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Rivista mensile specializzata • N° 252 • Ottobre 2005 • Anno XXVIII • ISSN 0394-0896 PUBBLICAZIONE DELLA MEDIA AGE SRL • VIAS. MICHELE DEL CARSO, 11 • 20144 MILANO • TEL. 0243910135 • FAX 0286450149 • E-MAIL: INFO@MONITOR-RADIOTV.COM • INTERNET: WWW.MONITOR-RADIOTV.COM

IBC 2005

Crescita inarrestabile

Sony XDCam:

la famiglia si allarga

Le alternative HD più economiche: da Panasonic

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Anno XXVIII n. 252 - ottobre 2005 ISSN 0394-0896

4 IBC05: Crescita inarrestabile ad Amsterdam

MediaAge srl Via S. Michele del Carso, 11 - 20144 Milano, Italy Tel. (+39) 0243910135 - Fax (+39) 0286450149 E-mail: info@monitor-radiotv.com Siti internet http://www.convergenza.tv (in italiano) http://www.monitorradio.tv (in inglese) La Media Age srl è iscritta al Registro Nazionale della Stampa al n. 2636 vol. 27, foglio 281 dal 28.6.89 - MONITORRADIO TELEVISIONE è registrata al Tribunale di Milano n. 880 del 20.12.1988. Dir. resp. Enrico Callerio. Manoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Non è permessa la riproduzione di testi e foto senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Progetto grafico e impaginazione: Ago, Bollate (MI). Fotolito: PRG Milano. Stampa: Cooperativa Grafica Bergamasca, Almenno S. Bart. (BG). Abbonamenti: la rivista è diffusa e venduta solo in abbonamento annuale. Il costo annuale è di 40,00 EURO da versare sul c/c postale n. 11158201 intestato a Media Age srl, Via Stefano Jacini, 4 - 20121 Milano, oppure inviare un assegno bancario non trasferibile allo stesso indirizzo. Arretrati 6,00 EURO l’uno da allegare alla richiesta anche i francobolli. Foreign subscription: annual 80,00 EURO (80,00 US$) or equivalent via International Money Order or cheque to Media Age srl, Via Stefano Jacini, 4 - I - 20121 Milano Italy. CREDIT CARDS subscription call (+39) 02862534 or fax (+39) 0286450149. Cards accepted: VISA MASTER-CARD - EUROCARD - AMERICAN EXPRESS. Airmail rates on applications. Lo staff Direttore responsabile: Enrico Callerio Condirettore tecnico: Mauro Baldacci Hanno collaborato: Manlio Cocconcelli, Angelo D’Alessio, Lidia Di Giovanni, Dario Monferini, Massimo Montissori, Enrico Oliva, Alberto Pellizzari, Claudio Re, Piero Ricca, Maria Ronchetti. Nei siti della “convergenza” di Monitor troverete tra gli altri contenuti: la Guida RadioTv delle radio e tv private (www. guidaradio.tv) le proposte di Monitor Lavoro (www.monitor-radiov.com/lavoro) le emittenti radio tv in diretta nella rete da tutto il mondo (www.webcastitaly.com)

12 Infinity senza veli 34 L’inganno dei media, secondo Danny Schechter

16 Sony XDCam: la famiglia si allarga

20 Prima della tecnica c’è la creatività, in Green Movie.

36 La compressione video: JPEG 2000

40 Media 100 passa nuovamente di mano 42 Liquid Channel all'MTV Show

24 L’Archiviazione e i sistemi generationQ

33 Autodesk si espande nella terza dimensione


IBC05

Crescita inarrestabile ad Amsterdam Visitatori in aumento e spazi espositivi al limite della saturazione hanno caratterizzato l’ultima edizione dell’IBC di 4 Amsterdam che ha visto il debutto a sorpresa della linea Infinity di Grass Valley Con circa 43.000 visitatori e un migliaio di espositori, l’IBC ha dimostrato di godere un ottimo stato di salute, ma questo non ha fatto recedere Panasonic dal dichiarare l’intenzione di non voler più essere presente alle prossime edizioni con un proprio stand, pur continuando a garantire la partecipazione di propri rappresentanti al nutrito programma di conferenze e seminari che da sempre fanno da corollario alla manifestazione. L’annuncio è stato fatto al primo giorno di apertura della mostra, sorprendendo anche numerosi rappresentanti delle filiali europee della Panasonic, nonché gli organizzatori dell’IBC che faranno il possibile per non perdere una presenza cos’ significativa. Le motivazioni addotte sono più o meno le stesse con le quali Snell&Wilcox aveva giustificato la decisione di non partecipare all’edizione di quest’anno e cioè utilizzare le risorse a disposizione del marketing per iniziative ritenute più remunerative.

Indubbiamente esistono metodi meno dispendiosi della partecipazione a una fiera come l’IBC per far conoscere i propri prodotti, a cominciare da Internet, ma solo in occasioni come queste è possibile toccare con mano e confrontare tra loro le offerte dei diversi fabbricanti. D’altro canto, lo stand di una fiera non è certo il luogo migliore per parlare di processi produttivi o flussi di lavoro, argomenti che possono essere affrontati con successo nel quadro di seminari o open house. Resta però il fatto che solo in occasioni come questa dell’IBC si riuniscono in un unico luogo migliaia di operatori e possibili clienti. Non è certo un caso che Thomson ne abbia approfittato per il debutto della serie Infinity della Grass Valley organizzando una serata alla quale hanno partecipato circa duemila persone e ottenendo come risultato quello di far passare in secondo piano le novità proposte dai suoi diretti concorrenti.

Libertà di scelta Con la serie Infinity, Grass Valley fa il suo ingresso nel settore dei camcorder senza nastro, proponendo un prodotto che non ha uguali. Più che di ingresso, sarebbe il caso di parlare di irruzione viste le caratteristiche della serie Infinity, nome scelto per sottolineare l’ampio ventaglio di possibilità di scelta di formati e metodi di compressione. Sia il camcorder che il registratore saranno infatti in grado di registrare il video digitale in formato PAL e NTSC oppure in HD in modalità 720p o 1080i a 50 o 60 fps. Per quanto riguarda poi il metodo di compressione si potrà scegliere fra il DV a 25 Mbps (anche nelle varianti DVCam e DVCPro) o, a richiesta, l’MPEG-2 con campionamento 4:2:2 o 4:2:0; quest’ultimo metodo di compressione potrà essere utilizzato anche per il video HD in alternativa al JPEG 2000, metodo molto efficiente basato su wavelet e proposto anche da altri fabbricanti per la distribuzione di film in formato elettronico.

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Lancio in grande stile per la serie Infinity di Grass Valley

Come supporto di registrazione, Grass Valley ha scelto di utilizzare gli hard disk removibili Rev da 35 GB della Iomega, affiancandoli con uno slot per schede di memoria in formato CompactFlash, attualmente disponibili con capacità massima di 8 GB. I dischi Rev sono presenti sul mercato da oltre un anno e utilizzati in ambito informatico per la registrazione di dati digitali di qualsiasi natura. Iomega dichiara di aver venduto finora oltre 600.000 dischi Rev e circa 125.000 drive, numeri che garantiscono da una parte un esteso collaudo sul campo e dall’altra prezzi dei prodotti concorrenziali con quelli caratteristici di prodotti proprietari. Un disco Rev costa attualmente intorno ai 40 euro ma il fatto più interessante è rappresentato dal costo delle unità collegabili a PC, e quindi a sistemi di montaggio non lineare, che è dell’ordine dei 300 euro. Iomega produrrà anche drive e dischi appositamente studiati per sopportare condizioni di impiego critiche, ma questi saranno comunque completamente compatibili con i prodotti standard. La capacità di 35 GB di ogni disco Rev è sufficiente per registrare oltre due ore di video in formato DV25 e almeno 45 minuti di video HD con un bitrate

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massimo di 70 Mbps, valore che lascia un margine di sicurezza sufficientemente inferiore alla velocità di trasferimento dati continua, di poco superiore ai 100 Mbps. Questo è al momento forse il limite maggiore della serie Infinity, non superabile neanche con le schede Compact Flash, che hanno addirittura velocità inferiori, tipicamente dell’ordine dei 70/80 Mbps (per confronto, le schede P2 della Panasonic di seconda generazione arrivano a 640 Mbps, prestazioni che si pagano però con un prezzo nettamente superiore). Oltre al camcorder, che sarà dotato di sensori CCD da 2/3 di pollice, la linea Infinity comprenderà inizialmente anche un Digital Media Recorder

dotato di un doppio display a cristalli liquidi, uno per le immagini e l’altro per l’interfaccia grafica, per certi versi simile a quella dei più recenti video- 5 server di Grass Valley. La grossa maniglia frontale e le linee arrotondate ne tradiscono la vocazione mobile, ma funzionalmente è del tutto simile a un videoregistratore da banco. Più che completa la dotazione di interfacce audio/video (composito, SDI, HDSDI, time code, XLR e AES/EBU) e le possibilità di collegamento a computer o reti (USB 2.0, FireWire Ieee 1394, Gigabit Ethernet), interfacce presenti anche nel camcorder che dispone anche di una HDMI per il collegamento a schermi in alta definizione.

Un’unità Rev della Iomega e la sua cartuccia, il supporto di registrazione scelto per la serie Infinity


La commercializzazione delle prime apparecchiature della serie Infinity è prevista per l’inizio del prossimo anno e i prezzi sono particolarmente interessanti, nell’ordine dei 10.000 euro per il registratore e 20.000 per il camcorder, senza ottica, prezzi comunque ben al di sotto degli standard GrassValley. Uno dei problemi iniziali sarà quello del costo delle ottiche: quelle per HD hanno attualmente un costo paragonabile a quello del camcorder che però può benissimo utilizzare anche ottiche standard, essendo dotato di sensori da 2/3 di pollice. Tenendo conto delle caratteristiche e del prezzo non è però improbabile che il camcorder Grass valley possa interessare anche chi non ha l’immediata esigenza di produrre video in alta definizione.

L’anello mancante della catena Sony 6 Una delle tante novità che è stata

parzialmente oscurata dal lancio di Infinity è la versione HD della linea XDCam, presentata da Sony con lo

slogan l’alta definizione per tutti. Infatti Sony intende posizionare i prodotti HD che impiegano i Professional Disc come supporto di registrazione più o meno a metà strada tra quelli professionali in formato HDV e la linea HDCam, sia come prezzi che come prestazioni. Il camcorder PDW-F330 avrà infatti un prezzo dell’ordine dei 20.000 euro e potrà registrare video HD a 1.080 linee interlacciate con compressione Mpeg-2 long Gop, campionamento 4:2:0 e tre diversi varianti, rispettivamente con bitrate di 18, 25 e 35 Mbps. Quella intermedia è simile al formato HDV e il valore del bitrate è costante mentre per le altre due il bitrate è variabile e quindi potenzialmente in grado di garantire una qualità più elevata, almeno in condizioni di ripresa ottimali. L’audio è invece registrato in formato non compresso e per un massimo di quattro canali contro i due canali compressi in Mpeg-2 del formato HDV. Due le caratteristiche che lasciano un po’ perplessi: la limitazione del bitrate a 35 Mbps (addirittura inferiore a quello della versione XDCam in defi-

Ottica autofocus per il camcorder HD XDCam con sensori CCD da mezzo pollice

nizione standard che può registrare anche in formato IMX a 50 Mbps) e l’impiego di sensori da 1/2 pollice con conseguenti limitazioni sulla scelta delle ottiche. Per inciso, l’obbiettivo che equipaggia il camcorder PDW-F330 è uno zoom prodotto da Canon su specifiche Sony e dotato di autofocus, privo quindi di una vera ghiera di messa a fuoco, caratteristica finora riservata alle telecamere prosumer. Il camcorder HD XDCam sarà inizialmente affiancato da un registratore e da un riproduttore da banco, siglati rispettivamente PDW-F70 e PDW-F30. il primo dei quali dotato anche di interfaccia HD-SDI oltre alla iLink, che resta l’interfaccia preferenziale per il collegamento a sistemi di montaggio non lineare. La disponibilità è prevista per il prossimo mese di aprile, probabilmente in concomitanza con il NAB. Se può essere comprensibile l’intenzione di Sony di non creare problemi a quello che ritiene essere il formato video in alta definizione per eccellenza, l’HDCam, con la versione HD della linea XDCam rischia di danneggiare però le versioni in definizione standard. Chi decidesse oggi di abbandonare i nastri per passare ai più versatili Professional Disc si ritroverebbe a dover far marcia indietro nel momento in cui iniziasse a produrre in HD, a meno di essere disposto ad accettare qualche compromesso sul piano della qualità. L’unica speranza è che Sony riveda la sua politica e proponga quanto prima una versione meno limitata della linea XDCam HD, perlomeno caratterizzata da un bitrate più accettabile per le applicazioni professionali. L’unica consolazione è che il camcorder XDCam HD può registrare anche video in formato DVCam e per questa applicazione rappresenta una scelta economicamente più vantaggiosa rispetto ai modelli esistenti della linea XDCam che impiegano sensori da 2/3 di pollice. Questo ed altri temi sono approfonditi nell’intervista a Olivier Bovis di Sony Europe pubblicata su questo numero di Monitor.

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Le alternative HD più economiche Oltre ai modelli Sony in formato HDV già presenti sul mercato da qualche mese, in particolare la HVR-Z1 che ha ottenuto un successo superiore alle più rosee aspettative, all’IBC hanno fatto la loro comparsa altre videocamere HD appartenenti alla categoria più economica, che hanno cioè prezzi inferiori ai 10.000 euro. La più attesa era la Panasonic AG-HVX200, presente allo stand dell’IBC in forma di prototipo funzionante, ma tenuta a debita distanza dalle mani dei visitatori, probabilmente segno che ancora c’è qualcosa da mettere a punto: le prime consegne sono comunque previste per il mese di dicembre negli Stati Uniti e in primavera per l’Europa. Il prezzo sarà inferiore ai 10.000 euro e comprenderà anche due schede P2 da 8 GB, capacità che sarà disponibile entro la fine dell’anno. La HVX200 può infatti registrare video in formato DV sulle classiche cassette e anche nei formati DVCPro 50 e DVCPro HD sulle schede di 8 memoria P2, per le quali sono presenti due alloggiamenti. Negli 8 GB della scheda che ha attualmente la capacità maggiore è possibile registrare fino a una ventina di minuti di video in alta definizione in formato DVCPro HD, quindi con una qualità nettamente superiore a quella tipica del formato HDV, che utilizza la compressione Mpeg-2 long Gop. L’autonomia di registrazione potrà essere facilmente estesa con l’hard disk portatile Firestore FS-100 della Focus Enhancements, studiato appositamente per la HVX200, che permetterà di registrare anche il video in alta definizione: le prime unità dovrebbero avere una capacità di 80 GB e un prezzo inferiore ai 2.000 euro Nel dubbio poi se utilizzare formati interlacciati o progressivi, Panasonic ha lasciato la scelta all’operatore che può optare fra 1080/50i, 1080/25p, 720/50p, 720/25p, 576/50i e 576/25p, oltre a qualche altra scansione variabile nel modo 720p. L’ottica è fissa, uno zoom 13x grandangolare firmato Leica con stabilizzatore ottico, e i sensori sono tre CCD da 1/3 di pollice in formato 16:9.

Presente, ma non a portata di mano la tanto attesa Panasonic AG-HVX200

Per quanto riguarda la JVC GY-HD100, in commercio già da alcuni mesi, c’è da registrare una vera e propria esplosione di accessori, a cominciare dagli adattatori per l’impiego di batterie ad alta capacità, proposti da praticamente tutti i maggiori fabbricanti (Anton Bauer, IDX, PAG, …). Oltre a garantire una maggiore autonomia, il fissaggio della batteria sulla parte posteriore della videocamera ne migliora il bilanciamento sulla spalla, alleviando il carico sull’avambraccio. Non mancano poi i convertitori che permettono di impiegare ottiche fotografiche Nikon o destinate ad applicazioni di cinemato-

grafia elettronica, per le quali la HD100 si presta particolarmente grazie alla possibilità di registrare in formato 24p, un’estensione delle specifiche HDV per identificare la quale JVC ha dovuto coniare la sigla ProHD. L’ottica standard è uno zoom Fujinon 16x che può essere sostituito con il grandangolare 13x sempre della Fujinon, che però costa quasi il doppio della videocamera completa di ottica. Al momento non sono disponibili altre ottiche in alta definizione per sensori da 1/3 di pollice che equipaggiano la HD100 e Canon non sembra per il momento interessata a produrne.

PAG e tutti gli altri maggiori fabbricanti di batterie hanno presentato adattatori per la JVC GY-HD100

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S E Z I O N E minuscola scheda SD. L’ottica è intercambiabile e per il momento è disponibile soltanto uno zoom 20x appositamente studiato per l’alta definizione, dotato di autofocus e stabilizzatore ottico. Il mirino dispone di un LCD da 2,4 pollici in formato 16:9, sufficientemente grande da poter essere sfruttato come se fosse un visore semplicemente ruotando l’oculare. La caratteristica forse più interessante per le applicazioni professionali è però la presenza di uscite in standard SDI e HD SDI: il segnale non è compresso in alcun modo e questo ne estende notevolmente le possibilità di impiego per le produzioni di più alto livello.

Con l’adattatore mini35 della P+S Technik si possono montare sulla JVC GY-HD100 le ottiche per cinematografia elettronica

Per la registrazione del video è già disponibile anche il DR-HD100 della Focus Enhancements, un hard disk che può essere utilizzato simultaneamente alla solita cassetta in formato DV oppure in alternativa. La capacità massima è di 80 GB, sufficiente per ben sei ore di registrazione, e la funzione retro cache permette di registrare fino a 10 secondi prima della pressione del pulsante di registrazione, funzionalità solitamente integrata in camcorder molto più costosi. Chi non ha voluto approfittare del-

l’appuntamento di Amsterdam è stata Canon che ha lanciato il suo modello HDV, siglato XL H1, esattamente due giorni dopo la chiusura dell’IBC. Esteticamente simile alle XL, escluso il colore nero, utilizza tre CCD da 1/3 di pollice a piena risoluzione per la cattura del video nella variante 1080i del formato HDV. Oltre che nel formato interlacciato, la XL H1 può simulare riprese progressive a 24 fps e mette a disposizione tutta una serie di regolazioni che permettono di intervenire accuratamente sulla resa tonale e cromatica, registrabili su una

Anche un’uscita HD-SDI per la Canon XL H1, qui ripresa in occasione della sua apparizione al SAT Expo di Vicenza

Progressivo o interlacciato?

Gli hard disk portatili della Focus Enhancements sono già disponibili anche per le videocamere HDV

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Nello spazio EBU village era possibile assistere a un confronto diretto fra riprese HD in formato 720p e 1080i non compresse e compresse a diversi bitrate con i due metodi che vanno ora più di moda, MPEG-4 AVC e VC1 (sigla che identifica il formato proposto da Microsoft). Le immagini erano riprodotte su due grandi schermi a cristalli liquidi dotati di pannelli da 1.920 x 1.080 pixel identici, almeno inizialmente, visto che dopo qualche


T I T O L O giorno di funzionamento continuo uno dei due mostrava già qualche segno di stanchezza. L’obbiettivo neanche tanto mascherato della EBU era quello di dimostrare la superiorità del formato progressivo, scopo sostanzialmente raggiunto stando a quanto si è potuto vedere. La raccomandazione del comitato tecnico della EBU (la R112 del 2004) di utilizzare formati progressivi per l’emissione non è quindi mutata. In particolare il formato 720p/50 è considerato attualmente la soluzione ottimale almeno fino a quando non sarà praticabile il 1080p/50. Per quanto riguarda la produzione, riconoscendo che lo standard può essere diverso da quello poi utilizzato per la messa in onda, l’EBU si riserva di prendere una posizione ufficiale solo dopo ulteriori valutazioni attualmente in corso, che non avranno però lo scopo di stabilire un singolo standard per la produzione HDTV. Nello stesso spazio, BBC presentava anche la propria soluzione per la gestione di segnali nel formato 10 1080p a 50 fps che consiste in una compressione “quasi” trasparente, capace di ridurre il bitrate dal valore di 3 Gbps originario a 1,5 Gbps, in modo da poter utilizzare i classici cavi coassiali. Come sostiene Richard Russel, responsabile del progetto, “in alternativa si potrebbero utilizzare collegamenti in fibra ottica o con doppino ritorto. Entrambi sono praticabili, ma poco interessanti per la BBC con tutti i cavi coassiali di cui già dispone. Sostituirli con fibre ottiche, sarebbe troppo costoso.”

S E Z I O N E

qualche dettaglio da risolvere, a cominciare dalla durata della registrazione, al momento limitata a poco più di 10 secondi. Il video è infatti registrato sui 20 GB di memoria interna e l’uscita in tempo reale è possibile soltanto a 60 fps, utilizzando un doppio collegamento HD-SDI. I sensori impiegati dalla telecamera sono tre Cmos e la sensibilità è di F5 a 2.000 lux e 30 fps, non proprio il massimo per riprese in condizioni di luce scarsa. Un’altra dimostrazione di un prodotto che potrebbe far felice i tifosi più sfegatati era quella allestita presso lo stand della NTT Electronics. Le ripre-

se di un incontro di calcio effettuate con tre telecamere in alta definizione in sincrono erano riproposte su tre grandi schermi a cristalli liquidi affiancati, con una perfetta continuità e totalizzando una risoluzione complessiva di 6k x 1k. In pratica, era proprio come vedere una partita di calcio stando seduti nella tribuna dello stadio.

Che fine ha fatto Pinnacle? La domanda se la saranno posti in molti, perlomeno quanti l’hanno cer-

Fino a 300 fotogrammi al secondo e in alta definizione con questo prototipo presentato all’IBC

Oltre l’alta definizione Se il video in alta definizione a 1080 linee e 50 frame progressivi può sembrare a molti ancora un miraggio, c’è già chi guarda avanti e nell’area dell’IBC dedicata alle nuove tecnologie si poteva vedere un prototipo perfettamente funzionante di una telecamera capace di registrare fino a 300 frame al secondo in modalità a 1.080 linee. Per la verità, prima che possa avere una vera e propria applicazione commerciale, c’è ancora

Un po’ ingombrante per un normale salotto, ma certamente coinvolgente

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Non c’era più traccia del marchio Pinnacle allo stand prenotato all’IBC

cata invano allo stand 1.210 come indicato nel catalogo e negli inserti del daily distribuiti durante l’IBC. Lo spazio prenotato da Pinnacle era infatti occupato da Avid che, a un mese dal completamento dell’acquisizione, ha pensato bene di far sparire qualsiasi traccia del vecchio marchio. Tutte le attività della divisione Broadcast di Pinnacle sono infatti confluite nella divisione Video di Avid, capitanata da Charles Smith, e il marchio Pinnacle sopravviverà soltanto nella divisione Consumer. Il tutto stride un po’ con l’immagine quasi idilliaca che ha voluto dare David Krall, presidente e ceo di Avid, dichiarando tra l’altro nel corso della conferenza stampa: “siamo ancora nella fase di luna di miele con Pinnacle”, aggiungendo che non saranno effettuati altri tagli del personale Pinnacle (in effetti, all’IBC non si è visto quasi nessun rappresentante della società appena acquisita e la vecchia dirigenza sembra essersi dissolta). Krall ha comunque rassicurato sul futuro dei prodotti entrati a far parte del portafoglio Avid a tutti gli effetti, non solo la linea Deko ma anche i sistemi di montaggio non lineare Liquid, considerati prodotti molto validi e per certi versi complementari ai sistemi Avid. Non è

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comunque prevista a breve la fusione dei due gruppi di sviluppatori anche se Krall non la vedrebbe poi così male. “un vantaggio potrebbe essere il fatto che potrebbero lavorare tutto il giorno, visto che un team di sviluppo è in Germania e l’altro negli Stati Uniti”. L’unica linea di prodotti Pinnacle destinata a scomparire completamente è quella dei sistemi Vortex per la produzione di notiziari e negli stand Avid era possibile vedere già qualche esempio di integrazione

degli altri prodotti. Per quanto riguarda i prodotti, l’IBC è stata l’occasione scelta da Avid per il lancio europeo di Symphony Nitris le cui consegne sono previste entro 11 l’anno. Altre novità riguardano il supporto nativo per il formato HDV offerto sia da Liquid Edition, che da Xpress Pro HD, e la versione 4.0 del software per i sistemi di titolazione Deko che aggiunge la possibilità di gestire più facilmente versioni SD e HD delle stesse pagine.

David Krall, presidente e ceo di Avid, durante la conferenza stampa dell’IBC


Infinity senza veli Jan Eveleens, responsabile della divisione telecamere Grass Valley

12 Tanti gli elementi che hanno contribuito a generare questa impressione, a cominciare da un prezzo decisamente inferiore scelte estetiche un po’ fuori dall’ordinario, in particolare per il Media Recorder, che non assomiglia proprio a un videoregistratore da banco. Poi c’era la scelta di utilizzare un supporto removibile della Iomega, la stessa azienda che ha inventato i famigerati Zip, prodotti che non possono certo essere considerati il massimo dell’affidabilità. Per tentare di fugare questi e altri dubbi, ne abbiamo parlato con Jan Eveleens, direttore generale della divisione telecamere Grass Valley della Thomson, che può essere considerato anche il padre del nuovo camcorder. La prima domanda riguarda proprio la scelta di utilizzare come supporto di registrazione i dischi Rev della Iomega. Eveleens - In primo luogo volevamo qualcosa che fosse relativamente disponibile, non studiato su misura per questa applicazione. Il Rev ha una

La prima impressione avuta dopo aver assistito alla presentazione in pompa magna per il lancio della serie Grass Valley Infinity è stata quella di trovarsi di fronte ad una sorta di “giocattoloni”, prodotti più adatti al settore prosumer che ad utilizzi nelle produzioni broadcast. capacità molto elevata, una dimensione ragionevole, un prezzo altrettanto ragionevole e un’elevata velocità di trasferimento (110 Mbps), sufficiente per tutte le applicazioni in definizione standard e anche per l’HD. Queste sono le ragioni principali. Inoltre, il prezzo per GB è paragonabile a quello dei supporti per XDCam o anche di alcuni nastri video, quindi è un supporto veramente a buon mercato. Senza contare che essendo un disco consente l’accesso casuale e quindi non si hanno i problemi tipici del nastro, che è lineare. A differenza di altri dispositivi simili, la cartuccia contiene il disco e il motore, che è sostanzialmente una parte integrale del platter, per il resto non ci sono altre parti meccaniche, le testine sono nel drive. D - Questo potrebbe rappresentare però un problema per polvere o umidità … E – No. Per cominciare quando la cartuccia è chiusa, cioè fuori dal drive, è molto difficile da aprire, è ben sigilla-

ta e quindi niente può entrare quando la cartuccia viene messa in tasca o in una borsa. Quando viene inserita nel drive, c’è un meccanismo molto ben studiato che fa in modo che sia ridotto al minimo il tempo in cui l’aria può entrare nella cartuccia. Prima che il disco possa essere utilizzato, si effettua automaticamente un ciclo di pulizia, sfruttando la turbolenza che si crea all’interno della camera nella fase di accelerazione. La turbolenza non è del tutto caotica e spinge la polvere e qualsiasi altra cosa verso un filtro, solo quando questa operazione ha termine le testine sono messe in posizione. Le stesse testine sono sottoposte a una speciale procedura di pulizia prima di ogni operazione. D – Tutto ciò significa che occorre aspettare parecchio tempo prima di poter iniziare la registrazione? E – Ci vuole un po’ di tempo prima che il disco raggiunga la velocità di rotazione, ma questo non è un problema poiché abbiamo inserito nella

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telecamera un buffer molto capace, che sarà di almeno mezzo gigabyte, per cui è possibile cominciare a registrare ancora prima che la cartuccia sia pronta. Il buffer è quindi sufficiente per registrare un paio di minuti video e questo permette anche di sostituire la cartuccia senza dover interrompere le riprese. Si può estrarre la cartuccia registrata e inserirne un’altra senza che ci sia il rischio di perdere neanche un secondo. Tornando al discorso dell’affidabilità, abbiamo sottoposto cartucce e drive a test particolarmente gravosi sia per la polvere che per la condensa, per esempio mettendo le cartucce in frigorifero per poi esporle a un ambiente caldo umido e non abbiamo avuto problemi di sorta. D - Passiamo alla sezione telecamera, per riuscire a contenere il prezzo avete dovuto ricorrere a tecnologie più economiche rispetto a quelle impiegate negli altri modelli? E - Abbiamo ottimizzato il processo di fabbricazione anche utilizzando numerosi componenti standard dell’industria IT. Per esempio, i lettori di CompactFlash sono molto economici, costano pochi euro, e lo stesso vale per i chip Ethernet o Usb. Per i sensori utilizzeremo una tecnologia più economica, ma si tratta comunque di Ccd, anche se non fabbricati da noi. Sono comunque sensori in alta definizione a piena risoluzione, non c’è alcun trucco. Per quanto riguarda invece il trattamento del segnale, utilizziamo gli stessi componenti delle altre telecamere della serie LDK, quindi con elaborazione a 14 bit. La colorimetria è la stessa, e questo significa che il camcorder Infinity può essere utilizzato senza problemi per produzioni che prevedono l’impiego di altre telecamere LDK, utilizzando anche gli stessi CCU e pannelli di controllo remoti. Inizialmente i camcorder saranno prodotti nella stessa fabbrica di Breda da cui escono tutte le altre telecamere e solo più avanti potremo spostare la produzione in qualche altro luogo: anche questa è una garanzia che saranno rispettati gli standard qualitativi ai quali è abituata la nostra clientela.

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Sensori CCD da 2/3 di pollice ad alta definizione equipaggiano il camcorder della serie Infinity

D – L’altra innovazione introdotta con la serie Infinity è stata quella di affiancare ai classici metodi di compressione DV e Mpeg-2 anche il JPEG 2000. C’era proprio bisogno di un altro formato? E - Abbiamo scelto di utilizzare anche il metodo di compressione Jpeg 2000 perché ha numerose caratteristiche molto interessanti. È uno standard aperto, intra frame, caratterizzato da un’alta efficienza, cioè bassi bitrate rapportati alla qualità delle immagini. Poi c’è il fatto che non è un metodo basato sulla suddivisione a blocchi delle immagini, ma su wavelet, fattore che determina migliori caratteristiche di degrado delle

immagini a bassi bitrate. Inoltre, da un singolo master si possono ottenere facilmente risoluzioni multiple. Se si ha una versione in alta definizione, da questa si può rapidamente ricavare una risoluzione più bassa semplicemente eliminando dallo stream i dati che non servono e 13 quindi questo può essere fatto direttamente nella telecamera, è un semplice software, non c’è bisogno di ricomprimere, è soltanto una filtratura. In pratica, da una registrazione HD si può ricavare video in definizione standard o anche più bassa, senza dover decomprimente e poi ricomprimere. Per esempio, il proxy può essere ricavato dallo stream originale

Le cartucce Rev sono il supporto preferenziale per la registrazione del video


te inferiore al transfer rate caratteristico del Rev e quindi tale da non causare problemi di sorta. Il fatto interessante è che il Rev Pro è capace di scrivere e leggere contemporaneamente, si può cioè iniziare un trasferimento file anche mentre si stanno scrivendo i dati e questo semplicemente grazie ad una raffinata gestione della cache.

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L’aspetto del registratore della serie Infinity non è proprio quello che ci si aspetterebbe da un prodotto di questa classe

e mandato in uscita su una scheda Wi-fi o a qualsiasi porta del camcorder. D – Qual è il massimo valore di bitrate utilizzabile per registrare il video in alta definizione? E - Per il Jpeg 2000 raccomandiamo un valore di 75 Mbps, sufficientemen-

D - Cosa succede se per qualsiasi motivo viene a mancare l’alimentazione durante una registrazione? E - Quello che viene scritto è un file Mxf dinamico ed è possibile definire la durata di ogni spezzone. Il valore che raccomandiamo è di 10 secondi, cioè ogni 10 secondi il file viene chiuso e quindi al massimo si perdono gli ultimi 10 secondi di registrazione, per esempio se per sbaglio viene rimossa la batteria dalla telecamera. D – Il prezzo del camcorder è molto allettante, ma le ottiche per alta definizione costano quasi altrettanto, non pensate che questo possa rap-

presentare un problema? E - Siamo in contatto con i maggiori fabbricanti di ottiche e anche i potenziali clienti stanno facendo pressione perché si riducano i prezzi delle ottiche, è prevedibile che qualcosa si muoverà. Sul camcorder si possono comunque montare ottiche non HD e in qualche caso le differenze non sono così sostanziali come ci si potrebbe aspettare. Pensiamo che soprattutto per le ottiche Eng non sia difficile riuscire a raggiungere livelli di prezzo accettabili, tenendo conto che oggi un’ottica HD costa quanto una SD un paio d’anni fa. Forse non sarà facile abbassare di molto i prezzi, ma certamente è possibile. Lo stesso è accaduto con le ottiche delle telecamere da studio, praticamente oggi non si trovano più ottiche SD, sono tutte adatte per HD, ma hanno più o meno lo stesso prezzo che avevano prima le altre. D - Avrete certamente fatto previsioni sui quantitativi da produrre: cosa può dirci in proposito? E - Naturalmente pensiamo che sarà un successo, abbiamo già una forte richiesta. Dovremo essere competitivi con Sony e Panasonic, loro hanno una forte presenza sul mercato e una clientela consolidata. Il nostro obbiettivo è quello di raggiungere una quota di mercato significativa già nel primo anno.

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C’è anche il marchio CineAlta sul camcorder HD XDCam

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Sony XDCam: la famiglia si allarga Sony completa la linea di prodotti basata sui Professional Disc con la versione in altra definizione che ha visto la luce in occasione dell’ultimo IBC di Amsterdam Con oltre 8.000 unità già consegnate in tutto il mondo in poco più di un anno, XDCam è il formato professionale Sony che ha ottenuto più successo, successo che è destinato a proseguire anche nel settore del video in alta definizione, grazie alle nuove versioni capaci di registrare anche nel formato 1080i. Lasciamo a Olivier Bovis, senior marketing manager di Sony Europe incontrato proprio in occasione dell’IBC, il compito di descriverci le caratteristiche essenziali dei nuovi prodotti: “Sotto il profilo strategico, la linea XDCam HD si inserisce in termini di prezzo, caratteristiche e qualità delle immagini fra i prodotti HDV e HDCam. Partendo da questa premessa era evidente che occorreva sviluppare un prodotto ‘economico’, una soluzione accessibile per il mercato professionale. La linea iniziale sarà composta da tre prodotti, un camcorder e due registratori, uno a basso costo adatto all’impiego con sistemi NLE e l’altro polivalente, dotato di

uscite SDI, HD-SDI, conversione up e down, eccetera. Il camcorder utilizza la tecnologia CCD da 1/2 pollice, è il primo camcorder in alta definizione che sfrutta questa tecnologia. L’ottica è prodotta da Canon ed è anche autofocus e ci sarà a breve anche un’ottica Fujinon. Il camcorder utilizza la stessa unità per la registrazione su Professional Disc con un formato del tutto simile a quello delle altre apparecchiature XDCam, stessi proxy, stessi metadata, stessa struttura dei file, stessa interfaccia. Questo significa che l’integrazione di apparecchiature XDCam Hd con i sistemi Nle sarà molto facile, nel nostro stand si possono vedere dimostrazioni con Avid Liquid, Adrenaline e NewsCutter.” D – Qual è il formato utilizzato per la registrazione del video in alta definizione? Bovis - Utilizziamo un codec Mpeg2 HD, long Gop con tre diversi livelli qualitativi: 18, 25 e 35 Mbps. Mentre

quelli a 18 e 35 sono a bitrate variabile, quello a 25 è a bitrate costante, sostanzialmente analogo all’HDV, ma non lo chiamiamo così poiché HDV è la sigla che identifica un formato nastro. C’è solo una differenza e riguarda l’audio che con le apparecchiature XDCam HD non è compresso e per un massimo di quattro canali. Gli altri due formati sono a bitrate variabile e si possono utilizzare quando sia necessaria una migliore qualità o una durata maggiore. il minimo tempo di registrazione a 35 Mbps è di un’ora per disco, ma se le immagini sono molto semplici, la durata della registrazione può essere anche superiore. D - Avete deciso di non utilizzare bitrate più elevati solo per rimarcare la differenza rispetto al formato HDCam o ci sono anche altre ragioni? Bovis – No, l’HDCam è in ogni caso un formato capace di offrire una qualità più elevata ma con un bitrate di 144 Mbps. Sono due le ragioni per cui

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abbiamo preferito limitare il bitrate, la prima è l’aspetto costi, volevamo che questo prodotto fosse veramente conveniente. L’idea è proporre questo prodotto a quanti usano ora il formato DVCam e per questa ragione il camcorder può anche registrare in DVCam. Inoltre non siamo tecnicamente in grado al momento di mettere la stessa qualità dell’HDCam sul disco, ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che ciò sia possibile. D - D’accordo che la stessa qualità non sia possibile, ma qualcosa in più si poteva fare … Bovis - Saremmo potuti arrivare a 50 o anche 70 Mbps, ma abbiamo deciso di non farlo poiché il primo elemento anche per noi è che abbiamo cominciato a vendere XDCam al di fuori del settore broadcast. I prodotti XDCam in SD che abbiamo ora sono molto interessanti, ma sono costosi, proprio perché sono pensati per il mondo del broadcast. C’è però un potenziale mercato che non è quello del broadcast, molto più grande in termini numerici.

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D – Ciò significa che la serie HD XDCam sarà quindi meno costosa di quella SD? Bovis - Si, per la versione SD capace di registrare solo in DVCam il prezzo del camcorder è di circa 20 mila euro, quello IMX è intorno ai 30 mentre il camcorder HD costerà meno di 20 mila euro. Non abbiamo ancora stabi-

strare in DV e non ha piani per passare all’alta definizione nel breve periodo, la scelta migliore è la versione SD. Se invece vuole cominciare a fare anche dell’alta definizione e si accontenta di utilizzare la tecnologia da 1/2 pollice e così via può optare per la versione HD. Quindi c’è una reale possibilità di scelta. Questo è un momento critico, la

Il riproduttore da banco PDW-F30, un altro componente della linea HD XDCam

lito esattamente il prezzo, ma questo includerà anche l’ottica. Quindi da un certo punto di vista il cliente ha la possibilità di scegliere. Se vuole un prodotto più broadcast, da 2/3 di pollice, la possibilità di scegliere fra numerose ottiche, un prodotto capace di regi-

gente deve decidere su molte case, alta definizione, nastro o altro. È solo questione di metterla in grado di decidere. D - Quali sono le altre novità riguardanti la linea XDCam?

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Bovis – Oltre al registratore portatile, un modello a basso costo, meno di 10.000 euro, stiamo rilasciando la versione 1.4 del software per XDCam. Confrontati con i registratori a nastro, questi prodotti sono molto più basati sul software e quindi possiamo aggiungere nuove funzionalità, oltre 20 con questa versione. Per esempio, è ora possibile la trasmissione live dei proxy: già durante la registrazione, il proxy può essere trasmesso in streaming a una postazione dotata di software di catalogazione ed è quindi possibile cominciare ad aggiungere metadata, titoli e descrizioni e trasferirli direttamente sul disco. Quando si estrae il disco dal registratore tutto è sul disco e questo è molto utile per programmi come i reality. Il sistema funziona anche con i registratori per cui anche con un PC portatile è possibile selezionare, per esempio, le scene di una partita di calcio mentre questa è in corso, si 18 può creare una edit list che potrà essere utilizzata per la riproposizione

Per la versione in definizione standard dell’XDCam, Sony ha presentato anche un registratore portatile

delle azioni più significative al termine dell’incontro. Un’altra funzionalità della versione 1.4 è la registrazione dei proxy sulle schede di memoria, CompactFlash o Memory Stick, contemporaneamente alla loro registrazione sul disco, un altro modo per facilitare la preparazione del montaggio. Infine, ancora a

livello di ricerca e sviluppo stiamo presentando un drive per PC capace di leggere i Professional Disc, il prodotto non è ancora disponibile e non sappiamo quando lo sarà, ma l’idea è quella di avere un dispositivo a basso costo utilizzabile con un comune personal computer.

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Prima della tecnica c’è la creatività, in Green Movie. Tutto nuovo in questa famosa struttura di post produzione milanese e non solo le macchine.

20 Di Rolando Bertini Green Movie Group è una società di post produzione audio-video presente sul mercato milanese dal 1978. In tutti questi anni si è dedicata, in modo particolare, alla cura del prodotto, della qualità audio-visiva e al rapporto con il cliente. Sicuramente la situazione di mercato attuale non è assolutamente paragonabile a quella di 10 anni fa, ma, malgrado questo, Geen Movie, continua ad affrontare il mercato mettendosi in prima linea negli investimenti sulle risorse tecnologiche ed umane, compiendo il secondo grande cambiamento della sua storia. Il primo è stato il passaggio dal segnale video analogico al digitale. Il secondo, avvenuto negli ultimi mesi, è stato il totale ammodernamento del parco tecnologico video ed infrastrutturale. Oggi Green Movie sta percorrendo in modo veloce la linea del cambiamento dello standard video, creando un workflow lavorativo interamente in

High Definition (HD). A fare da fulcro in questo cambiamento c’è il sistema della Panasonic HD D5 scelto, dalla maggior parte delle strutture a livello internazionale, per il mastering. Green Movie basa si questo strumento lo sviluppo del workflow migrando anche la gestione e masterizzazione dei nuovi film, anche quelli in Standard Definition (SD). Le arterie di questo cuore che batte in Alta Definizione sono una piattaforma Apple con software FinalCutPro HD, Avid Nitris HD, Quantel eQ con Qcolor e Apple Shake. Queste apparecchiature assumono un ruolo ben preciso all’interno di tale flusso lavorativo. FinalCutPro HD è il sistema di montaggio offline-online con la possibilità di lavorare su materiale HD non compresso in real time, dotato di uno storage con una capacità di oltre 21 ore in HD. Nitris rappresenta la realtà di finishing vero e proprio. Conforming, compositing, vfx e

motion graphics sono l’anima di questo sistema. eQ di Quantel assume un ruolo nuovo rispetto al classico mondo dell’SD e ricopre una importanza di rilievo chiudendo il cerchio come macchina da finishing e grading in grado di trattare assieme materiali in SD, HD sulla stessa timeline. Questa seconda capacità fa si che eQ, grazie a QColor, diventi una vera e propria macchina per il color grade al pari dei classici color corrector Da Vinci e Pandora. Le performance di tale sistema, unico in questa configurazione nel nord Italia, sono prive di limiti sul numero di wipe, con le possibilità di infiniti livelli di color grade, infinite shape, anche con forme customizzabili e animate, con tracking su ogni shape. Tutto questo, forma un ambiente di lavoro con infinite possibilità di sviluppo. Queste macchine sono tutte a risoluzione indipendente (FinalCutPro e Nitris) o a risoluzione coesistente (eQ).

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Questo fa si che all’interno di Green Movie sia possibile creare un flusso di lavoro in grado di coprire ogni tipo di esigenza, dall’SD all’HD, dal 2k al 4k, anche miscelando tutti i formati possibili, non perdendo tempo nel rendering per visualizzare il lavoro. I prodotti audiovisivi che rispondono a questa esigenza sono gli spot pubblicitari, i filmati di prodotto, per le convention e i film per il mercato cinematografico.

I servizi di complemento A completamento della struttura video, troviamo affiancate alla realtà sopra enunciata macchine quali Flame, Editbox V9, Shake, Avid, un reparto 3D dotato di software Xsi, Maya, Cinema 4D (12 piattaforme in totale), un reparto per la creazione di film di animazione composto da disegnatori ed animatori, un reparto per la coloritura del cartone animato con utilizzo del software Toonz, un reparto per la realizzazione di authoring

Dvd e un centro duplicazioni con apparecchiature che coprono ogni tipo di formato. La scelta di questa varietà di attrezzature è stata dettata dalla volontà di fornire un sistema di post produzione basato sull’ottimizzazione dei flussi e dei tempi di lavoro a beneficio del cliente e del prodotto.

A livello di filosofia aziendale, ’rent-a-skill’ Green Movie non vuole vendere ai clienti ’macchine’ o ’pezzi di ferro’, ma degli skill professionali altissimi, dei creativi che utilizzano le migliori attrezzature presenti sul mercato. Questi skill sono le persone che rappresentano il vero cuore pulsante di Green Movie e che si mettono al totale servizio del cliente. Non stiamo solo parlando dell’area video, ma di tutta la struttura nel suo insieme. L’area audio, infatti, capitanata da Paolo Re, è tra le realtà italiane più

famose ed importanti del settore. Il reparto audio, pluripremiato come casa di produzione, segue i maggiori clienti del settore pubblicitario e, proprio nella professionalità e qualità del prodotto fornito, trova la sua maggiore forza. La sezione audio è formata da 4 sale audio equipaggiate con Digidesign Protools ed una sala musica per la creazione di colonne sonore e jingle.

La tecnica di Green Movie Group Green Movie oggi è predisposta, a livello tecnologico, per fornire servizi per la realizzazione di qualsiasi supporto visivo; dal video multimediale classico alla Standard Definition (SD), dall’High Definition (HD) ai formati cinema 2k e 4k. Per poter fornire tali servizi, la tecnologia di cui si avvale è assolutamente moderna, aggiornata e variegata. È possibile intraprendere un lavoro con flusso SD nello stesso modo e

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con gli stessi costi di realizzazione di un flusso di lavoro HD o cinema. Per entrare più nello specifico, analizziamo le attrezzature che Green Movie utilizza: Avid Xpress Pro è una stazione di montaggio non lineare classica, configurata per le lavorazioni di materiale SD non compresso. Utilizzo primario di tale stazione è l’editing puro sia di comunicati pubblicitari sia di filmati di prodotto, preparazione basi di lavoro da post produr22 re ed ’effettare’ successivamente. Apple Final Cut Pro HD è una stazione di montaggio configurata per il flusso di lavoro HD non compressa real time, con uno storage pari a 21 ore di tale materiale. Per HD non compresso si intende il formato video HDTV pari a pixel 1920 x 1080, sia interlacciato che progressivo. Final Cut Pro HD supporta anche i formati DVCPRO HD ed ora, con l’uscita della nuova release a metà maggio 2005, del formato HDV nativo. All’interno di tale sistema ovviamente possiamo lavorare anche a risoluzione differenti dall’ HD, come, a esempio, il classico formato SD. Apple Shake è il più premiato software di compositing per il cinema esistente ad oggi. Negli otto anni dalla sua nascita è stato premiato come miglior strumento di compositing e utilizzato per la realizzazione di film come Titanic, Minority Report, The Incredibile, Il Signore degli Anelli, ecc… Il sistema, strutturato a nodi, non ha

rivali nell’integrazione della live action con il 3D. Supporta ogni tipo di risoluzione, sia televisiva, sia cinematografica e ogni tipo di profondità colore. I suoi infiniti tool nascono e sono sviluppati per ottenere la resa visiva e la qualitativa migliore possibile. Può essere utilizzato sia per il compositing su film classici sia per il compositing su film di animazione e 3D (è lo strumento più utilizzato da studi come la Pixar, la Pdi, ecc…). Avid DS Nitris HD è una stazione di finishing a risoluzione indipendente. Questo significa che è possibile lavorare all’interno del sistema con qualunque dimensione di video e di materiale, potendolo miscelare nella stessa timeline. Dall’ SD all’ HD, dal 2k al 4k in real time, con la possibilità di gestire file nativi DPX o CIN (formati cinematogra-

Quantel eQ con Qcolorè una stazione di finishing e compositing che sviluppa la sua più grande forza nel color grade. Ovviamente, come tutte le macchine di cui Green Movie dispone, ha infiniti livelli di compositing, ma è unica nella gestione real time dei materiali variegati per la caratteristica unica della risoluzione coesistente. La risoluzione coesistente, tecnologia proprietaria di Quantel, è la capacità di miscelare, nella stessa time line, materiale con dimensione e frame rate differenti, mantenendo il play in real time della sequenza. Oltre questo, la possibilità di mandare in play la sequenza uscendo in HD o SD in real time con la sola pressione di un pulsante, rende eQ velocissima nei processi di digital intermediate, cioè per il cinema digitale.

fici) e la relativa LUT (Look Up Table). Nitris si fa notare per la sua enorme potenza in fase di compositing, vfx e grafica. I suoi infiniti layer ed il sistema aperto all’utilizzo di plug-in interni o esterni lo pone assolutamente in testa tra le piattaforme di finishing complesso. La possibilità di lavorare a risoluzione indipendente (decidere il formato del progetto e il frame rate) apre le porte oltre ai commercial e alla realizzazione di film per il cinema, anche alla realizzazione di filmati per convention dove la gestione dei multischermi è all’ordine del giorno. Discreet Flameè il software per effetti speciali più conosciuto nell’ambito post produttivo. Ad oggi rappresenta una macchina ottima in grado di affrontare compositing anche complessi, ma la sua rigidità lo ha trasformato in uno strumento non più indispensabile all’interno di Green Movie. Le altre macchine elencate in precedenza oggi sono considerate in questa struttura molto più veloci, potenti e versatili. E’ fondamentale averlo in azienda per la continuità storica del prodotto che ancora ha degli appeal presso i clienti pubblicitari. In ambito cinematografico risulta essere sempre meno utilizzato e sostituito da software più performan-

La funzionalità di color grade mediante l’utilizzo del pannello di Quantel QColor, oggi rende eQ in tutto e per tutto, assimilabile ai classici color corrector come Da Vinci e Pandora. È proprio dal Da Vinci che è stato estrapolato, interpretato ed inserito all’interno di eQ il software del grading. Al contrario però del più imponente color corrector esistente, eQ non ha limiti di wipe, di forme sulle wipe ed in più ha la possibilità di inserire tracking per ogni wipe ed ogni forma di keyframe. Tutto questo rende eQ fondamentale nella gestione del grading sia come se fosse un tape to tape, utilizzando materiale che arriva da nastro, sia un vero e proprio telecinema utilizzando file DPX o CIN.

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questo Vtr è possibile masterizzare in SD. Le funzioni di Up & Down conversion sono in real time. In HD è ovviamente possibile lavorare in 1920 x 1080, 50i, 25p, 24p, 24 fps più tutti i formati NTSC quali 23,98p, 59,97i, ecc… Tutti questi formati e frame rate sono supportati dalle macchine che gestiscono il formato HD quali Final Cut Pro, Shake, Nitris ed eQ. Luciano Beretta di Green Movie: ’Questa notevole varietà di attrezzature ci permette di fornire un sistema di post produzione finalizzato all’ottimizzazione del flusso e dei tempi di lavoro con una precisa finalità: il cliente e il prodotto devono trarne il massimo beneficio, artistico e qualitativo.

ti, quali Shake. Quantel Editbox v9 è il classico strumento utilizzato nell’online, in ambito pubblicitario. Non indicato in ambito cinematografico per il limite della gestione alla Standard Definition, è stato da poco aggiornato alla v9 con 32 layer per renderlo moderno e attuale. Basato su grande stabilità e coerenza nei lavori, rappresenta la radice della post produzione pubblicitaria.

in HD non compresso. L’HD D5 rappresenta l’evoluzione ed il nuovo formato che farà da protagonista in questo nuovo modo di lavorare. Oltre a poter lavorare in HD, con

Il 3D Tutto ciò che concerne la realizzazione di contenuti 3D è fuori dai limiti di ogni sistema video in quanto ogni tipo di risoluzione è adattabile a progetti 3D. I software utilizzati in tale campo sono Xsi, Maya e Cinema 4D.

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Dove finiscono tutti i lavori. Ai classici D1 e Digital Betacam, per citare i supporti che hanno fatto da padroni nello spazio di lavoro SD, è stato aggiunto il Panasonic HD D5. L’HD D5 rappresenta, a livello internazionale, lo strumento per il mastering. Dalla Lucas Arts alla ILM è lo strumento di interscambio del materiale

Le arterie del nuovo cuore tecnologico di green Movie sono una piattaforma Apple con software FinalCutPro HD, Avid Nitris HD, Quantel eQ con Qcolor e Apple Shake.Qui il flusso di lavoro voluto dalla Movie & Arts è in grado di coprire ogni tipo di esigenza, dall’SD all’HD, dal 2k al 4k, anche miscelando tutti i formati possibili, senza rendering.

Green Movie ha da poco installato una macchina eQ di Quantel con Qcolor come stazione di finishing e compositing che sviluppa la sua più grande forza nel color grade, dispone di infiniti livelli di compositing ed è unica nella gestione real time dei materiali nella stessa timeline, con dimensione e frame rate differenti (risoluzione coesistente, tecnologia proprietaria di Quantel). Dovreste poi vederla all’opera nella cancellazione dei cavi!

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L’archiviazione dati di prossima generazione Con il lancio degli ultimi prodotti generationQ Quantel ha deciso di passare oltre, cioè a un sistema di archiviazione basato su dati. Ecco una serie di considerazioni a suffragare questo fondamentale cambiamento:

Multi-Risoluzione

L’Archiviazione e i sistemi generationQ

I prodotti generationQ sono a ’risoluzione coesistente’, i.e. un singolo progetto può contenere risoluzioni multiple, differenti spazi colore e profondità di bit. I Videoregistratori a nastro sono a risoluzione e spazio colore fissi il che li rende inutilizzabili per tali progetti se non vogliamo compromettere la trasparenza e la consistenza qualitativa. I sistemi di data storage invece sono del tutto agnostici per i dati che possono essere in SD, HD, 2K, YUV, RGB, a 8 bit e 10 bit, tutti sullo stesso medium.

White paper di Quantel tradotto e adattato da Rolando Bertini

Lossless

24 L'archiviazione è una parte vitale del

workflow nella post produzione. Permette di salvare dei progetti finiti e/o incompleti per un futuro riutilizzo; ciò consente di ’rivisitare’ i nostri lavori senza dover per forza ripartire da zero ripetendo l’intero processo di post produzione, con un evidente risparmio di tempo ed energie. Un’altra finalità è la possibilità di passare il progetto da un sistema all’altro e permettere a diversi operatori di completare il lavoro o addirittura di trasportare tutto in un altro centro di produzione. I sistemi di post produzione di Quantel come Editbox e Henry hanno avuto per molti anni un’eccellente capacità di archiviare dati video e molte strutture di post produzione si sono affidate completamente alle loro doti di trasparenza, totale accuratezza, e affidabilità. Certamente i sistemi di ultima generazione, generationQ, sono dotati di eccellenti caratteristiche di archiviazione e sono progettati per i moderni ambienti di post produzione multi risoluzione, basati su grandi quantità di dati e su un flusso di lavoro efficiente.

Questo breve Libro Bianco tende a spiegare in dettaglio le scelte tecnologiche applicate sui prodotti generationQ per quello che concerne l’archiviazione, prendendo in considerazione anche i metodi veri e propri con cui si archiviano i progetti in lavorazione su questa gamma di prodotti. Esso copre anche tecnologie di storage compatibili di terze parti, la loro connettività nei confronti di prodotti e sistemi generationQ di Quantel e il flusso del lavoro che coinvolge l’archiviazione. L’archiviazione video su apparati del passato come Editbox e Henry avveniva per progetti. I video dati venivano secondo tale prassi memorizzati su video nastro (e.g. D1 o DigiBeta), mentre i metadati (e talora l’audio) erano memorizzati su un dispositivo Magneto-Ottico (MO) a disco. Sebbene questa fosse in passato una scelta molto efficace, l’archiviazione video secondo tale procedura comprende diverse importanti restrizioni che la rendono del tutto inaccettabile oggi in un moderno ambiente di post produzione.

La maggior parte dei videoregistratori nei formati HD fanno ampio uso di compressione il che li rende ben lontani dall’essere ideali per l’archiviazione, dato che la trasparenza è molto importante. I Data recorder da parte loro fanno uso di tecnologie a compressione lossless (cioè senza perdita di qualità o nessuna compressione) con possibilità di effettuare passaggi multi generazionali senza perdere qualità.

Flessibile I dati sono di gran lunga più flessibili del video, dato che non sono confinati a un solo sistema hardware. I clienti sono in grado di scegliere la soluzione di archiviazione che meglio soddisfa le loro esigenze. Per esempio possiamo archiviare su un server centrale - operativo su un network - o su un drive a nastro connesso in locale. E, dato che i prodotti che gestiscono i dati appartengono al mondo IT, i clienti possono scegliere in un ampio spettro di marchi e produttori.

In Background L’archiviazione dei dati è un compito che viene svolto in background (al contrario di quanto accade nel video), con evidente possibilità per l’operato-

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re di archiviare un progetto finito mentre sta lavorando su un altro, allo stesso tempo, con evidenti vantaggi per la produttività.

Tutto-in-uno L’archiviazione dei dati combina l’essenza del nostro progetto (cioè video più audio) assieme ai metadati. Ciò significa che non possiamo perderci per strada alcuna porzione importante rendendo il nostro archivio inutile.

Fig 2: drive locali a nastro LTO-2, DTF-2 e SAIT-1

Aperto L’archiviazione dei dati su generation Q fa uso del sistema AAF per descrivere i metadati (Advanced Authoring Format), il che potenzialmente permette ad applicazioni di terze parti di accedere ai nostri archivi.

Veloce Il Video è di solito confinato dai trasferimenti in tempo reale, il che vuol dire che per archiviare un’ora di materiale ci vorrà un’ora. Il tempo necessario per archiviare i dati, invece, è definito solo dalla velocità dell’hardware. L’archiviazione di un progetto in SD su un formato a nastro dati LTO-2 è oggi già più veloce del tempo reale. Gli sviluppi tecnologici nella registrazione e archiviazione dei dati renderanno queste procedure ancora più brevi e più economiche. Tutte le maggiori tecnologie di storage prevedono delle ’roadmap’ o ’percorsi di retro-compatibilità’ (vedi Appendice) che di solito consentendo ai nuovi prodotti di leggere gli archivi esistenti.

Basso costo

26 Dato che i prodotti in grado di memorizzare i dati sono di derivazione IT, sono molto più economici e facilmente disponibili rispetto ai prodotti equivalenti dedicati ad ambiti broadcast, con un evidente risparmio a lungo termine per tutti i clienti.

Scegli la tua tecnologia di storage I prodotti della serie generationQ sono stati progettati da zero per essere aperti e per integrarsi con semplicità in qualsiasi struttura e workflow lavorativo. Il risultato è che Quantel ha lavorato sodo per permettere ai propri sistemi di operare con la più vasta gamma di dispositivi possibili per archiviazione. Questi dispositivi per archiviazione possono essere divisi in tre gruppi: • drive a nastro collegati in locale (SCSI) • altri dispositivi di storage collegati in locale (SCSI, USB, Firewire) • dispositivi connessi in rete come SAN, Server RAID e Librerie a Nastro in Rete.

Nastri in locale Il nastro continua ad essere una tecnologia efficace per lo storage molto valida e di costo contenuto; inoltre, nuovi sviluppi nei formati a nastro per dati stanno ancora diminuendo il costo d’acquisto e aumentando le performance oltre alla capacità di memorizzazione. Per esempio, il nuovo formato SAIT riesce a memorizzare

Tavola 1:Drive locali a nastro supportati

un’ora circa di materiale in HD non compressa su una sola cassetta. La Tavola 1 dimostra le velocità di trasferimento effettive rilevate da test di Quantel nell’archiviazione di diversi formati e tecnologie a nastro. I drive a nastri in locale sono semplici da installare, dato che si collegano alla porta SCSI dei sistemi generation Q. L’unico dispositivo di conversione necessario può essere il convertitore SCSI - da basso ad alto voltaggio - da impiegare con quei drive che richiedono una interfaccia SCSI ad alto voltaggio. I formati recenti si collegano direttamente.

Dischi in locale I drive a disco portatili stano diventando molto popolari e continuano a crescere le capacità di immagazzinare dati. Essi costituiscono un ottimo mezzo a basso costo per lo scambio di dati, specialmente per la maggior parte dei progetti SD dove sono possibili più di due ore di memoria di materiale. Gran parte dei sistemi generationQ nasce con porte USB2

Fig 3: hard disc drive su USB2 / Firewire

e Firewire già pronte, mentre per sistemi più vecchi è possibile implementare schede opzionali USB2 o Firewire con schede PCI standard. I drive di tipo USB 1 non sono raccomandati per i limiti nella velocità di transfer dei dati.

Tavola 2: metodi di connessione dei dischi in locale

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Storage su rete I sistemi generationQ sono in grado di archiviare i dati su cui lavorano grazie a qualsiasi dispositivo di storage installato su una rete, come una SAN, server per archiviazione o una libreria a nastri in rete. Questo permette a tutti i prodotti Quantel di integrarsi alla perfezione e con facilità in tutte le infrastrutture dati esistenti e quelle nuove.

Fig 6: La compatibilità nell’archiviazione in lettura/scrittura

L’archiviazione con generationQ Fig 4: un RAID per impiego su SAN e una libreria a nastri in rete

La Tavola 3 mostra i risultati dei test effettuati da Quantel e le velocità ottenute utilizzando le due tecnologie. La velocità di connessione della Gigabit Ethernet può variare enormemente se sono utilizzati sistemi di terze parti. Le velocità elencate sono state ottenute utilizzando un server Linux.

28 Tavola 3: interfacce di rete

Scegli la tua tecnologia di storage, riassunto I sistemi locali a nastro sono connessi ai sistemi generation Q impiegando la connessione SCSI e sono direttamente controllati dagli apparati generationQ, mentre i dispositivi di storage collegati alla rete utilizzano lo standard industriale Gigabit (1000Mbps) Ethernet.

Archiviare su un sistema generationQ permette di salvare tutti i setting del progetto assieme ai dati video e audio, così, nel caso lo stesso progetto sia necessario in futuro, sarà completamente editabile. I vari setting che vengono archiviati comprendono: • Edit • Dissolvenze/Tendine • Audio dissolvenze & Setting di parametri • Tail, code per editing differente • Correzione colore • Blur, sfocature • Movimenti DVE • Dati Tracker • Grafica dinamica • Setting di chiavi • Tutti i layer compositi • Chiavi con ciascun layer

Archiviazione intelligente L’archiviazione sui sistemi generationQ è intelligente. Una volta creato, un archivio può essere aggiornato senza la necessità di riscriverlo tutto. Durante l’aggiornamento di un archivio, esso viene dapprima passato in scansione dal sistema generationQ e i suoi contenuti sono comparati con la versione più recente del progetto stesso. Solo le nuove informazioni e i metadati sono aggiunti all’archivio. Evitando di riscrivere tutto l’archivio da zero si riducono il tempo necessario per la memorizzazione e la quantità di spazio necessario. La Fig 7 mostra la tipica configurazione del tipico archivio di generationQ.

Fig 5 : La connettività tra i sistemi generationQ e i vari tipi di apparati per storage.

L’unica cosa da notare che l’archiviazione in locale su nastro e quella realizzata in rete da generationQ sono di differente natura. Quindi, se viene effettuato il back up del lavoro di archiviazione in rete su un data tape, prima di essere letto di nuovo da un sistema generationQ dovrà essere ricopiato sul dispositivo di archiviazione in rete. Vedere Fig 6.

Fig 7: la tipica archiviazione di generationQ

Allo stesso tempo quando si recuperano i dati dall’archivio, il sistema generationQ interroga gli ultimi metadati aggiornati e, comparandoli con il progetto nello spazio di lavoro, decide quali frame debbano essere estratti dall’ar-

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chivio. Questo metodo intelligente di archiviare velocizza in modo drammatico il carico e lo scarico e ci assicura che nessun contenuto venga duplicato inutilmente.

La struttura di archiviazione di generationQ L’archivio viene costruito e memorizzato come set di directory. C’è almeno una directory per i dati ’essenziali’ come video e audio e almeno una per i metadati, che contengono edit e setting. Il Video è archiviato come immagini DPX, l’audio viene salvato come file WAV, mentre i metadati sono salvati come serie di file AAF. Fig 8. La lunga serie di numeri nella directory dei nomi sono identificatori di materiali unici utilizzati per assemblare l’archivio all’interno del sistema.

1. Naviga fino al dispositivo a nastro o sul percorso di rete dove l’archivio risiede 2. Trascina l’archivio dall’’Archives bin’ sulla finestra ’Archive In’ 3. Seleziona se vuoi ripristinare Video e Audio o solo Video 4. Seleziona la coda e la sua lunghezza utile 5. Scegli se archiviare il progetto con ’History’ (come detto sopra) 6. Premi il pulsante ’Restore’

Fig 10: La schermata grafica per lavorare ancora su un progetto archiviato

Appendice: Dettagli sui formati a nastro Fig 8: la struttura dell’archivio di generationQ

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L’archivio di generationQ in azione Creare un nuovo archivio è materia semplice e intuitiva (vedi Fig 9, una schermata dell’archiviazione ’Archive Out’): 1. Porta gli edit necessari dalla ’Clips bin’ nella finestra di archiviazione . 2. Seleziona se memorizzare Video e Audio o solo Video 3. Scegli quanti frame archiviare per le code 4. Seleziona se memorizzare su un archivio locale o in rete 5. Scegli se archiviare il progetto con la funzione History (il materiale, i setting e i risultati renderizzati) o solo i risultati finali. 6. Premi il pulsante di archiviazione.

Sony DTF2 Il Digital Tape Format (DTF) è un formato a nastro da 1/2" per il data storage, che impiega la tecnologia Helical Scan Recording già vista su videoregistratori come Betacam e Digital Betacam. Lanciato nel 1995, il formato è di ampio impiego per archiviare nella post produzione. Ecco alcuni dettagli tecnici sul formato e una roadmap dello sviluppo:

Fig 9: La schermata grafica per archiviare un progetto

Riportare un progetto archiviato su un sistema generation Q è altrettanto facile (vedi Fig 10 che mostra la schermata ’Archive In’):

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LTO Ultrium 1 e Ultrium 2 La tecnologia Linear Tape-Open (LTO) è stata sviluppata da HP, IBM e Seagate per un nuovo standard aperto nell’arena dello storage a nastro. Le specifiche e la roadmap 32 per il programma dei due nastri sono state pubblicate nel 1998 e i primi drive sono giunti sul mercato nel 2000. Il programma LTO è previsto da due formati distinti: Accelis, la tecnologia per applicazioni legate al nastro che necessitano di alte prestazioni Ultrium, la tecnologia per applicazioni di backup/restore a grande capacità su nastro Ad oggi, l’interesse maggiore è stato sollevato dalla tecnologia Ultrium piuttosto che dall’Accelis.

S-AIT1 Il formato a nastro Super Advanced Intelligent Tape (S-AIT) è basato sul formato AIT di Sony, ma impiega un nastro da 1⁄2 Pollice direttamente compatibile con DTF o LTO. La prima generazione di questo formato è stata lanciata nella primavera del 2003. Ecco alcuni dettagli tecnici sulla prima generazione di S-AIT e l’immancabile roadmap a indicare i futuri sviluppi.



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L’inganno dei media, secondo Danny Schechter Di Piero Ricca “L’informazione è fondamentale per la democrazia. E’ necessario che l’opinione pubblica lotti per avere media più sinceri e più liberi”. Lo ha affermato il giornalista statunitense Danny Schechter, a settembre in Italia per presentare il suo documentario “Armi di distruzione di massa. L’inganno dei media”, sulla manipolazione dell’informazione in America. “La pretesa imperiale di fabbricare una realtà virtuale è assurda ma non illusoria, se si annulla l’indipendenza dei media”, ha commentato con riferimento alla gestione dell’informazione dell’amministrazione Bush Ecco una sintesi di un suo intervento, svoltosi a Milano il 14 settembre.

Venditori di guerra Ieri il presidente Bush ha accettato la responsabilità della catastrofe di New Orleans. Almeno così si è letto nei titoli dei giornali. Ma la stampa non ha dato risalto al resto della frase. Bush ha detto: “Io mi assumo la responsabilità”,

e poi ha precisato: “nei limiti delle competenze del governo federale”. Sono affermazioni fabbricate apposta per essere tagliate e cucite da parte di media amici. Milioni di persone nel mondo hanno marciato contro la guerra in Iraq, sapevamo che era una tragedia, decisa in violazione del diritto internazionale, ma il governo americano ci ha ignorato. Anche i media non ci hanno ascoltato. La gran parte dei giornalisti americani ha sostenuto le ragioni della guerra. Su ottocento giornalisti intervistati all’inizio della guerra solo sei erano contrari. I media hanno venduto la guerra. Una guerra che poi nessun giornalista può liberamente raccontare.

Gestione della paura Nel periodo in cui la guerra fu venduta l’opinione pubblica era dominata dalla paura. La gente ha creduto a quegli opinion leader che continuavano a evocare le armi di distruzione di massa e la storia della collaborazione fra Saddam

Hussein e Osama Bin Laden. Ci han fatto vedere i documenti. Colin Powell all’Onu ci ha fatto vedere le prove. I media li hanno lodati. La settimana scorsa Powell ha fatto autocritica, ha detto che era stato male informato. Negli ultimi tempi molte agenzie di informazione hanno ammesso che la “copertura” della guerra era stata sbagliata. Per effetto di questi errori sono morte decine di migliaia di persone, in maggioranza civili innocenti. Ma prima di tutto è morto il diritto internazionale.

La complicità fra media e governo Come giornalista ho cercato di capire per quale motivo ci fosse tanta complicità fra media e governo. La domanda principale è stata questa: perché così tante agenzie di informazione non mi hanno fatto vedere cosa accadeva in Iraq. Mi sono documentato, inizialmente nella mia sala da pranzo, guardando la tv. Mi colpiva l’uniformità dei punti di vista. I media erano prigionieri di grandi

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agenzie che dettavano la linea. Questo è un fatto familiare per chi vive in Italia. Dieci anni fa c’erano negli Stati Uniti cinquanta compagnie di media, oggi sono quattro o cinque. In questo modo il controllo è più facile. Ieri ero a Roma, ed ero scioccato sentendo che in Italia Sky è considerata progressista perché non è controllata da Berlusconi. In compenso nella carta stampata c’è più varietà in Italia che negli Stati Uniti… Se le prsone non sono adeguatamente informate noi non possiamo vivere in una democrazia. I media sono centrali per la democrazia. www.mediachannel.org Ero parte della squadra che ha fatto partire la Cnn, ho lavorato alle news dell’Abc. Ho combattuto molte battaglie per la messa in onda di notizie vere. Mi sono reso conto che, anziché raccontarci i problemi del mondo, sono i media uno dei problemi del mondo. Ed è un problema che riguarda ciascuno di noi. Con un gruppo di colleghi abbiamo creato un sito, mediachannel.org, attraverso il quale guardiamo e analizziamo i media. Da questa esperienza è nato il film. In particolare nei periodi di

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guerra, i media diventano una fabbrica di menzogne, che confonde le persone e nasconde loro la verità. La vorando con colleghi di tutto il mondo ho messo insieme il materiale per il film, che è già stato visto in vari festival internazionali e anche in molte tv. Mi auguro che anche in Italia possa suscitare un dibattito. Il nostro dovere di cittadini è quello di cambiare i media costringendoli a essere utili per la democrazia.

Per conto di Dio Occorre educazione su questi temi. Per questo mi fa piacere che documentari come il mio girino per le scuole. Bush si è incontrato con alcuni dirigenti

palestinesi e ha detto loro che Dio gli ha ordinato di distruggere Saddam. Lui vuole che noi gli crediamo in modo fideistico, non attraverso un’analisi dei fatti. Un alto dirigente della Casa Bianca ha detto a un giornalista che l’America è un Impero che crea la sua realtà. Possono dirlo, contando su media asserviti. Malgrado tutto, c’è ancora spazio per la speranza. Molti giornalisti, dopo la tragedia di New Orleans, hanno sfidato il governo denunciando lo scandalo. Penso che i cittadini abbiano la responsabilità e il potere di fare pressione sui media. Sia in America sia in Italia è necessario che l’opinione pubblica lotti per avere media più sinceri e più liberi.

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La compressione video:JPEG 2000 36 Diciamo subito che questo articolo non intende approfondire la matematica che sta dietro al JPEG2000, ricordiamo solo che Michael Marcellin dell’ Università dell’Arizona ha svolto gran parte del lavoro base. Se consideriamo la storia della compressione, possiamo renderci conto del fatto che le specifiche originali JPEG sono state definite circa vent’anni or sono. All’epoca la potenza di calcolo dei computer non era granché elevata, la qual cosa in ultima analisi ha dato origine a un protocollo relativamente semplice. Si tratta dello schema che ci è ben noto: la divisione delle immagini in blocchi per renderne possibile la trasformazione discreta DCT. Questa semplicità intrinseca presenta dunque il grande vantaggio di non chiedere molto in termini di potenza di calcolo. Ma allo stesso tempo la codifica tende a produrre quelle discontinuità fra bordi di blocco che si manifesta nella produzione di linee perfettamente orizzontali e verticali, un fenomeno virtualmente sconosciuto in natura che spesso si nota

immediatamente. Un altro svantaggio intrinseco nel JPEG e’ quello di essere stato concepito per gestire immagini singole: l’origine dell’acronimo (Joint Photographers’ Expert Group) ne è testimonianza. In passato l’industria del broadcast anelava di avere a disposizione uno schema di compressione che potesse materializzare il sogno dei server video e ci si accontentò del JPEG modificandolo per adattarlo alle costanti di larghezza di banda, frame rate e bitstream. Il primo server video a uscire dalla fase di test fu il mitico Profile, lanciato nel 1994. Usava quello che venne chiamato Motion JPEG e questo termine venne usato anche dai prodotti che uscirono subito dopo. Ma Motion JPEG non è mai esistito come standard: ogni produttore usava il proprio sistema per fare entrare il JPEG in un segnale video e la condivisione dei conteuti non veniva presa in considerazione. In parallelo, però, un gruppo di lavoro stava già dando origine a una codifica per le immagini in movimento: stava nascendo MPEG.

Un punto importante da tenere in considerazione quando si pensa a MPEG è che inizialmente è stato pensato non per l’utilizzo professionale, ma come formato consumer. E’ fondamentalmente asimmetrico: la codifica è relativamente complessa e pesante per il processore, mentre la decodifica è piuttosto semplice in modo da poter essere svolta da dispositivi economici. Generalmente i miglioramenti nella codifica possono essere apprezzati anche senza cambiare decoder. MPEG ha raggiunto una particolare efficienza attraverso l’aggiunta di un elemento all’equazione di codifica: la compressione temporale. Un gruppo d’immagini (GOP) consiste di un’immagine compressa (il frame I) e una serie di fotogrammi che essenzialmente descrivono le differenze fra il frame I e quelli susseguenti. Il gruppo di lavoro MPEG ha conseguito alcuni notevoli risultati. Il sistema HDV, per esempio, utilizza GOP estesi per registrare immagini ad alta definizione su hardware di costo consumer, qualcosa che non sarebbe

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stata neanche prevedibile solo cinque anni fa. Ma c’è un grosso problema legato al MPEG e alla sua compressione temporale: rende il montaggio un vero e proprio incubo. Il fatto incontestabile è che in un gruppo di immagini MPEG alcune risultano migliori di altre e se occorre tagliare su una di quelle cattive ci si trova davanti a un vero problema. En passant, occorre anche ricordare che con questo sistema la sicronia audio/video non è sempre facilissima da ottenere. Un classico problema nei laboratori di postproduzione di tutto il mondo è quello di tentare di spiegare al cliente che dall’ HDV e da un desktop editor non è possibile ottenere la qualità che il committente si aspetta.

JPEG2000 Non è il caso in questa sede di fare la storia di JPEG2000: il lettore interessato può trovarla al sito www.jpeg.org. Basterà dire che l’intenzione degli sviluppatori è sempre stata quella di mettere a punto un nuovo sistema di codifica che tenesse in considerazione vent’anni di legge di Moore per ottenere livelli di performance soggettivamente e oggettivamente migliori per mezzo di una compressione più efficace. In effetti le caratteristiche di JPEG2000 sono tali da favorirne l’adozione da parte degli sviluppatori di macchine per il broadcast professionale. Stiamo parlando fra l’altro di possibilità come quella di scegliere la compressione senza perdite o di impostare la decodifica secondo la risoluzione desiderata o secondo zone prioritarie all’interno dell’immagine. Ma consideriamo ora le differenze fra questo nuovo standard e la situazione precedente. Come abbiamo detto, i sistemi precedenti facevano uso del DCT che suddivide l’immagine in blocchi. JPEG2000 usa la trasformazione wavelet. Entrambi naturalmente sono procedimenti matematici, non dissimili dalle trasformazioni di Fourier, che creano rappresentazioni d’informazione (in questo caso i pixel d’immagine) utilizzando coefficienti relativi alla frequenza. Fourier e DCT operano essenzialmente sui dati di spazio - che forniscono un’informazione eccellente sulla localizzazione ma scarsa per quanto riguarda la frequenza – e coefficienti relativi alla spazialità che come si intuisce presentano caratteristiche inverse. La trasformazione wavelet ha l’enorme vantaggio di codificare sia l’informazione spaziale che quella di frequenza. Possiamo immaginare il procedimento wavelet come un filtro digitale che, passato sull’immagine, discrimina le frequenze alte da quelle basse. In JPEG2000 la trasformazione wavelet viene applicata sia in direzione orizzontale che in direzione verticale, cosicché dopo il passaggio si ottengono quattro coefficienti wavelet che rappresentano rispettivamente le alte

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frequenze verticali e orizzontali (indicate convenzionalmente come HH; alte frequenze orizzontali e basse frequenze verticali (HL); basse frequenze orizzontali e alte frequenze verticali (LH) e basse frequenze orizzontali e basse frequenze verticali (LL). L’elemento LL è una versione in metà formato e metà risoluzione dell’immagine originale. Una caratteristica di questo procedimento è che ognuno di questi quattro elementi occupa, in ogni direzione, la metà dello spazio dell’originale, cosicché i quattro elementi insieme occupano lo stesso spazio dell’originale. Come in JPEG e MPEG, i coefficienti che rappresentano solo le alte frequenze possono essere quantificati in modo relativamente approssimato senza significativi effetti sull’immagine percepita, ottenendo così un primo livello di compressione. Successivamente la stessa trasformazione wavelet viene applicata all’elemento LL per ottenere un ulteriore livello di compressione e riduzione di banda, e così via. 38 Lo standard JPEG2000 in teoria non limita il numero di reiterazioni di questo processo, ma nella pratica professionale non si superano i cinque passaggi per ottenere dei ratio di compressione accettabili dall’hardware senza compromettere la performance in tempo reale. Ma c’è di più: ogni reiterazione crea a tutti gli effetti un’immagine che misura la metà, in ogni direzione, dell’originale. Per cui, se si inizia con un segnale HD di 1920 x 1080 pixel, il primo passaggio attraverso la trasformazione wavelet crea un’immagine

di 960 x 540, il secondo la riduce a 480 x 270, il terzo a 240 x 135 e così di seguito. Si potrebbe, volendo, usare un decoder che non esegua tutte le trasformazioni inverse. Si potrebbe ad esempio decodificare solo fino al terzo livello e fornire un’immagine di 240 x 135 pixel. In altre parole, la trasformazione wavelet crea dei thumbnail: basta tirarli fuori dal decoder. Nella tecnologia di oggi, creare copie a risoluzione di browsing significa usare hardware e server separati; queste copie, invece, esistono già come componente inerente di JPEG2000. Chiariamo però un equivoco: qualcuno pensa che HD e SD possano tranquillamente viaggiare assieme nello stesso stream JPEG2000. Non è così. La possibilità di ottenere risoluzioni più basse saltando uno o più passaggi di trasformazione inversa è limitato a fattori di due. HD e SD non sono semplici multipli uno dell’altro e inoltre i coefficienti d’immagine e di descrizione pixel possono dare parecchio fastidio. Tuttavia, la prima decomposizione di un’immagine di 1920 x 1080 pixel a 16:9 è un 960 x 540 che può venire scalato o tagliato per adattarsi a contenere un’immagine 4:3 o 16:9 (720 x 480 o 720 x 576) a definizione standard. Ma il trucco del thumbnail è estremamente utile di per sé. La cosa si nota specialmente quando si aggiunge al formato un’altra caratteristica, quella di definire l’ordine con il quale i pacchetti sono distribuiti all’interno del bitstream. Per applicazioni particolari diventa possibile, per esempio, invia-

re per primo un thumbnail a colori, in modo che si possa identificare la ripresa, e successivamente il segnale a luminanza completa per controllare la messa a fuoco. Le specifiche JPEG2000 sono state definite in modo da poter avere a che fare con immagini molto grandi e per adattarsi alle esigenze di applicazioni tipo remote sensing e mapping. Di fatto il sistema può tranquillamente gestire quattro milioni di pixel sia in orizzontale che in verticale, con 255 componenti per immagine e 32 bit per componente. Le normali esigenze broadcast di tre o quattro componenti (RGB o YCrCB e alfa) e 12 o 14 bit risultano pertanto estremamente modeste. Per evitare sovraccarichi al processore, lo standard consente la ripartizione dell’immagine in tiles. Ogni tile può avere una dimensione massima di 4096 x 4096 pixel, comprendo così l’immagine intera. Ciò significa che sia il video che l’HD e persino le immagini di cinema digitale possono venire trattate con un’unica trasformazione wavelet senza sgradevoli effetti collaterali. La distorsione d’immagine eventualmente introdotta da una compressione wavelet troppo spinta tente a manifestrsi sotto forma di perdita di dettaglio o leggera sbavatura, il che risulta psico-visualmente molto meno impattante della esaltazione di bordi orizzontali o verticali tipica dei sistemi tradizionali. Diciamo che la compressione wavelet sotto pressione degrada molto elegantemente, come possono testimoniare Grass Valley e più di altri cento studi che hanno testato il sistema in tutto il mondo. Qualsiasi dubbio sulla qualità di JPEG2000, del resto, dovrebbe scomparire di fronte alla decisione del Digital Cinema Initiative (DCI). Si tratta del consorzio creato dai sette leading studios di Hollywood che ha scelto questo sistema come il più adatto ad assicurare i più alti standard di qualità al cinema digitale. Come il suo predecessore, JPEG2000 è fondamentalmente un formato di compressione per singole immagini. Ogni frame viene trattato individualmente e senza la compressione tem-

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porale di MPEG. Questo per chi fa editing e altri tipi di postproduzione è una manna, perché ogni frame arriva in condizioni identiche senza bisogno di intervenire prima o dopo in relazione al tempo; il risultato è una notevole semplificazione delle architetture di editing unita al miglioramento della qualità d’immagine. Senza dimenticare che l’audio può essere associato ai frame video facilitando enormemente la sincronizzazione. C’è un ultimo e importante punto in favore di JPEG2000. Non solo si tratta di uno standard riconosciuto a livello internazionale (ISO/IEC 15444), ma i principi operativi che ne costituiscono le basi sono royalty-free: ciò significa che i prestigiosi organismi accademici e commerciali coinvolti nella creazione dello standard hanno aconsentito a rinunciare alle royalties in modo da dare vita a uno standard realmente accessibile. Sono recentemente iniziati i test sui chip di terza generazione che dovranno gestire la codifica/decodifica di JPEG2000. Quelli di seconda generazione, come l’ ADV202 della

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Analog Devices, vengono prodotti regolarmente in grande serie. L’ ADV202 è in grado di gestire video in tempo reale e audio processing per definizione standard; per l’ HD due chip accoppiati ma sicuramente con il silicio di terza generazione ne basterà uno. Si potrebbe pensare che i chip progettati per un mercato settoriale come quello del broadcast siano necessariamente molto costosi, ma la filosofia alla base di JPEG2000 è quella di gestire al meglio le immagini prodotte dalla prossima generazione di telecamere. Il mercato è quindi potenzialmente molto attraente. In conclusione, si potrebbe ipotizzare che JPEG2000 abbia veramente i numeri per trasformare il mondo del broadcast. Consideriamo infatti che: - è uno standard concordao, aperto e royalty-free - offre una compressione di alta qualità senza effetti di distorsione visibili

- adotta una schema di compressione intraframe che evita gli effetti temporali alla base di tanti problemi di editing e postproduzione - l’hardware è applicabile sia ai dispositivi consumer sia alle attrezzature professionali, la qual cosa permette economie di scala e riduzione dei costi. Se l’industria riuscirà a capire l’opportunità di adottare JPEG2000 , pertanto, anche nel broadcast la visione di filiere integrate che utilizzano hardware a costi accettabili diventerà molto più realistica. 39


Media 100 passa nuovamente di mano La software house Boris FX ha acquistato l’intera divisione Media 100 dalla israeliana Optibase Non è durato neanche due anni il tentativo di Optibase di rivitalizzare Media 100, una dei marchi storici del montaggio video non lineare. All’inizio di ottobre, Optibase ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Boris FX per la cessione dell’intera linea di prodotti Media 100. L’accordo stipulato fra le due aziende prevede la condivisione dei profitti derivanti dalle future vendite fino a un massimo di 2 milioni di dollari e il proseguimento della fabbricazione da parte di Optibase delle schede utilizzate dai sistemi Media 100 HD. 40 Il prodotto che sembra interessare maggiormente Boris FX è però Media 100 SW, la versione solo software di Media 100 HD, di cui è già disponibile una versione demo. Non è previsto lo sviluppo dei sistemi 844, mentre viene comunque garantita la continuità di tutti i prodotti e i servizi attualmente in essere, ivi compresa l’assistenza, di cui si occuperà direttamente Boris FX. “Questa acquisizione delle attività di

Media 100 ci permetterà di stabilire dei contatti stabili con tutti i clienti che sono rimasti fedeli a Media 100,” ha dichiarato Boris Yamnitsky, fondatore e presidente di Boris FX “Faremo tesoro di tutta l’esperienza che essi hanno accumulato in tutti questi anni. Con la lunga storia che ci lega a Media 100, questa acquisizione in fondo non è stata altro che un’estensione naturale dei nostri rapporti con gli utenti.” Fabio Bagni, amministratore unico di Antea, l’azienda distributrice per l’Italia di Media 100 e Boris, non nasconde la propria soddisfazione per questo passaggio di proprietà. “Per noi che da tempo avevamo puntato su entrambi i marchi (si parla ormai di una decina di anni sia per l’uno che per l’altro) si tratta senz’altro di un’ottima notizia, una conferma indiretta della validità del nostro modo di lavorare. E sono certo che anche tutti gli utenti italiani di Media 100 o di Boris non potranno non esserne contenti, soprattutto se pen-

siamo ai potenziali sviluppi che ci attendono. Sappiamo che Boris ha fondato buona parte della propria notorietà sul fatto di produrre dei pacchetti compatibili con tutti i sistemi di editing non lineare presenti sul mercato, e sicuramente continueranno su questa strada: ma è logico che da ora in avanti i sistemi Media 100 godranno di una posizione di privilegio.” Boris FX in passato aveva già acquisito da Optibase una piccola “fetta” di Media 100, ossia Final Effects Complete, con tutti i marchi ivi associati quali Studio Effects, Next Effects e ICE FX. Tali prodotti continueranno ad essere offerti con Boris FX, che ne garantisce manutenzione, assistenza e sviluppi futuri.

Ci sarà il marchio Boris sui sistemi di montaggio video Media 100

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Nuovi connettori HDTV Fischer Connectors è presente da almeno 20 anni nel mondo broadcast con i conosciutissimi connettori della serie 1051, adatti per poter essere usati con tutti i cavi triassiali per la trasmissione del segnale video tra la telecamera e l’unità di controllo ( CCU ), sia per applicazioni in studio che all’aperto. Il connettore 1051 è stato adottato dalla maggioranza dei costruttori mondiali di telecamere ed in Italia è diventato lo standard di riferimento, utilizzato da tutte le televisioni, sia grandi che piccole, da tutti di service di produzione, dai costruttori di OB-Van così come per il cablaggio di stadi, teatri etc, in pratica ovunque sia stata realizzata una trasmissione televisiva. Il grosso vantaggio del connettore triax 1051, oltre alla robustezza e all’affidabilità nel tempo era la possibilità di poter riparare un cavo danneggiato in qualsiasi condizione operativa e con l’ausilio di pochi attrezzi, sempre presenti nella dotazione tecnica del personale addetto. La tecnologia si sta però evolvendo e l’alta definizione sta pian piano prendendo sempre più piede anche grazie ai vantaggi tec-

nici della trasmissione via fibra ottica; è però innegabile che uno dei motivi che hanno un po’ frenato il suo sviluppo è proprio dovuto alla non riparabilità “in campo” dei connettori attualmente presenti sulle telecamere HDTV. Un qualsiasi difetto o una rottura necessitano una sostituzione completa del cavo, e spesso ciò è estremamente difficile da effettuare, oltre che particolarmente oneroso, dovendosi dotare di un maggior numero di cavi di scorta. Il cablaggio degli elementi ottici di questi connettori necessità un ambiente adeguato ( laboratorio ), apparecchiature costose e sofisticate e tempi di cablaggio elevati, dovuti alla necessità di usare resine epossidiche nonché operazioni di “lappatura ( polish )” per “giuntare” la fibra all’elemento ottico. Fischer ha risolto questo problema con l’introduzione dei nuovi connettori della serie 1053 che utilizzano al loro interno gli elementi Unicam “ no epoxy - no polish “ della CORNING, leader mondiale nella tecnologia per fibra ottica. L’elemento ottico Corning è pre-cablato in

origine, non necessita di operazioni di “resinatura e lappatura”quindi sono necessarie poche e semplici operazioni. I vantaggi di questo connettore sono proprio i limiti dei precedenti: con un minimo training qualsiasi tecnico sarà in grado di cablarlo ovunque, con un grande risparmio di tempo . I connettori HDTV 1053 sono stati sottoposti, da parte di alcuni utilizzatori finali , ai più severi test, anche in condizioni estreme, a temperature di - 20° C, immersi in acqua, posizionati sotto alcune ruzzole avvolgicavo ( 800 Kg. ), mantenendo sempre inalterate le proprie performances. Maggiori informazioni presso lo stand al prossimo IBTS di Milano ( Pad. 13/1 stand A 32 )

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