Mariologia Pa r t e V
P. R o b e r t o C o g g i
MARIOLOGIA
il culto mariano nella storia
IL CULTO MARIANO NELLA STORIA Primo periodo (fino all’VIII secolo) In Occidente il nucleo essenziale delle celebrazioni mariane è il Natale (Roma, fine III secolo), attorno al quale si raggrupperanno altre feste. Quattro vengono importate dall’Oriente: l’Ipapante (2 febbraio), la Dormizione o Assunzione (15 agosto), verso il 650, l’Annunciazione (25 marzo), poco più tardi, e infine la Natività di Maria (8 settembre) poco prima della fine del VII secolo. Cominciano in questo periodo e proseguiranno in seguito le discussioni sull’Assunzione, e i teologi si divideranno per così dire in due partiti, quello degli «agnostici» e quello dei «favorevoli». Per un certo periodo questi due partiti si fronteggiano senza vinti né vincitori, ma alla fine prevarrà il secondo. Secondo periodo (secoli IX-XV) Verso la fine dell’XI secolo si assiste in Occidente al trionfo della tesi assunzionista e al grande apporto dato alla teologia mariana da S. Anselmo d’Aosta (1033-1109), il quale unisce alla solidità dogmatica anche una grande tenerezza filiale nei riguardi di Maria. Probabilmente è in questo secolo che sboccia la bellissima preghiera Salve Regina, attribuita al monaco benedettino Ermanno Contratto (+1054). Il periodo aureo del Medioevo ha inizio in Occidente nel XII secolo, soprattutto con la grande figura di S. Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), detto il «dottore mariano» e il «dottore mellifluo». I suoi scritti mariani constano di diciannove omelie, alle quali bisogna aggiungere la lettera 174 ai canonici di Lione e alcuni frammenti di altre sue opere. Ma alla quantità piuttosto esigua dei suoi scritti si contrappone la densità della dottrina e la precisione delle formule, a cui si associano anche alcuni spunti innovatori. Per questo motivo S. Bernardo esercitò un grande influsso sui teologi dei secoli seguenti. Egli insiste sulla mediazione di Maria, che si colloca fra Cristo e la Chiesa. Il suo pensiero è ben riassunto da questa sua preghiera1: «Nostra signora, nostra mediatrice, nostra avvocata, riconciliaci con tuo Figlio, raccomandaci a tuo Figlio, rappresentaci davanti a tuo Figlio».
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S. BERNARDO, PL 183, 43 C.
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È in questo periodo che si diffonde il titolo di «Mediatrice» attribuito a Maria, come già era avvenuto secoli prima in Oriente. Il Laurentin scrive riguardo a questo momento storico: «Constatazione basilare: alla fine dell’XI secolo la teologia mariana allarga il suo orizzonte. Prima si considerava Maria essenzialmente nel mistero dell’infanzia di Cristo, e il suo compito sul Calvario e nella vita attuale della Chiesa restava nell’ombra. Questi limiti, talora valicati, cedono ormai ovunque». «Ai primi albori del XII secolo la presenza di Maria sul Golgota attira l’attenzione e svela ricchezze sino allora inavvertite. Si scopre la sua compassione, la sua unione attiva all’oblazione del Figlio, l’importanza ecclesiale della sua fede durante il triduum mortis. Si coglie infine il peso della parola di Cristo morente: “Ecco tua madre” (...). Maria risulta costituita madre degli uomini. A poco a poco si fa strada l’idea che ella abbia cooperato, a suo modo, al sacrificio del Calvario»2. Sempre secondo il Laurentin3, l’allargamento di prospettiva riguarda anche il fatto dell’intercessione attuale di Maria. Dal cielo essa interviene continuamente come nostra madre, nostra mediatrice, nostra regina, con la sua preghiera onnipotente sul cuore di Dio. Questo intervento quotidiano di Maria nella nostra storia era un aspetto che rimaneva in ombra nei secoli precedenti, nei quali si insisteva più su quello che Maria aveva fatto al momento dell’Incarnazione, e che influisce ancora oggi, più che su ciò che ella compie attualmente. Passiamo così al XIII secolo, il secolo d’oro della teologia scolastica in Occidente, il secolo di S. Alberto Magno, di S. Tommaso d’Aquino, di S. Bonaventura. Fissiamo la nostra attenzione sul più grande dei teologi di questo secolo, S. Tommaso d’Aquino (1225-1274). La sua mariologia è così ricca da aver dato luogo a ottime monografie4. Tuttavia non si può dire che essa apporti qualcosa di sostanzialmente nuovo e originale. Siamo così portati ad ammirare soltanto la precisione terminologica, la perfetta integrazione del dogma mariano in una visione completa della teologia, la profondità dell’analisi. S. Tommaso dedica undici questioni all’argomento nella Terza Parte della sua Somma Teologica, e precisamente le questioni 27-37, all’interno della cristologia. L’immagine di Maria che ne scaturisce è quella tradizionale (biblica e patristica)
R. LAURENTIN, La Vergine Maria, Paoline, Roma 1983, pp. 112 ss. Cf. op. cit. 4 Si consideri ad esempio quella di G. ROSCHINI, La mariologia di S. Tommaso, Belardetti, Roma 1950, con abbondante bibliografia. 2 3
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con alcune accentuazioni particolari: Maria è Madre di Dio (l’analisi di questo punto è portata avanti dal Dottore Angelico in modo insuperabile), e quindi ella possiede in certo qual modo una dignità infinita5. Maria è sempre vergine, piena di grazia sin dal seno materno, ma non immune dal peccato originale al momento del suo concepimento. Assunta in cielo in anima e corpo deve essere venerata con culto di iperdulìa (cioè al di là della “dulìa”, che è riservata ai santi). A differenza della teologia monastica, che ha il suo principale rappresentante in S. Anselmo, egli non parla della maternità spirituale di Maria; afferma però, con una splendida espressione riportata anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 511), che al momento dell’Annunciazione «si attendeva il consenso della Vergine a nome di tutta la natura umana» (S. Th., III, q. 30, a. 1, ad 4). Quanto alla pienezza della grazia, egli la intende nel senso che Maria possedeva tutte le grazie necessarie per adempiere perfettamente al suo compito di degna Madre di Dio (cf. S. Th., III, q. 27, a. 6, ad 3). Dice ancora S. Tommaso che Cristo «assunse la natura umana secondo il sesso maschile; ma perché non fosse disprezzato il sesso femminile fu conveniente che si incarnasse da una donna». Così tutta la natura umana è stata nobilitata (cf. S. Th., III, q. 31, a. 4, ad 1). Passando al secolo seguente, continua la discussione sull’Immacolata Concezione. La sentenza favorevole guadagna continuamente terreno, fino a diventare comune presso i Francescani e anche presso altri alla fine del ’300, e ancora di più alla fine del secolo seguente, anche per l’influsso della dichiarazione sull’Immacolata del Concilio di Basilea (1439), il quale, sebbene non riconosciuto dal Papa, dava tuttavia un quadro eloquente dell’evolversi della situazione. Terzo periodo (XVI sec. - metà XX sec.) In Occidente il protestantesimo, anche se al principio voleva contrapporsi solo agli abusi del culto mariano, finirà col divenire ostile alla figura stessa della Vergine, considerata come il simbolo del cattolicesimo. Da parte cattolica non mancarono reazioni vivaci, che videro impegnati anche i più grandi teologi del tempo. Il Concilio di Trento non ebbe modo di impegnarsi a fondo nella dottrina mariologica, e si limitò a escludere la Vergine dal decreto sul peccato originale e ad affermare la sua esenzione da ogni anche più piccola colpa. Dopo il Concilio di Trento si delinea un grande slancio mariano, che farà del secolo seguente, il XVII, un secolo d’oro della mariologia in Occidente. Si può parlare nel ’600 di un vero e proprio movimento mariano. Di fronte alle negazioni protestanti si sente il bisogno e il desiderio di reagire esaltando la Vergine Maria. 5
È interessante ricordare a questo punto che S. Tommaso non ritiene, a differenza del filosofo Leibniz, che questo sia il migliore dei mondi possibili; tuttavia riconosce che vi sono in questo mondo alcune cose, per così dire, insuperabili. Esse sono: la visione dell’essenza divina a cui sono chiamate, per dono soprannaturale, le creature razionali (angeli e uomini); l’incarnazione del Verbo; la maternità divina di Maria. (Cf. S. Th., I, q. 25, a. 6, ad 4).
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Passando al secolo seguente (il XVIII) troviamo S. Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) con il suo Trattato della vera devozione a Maria. L’opera fu scritta probabilmente nel 1712, dopo una lunga esperienza pastorale, dopo la lettura di molti scritti mariani del suo tempo e la consultazione con persone preparate e maestri di spirito6. Un’altra opera mariana del Montfort, piccola di mole ma preziosa di contenuto, è Il segreto di Maria. Il pensiero mariano espresso in queste due opere ebbe e ha tuttora grande risonanza nella spiritualità cattolica. Il best seller dei libri mariani di tutti i tempi è però Le glorie di Maria di S. Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), pubblicato nel 1750, che ha raggiunto un migliaio di edizioni. La sua caratteristica sta nel presentare Maria come una persona vivente e attiva (la «faccendiera del Paradiso»), che interviene misericordiosamente nella vita dei peccatori per strapparli alla disperazione e condurli ai sacramenti e alle opere di carità. In quest’opera traboccante di devozione non manca però mai il rigore teologico, come conviene a un Dottore della Chiesa quale è S. Alfonso. Se vogliamo a questo punto individuare l’oggetto teologico centrale di questo grande movimento mariano, iniziato nel ’600, lo troviamo senza dubbio nella dottrina dell’Immacolata Concezione. È attorno a questo privilegio che si accendevano le più infuocate discussioni. Si stenta oggi a farsi un’idea della violenza delle passioni che furono allora impegnate pro o contro questa tesi. Il Magistero della Chiesa mantiene sempre una posizione serena e coerente, che gradualmente dà sempre più spazio alla dottrina immacolatista, riducendo progressivamente al silenzio i suoi avversari e preparando la definizione del 1854. Il secolo XIX è il secolo dell’Immacolata. Dobbiamo però riconoscere che agli inizi la letteratura mariana è molto scadente. I primi trent’anni sono tra i periodi più vuoti della letteratura mariana di tutti i tempi. Ma nel 1830 compare una fatto nuovo: l’apparizione della Madonna a Caterina Labouré, con l’effigie della medaglia miracolosa. «Il fatto resta nascosto, ma determina un vasto movimento di pietà e di conversioni. È sotto il segno della medaglia miracolosa che la Vergine appare ad Alfonso Ratisbonne. Questa medaglia, che mostra la Vergine “concepita senza peccato” e con le mani irradianti, sembra proporre il programma che orienterà il movimento mariano per un secolo: Immacolata Concezione e Mediazione»7. La solenne definizione dell’Immacolata fatta da Pio IX l’8 dicembre 1854 suscitò un’ondata di indescrivibile entusiasmo fra i cattolici, e una vivace reazione fra i protestanti e anche fra gli ortodossi. La devozione mariana crebbe in estensione e Il manoscritto rimase a lungo dimenticato «nel silenzio di un cofano», secondo una previsione del suo stesso autore (n. 114), e fu casualmente scoperto nel 1842, mancante delle prime e ultime pagine. Nel 1843 fu stampato per la prima volta con un titolo divenuto tradizionale. Forse sarebbe più esatto il titolo Preparazione al regno di Gesù Cristo, come sembra indicare lo stesso Montfort nel corso dell’opera (n. 227). 7 R. LAURENTIN, op. cit., p. 133. 6
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in intensità, sotto la spinta anche di un altro grande fatto miracoloso: l’apparizione della Vergine Immacolata a Lourdes (1858). Il movimento mariano si mantiene grazie a vari fattori, come i documenti del Magistero ecclesiastico, ossia le Encicliche dei Papi (dalla Bolla dogmatica Ineffabilis Deus, sull’Immacolata, di Pio IX, alle dieci Encicliche sul Rosario di Leone XIII), la pubblicazione di riviste mariane a carattere divulgativo, la celebrazione di Congressi mariani (da quello di Livorno, del 1895, a quello di Firenze, del 1897, a quello di Torino, del 1898), la fondazione di Accademie mariane, la pubblicazione di vari trattati mariani. Il movimento è all’inizio tutto proteso verso la definizione del dogma dell’Assunzione, e questo fenomeno prosegue, anzi, si intensifica, nei primi anni del XX secolo. Un grande impulso venne dato dalla celebrazione del cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata, con la mirabile enciclica Ad diem illum del Papa S. Pio X, e con un Congresso mariano internazionale celebrato a Roma nel 1904. Nel frattempo compare anche una nuova tendenza, protesa verso la definizione del dogma della Mediazione universale di Maria, il cui principale rappresentante fu il Cardinale Mercier. Ma alcune resistenze riscontrate da parte delle autorità romane fecero rivolgere nuovamente gli sforzi dei mariologi in direzione della proclamazione del dogma dell’Assunta. Con la pubblicazione delle Petitiones fatte nel 1944 si ebbe un’imponente fioritura di studi assunzionistici, che contribuì non poco alla preparazione della definizione dogmatica. Questa ebbe luogo il 1° novembre 1950 da parte del Papa Pio XII, ed ebbe un suo prolungamento con l’anno mariano 1954, in cui fu celebrato il centenario della definizione dell’Immacolata e fu proclamata la regalità di Maria. L’anno della morte di Pio XII (1958) fu anche l’anno del primo centenario delle apparizioni di Lourdes. Era trascorso poco più di un secolo dalla definizione di Pio IX. Un periodo di tempo senza dubbio “mariano”, che ha portato all’apogeo quel movimento che era iniziato nei primi anni del XVII secolo.
Gli articoli pubblicati su “Rosarium” sono tratti dal libro “La Beata Vergine. TRATTATO DI MARIOLOGIA” di P. Roberto Coggi o.p. in vendita presso Edizioni Studio Domenicano via Dell’Osservanza, 72 - 40136 Bologna - Tel. 051/582037 Fax 051/331583 - esd@esd-domenicani.it oppure presso P. Mauro Persici o.p. tel. 335 5938327
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