1
di Fra Davide Maria Traina o.p. el venticinquesimo anno del suo pontificato, Giovanni Paolo II ha voluto donare a tutta la cristianità la possibilità di approfondire il proprio cammino di fede, attraverso il rosario, promulgando la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae. Ciò che mi ha particolarmente colpito è la proposta che questa Lettera comunica: contemplare con Maria il volto di Cristo, attraverso la meditazione dei misteri della sua vita:
N
«Il rosario, proprio a partire dall’esperienza di Maria, è un preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: “Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule” (...). Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano sull’orante la meditazione dei
misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze» (Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae). Quando si parla di “contemplazione”, è facile smarrirsi. Si pensa a qualcosa di distante dalla vita quotidiana, riservata a pochi eletti (soprattutto religiosi). Ancor più difficile è capire che cosa si intenda con “meditazione dei misteri di
14
Meditazione dei misteri
Cristo”! Come si attua concretamente la meditazione? Che cos’è? Che cosa devo fare?2 Queste sono alcune delle domande che possono emergere nel nostro animo, quando desideriamo intraprendere seriamente questo cammino di crescita nella fede. Alcune indicazioni molto concrete possono essere attinte dal patrimonio sempre fresco dei monaci medioevali del XII secolo. Inos Biffi3 afferma che il monaco medioevale è uno che legge e che sente leggere e commentare il testo letto. E il suo libro per eccellenza è la Scrittura, da cui nasce la lectio divina. «Il monaco accosta la Bibbia per fare l’esperienza della sua realtà attraverso la “lezione”, la “meditazione”, la “ruminazione”. (...) Ma il primo libro che valga la pena di leggere è Gesù Cristo perché tutta la storia porta a lui, ed è segnata di lui, che è la Rivelazione del disegno di Dio. (...) Cristo stesso è “il Libro”: la Bibbia è il luogo dove attingere al Libro vivente, che è Cristo e dove incontrarlo. In lui leggiamo ciò che Dio, da tutta l’eternità, ha progettato di fare e, nel tempo, ha fatto. Cristo è la Scrittura del disegno divino: Scrittura viva, che nella storia diventa leggibile. (...) Ma Cristo non è un Libro che si ponga staticamente dinnanzi a noi: si entra attivamente nell’intelligenza del Libro che è Cristo, attraverso la propria esperienza, che ne risulta, così, la sua medioevale non va separaimpronta. Ciascuno è chiata dalla disciplina globale mato a fare della Scrittura, e che caratterizza la vita perciò di Gesù Cristo, la promonastica, nella quale pospria esperienza».4 siamo evidenziare due cateTutto l’evangelo è un dispiegorie di esercizi: garsi della vita di Dio fattosi - esercizi corporali: digiuuomo in Gesù Cristo per no, veglia, lavoro manuale; opera dello Spirito Santo. - esercizi spirituali: la “lecL’anima fedele è invitata a tio divina”, preghiera, mebere da questa sorgente viva, ditazione. attraverso la meditazione dei L’esercizio spirituale memisteri, cioè degli avvenidioevale è caratterizzato menti portatori di salvezza, proprio dalla centralità della vita di Cristo. biblica da cui è fatto emerLa meditazione monastica gere il mistero, che viene
15
Meditazione dei misteri
svolto attraverso un’analisi attenta, ricca di immagini. Questo mistero solleva la preghiera, cioè la domanda di grazia di affinità, per cui il mistero è motivo per chiedere la grazia di essere in sintonia con il mistero stesso. Come non vedere, in questa premessa, l’articolazione del Rosario? Il suo oggetto principale sono i misteri della vita di Gesù Cristo (dal suo annuncio a Maria, fino alla sua ascensione al cielo e all’assunzione di Maria in anima e corpo e la sua incoronazione), suddivisi in gioiosi, dolorosi e gloriosi. E’ la Parola di Dio il cuore del mistero enunciato, a cui segue la nostra attenzione e “fissazione” nella nostra anima, da cui sgorga, quasi naturalmente, la preghiera (Il Padre Nostro e le Ave Maria, sono presi ancora dalla Sacra Scrittura!). Il fine è proprio quello di: «Imitare ciò che essi (i misteri gioiosi, dolori e gloriosi) contengono e raggiungere ciò che essi promettono» (orazione tradizionale proposta alla fine delle litanie lauretane). Personalmente, non ho nessuna difficoltà a definire il Rosario: l’esercizio spirituale, erede della meditazione monastica, in cui i misteri di Cristo rappresentano i ricchi semi di meditazione effusi nello spirito! Nella spiritualità cistercense, sulla via della dottrina agostiniana, un ruolo fondamentale è i monaci medioevali era il svolto dalla memoria e dalponte attraverso il quale l’immaginazione che, «intenl’anima del fedele poteva dendo con questo termine la rendere vivo e presente memoria e il ricordo sensibile l’incontro con Dio. della passione di Cristo, è in Quale relazione tra questo noi la condizione e l’annuncio “fare memoria” e i misteri della visione beatifica della della vita di Cristo, propovita futura, ma già di queste sti nel Rosario? Se ad ogni visite dell’anima da parte del mistero enunciato corriVerbo in questa vita»5. Che cosa vuol dire questo? sponde una pagina del La memoria non ha solo la vangelo, un avvenimento funzione di portare al prechiaro della vita di Gesù e sente un felice o triste ricoril nostro intento è quello di do o un’esperienza fatta nel far entrare vivamente la passato e lì conclusa, ma per Parola nella nostra esisten-
16
Meditazione dei misteri
za per incontrare personalmente il Signore, allora dovremo rendere presente tale mistero: leggendo il brano evangelico (lectio); immaginando la scena: i luoghi, i personaggi, i gesti, le parole (meditatio); chiedendo a noi stessi che cosa vuol dire tutto questo per la nostra vita (ruminatio). Da questi passaggi scaturisce la gioia della preghiera al Padre per il dono del suo Figlio e dello Spirito Santo, il quale ci ha guidato nella comprensione della sua Parola. E seguendo Colei che «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc. 2,15), La invochiamo ripetutamente come Madre e Maestra, per poi glorificare la SS. Trinità, per i doni ricevuti. Per concludere: la meditazione dei misteri della vita di Gesù Cristo non si può limitare a una brevissima, quasi impercettibile pausa di silenzio tra l’enunciazione del mistero e la recita della decina. Abbiamo visto un’altra strada, indicataci dalla tradizione monastica e più adatta a un cammino di fede che ha come cuore l’esperienza personale con il Signore Gesù attraverso la sua Parola. La meditazione dei misteri così espressa conduce ad una assimilazione della vita di Cristo con la vita del credente: «Così tu nasci in Cristo, così Cristo nasce in te» (Aelredo di Rievaulx).
1) AELREDO DI RIEVAULX, Gesù dodicenne. Preghiera pastorale, a cura di D. Pezzini, Paoline, Milano 2002.
colui che partecipa è ciascuno di noi, con i suoi doni, virtù, limiti e debolezze. Per cui, mi sembra chiaro che è Lui che “fa”, che opera, a noi è chiesto l’ascolto attento della sua Parola, nel silenzio, nella preghiera e nella carità fraterna, per rispondere efficacemente alla sua Grazia.
2) Per quanto riguarda l’ultima provocazione, vorrei spendere qualche parola. Si sta parlando del rosario, che in quanto cammino di fede, si presenta a noi come forma di preghiera. Probabilmente, dovremmo prendere più coscienza di Chi realmente opera come protagonista e chi partecipa di questa. Colui che opera è Dio, ma non “un Dio generico”, bensì il Dio Uno e Trino, rivelatoci dalla stessa persona del Verbo, che si è fatto uomo;
3) INOS BIFFI, Tutta la dolcezza della terra. Cristo e i monaci medioevali, Jaca Book, Milano 2004. 4) Idem, pp. 29-30. 5) E. GILSON, La teologia mistica di San Bernardo, Jaca Book, 1995, p. 88.
17