“Chi crede non è mai solo” Il viaggio di Benedetto XVI in Germania
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o avuto la grazia di poter seguire in diretta internet (grazie al CTV per i suoi collegamenti), tutto il viaggio del Santo Padre, nonché seguire e meditare tutti i suoi discorsi, ed ho pensato che sarebbe stato un peccato non condividere con altri questo scrigno prezioso. Filo conduttore di queste radici cristiane è stato la meravigliosa devozione mariana di Benedetto XVI, una devozione silenziosa, altamente teologica, spiritualmente semplice e pura che vale la pena di far emergere a ricordo di questo viaggio indimenticabile… Appena giunto in Germania, Benedetto XVI ha subito rimarcato il ruolo che ricopre e il vero motivo della sua visita che si intreccia certamente nelle radici storiche che hanno formato la sua Terra, ma è indissolubilmente legato alle radici cristiane alla cui base c’è una forte devozione mariana. Così si è espresso il Papa all’arrivo all’aeroporto di Monaco: «Ma sono qui anche come Successore dell’apostolo Pietro, per riaffermare e confermare i profondi legami che esistono tra la Sede di Roma e la Chiesa nella nostra Patria. Sono legami che hanno una storia secolare, alimentata dalla ferma adesione ai valori della fede cristiana (…), e soprattutto tante vicende di singoli e di comunità nelle quali si rispecchiano le convinzioni cristiane delle generazioni che si sono succedute su questa Terra a me tanto cara. (…) La Mariensäule, che s’innalza nella piazza centrale di Monaco, ne è eloquente testimonianza. (…) “Rimanete fedeli al vostro patrimonio spirituale”». Qui una folata di vento ha mandato in aria i fogli del discorso e Benedetto XVI si è improvvisato affidando alla Regina della Baviera la sua missione apostolica come del resto aveva detto all’Udienza generale del Mercoledì precedente la partenza: «Alla preghiera di tutti voi vorrei, infine, affidare il Viaggio Apostolico che compirò in Germania... Ringrazio il Signore (…) Accompagnatemi, cari amici, in questa mia visita, che affido alla Vergine Santa. Sia Lei a guidare i miei passi: sia Lei a ottenere per il popolo tedesco una rinnovata primavera di fede e di civile progresso». Dopo i saluti ufficiali il Papa si è recato alla piazza dedicata ad una Statua di Maria molto venerata non solo dal popolo tedesco, ma in modo particolare da Benedetto XVI che con queste parole così descrive la sua devozione: «È per me motivo di particolare emozione trovarmi di nuovo in questa bellissima piazza ai piedi della Mariensäule – un luogo che già altre due volte ha registrato svolte decisive nella mia vita. Qui, quasi trent’anni fa, i fedeli mi accolsero con cordialità e gioia come loro nuovo Arcivescovo: cominciai allora il mio servizio con una preghiera alla Madonna. Qui, cinque anni dopo, essendo stato chiamato dal Papa a Roma, mi congedai dalla mia Diocesi, rivolgendo ancora una volta una preghiera alla Patrona Bavariae, per affidare alla sua protezione la “mia” città e la mia Patria. Oggi mi trovo di nuovo qui – questa volta come Successore di san Pietro».
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La devozione mariana di Benedetto XVI, come possiamo leggere, è veramente semplice e al tempo stesso profondamente radicata nel contesto delle comuni radici cristiane. Il Papa, dopo aver raccontato la leggenda dell’Orso di san Corbiniano legata alla scelta del suo Stemma vescovile, così ha concluso quell’incontro nella sua prima giornata pubblica: «Mi trovo, dunque, di nuovo ai piedi della Mariensäule per implorare l’intercessione e la benedizione della Madre di Dio, questa volta non solo per la città di Monaco e per la Baviera, ma per la Chiesa universale e per tutti gli uomini di buona volontà». Cuore di queste giornate è stato anche il Vespro cantato, che ogni giorno concludeva la visita del Papa in un luogo, il canto del Magnificat anima mea Dominum così come alla mattina concludeva la Messa con il Te Deum. Un affidamento che ci fa scoprire un Benedetto XVI compositore, sì, lui conoscitore della musica sa come mettere insieme fede e ragione, devozione e teologia, umanità e spiritualità e lo fa attraverso le parole di questa Preghiera che ha redatto per l’occasione. Una preghiera a Maria: Santa Madre del Signore, i nostri antenati, in un periodo di tribolazione, hanno eretto qui, nel cuore della città di Monaco, la tua immagine, per affidarTi la città e il Paese. Sulle vie del loro quotidiano volevano incontrarTi sempre di nuovo ed imparare da Te come vivere in modo giusto la loro umana esistenza; imparare da Te come poter trovare Dio e così trovare l’accordo tra di loro. Essi Ti hanno donato la corona e lo scettro, che allora erano i simboli della signoria sul Paese, perché sapevano che così il potere e il dominio sarebbero stati nelle mani giuste – nelle mani della Madre. Il tuo Figlio, poco prima dell’ora del congedo, ha detto ai suoi discepoli: “Chi vuol essere
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grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10,43s). Tu, nell’ora decisiva della tua vita hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1,38) e hai vissuto tutta la tua esistenza come servizio. Questo Tu continui a fare lungo i secoli della storia. Come una volta, a Cana, intercedesti silenziosamente e con discrezione per gli sposi, così fai sempre: Ti carichi di tutte le preoccupazioni degli uomini e le porti davanti al Signore, davanti al Figlio tuo. Il tuo potere è la bontà. Il tuo potere è il servire. Insegna a noi – grandi e piccoli, dominatori e servitori – a vivere in questo modo la nostra responsabilità. Aiutaci a trovare la forza per la riconciliazione e per il perdono. Aiutaci a diventare pazienti ed umili, ma anche liberi e coraggiosi, come lo sei stata Tu nell’ora della Croce. Tu porti sulle Tue braccia Gesù, il Bambino che benedice, il Bambino che pur è il Signore del mondo. In questo modo, portando Colui che benedice, sei diventata Tu stessa una benedizione. Benedici noi, questa città e questo Paese! Mostraci Gesù, il frutto benedetto del tuo seno! Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen!»
La prima Messa celebrata a Monaco ha avuto uno spessore catechetico volto alla morale e all’etica soprattutto per quanto riguarda i rapporti non soltanto fra i non cristiani, ma anche all’interno della stessa Chiesa. Messaggio forte sintonizzato sul brano del Vangelo che richiama il sordomuto: «Noi qui riuniti chiediamo al Signore con tutto il cuore di pronunciare nuovamente il suo “Effatà!”, di guarire la nostra debolezza d’udito per Dio, per il suo operare e per la sua parola, di renderci capaci di vedere e di ascoltare. Gli chiediamo di aiutarci a ritrovare la parola della preghiera, alla quale ci invita nella liturgia e la cui formula essenziale ci ha donato nel Padre nostro. Il mondo ha bisogno di Dio. Noi abbiamo bisogno di Dio. Di quale Dio?»
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Il Papa dà una risposta unica che divisa per argomento è una vera catechesi: la prima è legata giustamente alle Letture bibliche, la seconda risposta la dà all’Angelus al termine della Messa dove dice: «L’esempio per eccellenza di un tale atteggiamento è Maria, la Madre del Signore. Lei, durante tutta la sua vita terrena, è stata la Donna dell’ascolto, la Vergine col cuore aperto verso Dio e verso gli uomini. Questo, i fedeli l’hanno capito fin dai primi secoli del cristianesimo, e perciò in ogni loro necessità e tribolazione si sono fiduciosamente rivolti a Lei, invocando il suo aiuto e la sua intercessione presso Dio. (…) Qui a Monaco, al centro della città, s’innalza la Mariensäule, davanti alla quale, proprio 390 anni fa, la Baviera fu affidata solennemente alla protezione della Madre di Dio, e dove anch’io ieri ho implorato nuovamente la benedizione della Patrona Bavariae per la città e il Paese. E come non pensare in modo particolare al santuario di Altötting, dove domani mi recherò in pellegrinaggio? Lì avrò la gioia di inaugurare la nuova Cappella dell’Adorazione che, proprio in quel luogo, è un segno eloquente del ruolo di Maria: Lei è e rimane la serva del Signore che mai mette al centro se stessa, ma vuole guidarci verso Dio, vuole insegnarci uno stile di vita in cui Dio viene riconosciuto come centro della realtà e della stessa nostra vita personale. A Lei rivolgiamo ora la nostra preghiera ». Dunque, dice il Papa: il mondo ha bisogno di Dio. Noi abbiamo bisogno di Dio. Di quale Dio? Senza ombra di dubbio Benedetto XVI ci invita a guardare a Maria, Lei che per prima ha intuito la Verità, ed ha seguito senza esitazione il vero Dio. Nel pomeriggio il Papa, che concludeva con i Vespri ogni giornata di questo viaggio, ha incontrato i bambini della Prima Comunione. Un messaggio tipico dello stile meravigliosamente catechetico di
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questo grande Pontefice che da buon cristiano ha detto quanto dovremo dire e fare noi ogni giorno… ma leggiamolo dalle sue parole: «Cari genitori! Vorrei invitarvi vivamente ad aiutare i vostri bambini a credere, invitarvi ad accompagnarli nel loro cammino verso la Comunione, nel loro cammino verso Gesù e con Gesù. Vi prego, andate insieme con i vostri bambini in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucaristica della domenica! Voi vedrete che questo non è tempo perso; è invece ciò che tiene la famiglia veramente unita, dandole il suo centro. La domenica diventa più bella, tutta la settimana diventa più bella, se insieme partecipate alla Liturgia domenicale. E, per favore, pregate anche a casa insieme: a tavola e prima di andare a dormire. La preghiera ci porta non solo verso Dio, ma anche l’uno verso l’altro. È una forza di pace e di gioia. La vita nella famiglia diventa più festosa e acquista un più ampio respiro, se Dio vi è presente e si sperimenta questa sua vicinanza nella preghiera». Abbiamo trovato l’elisir della vera felicità: la preghiera in famiglia. Ma non è un invito nuovo, già l’amato Servo di Dio, Giovanni Paolo II, proprio all’inizio del suo Pontificato incontrando i giovani del Rosario Vivente diceva loro: “ Il Rosario è la mia preghiera prediletta! Una famiglia che prega unita, resta unita e chi più del Rosario può soddisfare questa necessità di unione nelle famiglie?” La ricetta è sempre la stessa, Benedetto XVI ha solo aggiunto un “per favore… pregate anche a casa… insieme…”. Come potremo rifiutare un invito così paterno? Lunedì 11 settembre, quando il mondo si fermava un minuto per commemorare le vittime delle stragi alle due Torri Gemelle, Benedetto XVI si fermava davanti al Datore della Vita, Gesù Eucaristico, in una adorazione che lo portava a ripercorrere la sua infanzia quando, per due anni, visse all’ombra del Santuario mariano di Altötting. Una fila di ricordi si intrecciano tra le parole dette a braccio, spontaneamente, mentre leggeva il testo ufficiale. Ad un tratto era evidente la commozione che lo aveva rapito tanto da fargli distogliere gli occhi dal testo scritto per poter dire con le
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sue mani giunte: “Nel Cuore di Maria siamo sempre rimasti uniti” e non lo diceva solo per incoraggiare quanti aveva lasciato per seguire la chiamata del Signore, ma lo diceva anche a noi che lo ascoltavamo: nel Cuore della Madre siamo uniti tutti al Figlio Gesù. All’omelia durante questa giornata il Papa spiega con questa genuinità il prodigio delle Nozze di Cana… e dice: «L’ora di Gesù non è ancora arrivata, ma nel segno della trasformazione dell’acqua in vino, nel segno del dono festivo, anticipa la sua ora già in questo momento. La sua “ora” definitiva sarà il suo ritorno alla fine dei tempi. Egli però anticipa continuamente questa ora nell’Eucaristia, nella quale viene sempre già ora. E sempre di nuovo lo fa per intercessione della sua Madre, per intercessione della Chiesa, che lo invoca nelle preghiere eucaristiche: “Vieni, Signore Gesù!” (…) Così vogliamo lasciarci guidare da Maria, dalla Madre delle grazie di Altötting, dalla Madre di tutti i fedeli, verso l’“ora” di Gesù». L’Eucarestia, un tema che sta a cuore a Benedetto XVI, eletto al Servizio Petrino proprio durante l’Anno dell’Eucarestia aperto dal suo Predecessore. Anche qui è Maria il filo conduttore di questo amore verso il Mistero, dice il Papa: «Solo chi sta con il Signore impara a conoscerlo. E chi meglio di Maria può insegnarci a conoscerlo in profondità?». «Amiamo lo stare col Signore! Là possiamo parlare con Lui di tutto. Possiamo esporgli le nostre domande, le nostre preoccupazioni, le nostre angosce. Le nostre gioie. La nostra gratitudine, le nostre delusioni, le nostre richieste e le nostre speranze. Là possiamo anche ripetergli sempre di nuovo: “Signore, manda operai nella tua messe! Aiutami ad essere un buon lavoratore nella tua vigna!” Qui, in questa Basilica, il nostro pensiero va a Maria, che ha vissuto la sua vita totalmente nello
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“stare con Gesù” e che perciò era, ed è tuttora, anche totalmente a disposizione degli uomini: le tavolette votive lo dimostrano in modo concreto. E pensiamo alla sua santa madre Anna, e con lei all’importanza delle madri e dei padri, delle nonne e dei nonni, pensiamo all’importanza della famiglia come ambiente di vita e di preghiera, dove si impara a pregare e dove possono maturare le vocazioni».
Una profondità ed una semplicità che non attende commenti, ma solo la contemplazione e la sua applicazione! Martedì 12 Benedetto XVI ha parlato davanti a 350.000 persone improntando una catechesi veramente particolare: il Credo Apostolico! Parla della “ragionevolezza della fede e della nostra fede cristiana” intreccia le nostre responsabilità di battezzati alla carente testimonianza del Credo che professiamo davanti ad un mondo in continuo disfacimento etico e morale e dove Dio viene messo da parte, scatenando in tal senso i malumori di quanti in Dio credono e vogliono difendere la propria appartenenza alle radici culturali e sociali. Dice il Papa: «Noi crediamo in Dio. Questa è la nostra decisione di fondo. Ma è possibile ancora oggi? È una cosa ragionevole? (…) Noi crediamo in Dio! (…) La fede non vuol farci paura; vuole piuttosto – e questo sicuramente – chiamarci alla responsabilità. Non dobbiamo sprecare la nostra vita, né abusare di essa; neppure dobbiamo tenerla per noi stessi; di fronte all’ingiustizia non dobbiamo restare indifferenti, diventandone conniventi o addirittura complici. Dobbiamo percepire la nostra missione nella storia e cercare di corrispondervi. Non paura ma responsabilità – responsabilità e preoccupazione per la nostra salvezza, e per la salvezza di tutto il mondo sono necessarie». Ed anche qui il Papa, introducendo l’Angelus al termine di questa Messa dice:
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« Maria, la Madre del Signore, dal popolo fedele ha ricevuto il titolo di Advocata, essendo lei la nostra avvocata presso Dio. Così la conosciamo fin dalle nozze di Cana: come la donna benigna, piena di sollecitudine materna e di amore, la donna che avverte le necessità altrui e, per aiutare, le porta davanti al Signore. Oggi abbiamo sentito nel Vangelo, come il Signore la dona come madre al discepolo prediletto e, in lui, a tutti noi. In ogni epoca, i cristiani hanno accolto con gratitudine questo testamento di Gesù, e presso la Madre hanno trovato sempre di nuovo quella sicurezza e quella fiduciosa speranza, che ci rendono lieti in Dio. Accogliamo anche noi Maria come la stella della nostra vita, che ci introduce nella grande famiglia di Dio! Sì, chi crede non è mai solo. Amen! »
Non abbiamo bisogno di altre fonti per capire questa ragionevolezza della nostra fede, abbiamo le Scritture e il Magistero per vivere queste radici Cristiane, occorre solo da parte nostra tanta volontà! Benedetto XVI, conoscitore della musica, giunge a cogliere l’occasione di parlarci della sintonia dei toni, delle note armoniose ma anche delle note stonate e lo fa nel benedire un organo restaurato nell’antica Basilica dedicata a Maria a Regensburg e dice: «Il Salmo 150 parla di trombe e flauti, di arpe e cetre, di cembali e timpani: tutti questi strumenti musicali sono chiamati a dare il loro contributo alla lode del Dio trinitario. In un organo, le numerose canne e i registri devono formare un’unità. Se qua o là qualcosa si blocca, se una canna è stonata, questo in un primo momento è percettibile forse soltanto da un orecchio esercitato. Ma se più canne non sono più ben intonate, allora si hanno delle stonature e la cosa comincia a divenire insopportabile. Anche le canne di quest’organo sono esposte a cambiamenti di temperatura e a fattori di affaticamento. È questa un’immagine della nostra comunità. Come nell’organo una mano esperta deve sempre di nuovo riportare le disarmonie alla retta consonanza, così dobbiamo anche nella
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Chiesa, nella varietà dei doni e dei carismi, trovare mediante la comunione nella fede sempre di nuovo l’accordo nella lode di Dio e nell’amore fraterno. Quanto più, attraverso la Liturgia, ci lasciamo trasformare in Cristo, tanto più saremo capaci di trasformare anche il mondo, irradiando la bontà, la misericordia e l’amore per gli uomini di Cristo».
“Maria durante tutta la sua vita terrena è stata la Donna dell’ascolto, – dice il Papa il giorno prima – la Vergine col cuore aperto verso Dio e verso gli uomini”. È, questo, un filo conduttore che non dovremo mai dimenticare per poter appartenere a quella musica intonata che apre i cuori per l’armonia che ne scaturisce. Siamo così giunti alla conclusione di questo viaggio… Qui, per il suo congedo, Benedetto XVI ha riepilogato così la sua visita: « … “Chi crede non è mai solo”. Questa esperienza ha fatto sicuramente anche l’autore dell’inno tradizionale del popolo bavarese. Con le sue parole, che sono anche una preghiera, mi piace lasciare ancora un augurio alla mia Patria: “Dio sia con te, Paese dei Bavaresi, terra tedesca, Patria! Sopra i tuoi vasti territori riposi la sua mano benedicente! Egli protegga la tua campagna e gli edifici delle tue città e conservi a te i colori del suo cielo bianco e azzurro!” A tutti un cordiale arrivederci! ». Arrivederci al prossimo incontro, alla prossima Udienza, al prossimo Angelus, Santo Padre, e grazie di cuore per tutto quello che ha saputo donarci della sua devozione mariana. Dorotea Lancellotti Terziaria domenicana
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