INTERVISTA al Padre Provinciale
Padre Barile: il Rosario una preghiera tanto attuale Intervista rilasciata in esclusiva a Rosarium da Padre Riccardo Barile op, rieletto in luglio per un altro quadriennio Priore Provinciale.
Papa Benedetto XVI, in occasione della visita al Pontificio Santuario di Pompei, circa un anno fa, dopo aver pregato dinanzi all’urna del Beato Bartolo Longo, si è detto convinto di poter individuare nel santo Rosario “un mezzo spirituale prezioso, per crescere nell’intimità con Gesù e per imparare, alla scuola della Vergine Santa, a compiere sempre la divina volontà”. Tutto questo può apparire strano o addirittura incomprensibile a quanti, viceversa, “soffrano” la ripetitività propria di questa forma di preghiera... È vero, la ripetitività è un problema e il Rosario l’accentua. Non bisogna tuttavia farne un problema legato unicamente al Rosario. La preghiera dei cristiani orientali e che fa uso del nome di Gesù è più ripetitiva del Rosario e anche la liturgia è ripetitiva proprio perché il rito come tale è ripetitivo. La soluzione profonda è entrare in questo mondo di ripetitività che continuamente riplasma la vita di fede; a un livello più tecnico una certa monotonia del Rosario, almeno come lo si conosce abitualmente, può essere quasi eliminata con l’inserimento della “clausola”, cioè una proposizione relativa unita al nome di Gesù che anche nelle parola differenzia una decina dall’altra. A proposito della “ripetitività”, prima evidenziata... Il Sommo Pontefice invita a “fare esperienza in prima persona della bellezza e della profondità di questa preghiera, semplice ed accessibile a tutti”. Tuttavia, essa può presentarsi difficile all’uomo contemporaneo anche
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perché – come pure ha evidenziato il Santo Padre – è “scuola di contemplazione e di silenzio” in un contesto, quello contemporaneo, che la contemplazione non sa che cosa sia e che “uccide” il silenzio, opponendovi la presenza costante, quasi assillante di rumori, suoni, chiasso... Veramente l’uomo contemporaneo, abituato alla rapidissima successione delle immagini della TV e dei film, è in difficoltà a guardare seriamente un quadro (che non si muove!), ad andare a teatro, a leggere un libro per intero eccetera. Analoghe considerazioni valgono per il vero ascolto della musica, subissato dalla musica troppo rumorosa o semplicemente di sottofondo nei supermercati. A fronte di ciò la comunità cristiana offre alcuni comportamenti e strumenti in controtendenza – il Rosario è uno di questi – i quali, pur indirizzati primariamente ad incontrare il Signore Gesù, in realtà sono un aiuto per acquisire esperienze di più profonda umanità. Credo che gli inviti di Benedetto XVI siano da intendere in questo senso. Il Papa ammonisce: fate attenzione che le vostre voci “non coprano quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio”... Come evitare tale rischio? Come “ascoltare” il silenzio di Dio? Qui c’è bisogno di un chiarimento: oggi va molto di moda parlare di silenzio a cominciare dal silenzio in liturgia – veramente le fonti antiche non ne parlano mai... –, ma il Rosario non è una preghiera di silenzio: il Rosario è una preghiera che medita ripetendo parole, ovviamente con calma e senza precipitazione, ed è per questo che va valutata, e non come modo di stare in silenzio. Il Rosario non è una “orazione mentale”: ciò va affermato con tutta chiarezza, altrimenti si entra in una infinità di equivoci. La rivelazione di Dio poi, più che con il silenzio, avviene «con eventi e parole intimamente connessi tra loro» come insegna il n. 2 della Costituzione dogmatica della Dei Verbum del Vaticano II. Ciò precisato, la preghiera del Rosario, proponendo al cuore e alla bocca di ritornare quasi incessantemente ai più decisivi eventi di salvezza che si sono compiuti nel Signore Gesù con la cooperazione della Vergine Maria, produce in noi un orientamento verso di essi che è anche una scelta di sobrietà verso i rumori e le vanità del mondo e così facendo cresce in noi la capacità di veramente ascoltare parole che illuminano e salvano.
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Papa Benedetto XVI parla anche di una “dimensione apostolica del Rosario”... Può spiegarci meglio, può aiutarci a capire? Com’è possibile giungere dalla preghiera alle “opere di carità e di promozione umana e sociale”? Spesso la liturgia, con qualche variazione, ci fa rivolgere a Dio più o meno sempre la stessa richiesta: attuare nella vita ciò che abbiamo ricevuto nella fede. Ecco: tale richiesta e tale movimento riguardano ogni forma di preghiera, Rosario compreso. Se con l’aiuto di Maria la meditazione di misteri di Gesù ha alimentato la nostra fede, questa fede va testimoniata. Se abbiamo condiviso la preghiera con altri, con altri dobbiamo condividere i beni di questo mondo eccetera. Una domanda banale: come mai Papa Giovanni Paolo II decise di aggiungere i Misteri della Luce al S. Rosario? Può un Pontefice modificarne la struttura originaria? Giovanni Paolo II ha aggiunto i misteri “della luce” poiché da tempo si stava parlando di un ampliamento del Rosario quanto ai contenuti e, non trattandosi di una preghiera istituita da Gesù Cristo, il Pontefice poteva modificarla, come ogni fedele può recitare il Rosario a suo piacimento con nuovi misteri, salvo il problema delle indulgenze e di una certa disciplina ecclesiale anche in questa materia. Tuttavia Giovanni Paolo II non ha introdotto una innovazione “di rottura” e ciò per due ragioni: 1) in antico – e lo stesso san Pio V nella famosa bolla Consueverunt – si parlava di meditazioni di “tutta” la vita di Cristo; 2) la struttura originaria non è stata modificata perché il Rosario resta a tre serie di misteri e quelli “della luce” sono una «opportuna integrazione... lasciata alla libera valorizzazione dei singoli e delle comunità... senza pregiudicare nessun aspetto essenziale dell’assetto tradizionale» (RVM 19). Circa un anno fa a Bologna avete celebrato anche un importante Convegno, interamente dedicato al Santo Rosario. Quali i frutti, quali i contenuti, che desidera condividere con i nostri lettori? Il convegno è stato tendenzialmente “di studio” e, oltre all’esame approfondito delle nuove o rinnovate prospettive offerte da Giovanni Paolo II nella lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, si è approfondito il senso della preghiera ripetitiva presso i cristiani ortodossi e nella tradizione islamica, nonché gli intrecci tra Rosario, arti figurative, letteratura e anche attività sociale e politica.
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