anche pregare...
... è una grazia
R
ecitare una terza parte del S. Rosario con calma non richiede molto tempo. Nello spazio di un quarto d’ora si può pregare e bene questa invocazione contemplativa a Maria. Eppure… eppure c’è chi la trova una preghiera in cui “si moltiplicano quelle parole” che Gesù ha disapprovato. D’altra parte, Maria conosce già quello di cui abbiamo bisogno: perché insistere tanto quando, specialmente oggi, vi sono molti impegni urgenti cui fare fronte con una carità operosa? Gesù era molto impegnato nell’annunciare il Regno di Dio e nel venire incontro a tante necessità che gli venivano presentate. E questa sua attività senza sosta non mancava di preoccupare chi gli voleva bene. Eppure, noi sappiamo dalla narrazione evangelica che Gesù, specialmente di notte, invece di riposare vegliava pregando. Un magnifico esempio, senza dubbio, ma, come tutti gli esempi di Gesù, un invito a non fermarsi a meditarlo, studiarlo ma a metterlo in pratica. Già il meditarlo è una forma non indifferente di praticare quanto Gesù ha fatto, perché da questa meditazione non può, se è una vera meditazione, non sorgere il desiderio di imitarlo. La recita del rosario è un momento della giornata che noi consacriamo ad unirci a Gesù che realizza la grande opera della nostra salvezza, avendo sempre accanto a sé sua Madre. Se la preghiera è un essere portati dalla grazia di Dio, ed assecondare questa grazia, ad unirci a Lui, la recita tranquilla del rosario è uno spazio di tempo che dobbiamo ritagliarci nel tessuto della nostra giornata. Abbiamo certamente tante cose da fare, ma se non vogliamo che tutto questo sia “un corpo senz’anima”, sia un affaccendarsi che con l’eternità felice, verso cui tutti dobbiamo camminare, ha ben poco da fare, se vogliamo che tutto quello che noi costruiamo tra gli uomini porti un’impronta ben marcata della nostra fede cristiana allora dobbiamo bere in abbondanza a quella sorgente d’acqua viva che è la recita serena del rosario. Senza dubbio e Gesù e Maria conoscono bene le nostre necessità, ma il trovare un margine di tempo per presentarle ad Essi, per parlarne con Loro è proprio quanto Gesù stesso ci ha insegnato, con una insistenza commovente, nel Vangelo. Bussare e ribussare senza stancarci mai. E questo mettere in pratica concretamente quanto il Vangelo ci insegna, è dare un’impronta profondamente cristiana alla nostra giornata. Il Signore ci ricorda in modo molto drastico che siamo tutti dei servitori inutili. E’ stato scritto un romanzo che, alcuni anni fa, ha avuto una sua diffusione: “Dio ha bisogno degli uomini”. Titolo interessante che può stimolare ad avere ben presenti le nostre responsabilità. Ma sarebbe più corretto dire: “Dio vuole avere bisogno degli uomini”. Tutto è grazia che viene dall’alto: dalle profondità del cuore di Dio. Anche il mettersi a pregare è una grazia. Ed il rosario recitato con tranquillità ci mette, quasi sotto gli occhi, tutto questo. Dal momento dell’Annunciazione al momento della Glorificazione finale è un rivivere con uno sguardo ricco di preghiera questo irrompere nella nostra vita, nella storia dell’umanità di questa iniziativa di Dio: “che ha tanto amato gli uomini da mandare il suo unico Figlio” per la nostra salvezza. Ed il rosario mette sotto il nostro sguardo, uno sguardo che non è curioso ma che è ricco di riconoscenza, tutte le tappe, segnate di gioia ma anche di sofferenza, che questa nostra salvezza ha percorso. Non è tempo perso il riflettere su “quanto siamo costati al cuore di Dio”. Anzi, tutto questo può renderci sempre più consapevoli di quanto deve essere generosa la nostra risposta. La figura di Maria glorificata in cielo non è altro che il prolungamento della figura di Maria all’Annunciazione, della contemplazione dolorosa al Calvario… P. Marcolino Muraro o.p.
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