Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art ,1 comma 2, CB Bologna - Anno XLII - n. 2 - II trimestre
Movimento Domenicano del Rosario - Provincia “S. Domenico in Italia”
speciale “devozione mariana”
2/2009
ROSARIUM Pubblicazione trimestrale del Movimento Domenicano del Rosario Proprietà: Provincia Domenicana S. Domenico in Italia via G.A. Sassi 3 - 20123 Milano Autorizzazione al Tribunale di Bologna n. 3309 del 5/12/1967 Direttore responsabile: fr. Mauro Persici o.p. Rivista fuori commercio
Le spese di stampa e spedizione sono sostenute dai benefattori Anno 42°- n. 2
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stampa: Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s. Milano - via P. della Francesca 38 Movimento Domenicano del Rosario Via IV Novembre 19/E 43012 Fontanellato (PR) Tel. 0521822899 Fax 0521824056 Cell. 3355938327 e-mail movrosar@tin.it
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Comitato di redazione: Ermanno Boggio Mauro Faverzani Angelo Gazzaniga Ilaria Giannarelli Pag. 3 e seguenti: GIOVANNI BELLINI, Madonna del Prato, Londra, National Gallery. Pag. 7 e seguenti: ARTISTA LOMBARDO, Angelo annunciante e Madonna annunciata, inizio XVI sec. San Maurizio al Monastero Maggiore, Milano Pag. 9: RAFFAELLO SANZIO, Madonna col Bambino e san Giovannino, Louvre, Parigi. Pag. 11 e seguenti: GIOVANNI BELLINI, Madonna Morelli, Accademia Carrara, Bergamo. Madonna dei cherubini rossi, Galleria dell’Accademia, Venezia. Madonna Lochis, Accademia Carrara, Bergamo.
SOMMARIO Voglia di sereno Card. Giacomo Biffi
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“È urgente tornare a Maria per tornare a Cristo” Mauro Faverzani
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speciale: “devozione mariana” Una corona per non sprecare parole Fede e devozione mariana in Asia: una crescita irrefrenabile Interviste a cura di Roberto Beretta e Mauro Faverzani
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I “mesi mariani”
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speciale: “Convegno del Rosario”
I cristiani in Occidente minacciati dalla discriminazione
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Quella “silenziosa apostasia” dell’Occidente cristiano
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Esiste anche una Cina che guarda con fede a Maria Giacomo de Antonellis
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Catechismo per tutti: Croce - Crocifisso
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In copertina: Foto scattata in Palestina da Paolo Gavina Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. L’invio delle fotografie include il consenso per una eventuale pubblicazione.
C a rd i n a l e G i a c o m o B i ff i A rc i ve s c o vo e m e r i t o d i B o l o g n a
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Voglia di sereno
aggio, il mese di Maria, è il mese in cui i cuori si allargano: l’inverno è definitivamente alle spalle, la primavera è al suo colmo, il bello stabile – se non è già arrivato – è almeno alle porte. È vero che i meteorologi – in contraddizione con i poeti – ci informano che spesso è il mese più piovoso dell’anno. Ma i temporali di maggio non hanno mai insidiato il nostro convincimento se non altro dell’imminenza di una stagione migliore. Così come la festa dell’ascensione del Crocifisso Risorto – anche se è da noi celebrata mentre siamo alle prese con le molte tristezze e le molte paure della vicenda terrena – viene puntuale ogni anno a garantirci che il Figlio unico di Maria, che è anche l’Unigenito del Padre, è l’irreversibile Signore della storia e dei cuori. Questa infusione di incoraggiamento e di gioia a Bologna viene confermata e rinvigorita con femminile dolcezza dalla Madonna di San Luca, patrona della nostra città e della nostra diocesi, che proprio in connessione con la liturgia dell’Ascensione discende immancabilmente tra noi. Discende con il suo carico di speranza, perché ella sa che soprattutto di speranza noi abbiamo oggi un
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estremo bisogno. Non noi soltanto: non è solo la nostra città e la nostra nazione, ma è l’Europa e l’umanità intera ad avvertire, in mezzo a troppe nubi e a troppe tempeste, la voglia di un po’ di sereno. Siamo come presi in una morsa: da un lato c’è l’assalto di una estranea prepotenza, che oggettivamente mette in pericolo la nostra civiltà, della quale essa non ha assimilato i princìpi e i valori fondamentali, nonché la minaccia di un terrorismo che non riconosce alcuna barriera morale alle sue imprese scellerate; dall’altro lato c’è, per così dire, un’autonoma estenuazione tra noi di quegli stessi princìpi e di quegli stessi valori, che si vanno stemperando in un relativismo scettico e in un libertarismo senza significazione e senza ideali. In questa morsa noi siamo angustiati e smarriti. Non possiamo dimenticare però che, nei frangenti più drammatici, i cristiani – e segnatamente i nostri padri – hanno ritrovato forza interiore e auspicio di rinascita appunto rivolgendosi a lei, la «senza peccato», che non abbandona mai quanti la invocano nel pericolo, anche quando essi non siano incolpevoli; rivolgendosi a lei, che non disconosce mai il suo legame e la sua solidarietà con tutti i figli di Adamo. Un viaggio che non si è più concluso In quei giorni Maria si mise in viaggio (Lc 1, 39). Questo viaggio, lungo le nostre strade polverose, intrapreso appena le è stata rivelata l’altissima missione assegnatale dal disegno del Padre, non si è più concluso: la Madre di Gesù e madre nostra non ha più finito di accompagnarsi, itinerante silenziosa e sollecita, al faticoso procedere della «nazione santa» e dell’umanità intera sui tortuosi sentieri della storia. Noi la sentiamo vicina, pellegrina con noi: ogni nostra afflizione è da lei condivisa, ogni nostra ansia è da lei tramutata in un’implorazione capace di far tremare il cuore del suo Figlio onnipotente. Ella è la madre del Re, ma si affianca alla nostra povertà con la discrezione e l’umiltà dei poveri. È la serva del Signore, ma con efficacia autorevole sa soccorrere i suoi figli spossati, sa guidarli nelle incertezze, sa rianimarli nelle contrarietà e nei disagi. Un poeta ucraino, scampato agli orrori del «gulag», ha evocato con incantevole semplicità l’icona della Vergine in cammino, delineandola come una viandante povera e dignitosa, avvenente e modesta, con l’animo così grande che tutti i nostri mali vi trovano spazio: «E la Madonna andava con l’abito consunto dai bucati. Andava, il volto sotto il velo, portando seco le pene del mondo» (Aleksander Galiç). Una profezia che si sta avverando Pio XI – tra i Successori di Pietro uno dei più coraggiosi e illuminati – ricordando nel 1931 il XV centenario del Concilio di Efeso, così ha scritto a proposito
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della Madre di Dio: «Se alla Chiesa si prepareranno giorni più difficili, se la fede verrà scossa perché la carità sarà raffreddata, se i costumi privati e pubblici peggioreranno, se qualche sciagura minaccerà la famiglia cattolica e la società civile, a lei ricorreremo supplicando istantemente il suo celeste aiuto» (Enciclica Lux veritatis). Se queste si possono dire «parole profetiche» (termine per la verità un po’ abusato nella cristianità odierna), bisogna riconoscere che la «profezia» si sta compiendo sotto i nostri occhi. È dunque giunto il tempo, intravisto da quel Pastore realista e lungimirante, di ricorrere a Maria con più intensa preghiera e con più vibrata fiducia. La fede oggi è «scossa» nella sua stessa base, quando – per non compromettere le buone relazioni coi non credenti o per evitare l’accusa di essere «politicamente scorretti» – non proclamiamo più a voce alta, chiara, insistente (opportune et importune, direbbe san Paolo) che Gesù Cristo, risorto e oggi veramente, realmente, fisicamente vivo, è l’unico necessario Salvatore di tutti senza alcuna eccezione. Quasi che la redenzione dell’umanità possa dipendere dall’amabilità del nostro dialogo, invece che dalla conoscenza della verità che ci è stata rivelata e dall’aprirsi del cuore alla grazia divina. Non una ma molte sciagure minacciano «la famiglia cattolica e la società civile»: dal prevalere dell’individualismo egoistico, che ha ispirato e motivato la legislazione e la pratica divorzistica, al rifiuto insipiente di trasmettere la vita, all’aborto, allo scardinamento della morale sessuale, all’esaltazione irragionevole di ogni aberrazione. Ma si può forse pensare che il male più grande stia nella «carità raffreddata» dei credenti e persino dei praticanti: un raffreddamento che inibisce il coraggio di annunciare impavidamente il Vangelo e di sfidare senza ambiguità e reticenze la cultura anticristiana dominante; che spegne la gioia e la fierezza dell’appartenenza ecclesiale; che illanguidisce l’affetto schietto e operoso per la Chiesa, la Sposa amata di Cristo e la madre nostra amantissima, la quale con la sua santità trascendente ci riscatta da ogni nostra incoerenza e da ogni nostra manchevolezza. La Vergine Maria – da noi appassionatamente contemplata nella cara effigie della Madonna di San Luca e sollecitata in questi giorni dalle nostre invocazioni – ci consola, ci rianima, ci rassicura del trionfo, che è già in atto, del Figlio suo crocifisso e risorto, e di quanti a lui si mantengono congiunti con un’adesione sincera e fattiva: Questa – ci dice – è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede (1 Gv 5, 4). Omelia in occasione della Solennità della Beata Vergine di San Luca, Cattedrale Metropolitana di San Pietro, giovedì 9 maggio 2002. Pubblicata in BAB, XCIII, 5/2002, 95-97.
Gli articoli sono tratti dal libro “La donna ideale ” del Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna. Il libro è in vendita presso Edizioni Studio Domenicano via Dell’Osservanza, 72 40136 Bologna Tel. 051/582034 Fax 051/331583 - esd@esd-domenicani.it
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Solo la Madonna è in grado di intervenire per ricondurre un mondo confuso sulla strada verso la salvezza
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E’ urgente tornare a Maria per tornare a Cristo La devozione mariana non è fine a se stessa, né “melassa dolciastra”: è anzi “convinta e virile”, presenza “discreta ed essenziale”…
ub Tuum praesidium”, “Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio”: è questa la prima invocazione mariana, di cui si abbia traccia. Risale al III secolo. Da allora, il culto mariano ha avuto uno sviluppo ininterrotto. Dal secolo XIV è l’Ave Maria la preghiera alla Vergine più comune tra i cristiani. Riprendendo le parole dell’Angelo a Maria, introduce i fedeli alla contemplazione del mistero dell’Incarnazione, quel mistero che anche la tradizionale preghiera dell’Angelus invita a meditare, esortando il cristiano a prendere proprio Maria quale punto di riferimento nei diversi momenti della propria giornata, per imitarLa nella Sua disponibilità totale a realizzare il piano divino di salvezza. Anche san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716), grande ed ardente missionario popolare ed apostolo soprattutto delle popolazioni rurali, nel Trattato della vera devozione a Maria, nella Lettera agli Amici della Croce e ne L’amore dell’eterna Sapienza, mostra l’altezza e, ad un tempo, la profondità in lui raggiunta dalla devozione alla Madonna, Madre di Misericordia, mediatrice necessaria – per divina decisione – fra Gesù Cristo e gli uomini. Attorno alla Mediazione Universale di Maria – oggi verità di fede –, il sacerdote bretone costruì tutta una mariologia di soavità indescrivibile. Così bella, da non passare inosservata. Infatti, gli procurò l’avversione di giansenisti, mondani e scettici, che fecero di lui un vero e proprio perseguitato della fede. Ma quale devozione mariana è, oggi, possibile? In tal senso, Vittorio Messori, noto giornalista e scrittore, nel suo libro Ipotesi su Maria, è alquanto esplicito e chiaro: non quella “fine a se stessa”, intrisa di un “clima zuccheroso e retorico”, immersa in una forma di “irrealismo sempre deluso”, sin troppo facile, proprio perché – aggiungiamo noi – incapace di un’adesione piena alla fattualità ed alla bellezza di una fede incarnata, di un Dio che, proprio grazie a Maria, si è fatto uomo. Bensì quella “convinta e virile, profonda e insieme allergica ad ogni retorica” fondata “sulla meditazione del mistero di quella Donna Forte che intonò il Magnificat”; quella derivante dall’“assillo per la situazione della fede nel Cristo, minacciata (come sempre, ma forse oggi più che mai) da errori, deviazioni, inquinamenti, per i quali la Madre ha il rimedio decisivo”. Errori, deviazioni, inquinamenti presenti anche nel nostro “cristianissimo” Occidente. Messori ha voluto lodevolmente mostrare con la sua opera come sia “possibile amare, venerare, lodare la Madonna per quanto merita (e che ha profondità insondabili), senza cadere in certo stile «madonnaro»”, fatto cioè di “toni soavi, voci impostate, cori di bimbi, mazzetti di fiori, languori, commossi fervori, appelli a quei sentimentalismi, che sono il contrario del sentimento”, sentimento
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che pure è doveroso quando si parli della Madre, purché con ciò non si cada “in una melassa dolciastra, che allontana piuttosto che avvicinare chi sia estraneo al circolo di certo devozionismo”. “La Madre – spiega Messori – la si scopre dopo, quando si è entrati in intimità col Figlio e questi fa accedere «dentro alla casa». Ci si accorge, allora, che quella presenza discreta è, in realtà, essenziale”, non è “una devozione da tollerare in anziani bigotti”, tutt’altro: “Senza la radice di carne, che è il corpo di quella Donna, tutto il mistero dell’Incarnazione finisce col perdere l’indispensabile materialità, per farsi evanescente spiritualismo, moralismo sermoneggiante o, peggio, pericolosa ideologia”.
Anche Paolo VI, nell’esortazione apostolica Marialis cultus, evidenziò come lo stesso Rosario sia una “preghiera evangelica” tutt’altro che evanescente, anzi “incentrata nel mistero dell’Incarnazione redentrice”, ribadendone l’orientamento nettamente cristologico. Leone XIII prima (il 1° settembre 1883 con l’enciclica Supremi apostolatus officio), poi Pio XII e Giovanni XXIII (con l’epistola apostolica Il religioso convegno del 29 settembre 1961) han sempre tenuto in grande considerazione la pratica del Rosario, auspicandone la diffusione nelle famiglie cristiane quale efficace e concreto strumento spirituale di fronte ai mali della società. I mali dell’oggi. Tra gli apostoli del Rosario, val la pena annoverare anche il Beato Bartolo Longo, che – con i “Quindici Sabati” – incessantemente assicura la salvezza per quanti propaghino il Rosario, nonché Padre Pio, canonizzato da Giovanni Paolo II, il quale volle addirittura un Anno, tutto dedicato al Rosario, Anno che si svolse dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003. E, nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, individuò ancora nel santo Rosario, un “mezzo validissimo per favorire tra i fedeli quell’impegno di contemplazione del mistero cristiano”, proposto nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte quale forma di “pedagogia della santità”. Il Rosario è, insomma, secondo Papa Wojtyla, per il popolo cristiano, la modalità giusta attraverso cui porsi “alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo ed all’esperienza della profondità del Suo amore”. Del resto, in Giovanni Paolo II, la devozione mariana è evidente sino a partire dal Suo motto, “Totus Tuus”, nonché dal Suo stemma, con quella grande e maestosa “M” maiuscola, che richiama la presenza della Madonna sotto la Croce e la Sua eccezionale partecipazione alla Redenzione. Ecco allora che la “mariologia” non è – come evidenzia ancora Messori nel suo libro – “«il tumore del cattolicesimo», come ancor oggi sostengono certi professori protestanti, ma è lo sviluppo logico
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e organico dei postulati evangelici; non è una escrescenza abusiva della cristologia, ne è un capitolo fondamentale, senza il quale manca un sostegno alla sua stabilità”. Un sostegno concreto. E tangibile. Nell’oggi. Come? Proprio Papa Wojtyla, in occasione dell’udienza generale del 5 novembre 1997, evidenziò come, “avendo ricevuto da Cristo la salvezza e la grazia”, la Vergine sia “chiamata a svolgere un ruolo rilevante nella redenzione dell’umanità. Con la devozione mariana i cristiani riconoscono il valore della presenza di Maria nel cammino verso la salvezza”. Non qualcosa di etereo, dunque. Bensì capace di intervenire e di agire nelle vicende umane. Non solo: la devozione a Maria, ponendo in rilievo la dimensione umana dell’Incarnazione, “fa meglio scoprire il volto di un Dio, che condivide le gioie e le sofferenze dell’umanità, il “Dio con noi’”. Ed ancora, nella Lettera Rosarium Virginis Mariae, Giovanni Paolo II evidenzia come, nel corso dei secoli XIX e XX, la Madre di Cristo abbia “fatto in qualche modo sentire la Sua presenza e la Sua voce”, come a Lourdes ed a Fatima. Segni, che mostrano come “la Vergine Santa voglia anche oggi esercitare la premura materna alla quale il
Redentore moribondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa”, la “Chiesa pellegrinante”, in cui Lei “continua a sviluppare la trama del Suo ‘racconto’ di evangelizzatrice”. Più chiaro di così… Scrive ancora Messori che la “funzione materna” di Maria, quella cioè “di proteggere il Figlio”, continua “e continuerà sino alla Parusìa”. Il prof. Plinio Correa de Oliveira, nella sua opera principale Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, prova – con successo – a tratteggiare il ruolo svolto dalla Madonna, da cui Dio, con un atto libero della Sua volontà, ha fatto dipendere la distribuzione delle grazie. Chi tentasse di ottenerle senza il Suo materno aiuto, non vi riuscirebbe. Il demonio comincia anzi a vincere, quando riesce a far diminuire la devozione alla Madonna. Lo fece notare molto bene anche il Card. John Henry Newman, scrivendo: “Se diamo uno sguardo all’Europa, troveremo che hanno smesso di adorare il suo Divin Figlio, per passare a un banale umanesimo, non i popoli che si sono distinti per la devozione a Maria, ma proprio quelli che hanno rifiutato una tale devozione. Si è estinto lo zelo per la gloria del Figlio là dove questo non era più congiunto all’ardore per l’esaltazione della Madre. I cattolici, ingiustamente accusati di adorare una creatura invece del Creatore, Lo adorano ancora. Mentre i loro accusatori, che avevano preteso di adorare Dio con maggior purezza e fedeltà alla Scrittura, hanno cessato di adorarLo”. Le recenti scelte compiute sullo scacchiere europeo dimostrano, invece, quanto sia necessario ed urgente, oggi, tornare a Maria. Per tornare a Cristo. Mauro Faverzani
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devozione mariana
INTERVISTA a René Laurentin SPECIALE DEVOZIONE MARIANA
Una corona per non sprecare parole
Preghiera dei semplici e delle famiglie. Da recitare a qualunque ora e circostanza. Anche prima di addormentarsi. E se il sonno arriva prima della fine “allora continuano gli angeli”.
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ulla Madonna ne sa più di tutti. E per forza: dei suoi quasi 86 anni, oltre 60 li ha passati studiandola. Così padre René Laurentin è diventato il più autorevole “mariologo” del mondo: i suoi lavori scientifici su Lourdes occupano almeno 30 volumi, senza contare i numerosi altri libri d’argomento religioso, gli articoli giornalistici (è stato per molti anni editorialista del “Figaro”, uno dei maggiori quotidiani francesi), l’attività di professore in varie università, i premi prestigiosi... Ma c’è un’altra rara benemerenza sulla tonaca dell’abbé Laurentin: nonostante non abbia mai cessato di esaminare argomenti difficili come i dogmi o le apparizioni mariane coi rigorosi strumenti della ragione, com’è giusto, nessun accanimento teologico è mai riuscito a velargli lo sguardo di tenerezza verso colei che rimane pur sempre e per tutti una Madre. Dunque, padre Laurentin: il rosario è ancora una preghiera “attuale”? “Il rosario è una devozione antica, attribuita a san Domenico nel XIII secolo e messa a punto dal domenicano Alano de la Roche nel 1473. Siccome i contadini e la gente del popolo non potevano recitare i 150 salmi come i monaci, sono state loro proposte le 150 Ave Maria, raggruppate in 5 decine per meditare i grandi misteri della vita di Cristo e di Maria.
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Però è anche una preghiera moderna, in quanto è semplice e non presenta difficoltà. La si può recitare ovunque: in chiesa o a casa, a letto o camminando o anche lavorando, come facevano molti contadini. Mio padre, architetto, diceva il rosario in auto, aveva persino composto alcuni inni da cantare all’inizio di ogni mistero. Recitavamo la corona insieme quando tornavo per le vacanze; e faccio tuttora la stessa cosa nei Paesi dove mi trovo. Il rosario insomma è una preghiera di sempre. I domenicani poi hanno inventato un sacco di piccoli accorgimenti per rinnovarla: seguendo il ritmo del respiro, richiamando il mistero dopo ogni Ave Maria, eccetera. E molti altri metodi i cristiani se li trasmettono l’un l’altro”. In passato il rosario lo si recitava in famiglia, intonato dal capo famiglia o dalla nonna. Qualcuno sostiene ancora oggi che sarebbe l’ideale per unire i coniugi tra loro, per educare i figli alla preghiera. È così? “Fortunate le famiglie che sanno dare ai loro figli il gusto della preghiera. I bambini vi sono sensibili. Alcune giovani coppie li abituano fin dalla culla alla loro preghiera quotidiana, prendendoli in braccio; e spesso questi neonati sono incuriositi e sorridono. In circostanze del genere talvolta arriva anche il cane di casa, e si accuccia in silenzio ai loro piedi... Con gli adolescenti è più difficile. È l’età in cui si forma una personalità autonoma e ciò richiede ai genitori molta comprensione, pazienza, tolleranza, ma anche fermezza perché la personalità si formi senza deformarsi, né distruggersi attraverso tutte le droghe moderne”. Il rosario è anche la tradizionale preghiera della sera, con la sua cantilena sembra aiutare a rappacificarsi con se stessi dopo una giornata di lotte e di fatiche, riequilibra i ritmi della giornata e certo facilita il riesame delle cose fatte, buone o cattive che siano...
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“Ma il rosario non ha orario. Tutte le ore sono adatte, basta sapergli trovare un posto. Nella mia vita sovraffollata, per esempio, lo recitavo talvolta la sera, prima di addormentarmi, e qualche volta il sonno arrivava prima della fine della corona: “Allora lo finiscono gli angeli”, diceva mia nonna novantenne... Ora che l’età mi ha fatto prescrivere una passeggiata quotidiana per rimediare all’immobilità malsana degli intellettuali, invece, ho tutto il tempo per recitare il rosario completo”. Qualcuno però accusa il rosario di essere una preghiera “meccanica”, ripetitiva, quasi ipnotica. Che cosa risponde lei? “A sentire il Vangelo, è giusto così: ‘Non sprecate parole come fanno i pagani – dice Matteo – che credono di essere ascoltati a forza di parole. Non siate come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”. Gesù diceva una sola cosa per volta. Sì, la preghiera è essenzialmente raccoglimento in Dio. Tutto parte da lì. È meglio dunque cominciare con un periodo di silenzio, che valorizza ciò che segue. Ma poi la Bibbia e Gesù raccomandano la preghiera vocale, anzitutto il Padre nostro: quando il corpo e le labbra non partecipano, infatti, spesso c’è solo il vuoto. La parola sostiene la preghiera. Durante i pellegrinaggi a Chartres e altrove, l’Ave Maria cantata sulla strada orienta e tonifica la marcia verso Dio. Il rosario, come i salmi, è un mezzo per fissare l’attenzione e la concentrazione”. Di certo il rosario è una preghiera semplice, di poche pretese: si accontenta di stare nei ritagli del nostro tempo affannoso, di essere detta mentalmente nei luoghi più disparati, mentre si guida l’auto, mentre si viaggia in metro... Ma allora sembra quasi più un passatempo che un’orazione, O no? “Semplicemente, è un mezzo per associare Dio agli atti elementari della vita del corpo. È un piccolo sistema per far penetrare meglio Dio nella nostra vita. Noi siamo “animali ragionevoli”, dice
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Aristotele; non facciamo nulla senza il nostro corpo. Bisogna dunque mobilitarlo per pregare Dio in modo umano. Oggi, a forza di “spiritualizzare”, abbiamo sradicato la nostra vita spirituale, la asfissiamo. Non sempre siamo capaci di meditazione profonda; perciò bisogna radicarla nel nostro corpo anche con la ripetizione di parole”. Al rosario il Papa ha addirittura dedicato un anno. Perché, secondo lei? “L’ha fatto imitando numerosi predecessori, soprattutto Leone XIII. Giovanni Paolo II sottolinea ora l’importanza della meditazione dei misteri, tanto che ha proposto di allargarli con 5 misteri della luce, i quali si possono recitare quest’anno in alternativa ai 5 misteri gaudiosi, che rimangono fondamentali. In questo modo il Papa ha voluto fare più centro su Cristo; ma tocca a ciascuno scoprire tali misteri. Se il Papa ci invita, è perché questa preghiera porta frutti personali e – meglio ancora – comunitari. Tenere in mano il rosario è come tenere la mano della Vergine, che ci conduce a Cristo”. Il Rosario è anche ecumenico? “Forse c’è anche chi teme che essa possa [la preghiera del Rosario, ndr] risultare poco ecumenica, per il suo carattere spiccatamente mariano. In realtà, essa si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio l’ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana, in modo che “quando è onorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato”. Se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo un ostacolo all’ecumenismo!”. Roberto Beretta Intervista apparsa su “Il Timone” – n. 25 Maggio/Giugno 2003
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INTERVISTA a Padre Bernardo Cervellera SPECIALE DEVOZIONE MARIANA
Fede e devozione mariana in Asia: una crescita irrefrenabile
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entre l’Occidente pare “addormentato”, quasi malato spiritualmente, la fede, soprattutto in Oriente, è viva, eccome. Secondo l’Annuario Pontificio 2009, i fedeli battezzati in Europa sono aumentati solo dello 0,8%, contro il 4,7% dell’Oceania e l’1,7% dell’Asia. E sempre in Asia la devozione mariana è fortissima. Basti pensare che, come specifica un lancio di “AsiaNews”, nel 2003 sono stati circa 9 mila i pellegrini asiatici recatisi in pellegrinaggio presso il Santuario di Lourdes. Cosa li ha spinti fin lì? Lo abbiamo chiesto a Padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia informativa “AsiaNews”: “Quell’anno abbiamo inserito la notizia – specifica – in quanto il Papa andava a Lourdes e quindi c’era grande attesa”. Ma, ad oggi, il “trend” è rimasto invariato… “In realtà, conosco tantissimi cinesi ed indiani, che vengono in Europa proprio per andare a Lourdes. Bisogna anche dire, però, che ci sono tantissimi Santuari in Asia. E questi sono naturalmente più frequentati, perché occorrono meno soldi per muoversi. Ad esempio, nel Santuario di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso nel Tamil Nadu (scampò miracolosamente allo tsunami nel 2004, le acque si fermarono alle porte della chiesa, ndr), ci sono 20 milioni di visitatori ogni anno. Il Santuario di Nostra Signora ad Harissa, in Libano, vede pure milioni di persone da tutto il Medio Oriente. C’è un Santuario molto importante anche in Pakistan, uno in Corea ed uno a La Vang, in Vietnam: anche qui si recano ogni anno milioni di pellegrini. Quindi, la devozione alla Madonna è molto, molto forte in Asia”. Perché? “Perché l’aspetto femminile legato al sacro è presente anche in diverse culture asiatiche – afferma –. Ma assolutamente nuovo è il fatto che la ‘Madre’ non sia soltanto l’autorità, bensì anche la figura tenera, che aiuta ed avvicina a Dio. L’amore alla Madonna viene
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dalla scoperta che Dio è Padre e ci ama. Il problema della ‘paternità’ è importante presso le culture asiatiche”. Dal suo osservatorio internazionale, quanto ha l’impressione che “pesi” la figura di Maria nel dialogo ecumenico prima ed interreligioso poi? “Soprattutto con gli ortodossi c’è un legame molto forte per quanto riguarda la figura di Maria – spiega Padre Cervellera –. Non dimentichiamoci che uno dei passi più belli fatti in questi ultimi anni da Giovanni Paolo II è stato quello di ridonare al Patriarcato di Mosca l’icona della Madonna di Kazan, che era stata rubata nel periodo del comunismo, venduta agli americani, per poi tornare in possesso di fedeli cattolici, che l’han donata al Pontefice, proprio per salvaguardarla col suo enorme valore. Anche nel mondo anglicano c’è – soprattutto nella cosiddetta Chiesa Alta – il tentativo di riprendere a partire dalla devozione mariana un rapporto con la Chiesa Cattolica. Per il resto, i protestanti cercano di «fare a meno» della Madonna, sebbene tra i luterani, cioè tra le comunità di antica tradizione, ci sia un tentativo di valorizzazione della Mediatrice ed anche del ‘sì’ di Maria, necessario all’avvenimento della fede nel mondo. Per quanto riguarda le altre religioni, bisogna distinguere tra i musulmani fondamentalisti, che vogliono distruggere totalmente l’Occidente ed il Cristianesimo, e indù, buddhisti, altri musulmani, che invece riconoscono il fascino enorme che sgorga, che promana dalla Madonna, citata peraltro nel Corano. I nostri corrispondenti ci testimoniano come ai Santuari mariani ci siano sempre anche tanti musulmani, ed anche indù, che vi vedono una Donna non ambigua – come la dea Kalì, che può portare la vita o la morte –. Maria porta solo la vita. E questo genera maggiore fiducia. Anche il buddhismo, che predica il distacco dalla vita, vede nella Madonna, che non è soltanto verginale, ma anche materna e vicina all’uomo, un elemento di novità”.
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Bernardo Cervellera missionario del PIME (Pontificio Istituto Missione Estere) e giornalista, attualmente è responsabile dell’agenzia giornalistica “Asia News”. È stato direttore (19972002) di “Fides”, l’agenzia di informazione internazionale del Vaticano, divenuta sotto la sua guida un autorevole organo giornalistico molto apprezzato dai media mondiali. Dal ’95 al ’97 ha insegnato all’università di Pechino (Beida) come docente di Storia della Civiltà occidentale. Collaboratore del quotidiano cattolico “Avvenire”, è intervenuto come esperto di politica internazionale nelle trasmissioni televisive “Porta a Porta”, “Excalibur”, “Otto e mezzo”.
D’altra parte, quanto la devozione mariana può aiutare e sostenere il discorso missionario e gli stessi missionari – sacerdoti e laici –, oggi? “Posso dirle la mia esperienza... – risponde Padre Cervellera –. Per me e per tutta la Chiesa la Madonna rappresenta il nucleo, la pietra preziosa, che ha detto un ‘sì’ totale a Dio, allo Spirito Santo e questo ha garantito l’unione tra l’uomo e Dio, che è la caratteristica dell’Incarnazione, della penetrazione di Dio nella vita del mondo. Tutti noi, poi, viviamo dell’aiuto di Maria, perché la nostra decisione non è sempre così totale come la Sua, però – appunto – guardiamo a Lei come a chi sostiene il nostro ‘sì’”. Il cosiddetto Occidente cattolico sta a Suo giudizio trascurando o no la devozione a Maria? Si sta in questo senso “protestantizzando”? “Credo che l’Occidente abbia un problema ancora più grave di questo – spiega il direttore di “AsiaNews” –. Non è questione soltanto di ‘protestantizzarsi’, cioè di esaltare l’aspetto del sentimento, della spiritualità contro l’oggettività della Chiesa, dei Sacramenti. Non si tratta, quindi, tanto di mettere da parte l’elemento mariano ed anche l’elemento petrino, se pensiamo a tutte le cattiverie delle scorse settimane nei confronti del Papa. Penso che il problema più grave è che l’Occidente sta scivolando verso quella che Giovanni Paolo II aveva definito come una silenziosa apostasia, cioè un abbandono della fede cattolica tout court”. Il che evidenzia, ancora di più, quanto vi sia oggi bisogno di affidarsi a Maria… Mauro Faverzani
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I «mesi mariani» Relativamente alla pratica di un “mese mariano”, diffusa in varie Chiese sia dell’Oriente sia dell’Occidente, si possono richiamare alcuni orientamenti essenziali. - In Occidente i mesi dedicati alla Vergine, sorti in un’epoca in cui si faceva scarso riferimento alla Liturgia come a forma normativa del culto cristiano, si sono sviluppati parallelamente al culto liturgico. Ciò ha posto e pone tuttora alcuni problemi di indole liturgico-pastorale che meritano un’accurata valutazione. - Limitatamente alla consuetudine occidentale di celebrare un “mese mariano” in maggio (in novembre, in alcuni paesi dell’emisfero australe), sarà opportuno tenere conto delle esigenze della Liturgia, delle attese dei fedeli, della loro maturazione nella fede, e studiare la problematica posta dai “mesi mariani” nell’ambito della “pastorale d’insieme” della Chiesa locale, evitando situazioni di contrasto pastorale che disorientano i fedeli, come accadrebbe, ad esempio, se si spingesse per abolire il “mese di maggio”. - In molti casi la soluzione più opportuna sarà quella di armonizzare i contenuti del “mese mariano” con il concomitante tempo dell’Anno liturgico. Così, ad esempio, durante il mese di maggio, che in gran parte coincide con i cinquanta giorni della Pasqua, i pii esercizi dovranno mettere in luce la partecipazione della Vergine al mistero pasquale (cf. Gv, 19,25-27) e all’evento pentecostale (cf. At 1,14), che inaugura il cammino della Chiesa: un cammino che essa, divenuta partecipe della novità del Risorto, percorre sotto la guida dello Spirito. E poiché i “cinquanta giorni” sono il tempo proprio per la celebrazione e la mistagogia dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, i pii esercizi del mese di maggio potranno utilmente dar rilievo alla funzione che la Vergine, glorificata in cielo, svolge sulla terra, “qui e ora”, nella celebrazione dei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia. - In ogni caso dovrà essere diligentemente seguita la direttiva della Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla necessità che «l’animo dei fedeli sia indirizzato prima di tutto verso le feste del Signore, nelle quali, durante il corso dell’anno, si celebrano i misteri della salvezza», ai quali, certo, è stata associata la beata Vergine Maria. Tratto da: PRINCIPI E ORIENTAMENTI del “DIRETTORIO SU PIETÀ POPOLARE E LITURGIA” della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – Città del Vaticano, 2002.
convegno del rosario
sabato 25 aprile 2009 Santuario Madonna di S. Luca - Bologna
ore 09,30 Ritrovo nella Cripta del Santuario ore 09,45 Celebrazione di una Ora Mariana ore 11,00 Tavola rotonda sul tema “RRosario e martirio, oggi” con Antonello Brandi (presidente della Laogai Foundation Italia) e Giacomo de Antonellis (giornalista, scrittore) ore 13,00 Pranzo al sacco ore 14,30 Visita guidata al Santuario ore 16,00 Testimonianze su “Rosario e martirio, oggi” con Tatiana Ivanovskaia (testimone dal Kazakhstan) e Pier Luigi Bianchi-Cagliesi (testimone dalla Bosnia) ore 17,00 Santa Messa in Cripta e momento di adorazione
Convegno del Rosario
25 aprile 2009 Bologna
G
entilissimi lettori, ci stiamo già adoperando perché per settembre possiate trovare su questa rivista le interviste ai relatori e il resoconto dell’ormai imminente Convegno del Rosario preannunciato per il 25 aprile al santuario della Madonna di San Luca. Il fatto che in seguito possiate documentarVi sul Convegno non toglie che ancora una volta caldeggiamo vivamente la Vostra presenza perché… una cosa è leggere e un’altra è intervenire personalmente potendo anche interloquire coi relatori. Dopo aver ascoltato la diretta testimonianza dei relatori, il dialogo con loro sarà molto più interessante, non tanto per mera curiosità, quanto per animare la preghiera, in modo particolare per il prossimo mese di maggio. In quel periodo si innalzeranno dappertutto lodi e suppliche alla Madre Celeste. Quest’anno vogliamo elevarle con maggior consapevolezza di una situazione sociale globalmente “avversa” all’uomo ed alla fede. Infatti, come alla nascita di Gesù «non c’era posto nell’albergo» (Lc 2,7) così nell’odierna società non c’è, purtroppo, posto neanche per i suoi fedeli. Fintanto che i cristiani tacciono, facendo i loro riti senza disturbare, chiusi nell’intimità della sfera personale, sono socialmente tollerati ma, se “pretendono” di uscire testimoniando pubblicamente la “luce” che li anima, ecco che vengono indiscriminatamente derisi ed emarginati dalla “vita che conta”. D’altra parte è Gesù stesso che dice «se mi hanno perseguitato, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20) e per chi vuol essere veramente fedele la sorte è sempre la stessa: «tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati» (2 Tm 3,12): una dilagante “allergia” e una crescente discriminazione sono subdoli prodromi di un’incalzante “persecuzione” in Occidente e... molto meno subdola in tante altre (troppe) parti del mondo. La nostra gioiosa Speranza non si basa su un quieto equilibrio umano, spesso “mortale” perché indotto da un irenismo conformistico che svuota il cristianesimo fiaccandolo in ogni sua espressione sia privata che pubblica… ma sulla fedeltà. Una fedeltà che in tante parti del mondo… e anche in Occidente…: i seguenti articoli intendono anticipare ciò di cui si tratterà nel prossimo Convegno del Rosario dove Vi attendiamo. La Segreteria del Convegno
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I cristiani in Occidente minacciati dalla discriminazione Affrontare l'intolleranza religiosa regolarmente e puntualmente è uno dei compiti cruciali dei cristiani nel XXI secolo. Lo ha detto il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, durante un intervento sul tema "Tipi di intolleranza: religiosa e secolare", tenuto presso la Oxford University Newman Society. Secondo il porporato la libertà della Chiesa cattolica nel mondo occidentale è sotto pressione a causa della nuova e pericolosa tendenza all'uso di leggi antidiscriminazione e di rivendicazione dei diritti umani che attaccano il ruolo della religione nella vita pubblica e i diritti individuali. "I cristiani – ha aggiunto – devono riscoprire il coraggio se devono affrontare questo problema. Devono riscoprire il loro talento per dimostrare che esistono stili di vita migliori per edificare una buona società". L'arcivescovo di Sydney ha citato l'esempio della California, dove cristiani e mormoni hanno sostenuto la proposta 8 che ha capovolto la legge sui matrimoni dello stesso sesso. E ha raccontato come chiese e templi abbiano subito vandalismi e intimidazioni e come molti sostenitori dell'emendamento siano stati costretti a lasciare il lavoro e inseriti nelle "liste nere". L'intimidazione e l'emarginazione nei confronti dei cristiani – ha aggiunto il porporato – vengono passate sotto silenzio. In una democrazia sana le persone dovrebbero essere libere di discutere e criticare le convinzioni degli altri. La reciprocità è essenziale, ma i laici sembrano preferire strade a senso unico. Il cardinale ha previsto un inasprimento delle guerre culturali se il presidente Barack Obama renderà legge il "Freedom of choice act" che eliminerà le restrizioni all'aborto e negherà ai medici e agli ospedali il diritto di obiezione di coscienza. "I credenti – ha concluso – non dovrebbero essere trattati dai Governi come una minoranza meramente tollerata e destabilizzante, i cui diritti devono sempre essere al secondo posto rispetto alle istanze laiche". Secondo il cardinale, l'effetto dell'aumento dell'intolleranza è stato quello di rafforzare il conformismo e di privare il cristianesimo della forza della sua testimonianza pubblica. L'Osservatore Romano - 12 marzo 2009
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Quella “silenziosa apostasia” dell’Occidente cristiano
Convegno del Rosario
Il Card. George Pell denuncia: la Chiesa Cattolica è perseguitata e discriminata. In casa propria… Il “Convegno del Rosario” di aprile coglie nel segno, parlando di “Rosario e martirio, oggi”. Intanto, il Parlamento Europeo ha nominato il suo Vicepresidente, Mario Mauro, rappresentante personale della Presidenza dell’OSCE contro razzismo, xenofobia e discriminazione, con particolare riferimento alla discriminazione dei cristiani.
L’
Occidente ha un problema ancora più grave del rischio di “protestantizzarsi”: è quella “silenziosa apostasia”, già denunciata a chiare lettere da Papa Giovanni Paolo II, ovvero “un abbandono della fede cattolica tout court”. A dirlo senza mezzi termini, è, in questo stesso numero della nostra rivista, Padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia giornalistica “AsiaNews”. Facendo eco così alle dichiarazioni fatte nei giorni scorsi presso la Oxford University Newman Society dal Card. George Pell, Arcivescovo di Sidney, che non ha esitato a definire la Chiesa Cattolica perseguitata e discriminata dal laicismo conformista. Proprio così. E proprio in quell’Occidente, da più parti presentato viceversa come il “cuore” della Cristianità. Per questo quanto mai attuale appare il tema scelto quest’anno per il “Convegno del Rosario”, fissato in agenda per sabato 25 aprile presso la Basilica-Santuario “Madonna di san Luca”, a Bologna. La tavola rotonda è incentrata, infatti, su “Rosario e martirio, oggi”. Una prospettiva quanto mai concreta, tangibile, palpabile. Un martirio spesso cruento, violento, pagato col sangue, in molti angoli del pianeta. Ma pagato anche – in modo più subdolo, benché non indolore – dalle vittime di una tortura più sottile, di una “morte sociale e civile” non meno pesante e gravida di conseguenze. Secondo il Card. Pell, affrontare l’intolleranza religiosa è, allora, uno dei compiti cruciali dei cristiani del XXI secolo, i quali “devono riscoprire il coraggio” necessario, per affrontare tale situazione, “riscoprire il loro talento per dimostrare che esistono stili di vita migliori per edificare una buona società”. Quali i volti di questa silenziosa, ma grave intolleranza? Soprattutto, il ricorso a leggi “antidiscriminazione” ed alla rivendicazione di diritti umani, che attaccano di fatto il ruolo della religione nella vita pubblica, compromettendone la forza della testimonianza pubblica. Si pensi agli atti di vandali-
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smo, compiuti in California, contro le comunità cristiane oppostesi alla legge sul matrimonio omosessuale, citati espressamente dal Card. Pell. Il quale giudica la Chiesa Cattolica sotto pressione, benché “l’intimidazione e l’emarginazione nei confronti dei cristiani vengano passate sotto silenzio”, bollando inevitabilmente come “oscurantisti” e “reazionari” quanti “osino” alzare la voce su questi discorsi. In una “democrazia sana le persone dovrebbero essere libere di discutere e criticare le convinzioni degli altri – ha dichiarato l’Arcivescovo di Sidney –. La reciprocità è essenziale, ma i laici sembrano preferire strade a senso unico”. Ma “i credenti non dovrebbero essere trattati dai Governi come una minoranza meramente tollerata e destabilizzante, i cui diritti debbano sempre essere al secondo posto rispetto alle istanze laiche”. Non a caso lo stesso Parlamento Europeo ha nominato il suo Vicepresidente, l’on. Mario Mauro, rappresentante personale della Presidenza dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) contro razzismo, xenofobia e discriminazione, con particolare riferimento proprio alla discriminazione dei cristiani, dopo i numerosi interventi del parlamentare italiano a sostegno dei cristiani di Terra Santa oppure contro la persecuzione patita dai cattolici venezuelani ad opera della rivoluzione bolivariana di Chavez. Non solo: nella parte turca di Cipro, 550 chiese e cappelle sono state destinate a moschee, magazzini e stalle. In Turchia, luoghi sacri di religioni diverse dall’Islam non possono affacciarsi su di uno spazio pubblico. Così, alla Basilica del Patriarcato si accede attraverso un ristorante! La azioni e le minacce di morte contro Orhan Art, missionario protestante a Samsun, sul Mar Nero; la sospensione dal lavoro in Inghilterra di un dipendente aeroportuale per il fatto d’aver esposto un’immagine di Gesù; l’incendio presso la scuola cattolica e la cappella di Notre Dame de Fatima in Francia; il licenziamento in Inghilterra dell’infermiera Caroline Petrie, “rea” di aver consegnato un’immagine sacra ad un paziente; i tentativi in Spagna di impedire l’obiezione di coscienza ai medici cattolici; lo stesso Benedetto XVI, accusato dall’on. Sophia in ’t Veld dei Paesi Bassi, membro del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, di aver criminalizzato “gli omosessuali, chiamando i cattolici a raccolta contro di loro”, solo per aver giudicato “il matrimonio, cioè il legame per tutta la vita tra uomo e donna” essere “parte dell’annuncio che la Chiesa deve recare”: sono, questi, solo alcuni dei molti, troppi segni di una campagna persecutoria in atto, campagna che non si ferma alla violenza verbale, ma travalica in un’oppressione sociale, politica e fisica.
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il Vescovo di Basilea ha dichiarato ROMA, martedì, 24 marzo 2009 (ZENIT.org).- Nel giorno in cui la Chiesa in Italia celebra la Giornata mondiale di preghiera e digiuno in memoria di missionari martiri, si constata il riemergere di una cultura cristianofobica. In un articolo apparso sul “Giornale del Popolo”, il Vescovo di Basilea, monsignor Kurt Koch, ha scritto che “l'80% degli uomini, che oggi per la loro fede sono perseguitati, sono cristiani. La religione cristiana nel mondo è la più perseguitata”. “Solo nel 2008 dei circa 2,2 miliardi di cristiani, 230 milioni, a causa della loro fede, hanno subito discriminazioni, emarginazioni, ostilità veementi fino a vere e proprie persecuzioni”, ha aggiunto. Come documentato nel rapporto di “Aiuto alla Chiesa che soffre” dal titolo “Libertà religiosa nel mondo, rapporto 2008”, le persecuzioni dei cristiani avvengono soprattutto nelle ex Repubbliche sovietiche, nella Repubblica popolare cinese e nei Paesi limitrofi nonché in diversi Paesi arabi e nordafricani. Almeno in 25 nazioni i cristiani, per la loro fede, sono maltrattati, imprigionati, uccisi. “Particolarmente triste – secondo monsignor Koch – è il fatto che nemmeno nei nostri Paesi occidentali questa tragedia è nota agli stessi cristiani. Una ragione per questo disinteresse può risiedere nel fatto che, mentre i fratelli perseguitati proclamano pubblicamente la loro fede, noi l'abbiamo ridotta a un affare privato”. “Noi ci incapsuliamo nei nostri problemi interni e non prendiamo in seria considerazione la nostra missione pubblica nella società, nella politica, nello stato, quando poi non la trascuriamo totalmente”, ha aggiunto il presule. Ricordando le parole di Benedetto XVI secondo cui “se i cristiani si rassegnano a considerare fede e Chiesa come affare privato dei singoli, allora la fede stessa perde la sua forza”, monsignor Koch ha rilevato che “quanto più la religione diventa un affare privato, tanto più perde la sua anima”.
Lo stesso Giorgio Salina, Presidente dell’Associazione “Fondazione Europea”, ha parlato apertamente di una “intolleranza, che permea parte della società europea, dimostrando l’urgenza di quella ‘nuova evangelizzazione’, di cui hanno parlato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”. Le istituzioni europee non sono esenti “da questo contagio nichilista e relativista con manifestazioni di intolleranza verso la religione cristiana, cattolica in particolare, e contro la Chiesa ed il Santo Padre. È in atto una forma più subdola, ma non per questo meno violenta di persecuzione”. Nello stesso Parlamento Europeo, secondo Salina, “si riscontra un’ostilità diffusa e manifesta, tale per cui, in particolare in questa legislatura, nessuno dei fondamentali principi etici naturali promossi dalla cultura cattolica sull’uomo e sulla società, ha la benché minima probabilità di essere condiviso”. Ma di tutto questo si riparla a Bologna… M.F.
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Esiste anche una Cina che guarda con fede a Maria
Convegno del Rosario
“M
aria, nata e vissuta in terra asiatica, comprende le aspirazioni più profonde di salvezza dei nostri popoli. Perciò, assunta in cielo nella gloria, ella non cessa di guidare i suoi figli dell’Asia sul cammino verso la pienezza della vita”. Così si esprimeva qualche anno fa una suora cinese di Maria Ausiliatrice, Maria Ko, partecipando al primo Forum internazionale di mariologia nel 2001. E centrava perfettamente il problema della devozione alla Vergine nel suo Paese, una Repubblica popolare sostanzialmente atea, che privilegia gli interessi economici della collettività restando indifferente verso qualsiasi anelito morale e religioso delle persone. La repressione in Tibet insegna. Non solo quella. Per quanto riguarda il mondo cattolico, le autorità politiche hanno espressamente vietato ogni pellegrinaggio verso i luoghi della fede dedicati a Maria per tutto il periodo delle Olimpiadi 2008 (ma nessun giornalista occidentale se ne è accorto); un anno prima, anzi, avevano cominciato addirittura con persecuzioni nei confronti di quanti andavano ai santuari di Tianjiajing e di Dong Lu. In questa ultima località il 23 maggio 1995 si era radunata una folla di trentamila persone per una celebrazione davanti a quattro vescovi e un centinaio di sacerdoti: all’improvviso sembrava che il sole cominciasse a ondeggiare facendo apparire una croce, la Sacra Famiglia, la Madonna con Gesù Bambino, e infine un’ostia; l’emozione si propagava e sul posto in pochi giorni affluivano centomila cinesi. La polizia interveniva in forze disperdendo la gente e bloccando ogni via di accesso. Silenzio assoluto da parte della stampa. Nonostante tante difficoltà, i cattolici cinesi restano assai devoti al culto di Maria e alla pratica del Rosario che coltivano in modo particolare nelle chiese intitolate alla Madonna. È rimasto vivo in molti il ricordo della triplice apparizione della Vergine durante la rivoluzione dei Boxers nel 1900 quando circa trentamila cattolici vennero trucidati, e 120 di questi martiri sono stati canonizzati da Giovanni Paolo II nel settembre 2000. Purtroppo oggigiorno sono ben limitati i ranghi dei fedeli (circa undici milioni, l’uno per cento della popolazione) mentre i neofiti tra gli adulti (ridottissima è la pratica di battezzare i neonati) continuano ad un ritmo di 150mila ogni anno. Il lavoro dei sacer-
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doti locali e missionari, presenti soprattutto nelle regioni autonome di Hong Kong e Macao, incontra ostacoli di ogni tipo. Anche i protestanti sono nel mirino delle autorità, e spesso subiscono arresti di pastori o semplici credenti, per non parlare del movimento Falun Gong, considerato addirittura eversivo. Nessuna meraviglia, dunque, se i centri mariani si contano sulle dita di due mani. Senza dubbio, il principale santuario è quello di Sheshan, che sorge a 35 chilometri da Shanghai per celebrare la “Nostra Signora della Cina, patrona dei cristiani”. La primitiva costruzione risale a metà Ottocento per opera di missionari francesi, ma soltanto dopo il 1925 veniva completata l’attuale chiesa in stile tardo gotico, disegnata da un sacerdote portoghese, proprio sulla cima di una collinetta cui si accede salendo un viottolo a gradinate che segna le quattordici stazioni della Via Crucis. Sul culmine una scritta avverte: “Sali ancora pochi scalini per implorare le grazie della Madre di Dio”. Viene considerata la più grande basilica mariana nell’Est asiatico. Alle falde della collina si trovano una casa di riposo per anziani e un seminario che ospita circa cento giovani aspiranti sacerdoti. Durante la rivoluzione culturale, le autorità comuniste hanno requisito uno spazio attiguo alla chiesa per porvi – quasi con spirito emulativo – un Osservatorio astronomico. Da oltre un secolo il santuario accoglie continui pellegrinaggi dalla vicina metropoli e da tutte le regioni della Cina centrale. Oltre alla “Madonna del Carmelo” di Tianjiajing – distretto di Linxuan, diocesi di Anyang – che risale al 1900 grazie all’iniziativa di monsignore Stefano Scarselli del Pime, appare rilevante il Santuario di Dong Lu, a quaranta chilometri da Baoding nell’Hebei, che è una delle regioni con maggiore densità di fedeli cattolici, sorto nel 1932 con la benedizione di Pio XI. Alla “Nostra Signora della Gioia” è dedicato un tempio cattolico a Guiyang nella provincia di Guizhou che si trova nella Cina sudorientale: forse è una delle più antiche istituzioni, visto che risale almeno a duecento anni fa. Recentissimi sono invece altri tre santuari: quello della “Regina della Cina” a
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Pudong, un’area di nuova urbanizzazione all’interno del territorio di Shanghai; quello della “Nostra Signora di Lourdes” a Qinyang (provincia di Jiangsu, diocesi di Nanchino) riaperto nel 1994 dopo 55 anni di chiusura; e quello della “Nostra Signora del Rosario” a Longtian, presso la città di Fuzhou nella provincia di Fujian, ove si ammira una statua della Vergine costruita in Italia e donata dai nostri connazionali. I problemi di maggiore attrito tra il Vaticano e la Repubblica popolare sono sostanzialmente due: il primo riguarda i rapporti diplomatici con Taiwan ove continua a risiedere la Nunziatura, mentre a Pechino soggiorna soltanto un incaricato d’affari; il secondo si collega all’esistenza di un’Associazione dei Cattolici patriottici, strettamente sottoposta al controllo delle autorità, in antitesi alla Chiesa che guarda al Pontefice romano. Tale associazione è stata creata nel 1955 (dietro istigazione di un ex-prete, Li Wei-kuang, scomunicato da Pio XII) in chiave strettamente politica; quindi non costituisce una Chiesa, essendo legata all’Ufficio per gli affari religiosi di Pechino; essa è nata per gestire la gerarchia e l’intera istituzione ecclesiale: sostiene di guidare oltre 12 milioni di fedeli, 97 diocesi e 67 pastori episcopali, attraverso funzionari governativi spesso dichiaratamente atei, e si arroga la facoltà di ordinare preti e vescovi. Nel frattempo centinaia e centinaia di membri della gerarchia ecclesiastica cinese sono stati arrestati, patendo lungamente il carcere (nel 1996 moriva il vescovo di Baoding, monsignore Zhimuin Su, dopo trenta anni di prigione). Per la Santa Sede l’Associazione è un organismo inesistente, mentre si riconoscono e si incoraggiano i cattolici rimasti fedeli al Papa che si riuniscono in chiese clandestine (ma non troppo) vivendo una fede diversa da quelli iscritti alla struttura governativa. Il 30 giugno 2007, scrivendo a tutti i cattolici cinesi, Benedetto XVI affermava che la quasi totalità dei cattolici “patriottici” “sono ormai in comunione piena con la Santa Sede” che può contare su almeno 90 vescovi da essa consacrati. Secondo
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Cartolina postale cinese raffigurante il Santuario di Sheshan
l’Annuario pontificio la Cina è suddivisa in 20 province ecclesiastiche con 150 tra diocesi, prefetture e arcidiocesi, ufficialmente vacanti salvo quelle di Hong Kong e Macao. Nella storia religiosa cinese l’Italia ha contato molto. A cominciare dai primi missionari come il francescano Giovanni da Montecorvino che nel 1294 riportava a Cambaluc (l’odierna Pechino) quel cattolicesimo che il monaco nestoriano Alopen aveva diffuso nel settimo secolo, per non parlare del gesuita e scienziato Matteo Ricci nel Seicento, dei Domenicani e dei Francescani contrari alla liturgia secondo i “riti cinesi” ben visti dai Gesuiti, di padre Matteo Ripa fondatore del Collegio dei cinesi in Napoli a metà Settecento. E di tanti e tanti martiri, tra cui molti seguaci di San Domenico, che offersero il loro sangue per l’esaltazione del Vangelo. Quali sono le prospettive per la Chiesa cattolica? Un quotidiano Usa (Chicago Tribune, 12 febbraio 2002) ha scritto che in Cina, paese dei paradossi, convivono due fenomeni paralleli: uno di maggiore libertà religiosa ed uno di maggiore persecuzione. Situazione che fa dire al vescovo Antonio Li Du’an, che opera a Xi’an: “Io sono ottimista. Posso personalmente testimoniare che negli ultimi venti anni ci sono stati cambiamenti positivi. In Cina questo è il tempo migliore per l’evangelizzazione. Mai la gente è stata così aperta e favorevole alla fede cristiana”. Giacomo de Antonellis
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catechismo per tutti
Croce - Crocifisso
L
a croce, strumento di supplizio e simbolo d’ignominia, diventò, con l’imperatore Costantino, segno distintivo dei cristiani ed oggetto di devozione. * La “croce” indica il nudo legno; * il “Crocifisso” è la croce con l’immagine di Gesù - scolpita o dipinta; * per i “segni di croce” s’intende il gesto con cui si traccia una “croce” su persone e oggetti. Si usa, tuttavia, il termine “croce” per indicare tutte queste forme. Storia Dei primi secoli sono rimasti rarissimi esemplari di “croce”; si preferivano i simboli del pesce, del pastore, dell’ancora, della colomba, etc. Gli stessi cristiani erano, infatti, molto restii a rappresentare tale simbolo, la croce, che ricordava il supplizio più infamante dei loro tempi. Soltanto nei secoli IV e V le croci sono di frequente scolpite sui sarcofagi. Il crocifisso propriamente detto appare nel V secolo: Gesù è riprodotto vivo, in atteggiamento regale, incoronato da diadema o da una corona di fiori, dolce e benevolo, rivestito di una lunga tunica con maniche. Si voleva far risaltare la sua vittoria sul peccato e sulla morte e l’instaurazione del suo Regno (“Regnò dal legno Iddio”, canta la liturgia). Non mancano in oriente crocifissi con il corpo rivestito del “colobio”, una lunga veste tagliata, priva della cintura e delle maniche – abito degli asceti primitivi – e con due strisce verticali colorate ai lati. Nel secolo XI si riducono le dimensioni della veste; fino a che, nel XII, non resta che un pezzo di stoffa, il perizoma, a coprire le nudità e si sostituisce il diadema con la corona di spine. Il Crocifisso muta fisionomia; si pone l’accento sulle sofferenze fisiche del Signore e i segni della flagellazione. * La croce serviva, all’inizio, per aprire le processioni ed era sistemata a fianco dell’altare per essere rimossa alla fine. Non è infrequente trovarla pensile, “pendente” sopra l’altare. * All’inizio del secondo millennio la croce trova la sua sistemazione stabile: è collocata, isolata, sopra l’altare. La si trova, poi, addirittura sopra il tabernacolo (fino agli ultimi decenni); ma questa era un posizione impropria, poiché il tabernacolo – in cui è presente vivo e vero Gesù – fungerebbe da piedistallo di un “segno”, quale è pur sempre il crocifisso.
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“Vi sia sopra l’altare, o accanto ad esso, una croce, ben visibile allo sguardo dell’assemblea riunita” (Principi e norme per l’uso del Messale, n.270)
* È frequente trovare un crocifisso di grandi dimensioni sulla parete di fondo della chiesa. In un certo senso anche qui il segno tende a prevalere, anche se innegabilmente favorisce la devozione, e talvolta ragioni estetiche suggeriscono tale sistemazione. * Accade, da qualche tempo, di vedere il corpo di Gesù sospeso in aria senza il supporto del legno della croce; una formula che altera il segno della croce ed indebolisce l’immagine del Redentore. * Per aderenza alla realtà, è preferibile una croce di legno, soprattutto quella destinata al culto eucaristico. Crocifissi sistemati su altari laterali o angoli della chiesa, liturgicamente parlando, risulterebbero dei doppioni e quindi non giustificabili. Non mancano tuttavia ragioni che ne legittimano la permanenza: ad esempio, se sono oggetto di particolare devozione. * La posizione del crocifisso più consona all’attuale liturgia, è quella a fianco dell’altare, diagonalmente, in modo da risultare visibile al celebrante ed ai fedeli. È ammesso, tuttavia, che sia posta sull’altare, ma non deve sovrapporsi al simbolo della mensa eucaristica. È stato notato che la croce dovrebbe conservare l’aspetto tradizionale d’oggetto portatile e non monumentale. Potrebbe ricordare meglio l’invito di portare, con quella di Cristo, la nostra croce; c’è tuttavia il bisogno umano di essere aiutati a rivivere il Calvario in modo incisivo; esigenza cui non soddisfa un crocifisso minuscolo. * Liturgicamente, sia il crocifisso, sia il nudo legno della croce ricevono la medesima riverenza, giacché immagine il primo e simbolo il secondo della crocifissione e morte del Signore; per questo entrambi sono incensati e ad essi ci si rivolge con l’inchino e, nel Venerdì Santo, con la genuflessione. * La Liturgia celebra la croce in modo solenne il Venerdì Santo e alla festa dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), e la ripropone con segni frequenti di croce: nel Battesimo, Cresima, Penitenza, Unzione degli Infermi, Ordine Sacro, Matrimonio; benedizioni varie d’oggetti, persone e corpo dei defunti. La richiede, oltre che a fianco dell’altare, sulle pareti della chiesa, sul petto dei vescovi. (Prima della riforma liturgica richiedeva fossero incise più croci sulla pietra sacra dell’altare). Il senso del popolo cristiano ha compreso tutto ciò e lo manifesta con la “Via Crucis” e l’esposizione della croce: in casa, sul petto, sul campanile, lungo le strade, sulle cime dei monti. L’importante è evitare di fare della croce un segno puramente decorativo, impresso magari per ogni dove, ma non abbastanza nel cuore (per non parlare di certa moda odierna in cui la croce al collo è divenuto puro ninnolo...!). P. Claudio Truzzi ocd
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i nostri pellegrinaggi organizzazione: Eteria Viaggi
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Varsavia, Cracovia, Czestochowa, Auschwitz dal 4 al 10 agosto 2009 in aereo (*)
Portogallo: Lisbona e Fatima dal 4 al 7 settembre 2009 in aereo (*)
Loreto, san Giovanni Rotondo, Pompei, Lanciano dal 5 al 9 ottobre 2009 in pullman (!)
Lourdes dal 16 al 19 ottobre 2009 in aereo (*)
Terrasanta “Dall’Annunciazione all’Ascensione” dal 26 dicembre 2009 al 5 gennaio 2010 in aereo (*)
(*) se richiesto si valuterà l’opportunità di organizzare il trasferimento per e da aeroporto ai luoghi di partenza. (!) valutando il luogo di partenza e percorso in base alle richieste.
Con le nostre proposte desideriamo offrire la possibilità di condividere fraterni “momenti di spiritualità” scanditi dalla meditazione e dalla preghiera suggerita dalle celebrazioni proprie ai Santuari visitati.
raduni del rosario 1
Cappella della Madonna de Sesule a Porzus di Attimis (Ud) sabato 19 settembre 2009
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Santuario della Beata Vergine delle Grazie dell’Osservanza a Imola (Bo) sabato 26 settembre 2009
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Chiesa della Beata Vergine del Rosario a Falconara Marittima (An) sabato 3 ottobre 2009
In caso di mancato recapito inviare all’ufficio di Bologna CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
per ogni informazione rivolgersi a: Padre Mauro Persici, tel. 335 5938327 - mail: movrosar@tin.it
Disponibilità in richiesta e termine iscrizioni a completamento guppo