Ambone

Page 1

catechismo per tutti

Ambone

D

opo l’altare un altro fondamentale luogo della celebrazione è l’ambone dal quale è proclamata la Parola di Dio. Non sempre nelle nostre chiese c’è uno spazio destinato al luogo della proclamazione della Parola di Dio. Esso il più delle volte – purtroppo! – è sostituito da un semplice leggìo, che non dice nulla e, soprattutto, a volte non riesce neppure a svolgere la sua funzione, che è quella di reggere il lezionario e l’evangeliario. Parlare d’ambone e vedere nelle nostre chiese leggii traballanti non è molto coerente; ma vogliamo pensare adesso agli amboni, quelli veri, sperando che in futuro si possa non solo sentir parlare d’ambone, ma anche vederlo nelle nostre assemblee come luogo dignitoso della Parola e come (perché questo significa l’ambone) giardino della risurrezione di Cristo, segno muto ed eloquente della tomba vuota. Il termine “ambone” indica il “luogo elevato” (deriva infatti dal verbo greco anabàinein che significa salire) da cui si proclamano i testi biblici durante le liturgie. Gli amboni furono costruiti proprio così: come luoghi alti su cui bisognava salire. Nella celebrazione della messa l’altare e l’ambone segnano – attraverso una duplice dimensione spaziale – i due poli celebrativi comunemente noti come liturgia della parola e liturgia eucaristica. La “Costituzione conciliare sulla divina rivelazione” afferma: «La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli» (Dei Verbum, 21). È quindi chiara la relazione che intercorre tra ambone e altare. Questa connessione fra le “due mense” dovrebbe condurre architetti e artisti a realizzare dei progetti che evidenzino anche stilisticamente questo reciproco legame. L’ambone ha una sua storia, come l’altare, e parte da lontano, nel periodo dopo l’esilio babilonese. Ascoltiamo dal libro di Neemia: «Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci d’intendere. Lesse il libro sullo spiazzo davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno... tutto il popolo porgeva l’orecchio a sentire il libro della Legge. Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: "Amen, amen!", alzando le mani s’inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore» (Ne 8,2.5-6).

21


Ambone

È una liturgia della Parola quella ch’è descritta, e per la prima volta si pone in risalto questa tribuna alta, quasi come una torre, da cui è annunciata la Parola che scende sul popolo radunato. È una Parola che scende dal cielo sul popolo riunito per operare la conversione attraverso l’ascolto del Signore che parla. Nelle sinagoghe di Israele la Parola veniva proclamata da una tribuna alta. Pure Gesù nella sinagoga di Nazaret s’alzò a leggere le Scritture (Lc 4,16-30). L’ambone è il luogo privilegiato per l’annuncio della Parola, della buona notizia, dell’Evangelo. Quando la comunità primitiva si riuniva nelle case per l’Eucaristia, certamente il luogo non permetteva d’avere uno spazio specifico per la proclamazione della Parola; ma dopo l’editto di Milano – emanato dall’imperatore Costantino nel 313 –, le comunità costruirono luoghi per la celebrazione e probabilmente dalla sinagoga presero la tribuna di legno per la lettura delle Scritture. Costruirono così i primi amboni. Strutturalmente l’ambone è realizzato secondo sistemi architettonici e stilistici diversi, e nel corso della storia ha avuto collocazioni diverse all’interno dell’aula chiesastica. Le indicazioni proposte da “Principi e norme per l’uso del Messale Romano” sono sufficientemente chiare: «Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice leggìo mobile. L’ambone, secondo la struttura di ogni chiesa, deve essere disposto in modo tale che i ministri possano essere comodamente visti e ascoltati dai fedeli» (n. 272). Inoltre le "Precisazioni CEI" invitano a non utilizzare l’ambone come supporto per altri libri all’infuori dell’Evangeliario e del Lezionario (n. 16). L’ambone è una struttura che contiene anche il leggìo per riporvi i libri delle Scritture, ma un semplice leggìo non costituisce un ambone. Pertanto, come nel caso dell’altare, l’ambone non va concepito come un arredo, ma come uno spazio architettonico armonizzato con l’ambiente che l’accoglie e con le altre strutture. L’ambone non ha bisogno di essere ricoperto da drappi e altri ornamenti. Una sobria confezione floreale può porlo in risalto, ma mai occultarlo o renderlo difficilmente accessibile e funzionale. È bene curare un’illuminazione adeguata per assicurare una buona visibilità dell’ambone da parte dell’assemblea ed una perfetta leggibilità dei testi da parte dei lettori. In molte chiese sprovviste di ambone fisso si nota la presenza di due leggii: uno per la proclamazione della Parola, l’altro per reggere il messale presso la sede. Può anche trovarsi un terzo leggìo per la guida dell’assemblea. Ci si potrebbe chiedere: quale, di queste strutture, è la sede della Parola di Dio? Spesso, infatti, sono leggii uguali. Se una chiesa è sprovvista di un ambone fisso, la sede della proclamazione della Parola deve potersi distinguere dalle altre strutture che funzionalmente sono uguali (servono tutte per sostenere dei libri), ma simbolicamente son ben diverse. Molto bella la sottolineatura di J. Alda-

22


Ambone

zábal: «Una lettura, da qualunque posto sia proclamata, ha sempre lo stesso valore. Ma è certamente più espressivo l’annuncio fatto alla comunità da un luogo riservato e degno: è la cattedra dalla quale Dio ci parla, il vero trono della sapienza dal quale Cristo si rivela nostro unico Maestro. Una Parola che ci viene dall’alto, non inventata da noi. Una Parola trasmessa con la mediazione della Chiesa, non per iniziativa privata». Circa l’utilizzo dell’ambone è bene ricordare che da esso si proclamano esclusivamente le letture e il salmo responsoriale. Con una ‘formula concessiva’ “Principi e norme” (n. 272) afferma: «Ivi inoltre si può tenere l’omelia e la preghiera dei fedeli». L’omelia è da tenersi preferibilmente alla sede (cfr. n.97). È, infine, espressamente affermato che «non è conveniente che all’ambone salga il commentatore, il cantore o l’animatore del coro». L’uso improprio dell’ambone comporta un impoverimento della portata simbolica che esso deve trasmettere durante le celebrazioni. Il ministrante all’ambone Per questo significato e per l’importanza della proclamazione della Parola di Dio il ministrante sta all’ambone come sta davanti all’altare: con sommo rispetto e con molta dignità. Non si va all’ambone per qualsiasi motivo (questo lo dico soprattutto per i più piccoli che a volte sono un po’ birichini: non si sale all’ambone neanche per giocare con i microfoni, specialmente quando il parroco non vi vede!!!), ma solo per la proclamazione della Parola. Il ministrante, in particolare, vi sale, o si avvicina ad esso, assieme al diacono che, nella celebrazione, prende il libro dei Vangeli dall’altare e lo porta solennemente all’ambone. Il ministrante accompagna il diacono con le candele e con l’incenso per la venerazione dell’evangeliario; vi sta fino al termine della proclamazione dell’Evangelo con dignità e, se necessario, riaccompagna il diacono che porta l’evangeliario al presidente della celebrazione per essere venerato con il bacio, se con esso si deve benedire l’assemblea. Altare e ambone sono luoghi importanti per la celebrazione, poli ove si svolge la liturgia. Altare e ambone che ci ricordano, l’uno l’importanza del sacrificio del Signore per noi e la grazia che riceviamo allorché siamo invitati alla cena del Signore, e l’altro la necessità d’ascoltare ogni Parola che esce dalla bocca del Signore, d’ascoltare il Figlio prediletto del Padre, d’ascoltare il Verbo di Dio per avere in noi la vita. Altare e ambone ove la Sposa (la Chiesa) si nutre al banchetto dell’unico Sposo e Signore Gesù Cristo che per lei si è fatto Parola e Pane di vita.

23


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.