Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art ,1 comma 2, DCB Bologna - Anno XXXVII - n.3 - III trimestre
Movimento Domenicano del Rosario - Provincia “S. Domenico in Italia”
3/2004
ROSARIUM Pubblicazione trimestrale del Movimento Domenicano del Rosario
LETTERA DEL PROMOTORE
Proprietà: Provincia Domenicana Utriusque Lombardiae Piazza San Domenico 13 - 40121 BOLOGNA Autorizzazione al Tribunale di Bologna n. 3309 del 5/12/1967 Rivista fuori commercio Le spese di stampa e spedizione sono sostenute da tutti gli amici
Anno 37°- n. 3 finito di stampare il 22 luglio 2004 stampa: Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s. Milano - via P. della Francesca 38
Movimento Domenicano del Rosario Via IV Novembre 19/E 43012 Fontanellato (PR) Tel. 0521822899 Fax 0521824056 Cell. 3355938327 e-mail movrosar@tin.it
www.sulrosario.org www.rosariovivente.org CCP. 22977409 Collaboratori: fr. Vincenzo Rosario Avvinti o.p. P. Roberto Coggi o.p.
Gentilissimi lettori, con molta probabilità dovreste trovare questo numero di ROSARIUM al Vostro rientro dall’annuale periodo di ferie... mi auguro che per tutti siano state un vero momento di riposo, necessario per poter poi rientrare ritemprati alle Vostre case e alle Vostre occupazioni. Vorrei ricordarVi che, prima dell’impegnativo mese di ottobre, abbiamo un appuntamento molto importante nelle Vostre zone. Vi invito a consultare l’ultima pagina di questa copertina per vedere dove Vi sarà possibile partecipare. Attenti però che con sempre maggior chiarezza, i più, stanno constatando che: - il nostro sforzo non è quello di “fare numero” o di “correre dietro al sensazionale”, come purtroppo fanno in molti... - ci stiamo impegnando in un serio cammino di crescita comunitaria. Crescita volta a formarci come veri devoti della Regina del santo Rosario che, insieme, testimoniano non le proprie idee o i propri sentimenti, ma la verità dei suoi inviti ricevuti nella plurisecolare tradizione della Chiesa. E’ questa la tensione e lo sforzo che ci accomuna... ed è questo ciò a cui Vi invitiamo!!! Nella speranza di poterVi incontrare, invoco la materna protezione della Beata Vergine e Vi saluto fraternamente P. Mauro
SOMMARIO S. Pio V Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. L’invio delle fotografie include il consenso per una eventuale pubblicazione.
In copertina: Vista sul Sinai dal Monastero di Santa Caterina in una foto di Paolo Gavina
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Convegno del Rosario - Bologna, 26/29 marzo
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Testimonianze
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Peregrinatio Mariae
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Nuovi iscritti
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Pagina della riconoscenza
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S . PIO V quinto centenario della nascita
S. PIO V quinto centenario della nascita
I molti volti di Papa Ghislieri nella ricostruzione dei posteri Inquisitore Si racconta che lo scrittore russo Dostojevskij nel fissare in pagine indimenticabili il profilo del Grande Inquisitore nel romanzo I “fratelli Karamazov”, si sia ispirato a figure storicamente esistite quali il terribile Torquemada, Inquisitore generale in Spagna, e al papa Pio V Ghislieri. In effetti la fama spesso ritenuta “equivoca” di questo pontefice deve molto all’attività e all’impegno espletati nel supremo ruolo di primo vigilante e guardiano della ortodossia cattolica, anzi si può serenamente affermare che l’ascesa curiale stessa e successivamente l’elezione al fastigio del papato debbano eminentemente la loro riuscita - certamente insieme all’indiscutibile fama di santità che avvolgeva la sua umile persona - allo zelo ostinato e al successo di tante sue iniziative tese a scoprire focolai ereticali. Tutto avvenne in quel tornante di mezzo secolo che è il pieno Cinquecento, dopo il Concilio di Trento, e fu la decisa risposta cattolica - anche se ostacolata e tardiva - al dirompente e pervasivo dilagare delle dottrine riformate. Il Papa del Rosario Ma non solo sommo inquisitore. Nell’agiografia e nell’apologetica e in certa approssimata storiografia, Pio V viene spesso risolto e divulgato come il papa del trionfo di Lepanto e quindi il papa del Rosario: per accertarsene è sufficiente dedicare un po’ di tempo alla perlustrazione della sua tipologia iconografica incentrata in modo prevalente sullo scontro navale (soccorso mariano, preparativi bellici, visione a distanza della vittoria da parte del pontefice ecc.) e sulla sua devozione mariana nella variante rosariana: il pontefice istituisce la festa di santa Maria delle Vittorie, prega con il Rosario, fonda e concede privilegi alle confraternite del Rosario ecc. Il Papa dei “nostalgici” Infine, per completare questo ritratto “vulgato” del Ghislieri non si può tacere quanto è avvenuto, con scarsa avvedutezza storica, nel recente dibattito succeduto alle riforme conciliari del Vaticano II, nel corso del quale il nome di Pio V è stato ripetutamente invocato dagli “zelanti” assertori di un avvenuto tradimento nei confronti della tradizione a fonte e garanzia della medesima, dimenticando, o facendo finta di dimenticare, che fu proprio il pontefice di Lepanto a rivestirsi del ruolo di esecutore deciso e inappellabile dei decreti tridentini contro ogni resistenza e tentativo di ritorno al passato. Per una revisione critica Il presente contributo offre la possibilità ai lettori, nella ricorrenza del quinto centenario della sua nascita, di conoscere alcuni aspetti della vita e dell’attività di san Pio V alla luce dei più recenti studi storiografici, con particolare attenzione all’ultimo periodo della sua esistenza, quella cioè che coincide con gli anni del pontificato che va dal 1566 (anno in cui venne eletto) al 1572 (anno della morte).
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La vita di Papa Ghislieri I primi anni Antonio Ghislieri nacque da una famiglia di modesta condizione sociale a Bosco (oggi Bosco Marengo) in provincia di Alessandria (da qui il nome di cardinale alessandrino), allora Ducato di Milano, il 17 gennaio 1504. Entrò all’età di quattordici anni fra i domenicani del convento di Voghera, dove assunse il nome di Michele. Il noviziato lo svolse presso il convento di san Pietro Martire di Vigevano: si è incerti circa lo Studium conventuale (Vigevano o Bologna?) nel quale compì gli studi istituzionali richiesti per l’ordinazione sacerdotale che gli venne conferita a Genova nel 1528. Come Lettore di teologia insegnò in alcuni conventi della sua provincia esercitando allo stesso tempo l’ufficio di priore a Vigevano, Soncino e Alba. Precocemente inquisitore Sante da Mantova, priore del convento domenicano di Pavia, lo nominò l’undici ottobre 1542 commissario e vicario inquisitoriale nella diocesi di Pavia «assegnando così al domenicano le prime responsabilità in un ambito della vita ecclesiastica e religiosa che ne avrebbe segnato l’esistenza, fino a confondersi con essa, e sarebbe stato determinante per l’ascesa nella gerarchia dell’ordine e della chiesa». Fu il primo passo di un cammino che doveva portarlo ai vertici della chiesa. Altri ne dovevano seguire: nomina da parte del Capitolo provinciale riunito a Cesena nel 1550 a Inquisitore nella città e nella diocesi di Como. L’anno successivo, dopo una serie di iniziative condotte a buon fine con zelo e rigore (tra le quali il processo a carico del noto vescovo di Bergamo, V. Soranzo, arrestato dopo una seduta dell’Inquisizione il 24 marzo 1551), si recò a Roma dove venne notato dal terribile cardinale G. P. Carafa che lo prese sotto la sua protezione e a benvolere tanto da suggerire a Giulio III di nominarlo commissario generale dell’Inquisizione. Cosa che avvenne il 3 giugno 1551 e al 9 dello stesso mese l’austero domenicano prese parte per la prima volta ad una seduta del Sant’Uffizio. Casa natale a Bosco Marengo. Due piani e quattro camere
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Sempre più inquisitore Divenuto il Carafa papa con il nome di Paolo IV, il Ghislieri divenne tra i più influenti e ascoltati uomini di curia. Nel 1556 viene nominato vescovo di Nepi e Sutri e successivamente prefetto del Palazzo dell’Inquisizione. Finalmente, a coronamento di tutta un’attività spesa a scovare l’errore e a salvaguardare la purezza della fede cattolica, ricevette la porpora nel marzo del 1557 con il titolo di Santa Maria sopra Minerva che poi cambiò in quello di Santa Sabina. Sotto il pontificato del successore del Carafa, papa Pio IV Medici, l’Alessandrino vide diminuire la propria sfera d’influenza venendo un poco alla volta esautorato dalle prerogative del proprio ufficio di Inquisitore generale e sconfessato dal pontefice stesso a riguardo di alcuni processi clamorosi che da anni il Ghislieri seguiva con accanita meticolosità, quali quelli intentati contro il fiorentino Pietro Carnesecchi, l’antico segretario del papa Clemente VII Medici, e contro il cardinale Morone. Fu a tal punto emarginato da decidersi ad abbandonare la città di Roma e partire per la nuova diocesi che gli era stata assegnata, Mondovì, dove iniziò subito e personalmente la visita pastorale (1561). Deluso per la mancata collaborazione del duca Emanuele Filiberto, fece ritorno a Roma dove non solo non trovò più il proprio appartamento in curia, ma venne a trovarsi di fronte ad un vistoso ridimensionamento di potere all’interno del Sant’Uffizio. Il conclave dell’elezione Alla morte di Pio IV (9 dicembre 1565) si aprì il conclave. Stando alla ricostruzione del Pastor, il candidato che vi entrò con maggiore possibilità di essere eletto era il cardinale Morone - un ecclesiastico di elevata statura morale e intellettuale e soprattutto l’uomo che aveva salvato da un possibile naufragio il Concilio di Trento -, energicamente sponsorizzato da Carlo Borromeo, nipote del defunto pontefice, ma l’ostilità del Ghislieri e di altri (i due Este, ad esempio), fondata su ambigue e incerte accuse di eterodossia, non ne permise l’elezione: si dice che il cardinale domenicano andasse in giro per il conclave con le carte del processo contro il Morone nella “sacchozza”. Altre candidature vennero presto bruciate, quali quelle del Farnese, del Ricci (cardinale troppo mondano e “rinascimentale” e appoggiato dal granduca di Toscana, Cosimo) e del dottissimo Sirleto. Finalmente con il placet di Filippo II di Spagna e con l’accordo tra le due fazioni maggioritarie nel collegio cardinalizio capeggiate dal Farnese e dal Borromeo, si giunse all’elezione del Ghislieri il 7 gennaio 1566. Aveva sessantadue anni e gli rimanevano ancora sei anni vita. Sarebbero bastati a fare di lui, secondo l’autorevole giudizio di H. Jedin, uno dei grandi pontefici che più operarono per il «rinnovamento della chiesa nel senso della riforma cattolica». Esaminiamo ora più da vicino alcuni aspetti e momenti più propriamente politici del suo pontificato. La politica “religiosa” di Pio V Rapporto con gli Stati e lotta alla diffusione delle dottrine riformate. «Nella persona e nella conduzione della Chiesa di Pio V il papato si presentò visibilmente come il sostegno e la guida più decisa del rinnovamento cattolico di tutto il mondo. Si percepiva
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GRAZIO COSSALI, san Pio V attribuisce alla Madonna del Rosario il merito della vittoria di Lepanto, chiesa di Santa Croce di Bosco Marengo. In alto la Vergine Maria consegna la corona del rosario a San Domenico, mentre il Bambino Gesù la consegna a Santa Caterina che gli indica di intervenire là dove si svolge la battaglia. San Pio V, in basso, ha lo sguardo rivolto verso chi guarda e con la sua mano ci fa capire che la vittoria deve essere attribuita all’aiuto venuto dall’alto. Al suo fianco c’è suo nipote, il cardinale Michele Bonelli, che aveva condotto le trattative diplomatiche per formare l’alleanza delle nazioni cristiane, mentre di fronte è inginocchiato il re di Spagna, Filippo II, al suo fianco in atteggiamento orante il Doge di Venezia, Alvise I Mocenigo
che dietro i suoi interventi non si celavano interessi politici o nepotistici ma una inesorabile serietà religiosa, sostenuta da un altissimo senso di responsabilità nei confronti della chiesa. Da questo atteggiamento deciso non tardarono a venire successi e insuccessi». È un giudizio complessivo, questo, condiviso, dalla quasi totalità degli storici. La sua politica da sovrano dello Stato Pontificio fu sempre subordinata alle sue ansie e preoccupazioni per le sorti del cattolicesimo in seno alla cristianità. Tralasciando gli aspetti liturgici e dottrinali (comprese le iniziative dell’Inquisizione romana che vide negli anni del suo pontificato un’incredibile accelerazione nell’orbita di sua competenza), legati tutti alla volontà di attuazione dei decreti emanati dal Concilio di Trento e di cui si parlerà altrove, mi sembra che l’ambito nel quale appaia chiaro e quasi paradigmatico quanto sopra affermato sia quello dei rapporti con gli Stati cattolici e con i restanti stati ormai già quasi completamente riformati.
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Spagna Prima di tutto la Spagna, la più potente forza politica e militare di parte cattolica di allora, governata da Filippo II (1556-1598), la cui tutela e costante pressione sulla chiesa erano avvertite con sempre maggiore disagio dai papi. Ritenendosi campione e difensore della vera fede, re Filippo esercitava la propria autorevolezza e le proprie prerogative di “sovrano cattolicissimo” nelle questioni ecclesiastiche non solo rifacendosi ad antichi privilegi tramandati da secoli, ma rivendicandone di nuovi, con grave danno della libertà stessa d’azione della chiesa in Spagna e negli altri territori ad essa soggetti (colonie, vicereami di Napoli e Milano, Fiandre ecc.). Una vera e propria sudditanza nei confronti della quale più volte Pio V manifesterà il proprio disappunto cercando di far valere quei diritti che egli riteneva assolutamente inderogabili e che miravano sostanzialmente a salvaguardare l’autorità di Roma in tutte quelle “faccende” che riguardavano la difesa della fede, l’indipendenza delle istituzioni ecclesiastiche, la nomina dei vescovi ecc. Tra i casi più famosi dello scontro tra Filippo e il papa, sono da menzionare il processo contro il domenicano Bartolomeo Carranza, arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, e l’applicazione della Bolla In coena Domini, ostacolata nei territori spagnoli. Francia Profondamente diversa invece la situazione politico-ecclesiale della Francia, dove progressivamente il calvinismo degli ugonotti aveva creato uno stato nello stato, provocando un’ondata di sanguinose e sconvolgenti guerre interne “di religione”, protrattesi per decenni. Qui, l’atteggiamento del predecessore Pio IV era stato cauto e riservato e solo con grande e sorvegliata tattica diplomatica si era deciso alla fine di intervenire. Il Ghislieri, invece, fin dall’inizio volle prendervi parte con piglio deciso e tentare così di risolvere le complesse e aggrovigliate vicende di Francia nelle quali interessi statali e questioni religiose si confondevano e sovrapponevano. Anche perché la posizione della casa regnante dei Valois era ambiguamente e volutamente altalenante nei confronti degli ugonotti (così venivano chiamati i calvinisti francesi). Il soccorso pontificio alla causa cattolica prese la forma di un congruo aiuto finanziario e di un fresco arrivo di truppe belliche grazie ai quali alla battaglia di Montcontour (3 ottobre 1569) gli ugonotti subirono una devastante sconfitta. Ma nonostante le reiterate e minacciose richieste di Pio V di approfittare della situazione di grave debolezza che il calvinismo francese pativa in quel momento, i Valois, scaltri e machiavellicamente realisti, preferirono non infierire, arrivando addirittura a concedere nella pace di Saint-Germain (8 agosto 1570) la libertà di religione e di culto agli ugonotti; i quali a garanzia di questa libertà si videro assegnati quattro piazzeforti militari. Fu proprio a causa di ciò che la reggente di Francia, Caterina de’ Medici, si vide risolutamente negata da Roma la dispensa necessaria per la celebrazione delle nozze tra sua figlia Margherita e il principe eretico Enrico di Navarra.
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Lazaro Baldi nel 1673 dipinge per il Collegio Ghislieri di Pavia, nel quale san Pio V per lunghi anni aveva insegnato teologia, una tela che raffigura la “visione” della vittoria di Lepanto che lo stesso papa ebbe al termine della battaglia, la sera del 7 ottobre 1571.
Inghilterra Un grave errore diplomatico fu la scomunica della regina Elisabetta I d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena. Pio IV aveva sperato a lungo di poter riagganciare il carro della chiesa anglicana alla locomotrice cattolico-romana, appoggiato in questo, ma per esclusivi motivi politici - per non mettere in pericolo le rotte marittime che congiungevano la Spagna con le Fiandre - da Filippo II sposo e vedovo di Maria la Cattolica. Visti inutili i tentativi, Pio V aprì un processo contro Elisabetta, regina eretica e, mal consigliato e andando contro le prescrizioni del diritto canonico, il 25 febbraio 1570 emanò la bolla Regnans in excelsis, con la quale non solo scomunicava la «presunta regina d’Inghilterra» perché eretica e zelante propagatrice d’eresie (sembra di sentire la Maria Stuarda nell’omonima opera di Donizetti durante il dialogo delle due regine nel secondo atto: Profanato è il soglio inglese, / vil bastarda, dal tuo piè), ma incitava i sudditi a ribellarsi e a cacciarla dal regno, ad abbandonare gli errori nei quali diabolicamente erano caduti e a ritornare nel seno dell’unica
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chiesa, venendo infine sciolti dal giuramento di fedeltà e dall’obbedienza nei suoi riguardi. Si tratta dell’ultimo atto di scomunica di un regnante comminato da un pontefice: un gesto che non solo si rivelò irrimediabilmente dannoso per i cattolici inglesi che vennero perseguitati e che videro morire ogni speranza di una dignitosa e rispettabile possibilità di vita nella nuova realtà anglicana, ma un gesto che pare fuori della storia non solo oggi ad una lettura oggettiva del decorso degli eventi successivi, ma che parve tale anche allora a molti contemporanei, politici e uomini di chiesa. L’impero asburgico Sappiamo che Il Principe di Machiavelli con i suoi principi di spregiudicata e a volte cinica Realpolitik era stato condannato dal Sant’Uffizio e inserito nel catalogo dell’Indice. Averlo letto, chiosato e tenuto nel debito conto avrebbe aiutato il papa a capire la situazione in cui si trovava ad agire l’imperatore Massimiliano II d’Absburgo (1564-1576), accusato di atteggiamento favorevole al protestantesimo nelle terre dell’impero. In verità si trattava per lui di governare un coacervo di stati, città, sedi episcopali ecc. ciascuno con la propria autorità e le proprie autonomie, esercitanti una pressione ricattatoria su Massimiliano per la libertà e il rispetto del proprio credo e dei quali quest’ultimo doveva in tutti i modi conservare e rafforzare l’obbedienza e la fedeltà per far fronte ai nemici che da più parti tentavano di condurlo a guerre lunghe, sanguinose e dispendiose. Ma tutto ciò era distante anni luce dalla mentalità e dagli interessi di Pio V cui era cara soprattutto la difesa e la propagazione del cattolicesimo e alla cui primaria importanza subordinò sempre ogni prassi e tentativo di diplomazia e di reale analisi politica. Lepanto Infine l’evento bellico-politico grazie al quale è consegnata alla storia la fama del Ghislieri è senza dubbio la battaglia di Lepanto. A metà del Cinquecento l’avanzata dei Turchi nel Mediterraneo e in Europa centrale si era a tal punto spinta in avanti da giungere alle porte di Vienna, da minacciare l’integrità dei domini absburgici in Ungheria e da ridurre i possedimenti veneziani nell’Adriatico a piccole e sparute isolette (nel 1570 cadde Cipro). I ripetuti sforzi e accorati appelli dei pontefici avevano sortito scarso successo: fu grazie alla caparbietà e al fervore di Pio V che si giunse allo scontro e alla vittoria decisiva. L’abbondante profusione di mezzi, in denaro, uomini, flotte, messi a disposizione dal pontefice, la risposta di Venezia e della Spagna, l’ardimento di due abili e valorosi capitani, quali Marc’Antonio Colonna e don Giovanni d’Austria, figlio di Carlo V, portarono il 7 ottobre 1571 all’annientamento della flotta turca nel golfo di Lepanto. Il papa attribuì la vittoria all’intercessione della beata Vergine Maria cui, con il titolo di santa Maria delle Vittorie, dedicò quel giorno lieto e fausto. Immensi furono la meraviglia e lo stupore che in tutta Europa suscitò questa vittoria, anche se non poté essere per nulla sfruttata sul piano politico e militare perché le potenze cattoliche, a battaglia conclusa, ripresero a litigare tra loro...
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In questa tela del 1675 che si trova nella chiesa di Bosco Marengo, un ignoto pittore milanese, forse Carlo Preda, raffigura Cristo risorto e la Vergine Maria che guardano con benevolenza e proteggono dieci santi dell’Ordine di san Domenico. Da sinistra in alto, S. Pietro Martire con il giglio, simbolo di castità e di amore indiviso, il libro della Sacra Scrittura e una roncola sulla testa, S. Raimondo di Peñafort con due chiavi (simboleggiano il suo ufficio di penitenziere e confessore del Papa), S. Caterina da Siena con il cuore in mano, S. Tommaso D'Aquino, ispirato nel suo insegnamento dallo Spirito Santo simboleggiato dalla colomba, la B. Margherita di Savoia con una corona perché entrando in monastero rinunciò al marchesato di Monferrato e con tre frecce in mano, simbolo delle sue croci spirituali, S. Vincenzo Ferreri con la fiammella dello Spirito Santo sul suo capo per ricordare la sua ispirata predicazione. In basso: s. Agnese da Montepulciano che mostra una cordicella rossa con una croce, s. Ludovico Bertràn con il calice avvelenato da cui esce un serpente e un fucile che si trasforma in crocifisso per ricordare due miracoli della sua vita; la B. Giovanna di Portogallo, monaca e figlia del re di Portogallo e infine s. Antonino, arcivescovo di Firenze.
Concludendo, per chi volesse deliziarsi ed amasse la tanto vituperata prosa dell’età barocca, consiglio di leggere la magnifica e pirotecnica descrizione della battaglia fatta da Girolamo Catena nella sua biografia di Pio V, gettata sulle pagine in un così superbo e colorito stile da far ricordare - e in certi punti non rimpiangere - alcune indimenticabili pagine belliche di Tito Livio. P. Gianni Festa
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San Pio V, il Papa del Rosario San Pio V è conosciuto come il Pontefice che ha promosso e rilanciato in modo autorevole e universale la preghiera del Rosario. Propone a tutti i credenti la preghiera del Rosario A metà del suo pontificato, il 17 settembre 1569, Pio V emana una bolla che costituisce la base della devozione mariana che da allora si è diffusa nel mondo intero. In questo documento Pio V presenta “un modo facile, accessibile a tutti e oltremodo pio per pregare e implorare Dio, cioè il Rosario o Salterio della Beata Vergine Maria, mediante il quale la stessa Beatissima Vergine Maria viene venerata con il saluto dell’angelo Gabriele (cioè l’Ave Maria) ripetuta centocinquanta volte secondo il numero dei Salmi di Davide, interponendo ogni dieci ‘Ave’ la preghiera del Signore (cioè il Padre nostro) con delle meditazioni che illustrano tutta la vita dello stesso Signore nostro Gesù Cristo” (Bolla del 17.9.1569). Questa bolla di Pio V sul Rosario è il primo intervento pontificio destinato a tutta la cristianità, ha cioè un carattere universale, mentre i documenti dei Papi precedenti erano indirizzati a categorie particolari di fedeli. Quindi Pio V propone a tutti i credenti la recita del Rosario, perché con esso: “i cristiani si convertono in uomini migliori, le tenebre dell’eresia si diradano, e si apre la luce della fede cattolica”. In questo documento il Papa sottolinea anche che il Rosario unisce in modo mirabile la preghiera vocale e la preghiera mentale: mentre ripetiamo il Padre nostro e le Ave Maria, meditiamo gli eventi principali della vita di Gesù Cristo rapportandoli alla nostra vita quotidiana, che come quella di Cristo è intessuta di gioie, di dolori e di speranze. Fissa la seconda parte dell’Ave Maria Inoltre, durante il pontificato di Pio V, nel 1568, viene codificata e accettata la seconda parte dell’Ave Maria. Alla prima parte, che è una preghiera di lode basata sul Vangelo (Ave Maria, piena di grazia....) viene aggiunta la seconda parte, che è una implorazione e una supplica (Santa Maria, Madre di Dio prega per noi...) Quest’aggiunta si impose nell’uso dei fedeli quando Pio V, per incarico del Concilio di Trento, pubblicò il nuovo Breviario romano e diede così forma ufficiale alla seconda parte dell’Ave Maria.
Il sepolcro di S. Pio V nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma. Nelle due foto come si vede normalmente e come appare il 30 aprile quando nella festa del Santo viene aperto
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San Pio V, riformatore e innovatore L’attività di Pio V fu prodigiosa, come si può constatare dalle migliaia di pagine del suo Bollario. L’imperatore Massimiliano si lamentava che “il Papa intraprendesse ogni giorno qualcosa di nuovo”. La riforma liturgica Applicando le direttive del Concilio di Trento, Pio V riformò la liturgia della Chiesa. Nel 1568 pubblicò il nuovo Breviario romano che presenta diverse novità. Nel 1570 fa pubblicare il nuovo Messale con testi più organici e con le parti della Messa meglio coordinate. La riforma muoveva da un principio solido e seguiva una traiettoria verticale fino a toccare il centro del culto e della preghiera: l’azione sacrificale della Messa. C’era anche un bisogno inderogabile di unità nella fede e nel culto. Le teorie eretiche contemporanee negavano alla celebrazione dell’altare il valore del sacrificio e della presenza reale di Cristo nella sostanza del suo corpo. Inoltre una fantasmagoria di riti si frapponeva all’unificazione del culto: solo nella diocesi di Aosta c’era la possibilità di celebrare la S. Messa seguendo cinque tipi di messale. Perciò tutti i riti che non avevano una tradizione di almeno due secoli furono soppressi per privilegiare un unico ordinamento liturgico. Il Catechismo e la promozione degli studi Il Concilio di Trento aveva chiesto che fosse redatta un’esposizione chiara, succinta e integrale della dottrina cattolica: Il Papa Pio IV desiderava un testo ufficiale della Chiesa e ne affidò la redazione a tre Domenicani. Pio V, diventato Papa, seguì la redazione del testo e lo fece esaminare da diverse commissioni. Fu pubblicato nel settembre del 1566 con il titolo “Catechismo del Concilio di Trento per i parroci”. Incoraggiò e spinse i vescovi a farlo insegnare, a istituire dei gruppi di catechesi e a tradurlo nelle diverse lingue. Obbligò a usare la Summa Teologica di S. Tommaso d'Aquino come testo di studio nei seminari e nelle facoltà di Teologia. E a tale scopo proclamò S. Tommaso d’Aquino “Dottore della Chiesa”. Incaricò anche Vincenzo Giustiniani, Maestro dell’Ordine Domenicano, e Tommaso Mauriquès, Maestro del sacro palazzo di preparare un’edizione completa delle opere di S. Tommaso e a questo scopo non risparmiò né denaro né attenzioni.
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San Pio V, il Papa di Lepanto Il pericolo dell’invasione turca Nel 1566, nello stesso anno in cui San Pio V fu eletto Papa, moriva Solimano il Magnifico. Questi era il temutissimo sultano turco che aveva conquistato l’Ungheria fino a minacciare la città di Vienna, e che aveva spinto il suo esercito fino in Persia. A Solimano il Magnifico successe il figlio Selim II, che ereditò dal padre il sogno di conquistare l’Italia e di unire così i domini di Roma e di Costantinopoli. Gli sforzi del Papa per difendere la cristianità Il Papa avvertì il pericolo turco e musulmano contro la cristianità e scrisse ai principi protestanti tedeschi: “Davanti al pericolo comune dimentichiamo tutte le nostre polemiche”. Ma l’appello non fu accolto. Dopo alcuni mesi di pazienti contatti riuscì a riunire le flotte venete, spagnole e pontificie sotto il comando di Giovanni d’Austria, fratellastro dell'imperatore spagnolo Filippo II. 7 ottobre 1571: il giorno della battaglia Era domenica 7 ottobre quando le flotte alleate incontrarono improvvisamente la flotta turca nel golfo di Patrasso, nei pressi del castello di Lepanto: la battaglia fu inevitabile e si protrasse da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio. Nonostante i turchi fossero superiori ai cristiani per numero di uomini e navi (300 contro le circa 210 dei cristiani) subirono una schiacciante sconfitta. Questa sconfitta segnò la fine del predominio turco nel Mediterraneo e sfatò il mito dell’invincibilità della flotta turca.
Anonimo (sec: XVI), La battaglia di Lepanto, Venezia, Museo Correr.
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La visione di San Pio V Dopo poche ore dalla battaglia, quella stessa sera, Pio V, mentre stava incontrando un suo collaboratore, tronca improvvisamente il discorso, corre alla finestra, la spalanca e resta attonito con gli occhi rivolti verso l’alto per un bel pezzo; quindi richiude la finestra, quasi per impedire a un segreto del cuore di sfuggire, ritorna dal suo collaboratore e gli confida: “Non è questo il momento per discutere di affari, ma per ringraziare Dio; l’ora della vittoria è suonata”. Il Papa si pone subito in ginocchio davanti ad un altarino. La notizia della vittoria giunse a Roma solo il 21 ottobre ma, per ispirazione divina, il Santo Pontefice aveva conosciuto la sera stessa della battaglia che tutta la cristianità era passata da una minaccia di morte alla sicurezza della vita. Pio V attribuì la vittoria alla protezione e all’intercessione della Vergine Maria. Perciò, pieno di riconoscenza e di gratitudine, l’anno successivo, il 1572, pochi mesi prima della sua morte, stabilì che ogni anno, il 7 ottobre, fosse celebrata una festa di ringraziamento in onore di Maria Regina della Vittoria o del Rosario.
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alcune “storielle” su san Pio V
P Reginaldo Fraciscio ha raccolto alcune “storielle” su S. Pio V: “storielle” che, se hanno il vantaggio di essere capite, gustate e lette da tutti, sono non da meno basate su rigorosi dati storici. IL PASTORE DI BOSCOMARENGO Fra Michele Ghislieri, divenuto papa nel 1566, era stato attaccato da un libellista per i suoi oscuri natali da cui dipendevano tanti errori. Il pontefice invitò l’ostile autore in Vaticano e gli disse: «Se voi aveste insultato il papa, vi avrei punito; siccome però ve la siete presa con fra Michele, andate pure in pace. Quanto all’aver scritto che non si può apprezzare chi come me ha pascolato le pecore, pazienza. Io non mi vergogno certo di aver avuto a che fare con gli agnelli prima di dover trattare con i lupi». GLI IDOLI IN VATICANO Papa Ghislieri non amava l’arte classicheggiante e pagana. Donò 127 reperti e sculture delle collezioni papali al Senato del popolo romano; altri dipinti e statue regalò ad alcuni cardinali e nel 1569 inviò all’imperatore Massimiliano II due statue più grandi del naturale rappresentanti un Ercole e un’Afrodite che poi finirono tra i beni dei Medici a Firenze (N.d.R.: poteva permetterselo, poiché all’epoca non c’erano né le Soprintendenze statali né la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa). Queste alienazioni furono dapprima giudicate favorevolmente, poi aspramente criticate. Il papa fece sapere testualmente: «Il pontefice non ha molto interesse per queste opere d’arte pagana, anzi considera sconveniente che degli idoli ornino il Vaticano».
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PROMESSA DALL’EBREO Pio V, quando era ancora un semplice religioso domenicano, aveva fatto amicizia con un ebreo onesto e facoltoso di nome Elia Circasso, che era poi il rabbino capo della sinagoga di Roma. I due conversarono spesso e parve che si potesse giungere a una conversione e al battesimo, magari amministrato dal frate in privato. Ma Elia Circasso esitava a compiere un passo così significativo anche per la comunità ebraica dell’Urbe. Diplomaticamente promise: «Ebbene, quando sarete papa, mi battezzerete voi in privato e senza dover chiedere il permesso a nessuno». La scherzosa promessa fu mantenuta quando il Ghislieri divenne prima cardinale e poi papa. Il vecchio Elia andò a rendergli omaggio pubblicamente: fu tirato in disparte e convinto a farsi battezzare: «Ho già pensato a darvi il nuovo nome: Michele! Volete?». L’altro pieno di commozione accettò e il battesimo avvenne in S. Pietro per mano del pontefice. Anche i figli del rabbino furono battezzati e tutti ebbero come nuovo cognome “Ghislieri”. UN BACIO AVVELENATO Una decina di artisti hanno effigiato Pio V che a Roma sfuggiva il pericolo di morte come già era sfuggito a un massacro a causa della sua predicazione quando era inquisitore generale. Il pontefice si era portato in Vaticano un crocifisso d’avorio che aveva tenuto nella sua cella da frate e usava baciarlo ai piedi prima di decidere su questioni importanti. I suoi nemici trovarono modo di cospargere i piedi di quel crocifisso con un potentissimo veleno che l’avrebbe ucciso in pochi istanti. I biografi unanimi raccontano che miracolosamente quel Cristo di avorio ritrasse i piedi sulla croce, appena il papa l’aveva preso tra le mani per i consueti baci alle sacre piaghe. Mostrata la cosa agli intimi, fu scoperto il proditorio attentato. Questo Crocifisso si conserva tuttora nel nostro convento di S. Sabina a Roma e lo si venera come ricordo d’una grazia speciale accordata dal Signore al suo servo fedele. LA MESSA DI PIO V Per benevola concessione della Santa Sede e a determinate condizioni, attualmente è permesso celebrare la cosiddetta “Messa di Pio V” in latino, ma con formulario diverso. Il santo pontefice nel 1570 aveva fatto pubblicare il nuovo Messale Romano in cui veniva resa obbligatoria al principio di ogni messa la recita del salmo Introibo del Confiteor e come epilogo l’intensa e sostanziosa invocazione del Placet. Vi fu inserito il Suscipe Sancta Trinitas, regolati i riti dell’Hanc igitur e del Per Ipsum, precisate le formule e le cerimonie della benedizione finale ed imposta la lettura dell’In Principium erat Verbum del prologo del vangelo di Giovanni.
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S. PIO V quinto centenario della nascita
il Convento di Bosco Marengo
S. Pio V, al contrario dei suoi immediati predecessori e successori, non progettò e non finanziò grandi opere architettoniche e artistiche per la città di Roma. Continuò la costruzione della Basilica di S. Pietro e fece costruire alcuni edifici monastici e religiosi, in particolare il monastero delle Monache Domenicane di San Sisto, sul colle Quirinale, che ora è diventato la sede della Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino, e il complesso conventuale di Santa Croce a Bosco Marengo, suo paese natale. Il Convento di Santa Croce, costruito per ospitare cento frati domenicani, fu soppresso con l’avvento di Napoleone. Riprese poi la sua vita normale ospitando anche un certo numero di domenicani francesi, compreso il loro animatore P. Enrico Lacordaire (che qui soggiornò dal 1841 al 1845). Questi religiosi più tardi rifondarono le comunità domenicane francesi. Il convento fu definitivamente soppresso nel 1855 dallo Stato italiano. Attualmente restaurato è utilizzato per scopi civili. Nelle foto: vista dall’alto; il loggiato superiore del Chiostro grande e il Chiostro piccolo
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BOLOGNA 26-29 MARZO 2004
CONVEGNO DEL ROSARIO con la partecipazione di alcuni Promotori Domenicani Europei
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n occasione del CONVEGNO annuale sul santo Rosario, fissato per domenica 28 marzo, si è svolto nel convento patriarcale di Bologna un incontro particolare nei giorni 27 e 29: infatti abbiamo invitato i Padri Domenicani Promotori del Rosario in Europa di cui siamo riusciti ad avere il recapito. Il tutto ha avuto inizio nel tardo pomeriggio del 26 marzo con l’accoglienza dei P. Promotori del Rosario d’Europa che, interpellati, avevano accolto l’invito; in serata è stata concelebrata l’Eucaristica nella cella di S. Domenico. I padri Promotori intervenuti sono: ✓ P. Ljudevit Josip Jed–ud o.p. per la provincia di Croazia ✓ P. Peter Vojtech Rakovsky o.p. per la provincia di Slovacchia in vece del Promotore ✓ P. Jean-Marie Schyma o.p. per la provincia di Austria e Germania del Sud ✓ P. Guy Tardivy o.p. per la provincia di Francia ✓ P. Mauro Persici o.p. per la provincia dell’Italia del Nord ✓ fr. François Mifsud o.p. per la provincia di Malta in rappresentanza di P. Ugo Cremona ✓ fr. Vincenzo Rosario Avvinti o.p. Mentre i Padri Promotori che, dispiaciuti, non hanno potuto partecipare per impegni assunti precedentemente e che quindi manterremo informati sono: ✓ P. Lorenzo Minetti o.p. per la provincia dell’Italia del Nord ✓ P. Antonio De Vivo o.p. per la provincia dell’Italia del Sud ✓ P. Eugenio Zabatta o.p. per la provincia dell’Italia centrale ✓ P. Juan Carlos Vaz Lucas o.p. per la provincia di Portogallo ✓ P. Miguel Iribertegui Eraso o.p. per la provincia di Spagna
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Bologna 26/29 marzo
La giornata del 27 marzo è stata interamente consacrata alla condivisione e alla preghiera… concludendosi nella cella in cui è morto san Domenico con la meditazione del santo Rosario nelle varie lingue europee e la preghiera di Compieta. Il 28 marzo è stato il giorno del Convegno del Movimento Domenicano del Rosario al quale hanno preso parte i rosarianti. Il Convegno ha avuto il seguente programma: ritrovo in piazza s. Domenico a Bologna, S. Rosario meditato nella Sala Bolognini del convento, tavola rotonda sul tema “Il Rosario in Europa” proposta dai pp. promotori europei, seguita da interventi dei partecipanti. Nel pomeriggio poi la presentazione della figura di Pauline Jaricot, terziaria domenicana venerabile e fondatrice del Rosario vivente con relativi interventi e testimonianze dei partecipanti. S. Rosario e concelebrazione Eucaristica di ringraziamento hanno concluso la giornata. Il mattino del 29 marzo la concelebrazione Eucaristica all’altare dell’Arca, che accoglie le spoglie mortali del santo Padre Domenico, è stata presieduta da p. Bernardino Prella o.p., priore provinciale della provincia S. Domenico in Italia. Poi, fino a tarda sera, sono continuati i lavori fra i vari Promotori ancora presenti affrontando diverse problematiche mariane comuni in tutta Europa. Nel corso del Convegno di domenica 28, sin dall’inizio, è stato messo in evidenza che nel Rosario oggi più che mai meditando gli episodi principali della vita di Gesù e Maria, chiamati Misteri, si rivela il misterioso e amorevole intervento di Dio nella storia umana. Per cui il cristiano sente il bisogno: di cambiare e di diventare migliore (ecco la conversione), di pregare perché il Signore lo aiuti nel suo cammino (ecco l’intercessione), di amare intensamente le cose di Dio trovando in esse una pienezza di bene (ecco la contemplazione) e infine di comunicare agli altri quelle verità divine che danno significato e gioia all'esistenza (ecco l'evangelizzazione). I Domenicani sono stati e sono i primi propagatori del Rosario: infatti ancora oggi la diffusione del Rosario, richiamata e ripropostaci da Giovanni Paolo II con la lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, avviene in tutta Europa non solo con la recita personale e la proposta dei singoli, ma anche e soprattutto attraverso il Movimento Domenicano del Rosario, organo ufficiale dei Padri Domenicani per la promozione, la diffusione e la cura della devozione mariana e rosariana perché, come ricorda la “Marialis Cultus”, «i figli di s. Domenico, per tradizione sono custodi e propagatori di così salutare devozione». Questo “mandato”, che da secoli la Chiesa ha affidato in modo particolare ai Domenicani, li ha sempre impegnati con grande fedeltà al Magistero; anche oggi si concretizza in vari modi: – la predicazione - che nella tradizione domenicana è chiamata «opus misericordiae» -“mariana o rosariana” di vario genere (conferenze, ritiri, esercizi spirituali, tridui, novene, settimane, mesi di maggio e ottobre, festività particolari, momenti di preghiera nelle comunità o nelle famiglie, incontri particolari con le varie categorie di fedeli, e quant’altro a questo proposito possa essere richiesto);
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Convegno del Rosario
– promozione delle tradizionali associazioni del santo rosario: “rosario vivente”, “gruppo o fraternita del rosario”, “ora di guardia o rosario perpetuo”; – costituzione di nuovi gruppi del s. rosario nelle comunità e nelle famiglie; - l’animazione e il sostegno ai vari gruppi del s. rosario già esistenti in qualsiasi ambito siano sorti, con eventuali proposte di attività, formazione ed incontri specifici; - la formazione dei responsabili nei vari gruppi di preghiera sia mariani che rosariani; – la “peregrinatio Mariae” specialmente in Italia (portando la statua della Madonna del s. rosario con S. Domenico e S. Caterina) che, promossa nelle comunità o direttamente nelle case, è finalizzata a stimolare la preghiera in famiglia e alla costituzione di nuclei di meditazione e preghiera “casalinghi” che si riuniscano periodicamente invitando vicini, amici e conoscenti… quel che in fin dei conti si propongono i “centri d’ascolto” qui si ripropone sotto lo sguardo materno della Vergine e con lo strumento privilegiato per l’approfondimento: il santo rosario meditato e condiviso; – la produzione di vari sussidi disponibili presso la sede del Movimento a sostegno della devozione mariana o rosariana; – la pubblicazione e diffusione di riviste per la formazione e il collegamento dei gruppi del s. rosario e dei singoli devoti della Beata Vergine e della Sua preghiera prediletta; – la promozione e la cura dei pellegrinaggi del s. rosario organizzati con delle giornate di ritiro celebrate nei luoghi mariani di maggior risonanza (Lourdes, Fatima, Loreto, Pompei, Czestockowa) o di importanza biblica (Terra santa, Grecia, Turchia, Siria). Il Rosario è una semplice ed elementare scuola di preghiera per chi già prega, ma anche per chi non sa ancora pregare e vuole imparare. Sono stati poi ribaditi i contenuti teologici del Rosario dove appaiono subito e in maniera evidente il carattere: trinitario, cristologico, biblico ed ecclesiale. Ma oltre a queste riflessioni prettamente teologiche i padri Promotori, nei loro interventi, hanno aiutato i convenuti al Convegno a cercare di capire altre problematiche che sono state appunto oggetto di discussione della tavola rotonda e delle conferenze avvenute il 28 marzo e precisamente: ✔ ✔ ✔ ✔ ✔
Il Rosario in Europa I gruppi del Rosario in Europa Problematiche derivanti dall’Anno del Rosario Possibile pianificazione per un unico programma Statuti e piano formativo.
Si è anche meditato sulla figura della venerabile terziaria domenicana PAULINE JARICOT con l’aiuto del P. Guy Tardivy o.p. che ha suscitato nei presenti un desiderio non solo di santità, alla quale tutti siamo chiamati, ma anche e soprattutto di attenzione alla sua opera per metterla in pratica anche ai nostri giorni come metodo di evangelizzazione del terzo millennio dell’era cristiana. Nel corso degli incontri fraterni i vari padri promotori si sono quindi avvicendati nel presentare le varie attività e le
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proposte di diffusione rosariana nelle loro nazioni manifestando un forte desiderio di seguire un piano unico che dia un forte segno di comunione di intenti e collaborazione fra le nazioni. Rallegrandosi per aver potuto finalmente condividere situazioni, progetti e speranze, gioie e dolori, perplessità e timori, luci ed ombre si è passati a trattare di varie problematiche che animano il mondo della pastorale mariana e rosariana: ✔ in primo luogo si espone ampiamente la questione posta in diversi paesi europei dal Movimento Sacerdotale Mariano di cui è promotore don Stefano Gobbi. Dopo aver lasciato che ognuno potesse esporre le proprie motivate perplessità ci si auspica una collaborazione per arrivare al più presto ad una chiarezza in questa incresciosa questione. ✔ Un’altra questione presa in esame è stata quella suscitata dalla proposta fatta da Sua Santità Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae con l’introduzione di altri cinque misteri, quelli della luce, presi dalla vita pubblica di Gesù trattata nei Vangeli. I Padri promotori convenuti in questa sede si sono avvicendati nel manifestare lo “smarrimento” che è sorto nei fedeli, ma anche in vari confratelli, a causa della mancanza di una doverosa spiegazione che aiutasse a integrare la visione tradizionale sul rosario, e la vita delle sue associazioni, con il provvidenziale intervento pontificio che con i nuovi misteri ha donato nuovi spunti. In Slovacchia e Croazia, ad esempio, nella formulazione che si sta operando nella rinascita dell’Ordine in quei paesi, considerando il Rosario di 20 misteri, i componenti dei gruppi del Rosario Vivente e delle altre associazioni rosariane sono stati definiti nel numero di 20, mentre nelle altre nazioni europee invece sono rimasti 15, anche se “perplessità e domande hanno affollato i nostri centri di diffusione del Rosario”. Il padre francese esponendo la perplessità dei fedeli francesi ha proposto una riflessione che portava a vedere i nuovi misteri proposti da Giovanni Paolo II nei misteri del gaudio come luce derivante dall’Incarnazione senza la quale non ci sarebbe stato nemmeno questo tipo di annuncio… ✔ c’è una gioia, quella dei misteri gaudiosi, che scaturisce essenzialmente dall’Incarnazione; ✔ così come c’è una luce, quella dei misteri luminosi, che scaturisce sempre dall’Incarnazione; perciò i misteri della luce, non sommando numericamente con i misteri tradizionali, sarebbero da intendere unicamente come un’estensione in parte dei misteri del gaudio, e in parte dei misteri del dolore: a questa riflessione si sono uniti anche gli altri padri promotori. Dalla storia sappiamo che i 15 misteri suddivisi in tre gruppi di 5 sono stati individuati in momenti ben precisi perché sintesi dei fondamentali misteri della vita Christi e della stessa fede cristiana. E questo anche se già all’inizio il certosino Domenico di Prussia individuò quei fatti che Giovanni Paolo II denomina misteri della luce come “clausole” per quegli eventi
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evangelici non ancora esposti come misteri del gaudio perché non era ancora stabilito lo schema tripartitico. E quanti dopo di lui: si veda l’opera del domenicano P. Alberto da Castelvetro (di cui P. Mauro dona a tutti i presenti un CD con il reportage fotografico dell’intero libro del 1521). Il B. Alano de la Roche o.p. poi, rendendo fisso il numero delle salutazioni angeliche quanti sono i Salmi del salterio davidico e dividendoli in 15 decine, suggeriva di meditare su parti del Vangelo a scelta tenendo però presente: le gioie (allegrezze di Maria), i dolori del Redentore e della Madre e la glorificazione di Cristo e della Madre. Nel 1500 S. Pio V con la lettera enciclica “Consueverunt” fissa e canonizza non solo questo metodo di preghiera ma anche i misteri che oggi noi abbiamo tra le mani per la contemplazione donando questo metodo a tutta la Chiesa come metodo per vincere le tribolazioni sia sociali (vedi le battaglie per la fede e la dottrina cristiana: battaglia di Lepanto, ecc.) sia individuali (vedi la tentazione quotidiana nella vita spirituale). Il suo successore poi, confermando questo metodo di preghiera, su proposta del domenicano G. Sprencer chiamerà i misteri gaudiosi quelli della gioia, dolorosi quelli del dolore e gloriosi quelli della gloria di Cristo, di Maria e della vita oltre la morte. Addirittura a questo metodo di preghiera attribuisce indulgenze e in modo particolare agli appartenenti a confraternite che assumono come compito specifico la preghiera e la diffusione del Rosario. Il motivo che rende stabili i misteri da contemplare con il Rosario deriva dalla Sacra Scrittura dove, a partire dai Vangeli e poi attraverso gli Atti degli Apostoli, appaiono quelli verso i quali è rivolta più attenzione sia nell’estensione che nella composizione. Infatti saranno questi i maggiori avvenimenti che i primi cristiani annunciano nella predicazione del messaggio lasciato da Cristo per la conversione… nel rosario appare evidente l’annuncio del kerigma: Gesù nato, morto e risorto per la nostra salvezza. Non ultimo apparirà chiaramente dalla predicazione di San Paolo che ne rende testimonianza esplicita in Filippesi 3, 6-11. Guardando allora al lato catechetico possiamo affermare che già dall’inizio della predicazione sono i misteri tradizionali che della vita di Cristo vengono ritenuti fondamentali per la conversione… un’altra testimonianza la troviamo nei primi concili dei successori degli apostoli quando ci si interroga sui suddetti misteri e sul perché e come sono misteri. I primi sette concili chiamati Cristologici discussero tanto sul Cristo che annunciavano, ma non tanto sul messaggio e sulla sua vita… perché per quanto riguarda il messaggio era dato evidente e chiaro, ma ad avere bisogno di luce erano proprio i fondamentali punti della Sua vita che tra l’altro riassumono e ne compendiano anche il messaggio espresso proprio nella vita pubblica. Quando finalmente a Nicea si raggiunge la chiarezza si annuncerà la fede attraverso l’Incarnazione, la Passione, la Morte e la Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo con la proclamazione ufficiale del Credo chiamato appunto
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Niceno. A livello catechetico dunque l’insegnamento dei primi concili espresso nel Credo e riportato dai Catechismi fino all’ultimo (Catechismo della Chiesa Cattolica) si struttura secondo le suddette parti principali concludendo con la vita della Chiesa terrena e oltre terrena e dunque anche con la vita oltre la morte. Già da questo esame storico è emerso in maniera evidente che quella del Papa non è stata una invenzione o una sua brillante idea ma una “ri-presentazione e una ripresa” di ciò che già era stato proposto secoli prima. Infatti proprio per tutti i contenuti espressi che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora il Rosario non poteva imporre o cambiare il Rosario, non sarebbe stato più il Rosario, infatti propone e non impone, lascia alla libera volontà e non afferma… ma li propone alla libera discrezione dei fedeli. Da questa argomentazione ne è nata poi un’altra circa i gruppi componenti il Movimento Domenicano del Rosario. Cosa proporre come condizione di appartenenza: 15 o 20 misteri? Conseguentemente, i gruppi rimangono di 15 persone o si portano a 20? Per tale argomentazione si è resa necessaria allora la lettura della lettera del Santo Padre dove al capitolo secondo al numero 19 dice: “Ritengo tuttavia che, per potenziare lo spessore cristologico del Rosario, sia opportuna un'integrazione che, pur lasciata alla libera valorizzazione dei singoli e delle comunità, gli consenta di abbracciare anche i misteri della vita pubblica di Cristo tra il Battesimo e la Passione… Questa integrazione di nuovi misteri, senza pregiudicare nessun aspetto essenziale dell’assetto tradizionale di questa preghiera, è destinata a farla vivere con rinnovato interesse nella spiritualità cristiana, quale vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria”. Da queste affermazioni allora sono derivate le seguenti conseguenze: una volta che la struttura storica e teologica non è stata modificata, allora, non verranno modificati né i gruppi né tanto meno gli obblighi dei membri delle varie associazioni rosariane. Rimane tutto “talis et qualis” e si propone alla libera volontà la contemplazione dei suggeriti misteri luminosi. Si conclude allora in maniera chiara ed esplicita che il Rosario con la contemplazione dei misteri luminosi (della vita pubblica) non è allo stesso livello del Rosario con la contemplazione dei misteri fondamentali “compendio del Vangelo”, ma sarà di pari valenza delle altre coroncine devozionali (pratiche di pietà) che aiutano ad una preghiera continua ma non indispensabili alla vita cristiana e non della stessa portata del Rosario propriamente detto con i 15 misteri. “Il Rosario, è stato ribadito, non è stato cambiato; è quello che abbiamo tra la mani, il Rosario di 15 misteri. Secondo questa chiarezza anche i gruppi del movimento domenicano del Rosario, è stato dettato con forza, devono pregare e questo devono diffondere… e questo anche se, prudente-
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mente, ci si ripromette di riparlarne alla prossima occasione lasciando, per rispetto, che per ora ogni Promotore continui nella direzione già intrapresa. Dalla profonda esperienza di comunione che si è avuta tra i promotori d’Europa è emersa poi una proposta che oltre ad essere una proposta è stata interpretata come autentica mozione dello Spirito di Dio che anima e guida la vita dei suoi figli. La proposta consiste nel continuare questo spirito di comunione sia per condividere pareri, sia per condividere proposte ed avere così una proposta unica per tutta Europa (ove possibile), ma soprattutto per cercare insieme come gli apostoli nel cenacolo e secondo la nostra spiritualità le risposte alla società odierna e non solo alla società ma ad ogni questione che nasce nei gruppi del Rosario e nella Chiesa tutta (ovviamente per ciò che riguarda l’ambito specifico della mariologia e della pietà popolare in particolar modo nel Rosario). A questo fine ci si ripromette di ripetere l’esperienza presso il nostro convento di Vienna per il prossimo 10 aprile 2005. Le parole forti e significative di Paolina Jaricot nelle quali si coglie l’intero suo progetto rosariano, e che il P. Guy Tardivy ha letto all’assemblea dei convenuti la domenica pomeriggio, possano guidarci portando luce al nostro operato: “Posso dire della devozione del rosario, ciò che la Scrittura dice della saggezza: «con essa ho ricevuto tutti i beni!». La meditazione dei misteri del santo rosario ha prodotto nel mio spirito il disgusto per tutti i ragionamenti vani della saggezza umana, e mi ha convinta di questa verità: che la salvezza della Francia, come pure la salvezza dell’universo sta unicamente nella conoscenza, nella memoria, nella contemplazione dei misteri della vita e della morte di un Dio che si è fatto uomo e vittima per amore dell’uomo. Inoltre, in virtù del rosario il mio debole cuore ha osato unire la sua voce a quella del Salvatore, il quale nelle sue lagrime, nella sua povertà e sofferenza, non ha smesso mai, nella sua vita mortale, di far risuonare le richieste del «Padre Nostro». Attraverso la meditazione dolce e continua di questi misteri ho compreso che ogni più piccolo gesto del Verbo incarnato dava gloria al Padre Celeste e in seguito ho compreso anche la riparazione sovrabbondante che una sola goccia di sangue di Gesù Cristo, una sola delle sue lagrime, uno solo dei suoi sospiri ha offerto alla Giustizia, per cancellare e riparare i peccati del mondo. Così ho sperato con una certezza intima, completa, che sarei stata esaudita, e, provando un sentimento di confidenza assoluta verso il Redentore Onnipotente, ho dimenticato la mia personale indegnità, e ho chiesto tutto, ho sperato tutto, ho atteso tutto, nella convinzione che il cristiano, in qualunque modo egli sia, ha il diritto a far prevalere in umiltà i meriti del suo Signore e che nulla gli può essere rifiutato quando parla alla Giustizia Suprema mediante le piaghe di Gesù Cristo per la via di Maria”. fr. Vincenzo Rosario M. Avvinti o.p.
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SI SENTIREBBE UN PO’ MENO SOLO…
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artecipare al Convegno del Rosario di Bologna, il 27 e 28 marzo, è stata una bella esperienza: la presenza dei Padri Promotori del Rosario di Francia, Malta, Croazia, Slovacchia e Austria, oltre a P. Mauro per l'Italia, mi ha dato la possibilità di conoscere come viene vissuto il Rosario in altri paesi europei. Ne è emerso che per tutti l'impegno più grande è quello di diffondere il Rosario come lettura del Vangelo, e perché questo avvenga bisogna che recitandolo si faccia un passo avanti e non lo si viva come una semplice sequela di preghiere, ma come una scuola di meditazione sulla vita, passione, morte e resurrezione di Gesù e l'unico mezzo per fare questo salto in avanti è quello di meditare, e non solo recitare, il rosario. Meditato, il Rosario diventa molto più che una preghiera, diventa un incontro continuo con Gesù attraverso Sua Madre. Secondo me imparare a meditare il Rosario può aiutarci anche ad avvicinarci ai Vangeli e alla Bibbia e quindi alla Parola che per noi Cristiani dovrebbe essere l’unica fonte da cui attingere modelli per la nostra vita quotidiana. Mi dispiace solo che raramente il Rosario è presentato in questo modo (più spesso, in verità, non viene presentato per nulla), e quindi, come sempre, è difficile cambiare le abitudini, per brutte che siano, specialmente se questo cambio implica un supplemento di impegno e applicazione. Fra poco comincerà il mese di Maggio, come sarebbe bello se in tutte le chiese si meditasse il Rosario nel modo che più ci avvicina a Gesù, forse anche Lui si sentirebbe un po’ meno solo, visti i tanti Giuda e Pietro del nostro tempo.
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MOVIMENTO DOMENICANO DEL ROSARIO
Pellegrinaggi del Rosario guidati dai Frati di San Domenico
Loreto Pompei Padre Pio dal 29 ottobre all’1 novembre 2004 in pullman dai luoghi di raduno Termine ultimo per le iscrizioni 15 settembre 2004
Esodo sulle orme di Mosè dal 27 dicembre 2004 al 6 gennaio 2005 in aereo da Milano, Venezia, Trieste
Termine ultimo per le iscrizioni 30 ottobre 2004
Lourdes dal 10 al 12 febbraio 2005 volo speciale da Bologna Termine ultimo per le iscrizioni 15 novembre 2004
Per ogni informazione P. Mauro Persici o.p. tel 335 5938327 oppure www.sulrosario.org (voce pellegrinaggi) organizzazione tecnica: Eteria Viaggi s.r.l.
da allora è entrata...
testimonianze
Circa un anno fa, durante una riunione del Consiglio Pastorale, il nostro Parroco, monsignor Giuseppe Costalonga, scagliò il suo “fulmine a ciel sereno”: "Ho intenzione di fare a Camolli una “peregrinatio Mariae”"! All’oscuro della cosa, tutti rimanemmo di sasso chiedendoci cosa fosse: perciò furono subito chiesti chiarimenti e aiuto a Padre Mauro, promotore e responsabile dell’iniziativa e, dopo alcuni incontri cominciammo a mettere a fuoco l’importanza e la profondità di questo avvenimento. Finalmente… il 26 ottobre 2003, l’inizio: un’intera settimana di “Missione Mariana” durante la quale tutte le famiglie della parrocchia sono state raggiunte dall’annuncio della proposta della visita di Maria con la recita del santo rosario. E’ stata una settimana intensa, ricca di spunti, preghiera e meditazione e, a volte di riavvicinamento alla realtà dello Spirito, conclusasi la domenica con la consegna dell’immagine della Madonna alla prima famiglia. Da allora Maria è entrata di settimana in settimana nelle case delle nostra comunità parrocchiale e la lista d’attesa va, inaspettatamente, sempre aumentando. La costante ed insistente preghiera nel totale affidamento a Maria con i quali sia il Parroco prima e in seguito tutta la comunità hanno preparato ed accompagnato la “peregrinatio” ha sciolto le perplessità, i dubbi e le resistenze dei primi giorni. Una coppia di sposi della comunità segue con costanza questo cammino, preparando ed accompagnando la famiglia ad accogliere e a pregare insieme con la Vergine… anche il Parroco almeno una volta alla settimana entra nella famiglia unendosi al momento di comune preghiera. Proprio queste persone sono testimoni che le famiglie coinvolte stanno accogliendo l’immagine della Beata Vergine Maria con gioia ed entusiasmo manifestando spesso visibile emozione al momento del saluto. In alcuni casi, le famiglie che in questi mesi si sono unite nella comune preghiera quotidiana con Maria, stanno continuando questa feconda esperienza. La parrocchia di Camolli
La “Peregrinatio Mariae” è stata promossa: ◗ dall’equipe di collaboratori nelle provincie di Milano e Varese: a Lissone (Mi) da Concetta D’Alessandro Salemi dal 21 gennaio al 16 febbraio; da Mario e Franca Turrini dal 16 al 23 febbraio; a Busto Arsizio (Va) da Paola Valvo dal 23 febbraio al 18 marzo; a Gorla Minore (Va) da Pina Mazzamuto dal 18 marzo al 9 aprile.
◗ dalla Confraternita del S.Rosario di S.Giorgio a Morgeto (Rc): dalla famiglia Giacomo Addario dal 29 ottobre al 4 novembre; dalla famiglia Salvatore Monteleone dal 5 al 11 novembre; dalla famiglia Domenico Raco dal 12 al 18 novembre; dalla famiglia dott. Luigi Locopo dal 19 al 25 novembre; dalla famiglia Annunziata Beltempo dal 26 novembre al 2 dicembre; dalla famiglia Giuseppe Condello dal 3 al 9 dicembre; da Antonietta Mammoliti dal 10 al 16 dicembre; dalla famiglia Salvatore Pezzano dal 17 al 23 dicembre; dalla famiglia Giorgio Ligato dal 24 al 30 dicembre; …………………… dalla famiglia Rao Giuseppe il 3 maggio; dalla famiglia Peppina Fiore il 4 maggio; dalla famiglia Domenico Luccicano il 5 maggio; dalla famiglia Giorgio Belcatro il 6 maggio; dalla famiglia Giovinazzo il 7 maggio; dalla famiglia Giovinazzo l’8 maggio; dalla famiglia Raso Casentino il 9 maggio; dalla famiglia Giovanni Macrì il 10 maggio; dalla famiglia Salvatore Raso l’11 maggio; dalla famiglia Raso Amato il 12 maggio; dalla famiglia Antonio Amato il 13 maggio; dalla famiglia Antonio Sorbara il 14 maggio; dalla famiglia F.lli Fazari il 15 maggio; dalla famiglia Pronesti Maugeri il 17 maggio; dalla famiglia Giacomo Fonte il 18 maggio; dalla famiglia Valerioti Francesco il 19 maggio; dalla famiglia Concetta Sorrenti il 20 maggio; dalla famiglia Concetta Nasso Spanò il 21 maggio; dalla famiglia Vincenzo Fazari il 22 maggio; dalla famiglia Giorgio e Marilena Ligato il 24 maggio; dalla famiglia Salvatore Monteleone il 25 maggio; dalla famiglia Vittorio Nasso il 26 maggio; dalla famiglia Mattiola Giovinazzo il 27 maggio; dalla famiglia Carmelina Sorrentino il 28 maggio; dalla famiglia Fazari Pezzano il 29 maggio; dalla famiglia Cannatà Furfaro il 29 maggio.
◗ dal Padre Promotore nella parrocchia S. Ignazio a Filottrano, in provincia di Ancona: da Liduino Faloppa dall’11 al 18 aprile; da Giuseppe Saraceni dal 18 al 25 aprile; da Achille Andreola dal 25 aprile al 2 maggio; da Gino Saraceni dal 2 al 9 maggio; da Bruno Martinangeli dal 9 al 16 maggio; da Gino Cesaretti dal 16 al 23 maggio; da Italo Villini dal 6 al 13 giugno.
◗ dal Padre Promotore in provincia di Pordenone: a Tamai di Brugnera: da Roberto Camol dal 9 al 15 maggio; a Maron di Brugnera: da Roberto Breda dal 25 aprile al 2 maggio; a Brugnera: da Venanzio Baita dal 23 maggio al 6 giugno; a Fontanafredda: da Alessandro Bergamo dal 20 al 27 giugno; da Ezio Pavan dal 28 giugno al 4 luglio; a Sacile: da Reginaldo Vendrame dal 25 aprile al 2 maggio; da Gabriella Carli dal 2 al 9 maggio; da Maurizio e Domenico Gava dal 13 al 19 giugno; a Camolli di Sacile: da Ambrogio Zamai dal 16 al 23 maggio; a Camolli di Fontanafredda: da Ezio Pavan dal 6 al 13 giugno.
◗ dall’equipe di collaboratori in Romagna: a Solarolo (Ra): da Gian Luigi Fagnocchi dal 28 gennaio al 29 febbraio; nella parrocchia di Gaiano dall’1 al 7 marzo; nella parrocchia di Casamola dall’8 al 14 marzo; da Giorgio Orantes dal 21 al 28 marzo.
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nuovi iscritti al movimento domenicano del rosario
A) SONO STATI ISCRITTI ALL’ASSOCIAZIONE DEL ROSARIO VIVENTE: 1. dalla segreteria: Marco D’Amato di Firenze; Luigi Di Teodoro di Colonnella (Te); Anna Turini di S. Giovanni Valdarno (Ar); Teresa Gianoli di Milano; Massimo Rosati di S. Bartolomeo al Mare (Im); Laura Pittiglio di Medicina (Bo); Daniela Ottolini di Cavriago (Re); Mauro Cagnazzo di Salice Salentino (Le); Vincenzo Putorti di Reggio Calabria; Rosanna Boccacci di Genova; Anita Baraldini di Mirandola (Mo); Alessandro Tassin di S.Martino (Fe); Federico Golfarini di Casalecchio di Reno (Bo); Luigi Stabile e Maria Vitrugno di Acquarica di Lecce. 2. dalla sig.a Paola Valvo di Busto Arsizio (Va): Adalgisa Giangrande di Avola (Sr); Sebastiana Di Maria di Noto (Sr); Maria Rita Scrinieri di Milano; Marinunzia Di Lena e Carmen Totaro di Legnano (Mi); Anna Meneguzzo, Giovanna Pinotti e Lucia Corcella di Borgonuovo di Pontecchio Marconi (Bo); Rita Zitello e Carmencita Picaro di Pian del Voglio (Bo); Rosa Gagliardi di Bari; Maria Esposito, Rosalino Catoggio, Michele Catoggio e Raffaele Maiello di Busto Arsizio (Va). B) SONO STATI ISCRITTI ALLA FRATERNITA O GRUPPO DEL ROSARIO: 1. da fr. Vincenzo Rosario Avvinti di Barra (Na): fr. Alessio Giovanni Maria Romano o.p. di Parabita (Le); fr. Antonio Benedetto Idda o.p. di Ittiri (SS); Fr. Roberto Viglino o.p. di Alessandria; fr. Simone Bellomo o.p. di Piani d’Archi (Ch); fr. Davide Maria Traina o.p. di Torino; Francesco Marino di Bitritto (Ba); Padre Eugenio o.p. di Barra (Na); Fra Gennaro o.p. di Barra (Na); P. Angelo Maria Abbondandolo di Cercemaggiore (Cb); Suor Margherita Seclì di S.Anastasia (Na); Suor Carmela Parente di Catanzaro; Suor Angelina di Barra (Na); Anna Scala, Angela Madonna e Maria Bevilacqua di Barra (Na). 2. dalla segreteria: Massimo Rosati di Torino; Debora Guachi di Pesaro; Maria Casadei di Gambellara (Ra); Sara Sabbatani di Ravenna; Fausta Galli di Fiorenzuola (Pc); Sabrina Cacciotti di Roma; Giuliano Bolzan di Firenze; Francesca Romana Sabella di Grosseto; Mario Supino, Rosa Mele, Gennaro Boccia, Maria Esposito, Pasquale Guadagnuolo, Luigia Andolfo e Giuseppina Arena di Barra (Na). 3. da Luigi Cipriano dal Canada: Rolando Baldazzi, Tina D’Aurizio, Maria Ruzzi, Maria e Nicolina Tata di Oakville; Emilia Cacciamo e Angelina Siciliano di Toronto; Anna Russo di Queensville; Filomena Di Cerbo di Mississauga; Pasqualina Di Cerbo e Maria Di Matteo di North York; Giovanna e Maria Geraneo di West Hill; Maria Faraone di York e Carmina Palestina di Bolton. 4. da fr. Vincenzo Rosario Avvinti di Barra (Na): Antonietta Samberti, Francesca Ottaviano, Teresa Scognamiglio, Rosa Aprea, Antonietta Ferrara, Carmela Pistacchio, Rita Anastasio, Anna Roccia, Franco Punzone, Ottavio Ottaiano, Gaetano Palumbo, Patrizia Casapulla, Lucia D’Ambrosio di barra (Na); Anna D’Esposito e Immacolata Rizzitelli di S. Giorgio a Cremano (Na). 5. dalla segreteria: Giovanni Battista Marino di Laurignano di Dipignano (Cs); Rosanna santoni e Anna Maria Morgoni di Porto Potenza Picena (Mc); Giorgio Fermani di di Civitanova Marche (Mc); Ornella Del Muro di Ancorano (Te); Angela Seregni di Paterno Dugnano (Mi); Adele Gola di Potenza Picena (Mc); Iolanda e Patrizia Mordini di Recanati (Mc); Rosella Franchi di Milano; Giuseppe Leone di Pesaro; Francesca e Anna Maria Macaluso di Palermo; Maria Muzio di Giovecca (Ra); Henry Mansour di Nazareth (Israele). 6. da fr. Vincenzo Rosario Avvinti di Barra (Na): Piccolo Lucia e Carolina Guida di Ponticelli (Na); Giuseppina Di Franco, Maria Battisti, Maria Rosaria Solimene, Lucia D’Avina, Margherita Borrelli, Vincenza Bastone, Carmela Esposito, Elisa D’Alessandro, Fortuna Scognamiglio, Antonietta Romano, Pasquale Scola, Maria Scola, Anna Piccolo di Barra (Na). C) SONO STATI ISCRITTI ALL’ORA DI GUARDIA: P. Giovanni Battista Marino il 13 di ogni mese dalle 23 alle 24. D) SONO STATI NOMINATI ZELATORI O ZELATRICI: Giacomo Casoli di Reggio Emilia; fra Vincenzo Rosario Avvinti di Barra (Na); Neris Stefani di Campodarsego (Pd); Matilde Neri di S. Cassiano (Ra).
Ricordo che per gli iscritti (vivi o defunti) alle Associazioni del Rosario nella Basilica Patriarcale di S. Domenico a Bologna nelle prime quattro domeniche del mese, alle ore 18, viene celebrata una santa messa.
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Gino e Rosetta Uggeri; Giuseppe Scarnato; Mario e Gina Ferrari; Parrocchia di S.Ignazio di Filottrano (An); Partecipanti al convegno del rosario del 28 marzo; Parrocchia Immacolata Concezione di Montanara (Mn); Angela Portini; Elena Augusti; Rocchi Bazzarini; Paolino e Beltrame Uliana; Nocita Buzzacchi; Claudio Campanella; Maria Carella Virgili; Clarice Rinaldi; Russo Di Martino; Margherita Giadrossi Dalfiume; Paola Grassi; Don Damiano Marco Grenci; Enrico Lambertini; Antonio Luna; Ermina Mazzaretto con 20 abbonamenti; Giuseppina Poletto; Mina Raffaelli; Espedito e Pina Riccio; Silvia Sangiorgi; Lucia Schiavo; Anna Stamerra; Lodovico Stamerra; Arieda Tavano; Giancarlo Tione; Marta Vicentini; Piccola Opera del Divino Amore; Agnese Masenello; Maria Teresa Cenciarini; Anna e Teresa Bolmini; Ennio Borin; Lucia Carli; Maria Santilli; Jole Sedani; Grazia Stevani; Fulvia Vatta; Jolanda Martelli; Francesca Romana Sabella; Gabriele Da Ros; Domenicane Missionarie di S.Sisto; Maria Formaggio; Giuseppina Saratti; Antonia Sgrò; Maria Vittoria Tommasini; Lucia Landonio; Francesco Maulà; Anna Fiengo; Felicia Persico; Aurora Simoncelli; Monastero S. Chiara; Maria Grazia Cambogiani; Sergio Cavelli; Silvia Vita Seppi; Orietta Rabini; Anna Maria Galuppi; Maria Teresa Vinello; Bianca Maria Castelli; Don Luigi Pasinato; Parrocchia di Serramazzoni (Mo); Casa Beata Osanna Andreasi; Mario Buresta; Paolo Cipriani; Liviano Del Piccolo; Marta Fantuzzi Vacchi; Luisella Pivato; Lorenzo Pedali; Anita e Fabio Regeni; Nini Gavina Zanucchi Pompei; Angiolina Gualandi; Corrado Bergamini; Gina Angioletti; Maria Anna Betty Bognanni; Marco D’Amato; Gabriele Da Ros; Luciano Marinelli; Caterina Monti; Nazzarena Mori; Guido e Gabriella Pioppi; Maria Sandonà; Santuario della Madonna del Pelingo (Pu); Famiglia Persici; Maria Diletta Montanari; Famiglia Marcocci; Milena Gurioli; Donella Briguglio; Rinaldo Pestrin; Salvatore Balistrieri; Michele Giuseppe Bertè; Vera Capucci Pensalfini; Paola Marra; Trieste Picuti; Maddalena Piermarini; Grazia Stevani; Maria Toscani; Marco e Barbara Trentini; Maria Letizia Galeazzi; Angela Russo; Don Giuseppe Bergamaschi; Piero De David; Giovanni Nosari; Maria Santilli; Franca Tornelli; Confraternita del Rosario di San Giorgio Morgeto (Rc); Dorotea Lancellotti; Anna Scarpenti; Partecipanti alla Peregrinatio Mariae di Solarolo (Ra); Clemente Simeon; Rita Rebustini; Ongaro Danilo; Alberto Minisini; Alda Meinero; Lucia Marchesano; Anna Mariani; Teresa Gianoli; Erminia Balena; Mirella Caffarra; Famiglia Chiereghin Boscolo; Gloriana Ciccarelli; Gaetano Giovanni Covezzi; Francesco D’Aurelio; Aurora De Dominicis; Luigi Di Teodoro; Maria Esposito; Mirella Esposti; Giuseppina Franceschelli; Maria Mainini;Silvia Marconi Arduini; Enrica Minelli; Luciana Montanari; Bruna Pivetta; Giovanna Simoncini; Anita Vecchi; Nicola Fiasconaro; Mario Vicariotto; Gruppo del Rosario di Montodine (Cr), Maria Donati, Aida Romano, Gruppo del Rosario del quartiere Don Bosco a S.Felice sul Panaro (Mo); Galliano Picaro; Tosca Pretin Carraro; Mauro Cagnazzo; Rosa Lemut; Suor Maria Rosilda Favaretto o.p.; Fausto Bizzarri; Mirko Bazzarro; partecipanti all’incontro dei collaboratori il 3 e 4 luglio; Alda Bini Bonzi.
2) in memoria dei defunti, per preghiere, chiedere grazie o celebrazione di ss. messe: N.N. per Giuseppe ed Enrica Marcelloni, per Italo Maria e Gilda Evangelisti, per defunti Cesare Piccini; Tilde De Fanis per la figlia Francesca; Lorenzo Pedrali per un’anima abbandonata del purgatorio; Anna Minto per defunto Nereo; N.N. per famiglia Mattioli; N.N. per famiglia Bonomi; N.N. per un bambino di nome Gilberto; Maria Vittoria Marastoni Carducci per Francesco e Roberto; Ambretta Negri per una sua amica; Maurizio e Maria Paola Arceri secondo le loro intenzioni; Bianca Maria Castelli per la famiglia; Carlo Lezzi; Famiglia Radi Cipriani per Luigi e Amato, Gino e Mario, Enrico e Carola, Fulvio e Gemma, Paolo e Maria, Romano e Maria, Enrico e Carola, Amato e Mario, Amato e Eugenio, Amato e Ersilia; Famiglia Persici in suffragio di Maurizio; Ilaria Giannarelli secondo le sue intenzioni; Debora Trombettoni secondo le sue intenzioni; Angelo Russo secondo le loro intenzioni; Confraternita del Rosario di San Giorgio Morgeto (Rc); Giampaola Negri una per famiglia di Laura e una per famiglia di Rosanna; Elisabetta Rocchetti una per la famiglia e una per Melania Romana; Massimo Restano per i defunti della Famiglia; da Maria Cipriano in memoria dei defunti Cipriano e Di Tommaso.
3) per acquisto di sussidi: Partecipanti al convegno del rosario del 28 marzo; Bruna Molinari; Negozio dei ricordi della Basilica San Domenico di Bologna; Suor Innocenza Casanova; Maria Grazia Crasà; Caterina Della Torre; Alberta Dufour Multedo; Silvano Ferrari; Glauca Menduini; Bruna Bonazzi; Don Lorenzo Paglioni; Grazia Caravaggio; Bianca Maria Castelli; Fr. Vincenzo Della Pietra o.p.; Monastero Domenicano “Ara Crucis” di Faenza (Ra); Padri Domenicani di Fontanellato (Pr); Parrocchia S. Croce; Glauca Menduini; Pietra Buscetta; Don Luciano Volpe; Emanuela Gorreri e Ilaria Giannarelli; P. Giustino Casciano; Anna Scarpenti; Fausto Bizzarri; Mariella Alberini; Fra Vincenzo Rosario Avvinti o.p..
4) per le adozioni a distanza: Paola Fabbi; Ambrogio Caserini per Ana Paula Ferreira Caetano; Giampaola Negri per Isabela Oliveira Riston; Dorotea Lancellotti per Camila da Silva Rodriguez; Michele Ravaioli per Igor Wielington Verissimo; Ambretta Negri per Lucas Oliveira Riston; Ada Giacomello per Matheus Alves Siqueira; Andrea Vanti per Cristina Ferriera Traina; Maura Persici per Garcia Alex Aparecido; Ilde D’Algenio per Luiz Eduardo Brechò Dos Reis; Anna Scarpenti per Ariane Batista De Souza. HANNO COLLABORATO CON LA LORO OPERA: Coordinatori regionali per aver promosso la partecipazione al Convegno di Bologna; Marcella Soravia e Ennio Francescato per servizio di traduzione simultanea; Maria Pia Bartoli; Ilaria Giannarelli; Elvio Barzotti; Fausto Bizzarri; Vittoria Radi; Ambretta e Giampaola Negri; Domenica Cangiotti; Emanuela Gorreri; Padri della Comunità di Fontanellato (Pr).
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pagina della riconoscenza
HANNO INVIATO OFFERTE: 1) per onorare la B.Vergine, sostenere ROSARIUM e il Movimento del Rosario:
Raduni del Rosario
11 settembre 2004 Raduno del Rosario alla Madonna Missionaria di Tricesimo (Ud) ore 10,00 ore 10,30 ore 11,30 ore 12,30 ore 14,00 ore 15,00 ore 15,30 ore 16,15 ore 17,00
Ritrovo davanti al Santuario Celebrazione di un’Ora Mariana Conferenza del Padre e interventi Pranzo al sacco Testimonianze, interventi ed avvisi Riflessione personale Celebrazione della Santa Messa Adorazione Eucaristica Conclusione e saluto
19 settembre 2004 Raduno del Rosario nella chiesa di San Domenico di Ancona ore 10,00 ore 10,30 ore 11,30 ore 12,30 ore 14,00 ore 15,00 ore 15,30 ore 16,15 ore 17,00
Ritrovo dalle Pie Venerine in via Matteotti Celebrazione di un’Ora Mariana Conferenza del Padre e interventi Pranzo al sacco Testimonianze, interventi ed avvisi Spostamento a San Domenico Celebrazione della Santa Messa Adorazione Eucaristica Conclusione e saluto
25 settembre 2004 Raduno del Rosario al Duomo di Argenta (FE) ore 10,00 ore 10,30 ore 11,30 ore 12,30 ore 14,00 ore 14,30 ore 15,30 ore 16,00 ore 17,00
Ritrovo presso il DUOMO di Argenta Ora Mariana e Adorazione Conferenza del Padre e interventi Pranzo al sacco Visita alla tomba del martire Don Minzoni Testimonianze, interventi ed avvisi Processione al Santuario della B.V. Maria Concelebrazione S. Messa alla Celletta Conclusione e saluto
Per ogni informazione P. Mauro Persici o.p. tel 335 5938327 oppure www.sulrosario.org (voce Raduni del Rosario)
In caso di mancato recapito inviare all’ufficio di Bologna CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa