Crea quel clima di raccoglimento che ci permette di restare in ascolto

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crea quel clima di raccoglimento che ci permette di restare in ascolto

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’universalità della recita del s. rosario nel popolo di Dio è una realtà che può meravigliare. Si ha l’impressione che al di là di sottili discussioni l’anima credente sappia cogliere nella recita della “corona di Maria” una sua validità che viene incontro alle esigenze più profonde del suo spirito. San Paolo ci ricorda che tutto passa: rimarrà solo la carità, l’amore profondo verso Dio e verso i fratelli. La fede, questa conoscenza di Dio nei suoi misteri e nella sua azione di salvezza verso noi peccatori, fino a mandare il Suo Figlio perché in Maria si facesse uomo per la nostra salvezza, è una conoscenza che ci spalanca realtà meravigliose ma, fino a quando camminiamo in questo mondo, velate nel mistero. Ed appunto perché velate, queste realtà che ci stanno tanto a cuore ci spingono ad approfondirle per poterle conoscere con maggior chiarezza in tutta la loro ricchezza. I genitori che amano i loro figli, i figli che amano i loro genitori, l’artista che ama le cose belle... tutti cercano con insistenza di comprendere, nella misura in cui ciò è possibile, sempre più in profondità le persone e le realtà che amano. Se noi amiamo veramente Dio, tutto quello che Dio è ed ha fatto per noi non ci è indifferente. Anzi, è l’amore stesso che ci spinge a conoscerlo sempre più e sempre meglio... Le vie di questo nostro approfondimento dei misteri di Dio e della Sua opera di salvezza possono essere diverse da persona a persona. Con il Rosario Maria ci offre una via universale, una via che vale per tutte le anime: entrare nel mistero di Dio attraverso la preghiera. Pregare vuol dire una cosa semplice: lasciarsi portare liberamente dalla grazia di Dio ad unirci con il cuore e con la mente a Lui. E’ Dio stesso che ci muove a pregare. Quando preghiamo siamo sotto l’influsso della Sua grazia, del Suo aiuto. Nella recita

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Caravaggio, La Madonna del Rosario, Vienna, Kunsthistorisches Museum

del Rosario la grazia del buon Dio ci viene in modo particolare attraverso la mediazione di Maria. Potremmo dire: è una grazia mariana che ci aiuta a rivivere con Lei quanto l’amore di Dio ha fatto per noi. Ogni decina inizia con le parole: contempliamo. E queste parole non sono solo una indicazione programmatica di un punto centrale della storia della nostra salvezza ma indicano il modo particolare con cui nella recita del Rosario ci inoltriamo in una conoscenza più profonda di quanto è enunciato nel mistero. Non siamo invitati a studiare. La recita del Rosario non è un momento di studio, fosse anche teologico. Sarebbe un grosso errore considerare la recita del Rosario un tempo di studio, per quanto sacro. Sarebbe un dimenticare il modo particolare con cui la recita del Rosario ci porta ad un approfondimento dei misteri della nostra fede. Recitando il Rosario, la lenta (e questa parola dovremmo sempre tenerla ben presente) ripetizione delle “Ave Maria” e del “Padre Nostro” creano quel clima di raccoglimento che ci permette di restare in ascolto di quanto Dio vuol dire a noi personalmente, di quanto ci vuole suggerire per la nostra vita spirituale alla luce del mistero che è proposto nella decina. Il Rosario è una preghiera in cui noi possiamo, certamente, “ricreare” con la nostra mente quanto dice il mistero e, quindi, cercare di capirlo meglio. Ma tutto questo non è l’approfondimento dei misteri della salvezza caratteristico al Rosario. Le nostre ricostruzioni, le nostre

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ricerche non sono altro che un andare alla scoperta, come dei cacciatori, di quella preda che è Dio. Ma quando l’abbiamo così afferrata, rimaniamo alla superficie. Noi incontriamo veramente la Persona che noi amiamo quando le nostre parole cedono il posto alla parola, alla luce che Dio accende nel nostro cuore. E’ questo avere ascoltato Dio che parlava al loro cuore che ha reso sagge, della vera saggezza cristiana, tante anime. Forse erano anime che non sapevano studiare, o che sapevano molto bene che cosa vuol dire studiare, ma anime che nella recita tranquilla del Rosario hanno incontrato quella parola che Dio ha rivolta al loro cuore che ha loro fatto gustare e, quindi, capire con gioia quello che Dio ha fatto per loro, Il Rosario non crea dei teologi: la recita del Rosario vuol essere la scuola, con Maria, dei testimoni di Dio, di coloro che hanno incontrato Dio. Questo spiega perché in tutte le sue ultime apparizioni la Madonna ha legato la conversione del mondo alla recita del Rosario. P. Marcolino Muraro o. p.

il vero Rosario

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974, 2 febbraio: Papa Paolo VI pubblica l’esortazione apostolica “Marialis Cultus” in cui un intero capitolo è dedicato al Rosario. Un passo di questo capitolo è particolarmente bello e, credo, soddisfi le esigenze spirituali di coloro che hanno posto il Cristo al centro della loro vita. “Incentrato nel mistero dell’incarnazione redentrice, il rosario è, dunque, preghiera di orientamento nettamente cristologico. Infatti, il suo elemento caratteristico - la ripetizione

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litanica del “Rallegrati, Maria” - diviene anch’esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’angelo e del saluto della madre del Battista: “benedetto il frutto del tuo seno” (Lc 1,42). Molti, oggi, ritengono il Rosario superato dopo che la riforma liturgica, giustamente, ha focalizzato l’attenzione e la pietà del cristiano sul mistero dell’altare. Molto probabilmente si tratta più di una reazione ad un certo modo di dire il Rosario che di un reale rifiuto di questa preghiera. Certo, se il Rosario è concepito come una ripetizione meccanica di formule fisse, è probabile che serva a poco o nulla a chi è più sensibile ad una pietà contemplativa, biblica e liturgica; a chi sente forte il bisogno della spontaneità nella preghiera personale. Per evitare il pericolo di una preghiera statica e perciò monotona, è necessario conoscere e pregare il vero Rosario. Secondo il domenicano P. Raimondo Spiazzi (Il Rosario nella vita cristiana) il vero Rosario possiede queste caratteristiche: 1. è una preghiera cristocentrica che porta i fedeli ad onorare e a celebrare il mistero pasquale del Figlio di Dio che si fa uomo, vive, muore, risorge, sale al cielo e regna e prega in eterno per la gloria del Padre e per la nostra salvezza; 2. è una preghiera contemplativa che immerge mente e cuore nei misteri divini; 3. è una preghiera didascalica, densa di verità rivelata che può essere sviluppata e messa in risalto con delle letture bibliche corrispondenti ai vari misteri; 4. è una preghiera ritmata sui motivi salienti della psicologia umana e sui momenti fondamentali dell’esistenza, non solo sul piano morale e spirituale, ma anche su quello fisico: gioia, dolore, gloria; la nascita, la crescita, il dolore e la morte. Così chi pratica il Rosario, rivive la sua piccola o grande storia spirituale, ripercorrendo il cammino umano sulla via di Dio; 5. è una preghiera organica e periodica che permette di rivivere, in un tempo da determinarsi, il mistero di Cristo che si sviluppa nei tre cicli, Avvento, Pasqua, Pentecoste e nei vari tempi dell’Anno Liturgico come se il Rosario ne fosse una sintesi; 6. è una preghiera attiva che richiede l’impegno della partecipazione personale che comprende l’ascesi della volontà e dell’intelligenza, il raccoglimento nel dialogo con Dio, ma contemporaneamente suscita lo slancio spontaneo della mente e della sensibilità attratte dalla rappresentazione dei misteri divini; 7. è una preghiera che di natura sua è sociale e corale e che perciò fa sentire l’ecclesialità della preghiera, educa a vivere, pensare, soffrire e pregare in modo veramente cattolico cioè universale. Per tutte queste ragioni la preghiera del Rosario è anche oggi attualissima ed è fortemente desiderabile che si diffonda sempre più. Adriana Contini Zelatrice del Rosario

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