Il Cielo può attendere ... o no ?!
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l Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nel 1992, afferma a più riprese che la Vergine Maria è per i cristiani “modello e sorgente di santità” (n° 2030). Tra i tanti che si potrebbero citare cito il numero 972: “Dopo aver parlato della Chiesa, della sua origine, della sua missione e del suo destino, non sapremmo concludere meglio che volgendo lo sguardo verso Maria per contemplare in lei ciò che la Chiesa è nel suo Mistero, nel suo ‘pellegrinaggio della fede’, e quello che sarà nella patria al termine del suo cammino, dove l’attende, nella ‘gloria della Santissima ed indivisibile Trinità’, ‘nella comunione di tutti i santi’ colei che la Chiesa venera come Madre del suo Signore e come sua propria Madre”.
Osserviamo con attenzione che è tutta la vita di Maria che viene offerta alla nostra venerazione ed imitazione, tutta la sua vita, nelle due fasi, terrena e celeste. Questa vita ha conosciuto un passaggio (una Pasqua) cruciale, che è la sua morte ed Assunzione, ma i mistici hanno compreso, e anche rivissuto!, che questa morte è stata una morte d’amore che non ha fatto altro che portare al parossismo ciò che Maria ha sempre vissuto.
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Questo non dovremmo mai scordarlo perché spesso siamo tentati non di distinguere ma di spezzare in due le diverse fasi della nostra vita, la fase terrena e la fase eterna (che vivremo in Paradiso, come dobbiamo sperare, o all’Inferno, come dobbiamo temere ed evitare). Detto in termini semplici, insomma, ci sono dei cristiani che, sotto sotto, pensano: all’eternità ci penserò dopo morto... La Chiesa, però, e in parte l’ho già detto, insegna qualcosa di molto diverso, e cioè che si può amare Dio in questa vita quanto lo si ama nell’altra (l’unico cambiamento avverrà nella nostra intelligenza, non più rischiarata dal chiaroscuro della fede, ma immersa nella luce della Visione), ed addirittura che un Santo (pensiamo appunto alla Madonna) può amare Dio già in questa vita più di un Beato in Paradiso. Naturalmente c’è il rovescio della medaglia: siamo liberi e se il nostro “sì” può crescere in noi tanto da farci “vedere i cieli aperti” (come a S. Stefano), il nostro “no” se ci ostiniamo in esso, può farci pregustare la vita dell’Inferno. Ma a questo punto può sorgere in noi un dubbio: in Maria c’è stato e da sempre solo il “sì”, non c’è stato il “no”, non c’è stata quella lotta fra la Luce e le Tenebre (ricordata per esempio nella “Gaudium et spes”) che ci travaglia. Noi ammettiamo che la Madonna ci vuole e ci può aiutare in questa lotta, ma ci potrà capire, Lei così pura e “Tutta Santa”? È questo dubbio che si cela in quella falsa umiltà che ci fa dire: Maria modello e sorgente di santità? Imitare Maria? Non stiamo esagerando? No, prima di tutto perché non dobbiamo fare delle nostre deboli forze e del nostro debole desiderio la misura di tutto; la misura è ciò che Dio desidera donarci. E poi perché la Chiesa ci assicura che Maria comprende i peccatori. Se pensiamo che quanto più si è buoni e santi tanto meno si capiscono il male e la miseria è perché confondiamo la bontà con l’insensibilità come facevano certi pagani. La Rivelazione e i Santi ci mostrano invece che quanto più si è sensibili al bene tanto più si è sensibili al male e da questo punto di vista tutta la vita di Maria è stata un martirio nel sopportare tutto il male, la durezza e l’orgoglio degli uomini, offrendo però loro con passione uno sguardo in cui era riflessa la Beatitudine e la Misericordia di Dio. E’ questa la sua Intercessione (vedi il n° 2618) resa ora più acuta e più potente dalla sua condizione gloriosa: “Dopo il consenso dato nella fede al momento dell’Annunciazione e mantenuto, senza esitazione, sotto la croce, la maternità di Maria si estende ora ai fratelli e alle sorelle del Figlio suo, ‘ancora pellegrini e posti in mezzo a pericoli e affanni’. Gesù, l’unico Mediatore, è la Via della nostra preghiera, Maria Madre sua e Madre nostra, è pura trasparenza di lui: ella ‘mostra la via’, ne è ‘il Segno’, secondo l’iconografia tradizionale in Oriente e in Occidente”. (Catechismo della Chiesa Cattolica n° 2674). P .Paolo Maria Gerosa o.p.
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