Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art ,1 comma 2, DCB Bologna - Anno XXXVIII - n.3 - III trimestre
Movimento Domenicano del Rosario - Provincia “S. Domenico in Italia”
3/2005
ROSARIUM
LETTERA DEL PROMOTORE
Pubblicazione trimestrale del Movimento Domenicano del Rosario
Proprietà: Provincia Domenicana S. Domenico in Italia via G.A. Sassi 3 - 20123 Milano Autorizzazione al Tribunale di Bologna n. 3309 del 5/12/1967 Rivista fuori commercio
Le spese di stampa e spedizione sono sostenute dai benefattori Anno 38°- n. 3 finito di stampare il 20 luglio 2005 stampa: Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s. Milano - via P. della Francesca 38
Movimento Domenicano del Rosario Via IV Novembre 19/E 43012 Fontanellato (PR) Tel. 0521822899 Fax 0521824056 Cell. 3355938327 e-mail movrosar@tin.it
Gentilissimi lettori, questo numero di ROSARIUM dovrebbe esserVi recapitato in tempo utile perché, tornando alle normali occupazioni, possiate prepararVi a vivere in comunione il prossimo mese mariano... ottobre! Maggio e ottobre, mesi mariani per eccellenza, sono l’occasione per elevare una corale preghiera che vivifica un fecondo apostolato... come faccio a dirlo? Vorrei narrarVi tanti episodi di cui in qualche modo sono stato protagonista o di cui vengo a conoscenza... vorrei li conosceste tutti perché danno gioia e corroborano quel timido slancio che normalmente si custodisce in cuore senza dargli tanto ascolto: che peccato sciupare tante forze per il solo fatto di non azzardarsi o perché non ce la sentiamo... e questo mentre il mondo aspetta! Certo, da soli è difficile ma in comunione con gli altri? D’altra parte, è proprio a questo livello che vorremmo porci al servizio di una comunione che è occasione di confronto, dialogo, preghiera, formazione, amicizia, sostegno ecc. ecc. ma soprattutto libera da quella solitudine che, a lungo andare, spesso, finisce per spegnere ogni slancio o peggio ancora per essere foriera di una contro-testimonianza. Invocando la protezione della Madre Celeste, regina del santo rosario, Vi attendo ai vari Raduni regionali. fr. Mauro
SOMMARIO
www.sulrosario.org CCP. 22977409
Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. L’invio delle fotografie include il consenso per una eventuale pubblicazione.
In copertina: La Chiesa delle Beatitutdini in una foto di Paolo Gavina
Discorso di S.S. Benedetto XVI
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Mariologia (I): Maria nel Vecchio Testamento
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Bologna 17 aprile: Convegno del Rosario
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Testimonianze
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Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
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Lotteria
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Nuovi iscritti
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Pagina della riconoscenza
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Foto di pag. 5 e seguenti: DUCCIO, Madonna in trono con angeli, santi e apostoli, Siena, Museo dell’Opera del Duomo.
27 - 31 ottobre 2005 in pullman termine iscrizione: 15 settembre
28/12/2005 - 7/1/2006 in aereo termine iscrizione: 30 ottobre
10 - 12/2/2006 in aereo da Bologna termine iscrizione: 15 novembre
Per ogni informazione rivolgersi a Padre Mauro tel 335 5938327 o consultare il sito internet “www.sulrosario.org” alla voce “Pellegrinaggi”
DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI durante la celebrazione mariana per la conclusione del mese di maggio in Vaticano Cari Fratelli e Sorelle! Con grande gioia mi unisco a voi al termine di questo incontro di pre g h i e ra, promosso dal Vicariato della Città del Vaticano. Vedo con piacere che siete in molti radunati nei Giardini Vaticani, per la conclusione del mese di maggio. In particolare, tra voi ci sono tante persone che vivono o lavorano in Vaticano e le loro famiglie. Saluto tutti cordialmente; in special modo i Signori C a rdinali ed i Vescovi, iniziando da Monsignor Angelo Comastri, che ha guidato que s t ’ i n c o n t ro di preghiera. Saluto poi i sacerdoti, i religiosi, le religiose presenti, con un pensiero anche alle Suore contemplative del Monastero Mater Ecclesiae a noi unite spiritualmente. Cari amici, siete saliti alla Grotta di Lourdes recitando il santo Rosario, quasi rispondendo all’invito della Vergine ad elevare lo spirito verso il Cielo. La Madonna ci accompagna ogni giorno nella nostra preghiera. Nello speciale Anno dell’Eucaristia, che stiamo vivendo, Maria ci aiuta soprattutto a scoprire sempre più il grande sacramento dell’Eucaristia. L’amato Papa Giovanni Paolo II nell’ultima Enciclica - Ecclesia de Eucharistia - ce l’ha presentata come “donna eucaristica” nell’intera sua vita (cfr n. 53). “Donna eucaristica” in profondità, a partire dal suo atteggiamento interiore: dall’Annunciazione, quando offrì se stessa per l’incarnazione del Verbo di Dio, fino alla croce e alla risurrezione; “donna eucaristica” nel tempo dopo la Pentecoste, quando ricevette nel Sacramento quel Corpo che aveva concepito e portato in grembo. In particolare oggi, con la liturgia, ci soffermiamo a meditare il mistero della Visitazione della Vergine a santa Elisabetta. Maria si reca dall’anziana cugina Elisabetta, che tutti dicevano sterile e che invece era giunta al sesto mese di una gravidanza donata da Dio (cfr Lc 1,36), portando in grembo Gesù appena concepito. E’ una giovane ragazza, ma non ha paura, perché Dio è con lei, dentro di lei. In un certo modo possiamo dire che il suo viaggio è stato – ci piace sottolinearlo in questo Anno dell’Eucaristia – la prima “processione eucaristica” della storia. Tabernacolo vivente del Dio fatto carne, Maria è l’arca dell’Alleanza, nella quale il Signore ha visitato e redento il suo popolo. La presenza di Gesù la ricolma di Spirito Santo. Quando entra nella casa di Elisabetta, il suo saluto è traboccante di grazia: Giovanni sussulta nel gre mbo della madre, quasi avvertendo la venuta di Colui che dovrà un domani annunciare ad Israele. Esultano i figli, esultano le madri. Quest’incontro pervaso dalla gioia dello Spirito trova la sua espressione nel cantico del Magnificat. Non è forse questa anche la gioia della Chiesa, che incessantemente accoglie Cristo nella santa Eucaristia e lo porta nel mondo con la testimonianza della carità operosa, perm e ata di fede e di speranza? Sì, accogliere Gesù e portarlo agli altri è la vera gioia del cristiano! Cari fratelli e sorelle, seguiamo ed imitiamo Maria, un’anima profondamente eucaristica, e tutta la nostra vita dive n t e rà un Magnificat (cfr Ecclesia de Eucharistia, 58). Sia questa la grazia che insieme questa sera domandiamo alla Vergine Santissima, a conclusione del mese di maggio. A voi tutti la mia benedizione.
Grotta della Madonna di Lourdes nei Giardini Vaticani Martedì, 31 maggio 2005
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Mariologia - Parte I P. Roberto Coggi
MARIOLOGIA
Maria nel Vecchio Testamento
CAPITOLO I
MARIA NELL’ANTICO TESTAMENTO
Premessa L’Antico Testamento parla di Maria Santissima? Questa domanda ha ottenuto varie risposte anche da parte degli studiosi cattolici. Si va da una posizione estrema, per cui «tutta la Scrittura parla di Maria», come affermava lo Pseudo-Bernardo1, a un’altra, di segno opposto, per cui Maria sarebbe assente dall’Antico Testamento, o almeno le allusioni a lei sarebbero così implicite e indirette da non poter costituire nemmeno un abbozzo di teologia mariana. È chiaro che per uno studioso non credente il problema non si pone. Egli potrebbe al massimo ammettere che Maria di Nazaret è sorta dal popolo e dall’ambiente culturale di Israele, che la spiegano. In questo senso si potrebbe dire che l’Antico Testamento l’ha «preparata». Se però uno studioso è credente, non potrà negare che tutte le Scritture sono orientate verso Gesù Cristo. Maria Santissima ha un senso in funzione di questo fine. Essa è il compimento dell’Antico Testamento, l’inizio e l’esemplare del Nuovo e la Madre del Messia. Per vedere se e in che modo l’Antico Testamento parla della Madre di Gesù, è bene ricordare brevemente quali sono i sensi della Sacra Scrittura. Vi è innanzitutto il senso letterale, che è quello inteso direttamente e prima di tutto dall’autore. Questo senso però può essere proprio o metaforico, cioè figurato. Il senso proprio è quello ovvio delle parole e delle frasi usate, quello metaforico o figurato è quello che viene preso secondo una somiglianza. Per esempio quando dico: «L’uomo ride», il verbo ridere è preso in senso proprio; quando dico: «Il prato ride», lo stesso verbo è preso in senso metaforico, cioè secondo 1
PSEUDO-BERNARDO, Sermo 3 in Antiphonam Salve Regina, PL 184, 1069.
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una somiglianza o analogia. Si tratta però sempre di senso letterale. Oltre al senso letterale c’è quello tipico, che riguarda non più le parole, ma le cose: esso si ha quando delle cose o dei fatti (non più delle parole, quindi), riferiti nella Scrittura secondo l’intenzione di Dio, Autore principale, significano insieme un’altra verità più alta e nascosta. In altri termini: le realtà diventano figura di altre realtà note solo a Dio. Così si dice, ad esempio, che il passaggio del Mar Rosso è figura del nostro battesimo, che Adamo è figura (tipo) di Cristo, e così via. Da questo punto di vista, il lettore l’avrà già intuito, si potrà dire che Eva, la madre di tutti i viventi, è figura (tipo) di Maria, la madre di tutti i viventi in Cristo. Gli esegeti moderni hanno indicato un altro senso possibile della Sacra Scrittura, detto senso pieno (sensus plenior) o profetico. Esso è come un prolungamento del senso letterale, ed è quel senso che non era percepito e inteso ancora dall’autore umano, almeno chiaramente, ma era inteso da Dio, Autore principale della Sacra Scrittura. Esso viene colto da noi quando leggiamo il testo biblico alla luce della rivelazione successiva. Dopo questa necessaria premessa possiamo affrontare il nostro problema: l’Antico Testamento parla di Maria? E, in caso di risposta positiva, dove e in che modo ne parla? Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium, si esprime in maniera molto precisa e prudente: «I libri dell’Antico Testamento descrivono la storia della salvezza, nella quale lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. Questi primi documenti, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell’ulteriore e piena rivelazione, passo passo mettono sempre più chiaramente in luce la figura di una donna: la madre del Redentore. Sotto questa luce essa viene già profeticamente adombrata nella promessa fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente (cf. Gen 3, 15). Parimenti, questa è la Vergine che concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome sarà Emanuele (cf. Is 7, 14; cf. Mi 5, 2-3 e Mt 1, 22-23). Essa primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da Lui la salvezza. Infine con Lei, eccelsa Figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura una nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da Lei la natura umana, per liberare coi misteri della sua carne l’uomo dal peccato»2.
Alla luce di questa autorevole precisazione possiamo dire che vi sono nell’Antico Testamento almeno tre riferimenti sicuramente mariani (Gen 3, 15; Is 7, 14; Mi 5, 2-3). Cominciamo dunque con l’esaminare questi testi. 2
Lumen Gentium, n. 55.
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Alcuni testi sicuramente mariani 1) GENESI 3, 15 (IL PROTOVANGELO) Riportiamo il testo nella traduzione della CEI: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Sono le parole che Dio rivolge al serpente, cioè al diavolo, che aveva sedotto Eva. Si parla di una lotta fra la donna e il serpente, e fra la stirpe della donna e quella del serpente. Ci sarà un vincitore in questa lotta? Nella traduzione CEI appare chiara la vittoria della stirpe della donna sulla stirpe del serpente. Ma non tutti sono d’accordo sulla traduzione, poiché i due verbi «schiacciare» e «insidiare» sono per la verità espressi dall’unico verbo ebraico shuf. In tal modo si parlerebbe della lotta senza indicare il vincitore. E nemmeno ci si potrebbe basare, per indicare la vittoria, sulle rispettive posizioni della testa e del calcagno, benché la posizione della testa sotto il calcagno sia una posizione di inferiorità. Infatti, in Genesi 49, 17, si conferisce a Dan, capo e personificazione di una delle tribù di Israele, l’onore di essere «un serpente che morde il cavallo al calcagno», ottenendo così la vittoria, poiché «il cavaliere cade all’indietro». La lotta testa-calcagno è umiliante per la testa, ma pericolosa per il possessore del calcagno. La speranza sta però in questo: la stirpe dell’uomo rimane in piedi, a differenza del serpente. Dio rimane in dialogo con l’uomo dopo la sentenza. Professa una preoccupazione paterna, simboleggiata dalle tuniche di pelle con le quali riveste Adamo ed Eva (Gen 3, 21), mentre maledice il serpente3. Oltre a ciò bisogna tenere presente la mente dello scrittore sacro. Tutta la narrazione infatti si inquadra nella storia della salvezza, e questo primo oracolo divino si inserisce in una prospettiva vittoriosa del bene sul male. Sembra dunque chiaro che nella mente dell’agiografo è presente il trionfo totale e assoluto della stirpe della donna sul serpente. 3
Cf. R. LAURENTIN, Maria nella storia della salvezza, Marietti, Torino 1972, pp. 12-13.
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Ma chi è esattamente che vince il serpente? La stirpe della donna: il senso sembra quindi collettivo, con riferimento ai discendenti della donna. Tuttavia il serpente, che indica il diavolo, è uno solo: non sarà quindi più verosimile interpretare la discendenza come riferita singolarmente a un discendente particolare? Così infatti hanno pensato i Settanta, cioè i traduttori dell’Antico Testamento in lingua greca, poiché la stirpe viene da essi tradotta con sperma, che in greco è neutro, mentre chi schiaccerà la testa al serpente è indicato con autòs, cioè «egli», al maschile. Il senso è quindi apertamente messianico: il vincitore del demonio sarà il Messia, discendente dalla donna. Rimane a questo punto da chiederci chi è la donna. La risposta sembra immediata: la donna è Eva. Ma Maria non è in nessun modo implicata? Se il vincitore del serpente è il Messia, come non vedere implicata in questa vittoria anche la madre del Messia? Per questo, accanto ad alcuni autori i quali ritengono che nella donna sia indicata esclusivamente Eva, ve ne sono altri che vi vedono indicata anche Maria. Secondo alcuni la donna è Eva in senso letterale e Maria in senso tipico; secondo altri sarebbe Maria in senso letterale immediato; secondo altri ancora sarebbe Eva in senso letterale immediato, e Maria in senso pieno. Quest’ultima è la tesi oggi prevalente presso gli studiosi cattolici. Valga per tutti questa citazione di Jean Galot4: «Eva è designata in senso letterale. Però Maria è intesa implicitamente, ed è forse questo il senso più importante, poiché è la vittoria sul serpente che interessa l’autore sacro»5.
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J. GALOT, L’Immaculée Conception, in Maria, vol. 7, Beauchesne, Parigi 1964, pp. 28-32. Riportiamo a conclusione di questo paragrafo la nota della TOB (Traduzione ecumenica della Bibbia) a Gen 3, 15. Vi troviamo riassunto quanto abbiamo sin qui visto: «Questo passo viene inteso in vari modi. Per alcuni annunzierebbe una lotta a morte e senza fine tra la discendenza della donna e quella del serpente; questo combattimento senza esito farebbe parte del contesto penale disposto dal Signore. La versione TOB (Questa ti contunderà la testa e tu la contunderai al tallone) può anche essere così interpretata. Secondo altri, il passo permette invece di intravedere un risultato favorevole nel combattimento perché si riferisce prima di tutto al serpente. La discendenza del serpente sarà colpita alla testa, mentre quella della donna lo è solo al calcagno. Anche l’espressione mangiare la polvere è simbolo di sconfitta (Mi 7, 17). È il punto di vista adottato dalla traduzione italiana, che sceglie il senso “schiacciare” del verbo ebraico (Gb 9, 17). La tradizione cristiana, alla luce degli altri libri biblici, ha spesso visto in questo testo il “Protovangelo”, l’annunzio cioè della vittoria che riporterà il Messia, nato da una donna. È quanto suggeriva già la versione greca, traducendo il pronome femminile del testo ebraico con quello maschile; vale a dire riferendo il passo a un determinato personaggio. La tradizione cattolica ha riconosciuto qui un dato importante intorno al ruolo della madre del Messia, da cui la traduzione ipsa (cioè la donna) conteret (calpesterà) della Volgata». E da qui, aggiungiamo noi, la raffigurazione dell’Immacolata come di colei che schiaccia la testa al serpente.
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2) ISAIA 7, 14 (LA PROFEZIA DELL’EMMANUELE) «Pertanto il Signore vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». Il profeta Isaia aveva ricordato al re Acaz che la salvezza sta nella fede nel Signore: «Se non crederete non avrete stabilità» (7, 9). Propone quindi al re di chiedere un segno, ma Acaz si rifiuta di chiederlo (poiché ciò lo obbligherebbe a cambiare i suoi piani). Non vuole «tentare Dio». Isaia lo rimprovera e dice appunto: «Il Signore stesso vi darà un segno...». L’interpretazione di questo passo è difficile, e ha suscitato e suscita molte discussioni. Una sintesi molto chiara è data dalla nota della Bibbia di Gerusalemme, che riportiamo: «Il segno che il re Acaz ha rifiutato di chiedere gli è dato da Dio. È la nascita di un figlio, il cui nome, Emmanuele, cioè “Dio con noi” (cf. 8, 8. 10), è profetico (cf. 1, 26) e annunzia che Dio sta per proteggere e benedire Giuda. In altri testi (9, 1-6; 11, 1-9) Isaia svelerà con più precisione certi aspetti della salvezza apportata da questo figlio. Queste profezie sono un’espressione del messianismo regale, già abbozzato dal profeta Natan (2 Sam 7) e che sarà ripreso più tardi da Mi 4, 14; 5, 3; Ez 34, 23; Ag 2, 23 (cf. Sal 2; 45; 72; 110). È mediante un re, successore di Davide, che Dio darà la salvezza al suo popolo; è sulla persistenza della stirpe davidica che riposa la speranza dei fedeli di Jahvè. Anche se Isaia ha in vista immediatamente la nascita di un figlio di Acaz, per esempio Ezechia (come sembra probabile a dispetto delle incertezze della cronologia, e come sembra aver compreso il testo greco leggendo al v. 14: “Tu gli metterai nome”), si intuisce dalla solennità data all’oracolo e dal senso forte del nome simbolico dato al figlio che Isaia intravede in questa nascita regale, al di là delle circostanze presenti, un intervento di Dio in vista del regno messianico definitivo. La profezia dell’Emmanuele sorpassa quindi la sua realizzazione immediata, e legittimamente gli evangelisti (Mt 1, 23, citando Is 7, 14; Mt 4, 15-16 citando Is 8, 23 - 9, 1), poi tutta la tradizione cristiana, vi hanno riconosciuto l’annunzio della nascita di Cristo». Secondo la Bibbia di Gerusalemme possiamo dunque dire che il segno dato ad Acaz è secondo il senso letterale immediato la nascita di Ezechia, ma nel senso pieno o profetico, già intravisto dallo stesso profeta, è la nascita del Messia. Altri autori invece sostengono, con buoni argomenti, che il segno si riferisce al Messia già secondo il suo senso letterale immediato. La differenza fra le due diverse interpretazioni (che però, come abbiamo visto, sono concordi nell’affermare il valore messianico del testo) si ripercuote anche sul senso che viene dato alla parola «vergine», in ebraico almah.
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Sentiamo come si esprime su questo punto la Bibbia di Gerusalemme. La nota citata così prosegue: «La traduzione greca porta “la vergine”, precisando così il termine ebraico almah, che designa sia una giovane sia una donna appena sposata, senza esplicitare ulteriormente. Ma il testo dei Settanta è un testimone prezioso dell’interpretazione giudaica antica, che sarà consacrata dal Vangelo: Mt 1, 23 troverà qui l’annunzio della concezione verginale di Cristo». Quindi possiamo dire che anche su questo punto il senso proprio di «vergine» apparterrebbe al senso pieno e profetico del testo, esplicitato dallo stesso Vangelo: la concezione verginale del Messia è espressa così già nell’Antico Testamento, letto secondo il suo senso pieno. Anche qui però vi sono degli autori che vedono il senso forte della parola «vergine» contenuto nel testo di Isaia letto anche secondo il senso letterale immediato. Essi insistono sul fatto che la parola almah implicherebbe sempre, almeno indirettamente, la verginità6. Possiamo concludere questo punto affermando che il testo di Is 7, 14, secondo il senso pieno, ma forse anche secondo il senso letterale immediato, si riferisce al Messia e al suo concepimento e nascita da una Vergine. Maria è quindi certamente implicata. Roberto Coggi o.p. (continua)
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Si veda, ad esempio, la trattazione di J. L. BASTERO DE ELEIZALDE, in Marìa, Madre del Redentor, Edizioni Università di Navarra, Pamplona 2004, pp. 90-92.
Questo testo è tratto dal volume di P. Roberto Coggi o.p.
La Beata Vergine Trattato di Mariologia Edizioni Studio Domenicano 40136 - Bologna - Via dell'Osservanza,72 Tel. 051/582034 - Fax 051/331538 E-mail: esd@alinet.it Sito internet: www.esd-domenicani.it
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Bologna 17 aprile 2005
Convegno del Rosario
Conoscere padre Stefano De Fiores (sacerdote monfortano, dottore in Teologia spirituale e fondatore dell'Associazione mariologica interdisciplinare italiana. Docente di mariologia sistematica alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Facoltà teologica Marianum. Autore di numerose e valide opere di mariologia) attraverso i suoi articoli pubblicati dalla rivista “Madre di Dio” è un fatto, ma ascoltarlo dal vivo è stata una profonda catechesi che solo l’annuale Convegno del Rosario avrebbe mai potuto donarmi.
MARIA DONNA EUCARISTICA
C
oerentemente con la sua profonda «spiritualità mariana» a più riprese proposta a tutta la Chiesa, Giovanni Paolo II al termine dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003) ci convoca Alla scuola di Maria donna «eucaristica» (EE 53-58). Il Papa parte dalla convinzione che «non possiamo dimenticare Maria» perché ella ha con il ss. Sacramento «una relazione profonda» (EE 53): il «binomio Maria ed Eucaristia» è inscindibile (EE 57). Maria infatti nella sua vicenda evangelica emerge come modello di fede eucaristica, mentre diviene una presenza viva all’interno di ogni celebrazione liturgica.
1. MARIA DONNA EUCARISTICA CON L’INTERA SUA VITA (EE 53) Per il Papa è agevole – anche se si tratta di un approccio piuttosto inedito1 – compiere una lettura in prospettiva eucaristica di tutta la vita di Maria, senza legarsi alla cronologia (come invece preferiamo fare noi, riunendo secondo questo ordine i contenuti dell’enciclica). Non solo traspaiono le somiglianze tra lei e noi, ma anche la singolarità e l’ampiezza della sua esperienza che abbraccia i principali aspetti del mistero eucaristico. 1.1. MARIA CREDE NEL VERBO FATTO CARNE Nell’Annunciazione si riscontra «un’analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo, e l’amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore» (EE 55). L’atteggiamento che ci accomuna è quello della fede, per cui Maria crede «nel mistero dell’incarnazione, anticipando anche la fede eucaristica della Chiesa»:
A Maria fu chiesto di credere che colui che ella concepiva «per opera dello Spirito santo» era «il Figlio di Dio» (cf Lc 1,30-35). In continuità con la fede della Vergine, nel mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l’intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino» (EE 55).
Ognuno può percepire l’importanza di questa fede per i sacerdoti e per i fedeli che sono abituati a ripetere ogni giorno la cena del Signore e quindi sono esposti al tran tran quotidiano e al tarlo dell’abitudine. L’enciclica mira precisamente a suscitare lo stupore della fede dinanzi al mistero eucaristico, mysterium fidei, neutralizzando il formalismo e la convenzionalità. 1.2. MARIA PRIMO TABERNACOLO Nella visita ad Elisabetta, che Luca racconta in parallelo con il trasporto dell’arca in casa di Obededom, traspare la convinzione che Maria è l’arca della nuova alleanza, il luogo incorruttibile della presenza del Signore. L’enciclica, pur consapevole delle differenze tra la dimora personale e quella locale, legge suggestivamente il dato biblico come anticipo di quanto avverrà con l’Eucaristia, che sarà conservata nelle chiese in apposito tabernacolo per essere portata ai malati e adorata dai fedeli. In ambedue la presenza di Cristo è recondita: Quando, nella visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, «tabernacolo» – il primo «tabernacolo»” della storia – dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di Elisabetta, quasi «irradiando» la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria» (EE 55).
1.3. IL MAGNIFICAT CANTO EUCARISTICO Cantato da Maria dopo la rivelazione della sua maternità da parte di Elisabetta, il Magnificat rimbalza nella Chiesa che «nell’Eucaristia si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria», ossia «rileggendo il Magnificat in prospettiva eucaristica» (EE 58). Le convergenze spirituali tra la celebrazione dell’Eucaristia e il cantico di Maria sono varie: in ambedue si loda e ringrazia il Padre «per Gesù, in Gesù e con Gesù», cioè si realizza il «vero atteggiamento eucaristico»; in ambedue si fa «memoria delle meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza», cioè dell’incarnazione redentrice (Magnificat) e del mistero pasquale che si attualizza nell’Eucaristia; in ambedue si prospettano quei «cieli nuovi» e quella «terra nuova» il cui germe è posto «nella povertà dei segni sacramentali» e nella vita degli umili che Dio innalzerà (EE 58).
1.4. FIDATEVI DELLA PAROLA DI MIO FIGLIO Del segno di Cana l’enciclica ricorda solo la coincidenza del «Fate quello» di Maria con il «Fate questo» di Cristo, secondo cui la Madre ci spinge a obbedire al Figlio, che a sua volta ordina di compiere l’Eucaristia in sua memoria. Al tempo stesso il Papa pone sulle labbra di Maria un suggestivo invito a fidarci di Cristo e della sua potente parola, senza tergiversare: Con la premura materna testimoniata alle nozze di Cana, Maria sembra dirci: «Non abbiate tentennamenti, fidatevi della parola di mio Figlio. Egli, che fu capace di cambiare l’acqua in vino, è ugualmente capace di fare del pane e del vino il suo corpo e il suo sangue, consegnando in questo mistero ai credenti la memoria viva della sua pasqua, per farsi in tal modo pane di vita» (EE 54).
1.5. UNITA NELL’OFFERTA DEL SACRIFICIO Nel tempio di Gerusalemme, l’annuncio di Simeone riguarda «il dramma del Figlio crocifisso» e quindi «lo Stabat Mater della Vergine ai piedi della croce»; in conseguenza «Maria vive una sorta di Eucaristia anticipata, si direbbe una comunione spirituale di desiderio e di offerta, che avrà il suo compimento nell’unione col Figlio nella passione» (EE 56). Il vertice della partecipazione di Maria al mistero pasquale, di cui l’Eucaristia è l’anamnesi, è certo l’esperienza di questo mistero da parte di lei «in prima persona sotto la croce» (EE 56). L’enciclica si limita a ricordare «ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a nostro favore», cioè quando «a lei consegna il discepolo prediletto e, in lui, consegna ciascuno di noi: “Ecco tuo figlio”» (EE 57). Nel memoriale del Calvario – insiste il Papa – non manca la riattualizzazione di questa consegna, per cui vivere nell’Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere continuamente questo dono. Significa prendere con noi – sull’esempio di Giovanni – colei che ogni volta ci viene donata come Madre. Significa assumere al tempo stesso l’impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da lei (EE 57).
1.6. ASSIDUA ALLA FRAZIONE DEL PANE Il Papa sorvola sulla presenza di Maria nell’ultima cena, su cui tace il vangelo, quindi mancherebbe la base biblica diretta per affermare tale presenza. Tuttavia – aggiungiamo noi – la Madre di Gesù era solita andare «tutti gli anni a Gerusalemme per la
festa di Pasqua» (Lc 2,41), usanza conservata anche nell’anno in cui Cristo viene crocifisso. Infatti, come nota Laurentin, Maria era a Gerusalemme il Venerdì santo (Gv 19,25-27). Vi è da presumere che vi fosse il Giovedì. Se prese parte alla cena con coloro cui il Cristo ha detto: «Prendete e mangiate», non fu, in ogni caso, compresa tra coloro a cui si rivolgevano le parole d’istituzione: «Fate questo in memoria di me»2.
Si ha una conferma nella consuetudine ebraica di celebrare la cena pasquale da parte dell’intera famiglia, tanto che avveniva in essa l’interrogazione dei figli circa il perché del rito (Es 12,3-4.26). Anzi pare compito della madre di famiglia accendere le lampade per dare inizio alla cena pasquale. Maria è senz’altro presente nella prima comunità di Gerusalemme assidua «nella frazione del pane» (At 2,42). Il Papa s’immedesima nei sentimenti della Madre di Gesù durante le cene eucaristiche: Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo! Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce (EE 56).
Uno dei sommari degli Atti degli apostoli (2,42-47) ci offre l’atmosfera spirituale che accompagnava il rito dello spezzare il pane quando afferma che tutti «ogni giorno insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia (en agalliásei) e semplicità di cuore (kai aphelóteti)» (At 2, 46). Sono sentimenti congeniali alla spiritualità della Vergine che sperimenta ed esprime nel Magnificat (Lc 1,46-47) la gioia o giubilo che proviene dalla fede e la semplicità di cuore propria dei poveri del Signore cui essa apparteneva. Possiamo concludere con Giovanni Paolo II che «Maria è donna “eucaristica” con l’intera sua vita» (EE 53), durante la quale ella ha sperimentato un insieme di sentimenti che divengono esemplari per tutta la Chiesa: fede, canto, comunione sacrificale, gioia e semplicità di cuore…
2. MARIA È PRESENTE IN CIASCUNA DELLE NOSTRE CELEBRAZIONI EUCARISTICHE (EE 57) La presenza di Maria, che non può prescindere dalla presenza di Cristo nel rito e nel sacramento eucaristico, merita una speciale considerazione. Intendiamo per presenza non il semplice stare vicini, ma «una relazione di persona a persona… per la mediazione dei corpi». Allora la presenza sacramentale eucaristica «deve essere pensata come una presenza personale e relazionale, che passa per la mediazione di un essere qui sensibile e corporale»3. Nella celebrazione della Messa Cristo si rende presente in modo progressivo che raggiunge la perfezione nell’Eucaristia. Infatti, la molteplice presenza di Cristo (cf SC 7) si rivela in crescendo nella liturgia: a) prima di tutto nell’assemblea orante, secondo la sua promessa: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20); b) poi nella parola, perché è Cristo a parlare nella Scrittura; c) inoltre nel ministro, poiché Gesù offre se stesso mediante il ministero dei sacerdoti; d) infine nell’Eucaristia, dove Cristo è presente in modo reale per eccellenza e personalmente tutto intero, uomo-Dio. A livello ecumenico abbiamo la gioiosa sorpresa di constatare che le Chiese «confessano con gioia quella presenza reale, vivente e attiva di Cristo» di cui si parla nel Documento di Lima (1982). Questa fede è ribadita dal Gruppo di Dombes con le stesse parole: «Confessiamo unanimemente la presenza reale, viva e attiva del Cristo in questo sacramento»4. Quanto a Maria, l’enciclica puntualizza la verità consolante della presenza di lei nella celebrazione liturgica: «Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche» (EE 57). Il fondamento di tale presenza è la partecipazione della Vergine ai misteri di Cristo nella sua vita terrena: «Maria è presente nel memoriale – l’azione liturgica – perché fu presente nell’evento salvifico»5. Non per nulla «il ricordo di Maria nella celebrazione eucaristica è unanime, sin dall’antichità, nelle Chiese d’oriente e dell’occidente» (EE 57) e l’anafora romana pone i fedeli «in venerazione e in comunione in primo luogo con la gloriosa e sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo». Anzi, secondo l’enciclica, la celebrazione dell’Eucaristia «implica anche ricevere continuamente» (EE 57) il dono di lei come Madre compiuto dal Figlio crocifisso. Potremmo perfino pensare che Maria può rendersi p r e s e n t e nella celebrazione eucaristica personal-
mente con il suo corpo glorioso e pneumatico, non circoscrivibile dallo spazio e dal tempo.6 Ma mentre per Gesù la presenza personale è garantita dal sacramento, non avviene allo stesso modo per Maria. La sua presenza resta vera ma misteriosa. Possiamo dire che Maria è presente non solo nel rito liturgico ma anche nella stessa Eucaristia, corpo del Signore? Risponde l’antifona medievale (sec. XIV) Ave, verum corpus natum de Maria Virgine, che attesta l’identità fondamentale tra il corpo eucaristico del Signore e quello ricevuto nel grembo di Maria. Infatti quando Berengario (†1088) propone un’interpretazione simbolica dell’Eucaristia svuotando il realismo del corpo di Cristo, il concilio romano del 1079 gli impone di sottoscrivere che il pane e il vino dopo la consacrazione sono «il vero corpo di Cristo che è nato dalla Vergine» (DS 700). Occorre precisare tuttavia che nell’Eucaristia si hanno il corpo e il sangue di Cristo non nella loro forma naturale, ma trasfigurati dalla risurrezione e in forma sacramentale. Rimane esclusa la posizione di quanti partono dalla premessa pseudo–scientifica che buona parte del sangue della madre rimane nel figlio adulto. Essi considerano l’identità in modo letterale e quindi affermano che almeno una parte del corpo o del sangue di Maria rimane nell’Eucaristia e quindi verrebbe mangiata e si dovrebbe adorare. Autori come Poza, de Vega e Zefirino di Someyre (1663) sostengono che sotto le specie eucaristiche c’è in qualche modo anche il corpo di Maria sebbene sotto differente persona. Tale sentenza di sapore fisicistico viene condannata dal s. Officio. Infatti sebbene Maria sia secondo l’espressione di Dante «la faccia ch’a Cristo più si somiglia», cioè abbia con il Figlio una molteplice somiglianza biologica, psicologica e soprattutto morale e spirituale, un’affinità-sintonia che converge nella spiritualità dei poveri di JHWH7, è da sottolineare che il patrimonio genetico derivante dalla madre si trova nel figlio come persona distinta e separata dalla madre. CONCLUSIONI VITALI «Sine dominico non possumus vivere», «Senza la celebrazione del Signore non possiamo vivere», affermava Saturnino, sacerdote e martire durante la persecuzione di Diocleziano all’inizio del IV secolo. La Chiesa vive dell’Eucaristia e non può vivere senza di essa. La parteci pazione devota e fruttuosa alla Pasqua del Signore celebrata nella liturgia si modella sulla figura di Maria «donna eucaristica». Da lei, tutta protesa verso l’Eucaristia con l’intera sua vita e caratterizzata da atteggiamenti eucaristici, impariamo l’autentico cristocen-
trismo che deve caratterizzare la nostra esistenza spirituale. Maria è paragonata dalla tradizione cristiana alla luna, un satellite che ruota attorno al sole che è Cristo, da cui riceve la luce e la adatta alla nostra condizione di fragilità8 . In realtà ella è una donna che ricorda e medita continuamente «tutte le cose» riguardanti il Figlio (Lc 2,19.52), compreso il mistero dell’Eucaristia. Alla scuola di Maria si vince l’abitudine e il convenzionalismo nel trattare l’eucaristia e ci s’inabissa nella spiritualità dei poveri del Signore. Stefano De Fiores
In genere gli esegeti e gli stessi mariologi non compiono tale lettura eucaristica dei brani biblici mariani, probabilmente perché sembra allontanarsi dall’esegesi del testo per compiere una «lectio divina» che giustifica un’interpretazione unitaria e vitale della Bibbia partendo da un mistero celebrato e vissuto. Un esempio di lettura eucaristica degli eventi evangelici mariani si trova in G. CROCETTI, Maria e l’Eucaristia nella Chiesa, 15-115. 2 R. LAURENTIN, La Vergine Maria. Mariologia post-conciliare, Roma 19835, 238, nota 6. Egli aggiunge che «il tema della presenza della Vergine alla cena, caro a certi mariologi, ma incerto, può essere vantaggiosamente sostituito da quello della sua presenza alla frazione del pane della comunità primitiva». 3 B. SESBOÜE, Pour une théologie oecuménique, Cerf, Paris 1990, quatrième section: L’Eucharistie, 217-218. 4 GROUPE DES DOMBES, Vers une même foi eucharistique? Accord entre catholique et protestant, Taizé 1972, § 17. 5 GIOVANNI PAOLO II, All’Angelus, 12.2.1984. 6 Cf la tesi di A. PIZZARELLI, La presenza di Maria nella vita della Chiesa. Saggio d’interpretazione pneumatologica, Cinisello Balsamo 1990. Inoltre: S. DE FIORES, «La presenza di Maria nella vita della Chiesa alla luce dell’enciclica “Redemptoris Mater”», in Mar 51 (1989) 110-144. Pio XII aveva messo in guardia dall’omologare la presenza eucaristica con una presenza ubiquistica del corpo glorioso e pneumatico di Cristo: «Malamente dunque qualcuno spiegherebbe questa forma di presenza, immaginando il corpo di Cristo glorioso di natura “pneumatica” onnipresente» (Enc. Humani generis, AAS 42 [1950] 578). Il passo è citato da Paolo VI, Enc. Mysterium fidei, AAS 57 (1965) 753-774. Nell’Eucaristia non sopravviene il corpo di Cristo, ma il pane e il vino sono trasformati nel corpo e nel sangue di lui nella loro condizione gloriosa. 7 S. DE FIORES, «Maria, “la faccia ch’a Cristo più si somiglia”», in ISTITUTO INTERNAZIONALE DI RICERCA SUL VOLTO DI CRISTO (ed.), Il volto dei volti Cristo, Gorle 1997, 166182. 8 «Maria non è il sole che col fulgore dei suoi raggi ci potrebbe abbagliare perché siamo deboli. È invece bella come la luna, che riceve la luce dal sole e la tempera per adattarla alla nostra debole vista» (S. LUIGI MARIADI MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria, n. 85). 1
Dopo l’interruzione della pausa pranzo e il simpatico momento conviviale, padre Mauro ci ha offerto la condivisione con una persona molto singolare: l’attrice Claudia Koll che ci ha donato la sua testimonianza di conversione. Annullati gli stereotipi nel vedere davanti a me una persona “importante” nel concetto dello spettacolo e della cinematografia, ho avuto davanti a me una persona viva e vera: viva dentro il contesto meraviglioso dell’incontro con la persona Cristo; vera, perché forte, genuina e semplice è stata la sua testimonianza e il messaggio che a me, personalmente, ha lasciato: essere Vangelo vivente!
Claudia Koll al Convegno Dalle parole di Claudia, è stato commovente scoprire questo filo mariano che ci unisce… grazie ad una mamma, ad una nonna intente, comunque sia e fra le tante difficoltà della vita, nel promuovere una continua devozione silenziosa ma sincera verso la Madre di Dio. La Madonna del Rosario, Fatima, la Regina della Pace, questi gli ingredienti fondamentali che hanno saputo regalare alla signora Claudia quell’input che conduce ad una piena conversione del cuore. E’ stato, per esempio, molto bello riscoprire il valore del Sacramento della Confessione nella narrazione di Claudia: le lacrime, il pentimento, il momento della solitudine interiore per poi scoprirsi realmente perdonati e amati da Gesù. Claudia ci ha confidato che nel momento del bisogno, della sofferenza, della drammatica solitudine di fronte a pericoli e a nemici che sembravano invincibili il suo cuore si è rivolto al Signore chiedendo disperatamente aiuto. E il Signore, con infinita misericordia, le ha donato la risposta che salva. Claudia, in questi momenti di angoscia, teneva tra le mani il crocifisso di san Damiano, quasi per trarre forza e conforto da questo contatto. M a
il Signore era già entrato nel suo animo e l’aveva riempito di una grande pace. “Allora ho sentito il bisogno di tornare alla casa del Padre e ho cominciato a entrare in Chiesa...”. Confessione, Eucarestia, Rosario, questi gli ingredienti che in fondo ognuno di noi ha sperimentato nel proprio cammino… Siamo stati tutti particolarmente colpiti dalla descrizione che Claudia ci ha fatto della sua prima Confessione, una Confessione che doveva confermarla in quella serenità del cuore che il Signore le aveva fatto provare negli intensi momenti del suo primo ritorno alla fede, e che invece sconvolse il suo animo. Sì, dopo la Confessione ella avvertì dentro di sé tutto il peso della sua vita passata, dei suoi peccati, della sua lontananza da Dio, e fu colta da “una grande disperazione”. La sua era la disperazione dell’uomo, di ogni uomo, che si scopre indegno dell’infinito amore del Signore. E proprio questa disperazione fece nascere in lei il bisogno di pregare, di affidarsi al Signore, di invocare la Sua misericordia. Si mise a recitare il Rosario, chiedendo a Maria di intercedere per lei e di donarle la pace del cuore. Maria ascoltò la sua preghiera e, da allora, Claudia si rivolge sempre con animo aperto e fiducioso a Lei. Infatti ci ha confidato che “quando io dico “Regina della Pace” per me lo è veramente… la custode della mia pace, è Maria “. “Il Signore ci ricostruisce giorno per giorno” è questa la ricetta della speranza cristiana che la stessa Claudia ha riconosciuto durante il suo cammino avendo toccato con mano la bellissima esperienza dell’Amore Misericordioso: Claudia, che oggi è davvero rinata nella fede, sa che ogni giorno dobbiamo rinnovare il nostro “sì” al Signore, impegnandoci con tutto il nostro cuore per vivere alla luce del Suo amore. Ogni giorno ella trae dall’Eucaristia la forza per perseverare in questo cammino. E il Signore le dona, ogni giorno, una felicità nuova, che nasce dalla comunione con Lui, che è Pace e Amore. Claudia ci ha detto che “Gesù è Risorto per ridarci la vita e tanto più siamo in comunione con Lui, tanto più l’assaporiamo in questa vita”: con questa sua preziosa testimonianza ci ha confermato che il Signore dona davvero la pace del cuore a chi si abbandona con fiducia a Lui e solo in Lui confida. Claudia, con grande disponibilità e sincerità, ha anche quasi voluto “giustificare” il suo intervento. Lei non è venuta tra noi come attrice famosa, ma – come ha detto Padre Mauro – semplicemente come persona, una persona che ha ritrovato la fede e
che vuole comunicare questa sua esperienza per dare speranza, fiducia, serenità a chi, come lei, ama e cerca il Signore. Oggi infatti ha messo il suo “talento” di attrice – così ci ha detto – interamente al servizio del Signore, per annunciarLo e per testimoniare che solo in Lui troviamo la vera pace del cuore. E’ stato un incontro che ci ha donato molto, credo che ognuno di noi abbia tenuto in se stesso un piccolo seme di queste testimonianze che sono un incoraggiamento continuo ed incessante a non dubitare mai della grazia risanatrice di Cristo.
La giornata si è conclusa con l’Eucarestia, cuore di ogni incontro, fulcro di ogni partenza. Chiedo al santo Padre Domenico e a santa Caterina da Siena, della quale il 29 aprile ricorre la Memoria, di donarci nuove Grazie per far germogliare in ognuno di noi tutta questa ricca semente che oggi per grazia abbiamo ricevuto, chiedendo una benedizione per padre Mauro, instancabile promotore, paziente e prodigo nel donarci il meglio delle catechesi comunitarie. Aiutiamo il Nuovo Pontefice nel suo compito petrino, mantenendoci fedeli alla Scuola di Maria, seguendo costantemente il Figlio Gesù, accogliendo come alle Nozze di Cana l’invito materno ai servi: “Fate tutto quello che Lui vi dirà di fare”. Dorotea Lancellotti Laica domenicana
“Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse:
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Famiglia in Movimento...
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«Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”. (Matteo 2, 13-15.19-23)
La liturgia cattolica commemora così la famiglia di Gesù e, in qualche modo, ne propone la testimonianza di fede e di amore a tutti noi. Ma se questi brani ci parlano della famiglia “carnale” e anagrafica di Gesù, in Marco 3, 31-35 e in Matteo 12, 46-50 troviamo la “famiglia spirituale”: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». Chiunque fa la volontà di Dio è parte di questa famiglia di Gesù. Spesso la famiglia anagrafica (così è nel “quadro” del racconto di Matteo) è anche la famiglia che cerca e fa la volontà di Dio, ma non è detto che sia sempre così. E’ indubbio che la valorizzazione degli aspetti positivi della famiglia classica rappresenta un obiettivo cristiano di grande rilevanza. Ma le “famiglie sante”, cioè quelle unioni di amore di persone che insieme cercano di vivere nella prospettiva del Vangelo, possono oggi realizzarsi in “modi” diversi: nella solidarietà, nell’impegno sociale, nel volontariato... Ed è in questa direzione che ho trovato il Movimento Domenicano del Rosario, che seguita a declinare la propensione fondamentale della pratica religiosa verso lo scambio sociale, la partecipazione, la condivisione. Ho trovato nel Movimento Domenicano del Rosario un gruppo di famiglie unite che compiono, a livello di fede, un cammino evangelico straordinariamente fecondo, famiglie in cui la vita personale e collettiva fa un salto di qualità. Tutto ciò mi ha fatto subito pensare ad “una famiglia in movimento”, ossia ho realizzato come il Movimento Domenicano del Rosario sia una famiglia unita non statica, ma elevatamente dinamica e viva. Nella società attuale, fortemente caratterizzata da una complessità globale, che coinvolge ed involve ogni aspetto ed esperienza della vita moderna, anche la famiglia viene investita da profondi mutamenti. Partendo dal presupposto che la famiglia è una relazione sociale piena che muta forma a seconda dell’esperienza e dei progetti di vita di ciascun individuo ed è in rapporto costante con il microcosmo e il macrocosmo di riferimento, consideriamo la famiglia contemporanea come un sistema vivente, altamente complesso, differenziato e a confini variabili, in cui si realizza quell’esperienza vitale specifica che è fondamentale per la strutturazione dell’individuo come persona, cioè come individuo in relazione (essere relazionale), nelle sue determinazioni di genere e di età, quindi nei rapporti fra i sessi e le generazioni. Ciò rispecchia pienamente l’indirizzo del Movimento Domenicano del Rosario. “Apritevi con docilità ai doni dello Spirito! Accogliete con gratitudine e obbedienza i
carismi che lo Spirito non cessa di elargire! Non dimenticate che ogni carisma è dato per il bene comune, cioè a beneficio di tutta la Chiesa! Per loro natura, i carismi sono comunicativi e fanno nascere quell’«affinità spirituale tra le persone» (cfr.
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C.R.
... in continuo movimento Il Movimento Domenicano del Rosario in Campania continua ad espandere i suoi confini. Siate dunque lieti, cari amici ed amiche rosarianti, nell’apprendere la lieta notizia: anche Fuorigrotta adesso può vantare un numeroso gruppo di membri, che, domenica 6 febbraio 2005, alla presenza del Padre Direttore, P. Mauro Persici o.p., pieni di spirito mariano, hanno emesso la loro promessa come membri del Movimento Domenicano del Rosario. Come vedete, carissimi amici, la famiglia del Rosario continua a crescere, predisponendo i suoi membri, con animo pio, alla diffusione e testimonianza del Santo Rosario. Il Rosario, preghiera tanto semplice quanto ricca al tempo stesso, continua ad affascinare coloro che si avvicinano ad essa; meditare, infatti, i misteri della vita di Cristo, abbandonando a Lui e a Sua Madre i nostri affanni, ci aiuta a meglio comprendere la nostra natura umana e a sentire meno le fatiche che la vita, in quanto tale, può riservare a ciascuno. La nostra vita è legata a Cristo per mezzo di Maria, attraverso uno strumento tanto semplice, la corona; corona di preghiere che noi affidiamo alla nostra Madre Celeste. Non chiedetevi, dunque, che cosa spinga questi uomini e queste donne a promettere fedeltà al Santo Rosario, ma fate come loro, abbandonatevi all’immenso amore di Dio, lasciatevi cullare dalla dolce melodia delle “Ave Maria”, che accompagnano i vostri pensieri, come rose dal più bell’aspetto, colore e profumo donate a Maria, donna semplice ma di tanta ricchezza, proprio come lo stesso Rosario. Non chiedetevi, dunque, quanto peso dia la preghiera, poiché essa non dà peso ma, anzi, solleva dalla propria condizione terrena, ci avvicina al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo con la sola invocazione della Madre. Il Rosario è la catena che ci unisce, la preghiera è il vincolo che dona gioia, è lo strumento che tiene salde le famiglie e rende i giovani futuri capisaldi della vita cristiana. Spezzate, dunque, qualsiasi altra catena che vi lega all’ipocrisia e alla discordia, e lasciatevi incatenare, proprio come questi nostri fratelli e sorelle di Fuorigrotta, alla catena dell’Amore. Alessandra Gestiero
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Christifideles Laici, 24) e quell’amicizia in Cristo che dà origine ai «movimenti». Il passaggio dal carisma originario al movimento avviene per la misteriosa attrattiva esercitata dal Fondatore su quanti si lasciano coinvolgere nella sua esperienza spirituale. In tal modo i movimenti riconosciuti ufficialmente dall’autorità ecclesiastica si propongono come forme di autorealizzazione e riflessi dell’unica Chiesa. La loro nascita e diffusione ha recato nella vita della Chiesa una novità inattesa, e talora persino dirompente”. (Giovanni Paolo II)
“Venite a me, voi tutti, Q
uando ogni anno folle provenienti da tutto il mondo arrivano al santuario di Lourdes, come non ricordare ciò che ci riporta il Vangelo: “vedendo le folle ne sentì compassione poiché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36). E quell’appello di Gesù: «venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi e Io vi ristorerò. Prendete su voi il mio giogo e imparate da me che sono dolce e umile di cuore e troverete il riposo dei vostri cuori» (Mt 11,28-29). Le folle di Lourdes sono ben lontane dall’essere omogenee. Ci sono i pellegrini, ma ci sono anche i turisti, i curiosi e tanti altri. Gesù vuole rivolgersi a tutti e per raggiungere ciascuno nella sua realtà, sceglie la via che ci è più familiare: il cammino della sofferenza. Poiché è un fatto universale: ogni uomo soffre, ricco o povero, malato o sano, famoso o sconosciuto. Nessuno può mai dire: «non ho sofferto, non soffrirò». Ecco perché il suo appello: «venite, a me, voi tutti che soffrite» raggiunge ogni uomo nelle profondità e negli abissi del suo cuore. A tale riguardo Lourdes è uno di quei luoghi dove il suo appello è più percettibile che altrove. C’è infatti, qui, la presenza sconvolgente dei malati, ma c’è soprattutto la presenza più nascosta e più misteriosa di tutti quelli che soffrono e che tribolano sotto il peso di differenti fardelli. Quale fardello? Il fardello della vita che, in certi momenti, si fa pesante da portare quando non diventa addirittura insopportabile. Il fardello delle prove di qualsiasi genere, tanto sul piano personale o professionale che sul piano familiare o emozionale. Il fardello delle nostre fragilità psicologiche, delle nostre debolezze morali; il fardello dei nostri peccati. «Prendete su di voi il mio giogo». Tutti sappiamo che un giogo ci unisce fortemente a qualcosa o a qualcuno. Con questa parola, il Cristo ci propone di rompere la nostra solitudine se accettiamo la sua Presenza
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che siete affaticati” e la sua Forza al nostro fianco per non essere più soli a portare il peso della giornata. Si propone dunque di essere il nostro compagno di viaggio e di eternità come lo fu per i discepoli di Emmaus che, anche loro, erano scoraggiati e come sconfitti. «Imparate da me». Abbiamo tutto da imparare da Lui. Non è lui, per caso, «il Cammino, la Verità e la Vita»? (Gv. 14,5). Nella sua scuola ci ha lasciato un’insegnante meravigliosa, Maria, sua madre e nostra madre. E’ per questo che dà appuntamento alle folle a Lourdes. A Lourdes veniamo per imparare da Maria a scoprire Cristo, a conoscere Cristo, ad amare Cristo, a seguire Cristo, a servire Cristo. A Lourdes veniamo per imparare da Maria a leggere il Vangelo, meditarlo, metterlo in pratica. A Lourdes veniamo per imparare da Maria che cosa significa vivere nella Fede, crescere nella Carità e perseverare nella Speranza. A Lourdes veniamo per imparare da Maria l’unico messaggio che abbia lasciato agli uomini dopo Cana e che non cessa di trasmettere in tutte le sue apparizioni sulla terra: «fate tutto quello che vi dirà» (Gv. 2,5). Nel nostro percorso verso il 150° anniversario delle Apparizioni nel 2008 possiamo, lungo l’anno, porre attenzione al messaggio che Maria indirizza a tutti coloro che passano per Lourdes: «Venite da Lui, tutti voi che soffrite e troverete il riposo dei vostri cuori». Raymond Zambelli Rettore Santuario di Lourdes
amandoci... amiamo E
ra da tempo che sentivamo nel cuore un desiderio/bisogno di recarci nel luogo delle apparizioni della Beata Vergine più famoso al mondo, Lourdes! E così nella ricorrenza dell’11 febbraio, che è anche il mio compleanno, il mio caro Simone mi ha fatto uno dei doni più grandi: un pellegrinaggio proprio nei giorni della Santa Ricorrenza! A sentire lui “tutto” si è mosso nel modo opportuno affinché riuscissimo (anche se a pochi giorni dall’11 febbraio) a realizzare concretamente quello che era stato fino ad allora solo una intenzione: il “contatto” con Padre Mauro ha permesso tutto ciò. La sua “guida” è stata fondamentale per “immergerci” in quella realtà purtroppo così lontana dal nostro quotidiano, e poter trarre emozioni, risposte ed energie da un luogo permeato di Devozione, Preghiera e Amore. In particolare presso la Grotta dove si avverte forte la “presenza” di Maria Santissima che, come solo una madre sa fare, ci prende per mano per condurci all’incontro di Cristo nell’intimità dei nostri cuori. È a questo rapporto d’intimità con Dio che l’uomo tende irresistibilmente, e la preghiera e la meditazione delle Parole del Vangelo ne sono efficaci strumenti. L’affiatamento del gruppo nonostante l’eterogeneità dei componenti ha creato un senso di appartenenza e di famiglia inaspettato. L’apice della condivisione e della solidarietà l’abbiamo provato durante la Messa Internazionale del Malato, emozioni fortissime con la consapevolezza di essere davvero inondati di Spirito Santo: la grande forza dell’unità dei cristiani all’unisono in preghiera! Altra tappa importante del nostro pellegrinaggio, la Via Crucis (proprio all’inizio della Quaresima), sorprendentemente profonda, struggente, “vissuta”, grazie alle riflessioni meditate della nostra “grande guida” Padre Mauro. Lasciando quel luogo dopo tre giorni di intenso vissuto, abbiamo provato quello smarrimento e dolore tipico di quando lasci gli affetti più cari, e… non sai quando puoi ricongiungerti ad essi, piangendo come bambini al decollo dell’aereo ma non per paura di volare… Per noi il pellegrinaggio a Lourdes è stato davvero un “dono” meraviglioso che ci ha permesso di avvicinarci con animo semplice e cuore desideroso di conoscenza al grande Mistero dell’Immacolata Concezione attraverso la preghiera comunitaria e la meditazione del Santo Rosario. Come coppia abbiamo capito che “ciò” che proviamo l’uno per l’altra deriva dall’amore divino che Dio nutre per tutte le sue creature… “amandoci” amiamo Lui e viceversa…. Ci è stata indicata una via di “crescita” che cercheremo di percorrere con l’aiuto della nostra Mamma Celeste e con la sua intercessione: fare in modo di non poterLo mai sgradire e renderci sempre più forti in una continua e reciproca testimonianza d’amore. Maria Cecilia & Simone
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LOTTERIA ELENCO PREMI SORTEGGIATI il 17 aprile 2005 al Convegno del Rosario
1
Microstereo Samsung con lettore Cd, audiocassette e telecomando
al N. 01355
4
Televisore portatile 5 pollici con radio e riproduttore CD della Seleco
al N. 06530
7
Lenzuola ricamate a mano
al N. 04133
10
Bambola in ceramica cm. 40
al N. 00359
13
Libro illustrato "Addio cara Lira"
al N. 00055
2
Mozart opera completa in CD
al N. 03309
5
Serie di accessori bagno in cristallo
al N. 07451
8
Serie 3 stampe in b/n cornice in radica
al N. 07346
3
Lettore DVD - SVCD CD - JPG - MP3 con telecomando della Hitachi al N. 03674
6
Bassorilievo in bronzo su velluto, 40x27
al N. 04837
9
Servizio di bicchieri in cristallo da 6
al N. 06186
12
11
Tovaglia Bassetti in gabardine di puro cotone da 8
14
Portafoto in tessuto e cordoncino
Arazzo della Madonna Nera
al N. 03703
Tostapane orizzontale Croc-toast
al N. 03398
al N. 03713
15
al N. 00980
... inoltre 3 premi di consolazione ai biglietti n 00118, 03032 e 00980
nuovi iscritti al movimento domenicano del rosario
A) SONO STATI ISCRITTI ALL’ASSOCIAZIONE DEL
ROSARIO VIVENTE:
1. da Ciro Reo di Napoli: Vincenza De Nubbio, Giovanni Perna, Stephanie Benvenuto, Vincenzo Gionta, Adele Catone, Anna Di Nuzzo, Mariarosa Paesano, Romeo Fiandra, Giovanna La Grotta, Maddalena Ciccarelli, Giuseppina Campochiaro, Antonia Ciccarelli, Patrizia Verbena, Maria Ciccarelli, Vincenza Verbena di Napoli. 2. da Silvana Cavallo di Romans d’Isonzo (Go): Daria Gherlani di Staranzano (Go); Anna e Luigi Ciccarelli di Massino Visconti (No); Paola Zago, Maria Simonetti, Paola Grotta e Luisa Ravanello di Gradisca d’Isonzo (Go); Giancarlo Vicieli di Trieste; Graziella Pirotina, Luigina Bellu, Pasquale De Felice e Igina Patres di Monfalcone (Go); Angela Montone di Ronchi dei Legionari (Go); Mario e Carola Tedeschi di Milano. 3. da Daria Gherlani di Staranzano (Go): Maria Cordenons e Romina Bonura di Udine; Carla Bortuzzo di S.Martino al Tagliamento (Pn); Fulvio De Sensi, Clara Popovic, Giovanni Cettul, Marcella Predolin, P. Lino Gaiani e Roberto Vacca di Monfalcone (Go); Nicola Brusciano di Staranzano (Go); Somja Leghista di Sistiana (Ts); Serena Movio di Cervignano (Ud); Sebastiano e Elvia Burello Orsaria di Palmanova (Ud); Amelia Zurini di Magnano Riviera (Ud). 4. dalla segreteria: Tiziana Naccarato di Salsomaggiore Terme (Pr); Aldo Mastromauro di Presso (Mi); Ettore Poggipollini di Castel S.Pietro (Bo); Francesco Garrubba e Milena Iaschi di Pontetaro (Pr); Sacky Charles Armand Zozo di Parma; Teresa, Carlo, Maria e Giovanna Camerani di Ravenna; Maria Annunziata Storace e Daniela Troise di Napoli; Assunta Ciccarelli di Caivano (Na); Maria Aselli di Casalecchio di Reno (Bo); Lucia Luchetti di Fano (Pu). 5. da Daria Gherlani di Staranzano (Go): Nicola Brusciano, Ilenia Petrusic e Federica Falanga di Staranzano (Go); Federico Cecchetti di Trieste; Loredana Azzopparti, Marco Spolaor, Emanuela Jannone, Simone Kresevic, Stanislao e Valentina Ruggiero, Vincenzo Maglione, Veronica Lo Sito, Nicole Albanese e Francesco De Santis di Monfalcone (Go); Chiara De Martino di Sagrato (Go); Emiliano Leghista e Natasa Skerk di Sistiana (Ts); Andrea Pasquale e Christian Borri di Ronchi dei Legionari (Go); Gabriel Passon di Bagnarla Arsa (Ud). B) SONO STATI ISCRITTI ALLA
FRATERNITA
O
GRUPPO
DEL
ROSARIO:
1. dalla segreteria: Vincenzo Pelonara di Agugliano (An); Lorenzo Cucchieri di Polverigi (An); Andrea Bruno di Ravenna; Liviana Raffaella Tatò di Novilara (PU); Carmine Perna, Giuseppina Ciccarelli, Immacolata Romano, Giovanni Albano, Tommaso Nugnes e Carmela Capuano di Napoli; Maria Gambaretto di Bovolone (Vr); Andrea Papetti di Marina di Ravenna (Ra); Anna Maria Ciampa di Napoli; Regino Domaoa di Bologna; Mariella Bugnano di Cutro (Kr). 2. da Tina Calò di Napoli: Nicla del Vecchio, Maria Palermo, Anna Incarnato, Brigida Genovese, Angela e Teresa del Giudice, Sofia Avella, Giuseppe Consalvo, Giulia Fucci, Anna Palumbo, Antonietta Pisaniello, Annunziata e Rosaria Lanni, Gaetano Danneo e Felice del Giudice di Napoli. C) SONO STATI ISCRITTI ALL’ORA DI
GUARDIA:
P. Julio V.Garcia OFM Conv. il giorno 8 di ogni mese dalle 6 alle 7; Rita Spada il giorno 1 dalle 7 alle 8; Primo Fornaciari il giorno 2 di ogni mese dalle 18 alle 19. D) SONO STATI NOMINATI ZELATORI O ZELATRICI:
Ciro Reo di Napoli. Ricordo che per gli iscritti (vivi o defunti) alle Associazioni del Rosario nella Basilica Patriarcale di S. Domenico a Bologna nelle prime quattro domeniche del mese, alle ore 18, viene celebrata una santa messa.
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HANNO INVIATO OFFERTE:
Maria Dionisi; Caterina Della Torre; Sergio Cavelli; Faustina Boschi; Carmine Bettini; Claustrali Domenicane di Marrani (Fi); Vincenza Mazzarella; Fausto Locatelli; Anna Di Guida; Maria Luisa Clerici; Paolo Cipriani; Mario Buresta; Teresa Gianoli; Filippo Aquila; Augusto Rachele; Aurora De Dominicis; Debota Trombettoni; Maria Giannini; Erminia Balena; Marta Vicentini; Francesco Paesani; Partecipanti alla Peregrinatio Mariae a Castelnovo ne i Monti (Re); Parrocchia S.Rita di Trieste; Ivano Barbieri; Loriana Scarazzolo Strussiat; Luca Cremonesi; Lucia Landonio Ramponio; Zefferina Franceschelli; Dina Cocchi; Armando Zatti; Silvia Vita Seppi; Francesco Terroni; Anna Stamerra; Claudio Pomaro; Maria Mauriello Montaruli; don Damiano Marco Grenci; Sabato De Luca; Carlo Castiglioni; Carlo Carnovale; Annunziata Borsini; Cosima Calò Tampieri; Emanuela Coprenti; Gustavo Kullman; Trieste Picuti; Anita Vecchi; Caterina Della Torre; Gabriele Da Ros; Cesare Fasce; Luigino Pertile; Oriano Luigi Bezzi; Laura Banchelli; Maria Lina Alfiero; Maria Zana; Marco e Barbara Trentini; Francesco Terroni; Giuseppina Saratti; Anna Santarossa; Paolo Rosati; Maria Grazia Rocchi Bazzarini; Graziella Rizzi; Maristella Rappo; Laura Pittiglio; Andrea Papetti; Teresa Maria Noè; Famiglia Nizziero; Norma Neri; Nazzarena Mori; Rina Matteucci; Ferdi Marzola; Paola Grassi; Pinuccia Ghini Petelio; Franca Ghini; Alessandra Gestiero; Maria Formaggio; Clementina Evorzi; Patrizia Dato; Maria Grazia Campogiani; Rina Bruttomesso; Luisella Benvegnu Luisella; Uliana Beltrame; Sandra Beghelli; Domenicane di S.Caterina di Pirano (Slovenia); Tina Amodio; Clementina Ndilika Aluku; Bruna Varzini; Pietro Passera; Marcella Ponticelli; Rosaria Ruggiero; Olimpia Maddaluno; Clara Ruzzier; Franca Strini; Raimondo Brascaglia; Michele Di Sannio; Angelo Bonfanti; Associazione Luci sull’Est; Gruppo del Rosario di Reggio Calabria; Antonietta Ferrara; Argia Radimiri; Caterina Sgattoni; Giovanni Nosari; Maddalena Lunesu; Giuseppe Zappalà; Irma Santoni; Malvina Ferretti; Augusta Ortis; Rosa Lemut; Lina Savini Bonaventura; Rosalba Chinellato; Rosaria D’Aponte; Giovanni Esposito; Maria Giannini; Anna Incarnato; Imelde Sponticci; Grazia Stevani; Suor Maria di Montfort; Teresa Gianoli; Gruppo del Rosario di S.Felice sul Panaro (Mo); Partecipanti alla Peregrinatio Mariae in Castelnovo né Monti (Re).
2) in memoria dei defunti, per preghiere, chiedere grazie o celebrazione di SS. Messe: Annarosa Minto per Nereo; Franca Ghini; Giampaola Negri secondo le sue intenzioni; Angela Dottori Scortichini per i genitori Elisa e Clemente; Paolo Graffigna per Niccolò e Jolanda; Alfia Sangiorgio per Giuseppe e Salvatore; Maddalena Larocca; Carmela Orlando; Maria Carnevali; Giuliana Cappelli.
3) per acquisto di sussidi: Rosina Melissano; Claudio Gallina; Ilaria Giannarelli; Famiglia Boggio Carrera; don Luciano Volpe; don Damiano Marco Grenci; Movimento Domenicano del Rosario di Barra (Na); Giuseppe Martinello; Parrocchia SS. Faustino e Giovita di Brescia; don Francesco Miti; don Giuseppe Ferrari; Direttore Istituto Bearzi di Udine; don Roberto Sibani; Giuseppe Cenci; Suor Maria Rosilda Favaretto o.p.; Serse Ferrari; Monastero Ara Crucis di Faenza (Ra); Alessandra Gestiero; Suor Giuseppina Abampi; don Alessandro Nava; Margherita e Roberto Guerra; don Ernesto Belloni; Patrizia De Paola; don Damiano Marco Grenci; Daria Gherlani.
4) per le adozioni a distanza: Ambrogio Caserini per Ana Paula Ferriera Caetano; Ambretta Negri per Lucas Oliveira Riston; Giampaola Negri per Isabela Oliveira Riston; Anna Scarpenti per Ariane Batista de Souza; Ada Giacomello per Matheus Alves Siquiera; Ilde D’Algenio per Luiz Eduardo Brechò Dos Reis; Dorotea Lancellotti per Traina Cristina Ferreira; Marcello Ravaioli per Alex Aparecido Garcia; Famiglia Giantomassi per Amanda Inacio Da Silva; Famiglia Andrea Vanti e Maura Persici per Alex Aparecido Garcia e Tainara Cristina Ferriera; Paola Grisenti per Priscila Catarina de Souza; Arcisa Luccarini per Clara Cury Bertoldo; Tonina Magi per Gabriela Beatriz dos Santos; Farolfi Gaddoni per Oaissa Vitoria Lourenco.
Hanno collaborato con la loro opera: Ciro Reo; Carmine di Napoli; Famiglia Boggio Carrera; Daniela Triaca e Angelo Gazzaniga; Anna Scarpenti; Enrico Veneziani; Comune di Fontanellato (Pr); Comune di Acqualagna (Pu); Maria Pia Bartoli; Ilaria Giannarelli; Elvio Barzotti; Vittoria Radi; Tania Rondani; Massimiliano Guerrini.
Ringrazio tutti di cuore per quanto fate - ognuno nel suo piccolo - per sostenere il MOVIMENTO nella promozione del s. Rosario e della devozione alla B. Vergine: assicuro il quotidiano ricordo nella preghiera, ma soprattutto alla celebrazione della s. Messa.
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pagina della riconoscenza
1) per onorare la B.Vergine, sostenere ROSARIUM e il Movimento del Rosario:
Triveneto: 10 settembre
o consultare il sito internet “www.sulrosario.org” alla voce “raduni del Rosario”
Per ogni informazione rivolgersi a Padre Mauro tel. 335 5938327
Santuario di Monte Santo in Slovenia ore 10,00: ritrovo ore 10,30: celebrazione “Ora Mariana” ore 11,30: meditazione di P. Mauro e interventi ore 12,30: pranzo al sacco ore 14,00: condivisione e testimonianze ore 15,00: riflessione personale ore 15,30: celebrazione della santa Messa ore 16,15: Adorazione Eucaristica ore 17,00: conclusione e saluto
Emilia Romagna: 17 settembre Santuario B.V. del Rosario di Fontanellato ore 10,00: ritrovo nel piazzale ore 10,30: celebrazione “Ora Mariana” ore 11,30: meditazione di P. Mauro e interventi ore 12,30: pranzo al sacco ore 14,00: condivisione e testimonianze ore 15,00: riflessione personale ore 15,30: celebrazione della santa Messa ore 16,15: Adorazione Eucaristica ore 17,00: conclusione e saluto
Marche: 24 settembre Chiesa di S. Maria del Suffragio a Fano ore 10,00: ritrovo ore 10,30: Adorazione Eucaristica ore 11,30: meditazione di P. Mauro e interventi ore 12,30: pranzo ore 14,00: condivisione e testimonianze ore 15,00: Ora Mariana ore 16,00: concerto mariano ore 17,00: celebrazione santa Messa In caso di mancato recapito inviare all’ufficio di Bologna CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa