Il beato bartolo longo apostolo del rosario

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IL BEATO BARTOLO LONGO (1841-1926)

Fondatore del santuario di Pompei Apostolo del Rosario Nella prima domenica di ottobre in tutte le chiese viene solennemente recitata la cosiddetta “Supplica alla SS. Vergine del Rosario di Pompei”. Fu composta dal beato Bartolo Longo, terziario domenicano, in occasione della consacrazione del santuario rosariano di Pompei da lui voluto. Nelle prime edizioni di essa si leggeva questa invocazione: “Benedite l’Ordine Domenicano e in modo speciale il Terz’Ordine che ha eretto a Pompei la vostra casa”. Con questo articolo vogliamo ricordare ai membri della Famiglia Domenicana questo nostro grande confratello, del quale ricorre la memoria liturgica il 6 ottobre.

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l Santuario di Pompei, dedicato alla Madonna del Rosario, è l’opera più grandiosa dell’Avvocato Bartolo Longo di Latiano, in provincia di Brindisi, un laico apostolo del nostro tempo che, con la parola e gli scritti, promosse con ogni sforzo e diffuse il culto e la devozione mariana. “L’uomo della Madonna” come giustamente lo definirà Giovanni Paolo II, il 2610-1980, durante la solenne beatificazione in S. Pietro, diverrà effettivamente, nelle mani della Vergine Maria, lo strumento privilegiato per realizzare una vasta opera di evangelizzazione e promozione umana. Per amore della Madonna sarà infatti scrittore, testimone del Vangelo, questuante, missionario del Rosario. E proprio con il Rosario, popolarmente definito “il salterio di Maria” e “la scala del cielo”, scriverà la pagina più bella, quando in un’area di miseria, di ignoranza e di paura come era Pompei nella seconda metà del XVIII sec., farà sorgere il grande santuario mariano nel 1875, al centro di uno straordinario complesso educativo e culturale con molto anticipo sui tempi. In un contesto drammatico, qual era appunto la situazione desolante della Valle di Pompei, un pugno di terra abitata da ladri e sopraffattori, capì che le armi necessarie per una vera rivoluzione delle coscienze erano, oltre alla catechesi, l’incontro con il Vangelo di Gesù, la celebrazione dei sacramenti, in particolar modo della S. Messa, l’adorazione eucaristica, la diffusione e la recita del Rosario da parte di apostoli convinti ed entusiasti. E qui non si può fare a meno di ricordare la figura del domenicano P. Alberto Radente, che gli trasmise convinzioni religiose profonde e un forte e tenero amore al Rosario, da diffondere nelle parrocchie e nei chiostri di Napoli, tra i ceti nobili e rurali, nei sodalizi dei Terziari e nelle Confratemite disseminate nelle zone vesuvia-

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ne, nei rioni della città e nelle isole del Golfo. Nell’antica città degli idoli pagani, il figlio di S. Domenico svolse un arduo e costante apostolato. Infatti al suo sopraggiungere a Pompei nel 1872 e con la collaborazione di uomini e donne, tutti uniti nella Regola del Terz’Ordine, sotto la sapiente guida del P. Radente, loro maestro di spirito, tutto rinasceva a nuova vita cristiana. Le opere sociali sorte via via accanto al Santuario sono una eloquente testimonianza di carità del Beato, per i più svantaggiati e gli ultimi della società. La nuova Pompei, infatti, sorgerà attorno al Santuario come una cittadella di opere educative, culturali ed assistenziali, che sanno ancora oggi di miracolo, segno della rinascita morale, spirituale e comunitaria della città. “Chi propaga il Rosario è salvo” soleva ripetere spesso Bartolo Longo: insegnare questa preghiera si rivelerà subito per lui una catechesi in azione, anzi costituirà l’ambito logico di ogni sua catechesi, dal momento che il Rosario è un compendio di tutta la storia della salvezza, un viaggio dentro le meraviglie di Dio, con Cristo in primo piano e con Maria intimamente e indissolubilmente legata a lui, nel compito di Madre universale della salvezza e di Regina della Chiesa trionfante e militante. Raccolta attorno al quadro della Vergine del Rosario, la gente non rimaneva insensibile alla Parola di Dio, ma ascoltava, si avvicinava ai Sacramenti, recitava il S. Rosario, cominciava ad aprirsi alla grazia e all’amore verso la Madre del Signore. Il popolo avvertiva la presenza di Maria, anzi sotto la spinta del suo benefico apostolato, convalidato puntualmente da numerosi prodigi da parte della venerata Immagine, Pompei divenne ben presto centro di irradiazione universale della devozione mariana. Quella di Bartolo Longo è forse la più straordinaria avventura moderna, di un laico che “evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine temporale” (AA, 2), ha saputo orientare le ansie e

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le speranze di una società caratterizzata dall’indifferenza religiosa e sociale, puntando sui valori trascendenti della preghiera, dei sacramenti, dell’educazione cristiana, come mezzi di elevazione e di redenzione di larghe masse di poveri e di emarginati. Attraverso una costante catechesi sui misteri del Rosario, inculcava poi le verità della fede, per diradare le tenebre dell’ignoranza e dell’incredulità del suo tempo, offrendo così alle popolazioni del Meridione, assetate e affamate di Dio, il Vangelo di Gesù Cristo e la sua certezza. In questa ottica, acquista valore di testimonianza quello che dichiarò ad una delle sue figlie del S. Rosario di Pompei, la Congregazione fondata da lui stesso il 26 agosto 1897: “Io vi posso assicurare di me che se faccio qualche poco di bene, lo debbo tutto alla devozione del Rosario e per l’esperienza che tengo, vi accerto che il mio spirito è migliore o deteriore a seconda il fervore o meno fervore al Rosario”. In questa confessione c’è tutta l’anima semplice di bambino del più grande missionario del Rosario dei nostri tempi. Anche per noi la recita del Rosario deve portare ad un miglioramento dei costumi e ad un serio impegno di testimonianza nel mondo, dal momento che questa pratica rimane, per ogni generazione di anime, un elemento educativo basilare, nonché scuola di eccezionale importanza per la crescita della pietà popolare e della stessa santità. Il 5 ottobre 1926 il grande Cavaliere di Maria rendeva la sua anima a Dio dopo aver consumato tutte le sue energie fisiche e spirituali per la Regina del cielo. Sulle sue labbra le parole della Supplica, composta in occasione della solenne consacrazione dello stupendo Santuario, l’8 maggio 1891: “O Rosario benedetto di Maria. Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accenno delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei”. Con la penna, il cuore e il Rosario, Bartolo Longo ha insegnato a vincere da cristiani e a La modesta immagine della Madonna, donata a morire da santi. A noi tocca perciò imitarlo! Bartolo Longo dal suo direttore spirituale P. Salvatore Raho Alberto Radente O.P., la quale per lo zelo del beato divenne centro mondiale di devozione mariana

(Bollettino di S. Domenico, 5/93)

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