La nostra proposta per il Giubileo: si fa strada da sola!
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el precedente numero di "Rosarium", vi ho già presentato l'iniziativa che il Movimento Domenicano del Rosario ha "lanciato" in occasione del Grande Giubileo del Duemila. L'iniziativa è partita nei mesi di settembre/ottobre, e in questi suoi "primi passi" la peregrinatio Mariae, ha già fatto numerose conquiste. Vediamo infatti "piccole anime" che si lasciano "toccare il cuore", offrendo il loro tempo e la loro disponibilità per Maria che si fa "pellegrina d'amore per noi". Si sta verificando, sin da ora quello che ci diceva un amico e zelatore del Rosario: "la Vergine stessa si farà strada da sola". A tutti noi è chiesto quel "fiuto" soprannaturale, dono di grazia che nasce da un'intima comunione con Gesù e Maria, per saper discernere e scoprire i luoghi che la Vergine vuole visitare. Ma per raggiungere un paese ed un luogo che ci interessa ci vuole necessariamente una cartina del luogo con delle indicazioni, e con dei luoghi segnati. La cartina non sostituisce la realtà, ma ci aiuta ad avvicinarsi ad essa, e ci introduce. Per questo motivo, a sostegno della Peregrinatio Mariae, in questo periodo abbiamo lavorato ad alcuni strumenti che accompagneranno l'iniziativa, e che cercano di esplicitarla maggiormente. Anzitutto il Rituale, che accompagnerà la Peregrinatio Mariae, ma che servirà anche per altre celebrazioni che fanno capo alle iniziative del Movimento Domenicano del Rosario. Il Rituale comprenderà riti e celebrazioni che riguarderanno: la Peregrinatio Mariae, le Associazioni - con riti di istituzione di una fraternita o di un Gruppo del Rosario Perpetuo o del Rosario Vivente, di amissione alle tre associazioni, e di nomina di zelatori e zelatrici -, le celebrazioni nei Pellegrinaggi del Rosario, una raccolta di benedizioni per le diverse circostanze, e una scelta di preghiere e di canti. La sezione riguardante la Peregrinatio Mariae, prevede un capitolo introduttivo dove vengono illustrati I principi animatori e i punti esplicativi essenziali. La sezione specifica del Rituale per la Peregrinatio Mariae, contiene delle proposte per le Celebrazioni comunitarie in luoghi pubblici, od in luoghi privati, di ingresso e di congedo dell'immagine della B. Vergine del Rosario. Ora vi presentiamo i Principi che animano la Peregrinatio e i Punti esplicativi essenziali.
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PRINCIPI ANIMATORI:
1. Il "Pellegrinaggio di Maria, Regina del Rosario", è un'iniziativa che nasce all'interno della Chiesa, in fedeltà alla sua dottrina ed al suo magistero. Attraverso la Chiesa è aperta a tutti gli uomini, perché, come Maria, ci ha donato il Salvatore, così ora, alle soglie del duemila, ci porti ancora una volta da Lui.
2. L'iniziativa è proposta dal Movimento Domenicano del Rosario, in continuità con la tradizione dell'Ordine fondato da S. Domenico che è "custode e diffusore" della preghiera mariana per eccellenza: il Santo Rosario. Inoltre essa si ispira all'opera dei grandi "apostoli domenicani del rosario" quali il Beato Alano de la Roche, e il Beato Bartolo Longo, diffusori del Rosario e della devozione a Maria, e molti altri.
3. Nel corso della storia della Chiesa i fedeli, in segno di venerazione e come richiesta di grazie, si sono recati in "pellegrinaggio" verso i luoghi più importanti e cari della cristianità. E le statue, immagini o icone della Madonna sono sempre state venerate in occasione di processioni o pellegrinaggi. In tutti i luoghi della terra, piccoli e grandi, uomini e donne, hanno dimostrato per la Vergine Maria un speciale affetto e devozione. I piccoli e i poveri di ogni parte del mondo, hanno intuito che ricorrendo alla Vergine si sentono capiti, amati, protetti. Essi si sentono "cercati dalla Vergine", che dimostra, nel suo affetto di Madre, il desiderio stesso di Gesù di "cercare la pecorella smarrita". La peregrinatio Maria, allora, non è altro che la risposta al desiderio stesso di Maria di visitare gli uomini. Come ha visitato Elisabetta, così anche oggi desidera visitare i cuori degli uomini per portare loro Gesù.
4. Una tale iniziativa nasce, oggi, alle soglie del duemila, ad opera del Movimento Domenicano del Rosario, che, custodi e diffusori del Santo Rosario, sono chiamati ad essere veri "apostoli di Maria".
5. Si rivolge a tutti coloro che desiderano, alle soglie del duemila, rinnovare la propria fede, e rinsaldare i cuori, nella speranza che Dio non abbandona il suo popolo fedele, ma continua a visitarlo, nella sua infinita misericordia.
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PUNTI ESPLICATIVI ESSENZIALI:
1. CHE COS'E’ LA PEREGRINATIO MARIAE? E' una iniziativa nata per ravvivare la fede, diffondere la vera devozione e la meditazione del S. Rosario vivificato dalla Parola di Dio ricevuta dalla Chiesa, nelle famiglie e nelle comunità.
2. DA CHI E’ PROPOSTA LA PEREGRINATIO MARIAE? E' un'iniziativa proposta dal Movimento Domenicano del Rosario, della Provincia S. Domenico in Italia (nord Italia).
3. PERCHE’ E’ PROPOSTA LA PEREGRINATIO MARIAE? Facendo proprio il grido di S. Domenico: "Cosa ne sarà dei peccatori?", al termine del ventesimo secolo, e alle soglie del Grande Giubileo del duemila, in unione con la Chiesa che invita a ritornare a Cristo, il Movimento Domenicano del Rosario propone la Peregrinatio Mariae perché, tramite questa iniziativa si ravvivi l'intima comunione con Gesù, e i fedeli, le famiglie, le comunità ritornino a Lui per le mani di Maria, riscoprendo il suo amore materno che ci guida e ci illumina nei misteri del Santo Rosario meditato. Perciò: - durante la "Peregrinatio Mariae" si crei un movimento di preghiera attorno alla statua della Madonna del Rosario; - dopo la "Peregrinatio Mariae", si continuino ad animare i Centri di preghiera sorti, in modo tale che possano diventare "gruppi del Rosario".
4. A CHI SI RIVOLGE LA PEREGRINATIO MARIAE? La “Peregrinatio Mariae” è una proposta rivolta alle parrocchie, alle comunità, alle Case religiose, ai Gruppi/Movimenti ecclesiali, alle famiglie che desiderino pregare diffondere il Santo Rosario.
5. QUALI I MODI DI ATTUAZIONE DELLA PEREGRINATIO MARIAE? Il Movimento Domenicano del Rosario articola l'attuazione della sua proposta in diversi modi: ✔ PRIMO MODO: rivolta esclusivamente alla comunità. La statua della Madonna del Rosario sosta soltanto nella chiesa, e i fedeli si recano da Lei; avranno luogo celebrazioni di diverso tipo quali la solenne
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recita del Rosario meditato. In questo periodo verrà promossa una seria predicazione mariana, curando in modo particolare il Sacramento della Riconciliazione. ✔ SECONDO MODO: rivolta alla comunità e alle famiglie di cui questa è composta. - La statua della Madonna del Rosario portata inizialmente nella chiesa vi sosta per un primo periodo di preparazione. In questo periodo, oltre alle varie celebrazioni, verrà promossa una seria predicazione mariana, curando in modo particolare il Sacramento della Riconciliazione. - Successivamente dalla chiesa verrà periodicamente portata in case scelte dal Parroco per sostarvi alcuni giorni e far sì che in quelle case, che diventeranno e rimarranno dei luoghi di preghiera mariana, i fedeli di quella zona possano radunarsi comunitariamente o sostare singolarmente in preghiera con il Santo Rosario. - Al termine di questo periodo in cui la Madonna è stata portata nelle case, sarà nuovamente collocata in chiesa per la conclusione della Peregrinatio, che avverrà nei modi stabiliti, o da concordarsi. ✔ TERZO MODO: rivolta a Case religiose, Movimenti o Gruppi ecclesiali. - La statua della Madonna del Rosario viene portata e sosta nella cappella di una Casa religiosa o nella sede di un Movimento/Gruppo ecclesiale. I fedeli o gli appartenenti alla Casa o al Movimento/Gruppo ecclesiale si recano da Lei, animando momenti di preghiera, riflessione e riconciliazione. Al termine avrà luogo una celebrazione conclusiva, che avvera nei modi stabiliti o da concordarsi. - Oppure si dia la possibilità che, dopo un'iniziale periodo di preparazione, (nel quale, oltre alle varie celebrazioni, verrà promossa una seria predicazione mariana, e curato in modo particolare il Sacramento della Riconciliazione) dalla cappella della Casa religiosa o dalla sede del Movimento/Gruppo ecclesiale, verrà periodicamente portata in case scelte dal responsabile della Comunità religiosa o del Gruppo/Movimento ecclesiale, per sostarvi alcuni giorni, e far sì che in quelle case, che diventeranno e rimarranno dei luoghi di preghiera mariana, i fedeli di quella zona possano radunarsi comunitariamente o sostare singolarmente in preghiera con il Santo Rosario. Al termine di questo periodo, in cui la Madonna è stata portata nelle case, sarà nuovamente collocata nella cappella della Casa religiosa o nella sede del Gruppo/Movimento ecclesiale, per un determinato tempo, per la conclusione
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della Peregrinatio che avverrà in modo stabiliti, o da concordarsi. ✔ QUARTO MODO: rivolta esclusivamente alle famiglie. In questo caso la statua della B. Vergine del Rosario entra nelle case private, con tempi e modalità propri. Può essere promossa dal Parroco o responsabile della comunità, o dai suoi collaboratori, con l'accordo e la supervisione del Movimento Domenicano del Rosario. Inoltre può essere promossa su richiesta di singoli consacrati o di comunità religiose, singoli fedeli, appartenenti a Gruppi/Movimenti ecclesiali, collaboratori/trici del Movimento Domenicano del Rosario, informando il Parroco o responsabile della comunità con l'accordo e la supervisione del Movimento Domenicano del Rosario;
6 QUALI SONO LE CELEBRAZIONI CHE SONO PROPOSTE PER LA PEREGRINATIO MARIAE? Sono proposte essenzialmente due tipi di celebrazioni: - CELEBRAZIONI IN LUOGHI PUBBLICI (chiesa, cappella, sede di un gruppo, casa religiosa ecc.). All'inizio della Peregrinatio: a. Veglia di preghiera in preparazione all'ingresso solenne della statua della Madonna del Rosario. b. Ingresso della statua della B. Vergine del Rosario, e solenne inizio della Peregrinatio, dove la statua della Madonna viene affidata alla comunità o dai responsabili della comunità precedentemente visitata, o da un delegato del Movimento Domenicano del Rosario. Durante la Peregrinatio - Predicazione mariana, solenne recita del Santo Rosario meditato, e Riconciliazione, ecc. ecc. Al termine della Peregrinatio - Celebrazione di congedo della statua della B. Vergine del Rosario e conclusione della Peregrinatio Mariae; all'interno della quale la comunità si affida a Maria Regina del Rosario, e consegna la statua ad un'altra comunità o gruppo, o a un delegato del Movimento Domenicano del Rosario che la riprende in consegna.
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- CELEBRAZIONI IN LUOGHI PRIVATI (presso le famiglie) - Rito di ingresso La statua della B. Vergine del Rosario viene portata in una casa o in un luogo privato, da un incaricato locale, o da un delegato del Movimento Domenicano del Rosario. a. All'inizio, uno dei membri della famiglia, o un laico incaricato, guida il "rito di ingresso" (così come si trova nel Rituale, che prevede una preghiera di accoglienza, la recita meditata del S. Rosario, secondo lo schema "il Rosario con S. Domenico", o altro e che si conclude con la preghiera a S. Domenico e a S. Caterina da Siena). b. Il tempo della visita della statua di Maria sia possibilmente di una settimana, e sia gestito dalla famiglia che la ospita. In questo tempo si celebrino momenti personali o comunitari in cui si recita il S. Rosario meditato, con la possibilità di utilizzare i sussidi di preghiera proposti dal Movimento Domenicano del Rosario. c. In questo periodo quella casa diventi "casa di preghiera del Rosario", accettando che, nel periodo in cui viene ospitata la statua delle Vergine, sia rivoluzionato e "scombussolato" il ritmo della propria vita, uniformandolo al movimento che la Madonna stessa, con la sua presenza, susciterà. d. Sia curato in modo speciale la preparazione della sala, in modo tale che diventi una accogliente e degna "piccola cappella per il Rosario di Maria". - Durante la permanenza e. La famiglia che ospita la statua, in quel periodo è invitata ad offrire il suo tempo e la sua disponibilità per accogliere i fedeli, e fare in modo che sia data loro effettivamente la possibilità di recarsi a pregare nella loro casa. f. Concordando prima con i promotori, possono organizzare quanto la fecondità dello Spirito e il loro amore a Maria suggerisce. - Rito di congedo a. Si tratta del rito di chiusura della visita di Maria, Regina del Rosario, in una famiglia, con la recita del S. Rosario meditato, secondo lo schema presentato nel Rituale, il Rosario con S. Caterina da Siena (o altro). Al termine della celebrazione il capofamiglia o uno dei membri della comunità a nome di tutti può rivolgere a Maria, dopo una debita preparazione, uno speciale atto di consacrazione e di affidamento. b. Al termine della celebrazione di chiusura, uno della famiglia, o un collaboratore incaricato, oppure un delegato del Movimento Domenicano del Rosario porta la statua presso l'altra famiglia che ne ha fatto richiesta, e partecipa al successivo rito di ingresso.
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7. CHI SONO I PROMOTORI DELLA PEREGRINATIO MARIAE? motori della “Peregrinatio Mariae” possono essere tutti i fedeli, i religiosi, i sacerdoti, i Parroci, i responsabili e gli appartenenti ai Gruppi/Movimenti ecclesiali, che si sentano di rispondere all'invito di Maria e, vedendone una possibilità di attuazione, contattano il Movimento Domenicano del Rosario.
8. CHI E’, E CHE COSA FA L'EQUIPE DEL MOVIMENTO DOMENICANO DEL ROSARIO? Si tratta di un gruppo locale di persone di buona volontà che, mosse dall'amore a Maria e dallo zelo per la diffusione del Rosario, si presentano (o vengono presentate) al Movimento Domenicano del Rosario, dal quale vengono nominate e coordinate, al fine di promuovere, attuare e seguire la “Peregrinatio Mariae”, e i suoi frutti.
Oltre al Rituale il Movimento Domenicano del Rosario ha lavorato recentemente anche per la "riedizione" delle 15 immaginette dei misteri del Rosario, che voi forse già conoscete. Un piccolo "strumento" utile per diffondere il Rosario, e soprattutto un invito alla meditazione dei singoli misteri. Le due serie - che rimangono invariate nelle immagini dei misteri - sono state completamente rinnovate nel commento. Infatti, a sostegno della peregrinatio Mariae, si è pensato di commentare i misteri del Santo Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena. Infatti sono proprio questi due Santi che ricevono il Santo Rosario da Gesù e da Maria, e che troviamo raffigurati ai piedi di Maria e Gesù, nella statua della B.Vergine del Rosario. Nella prima serie di 15 misteri, Il rosario con S. Domenico, si medita il rosario a partire dalla vita di S. Domenico. Nella seconda serie, Il Rosario con S. Caterina da Siena, invece, si contemplano i misteri del S. Rosario, a partire dagli scritti di S. Caterina. In questo numero di "Rosarium", appare la prima serie: "Il Rosario con S. Domenico". Alla fine vi chiediamo la vostra preghiera perché il Signore e la Beata Vergine sostengano i passi degli apostoli del Rosario, e di tutti quelli che, risponderanno all'invito di Maria di "lasciarsi sconvolgere dalla sua visita". P. Paolo Maria Calaon o. p.
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TI BASTA CIO’ CHE SAI O VUOI SAPERNE DI PIU? a cura di P. Roberto Maria Coggi O.P.
La “Catechesi sulla Vergine” del Card. Charles Journet
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Parte seconda
Nella seconda parte del suo Catechismo sulla beata Vergine il Card. Journet prende in esame la figura stessa della Beata Vergine Maria, e innanzitutto il fatto che Ella è stata ed è la degna Madre di Dio. Essere la degna Madre di Dio significa essere dotata di una santità incomparabile, non solo in quanto particolarmente elevata, ma anche in quanto realizzante una forma tutta speciale di santità. Infatti, la prerogativa di essere la Madre di Dio, cioè del Verbo Incarnato, è del tutto unica, inconfondibile ed irrepetibile. S. Tommaso d’Aquino afferma che Dio avrebbe potuto creare un mondo migliore di questo, ma vi sono almeno tre cose di cui Dio non avrebbe potuto e non potrebbe creare nulla di migliore; esse sono: 1 la chiamata delle creature intelligenti (angeli e uomini) alla visione di Dio; 2 l’Incarnazione del Verbo; 3 la maternità divina. Quindi la dignità di Madre di Dio ha in se qualcosa di assolutamente insuperabile. Di conseguenza la santità corrispondente non potrà non avere delle caratteristiche analoghe. Scrive Romano Guardini nel suo mirabile libretto sul Rosario: “Chi è Maria? Diciamolo nel modo più semplice che ci è possibile: è Colei che ebbe Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Redentore come sostanza della sua vita di donna; questo è un fatto ben chiaro, e che pure supera di tanto ogni umana grandezza di quanto la supera la stessa Incarnazione di Dio. Si può essere grandi in due modi: di per sé, come un creatore, un eroe, un precursore, un uomo di singolare destino; oppure amando questo grande: il secondo modo è nobile quanto il primo, poiché per comprendere e contenere in sé l’esistenza di un altro occorre una forza d’animo pari alla figura e al destino dell’uomo amato. Quindi, diciamolo con parole semplici, Maria Santissima è stata “a livello” del suo Figlio, il quale era il Verbo Incarnato, il quale era Dio!
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Testo del Card. Journet La degna Madre di Dio 12. - Come la Santa Vergine ha assolto la sua missione di Madre di Dio? - La Santa Vergine ha assolto santamente la sua missione di Madre di Dio. Ella è stata la degna Madre di Dio.
13. - Che cosa vuol dire: degna Madre di Dio? - Vuol dire: 1. che Maria ha compreso ciò che significava il messaggio dell’Angelo; 2. che Ella ha consentito liberamente e pienamente a ciò che Dio attendeva da Lei; 3. che Ella è stata, da allora, all’altezza della sua missione eccezionale, di un compito sublime ma doloroso, che superava le semplici forze umane.
14. - Tutto ciò è contenuto nel racconto di S. Luca? - Sì, se gli si dà tutto il suo valore; cioè se lo si legge: 1. credendo al mistero dell’Incarnazione; 2. notando con quale delicatezza, quale rispetto, quale amore Dio si rivolge a Maria. 15. - I Padri hanno compreso che Maria è stata degna Madre di Dio? - Sì, S. Agostino scrive che Maria è stata Madre di Gesù “più ancora per l’anima che per il corpo”.
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Vorrei soffermarmi un istante sulle parole del Card. Journet: “Maria ha compreso ciò che significava il messaggio dell’Angelo”, cioè Ella ha compreso che l’Angelo Le annunziava l’Incarnazione del Figlio di Dio, e che quindi Lei era chiamata a diventare la Madre di Dio. Ma ci possiamo chiedere: la divinità di Gesù apparve davvero chiaramente dal messaggio dell’Angelo? Per rispondere a questa domanda conviene riportare le parole pronunciate dal messaggero celeste.
LA DIVINITA’ DI GESU’ NELLE PAROLE DELL’ANGELO L’Angelo, dunque, entrato da lei, disse: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel tuo seno un figlio e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà da te sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”. Da queste parole traspare chiaramente il fatto che Gesù, concepito verginalmente da Maria per opera dello Spirito Santo, regnerà sul trono di Davide e il suo regno non avrà fine. Egli sarà quindi il Messia promesso. Ma con ciò non è detto ancora che sarà Dio. Vi sono però le parole: “Sarà chiamato Figlio dell’Altissimo”, “sarà santo e chiamato Figlio di Dio”. Certamente noi, sapendo che Gesù è il Figlio di Dio della stessa sostanza del Padre, come diciamo tutte le domeniche nel Credo nella Messa, non abbiamo difficoltà a vedere indicata nelle parole “Figlio dell’Altissimo”, “Figlio di Dio”, la divinità di Gesù. Ma la Vergine Maria, che all’inizio era ignara di tutto ciò, poteva dalle sole parole: “Figlio dell’Altissimo, Figlio di Dio”, dedurre con certezza che Gesù, cioè il bambino che sarebbe nato da lei, era veramente Dio? La cosa non è così certa, poiché nell’Antico testamento, che la Beata Vergine conosceva perfettamente, l’espressione “Figlio di Dio” era usata anche per indicare alcuni personaggi particolarmente vicini a Dio, ma non necessariamente Figli di Dio per natura, cioè Dio essi stessi. Per esempio il re di Israele viene spesso chiamato “Figlio di Dio” (Salmo 2,7; 2 Sam. 7,14 ecc.), e così anche gli Angeli (Salmo 29,1; Giobbe 1,6; 2,1; 38,7). Quindi le sole espressioni “Figlio dell’Altissimo” e “Figlio di Dio” potevano far pensare a una filiazione adottiva: Gesù poteva essere “Figlio di Dio” semplicemente perché Messia, perché Re d’Israele. Allora come ha potuto Maria santissima capire che il bambino che Lei avrebbe concepito era il Figlio di Dio in senso vero ed autentico, cioè era veramente Dio? Lo ha potuto capire da alcune espressioni dell’Angelo che vogliamo adesso brevemente esaminare. Seguiremo da vicino il testo greco, poiché nella traduzione italiana oggi corrente certe sfumature anche importanti non vengono sempre rispettate. Innanzitutto, non appena Maria Santissima sente le prime parole dell’Angelo, subito pensa a un testo del profeta Sofonia, al quale senza alcun dubbio l’Angelo fa riferimento. Si tratta di Sofonia 3,14-17. In questo testo la Figlia di Sion, cioè il popolo di Israele, è invitata a rallegrarsi
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perché il Signore è in mezzo a lei; più precisamente nel suo seno, nelle sue viscere: “Rallegrati, Figlia di Gerusalemme, Jahwè è re di Israele nel tuo seno”. L’Angelo invita Maria a rallegrarsi perché il Signore è con lei; che l’espressione “con lei” vada interpretata nel senso di “nel tuo seno” è confermato dal seguito del testo di Sofonia: “Non temere, Sion, Jahwè tuo Dio è nel tuo seno, valoroso Salvatore”. E le parole seguenti dell’Angelo suonano così: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio: ecco concepirai nel tuo seno e genererai un figlio, e lo chiamerai Gesù [cioè Salvatore]”. La Vergine Maria, che conosceva la Sacra Scrittura nelle sue più recondite sfumature, e che era illuminata in modo particolare dallo Spirito Santo, intuisce dunque che quel bambino che Ella concepirà nel suo seno è Dio stesso, suo Re e suo Salvatore. Ciò risulta confermato da un’altra allusione all’Antico Testamento contenuta nelle parole dell’Angelo. Leggiamo nel libro dell’Esodo (40, 34-35): “La nube avvolse la tenda del convegno e la Gloria di Jahwè riempì la dimora. Mosè non poté penetrare nella Tenda del convegno perché la Nube la copriva sotto la sua ombra, e la Gloria di Jahwè riempiva la dimora”. Qui si dice che Dio stava sopra la tenda del convegno, coprendola con la sua ombra, e stava dentro la tenda stessa, riempendola della sua Gloria. Ora l’Angelo dice alla Vergine Maria che la potenza dell’Altissimo la coprirà con la sua ombra e il Santo, il Figlio di Dio, verrà ad abitare dentro di Lei: “Lo Spirito Santo scenderà sopra di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà da te sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”. Quindi la Vergine Maria, sempre illuminata dallo Spirito Santo, capisce che Dio sarà sopra di Lei riempendola della sua Gloria. Quindi il
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bambino che Ella concepirà sarà Dio. Come Dio riempiva la tenda del convegno, così Dio riempie la Vergine Maria venendo concepito da Lei e in Lei. Possiamo quindi concludere, in base a questi semplici accenni che meriterebbero di essere approfonditi, che Maria santissima ha capito che il bambino che ella avrebbe concepito possedeva la natura divina nel senso stretto e rigoroso della parola. CONSEGUENZE: Quindi la Beata Vergine Maria sapeva che quel suo bambino era Dio. Mistero insondabile, questa consapevolezza di Maria, su cui non ci si stanca di ritornare nella meditazione (riflettiamo su questo aspetto quando diciamo il terzo mistero gaudioso del rosario!). E’ un mistero così grande che anche uno scrittore ateo come Jean Paul Sartre è stato ispirato a scrivere una bellissima pagina, che voglio riportare a modo di conclusione. “La Vergine è pallida e guarda il bambino. Quel che bisognerebbe dipingere sul suo volto è una meraviglia ansiosa che non è comparsa che una volta su una fisionomia umana. Perché Cristo è suo figlio, la carne della sua carne e il frutto delle sue viscere. Ella lo ha portato nove mesi e gli darà il suo seno, e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E sul momento la tentazione è così forte che dimentica che è Dio. Lo stringe nelle sue braccia e gli dice: “Piccolo mio”. Ma in altri momenti resta interdetta e pensa: “Dio è qui”, ed è presa da un timore religioso per questo Dio muto, per questo bambino terrificante. Perché tutte le madri si arrestano a momenti, davanti a questo frammento ribelle della loro carne che è il loro figlio, e si sentono in esilio davanti a questa vita nuova che si è fatta con la loro vita e che è abitata da strani pensieri. Ma nessun figlio è stato più crudelmente strappato a sua madre, perché egli è Dio, e supera da ogni lato ciò che ella può immaginare. Ma io penso che vi sono anche degli altri momenti rapidi e fuggevoli in cui lei sente al tempo stesso che Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che è Dio. Lo guarda e pensa: “Questo Dio è il mio bambino, Questa carne divina è la mia carne. Egli si è fatto di me, ha i miei occhi, e questa forma della sua bocca è la forma della mia, mi assomiglia. Egli è Dio e mi assomiglia”. E nessuna donna ha avuto in tal modo il suo Dio per sé sola, un Dio piccolino che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e che respira, un Dio che si può toccare e che ride. Ed è in uno di questi momenti che io dipingerei Maria se fossi un pittore”.
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IL ROSARIO CON S. DOMENICO MISTERI DELLA GIOIA Primo mistero gaudioso: L’annunciazione dell’angelo a Maria S. Domenico fu visto in visione da sua madre come se avesse in fronte una stella: egli sarebbe stato dato in luce alle genti per illuminare coloro che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio ha fissato il suo sguardo su Maria, ha guardato la sua piccolezza e Lei non si è sottratta al suo sguardo: si è lasciata guardare da Lui. Lei ora fissa il suo sguardo su di noi, e ci porta Gesù, luce vera, e ci invita a lasciarsi guardare da Lui. Secondo mistero gaudioso: La visita di Maria alla cugina Elisabetta Viaggiando, S. Domenico, spesso si staccava dai suoi confratelli, e camminava tutto solo e pregava: il fuoco della sua carità attingeva dalla sua meditazione un sovrappiù d’ardore. La carità di Maria, che si manifesta in questo mistero non è soltanto un’azione, ma soprattutto una presenza. E’ la presenza di Gesù, che Maria ci porta e ci invita ad accogliere. Terzo mistero gaudioso: La nascita di Gesù S. Domenico amava la povertà e la faceva amare dai suoi frati, al punto che lo vedevano entrare in una gioia straordinaria quando si trovava nelle strettezze e nelle necessità. Il Natale è un mistero di povertà: è il fascino della povertà che attira Dio e che solo i piccoli e i poveri presentono. A loro Dio svela i suoi segreti perché non resiste ad essi. Quarto mistero gaudioso: La presentazione di Gesù al Tempio S. Domenico, immerso nell’orazione, meditava la Parola di Dio e con soavità la ripeteva nel suo cuore. Maria serbava tutte le cose che si dicevano di Gesù nel suo cuore, e se le ripeteva con la soavità dello Spirito Santo che segretamente la iniziava alla spada di amore che avrebbe trafitto il suo cuore, segno di contraddizione per le tenebre che non la sopportano.
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Quinto mistero gaudioso: Il ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio S. Domenico dovunque si trovasse, parlava sempre di Dio o con Dio ed esortava i suoi frati a fare altrettanto. E quando predicava trovava delle parole così sconvolgenti che molto spesso lui stesso si commuoveva fino alle lacrime e faceva piangere i suoi ascoltatori. Maria era stupita di tutto quello che dicevano di Gesù. La meraviglia era all’origine della sua meditazione, e dello sconvolgimento del suo cuore di fronte all’amore di Dio che continuamente la interrogava.
MISTERI DEL DOLORE Primo mistero doloroso: L’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi S. Domenico, durante la notte pregando estendeva la sua compassione non solo ai fedeli, ma anche agli infedeli e perfino ai dannati dell’inferno, per i quali spesso piangeva. E gemendo diceva: “Signore, abbi pietà del tuo popolo. Cosa ne sarà dei peccatori?”. Il grido di S. Domenico è l’eco dei gemiti inesprimibili di Gesù, che, nella sua agonia, manifesta lo sconvolgimento della Misericordia divina di fronte alle tenebre del peccato e all’inferno.
Secondo mistero doloroso: La flagellazione di Gesù alla colonna S. Domenico sopportava con una ammirabile pazienza le maledizioni e le parole ingiuriose, e le riceveva con gioia come un dono ed una grande ricompensa. Non si lasciava mai abbattere nelle persecuzioni: spesso si recava calmo ed intrepido nel mezzo dei pericoli e non si lasciava sviare dalla paura del cammino. La dolcezza di Gesù straziato nelle sue carni, è la dolcezza stessa di Dio, indifeso di fronte alla cattiveria e alla durezza del cuore umano.
Terzo mistero doloroso: L’incoronazione di spine Dio aveva concesso a S. Domenico in dono la speciale grazia di pregare per i peccatori, i poveri, gli afflitti: egli portava gli infelici, nell’intimo santuario della sua compassione. Dio ci ha dato un re secondo il suo cuore, non secondo il nostro: Gesù incoronato di spine è il Re degli umiliati, dei piccoli, dei poveri, degli afflitti. La sua corona “gloriosa” è stoltezza e follia per il mondo, ma sapienza e gloria agli occhi di Dio.
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Quarto mistero doloroso: Gesù sale al Calvario carico della croce Un giorno un eretico condusse S. Domenico, con malizia ed inganno, attraverso una selva di spine e di rovi. Con gran stupore dell’eretico, il Santo non si lamentava ... Al vedere la sua mirabile pazienza, l’eretico manifestò il suo inganno e abbandonò l’eresia. Gesù che porta la croce non con coraggio o con forza, ma in modo povero, ci invita a far sì che la sua dolcezza disarmante smascheri in noi l’inganno delle tenebre che lo combattono.
Quinto mistero doloroso: La morte in croce di Gesù S. Domenico nella sua preghiera spesso fissava lo sguardo nel Crocifisso, contemplandolo con una incomparabile penetrazione, e davanti a lui si genufletteva più volte. La croce è il “vessillo del re”, un re che risplende di una gloria che è una misteriosa “luce crocifissa”. Chiediamo in ginocchio, quello che il buon ladrone ha capito guardando Gesù ... cioè tutto.
MISTERI DELLA GLORIA Primo mistero glorioso: La resurrezione di Gesù da morte Si racconta che S. Domenico chiamato dai parenti di un giovane morto da poco, si mise a pregare con le mani alzate al cielo, gridando a gran voce: “Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, io ti dico, risorgi!”. E subito il giovane si alzò sano e salvo. Gesù risorto ha il potere di penetrare e abbattere il muro di pietra del nostro cuore, miracolo più grande ancora della risurrezione di un morto.
Secondo mistero glorioso: L’ascensione di Gesù al Cielo S. Domenico, sentendo sopraggiungere la morte, consolava i suoi frati dicendo: “Non piangete, perché vi sarò più utile nel luogo dove sto andando di quanto non sia stato qui ... Vi sarò più utile da morto che da vivo”. Elevato da terra, Gesù attira tutti a sé. E’ questa un’attrazione misteriosa che abita il cuore di coloro che si lasciano sconvolgere dal dolore della sua partenza, e dal desiderio del suo ritorno glorioso.
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Terzo mistero glorioso: L’effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo S. Domenico, un giorno, dopo lunga, calorosa e persuasiva discussione, riuscì con l’aiuto dello spirito di Dio a convertire l’eretico che li ospitava, il quale non potendo resistere alla sua sapienza, ritornò alla fede. Lo Spirito Santo, trovando l’impronta di Maria nel cuore degli apostoli, vi si precipita trasformandoli. Anche ora Maria, attira, in una rinnovata Pentecoste, il fuoco dello Spirito, sorgente di vita e conversione. Quarto mistero glorioso: L’assunzione di Maria al Cielo Nello stesso momento in cui S. Domenico moriva, fra Guala, ebbe questa visione. Vide due scale che salivano fino al Cielo. La sommità dell’una era tenuta da Cristo, e l’altra da sua Madre. In fondo vide S. Domenico che, seduto nel mezzo, era fatto salire fino al Cielo da Gesù e da Maria. Gesù è entrato nel mondo grazie al “Sì” di Maria. Ora attende il nostro “Sì”, e ci attira al Cielo con la dolcezza di sua Madre che sedendo accanto a Lui, intercede per noi.
Quinto mistero glorioso: L’incoronazione di Maria Regina del Cielo e della terra Un giorno S. Domenico, in visione, vide il Cielo. Non trovando in esso i frati del suo ordine, cominciò a piangere. Allora il Signore gli disse: “Io ho affidato il tuo ordine a mia Madre”. E la Vergine, aprendo il mantello di cui era rivestita, mostrò a S. Domenico una gran moltitudine dei suoi frati. La regalità di Maria è la gloria nascosta al mondo ma svelata ai piccoli e ai poveri che si rifugiano “sotto la sua protezione”, e che si consacrano a Lei in una schiavitù d’amore.
V. Prega per noi, Regina del Santo Rosario R. Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo PREGHIAMO O Signore Gesù, che per giungere alla glorificazione hai voluto prima vivere una esistenza umana intessuta, come la nostra, di gioie e di dolori, fa che nella Chiesa non vengano mai a mancare ferventi Sacerdoti, Religiosi e Laici che col Rosario di Maria trasmettano agli uomini i misteri della nostra redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
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A VENTICINQUE ANNI DALLA “MARIALIS CULTUS”
S
ono passati venticinque anni da quell’ormai lontano 2 febbraio 1974, quando Paolo VI pubblicò l’Esortazione Apostolica “Marialis cultus”, dedicata al rinnovamento ed alla promozione del culto mariano secondo le indicazioni del Concilio Vaticano lI. Questo documento non si limitava a sviluppare i suggerimenti del Concilio, ma ne ampliava l’insegnamento con l’aggiunta di nuovi spunti di riflessione e di stimoli per l’azione. Il documento, dopo aver ricordato le ricorrenze mariane stabilite dalla riforma liturgica, fa ruotare la sua materia attorno a tre gruppi di temi: 1) “quattro modelli” di vita cristiana offerti da Maria; 2) “tre note del culto mariano”; 3) “quattro orientamenti per il culto mariano”, ai quali segue una raccomandazione delle pie pratiche dell’Angelus Domini e del S. Rosario. La ricorrenza di questo venticinquesimo ci sembra una buona occasione per tentare, modestamente, un bilancio della riforma del culto mariano promossa dal Concilio, così come questa riforma è stata portata avanti dagli insegnamenti pontifici da Paolo VI ai nostri giorni. Dico subito che il bilancio mi pare senz’altro positivo. Le indicazioni pontificie hanno trovato indubbiamente un riscontro positivo nelle convinzioni e nella prassi del popolo di Dio, anche se alcuni settori sembrano non aver recepito i messaggi pontifici per due motivi opposti: o per il persistere di una disaffezione al culto mariano provocata da un fraintendimento del messaggio conciliare per quanto concerne il rapporto coi protestanti; o viceversa per il persistere di un culto mariano connesso ad un’esagerata credulità e ad un indiscreto interesse per i fenomeni straordinari o per messaggi fatti passare come “rivelazioni mariane” improntati ad atteggiamenti esoterici o a dubbio catastrofismo. Nel complesso, tuttavia, come ho detto, ho l’impressione che i fedeli abbiano comunemente recepito gli insegnamenti papali sia quelli di Paolo VI come quelli dell’attuale Pontefice, che ha ulteriormente sviluppato ed articolato gli spunti offerti dal Papa precedente. Nel ricordare schematicamente, in questo articolo, il contenuto del documento di Paolo VI, penso che il lettore si renderà conto personalmente della verità di quanto dico circa l’influsso effettivo che l’insegnamento di quel grande Pontefice, seguito dall’attuale, ha causato nelle nostre comunità e nei singoli fedeli. Indubbiamente con questo non intendo dire che tutto sia stato messo in pratica, tutt’altro: e per questo intendo qui richiamare alla memoria brevemente l’insegnamento della ‘Marialis cultus”, anche per invitare a mettere in atto ciò che eventualmente fosse stato dimenticato, oltre che naturalmente per rendere omaggio al grande insegnamento montiniano circa il culto della Vergine Maria.
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Mi limiterò a citare i tre gruppi di temi cui ho accennato sopra, nonché il richiamo all’Angelus Domini e soprattutto il richiamo al Rosario, considerando la natura di questa rivista e la ben nota responsabilità che la Famiglia domenicana ha nel sostenere e divulgare la pratica rosariana. Per quanto dunque riguarda la proposta dei “quattro modelli” offerti dalla persona di Maria, essi sono: 1) il modello della “vergine in ascolto”; 2) “la vergine in preghiera”; 3) “la vergine madre”; 4) “la vergine offerente”. Secondo il primo punto, Maria ci è modello nella fede, ossia nell’ascolto fiducioso della parola di Dio, nella capacità di vedere le provvidenziali disposizioni di Dio anche nei momenti della prova e del dolore, la disponibilità e docilità nel lasciarsi illuminare dalla verità della fede, “meditandola nel cuore”, conciliandola senza presunzioni con le esigenze della ragione, e rendendola feconda di opere buone. Il secondo punto ci ricorda Maria come modello di persona orante. Pensiamo alla Madre del Signore in preghiera insieme con gli apostoli nel giorno di Pentecoste. Maria che prega in comunione con la Chiesa in attesa della venuta dello Spirito. L’ascolto e la preghiera in Maria sono indisgiungibilmente uniti, perché Maria chiede al Signore proprio ciò che essa avverte essere In lei la volontà del Signore: “Avvenga in me secondo la tua parola”: questa è la preghiera di Maria. Il terzo punto di per sé si riferisce ovviamente a un privilegio unico della Madre di Dio. Tuttavia Maria c’insegna che non è possibile una vera maternità spirituale e la stessa maternità fisica degna della persona umana, senza una certa purezza dell’animo, che vuol dire purezza d’intenzioni, disinteresse, vera e sincera volontà di servire il prossimo e non di servirsi del prossimo. Il quarto punto ci ricorda l’atto fondamentale dell’amore così come ce lo ha insegnato Gesù: l’offerta di sé per la salvezza dei fratelli. Dobbiamo offrire ciò che abbiamo di più prezioso: Maria aveva Gesù e non esita ad offrirlo per la nostra salvezza, accondiscendendo a ciò stesso che Gesù voleva, ed offrendo se stessa con Lui per la nostra salvezza. Le “tre note del culto mariano” sono date: 1) dal rapporto di Maria con la SS. Trinità; 2) dal particolare rapporto di Maria con Cristo; 3) dal rapporto di Maria con la Chiesa. Per quanto riguarda la prima nota, Maria si rapporta col mistero trinitario ad un livello ed in un modo assolutamente unici ed eccelso per una semplice creatura umana: Sposa
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del Padre, perché genera il medesimo Figlio del Padre; feconda di Spirito Santo, che è il Principio vitale nel quale e per il quale Maria genera il Figlio; ed infine, Madre dello stesso Verbo incarnato, per cui essa, giusta l’espressione dantesca, è “figlia del suo Figlio”, in quanto questi è Dio e Maria è la prima dei figli di Dio. La seconda nota, poi, sottolinea come Il culto mariano è ordinato e subordinato al culto di Cristo. Il Papa insiste a più riprese e in vari modi su questo punto importante, quasi a rassicurare i protestanti, giustamente preoccupati di salvaguardare l’unicità e sufficienza divine dell’opera di Cristo, e tuttavia in difetto per quanto riguarda il giusto onore e amore dovuto alla Beata Vergine, alla quale indubbiamente non mancano di rendere omaggio, ma in modo insufficiente, trascurando di considerare il fatto che Maria non è semplicemente una buona cristiana come tante altre, ma è la insostituibile mediatrice di tutte le grazie e collaboratrice all’opera della redenzione su di un piano superiore a quello di tutti gli altri santi; per cui, come dice il documento, “la pietà della Chiesa verso la Vergine Maria è elemento intrinseco del culto mariano” (n.56). Il dogma mariano è parte integrante del deposito della fede, per cui, poiché senza la fede non ci si salva, senza Maria è impossibile salvarsi, anche se essa svolge solo (ma niente di meno!) il compito di condurci a Cristo e di donarci Cristo. Onorare Maria dunque vuol dire onorare Cristo, mentre d’altra parte un culto a Cristo senza il dovuto onore alla sua Madre, vorrebbe dire disattendere la stessa volontà di Cristo, il quale ha voluto darci sua Madre precisamente come colei che più di ogni altra creatura a lui ci guida e con Lui e di Lui ci fa vivere. Non bisogna dunque esagerare il culto a Maria, ma non bisogna neppure valutarlo meno di quanto va valutato. Infine, per quanto riguarda la terza nota, il rapporto Maria-Chiesa, il Papa riprende l’abbondante insegnamento del Concilio al riguardo, insegnamento che sarà poi continuato dal Papa attuale nell’enciclica “Redemptoris Mater” del 1987. Paolo VI mette ulteriormente in evidenza questa meravigliosa corrispondenza fra Maria e la Chiesa, per cui è impossibile comprendere il mistero della Chiesa senza comprendere il mistero di Maria; e viceversa è impossibile comprendere questo senza comprendere quello: Maria è sposa di Dio come la Chiesa, è vergine come la Chiesa, è maestra di sapienza come la Chiesa, è madre dei cristiani - mediante il Battesimo - come la Chiesa, rivive in se stessa
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la missione, le sofferenze, la morte e la resurrezione del Verbo come la Chiesa, dona al mondo Cristo come la Chiesa, prega ed adora il suo sposo divino come la Chiesa, rende culto al Padre in Cristo come la Chiesa. E viceversa, la Chiesa, in tutte queste cose, imita Maria e la prende a modello. Gli “orientamenti per il culto mariano” sono poi indicazioni e criteri per una giusta pratica, conforme alle esigenze che emergono dalle moderne conoscenze concernenti la Sacra Scrittura, i problemi e i valori dei nostro tempo, e le moderne acquisizioni delle scienze umane, non escluse quelle relative all’incremento ed alla promozione della dignità della donna nella Chiesa e nella società di oggi. Degni di nota, fra questi quattro orientamenti - quello biblico, quello liturgico, quello ecumenico e quello antropologico, sono gli ultimi due: Paolo VI, con un abile accorgimento pastorale, capovolge la tradizionale (e superficiale) convinzione che il dogma e il culto mariani siano occasione di contrasto fra cattolici e protestanti. A tal riguardo il Papa si guarda bene dal minimizzare l’esistenza di tale contrasto, ma saggiamente egli punta soprattutto lo sguardo sulla missione propria di Maria, di chiamare ogni uomo a Cristo, e di essere fautrice di concordia e di unione fra i discepoli del Signore, così che possa veramente darsi “un solo gregge sotto un medesimo Pastore”: il Papa pertanto giustamente confida nella potente intercessione di Maria perché possa essere ricomposta l’unità fra i cristiani. Per quanto poi riguarda l’”orientamento antropologico” papa Montini intende riferirsi al fatto che Maria va intesa come modello della donna non in riferimento alla condizione della donna ai tempi di Maria stessa, condizione che certamente la Vergine avrà condiviso con tutte le donne del suo tempo, ma in riferimento ai valori, alle possibilità ed alle facoltà delle donne del nostro tempo, che registra una condizione della donna molto più avanzata di quella dei tempi della Madonna. Ma questa condizione più avanzata dev’essere precisamente intesa - anche se in parte portata avanti da movimenti femministi non-cattolici - come obbiettivamente fondata su quell’ideale assoluto e perenne di femminilità cristiana che ci è appunto offerto da Maria. Per questo, imitare Maria oggi non significa assolutamente assumere quelle condizioni di arretratezza che erano proprie della donna nel I° sec. d.C., ma assumere i valori conquistati nei tempi moderni, i quali, per quanto spesso non siano stati promossi in nome di un esplicito riferimento a Maria, non cessano, in se stessi, di trovare solo in lei la loro vera ragion d’essere e il senso autentico della loro dignità. Il documento del Papa si chiude poi, come ho accennato all’inizio, con un fervente e motivato appello a riprendere e a promuovere la pia pratica del Rosario, e si rivolge in modo particolare ai “figli di san Domenico, per tradizione custodi e propagatori di così salutare devozione” (n.43). Ovviamente il Papa non può imporre autoritativamente questa pratica a tutta la Chiesa, trattandosi pur sempre di una preghiera facoltativa, e tuttavia Paolo VI non rinuncia a raccomandarla caldamente, ponendosi così sul solco di un secolare indirizzo proprio dei Sommi Pontefici del passato, tra i quali emerge, come è noto, Leone XIII. Il Papa raccomanda in modo particolare il Rosario in famiglia; e questo richiamo del grande Pontefice non cessa di farmi andare con commozione al periodo della mia fanciullezza, allorché appunto recitavo questa bella preghiera insieme a mia madre e al mio fratellino, mentre Maria dolcemente imprimeva nel mio cuore un segno di lei che mai più si cancellerà. P. Giovanni Cavalcoli o.p.
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PRUDENZA NEL DISCERNERE A proposito di una lettera che S. Bernadette Soubirous avrebbe inviato al Papa
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l periodico “Il segno del soprannaturale” riporta, su di un recente numero, la traduzione di un articolo apparso l’anno scorso sulla rivista tedesca “Der Schwarze Brief”, n.45/98, articolo che dà notizia del ritrovamento, da parte di un certo Padre Antoine la Grande, in Vaticano, di una lettera scritta da S. Bernadette al Papa, contenente “cinque profezie”, quattro delle quali si sarebbero verificate, mentre resterebbe da verificarsi la quinta, che si riferisce proprio alla fine di questo secolo. Questa “profezia” elenca una serie di avvenimenti la cui credibilità sembra piuttosto dubbia. Scelgo quelli che maggiormente fanno problema. Si dice: 1) che “verrà data la prova che fu Dio a creare il mondo e l’uomo”; 2) “sarà l’inizio della fine della scienza nella quale gli uomini non crederanno più”; 3) “alla vigilia dell’anno 2000 si assisterà ad uno scontro fra gli adepti di Maometto e le nazioni cristiane. Una terribile battaglia avrà luogo, nella quale 5.650.451 soldati perderanno la vita. ... Ma alla fine vincerà il segno della croce e tutti i musulmani si convertiranno al cristianesimo”; 4) “seguirà un secolo di pace poiché tutte le nazioni deporranno le armi”; 5) “su tutta la terra nemmeno una sola famiglia rimarrà nella povertà e nella fame”.
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Alcune osservazioni
La prova della creazione è già stata data nel XIII secolo da quel grande teologo e filosofo che fu S. Tommaso d’Aquino, il quale, considerando che l’ente finito non ha l’essere per essenza, ma lo possiede in quanto ricevuto da altro, concluse all’esistenza di un Ente la cui essenza sia lo stesso essere - cioè Dio -, principio creatore e donatore dell’essere a tutti gli enti. Quanto al fatto che gli uomini non credano più nella scienza, è un pessimo presagio e per nulla credibile, giacché la ricerca scientifica -per fini benefici- è elemento essenziale della natura e della felicità umane. Le altre profezie hanno poi un tono millenaristico, che lascia molto perplessi per non dire increduli. Stranissimo, poi, quel numero così preciso di soldati uccisi: formule così precise non ricorrono mai nelle autentiche profezie. In particolare è in contrasto con la rivelazione cristiana l’idea di un periodo storico in questo mondo prima della venuta finale gloriosa di Cristo -la Parusia -, nel quale periodo l’umanità vivrà nella pace e senza problemi economici. E’ questa, appunto, una forma di millenarismo; e il millenarismo, come si sa, è stato condannato dalla Chiesa e tale condanna è ribadita anche dal recente Catechismo della Chiesa Cattolica (n.676). L’idea di un’umanità totalmente pacifica e materialmente felice - secondo la dottrina cattolica - va riferita soltanto alla condizione della beata risurrezione dai morti, che farà seguito alla Parusia, e non la precederà. Fino al ritorno di Cristo l’umanità resterà afflitta da conflitti di vario genere e da diverse forme di ingiustizia economica, appunto perché solo la venuta finale del Signore porrà termine -almeno per gli eletti - a queste cose. Questi sono i motivi che ci pongono davanti alla seguente alternativa: o la lettera è autentica e allora Bernadette ci fa una pessima figura. Ma proprio questo fatto induce a credere che non sia autentica. Oppure non è autentica, allora siamo davanti a un miserevole imbroglio, che infanga la memoria di Bernadette. In ogni caso la conclusione pratica è la stessa: buttare la lettera nel cestino. P. Giovanni Cavalcoli o. p.
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testimonianza in versi deserto Ueran arido la vita mia,
per miracolo E quasi mi son visto bambino,
quasi un baratro aperto tra peccato e follia.
e mamma col Rosario seduta a me vicino.
a sull’orlo del baratro Mqualcuno mi attendeva:
d ogni Ave Maria “Ache dico, tu alla fine
vidi ad un tratto un Angelo, e quell’angelo piangeva.
rispondi ‘Così sia’, giungendo le manine”.
mio custode Angelo che ti sei rivelato
astò l’immaginario Bd’un ricordo ñ visione.
all’uomo che non ode succube del peccato,
Quel richiamo al Rosario e fu la mia redenzione.
l tuo celeste pianto I che vuol strapparmi al male dice: “Dio ti vuole santo per la vita immortale”.
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Absconditus
TRENTINO ALTO ADIGE E’ LA PRIMA REGIONE A “PARTIRE”
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a Trento: Il gruppo dell’Apostolato Mondiale di Fatima ha accolto con entusiasmo l’nvito del Movimento Domenicano del Rosario e si è fatto portare la statua della Madonna del Rosario per la nostra città. Così il 2 settembre la Peregrinatio Mariae è partita ufficialmente con una funzione celebrata presso le carissime suore della Piccola Opera del Divino Amore a Mattarello. La splendida immagine della Beata Vergine Maria col Bambino nel comune atto di donare il s. rosario a S. Domenico e a S. Caterina è stata benedetta e presentata ad un folto gruppo di fedeli tra cui una rappresentanza anche di coloro che seguiranno la peregrinatio a Bolzano. Gradevole e sostanzioso il rituale preparato per l’occasione con tanto amore e competenza da P. Paolo. L’immagine poi è rimasta per una settimana nella cappella dell’Opera, fondata a suo tempo dalla compianta Piccola Mamma. In seguito ha visitato le belle famiglie di Armando e Adelina Sebastiani, e Sonia Gentilina trattenendosi una settimana per parte. In queste case si è pregato il s. rosario con tanto amore e devozione. La statua pellegrina è stata da tutti apprezzata per la squisita fattura ed il sentimento di venerazione che ispira. Ora, domenica 3 ottobre, l’abbiamo consegnata ai nostri fratelli altoatesini della Parrocchia del S. Rosario di Bolzano. L’abbiamo portata con tanto amore ed anche in segno di quell’unità che Maria tanto desidera tra le due diocesi di Bolzano e Trento. Ci auguriamo che in seguito la statua della B. Vergine del Rosario ritorni ancora nel Trentino perché molte famiglie desiderano ancora ospitarla per venerarla nella loro casa. Con riconoscenza il gruppo organizzatore del Trentino Adelina, Armando, Gianni
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a Bolzano: Da domenica 3 ottobre, finalmente, la Madonna si fa pellegrina anche a Bolzano. Alle ore 10 la statua della B. Vergine Maria è stata accolta nella parrocchia del S. Rosario del quartiere Oltrisarco e, dopo una settimana di sosta in chiesa per una predicazione preparatoria, sarà ospitata fino alla fine di ottobre in più famiglie che si trasformeranno per alcuni giorni in un “tempio” aperto, offrendo così la possibilità a tutti di venerarla e pregare con il s. rosario. Tutto questo è stato possibile per “l’audacia”, la volontà e la caparbietà di P. Paolo, l’aiuto di P. Mauro e la disponibilità locale del parroco Don Roberto con il suo consiglio pastorale nonché - a livello cittadino - di un piccolo gruppo amante della B. Vergine e del Suo rosario (l’equipe del Rosario) di cui è bello riportare i nomi: Maurizio, Nevosa, Pietro, Silvia, Emma, Fabio, Tiziana, Roberta e Clara. Successivamente la statua della B. Vergine del Rosario dall’Alto Adige ritornerà nel Trentino per l’intero mese di Novembre. Il nuovo “appuntamento” per la città di Bolzano è per dicembre e per la cittadina “equipe del rosario”. Buon lavoro!
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APPELLO
rivolto a chi negli anni scorsi ha conservato i vari numeri di ROSARIUM
Come ricorderete nell’agosto 1998 un allagamento provocò diversi danni; fra le cose andate distrutte anche le ultime 10 annate di Rosarium che il P. Giordano aveva accantonato per rilegarle e metterle in archivio. Nel tempo trascorso da allora, chiedendo personalmente all’uno e all’altro, sono riuscito a recuperarne la quasi totalità; mi mancano ora solo i numeri che elenco: * annata 1993 ............... il n° 8 * annata 1994 ............... il n° 1 e il n° 8 * annata 1995 ............... il n° 5 e il n° 7 * annata 1996 ............... il n° 2 e il n° 8 * annata 1997 ............... il n° 2 , il n° 4 , il n° 6 , il n° 8 e il n° 10 * annata 1998 ............... il n° 1 e il n° 6
C’è qualcuno fra Voi disposto a privarsene affinché sia possibile completare le annate e, facendole rilegare, permettere che nell’archivio siano conservati gli anni di ROSARIUM nel periodo in cui è stato promotore il P. Giordano? P. Mauro
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V ince chi si rifugia!
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i fronte agli ultimi avvenimenti della vita terrena di Gesù gli Apostoli si mostrano completamente smarriti e, dopo il suo arresto, lo abbandonano e fuggono. Più che una fuga è un allontanamento, un allontanamento non privo di esitazione, come mostra il caso di Pietro che “lo segue da lontano fin dentro il cortile del sommo sacerdote” (Mc 14,54). Da Lc 23,49 possiamo anche supporre che, sempre da lontano, assieme alle donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, alcuni Apostoli abbiano assistito alla Crocifissione e alla Morte. Colpisce questo “da lontano” su cui insiste il Vangelo: a ciascuno di loro Gesù aveva detto “vieni e seguimi”, e in effetti avevano lasciato tutto e l’avevano seguito, almeno fino a quel momento ... Per comprendere il motivo profondo di questo abbandono bisogna leggere con attenzione il Vangelo, soprattutto quello di Giovanni. In questo Vangelo l’ora di Gesù, e cioè la sua morte in croce, è presentata come una manifestazione della Gloria divina: è di fronte a questo (e come potrebbe essere altrimenti?) che gli Apostoli sono completamente persi... Questa fuga è frenata dall’affetto che nutrono per Gesù e che li spinge a seguirlo da lontano. Questo ci colpisce e commuove: non capiscono ciò che sta succedendo, sono impauriti e schiacciati, eppure non possono staccarsi da Lui. San Tommaso d’Aquino fa al riguardo un’osservazione profonda: questo dramma mostra che il loro affetto per Gesù era ancora umano, ci son voluti tutti questi avvenimenti (e per san Pietro anche il rinnegamento!), la Risurrezione e la Pentecoste per renderlo divino. C’è da tremare: se l’affetto che avevano per Gesù prima della Pasqua era ancora umano, il nostro che cos’è? Ho detto che non potevano staccarsi da lui. Naturalmente tutti tranne uno: Giuda. Il Vangelo ce lo mostra non lontano ma totalmente separato da Gesù e dagli altri Apostoli; anche nel suo rimorso non mostra nessun attaccamento a Gesù, è solo dispiaciuto di aver provocato la morte di un innocente... Mentre gli Apostoli restano legati, con il filo di fede che gli resta, al Mistero incomprensibile che si sta compiendo, Giuda sembra aver reciso ogni legame. E’ forse questo il significato della terribile affermazione di san Giovanni e di san Luca: “Satana entrò in lui” (Gv 13,27; Lc 22,33). Son dunque queste le due sole possibilità di fronte al Sacrificio di Cristo: il rifiuto totale di uno dei Dodici e la dispersione degli altri? San Giovanni nel suo Vangelo ce ne rivela una terza:
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“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!” (Gv 19,25). Vicino alla Croce, dunque, c’è “il discepolo che Gesù amava”. San Giovanni però precisa stupendamente che era presso la croce di Gesù “accanto a sua madre”: ancora prima di riceverla come tale in un tipico atteggiamento filiale. Maria dunque, prima fra le donne, sta presso la croce. Nel “Vangelo secondo Matteo” di Pasolini vediamo la Madonna, impersonata dalla madre del regista, piangere e dimenarsi quasi riversa al suolo. Chiunque abbia un po’ d’umanità è in grado di intuire il suo grande dolore, ma è la fede che ne scopre il vero volto. Ascoltiamo san Bernardo: “Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l’anima della Madre... Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era sicura che sarebbe presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente e in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? Egli ha potuto morire anche nel corpo, e questa non ha potuto morire con lui nel suo cuore? Nel Figlio operò l’amore superiore a ogni altro amore. Nella Madre operò l’amore, al quale dopo quello di Cristo nessun altro amore si può paragonare” (Discorsi, 14-15). Eppure la Madonna sta presso la croce. La Tradizione (diversamente dall’immaginazione di Pasolini) ha sempre letto in questo verbo una presenza ferma e partecipe. Maria è la sola che può partecipare a questo Mistero di luce e di tenebre, a quest’ora delle tenebre che è anche, infinitamente di più, l’ora della Luce. Ed è a lei per prima che Gesù si rivolge affidandole come figlio quel discepolo, e in lui tutti noi. Maria è dunque madre della Chiesa, madre della nostra fede e della nostra vita spirituale. Non possiamo fare a meno di Lei: è troppo forte l’impatto colla realtà di Dio e se il discepolo non le si mette accanto, non la invoca e non si rifugia in Lei, non può resistere, non può continuare a sperare. Chi teme, per poco che sia, lo può intuire; chi è presuntuoso purtroppo no. Una conferma di questo ruolo la troviamo negli Atti degli Apostoli, dove vediamo gli Apostoli “riuniti nel cenacolo attorno a Maria”, come dice, facendo una lettura profonda del testo, il terzo mistero glorioso del Rosario. Gli Apostoli han preso sul serio la consegna di Gesù e sono diventati umili. Hanno imparato la lezione. Hanno (duramente) imparato che senza di Lei, e senza lo Spirito Santo che quasi al suo seguito invocano e attendono, non potevano farcela, che avevano bisogno di quella presenza per mettersi in sintonia col Mistero di Dio... P. Paolo Maria Gerosa o. p.
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NUOVI ISCRITTI AL MOVIMENTO DOMENICANO DEL ROSARIO a) sono stati iscritti all’associazione del Rosario Vivente: 1) da Mariella Albertini: Carmela Ingemito - Rosalba Morelli - Teresina Mancini - Lidia Renzi - Loretta Piselli Daniela Pascucci - Francesca Bartoli - Anna Perini di Villa Ceccolini (Ps), Maria Fiori di Montelabbate (Ps), Cristina Veronesi di Bologna, Guglielma Canova di Bergamo, Kevin Biolcati di Lama Polesine (Ro), Pascucci Paola di Rovereto (Tn), Matteo Maria Donati di Recanati (Mc), Gino Trombi di Parma. b) sono stati iscritti alla Fraternita o Gruppo del Rosario: 1) dalla segreteria: Mariangela Savini e Baccarini Alda di Faenza (Ra), Gabriela Biscaccianti e Maria Pia Bartoli di Cagli (Ps), Regina Pavan di Massalombarda (Ra), Giuliana Brugnoli di Sestri Levante (Ge), Marzia Fontana di Sala Baganza (Pr), Maria Mauriello Montaruli di Bergamo, Antonio Alias di Ancona, Vincenzo Aversa di Taranto, Massimo Brioschi di Carugate (Mi), Anna Oldani di Settimo Milanese (Mi), Paolo Budai di Udine, Giovanni Ferraioli di Angri (Sa), Pasqua Mancini di Molfetta (Ba) 2) da Giulia Sparapani di Ancona: Adriana Bevilacqua - Franca Lefari - Enrica Pierdicca - Fedora Ceccagnoli - Rosella Cipolletti - Chisla Masini - Grazia M. e Caterina Ascoli - Mara Paoletti - Marina Cesaroni - Sara Soccetti Jolanda Bressanelli - Grazia Acqua - Floralba Guidi di Ancona, Maria Cretella di Falconara (An). 3) dalla segreteria: Arnaldo Di Medo - Lorenzo Pedrali - Graziella Sonzogni - Luisa Signorelli - Maria Montaruli - Luisa Mazza - Rosanna Lavelli - Anna Guidetti Testa di Bergamo, Anna Maria Amigoni di Torre Boldone (Bg), Sandra Ravasio Viganò di Presezzo (Bg), Valentina Suardi di Locate Bergamasco (Bg), Anatolia Busetti di Mornico al Serio (Bg), Donatella Sana di Adro (Bs), Giovanna Ceredi e Rosa Ferrari di Milano. 4) da Fabio Giantomassi di Agugliano (An): Claudio Bonometti di Domegliara (Vr), Silva Dalla Casa di Bergamo, Michele Cassano di Bari, Anita Nalin di Adria (Ro), Fabia Milanesi di Massalombarda (Ra), Wanda Holler di Pergine Valsugana (Tn), Matteo Aguzzi di Fossombrone (An), Daniela Ragazzi di Bologna, Marco Filonzi di Marina di Montemarciano (An), Eugenio Zeppilli - Elena Palomba - Rita Lorenzoni - Renzo Fanuchi - Giuliana Compagnucci e Fabio Giantomassi. 5) dalla segreteria: Antonio Graziani - Medardo Rava e Rachele Frontali di Faenza (Ra), Maria Magnago di Bolzano (Bz), Alessandra Sutto di Campodipietra di Salgareda (Tv), Maria Villa di Muggiò (Mi), Giuliano Marsili di Bolano (Sp), Carla Gilardi di Costa (Ro), Davide Gualano di Bologna, Silvana Silimbani di Imola (Bo), Giuseppina Fontana di Corsico (Mi), Marco Succi Leonelli di Codigoro (Fe), Pietro e Cristina Vicari di Noceto (Pr), Lidia Pasquali di Corridonia (Mc). 6) da Giulia Sparapani di Ancona: Daniela Dell’Eva di RoË Volciano (BS), Anita Foresi - Benita Garbuglia e Maria Monteverde di Montecosaro (MC), Vianella Montagnoli - Maria Sabbatini - Adelaide e Tarcisio Vintrici Anna Testa - Claudia Papini - Paolo e Luigina Pettinari - Roberta e Rosella Morici - Maria Cardellini di Ancona. 7) da Assunta Lorenzetti di S.Lazzaro di Fossombrone (PS): Stefano e Flora Palazzi di Barchi (PS); Alfredo Orciari - Anna Rita Orazi di Fermignano (PS); Luciana Marinelli di Ghilardino (PS); Emilia Marinozzi Eliade Cini - Maria Damiani ed Anita Mosconi di Fossombrone (PS); Giulia Trentani di Quarna Sotto (VB); Lucrezia - Fabio - Emiliano Cappello di Castano Primo (MI); Teresa Gargiulo di Milano; Antonio Palmieri di Vergato (BO). c) sono stati iscritti all'Ora di Guardia: Luciana Marinelli il 29 di ogni mese dalle 21 alle 22; Anna Serra la 1a domenica dalle 16 alle 17; Giuseppe Occhi il 1° di ogni mese dalle 18 alle 19; Delù Nello il 1° sabato del mese dalle 10 alle 11; Serra Gigliola l’ultimo venerdì di ogni mese dalle 24,00 all’1; Bonacini Rosa la 1a domenica del mese dalle 16,30 alle 17,30; Mirella Caffarra il 1° venerdì di ogni mese dalle 23 alle 24; d) sono stati nominati zelatori o zelatrici: Ilaria Giannarelli Micheli di Fossombrone (Ps), Carmen De Pedrini di Milano, Pier Luisa Livorati di Casalmaggiore (Cr), Ivano Barbieri di Marano sul Panaro (Mo), Fabio Gelmi e Tiziana Bott di Bolzano, Fabio Giantomassi di Agugliano (An), Gianni Sava di Trento, Pietro Maino e Roberta Premier di Bolzano, Adelina e Armando Sebastiani di Trento, Maurizio Tonolli di Bolzano; Barbara Tonini e Marco Trentin di Villazzano (Tn).
RICORDO CHE per gli iscritti (vivi o defunti) alle Associazioni del Rosario nella Basilica Patriarcale di S. Domenico a Bologna nelle prime quattro domeniche del mese, alle ore 18, viene celebrata una santa messa.
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PAGINA DELLA RICONOSCENZA Hanno offerto ✓ per onorare la B. Vergine, sostenere ROSARIUM e il Movimento del Rosario: Paola Nicoli Del Giudice, Luciana Matteazzi, Giancarlo Riccio, Giuseppe Rossi, Laura Simoni, Imelde e Allberta Sponticci, Famiglia Casotti, Rettore Santuario del Pelingo (PS), Domenica Cangiotti, Gruppo del Rosario di Secchiano (PS), Maria Stella Gaeta, Gruppo del Rosario di Loro Piceno (MC), Carmela Oliva Massetti, Gruppo del Rosario di S.Lazzaro di Fossombrone (PS), Gruppo del Rosario di Cagli (PS), Antonio Alias, Giovanna Cecchini, Paolo Cipriani, Gruppo del Rosario di Montodine (Cr), Gruppo del Rosario di Cagli (Ps), Gruppo del Rosario di Loro Piceno (Mc), Famiglia Mari, Giancarlo Riccio, Partecipanti al ritiro spirituale a Fontanellato (Pr), Annarita Nardoni, Maurizio Dall'Oca, Famiglia Mari, Enore Gambazza, Norma Costantini e Oliva Elisabetta, Lina Moretti, Lidia Agostoni, Carmela Ingenito, Alessandra Landi, Fernanda Mantovani, Luisa Scarel, Ilaria Giannarelli, Giovanna Mantovani, Romana Zocca, Famiglia Negri, Trombi Gino, Antonietta Calderoni, Decima Pagliari, Marco Succi Leonelli, Francesco Fabrizio, Anita Vecchi, Giuseppina Fontana, Carla Gilardi, Annalisa Poli, Giuliano Marsili, Monastero Domenicano di Macerata, Silvia Brida, Silvana Silimbani, Pierina Fiorini, Fedele D'Alberto, Francesco Trombetta, Parrocchia di Rivara di S. Felice sul Panaro, Partecipanti al pellegrinaggio di Fatima del 10/14 settembre, Pio Battagion, Maria Formaggio, Elisa Carcereri De Prati, Gunther Zublasing, Simonetta Moroni, Maria Carella Virgili, Paolo Cipriani, Germana Magoga, Arianna Iubini, Mirella Esposti, Silvia Vita Seppi, Lorenzo Pedrali, Saccani Romanini, Maria Vidoni Cucuzza, Francesca Pais, Emilio Fava, Andrea Battaglia, Fernanda Uguzzoni Mantovani, Agnese Dall'Armellina, Elena Festa, Don Fiorenzo Dorigoni, Laura Simoni, Maria Samuela Cavallin, Claudio Gentilini, Gruppo del Rosario di Vignola (Mo), Bianca Colombi, Stefano Mazzotti, Stefano Rambaldi, Monastero Domenicano "S.Croce" di Firenze, Comitato Parrocchiale di S.Marino di Bentivoglio (Bo), Maria Rosa Gamberini, Bruna Varzini, Don Aldo Barotto, Paolino Carraro, Mariarosa Gotti Mangili, Mirella Caffarra.
✓ in memoria dei defunti, per preghiere, chiedere grazie o celebrazione di ss.messe: Famiglia Casotti, Teresa Pettinari, Gruppo del Rosario di Secchiano (PS), Ilaria Giannarelli, Gina Buffi, Gina Merli, Danilo Gragnato, Vera Pensalfini, Anna Guzzi, Giuseppina Fontana, Paolo Graffigna, Amelia Spallaccia, Assunta Lorenzetti, Francesco Trombetta, Partecipanti al pellegrinaggio del s. rosario di Fatima del 10/14 settembre, Maria Branchini, Ilaria Giannarelli, Maria Rosa Gamberini, Don Aldo Barotto.
✓ per acquisto di sussidi: Mariella Albertini, Fedeli Santuario del Pelingo (PS), Gruppo del Rosario di Secchiano (PS), Gruppo del Rosario di Loro Piceno (MC), Don Paolo Ghidi, Giovanni Pavoncelli, P. Angelico Menetti di Bologna, Partecipanti al ritiro spirituale a Fontanellato (Pr), Maria Andreani, Santuario di Fontanellato (Pr). P. Angelico Menetti, Don Gianni della parrocchia di S. Martino di Vezzano sul Crostolo (Re), Monastero Domenicano di Macerata, Equipe della "Peregrinatio Mariae" di Trento, Partecipanti al pellegrinaggio di Fatima del 10/14 settembre, Gruppo del Rosario di Vignola (Mo), Fedeli della parrocchia B. Vergine del Rosario di Bolzano, P. Paolo Calaon o. p.
✓ per sostenere l’opera dei pellegrinaggi: Tosca Carraro, Partecipanti al pellegrinaggio di Fatima del 10/14 settembre.
✓ per le Missioni: Partecipanti al pellegrinaggio di Fatima del 10/14 settembre.
Ringrazio tutti di cuore per quanto fate -ognuno nel suo piccolo- al fine di sostenere il MOVIMENTO nella promozione del s.rosario e della devozione alla B.Vergine; assicuro il quotidiano ricordo nella preghiera ma soprattutto alla celebrazione della s.messa.
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