). Tuttavia Trombadori nel 1989 rilasciò in un’intervista a Storia Illustrata (Mondadori) questa dichiarazione: “Io non do un giudizio che assolve completamente il generale Carboni. Non ne faccio un eroe. Ne faccio però un uomo che, nello spaventoso sconcerto che derivò dall’allontanamento del re e dello Stato Maggiore verso Pescara, ebbe un ineluttabile momento di perplessità. Anche perché, com’è noto, gli ordini che gli erano stati dati erano tutt’altro che precisi.
agli approfondimenti sui grandi eventi storici) basta collegarsi al sito della nostra audioteca storiainpodcast. focus.it. Gli episodi, che sono disponibili gratuitamente anche sulle principali piattaforme online di podcast, sono a cura del giornalista Francesco De Leo.
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Invece tutti – monarchici, antifascisti, Alleati – per ragioni diverse ma convergenti, hanno fatto di Carboni il capro espiatorio. Qualcuno, in seguito, iniziò a rivedere questa posizione: come Gaetano Salvemini (18731957), che su questi temi pubblicò un molto problematico saggio a puntate sul Ponte di Pietro Calamandrei (1889-1956) nel 1952”. Carboni in quegli anni aderì al Pci e ne divenne consulente per le questioni dell’intelligence. Possiedo una copia del suo saggio L’Italia nella politica militare mondiale – Eisenhower e l’Irredentismo germanico - Il “Gigantic Bluff” americano La notte dell’8 settembre rivelazioni del Capo del S.I.M. - Il testo del Trattato C.E.D. (Parenti, Firenze, 1954) con dedica autografa del generale ad Amerigo Terenzi, editore de l’Unità e di Paese Sera, che recita: “a Amerigo Terenzi coraggioso padrino di questo libro. Roma, aprile 1954. Giacomo Carboni”. Fabio Lambertucci, (Santa Marinella, Roma)
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I NOSTRI ERRORI Focus Storia n° 201, a pag. 52 abbiamo scritto erroneamente che gli accordi di pace di Camp David sono stati siglati il 1979, invece che nel 1978. Focus Storia n° 202, a pag. 65, abbiamo scritto erroneamente che i Romani sbarcarono in Britannia nel 43 a.C. invece che nel 43 d.C. 5
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SEGRETI
L’INTERVISTA
ALAMY/IPA
inconfessabili
Murales
Lo stemma del Mossad e la stella di David della bandiera israeliana dipinti su un muro. 22
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Nel Dopoguerra più di un criminale nazista fu reclutato per operazioni di intelligence da Usa, Urss e altri Paesi. Documenti da poco desecretati rivelano che alcuni furono persino contattati da Israele, come ci racconta lo storico DANNY ORBACH. di Riccardo Michelucci
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uando finì la Seconda guerra mondiale gli Alleati giurarono che avrebbero dato la caccia ai criminali di guerra nazisti “fino ai confini della Terra”. Nella realtà, però, molti gerarchi che si erano resi responsabili degli orrori dell’Olocausto riuscirono a fuggire proprio grazie alla protezione dell’Unione Sovietica e delle potenze occidentali, che poi li assoldarono negli anni della Guerra fredda. Il caso più noto e clamoroso di collaborazione tra gli uomini del Terzo Reich in fuga e i servizi segreti occidentali è quello di Klaus Barbie, ex comandante della Gestapo francese e soprannominato “il boia di Lione”, reclutato dal controspionaggio statunitense subito dopo il conflitto. Ma non fu l’unico. Un abbraccio mortale mosso dalla realpolitik e dal denaro, che scavalcò ideologie e alleanze politiche, non arrestandosi nemmeno di fronte a quello che era sempre stato considerato un tabù: la collaborazione tra gli ex nazisti e lo Stato di Israele. Fino a oggi la questione ha avuto i contorni di una leggenda oscura e inverosimile, un argomento degno di una spy-story hollywoodiana che non aveva mai trovato alcun riscontro attendibile da parte degli storici. Recentemente lo storico israeliano Danny Orbach, docente all’Università ebraica di Gerusalemme, avvalendosi di una serie di documenti appena declassificati dal Mossad (i servizi segreti israeliani) e dagli archivi tedeschi e statunitensi, ha tentato di far luce su una pagina della Guerra fredda a lungo rimossa e avvolta dal segreto di Stato. Orbach ha indagato a fondo le storie dei criminali di guerra nazisti impiegati come mercenari in tutto il mondo durante la Guerra fredda e nel suo nuovo saggio Fugitives. A History of Nazi Mercenaries During the Cold War (C. Hurst & Co. Publishers), ricostruisce la storia di decine di nazisti che dopo il 1945 trovarono rifugio negli Stati Uniti, in Unione Sovietica, in Spagna, in Italia, in Siria e altrove. Criminali di guerra trasformati in agenti segreti dalle democrazie occidentali, dal regime sovietico e dalle potenze asiatiche. E se era noto che, sia la Cia sia il Kgb e i servizi dei Paesi del Patto di Varsavia si avvalsero a lungo di ex gerarchi di
IL LIBRO Fugitives. A History of Nazi Mercenaries During the Cold War, Danny Orbach (C. Hurst & Co. Publishers). Lo storico israeliano ricostruisce in questo volume, uscito nel 2022 (e in corso di traduzione in decine di lingue), la storia dei criminali nazisti arruolati dai servizi segreti statunitensi, sovietici e anche israeliani dopo la fine del conflitto.
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Hitler per tentare di vincere la Guerra fredda, ben più sorprendente è la parte della ricerca che riguarda Israele. Orbach è stato infatti in grado di dimostrare che nel secondo dopoguerra neanche il neonato Stato ebraico, che si sentiva accerchiato all’interno del mondo arabo, esitò ad arruolare ex nazisti. È su questo aspetto della sua indagine storica che gli abbiamo rivolto qualche domanda. Che cosa significava essere un criminale nazista durante la Guerra fredda? Gran parte dei criminali di guerra nazisti erano interessati principalmente al denaro e divennero quindi trafficanti di armi, spie e agenti segreti. Alcuni si ritrovarono fin da subito a lavorare per i sovietici o per la Germania dell’Est, cosa che fino a poco tempo prima sarebbe stata del tutto impensabile per un nazista. Per altri, invece, l’anticomunismo prevaleva su tutto: naturale quindi andare a lavorare con gli statunitensi. Poi vi furono quelli ossessionati dall’odio antiebraico, che sognavano la nascita di un Quarto Reich nel quale avrebbero potuto continuare a perseguitare gli ebrei. Questi ultimi si avvicinarono soprattutto al mondo arabo, che si trovava in conflitto proprio con lo Stato di Israele. Come si è imbattuto nella vicenda dei criminali nazisti arruolati da Israele? Quasi per caso. In un primo momento avevo deciso di scrivere un libro completamente diverso, sui cacciatori di nazisti, argomento di cui mi ero già occupato a lungo a livello accademico. Avevo iniziato a indagare sull’esistenza dell’organizzazione Odessa, la presunta rete di gerarchi e criminali nazisti in fuga in America Latina dopo la Seconda guerra mondiale con l’aiuto di alcuni rappresentanti nel Vaticano. La storiografia ufficiale, com’è noto, non ha mai trovato prove a supporto della tesi di Simon Wiesenthal, il famoso cacciatore di nazisti, sull’organizzazione Odessa. Oggi si ritiene che si tratti di un mito, di un argomento intrigante valido più che altro per i romanzi di spionaggio. In realtà, sappiamo che furono create diverse organizzazioni di quel tipo, non una sola. Tuttavia, portando avanti le mie ricerche ho approfondito le attività dei fuggitivi nazisti sia all’interno dei servizi di intelligence sia nel 24
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traffico di armi. E ho scoperto che, oltre a mettersi al servizio dell’Occidente o del blocco sovietico, talvolta passando informazioni da una parte all’altra, ebbero un ruolo, che non avrei mai immaginato, nel conflitto tra Israele e il mondo arabo. Gran parte della ricerca presentata nel libro è basata su documenti d’archivio finora inediti. Ho avuto la fortuna di iniziare a scriverlo in un’epoca in cui è diventato possibile accedere a materiale della Cia, del Bundesnachrichtendienst (l’intelligence della Germania federale) e del Mossad. Materiale che trenta o vent’anni fa sarebbe stato inaccessibile. Quanti furono gli ex nazisti che si ritrovarono a lavorare per il Mossad? In base alle mie ricerche posso confermare la presenza di almeno quattro uomini del Terzo Reich che dopo la guerra collaborarono attivamente con i servizi segreti di Tel Aviv
Collaboratore
Il criminale nazista Walter Rauff (1906-1984) dopo l’arresto in Cile nel 1962. L’ex ufficiale delle Ss, responsabile della morte di migliaia di persone, nel 1945 si rifugiò in Siria. Collaborò poi con i servizi israeliani vendendo loro informazioni sui siriani.
I nazisti del Terzo Reich reclutati dal Mossad furono almeno quattro
Non escludo che ce ne siano stati anche altri, ma al momento non ho elementi a sufficienza per poterlo confermare. Il Mossad o i servizi di intelligence del ministero degli Esteri e dell’esercito israeliano (il Mossad fu creato solo alla fine del 1949) non erano molto differenti dagli altri servizi segreti occidentali dell’epoca e in alcuni casi il realismo politico e l’opportunismo prevalsero su qualsiasi altra considerazione. In fondo, quando iniziò la Guerra fredda sia la Germania sia il Giappone diventarono all’improvviso da nemici ad alleati del blocco occidentale e si dimenticò molto velocemente quello che era accaduto durante la guerra. Inoltre, all’epoca non si conosceva fino in fondo la portata dell’Olocausto e molti stentavano ancora a crederci.
Gli israeliani non si fecero alcuno scrupolo a chiedere la collaborazione di un soggetto simile? Il referente di Rauff a Tel Aviv era Shalhevet Freier, un funzionario del ministero degli Esteri che sarebbe diventato uno dei fondatori del programma nucleare israeliano. In un primo momento Freier non ne fece parola con i suoi superiori, forse temendo proprio che non avrebbero condiviso la sua iniziativa e che gli avrebbero ordinato di interrompere ogni contatto con Rauff. Ma poi si rese conto che il ministero degli Esteri non si faceva tanti problemi e non aveva alcuna intenzione di opporsi all’arruolamento di un ex nazista. Tuttavia, i servizi che Rauff rese a Israele non bastarono a garantirgli l’immunità. Nel 1980 il Mossad inviò un commando in Cile, dove si era trasferito, per eliminarlo. Ma non ci riuscì e Rauff morì di cancro quattro anni dopo. La sua collaborazione, pur breve e fugace, dimostra che Israele, fin dall’immediato
Dopoguerra, non si fece troppi scrupoli nei confronti dell’arruolamento degli ex nazisti. Nell’elenco dei reclutati figura anche un uomo che aveva avuto un ruolo importante in Italia, liberando Mussolini sul Gran Sasso: Otto Skorzeny. Per chi lavorò dopo la guerra? Ho avuto l’opportunità di consultare una serie di documenti d’archivio inediti del Mossad che contengono anche il fascicolo sul reclutamento dell’ex ufficiale delle Waffen-Ss Otto Skorzeny. Durante la guerra Skorzeny aveva guidato alcune missioni spericolate che l’avevano reso famoso, in particolare quella in cui fu liberato Benito Mussolini, nel settembre 1943. A guerra finita divenne un mercenario e un trafficante d’armi. Lavorò prima per i siriani poi per gli egiziani, facendo affari con i consulenti tedeschi del programma missilistico del Cairo. Divenne di fatto una delle migliori spie del mondo. Nel 1960 il Mossad era intenzionato a lanciare una caccia all’uomo per assassinarlo, ma poi ritenne che gli sarebbe stato molto più utile da vivo, e decise di reclutarlo. Prima però fu necessario un cambio al vertice dello stesso Mossad, oltre al beneplacito del Primo ministro David Ben-Gurion, che era letteralmente ossessionato dal programma missilistico del presidente egiziano Nasser. Fu Avraham Ahituv, futuro direttore del servizio di sicurezza interna, lo Shin Bet, a incontrare Skorzeny in un hotel di Madrid e ad arruolarlo con il compito di sabotare i programmi missilistici dell’Egitto. Skorzeny si lasciò convincere dal denaro? No. Stando a un rapporto interno del Mossad, in cambio della sua collaborazione Skorzeny non volle denaro, ma chiese di essere rimosso dalla lista dei criminali ricercati compilata da Simon Wiesenthal. La sua richiesta non venne accolta, ma la collaborazione andò avanti fino a quando Skorzeny morì di cancro in Spagna, nel 1975. •
MONDADORI PORTFOLIO (5)
Chi erano i criminali del Terzo Reich che vennero arruolati da Tel Aviv? Il caso più importante e controverso è quello di Walter Rauff, un uomo che durante la guerra era stato un ufficiale del servizio di sicurezza delle Ss e aveva preso parte allo sviluppo delle camere a gas mobili con le quali furono uccisi migliaia di ebrei. Poi era stato coinvolto nello sterminio degli ebrei francesi. Nel 1945 sfuggì a ogni processo e trovò rifugio in Siria, dove si mise al servizio del dittatore Husni Za’im, che lo incaricò di creare un’unità ispirata alla Gestapo con l’obiettivo di annientare gli ebrei della Palestina, un piano che alla fine rimase soltanto sulla carta. Quattro anni dopo, in seguito a un cambio di governo a Damasco, Rauff fu espulso dal Paese e cercò di trasferirsi in Sud America. E lungo la strada, in Italia, entrò in contatto con i servizi segreti israeliani, ai quali accettò di vendere informazioni per vendicarsi dei siriani, prima di diventare un agente israeliano in Egitto.
Missioni speciali
In alto, nel tondo, Otto Skorzeny (1908-1975) con Mussolini sul Gran Sasso durante la liberazione del duce, il 12 settembre 1943. Qui sopra, Skorzeny in Sud Africa nel 1965. Lavorò per gli israeliani contro il programma missilistico del presidente egiziano Nasser.
Il boia di Lione
Nell’altra pagina, nel tondo, Klaus Barbie (1913-1991), capo della Gestapo a Lione nel 1942, durante l’occupazione nazista. Sotto, Barbie nel Dopoguerra: lavorò per i servizi segreti americani durante la Guerra fredda e nel 1987 fu condannato all’ergastolo in Francia. 25
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PRIMO PIANO
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olgeva lo sguardo al cielo ma aveva difetti molto terreni, Galileo Galilei. Ironico e tagliente, polemico e vendicativo, narcisista ed egoista, arrogante e privo di umiltà, prepotente nella misura in cui accusava sua madre di esserlo: sono le sue lettere, le opere e due biografi del ’600, Niccolò Gherardini e Vincenzo Viviani, a raccontarci di lui e della sua vita privata. A partire dal rapporto con Marina Gamba (15701612), la veneziana, secondo alcuni una prostituta, con cui mise al mondo tre figli: Virginia (1600-1634), Livia (16011659) e Vincenzio (1606-1649). Non la sposò mai e neppure andò a viverci insieme, preferendo sistemarla in un appartamento in affitto vicino alla sua casa di Padova, dove la lasciò nel 1610, quando tornò in Toscana. Lo fece per timore delle apparenze, perché Marina era di estrazione sociale inferiore alla sua? O per egoismo, per non essere costretto a condividere con lei e i bambini i suoi spazi e, soprattutto, il suo prezioso tempo? Difficile dirlo, ma secondo alcuni storici fu senz’altro l’egoismo a spingere lo scienziato a chiudere in convento le due figlie, rimaste orfane di madre nel 1612, senza neppure legittimarle (al contrario di quanto fece con il maschio, che diventò suo erede universale). Il presunto motivo? Evitare nuovi possibili esborsi di denaro, dopo i debiti contratti per pagare la dote alle sue cinque sorelle.
AMBIZIOSO. Eppure per se stesso Galileo pretese sempre libertà di scelta: intollerante a dogmi e costrizioni, con lo screanzato e sarcastico poemetto Contro il portar la toga (1590) polemizzò sulla multa ricevuta dall’ateneo pisano per non aver indossato quell’indumento, richiesto ai professori sia a lezione sia nella vita pubblica. Dimenticava, forse, che per ottenere la cattedra nel luogo di cui adesso criticava le regole, non aveva esitato a ricorrere alle raccomandazioni di un amico influente. Opportunista e ambizioso, era disposto a scendere a compromessi con il proprio rigore quando si trattava di chiedere aiuto ai
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suoi potenti protettori, spesso membri del mondo ecclesiastico, ogni volta che si metteva nei guai. Galileo era abituato a dare giudizi un po’ su tutti, convinto, come capita a questo genere di persone, di avere sempre ragione. A posteriori, sappiamo che prese diverse solenni cantonate (dalla teoria sulla natura delle comete a quella sull’origine delle maree, per citarne due), ma era talmente sicuro di sé da sfoderare una vis polemica fuori dal comune ogni volta che discuteva delle proprie idee con altri accademici. Fra tutte le sue cruente battaglie verbali, passò alla storia quella con l’astronomo e scienziato milanese Baldassarre Capra.
GUERRE DI PAROLE. Tutto cominciò nel 1604, quando i due espressero opinioni differenti circa la natura di una stella luminosissima comparsa nei cieli all’improvviso e rimasta visibile a occhio nudo per circa 18 mesi (si trattava dell’esplosione di una supernova). Capra attaccò pesantemente con uno scritto Galilei, che aveva tenuto tre lezioni sull’argomento senza mai citarlo tra gli scopritori della stella. Il pisano finse di ignorare il libello dell’avversario, ma in privato rivolse poco lusinghiere postille al suo testo, insultando l’autore come “bue” e “coglione” e deridendolo anche per il suo modo scorretto di scrivere in lingua volgare e in latino. E qui sarebbe potuta finire se, tre anni dopo, Capra non avesse provato ad appropriarsi di un’idea di Galileo. Nel 1607, pubblicò un trattato che altro non era se non la traduzione in latino de Le operazioni del compasso geometrico et militare, scritto l’anno prima dal toscano per descrivere le caratteristiche del suo particolare tipo di compasso. L’aggravante era che Capra affermava che lo strumento era “parto del suo ingegno”. Di fronte a quella menzogna, Galileo non si accontentò degli insulti: portò il collega in tribunale per plagio e calunnie e lo sbugiardò, gongolando ogni volta che il poveretto, interrogato sul contenuto del trattato, dimostrava di non averne capito le spiegazioni.
VIRGINIA
GENIO IM
Lorem!
I difetti molto umani del grande scienziato GALILEO, che non sopportava la concorrenza dei rivali, ai quali però “si ispirava”. Snti osantem ratia doluptu riassed ignatur ibusdae as dolorro occatem vide ndi in le.. Nell’altra pagina: udum et et autenti osantem ratia doluptu riassed ignatur ibusdae as dolorro occatem vide ndi in paribererum
di Maria Leonarda Leone
GIOVANNI KEPLERO
Egocentrismo
Ritratto di Galileo Galilei ripreso dalla tela di Justus Sustermans conservata agli Uffizi. In alto a sinistra, la figlia Virginia, suora di clausura con il nome di Maria Celeste. A destra, l’astronomo Giovanni Keplero (1571-1630).
SPUNTI NASCOSTI. Ciononostante, due anni dopo Galileo non si fece problemi a prendere “spunto” dal modello costruito in Olanda dall’ottico tedesco Hans Lippershey, per realizzare il suo “cannone occhiale”. Ma, forse scottato da quanto gli era capitato, sia nel Sidereus Nuncius sia nel Saggiatore mantenne molto riserbo sul modo in cui aveva prodotto le sue lenti, limitandosi a disegnare la forma dello strumento. La rivalità fra scienziati era accesa: perciò, quando l’eminente astronomo tedesco Keplero, che pure lo aveva appoggiato contro gli accademici insorti di fronte alle sue teorie sul sistema eliocentrico, lo pregò di inviargli una lente di buona qualità, Galileo lo ignorò. Salvo poi, alla fine di agosto del 1610, spedire all’imperatore Rodolfo II, di cui Keplero era il matematico, un aenigma astronomicus: un’unica parola, un anagramma di 37 lettere, per svelare alla corte di Praga l’osservazione della sagoma “tricorporea” di Saturno. Era il suo nuovo modo di comunicare le proprie scoperte: a metà tra il dispettoso e il geniale, invece di pubblicarle di getto le inseriva in pillole nelle proprie missive, come giochi cifrati. Così, in caso qualcuno lo avesse accusato di plagio, avrebbe potuto mostrare la data della lettera e quei contorti divertimenti da matematico. •
PERFETTO 39
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