2014 01

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i n i b m a b i e d Seguendo la via stretta, GesÚ, arriverò da Te!

Inserto N. 1 2014


Carissimi bambini, in questo tempo ci stiamo preparando a festeggiare la Pasqua… uova di cioccolato, regali, gite in bicicletta e picnic grazie alla primavera che sta arrivando… eh sì, festeggiamo la Risurrezione di Gesù, la sua incredibile vittoria sulla morte, quale festa più grande?

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Eppure, se vogliamo veramente gioire di questo miracolo, non possiamo dimenticare quanto Gesù ha sofferto durante tutta la sua Passione e solo cercando di capire, nel nostro cuore, cos’ ha provato … allora sì, che potremo veramente abbracciarLo pieni di felicità, come hanno fatto gli Apostoli quando hanno incontrato il loro più caro Amico, Risorto dalla morte.

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Un sacerdote, un frate domenicano ha vissuto per quasi un anno nel dolore, anche lui ha sofferto come Gesù… ma il suo cuore innamorato di Dio gli ha subito suggerito che sopportando la sofferenza, poteva assomigliare e comprendere un po’ quello che aveva vissuto il Signore… ed ecco che quando anche per lui è arrivata la morte, ad attenderlo c’erano tutta la gioia e la vita del Paradiso… ma andiamo con ordine e, se volete, vi racconto la sua semplice storia! Giuseppe nasce ad Alba, in provincia di Cuneo e a soli dodici anni entra nel seminario dei frati domenicani.

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A venticinque anni è già sacerdote e inizia a studiare con passione la Parola di Dio… pensate che andrà anche a Gerusalemme per comprenderla sempre meglio. Ritornato a Torino inizierà ad insegnarla … ma non solo! Nonostante si alzasse alle quattro del mattino per pregare, studiare, scrivere dei libri e poi insegnare… faceva il possibile per aiutare gli altri; andava a far visita agli anziani dell’ospizio “poveri vecchi” (già il nome è tutto un programma!) e lì trascorreva del tempo con i vecchietti consolandoli e scherzando con loro in dialetto piemontese.

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Oppure chiedeva aiuto ai suoi amici più benestanti perché fossero generosi con i più poveri… per una famiglia che era rimasta al freddo, ebbe l’idea, e riuscì a fargli avere, un cassone di gusci vuoti di nocciole, con i quali poterono accendere il fuoco e scaldarsi durante l’inverno.

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E poi, durante la seconda guerra mondiale, arrivarono i nazisti e iniziò la deportazione degli Ebrei nei campi di concentramento: e qui padre Giuseppe dimostrò tutta la carità che c’era nel suo cuore… adesso non aiutava più solo gli amici, ma tutte le persone che a lui si rivolgevano e faceva tutto il possibile per nascondere gli Ebrei e aiutarli a mettersi in salvo. Sapeva di correre un fortissimo pericolo: se lo avessero scoperto anche lui sarebbe stato portato nei campi di concentramento… ma l’amore era più forte della paura e così, pensando di aiutare un ultimo sconosciuto, che in realtà era una spia, fu tradito e arrestato. Ecco le sue parole profetiche: “Non si va lontano nella ricerca, nella compagnia e nell’amore di Gesù senza incontrare la prova e la persecuzione”.

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Arrivato nel campo di concentramento di Dachau, ecco la prima cattiveria: al freddo lo fecero spogliare nudo con la scusa di lavarlo e da subito, anziché lamentarsi, incoraggiò un compagno sacerdote ad affrontare la stessa penosa umiliazione dicendogli: “Coraggio, siamo alla X stazione della Via Crucis!”

(quando anche Gesù venne spogliato delle vesti)

… a chi di noi, intirizziti dal freddo, spaventati a morte e vergognosi per spogliarsi così davanti a tanti sconosciuti, sarebbe venuto in mente di pensare alla Passione di Gesù?

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Ma la fede di padre Giuseppe continua a rimanere viva, forte, luminosa nel suo cuore e, nonostante tutte le sofferenze che viveva nel campo di concentramento, sentite che spirito vivace riusciva a mantenere. Tutti i giorni, dal mattino presto fino alla sera, lavorava in un campo. Qui il freddo era fortissimo e la terra era gelata… inoltre non aveva niente per coprirsi dalla pioggia e così era costretto a lavorare con addosso i vestiti sempre bagnati. In questo campo gelato, doveva scavare la terra con le mani nude per estrarre delle patate: riuscite ad immaginare il freddo, il dolore per rimanere sempre chinati e le ferite nelle mani per il gelo? Nonostante tutto, ecco cosa scrive ad un suo amico sacerdote: “… adesso faccio l’ortolano!” Dove prendeva la forza per non disperarsi, per non provare odio verso chi gli procurava tante sofferenze? Anche qui ogni giorno, alle quattro del mattino, prima di andare a lavorare nel campo, celebrava la Messa e pregava.

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La fame nel campo di concentramento era fortissima però padre Giuseppe continuava ad essere generoso: una sera un altro frate domenicano, riuscì a fargli avere un pezzetto di formaggio… ma padre Giuseppe chiamò in disparte un sacerdote prigioniero e lo diede a lui dicendogli: “Prendi tu che sei giovane, ne hai più bisogno di me!” Ed ecco che il suo fisico è sempre più debole eppure il suo ultimo pensiero è l’amore per la Chiesa, e quando celebrò la messa per l’Unità dei Cristiani ecco cosa disse: “La Chiesa è verità, amore e misericordia, l’unico rifugio per l’umanità. Eppure essa è tanto indebolita per le ferite che porta a causa della divisione dei Cristiani e così non ha tutta la sua forza per opporsi ai suoi nemici, i malvagi che vogliono il male dell’uomo! E allora cosa possiamo fare noi cattolici? Anzitutto bisogna pregare!” E sapete a chi chiedeva aiuto nelle preghiere padre Giuseppe? Proprio ai malati e ai bambini!

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Anche allora come oggi, ad aprile del 1945 si avvicinava la Pasqua, e proprio il mercoledì santo fu l’ultimo giorno in cui padre Giuseppe riuscì ad alzarsi in piedi… poi tutte le sofferenza vissute nell’ultimo anno vinsero il suo fisico e il giorno di Pasqua morì. Qualcuno dei suoi amici di prigionia scrisse sul letto dove dormiva: “San Giuseppe Girotti”… e aveva proprio ragione: Gesù stesso, il Risorto, aveva voluto che anche il suo amico Giuseppe potesse vivere con Lui per sempre e, nel giorno della Risurrezione, era venuto a prenderlo.

Le sofferenze vissute con amore sono finite, adesso è rimasto solo il cuore generoso e buono di Giuseppe: egli aveva tanta fiducia nella preghiera di voi bambini e allora anche voi rivolgetevi a Lui… nella sua semplicità, nel suo spirito gaio, nella sua fede profonda ha tanto da insegnare a tutti noi!

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Signore, eccoci con il metro in mano… lo sai bene che siamo troppo abituati a misurare tutto: ciò che diamo, ciò che riceviamo, gli altri, tutto. Ma oggi ci inviti a misurare qualcosa di particolare: ci inviti a misurare il tuo amore. Come faremo Signore? Abbiamo scoperto una strada: misurare la Tua croce! Ebbene, ora i nostri occhi si sono aperti: il Tuo amore non ha misure. È esagerato … è troppo! Signore allarga la nostra piccola misura, fa che anche noi possiamo imparare che la misura dell’amore è…

amare senza misura!


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