INTERVISTA a Francesco Mineo
Il Rosario nella vita e nella preghiera di un Unitalsiano
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uando ha iniziato a recitare il Rosario? Ha qualche ricordo specifico delle persone che Le hanno insegnato questa preghiera? Non lo so. Dapprima era qualcosa di occasionale, poi dai 20 anni è divenuto un’abitudine quotidiana insieme con la meditazione sulla Parola di Dio del Messale Feriale e Festivo. Ma la vera scoperta del Rosario risale ai miei 11 anni, alla Prima Comunione ricevuta presso il Santuario della Beata Vergine di Pompei, dopo una formazione specifica donatami da una suora dello stesso Santuario nei 7 giorni precedenti. La ricordo con gratitudine, perché durante la Santa Messa mi diceva spesso: «Guarda la Madonnina, che ti è così vicino». Allora pensavo alla distanza di pochi metri che mi separava dall’immagine, mentre negli anni ho scoperto una vicinanza diversa. La recita del Rosario è oggi per Lei un’abitudine alla quale riserva uno spazio e un tempo ben definiti? La recita del Rosario non ha un luogo o un tempo predefiniti, ma la faccio appena posso e non vado a dormire senza prima averla fatta. Quali sono i frutti spirituali di questa preghiera per la Sua vita e la Sua fede? La preghiera del Rosario mi ha aperto la comunicazione con Dio, in quanto ha reso viva e rivolta a me la Parola di Dio. Progressivamente Dio si svela sempre di più, parla, mi parla, riesco ad ascoltarlo ed entrare in dialogo con Lui. Da qui il dono della Pace, della serenità e soprattutto la formulazione di una domanda di Grazia fatta con animo fiducioso. Lei si dedica a una missione difficile, che richiede una fede profonda e matura. Assistere gli ammalati, accogliere la loro sofferenza e offrire un po’ di serenità e di speranza significa trasmettere loro
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Francesco Mineo dal 1987 è medico presso l'Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma, attualmente è responsabile della struttura semplice di Medicina d'Urgenza. Direttore sanitario dell'Avis comunale, Unitalsiano dal 2001, è presidente della sottosezione diocesana dell'Unitalsi di Parma. Persona molto attiva nel mondo del volontariato parmigiano, in occasione del "Premio S. Ilario" – giorno del patrono della città – il 13 gennaio scorso ha ricevuto dal Sindaco un attestato di civile benemerenza per la sua attività di medico e di volontario in diverse associazioni cittadine occupando posti di responsabilità Nella Chiesa s'impegna ad educare i suoi associati alla fede, membro della segreteria del consiglio pastorale diocesano, membro dell'Hospitalité Notre Dame de Lourdes, laico associato alla Carità di Nevers, da sempre credente, vive la propria vocazione nei servizi di volontariato che svolge.
un frammento dell’amore che il Signore ci dona e ci insegna a donare ai fratelli. La recita del Rosario vi aiuta a vivere questa comunione fraterna? La preghiera del Rosario è l’esperienza reale dell’incontro con Dio. È Lui che ci dà la forza e il coraggio per essere la sua vocazione. Durante la preghiera senti di non essere più solo, ma difeso, sostenuto, incoraggiato, amato, coccolato e alla fine inviato a fare lo stesso con chi il Signore ti invia. Ci sembra che lo stesso carattere ripetitivo di questa preghiera, talvolta messo in discussione, possa invece offrire grandi consolazioni: placa nei nostri cuori il disordine del dolore o il silenzio della solitudine e li apre alla fede e alla speranza. Qual è, a questo riguardo, la Sua esperienza con gli ammalati? Il problema è quello di mantenere la concentrazione, di non distrarsi. La ripetitività della preghiera aiuta a rimanere concentrati e nello stesso tempo induce di fatto a progredire nel cammino iniziato, senza divagazioni fuorvianti. La proposta di una relazione personale è sempre gradita da tutti gli ammalati, ma quando si mette in condivisione la preghiera la comunione è più intensa e la gioia più grande. Attingendo alla Sua esperienza di Unitalsiano, ricorda qualche episodio significativo legato al Rosario? Stavamo accompagnando alcune persone in Santuario e si conversava insieme con empatia. Ho loro proposto di iniziare la recita del Rosario e ho visto i volti delle persone trasportate illuminarsi. Dopo due giorni ho reincontrato una di loro che mi ha ringraziato per la preghiera fatta insieme. Dispiaciuto per le occasioni perse fino ad allora da quel momento in poi mi sono “rinforzato” nella proposta della preghiera.
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