Speciale mese di Maggio a cura di P. Roberto Maria Coggi o.p.
se v stac i ser l’in cate ve sert o
Il s. rosario davanti al SS. Sacramento
C’è uno strettissimo legame fra il s. rosario e l’Eucarestia. Basti pensare che il centro della preghiera è il nome di Gesù che compare nel mezzo dell’Ave Maria. Ora, quel Gesù che noi ricordiamo ad ogni Ave è lì presente davanti a noi nel Tabernacolo. Noi lodiamo la Vergine Maria che ci ha dato quel Gesù che ora è vivo in mezzo a noi. Per questo, recitare il santo rosario davanti al Santissimo Sacramento è molto significativo, ed è un grande aiuto perché la preghiera sia fatta veramente col cuore. Vogliamo ora vedere in particolare come ogni mistero del santo rosario acquisti un significato più profondo se meditato davanti al SS. Sacramento, o anche semplicemente mettendolo in riferimento all’Eucarestia1.
MISTERI GAUDIOSI
1° mistero: l’Annunciazione. Nel primo mistero contempliamo il grande e meraviglioso evento dell’incarnazione del Verbo nel seno purissimo della Beata Vergine Maria. Ora, tra gli altri aspetti di questo mistero dell’Incarnazione c’è quello dell’umiliazione, come ci ricorda S. Paolo nella lettera ai ) In queste riflessioni prendiamo spunto da quanto scrive il P. Giacomo Luigi M. Monsabrè o.p. nel suo libro “Il Santo Rosario”, Ancora, Milano 1948.
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Filippini (2,6 SS.): il Verbo spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo. Certamente fu grande l’abbassamento al quale si sottomise la Seconda Persona della SS. Trinità divenendo un uomo come noi. Eppure, se consideriamo il mistero della SS. Eucarestia, vediamo che in un certo senso qui l’umiliazione è ancor più grande. Infatti quando il Verbo Incarnato era in mezzo a noi mostrava la Sua Gloria, almeno in parte: gli angeli la cantano sulla grotta di Betlemme, la voce del Padre lo proclama nel momento del Battesimo e della trasfigurazione. Persino quando muore sulla croce -nel momento cioè del supremo abbassamento- la Sua Gloria si rivela al punto che il centurione esclama: “veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39). Niente di tutto questo nell’Eucarestia: qui la Sua Gloria non compare in alcun modo. E’ difficile immaginare un abbassamento più grande. Si pensi poi anche al fatto che l’Incarnazione è avvenuta per la collaborazione di una creatura eccelsa per santità, la Vergine Immacolata. La consacrazione dell’Eucarestia invece si realizza con la collaborazione di una creatura spesso povera e miserabile, quale può essere il semplice sacerdote. Nell’Eucarestia infine Gesù si dà totalmente a noi: possiamo farne l’uso che vogliamo. E sappiamo anche, purtroppo, che Gesù talvolta è profanato nel SS. Sacramento. La meditazione potrebbe continuare. Ma questi brevi accenni sulle umiliazioni eucaristiche possono bastare per darci nuovi spunti nella contemplazione del primo mistero del s. rosario. 2° mistero: la Visitazione. Prima del peccato originale, nel Paradiso terrestre, il Signore spesso visitava i nostri progenitori. Ma anche dopo il peccato originale Dio non ha abbandonato l’umanità. Soprattutto i grandi personaggi dell’Antico Testamento come Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosé hanno goduto delle visite del Signore. Ma la visita delle visite è stata quella della Incarnazione: Dio scende dal Cielo e rimane in mezzo a noi per trentatré anni. Terminati però questi anni Egli dovrà ritornare al padre. Ci lascerà dunque soli? No, nella Sua infinita sapienza e bontà il Signore Gesù ha trovato il modo di rimanere in mezzo a noi pur risalendo al Padre. Con l’Eucarestia Egli prolunga la Sua presenza in mezzo a noi sino alla fine del mondo: “Io sarò con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. Non dimentichiamo però che Gesù si rende presente nell’Eucarestia, la quale è custodita nelle nostre chiese. Ma se queste rimangono sempre deserte, come possiamo dire di corrispondere all’immenso amore del Signore verso di noi? La visita eucaristica di Gesù verso di noi deve suscitare la visita eucaristica di noi verso Gesù. La meditazione del secondo mistero gaudioso ci deve spingere ai piedi del tabernacolo, per ricambiare la visita del Signore. 3° mistero: la nascita di Gesù a Betlemme. La parola “Bethlem” significa in ebraico “casa del pane”, e d’altra parte Gesù viene posto in una mangiatoia. Come non vedere in ciò un chiaro riferimento a Gesù che si dà in cibo alle anime? E notiamo che è la Vergine Maria che depone Gesù Bambino nella mangiatoia: è quindi Lei, la Vergine Santa, che ci invita a riceverlo nella santa comunione. Se ben riflettiamo, la comunione eucaristica porta a compimento l’opera dell’Incarnazione. Infatti il verbo di Dio si è fatto carne perché noi ci possiamo infinitamente unire a Lui sino a
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divenire le membra del Suo Corpo. Poiché Gesù non è soltanto il Maestro che ci dà i suoi insegnamenti dall’esterno, per così dire, ma è il Salvatore che ci salva donandoci la Sua vita. E come ci può donare la Sua vita? Dandosi a noi in cibo: “Io sono il pane della vita: chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,48-51). Certamente vi è un modo spirituale di cibarsi di Gesù Cristo attraverso la fede, ma questo modo spirituale è una preparazione al modo sacramentale, che è quello definitivo e perfetto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6,54-55). S. Tommaso d’Aquino fa questa profonda riflessione: “tutto il bene che l’Incarnazione ha portato nel mondo, la comunione eucaristica lo porta alla singola anima. Quindi si può dire che la comunione è l’applicazione a ciascuno di noi personalmente del bene comune della Incarnazione del Verbo”. Che la meditazione del terzo mistero gaudioso ci insegni a fare sempre meglio la santa Comunione! 4° mistero: la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione di Maria SS. Non è importante solo fare la Comunione, ma è importantissimo anche farla bene. Ora, il quarto mistero gaudioso ci dà preziosi insegnamenti a questo riguardo. Già il semplice fatto che questo mistero ci parli di purificazione è molto significativo. Innanzitutto ci ricorda che per ricevere la comunione dobbiamo essere purificati dal peccato mortale, altrimenti noi mangiamo e beviamo la nostra condanna (cf. 1 Cor 11,29); inoltre, dobbiamo, per quanto possibile, essere liberi anche dal peccato veniale e da ogni attaccamento disordinato alle creature. Un esempio di come dobbiamo ricevere Gesù nella santa Comunione ci viene dato dal santo vecchio Simeone che riceve Gesù Bambino nelle sue braccia. Dice il Vangelo che egli era un uomo “giusto”, cioè virtuoso. Così anche noi dobbiamo ricevere Gesù cercando di crescere sempre più nelle virtù cristiane. Dobbiamo presentare in dono a Gesù che viene a noi qualche atto sempre nuovo di bontà, ed in particolare atti sempre più intensi di fede, speranza e carità. Simeone poi era “timorato di Dio”. Dobbiamo ricevere l’Eucarestia con confidenza ed amore, senza dubbio, ma anche con un salutare timore, pensando che siamo sempre indegni di ricevere il Dio tre volte santo, il Creatore del cielo e della terra. Simeone ancora “aspettava la consolazione di Israele”. Anche noi dobbiamo aspettarci da Gesù la consolazione da tutte le nostre pene. Infine si dice che “lo Spirito Santo era in lui”. Così anche noi dobbiamo ricevere l’Eucarestia con il santo desiderio che nasce in noi dalla presenza dello Spirito Santo. Ci aiuti la santissima Vergine Maria, che si sottomise senza averne bisogno al rito della purificazione, e ci aiuti il santo vecchio Simeone, a ricevere Gesù con un cuore veramente puro. 5° mistero: il ritrovamento di Gesù. Dopo aver ricevuto Gesù nella santa Comunione non dobbiamo trascurare di prolungare la nostra intimità con Lui nel ringraziamento. I momenti in cui abbiamo Gesù nel cuore sono i più preziosi: non dobbiamo sprecarli. Il quinto mistero gaudioso ci viene incontro mostrandoci la Vergine Maria che “meditava
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queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Ella aveva assistito alla grande manifestazione di Gesù fra i dottori del tempio, i quali erano meravigliati per la sapienza e le risposte di Gesù dodicenne. Ella non lascia cadere un così prezioso insegnamento: medita sul mistero di Gesù che rimane per tre giorni “presso il Padre suo” nel tempio; medita sul fatto che dopo questo episodio Gesù ritorna alla sua vita semplice e familiare, rimanendo sottomesso a lei e a S. Giuseppe nella casa di Nazareth. Ella non comprende tutto: per questo rimane immersa nella più profonda contemplazione. Così anche noi, dopo il grande avvenimento di ogni Comunione eucaristica, immergiamoci nella contemplazione del mistero. Adoriamo Gesù. Facciamogli omaggio della piena sottomissione della nostra mente e del nostro cuore. Anche se non comprendiamo tutto, anche se siamo nel chiaroscuro della fede e non nello splendore della Visione, doniamoci totalmente a Gesù che si è donato totalmente a noi.
MISTERI DOLOROSI C’è una profonda affinità, o sintonia, fra i misteri dolorosi del Rosario e l’Eucarestia. Infatti in ambedue i casi si tratta di fare memoria della Passione del Signore. Nel caso del Rosario è una memoria che avviene nella mente, attraverso la meditazione e la riflessione; nell’Eucarestia è anche, e soprattutto, una memoria che si realizza sul piano soprannaturale: l’Eucarestia, e in particolare la S. Messa, è il memoriale della Passione del Signore.
1° mistero: la preghiera e l’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi. Gesù aveva condotto tre dei suoi discepoli nel giardino del Getsemani, e prima di ritirarsi in disparte per pregare aveva detto: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me” (Mt 26,38). Ritornato dopo un poco li trova addormentati e dice: “così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me?” (ib, 40). Questo rimprovero riguarda anche noi, così pigri nell’adorazione del SS. Sacramento. Proviamo ad entrare in una chiesa durante la giornata: quasi sempre la troviamo vuota. Possibile che nessuno, passando davanti alla porta di quella chiesa, abbia avuto il pensiero di fare una visita a Gesù, di tenergli compagnia non dico per un’ora, ma per qualche minuto? Noi ci consoliamo forse pensando che davanti al tabernacolo c’è il lume acceso. Certo, questo è un segno molto bello, ma deve essere il segno della nostra attenzione vigile ed amorosa. Noi dovremmo far sì che quel cero che arde davanti al tabernacolo sia per noi un continuo invito ad essere presenti di persona. Non possiamo affidare soltanto ad un simbolo inanimato il compito di testimoniare a Gesù la nostra devozione e il nostro amore.
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2° mistero: la flagellazione. Gesù è flagellato alla colonna ed è crudelmente flagellato. Il supplizio della flagellazione presso gli antichi romani era così terribile che molti morivano sotto i colpi. Oggi, ringraziando il Cielo, Gesù risorto e glorioso non può più essere flagellato. Però nella sua presenza eucaristica può ricevere dei maltrattamenti che, almeno dalla parte di chi li fa, possono essere visti come una rinnovata flagellazione. Pensiamo a tutte le volte che nel corso della storia i pagani, i barbari, gli eretici hanno forzato la porta del tabernacolo e profanato con disprezzo il SS. Sacramento. Pensiamo a quante volte anche oggi le particole consacrate vengono portate via (oggi è più facile che un tempo!) e usate per compiere dei riti sacrileghi, messe nere, orge e malefici! Da parte di chi compie questi riti satanici non è come un voler rinnovare la crudeltà della flagellazione? Noi siamo certamente immuni da queste enormità. Però non ci sarà successo qualche volta di accostarci all’Eucarestia con l’anima macchiata dal peccato mortale? Vedendo quante numerose siano oggi le comunioni e quanto rare le confessioni viene spontaneo pensare che questa eventualità non sia poi tanto rara (ricordiamo a questo proposito che per chi ha commesso un peccato mortale non basta fare un atto di dolore prima della comunione, sia pure con il proposito di confessarsi, ma è necessario accostarsi prima al sacramento della Penitenza. Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1415). Non dimentichiamo che accostarsi alla comunione con l’anima macchiata è profanare il Sacramento e commettere un sacrilegio, e quindi fare qualcosa che ha una qualche somiglianza con la flagellazione. 3° mistero: la coronazione di spine. Gesù è coronato di spine, trattato come un re da burla, vilipeso, oltraggiato e bestemmiato. E nel corso della storia quante bestemmie contro la SS. Eucarestia! Bestemmie dei pagani, i quali deridevano i cristiani che facevano la comunione, accusandoli di antropofagia. Bestemmie degli eretici, i quali pretendevano e pretendono di sostituire la presenza vera, reale e sostanziale di Gesù nell’Eucarestia con una presenza puramente simbolica. Bestemmie di certi scienziati increduli, i quali negano la presenza reale in nome della pretesa immutabilità delle leggi della natura, che renderebbe impossibile ogni miracolo. Bestemmie di certi derisori del cristianesimo, i quali considerano noi cattolici che crediamo alla presenza come degli ingenui creduloni. Stiamo dunque vicini a Gesù Eucarestia consolandolo di tanti oltraggi con la nostra fede e il nostro amore! 4° mistero: Gesù carico della Croce sale al Calvario. Gesù, salendo il Calvario, cadde più volte sotto il peso della croce. I suoi carnefici, temendo che morisse prima del supplizio, costrinsero un tale Simone di Cirene a portare la croce di Gesù. Gesù ricompensò Simone con il dono della fede. La sua riconoscenza poi non si limitò a quella singola persona, ma si estese a tutti gli uomini. Gesù infatti si offre come consolatore per tutti. Si offre ad ogni uomo per aiutarlo a portare la croce, quella croce che normalmente è presente nella vita di ciascuno di noi. Dice infatti: “Venite a me voi tutti, che siete affaticati e stanchi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). Nel dolore è una grande consolazione trovare un amico che ci sia vicino, ci comprenda e
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ci conforti. Ma quale amico più fedele e più compassionevole di Gesù? Gesù ha sofferto per noi tutte le pene fisiche e morali che un uomo può sopportare. Quindi ci è Fandiamo a Lui. Egli ci darà la pace e ci aiuterà a portare la nostra croce. 5° mistero: la crocifissione e morte di Gesù. Il legame fra l’Eucarestia e la morte di croce è così stretto che il sacrificio eucaristico, cioè la Santa Messa, può essere definito come “il sacrificio della croce reso presente sui nostri altari”. Come nell’ostia consacrata è presente veramente Gesù con il suo corpo, sangue, anima e divinità, così, anche se in un modo ancor più misterioso e difficile da comprendere, il sacrificio della croce è presente nella celebrazione eucaristica, in particolare nel momento della consacrazione. Quando il sacerdote pronuncia le divine parole: “Questo è il mio corpo. Questo è il calice del mio sangue”, è come se fossimo con Maria Santissima sotto la croce. Il fiume di grazia che scaturì dalla vittima divina immolata per noi sul Calvario si riversa sulle nostre anime nella celebrazione eucaristica. Per questo la partecipazione all’Eucarestia costituisce “la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana”, come dice il Concilio (Lumen Gentium 11). La recita devota di questa decina del santo rosario ci permette di partecipare con sempre maggior consapevolezza alla celebrazione della santa messa. Così Maria Santissima ci porta a Gesù, e il Rosario della beata Vergine ci porta a partecipare al suo sacrificio che si rinnova sull’altare.
MISTERI GLORIOSI
Fra l’Eucarestia e la Resurrezione c’è un legame indissolubile. Infatti se Gesù non fosse risorto, oggi non ci sarebbe più il suo corpo e il suo sangue, e quindi il pane e il vino non potrebbero diventare veramente e sostanzialmente quel corpo e quel sangue. Al massimo potrebbero diventare un segno o un simbolo del corpo e del sangue. Ma noi sappiamo che nell’Eucarestia Gesù è presente non come in un segno o in un simbolo, ma nella sua fisica realtà. In altre parole, non potremmo venerare e adorare l’Eucarestia se Gesù non fosse risorto.
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1° mistero: la Risurrezione di Gesù. Gesù ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25). Il mistero della risurrezione è il trionfo della vita. Gesù si presenta a noi come il Vivente per eccellenza. Ora, l’Eucarestia è il cibo della vita, è la medicina dell’immortalità, come dicevano i santi Padri. Perché? Proprio perché contiene realmente e sostanzialmente Gesù risorto e vivo. Non dimentichiamo che nell’Eucarestia è presente il corpo di Gesù non nello stato che aveva prima della risurrezione, quando era passibile e mortale, ma nello stato che ha assunto dopo la risurrezione, quando è divenuto impassibile e immortale. Di fronte all’Eucarestia noi dobbiamo esclamare come l’apostolo Tommaso di fronte a Gesù risorto: “Mio Signore e mio Dio!”. Questo corpo risorto e glorioso è presente nell’Eucarestia per essere sorgente di vita in noi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Ricevendo la Santissima Eucarestia, che aumenta in noi la grazia santificante, introduciamo in noi un germe di immortalità: “Chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (ib. 58). Il primo mistero glorioso del Rosario ci fa contemplare quello stesso Gesù Pane vivo che noi riceviamo nella Santissima Eucarestia. 2° mistero: l’ascensione. Forse noi siamo portati a pensare che il corpo di Gesù che è presente nel SS. Sacramento sia un corpo “uguale” a quello di Gesù che è in Cielo, dove è salito con l’ascensione, ma non sia lo stesso preciso e identico corpo. E invece no! E’ questo un punto importante da tenere presente. Quando il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione il pane non diventa un “altro” corpo di Gesù, ma diventa quello stesso corpo che è in Cielo. E lo stesso si dica del vino che diventa sangue. Qui sta il mistero eucaristico: quello stesso corpo che è in Cielo è anche sotto le specie del pane. Non sono due corpi distinti. Infatti il corpo del Signore è unico, e non può essere moltiplicato. Nelle varie ostie consacrate si moltiplica la presenza, non si moltiplica la realtà. Quindi quando noi adoriamo l’Ostia Santa adoriamo quello stesso corpo di Gesù che è asceso al Cielo e che siede alla destra del Padre. Gesù, nella sua infinita sapienza, ha trovato il modo di essere personalmente in mezzo a noi, anche come uomo, pur senza lasciare il Cielo. Nell’Eucarestia noi siamo alla presenza di Gesù come se fossimo già in Paradiso. In questo senso l’Eucarestia è l’anticipo della vita eterna. Come è bello pensare a queste cose quando si recita il santo rosario davanti al SS. Sacramento! 3° mistero: la discesa dello Spirito Santo. Gesù è vissuto circa trent’anni su questa terra, poi è salito al Cielo. Ma non ci ha lasciato orfani, poiché ci ha dato il suo Spirito Santo, che sarà sempre con noi. Qualcosa di simile accade nella comunione eucarestia. Infatti dopo la comunione Gesù rimane presente dentro noi con il suo corpo santissimo solo per alcuni minuti, poi la sua presenza eucaristica scompare. Rimane però la sua presenza di grazia, cioè rimane in noi il suo Spirito Santo. E a ben pensarci è per questo che Gesù viene in noi. Infatti Egli è disceso dal Cielo, si è incarnato, è morto, risorto e salito al Cielo per darci la vita divina della grazia, cioè lo Spirito santo. Così nell’Eucarestia Egli viene in noi per aumentare in noi la vita divina, cioè per far sì che lo Spirito santo ci pervada sempre più profondamente.
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Facciamo sì che ogni comunione ci renda sempre più “spirituali”, ossia ci faccia vivere sempre più intensamente della vita dello Spirito: lasciamoci guidare da Lui e lasciamoci infiammare dal suo amore. 4° mistero: l’assunzione di Maria santissima al Cielo. Perché il Signore ha voluto assumere la Beata vergine Maria anche nel suo corpo? Si possono portare molte ragioni, una delle quali è la seguente: Maria Santissima è stata assunta in Cielo in anima e corpo perché tutta la sua vita, sia nella dimensione spirituale che in quella corporale, era così totalmente sottomessa a Dio da essere “assumibile”, cioè degna di essere trasportata in Cielo. La vita divina della grazia permeava di sé anche l’aspetto corporale dell’esistenza terrena di Maria. Così la Beata Vergine diventa un modello per noi quando riceviamo la Santissima Eucarestia. Infatti nella comunione noi riceviamo il corpo e il sangue di Gesù. E’ questo un invito a lasciarci pervadere dalla vita divina della grazia anche nella nostra dimensione corporale, a glorificare Dio nel nostro corpo. 5° mistero: l’incoronazione di Maria nella gloria del Cielo. Il quinto mistero glorioso ci fa pensare al Paradiso, e alla schiera dei santi e dei beati, di cui la Beata Vergine è la Regina. Ma in che cosa consiste la vita eterna? Vedremo Dio e saremo con Gesù. Quanto al vedere Dio dobbiamo aspettare di entrare nell’altra vita, ma quanto all’essere con Gesù possiamo già anticiparlo quaggiù: infatti non si può pensare ad un’unione più intima con Gesù di quella che si verifica nell’Eucarestia, quando ci nutriamo del suo corpo e del suo sangue. In un certo senso fare la santa comunione è già un po’ entrare in Paradiso. Proprio come dice il Signore: “Chi mangia la mia carne (...) ha la vita eterna”. Si può quindi dire che tanto il Rosario, nel suo ultimo mistero, quanto l’Eucarestia, ci fanno pregustare sin da quaggiù la beatitudine eterna del Paradiso, che è la meta del nostro pellegrinaggio terreno.
Dinanzi al Santissimo Sacramento esposto si può recitare comunitariamente il santo Rosario, che è - come si esprime Paolo VI nell’Esortazione apostolica Marialis cultus - “preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’Incarnazione redentrice... preghiera di orientamento nettamente cristologico”. (Da “Comunione e culto eucaristico fuori dalla Messa”, secondo la liturgia della Chiesa di Milano, 1984, n. 145)
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