i n i b m a b i de
sto diventando
.. . w o w
grande!!!
Inserto N. 2 2012
i n i b m a b dei Perché
non sei diventato te?
Il premio Nobel Elie Wiesel ha scritto: “Quando moriremo e andremo in cielo, e incontreremo il nostro Creatore, il Creatore non ci chiederà: perché non sei diventato un Messia? Perché non hai scoperto il rimedio contro il cancro? Perché non sei diventato questo o quello? L’unica cosa che ci chiederà, in quel momento decisivo, sarà:
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i n i b m a dei b Ma Signore io come potrò comprendere chi sono? Andrea fantastica spesso su che cosa farà da grande, ma gli adulti gli confondono le idee.
A chi dare retta: ✾ alla mamma che lo vuole medico, per fare del bene agli altri, ma con un buon stipendio assicurato; ✾ al papà che lo spinge a fare come lui l’avvocato; ✾ allo zio che lo sogna calciatore in serie A; ✾ al nonno che gli dice: «viaggia, gira il mondo, goditi la vita».
Che cosa farebbe Gesù? A chi darebbe retta? Maria ci dà un aiuto, lei Gesù lo conosce bene! Quando Gesù aveva dodici anni, con Giuseppe salimmo a Gerusalemme per la Pasqua; passati i giorni della festa, mentre noi riprendevamo la via del ritorno, Gesù si fermò a Gerusalemme senza che noi ce ne accorgessimo. Credevamo fosse nella carovana, e solo dopo una giornata di viaggio ci mettemmo a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Non riuscendo a trovarlo, angosciati tornammo indietro fino a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovammo nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, che li ascoltava e interrogava. Io e Giuseppe eravamo felici di averlo ritrovato, ma anche un po’ arrabbiati per lo spavento preso. Gli dissi allora: «Figlio, perché ci hai fatto così? Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo!». E lui: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Fu una risposta dura da mandar giù, ma compresi che cosa mi voleva dire:
la sua strada gliela avrebbe indicata Dio e noi non potevamo intrometterci e fare su di lui progetti diversi.
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i n i b m a b dei Ma Signore io come farò a riconoscere la strada? Guglielmo fatica a capire la matematica e il minimo comune multiplo lo sta facendo diventare matto. Guglielmo:
✾ pensa: «in fondo a cosa serve la matematica?», e così se ne va a giocare; ✾ si convince di essere un disastro con i numeri e rinuncia a fare gli esercizi; ✾ copia i compiti dal suo compagno e si fa venire i risultati; ✾ si mette con pazienza a rileggere il libro.
Ma che cosa farebbe Gesù? Maria ci dà un aiuto, lei Gesù lo conosce bene! Molti con la fede in Gesù si trovano nella situazione di Guglielmo con la matematica. Faticano a credere al Vangelo annunciato da Gesù e ad applicarlo alla propria vita, faticano ad avere un’amicizia personale con lui, e allora sono tentati di rinunciare. Pensando: «in fondo a che cosa serve il Vangelo?» o pensando di essere troppo cattivi per meritare l’amicizia di Dio. Altri invece imbrogliano e si fanno venire i risultati. Fanno tante cose come se credessero, ma in verità non permettono a Gesù di cambiare niente della loro vita, dei loro comportamenti, delle loro convinzioni.
Seguimi è l’invito che Gesù ha fatto a Pietro, ai suoi discepoli e che a un certo punto fa a ciascuno di noi. Invece di rispondere ✾ con i dubbi su noi stessi: “sono un disastro!”; ✾ con gli imbrogli: “faccio finta di dirti sì, tanto poi faccio quello che voglio”!; ✾ che bello saper rispondere come Pietro: facendo un passo in avanti e mettendosi per strada con Gesù e con tutti quelli che provano a essere suoi amici:
«lasciate le reti, lo seguì».
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i n i b m a b dei Ma Signore come devo fare a seguirti? Quando gioca a calcio con i suoi compagni, Federico vuole soprattutto: ✾ vincere a ogni costo; ✾ fare bella figura; ✾ che perda quel ragazzino così antipatico; ✾ che tutti si divertano.
Ma che cosa vorrebbe Gesù? Maria ci dà un aiuto, lei Gesù lo conosce bene! Anche ai nostri tempi, come ai vostri, c’era l’abitudine a dividere il mondo tra perdenti e vincenti, tra chi ha successo e chi non ce l’ha, tra chi è “in” e chi “out”. Per giustificare questi giudizi si tirava in ballo persino Dio: se qualcuno era povero o malato, era Dio che lo malediceva per i suoi peccati! Gesù invece è venuto a spiegare che Dio non si comporta affatto così, Dio gioca in maniera diversa. Non vuole vincenti e perdenti, ma che tutti possano giocare una vita piena e felice: «Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Per insegnarci a giocare in questa maniera, Gesù sempre si mise dalla parte di quelli che una vita felice non l’avevano, quelli che gli altri giudicavano perdenti, falliti, fuori dal gioco.
Offrì il suo amore la sua stima, il suo aiuto, perché anche loro si appassionassero al gioco della vita.
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i n i b m a b dei
IV Mistero gaudioso
La presentazione di Gesù al Tempio
«Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.» (Lc 2, 39-40)
Anche tu Gesù hai dovuto fare la fatica di crescere, e così oggi per noi è un po’ più facile… eh sì perché abbiamo già un esempio da seguire: sei Tu! Più cercheremo di conoscerti, di amarti, di capirti e più la nostra strada si aprirà davanti a noi chiara e luminosa… e non avremo la paura, che oggi hanno tanti nostri compagni, di diventare grandi, perché sapremo che la vita con Te è una meravigliosa avventura!
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il suo identikit FISICO Robusto. Rovescia i tavoli dei cambiavalute e i banchi dei rivenditori del tempio.
BOCCA Non dice certe cose, ma cose certe.
ABITO PREFERITO Il grembiule, per servire.
STILE Dopo un bel gesto non vi fa un manifesto.
SPECIALIZZAZIONE Allenatore. Fa diventare “grandi” (non “grossi”) gli uomini.
ANTIPATIE La noia, la muffa, il tiepido.
SIMPATIE L’allegria, il fuoco, l’avventura.
CARATTERE Forte, ma non violento Dolce, ma non rammollito Deciso, ma non arrogante Mite, ma non debole Occupato, ma non preoccupato Fiero ed umile Calmo e slanciato Denso e semplice Uomo di fuoco e di lacrime di adorazione e di azione.
VALUTAZIONE COMPLESSIVA E’ l’armonia fatta persona! Il miglior successo della nostra specie.
personalità d’alto fusto! È lui:
GESU’
Grazie Gesù, perché ci hai detto che ci hai fatti simili a Te…
e noi è così che vogliamo diventare!
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Se non sai che cosa Dio vuole da te, chiediglielo: e Lui, che a tutti dona con generositĂ , vedrai che te lo farĂ capire. Le nostre richieste non gli pesano mai. (dalla Lettera di Giacomo)
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L’angolo di Caterina
«Nemici in vista!» Era Caterina, che nascosta su un albero, fingeva di essere una vedetta . «Prepariamoci a difendere il villaggio!» risposero i suoi amici, armati di finte spade di legno e coperti da improbabili elmi fatti di stracci. «La guerra ci attende...!» era ancora Caterina, che balzata giù dall’albero si accingeva a guidare i suoi prodi cavalieri all’attacco dei malcapitati (e immaginari) predoni che avevano avuto l’ardire di insidiare il loro amato villaggio. Mentre si lanciavano sulle orde nemiche (assolutamente superiori di numero), una voce richiamò la coraggiosa guerriera: «Caterina… Caterina! Dove ti sei cacciata?»
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La bambina si fermò di malavoglia, si tolse il finto elmetto e si rivolse alla madre (aveva infatti indovinato che si trattava di lei): «Sì mamma?» «Avevi già dimenticato che dovevi scendere al fiume a lavare insieme a Elisabetta? Lei è già là da un pezzo e probabilmente ha finito!» «Ma mamma, sai che io preferisco giocare, non me la sono sentita di lasciare i miei amici da soli, sull’ albero…» «Non voglio sentire scuse! Ora prendi i panni e va’...» La incalzò la mamma: «Mi stai deludendo, se continui così non crescerai, e non imparerai mai ad essere veramente una donna!» Caterina si avviò lungo il tragitto, tutta sola e arrabbiata, scalciando i sassi che trovava. Improv visamen te le ven ne un’ idea: si fermò, si mise a sedere su una radice e chiamò a gran voce: «Angelo… dove sei, caro Angelo custode? Rispondimi!» Non sentì risposta, ma comunque continuò: «Oh, come vorrei non diventare mai grande! Per crescere si fa solo fatica, mentre io potrei giocare sempre e non prendermi mai delle responsabilità... ti prego, Angelo mio, esaudiscimi!»
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«Nemici in vista!» esclamò Caterina balzando giù dall’albero: «Avanti miei prodi, all’attacco!» sguainò la finta spada e si lanciò in avanti, ma presto si fermò… nessuno infatti l’aveva seguita. «Beh, che succede?» disse ritornando verso gli amici. «Dove vorresti andare, non vedi che siamo pochissimi? Ogni giorno è sempre peggio, e poi… sai che ti dico? Mi sono stancato di questi giochi sciocchi… me ne torno a casa!» disse Anselmo, l’ultimo dei suoi amici, voltandole le spalle. «Ah sì, è così? Vai pure… posso continuare a giocare da sola!» Rispose Caterina imbronciata.
Nei giorni seguenti Caterina rimase sempre più sola, i suoi amici, infatti, erano sempre più impegnati in varie attività: chi aiutava il padre in campagna, chi imparava un mestiere, chi andava a caccia, o chi semplicemente aiutava nelle faccende di casa.
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In particolare Elisabetta, la sua migliore amica, perdeva tanto tempo al telaio per imparare a tessere.
Ma lei faceva finta di non vedere e cercava di non curarsene… aveva infatti tutto il tempo del mondo per fare ciò che desiderava: poteva restare nascosta sull’albero tutto il giorno, poteva correre nel bosco fino allo sfinimento... Finalmente tutto era come nel suo sogno, tutto era più divertente e Caterina non conosceva la fatica! Passò il tempo e un giorno, mentre era sull’albero, sentì le campane che suonavano allegramente dal piccolo borgo vicino al suo villaggio. Curiosa, s’incamminò lungo il sentiero che portava al paesino e cominciò a udire le voci e un certo trambusto: c’era sicuramente una festa!
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I vialetti affollati erano decorati con variopinti fiori primaverili e, man mano che si avvicinava alla piazza, riusciva a intravvedere una meravigliosa ragazza, dal volto familiare, che indossava un lungo abito bianco… era la sua migliore amica Elisabetta, ormai cresciuta! Vicino a lei camminava lo sposo, alto e fiero, e salutava gentilmente le persone: era Anselmo, lo stesso che quel lontano giorno aveva lasciato Caterina sull’albero, facendole capire che era il momento di imparare nuove cose! Ma la voce di sua madre, invecchiata, spiccò fra le altre: «Caterina, oggi si sposa Elisabetta… è diventata grande!» «Mamma, posso aiutare te e le altre donne a preparare per il banchetto?» chiese Caterina. «No. Tu non dovresti nemmeno essere qui… sei troppo piccola ancora! Torna al villaggio a giocare!» rispose la mamma con tono autoritario.
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Caterina, avvilita, volse nuovamente lo sguardo verso la bellissima Elisabetta, che intanto non poteva fare a meno di sorridere perché si sentiva veramente realizzata nella vita, dopodiché gridò: «Angelo! Ti prego, fa’ che possa anch’io crescere… mia madre aveva ragione. Perdonami!» Le campane cessarono di suonare, le voci si fecero più basse fino a sparire del tutto… riapparvero le capanne, e si sentì di nuovo il profumo del bosco… La mamma spuntò lungo il sentiero e la chiamò «Caterina… Caterina! Non dovresti essere al fiume a lavare i panni con Elisabetta? Lei è già…» Caterina non la lasciò finire, le saltò al collo e le disse: «Sì mamma, e da oggi farò tutto quello che mi chiedi senza protestare… sì, voglio fare questa fatica…
voglio crescere !!! »
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Chiesi a Dio... di essere forte per eseguire progetti grandiosi: Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà. Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese: egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio. Gli domandai la ricchezza per possedere tutto: mi ha fatto povero per non essere egoista. Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me: egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro. Domandai a Dio tutto per godere la vita: mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto. Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà. Le preghiere che non feci furono esaudite. Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io! Kirk Kilgour