22 aprile 2007 Convegno del Rosario a Pomposa
Dalla
devozione alla
spiritualità mariana
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iovanni Paolo II ha scritto, in un testo particolarmente sintetico ma denso, che la consacrazione alla Santa Vergine è “un rapporto diretto e permanente con Maria, nella preghiera, nella disponibilità al suo materno influsso, nell’assimilazione dei suoi atteggiamenti evangelici… ordinato a risolversi in un cammino di fedeltà a Cristo, di docilità allo Spirito Santo, di comunione con il Padre e di vita ecclesiale” (Lettera al Vescovo di Trieste, 15 agosto 1984). Queste parole possono fare da guida alla spiegazione del titolo. Nel comune linguaggio noi parliamo di devozione per indicare un atteggiamento spirituale – anche sincero e sentito – ma forse saltuario, segnato da alcuni gesti religiosi, compiuti di tanto in tanto, spesso soprattutto esteriori: una preghiera, un pellegrinaggio, un’offerta, un’immagine della Santa Vergine, o di un santo. Una spiritualità è invece qualcosa di più sistematico, abituale e continuo, un atteggiamento interiore capace di permeare tutta la nostra vita spirituale. Per questo il Papa parla di un “rapporto diretto e
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permanente con Maria”. Ogni tipo di spiritualità cristiana deve condurre a Cristo, ma la spiritualità mariana prende Maria come modello e guida, come mezzo per andare a Cristo: a Gesù per Maria! Senza timore che Maria ci allontani da Cristo, o ci leghi solo a se stessa. Maria è talmente “piena di grazia”, cioè ricolma di Spirito Santo, che chiunque viene a contatto con lei entra nel mondo di Dio: vivendo pienamente nello Spirito Santo, trasformato totalmente in Cristo e a lui conformato, giunge alla perfetta comunione con il Padre. Questa è la spiritualità evangelica; è la santità a cui tutti sono chiamati. Come si vede, ha nello stesso tempo una dimensione trinitaria, cristocentrica e carismatica. E prende Maria come modello e guida, lei che è Figlia del Padre, Madre di Cristo, Sposa dello Spirito Santo. Sull’esempio di Maria, ogni cristiano è chiamato a essere vero figlio del Padre, generante Cristo nel proprio cuore e negli altri, collaboratore e fedele alleato dello Spirito Santo, sempre e in ogni cosa. Il testo di Giovanni Paolo II precisa bene che il rapporto con Maria avviene nella preghiera e nella disponibilità al suo materno influsso. Noi preghiamo Maria e ci lasciamo “influenzare” da lei; a lei guardiamo e la imitiamo per assimilare i suoi “atteggiamenti evangelici”. Non basta dunque compiere qualche gesto di devozione di tanto in tanto, ma bisogna convertire la nostra vita, cambiarla di fatto e renderla conforme agli insegnamenti di Gesù Cristo. Si tratta dunque di un processo che richiede tempo, pazienza e perseveranza, data la nostra fragilità e ignoranza. Ma è un cammino sul quale possiamo registrare rapidi progressi, se ci affidiamo a Maria, se a lei ci abbandoniamo, in serenità e pace interiore, “disponibili” al suo influsso materno, cioè pronti a rinunciare ai nostri progetti per aderire a ciò che il Signore vuole da noi. Maria infatti ci dice: “Fate quello che egli vi dirà!” (Gv 2, 5), come lei stessa aveva detto di sé: “Eccomi, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). Lo scopo ultimo della spiritualità mariana è di renderci obbedienti a Cristo, capaci di vivere secondo gli insegnamenti del vangelo. E c’è un’ultima indicazione nel testo di Giovanni Paolo II. È il riferimento alla “vita ecclesiale”. Ogni spiritualità autenticamente cristiana si apre alla dimensione ecclesiale. Sotto molti aspetti. Sia perché si vive nella Chiesa, dove si ascolta la Parola, si fa assemblea, si celebrano i misteri, ci si
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ama reciprocamente; e sia anche perché ci si apre all’annuncio, all’apostolato e alla missione nel mondo. Nel comune cammino verso la costruzione del regno di Cristo e la sua manifestazione finale e perfetta, quando egli sarà tutto in tutti, nello Spirito Santo e a gloria del Padre. La spiritualità mariana apre a questi grandi orizzonti e diventa la via per entrare in pienezza nella storia della salvezza, là dove si compie in modo perfetto la nostra vocazione personale e il destino globale dell’umanità. Si è detto che il rapporto “diretto e permanente con Maria” avviene nella preghiera. Vi è una forma di preghiera che va considerata come speciale distintivo della spiritualità mariana, ed è il Rosario. Recitato bene ogni giorno, il Rosario si trasforma in una scuola di spiritualità. È una preghiera mariana, poiché ci serviamo dell’Ave Maria, ripetuta in sottofondo, per creare il clima di vero ascolto di Dio. È anche una preghiera cristocentrica, poiché ci fa meditare i misteri della vita di Cristo per assimilare i suoi stessi atteggiamenti spirituali. È una preghiera recitata, che si adatta a chi si trova all’inizio del cammino spirituale; ma è anche una preghiera contemplativa, che lascia spazio al bisogno di silenzio dell’anima più avanzata nella santità, che si abbandona a Dio e gusta la sua misteriosa presenza. Il Rosario, pregato ogni giorno, conduce a intrecciare gli eventi della vita di ciascuno con i misteri della vita di Cristo e di Maria, per imparare a leggere la nostra vita nella luce di Dio e cogliere la sua presenza “intrecciata” ai fatti della nostra quotidianità, allo scopo di abbandonarci a lui e di far coincidere i nostri progetti di vita con il suo progetto su di noi. Come ha scritto ancora Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica sul Rosario, questa forma di preghiera ci porta a ricordare Cristo con Maria, per imparare da lui e per conformarci a lui pienamente, per supplicarlo con Maria, di fronte ai bisogni del mondo intero, e per annunciare Cristo a tutti. È questa una mirabile sintesi della vocazione cristiana e della missione cui siamo chiamati, singolarmente e tutti insieme. Il Rosario dunque forma alla spiritualità mariana, che a sua volta conduce a vivere semplicemente il vangelo, pienamente e perfettamente. P. Battista Cortinovis, smm
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Sacerdote missionario della Compagnia di Maria (Monfortani). Attualmente risiede a Roma, alla Casa generalizia della sua congregazione. Ha i compiti ufficiali di Procuratore generale e di Postulatore, ma si dedica soprattutto allo studio e alla diffusione della spiritualità di san Luigi Maria di Montfort attraverso scritti, conferenze e predicazione, anche a livello internazionale. In passato - per diversi anni - ha svolto attività pastorale nella diocesi di Milano, nei settori dell’animazione giovanile, del mondo del lavoro, della scuola e del giornalismo cattolico. Ha poi ricoperto diversi incarichi direzionali nel suo Istituto religioso, come Provinciale d’Italia e come assistente del Superiore Generale. Ha pubblicato diverse opere di spiritualità mariana e molti articoli a carattere religioso; ha curato la traduzione e la pubblicazione di gran parte degli scritti di san Luigi Maria di Montfort.
Intervista a Padre Cortinovis In un contesto secolarizzato e relativistico quale l’attuale, si può dire che si sia conservata, che sia “sopravvissuta” una devozione mariana? E quale la sua specificità? La presenza di Maria nella fede cristiana fa parte del dogma: “credo in Gesù Cristo, nato da Maria Vergine”. Maria però è anche un forte “simbolo” di tanti aspetti della vita umana: il dare la vita, la presenza del femminile, il soffrire pazientemente, ecc. Quando si parla di Maria, si risvegliano – anche inconsciamente – nel cuore delle persone tanti aspetti della vita umana che nessuno può ignorare, neppure chi vive la secolarizzazione, o si è allontanato dalla pratica religiosa, o crede di poter fare a meno della fede. (Su questa presenza “simbolica” forte di Maria, si veda il volumetto di Lucio Pinkus, Il mito di Maria, Borla, Torino 1986). C’è il rischio che una visione di Chiesa eccessivamente cristocentrica possa “interferire” con una spiritualità “ad Jesum per Mariam”? L’andare a Cristo per mezzo di Maria non deve oscurare per nulla il cristocentrismo. Maria porta a Cristo. Maria è un mezzo; Cristo è il fine. Non ci deve quindi essere concorrenza tra i due aspetti.
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Piuttosto un certo cristocentrismo – malinteso – vorrebbe annullare tutte le mediazioni umane, non solo Maria. Non bisogna dimenticare l’incarnazione come legge di fondo del cristianesimo. Dio si è manifestato a noi dentro ciò che è umano; e noi andiamo a Dio per mezzo delle realtà umane. Cristo Uomo-Dio ci ricorda questo. Di San Luigi Maria Grignon di Montfort ricorrono in questo 2007 i 60 anni dalla canonizzazione, avvenuta ad opera di Papa Pio XII il 20 luglio del 1947. Il Santo è noto anzitutto per la sua spiccata spiritualità mariana, non una semplice devozione, bensì una vera e propria scuola di fede, che – riscoprendo il Battesimo – pone Maria come guida e modello, per giungere alla piena comunione con Dio. Ne “L’amore dell’eterna Sapienza”, al n. 203, Montfort evidenzia come non vi sia “mai stato nessuno, al di fuori di Maria, che abbia trovato grazia davanti a Dio per se stesso e per tutto il genere umano; che abbia avuto il potere di incarnare e far nascere la Sapienza eterna e che, ancora oggi, per mezzo dell’operazione dello Spirito Santo, possa incarnarlo nei cristiani autentici”. Riprendiamo in questo senso il tema della meditazione da Lei tenuta presso l’Abbazia di Pomposa: come passare “dalla devozione alla spiritualità mariana”? È vero, in Montfort troviamo molti elementi della spiritualità cristiana, non solo Maria, ma anche la croce, il battesimo, l’apostolato, ecc. Mettersi alla sua scuola significa iniziare un cammino che progressivamente porta a scoprire, vivere e gustare la realtà dell’intero mistero cristiano. E tuttavia l’aspetto “mariano” della sua dottrina è quello che lo caratterizza; è il suo “segreto”, poiché è alla scuola di Maria che noi impariamo a contemplare l’intero mistero cristiano. Qui Montfort ci dice: prova, e sperimenterai… anzi, questo è il cammino più breve e più facile… È appunto l’invito a vivere la dimensione mariana non solo come un gesto devozionale, ma come vera spiritualità mariana, che avvolge l’intera vita di fede. Riprendiamo l’ultima parte del passo appena citato, laddove parla di “cristiani autentici”. Chi sono i “cristiani autentici”? In realtà questa espressione è una scelta del traduttore. Nell’originale francese, Montfort parla di
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“predestinati” e di “reprobi”, come di due categorie in cui si distinguono i cristiani. I due termini – predestinati e reprobi – possono essere intesi male. Egli non vuole dire che alcuni sono già salvati per un privilegio (i “predestinati”) e altri sono già condannati (i “reprobi”). Ma che bisogna prendere sul serio la propria fede e mettersi in cammino con impegno. Si può partire anche dal peccato, dalla prima conversione… L’importante è decidersi a progredire. Il cristiano “autentico” non è automaticamente il santo, ma colui che è seriamente in cammino verso la perfezione. Nella “Preghiera Infuocata”, San Luigi Maria Grignon di Montfort in numerosi punti ripropone la figura e l’esempio della Madre di Dio, che partecipa al provvidenziale disegno di Salvezza. L’Autore dice espressamente che “gli anni della grazia” avranno “compimento per mezzo di Maria, come per mezzo di lei furono” dal Signore “cominciati”. In Lei trova la forza d’impetrare da Dio clemenza e perdono per noi uomini: “RicordaTi del suo ventre e del suo seno, e non respingermi”. A noi, “come dei nuovi David” mostra, quali armi spirituali, “il bastone della Croce e la fionda del Santo Rosario nelle mani”, “in baculo Cruce et in virga Virgine”. Ed, espressamente, San Luigi Maria Grignon di Montfort chiede a Dio di renderci “veri servitori della Santa Vergine, i quali, come altrettanti San Domenico, vadano dappertutto, la fiaccola lucente e ardente del Santo Vangelo nella bocca e il Santo Rosario nella mano” – con riferimento anche al sogno profetico della madre dello stesso San Domenico – “ad abbaiare come cani, a bruciare come fuochi e ad illuminare le tenebre del mondo come soli”, i quali – prosegue – “per mezzo d’una vera devozione a Maria, vale a dire interiore senza ipocrisia, esteriore senza critica, prudente senza ignoranza, tenera senza indifferenza, costante senza leggerezza e santa senza presunzione, schiaccino dovunque vadano la testa dell’antico serpente, affinché la maledizione che gli hai lanciato si compia per intero”. È un programma di vita decisamente impegnativo: fornisce gli strumenti di una perfetta sequela di Cristo attraverso Sua Madre, ma pone nel contempo obiettivi “ambiziosi”. Come esserne sempre degni? Come amare e servire davvero Dio, offrendoGli la nostra vita, il nostro cuore? Come preservarci dalle insidie che ogni giorno il maligno pone sui nostri passi? La “Preghiera infuocata” è un testo molto condensato, dove troviamo delle idee teologiche, delle intuizioni spirituali e delle indicazioni ascetiche… in un contesto di preghiera molto ispirata e dagli
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accenti mistici. Ma gli elementi che troviamo qui, sono distribuiti in tutti gli scritti di Montfort. Certo, è un programma di vita impegnativo, ma Montfort è anche un “maestro di scuola elementare”, che sa indicare i primi passi concreti da fare e poi ti dice di essere perseverante, poiché – alla scuola di Maria – sarà lo stesso Spirito Santo a condurti, passo passo, fino alla perfezione della santità. Alla luce del “Trattato della Vera Devozione a Maria”, scritto da San Luigi Maria Grignon di Montfort, come giungere a rafforzare un’autentica spiritualità mariana? Il Trattato rappresenta ancora un fenomeno. Scritto 300 anni fa, continua a essere stampato, venduto, tradotto, letto e meditato… soprattutto a livello popolare. Ma non è solo un gesto di “devozione”. Questo popolo cerca nutrimento solido, non nei trattati di teologia erudita, o “di scuola”, ma in questo breve scritto, che tuttavia presenta una spiritualità ben fondata teologicamente, radicata nella Bibbia e nei Padri della Chiesa… e che nello stesso tempo parla al cuore. Montfort riassume tutto questo in una espressione, quando dice che egli vuole proporre un “vera e tenera devozione alla Santa Vergine”, cioè una spiritualità vera, perché teologicamente corretta, ma anche tenera, cioè che ti coinvolge in tutta la tua dimensione umana, ragione e sentimento, mente e cuore.
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Una testimonianza della Giornata Domenica 22 aprile 2007 ci siamo ritrovati per l’annuale convegno del Rosario, all’ombra della millenaria Abbazia di Pomposa (Fe), glorioso cenobio che vide genuflessi ai suoi altari Dante e Giotto. Il cielo azzurro e un caldo sole primaverile hanno accolto i partecipanti arrivati dall’Emilia Romagna,Veneto, Friuli e Marche, in questo luogo suggestivo, intriso della fede e della spiritualità contemplatrice che l’antico Ordine dei Monaci Benedettini, costruttori del complesso abbaziale, prevedeva. Fedeli alla regola “Ora et Labora”si ispirano pure gli attuali ospiti e custodi di quelle antiche mura, il gruppo dei “Ricostruttori nella Preghiera”, della cui cortese accoglienza abbiamo usufruito per l’intera giornata. Dopo i gioiosi saluti della grande famiglia del Movimento Domenicano del Rosario, ci siamo riuniti nella navata centrale della splendida chiesa e, supportati dalla testimonianza dei meravigliosi affreschi rappresentanti scene del Vecchio e Nuovo Testamento, abbiamo iniziato, con la guida di Padre Mauro, la recita meditata dei Misteri Luminosi del Santo Rosario. Riflessioni sull’Amore Infinito di Dio verso le sue creature: “DIO CI HA VOLUTO COME AMANTI E COSÌ CI HA CREATI”. L’invito a fare della nostra vita un Talamo dove l’Amore di DIO nei nostri confronti ci trasfiguri e ci faccia risplendere di quell’Amore, in tutte le espressioni della nostra vita quotidiana. Divenire “Amanti della Santità” e dell’Eucaristia, mangiandola sì, ma “facendoci anche mangiare”, lasciando cioè che il CRISTO e il suo Amore viva in noi, divenendone finalmente “TRASFIGURATI”. Dopo la celebrazione della Santa Messa e la pausa pranzo, ci siamo ritrovati nel sacro luogo all’ascolto dell’intervento del Padre Battista Cortinovis sulla “Devozione e Spiritualità Mariana”. Tradurre la Devozione Mariana in Spiritualità significa avere come riferimento costante nella nostra vita il “modello di vita” di Maria, e ciò avviene nella preghiera e con la recita del santo Rosario, appropriandoci degli atteggiamenti evangelici, cioè degli insegnamenti di GESÚ: il Rosario diviene dunque un metodo, una Scuola di Santità, uno “Spazio di Silenzio” che ci invita all’ASCOLTO…. La Spiritualità Mariana deve essere ecclesiale, comunitaria, è divenire Apostoli e Discepoli. Essere Santi significa vivere la spiritualità profondamente nella comunione con DIO. Essere Santi è un DIRITTO di TUTTI! MARIA diventa la GUIDA per capire che DIO CI AMA: essere “Sposa” come Maria significa divenire “docili allo SPIRITO”, cioè metterci all’ascolto della parola e della volontà di DIO. Rinunciando al nostro ego per far posto a LUI, al Suo Agire e passare così dall’uso dei verbi attivi a quello dei verbi passivi: “NON SONO PIU’ IO CHE VIVO, MA È CRISTO CHE VIVE IN ME” come disse san Paolo. Ringraziamo Padre Mauro e Padre Cortinovis per l’opportunità di crescita che ancora una volta ci hanno dato. Maria Cecilia & Simone
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