La preghiera a Gesù Crocifisso, è arricchita d'indulgenza parziale. l Inoltre nei singoli venerdì di Quaresima, tale preghiera, veneranda per antichità e di uso comune nel ringraziamento dopo la comunione, è completata con indulgenza plenaria alle solite condizioni.2 1
. Enchiridion Indulgentiarum TPV, MCML, cane. 201 (S.C. I~dulg. 31 iu!. 1858). 2. Manuale delle Indulgenze LEV, 2003 (4), pago 5, cane. 8.
Il Signore Risorto attraverso le porte chiuse entra nel luogo dove si trovavano i discepoli e li saluta due volte dicendo «La pace sia con voi» ... questo saluto è un ponte che egli getta fra cielo e terra. Benedetto XVI, Omelia di Pentecoste 2005 Con approvazione ecclesiastica della Curia Vescovile di Mantova, Dicembre 2006
Gesù è in croce, crocifisso, ma vivo, ormai affrancato dalla morte. È segnato dalla passione e dalla crocifissione, ma non è chiuso dentro di esse: è Cristo risorto. Gli occhi dunque sono aperti, egli ci guarda, guarda l'assemblea in una reciprocità di volti e di sguardo. Le labbra sono dischiuse nel rendere lo Spirito, non nel senso di spirare-morire, ma nel senso di rendere al Padre lo Spirito che torna nel mondo come origine, matrice e fonte di salvezza per ognuno di noi. Egli soffia, come nell' apparizione ai discepoli, lo Spirito divino. I suoi piedi non sono incrociati, non inchiodati alla croce: sono pronti al cammino perchè è Cristo che già si muove nel tempo, con la sua Chiesa. mons. Ulisse Bresciani Basilica di Sant'Andrea Mantova
Il Cristianesimo vede l'affiorare delle rappresentazioni iconografiche relativamente tardi, alla fine del II secolo. Tra i temi raffigurati: battesimo, banchetto eucaristico, santi martiri, episodi biblici dell'Antico e del Nuovo Testamento. La rappresentazione della crocifissione di Gesù era un tema che presentava molte difficoltà. Una era legata al fatto che solo i delitti peggiori erano puniti con la pena capitale tramite crocifissione. Un' altra era di carattere teologico. Il dibattito all'interno della Chiesa sulla figura di Gesù era molto acceso. Gli ortodossi sostenevano che in Gesù fossero presenti due nature - umana e divina - ben distinte fra loro, i monofisiti invece affermavano che era presente una sola natura, la divina. Il dibattito investiva anche il dilemma di chi avesse sofferto sulla croce e di chi fosse morto: l'uomo o Dio? Il Concilio di Calcedo-
nia del 451 stabilì che in Cristo erano presenti due nature, la divina e l'umana, distinte fra loro. Le prime raffigurazioni della crocifissione presentano la scena completa secondo il racconto dei Vangeli, oppure la sola croce tempestata di pietre preziose. In entrambi i casi non è presente Gesù sul patibolo. A partire dal VI secolo, nella crocifissione il Salvatore è inchiodato alla croce, vivo, con gli occhi aperti, impassibile e vestito con il colobion, un abito lungo, senza maniche, di origine romana, che divenne successivamente l'abito portato dai monaci orientali. In questa iconografia, l'abito monastico è associato ad un martirio, perché fin dal nascere del monachesimo, chi si consacrava totalmente e in modo così radicale era considerato un martire e come tale venerato: erano i cosiddetti «martiri bianchi», perché non arrivavano all' effusione del sangue per la fede, ma con un cammino di dura ascesi cercavano di far morire la parte negativa del loro essere uomini, legata al peccato. Il monachesimo ha sempre guardato a Cristo come modello e, quindi, ricoprirlo con l'abito monastico, nell'atto del suo totale dono di amore per gli uomini, doveva spronare il monaco a donare tutto sé stesso a Dio per la salvezza dei fratelli: dovevano diventare un alter Chnstus. Questa iconografia nacque in Siria e si ritrova nelle miniature del Vangelo di Rabula. Il manoscritto, in lingua siriana, è conservato nella Biblioteca Laurenziana di Firenze. Si ignorano la data di questo codice e il nome del pittore che ha eseguito le miniature. La data del 586 e il nome Rabula, sempre ci-
tati, si riferiscono al testo, non alle illustrazioni, che potrebbero comunque essere coeve. Dalla Siria questa iconografia arrivò in Occidente portata dai monaci orientali che fuggivano per l'avanzare dell'Islam o perché perseguitati da Bisanzio per la loro fedeltà alla dottrina ortodossa. Un magnifico esempio di questo modo di raffigurare la crocifissione si trova nella cappella di Teodoto, nella Basilica di Santa Maria Antiqua a Roma. Marcello Panzanini Studio Teologico Sant'Antonio Bologna
Eccomi, o mio amato e buon Gesù, dinanzi a un' immagine che ti raffigura crocifisso: con il fervore più vivo, ti prego di suscitare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza e di carità; di dolore dei miei peccati e di proponimento di non più offenderti; mentre - con tutto l'amore e con tutta la compassione - considero le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te, o mio Gesù, il santo profeta Davide: «Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa». Sal 21 [22], 17-18 Libertà non vuol dire ... ritenersi assolutamente autonomi, ma orientarsi secondo la misura della verità e del bene, per diventare ... noi stessi veri e buoni. Benedetto XVI, Omelia della xx GMG 2005
Il Crocifisso movimento domenicano del Rosario www.sulrosario.org Tel. 335 5938327 info@sulrosario.org