Il culto mariano dopo il concilio

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Mariologia Pa r t e V I

P. R o b e r t o C o g g i

il culto mariano dopo il Concilio


IL CULTO MARIANO DOPO IL CONCILIO Con l’indizione del Concilio Ecumenico Vaticano II da parte del Papa Giovanni XXIII il clima si modifica notevolmente, in quanto alcune tendenze sotterranee, che già esistevano all’inizio del secolo, cominciano a emergere. Queste tendenze si possono ricondurre a quattro “movimenti” caratteristici della spiritualità moderna. A) IL MOVIMENTO BIBLICO Si torna a leggere direttamente la Scrittura e si vede che Maria Santissima vi ha certamente un posto decisivo, ma piuttosto discreto. Ella appare intimamente legata al mistero di Gesù, suo Figlio, e inserita in tutta la storia sacra, la Storia della salvezza. Non si parla della Madonna da sola, ma sempre in relazione a Gesù e alla Chiesa. B) IL MOVIMENTO LITURGICO Si capisce che la liturgia, con il suo ritmo settimanale e annuale, è incentrata nel mistero di Cristo (Natale, Pasqua, Pentecoste), e si comprende d’altra parte che la liturgia è la fonte principale della devozione. Ora, una devozione liturgica sarà necessariamente incentrata nel mistero di Cristo, e Maria avrà sì il suo posto inconfondibile, ma subordinato a quello di Cristo, e in funzione di Cristo. A ciò si può aggiungere il fenomeno della Messa vespertina, che in moltissimi casi ha eliminato la recita del Rosario pomeridiano nelle parrocchie. C) IL MOVIMENTO ECUMENICO Si cerca di conoscersi meglio. Si cerca di capire perché i nostri fratelli separati sono diffidenti verso il culto cattolico della Beata Vergine, e di collocare tale culto nel contesto più ampio di tutta la rivelazione divina. Si cerca anche di non “urtare” i fratelli separati. D) IL MOVIMENTO ANTROPOLOGICO Si tende a vedere Maria come donna del suo tempo, immersa nella cultura del mondo in cui viveva. Più che insistere sui suoi “privilegi”, che in certo senso la collocano lontana da noi, si preferisce vederla come vicina a noi, perché ha vissuto una vita come la nostra, con le sue luci e le sue ombre. Questi “movimenti” (e altri di cui non trattiamo per semplicità) convergono nel

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senso di “ridimensionare”, per così dire, lo spazio occupato da Maria Santissima nella teologia, nel culto, nella devozione. Evidentemente non tutti condividevano questa tendenza: non che ci fosse qualcuno contrario al ritorno alle fonti bibliche, alla rinascita della liturgia, all’ecumenismo e all’attenzione al dato antropologico, ma vi era però chi non era del tutto disposto a “ridimensionare” il culto e la devozione mariana per venire incontro ai fratelli separati (favorendo tra l’altro i protestanti a danno degli ortodossi), oppure a mettere da parte, a lasciare in ombra tutti i più recenti documenti del Magistero sulla Madonna, per limitarsi solo a quanto dice la Bibbia. Nasce così l’idea del capitolo VIII della Costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa, intitolato: La Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Un capitolo molto elaborato, limato, tormentato, possiamo dire: forse il più tormentato di tutti i testi conciliari. Esso riesce però, quasi miracolosamente, a trovare il punto di equilibrio fra le varie tendenze. Il capitolo accetta e accoglie le nuove esigenze: la figura di Maria non è vista isolata, ma profondamente inserita nella Storia Sacra. Il Concilio studia la sua vita seguendo passo passo i testi evangelici. Evita i titoli troppo altisonanti, troppo impegnativi e che possono suscitare perplessità, come quello di Corredentrice. Il titolo di Mediatrice, che prima era usatissimo, viene citato una volta sola e assieme ad altri: Soccorritrice, Ausiliatrice, Mediatrice. Il testo conciliare non entra in questioni discusse fra i teologi e usa un linguaggio concreto, aderente alla Scrittura. Soprattutto insiste sullo stretto legame fra Maria Santissima e Gesù, e sul legame con la Chiesa. Anzi, si può dire che proprio qui, nel legame fra Maria e la Chiesa, sta l’apporto veramente nuovo del Concilio. L’importanza di questo testo conciliare è stata sottolineata dal Papa Paolo VI nell’Allocuzione conclusiva della Terza Sessione del Concilio, quando venne approvata la Lumen Gentium (21 novembre 1964): «È la prima volta, dice il Papa, che un Concilio ecumenico presenta una sintesi così estesa della dottrina cattolica sul posto che occupa Maria Santissima nel mistero di Cristo e della Chiesa». La proclamazione di Maria «Madre della Chiesa» Durante le discussioni conciliari Paolo VI aveva più volte accennato all’opportunità di parlare di Maria come Madre della Chiesa. I Padri conciliari però, pur accogliendo la sostanza dell’invito, non se la sentirono di introdurre tale formula nel testo. Così il Papa, sia per la propria convinzione e devozione personale, sia per le richieste di teologi e pastori, tra i quali i vescovi polacchi, ritenne opportuno attribuire solennemente alla Vergine Santissima il titolo di Madre della Chiesa

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e chiedere che sotto tale titolo ella venisse da allora in poi onorata e venerata dal popolo cristiano. Non era propriamente una definizione ex cathedra, ma un atto di grande rilievo del magistero papale, analogo a quello compiuto da Pio XII con la proclamazione della Regalità di Maria. Nel discorso il Papa giustifica tale titolo in base alla stessa maternità divina di Maria, mediante la quale il Verbo si è fatto carne e ha unito a sé, come capo, il suo corpo mistico che è la Chiesa. Il riferimento alla consacrazione del mondo intero al Cuore Immacolato di Maria, compiuta da Pio XII «non senza ispirazione dall’alto», fa pensare alla carica di spiritualità e di carisma da cui ha avuto origine un atto come questo. Ecco dunque le parole del Papa all’inizio della sua allocuzione (21 novembre 1964): «A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima “Madre della Chiesa”, cioè di tutto il Popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata e invocata da tutto il popolo cristiano».

Documenti postconciliari L’invito del Sommo Pontefice a intensificare la devozione verso la Vergine Maria, sia pure alla luce delle precisazioni conciliari, non fu accolto da tutti. Per cui Paolo VI ritornò più volte sul tema della devozione mariana, con documenti di notevole importanza. Ricordiamo innanzitutto la breve Enciclica Christi Matri Rosarii (15 settembre 1966), scritta per invocare il dono della pace, da implorarsi mediante la Beata Vergine soprattutto con la preghiera del Rosario. Per il cinquantesimo anniversario delle apparizioni di Fatima (13 maggio 1917 13 maggio 1967) il Papa Paolo VI dona al popolo cristiano la bellissima Esortazione apostolica Signum Magnum, dove approfondisce soprattutto due punti di dottrina: 1) i dati biblici su Maria, serva del Signore, Madre della Chiesa, educatrice dell’umanità redenta, testimonianza vivente della dedizione al servizio di Dio e dei fratelli; 2) il vero significato del culto a Maria secondo il continuo Magistero della Chiesa. Questo documento prepara quello che è senza dubbio il capolavoro del Magistero mariano di Paolo VI, cioè l’Esortazione apostolica Marialis cultus sul culto della Chiesa alla Madre di Dio (2 febbraio 1974). Il Papa intende riproporre le ragioni e i modi del culto a Maria, in maniera adeguata alle esigenze della mentalità e del costume del nostro tempo. Nella prima parte il documento tratta del culto alla Vergine Maria nella liturgia restaurata, secondo lo spirito e le norme del Concilio. Poi passa a parlare dell’in-

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segnamento spirituale che la Chiesa riceve quando celebra e vive i divini misteri avendo come modello Maria, Vergine in ascolto, Vergine in preghiera, Vergine madre, Vergine offerente. Nella seconda parte l’Esortazione sottolinea i riferimenti biblici, patristici, conciliari, teologici, fondati nella Tradizione cristiana come elementi indispensabili per il rinnovamento della pietà mariana. Illustra inoltre la nota trinitaria, cristologica, ecclesiale e i quattro orientamenti: biblico, liturgico, ecumenico, antropologico (Maria come modello per la donna!), in armonia con la migliore tradizione della Chiesa e con le più genuine esigenze della pietà odierna. L’ultima parte del documento è una splendida presentazione della preghiera del Rosario, e anche dell’Angelus, con l’invito a riscoprire la bellezza di queste pratiche. La conclusione sottolinea il valore teologico e pastorale del culto alla Vergine Maria. Se Paolo VI è stato decisamente un Papa “mariano”, pur nel suo stile discreto e riservato, è sotto gli occhi di tutti la devozione mariana di Giovanni Paolo II, il cui motto «Totus tuus» è già sufficientemente eloquente. Egli ci ha lasciato innanzitutto un’Enciclica, la Redemptoris Mater, su «la Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa in cammino» (25 marzo 1987). Per presentarla mi sembra che la cosa migliore sia ricorrere al suo discorso del 16 marzo 1987, in cui, parlando dell’Enciclica, egli dice fra l’altro: «L’ho pensata da tempo, l’ho coltivata a lungo nel cuore (...). Questa Enciclica consiste sostanzialmente in una “meditazione” sulla rivelazione del mistero della salvezza, che a Maria è stato comunicato all’alba della Redenzione, e al quale ella fu chiamata a partecipare e a collaborare in modo del tutto eccezionale e straordinario. È una meditazione che ripercorre e, per certi aspetti, approfondisce il magistero conciliare (...) circa il posto che Maria Santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa. Le riflessioni che ne scaturiscono spaziano sull’orizzonte biblico, dai suoi esordi alle simboliche visioni dell’Apocalisse, cariche di mistero, sul mondo che verrà. L’indole cristologica del discorso sviluppato nell’Enciclica si fonde con la dimensione ecclesiale e con quella mariologica. La Chiesa è il corpo di Cristo che si protende misticamente nei secoli. Maria di Nazaret ne è la Madre, Madre della Chiesa. Perciò la Chiesa “guarda” Maria attraverso Gesù, come “guarda” Gesù attraverso Maria. Questa reciprocità ci consente di approfondire incessantemente, insieme con il patrimonio delle verità credute, l’orbita dell’“obbedienza della fede” che contrassegna i passi dell’eccelsa creatura (...). Serva del Signore, madre, discepola, essa è modello, guida e sostegno nel cammino del popolo di Dio, particolarmente nelle tappe più incisive».

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L’ultimo documento mariano che ci ha lasciato il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II è la mirabile Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002). Qui il Papa apre veramente il suo cuore mostrando tutta la sua devozione a Maria Santissima e la sua predilezione per la preghiera del Rosario, che ci introduce in modo insuperabile nei misteri di Cristo (misteri della gioia, della luce, del dolore, della gloria). Questa Lettera apostolica è un testo di eccezionale levatura spirituale, ed è uno dei più bei documenti che questo Pontefice abbia mai scritto. Esso risulta curato nei minimi particolari, chiaro nell’esposizione, profondo nel contenuto, ricchissimo di spunti per la riflessione e la meditazione. In esso il Papa parla di Gesù e di Maria con una sorprendente naturalezza, quasi con un’intima familiarità, conseguita senza dubbio attraverso un’intera vita di contemplazione e di preghiera. Non per nulla il Santo Padre confessa che la recita del Rosario lo ha sempre accompagnato lungo il corso della sua esistenza, a cominciare dalla giovinezza. Questo documento non vuole in primo luogo introdurre delle novità, ma vuole richiamare l’attenzione dei fedeli sull’importanza, la bellezza, la necessità, soprattutto nei tempi difficili che stiamo vivendo, di questa preghiera tanto cara al popolo cristiano. Il Rosario è quanto mai attuale anche oggi, all’inizio del terzo millennio, dice in sostanza il Papa; e per dare più forza a questa sua affermazione egli indice nientemeno che un «Anno del Rosario», cosa che non si era mai verificata in precedenza nella storia della Chiesa. Vorrei concludere questo capitolo e tutta questa parte dedicata allo sviluppo della dottrina mariana nei secoli con le toccanti parole di Giovanni Paolo II al termine di questa sua Esortazione (n. 43), quando, dopo aver invocato l’attenzione di tutte le categorie del popolo cristiano, dai vescovi, ai teologi, ai semplici fedeli, dice: «Riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la liturgia, nel contesto della vita quotidiana. Che questo mio appello non cada inascoltato!».

Gli articoli pubblicati su “Rosarium” sono tratti dal libro “La Beata Vergine. TRATTATO DI MARIOLOGIA” di P. Roberto Coggi o.p. in vendita presso Edizioni Studio Domenicano via Dell’Osservanza, 72 - 40136 Bologna - Tel. 051/582037 Fax 051/331583 - esd@esd-domenicani.it oppure presso P. Mauro Persici o.p. tel. 335 5938327

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