La meditazione lorazione mentale

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l’orazione mentale

la meditazione - I

a preghiera che può essere definita “un’elevazione dell’anima a Dio”, ha varie forme. Innanzitutto essa può venire suddivisa in due specie: la preghiera vocale e la preghiera mentale. La prima si ha quando si pronunciano delle parole, la seconda quando ci si intrattiene con Dio senza recitare delle formule particolari (“Padre nostro”, “Ave Maria”, Salmi ecc.). Tutte e due le forme di preghiera hanno la loro importanza e il loro valore, ma la preghiera mentale è indispensabile per chi voglia avere una vera vita interiore e raggiungere una profonda unione con Dio. Cerchiamo di vedere molto semplicemente come si può praticare questa preghiera.

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UN TEMPO PER DIO: innanzitutto bisogna ritagliarsi un certo tempo da dare a Dio. All’inizio potrà essere un quarto d’ora, normalmente è mezz’ora, l’ideale sarebbe un’ora. In questo tempo si cerca di pensare al Signore, di aprirgli il cuore, di ascoltarlo, di parlare con Lui come si parla ad un amico. Ciò non è sempre facile, ed è - per così dire - un’arte che normalmente bisogna imparare. Innanzitutto bisogna prepararsi. E qui si può distinguere una preparazione prossima e una remota.

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LA PREPARAZIONE REMOTA: questa preparazione consiste in un atteggiamento di fondo della nostra vita, che deve riempire tutta la nostra giornata e non può limitarsi al tempo della preghiera. Si tratta di avere un vivo desiderio di Dio, una sincera ricerca dell’unione con Lui, una vera sete di perfezione e santità (o almeno il desiderio di incamminarsi sulla via della santità). In una parola: si tratta della ferma volontà di fare le cose sul serio, di impegnarsi davvero nella vita spirituale. LA PREPARAZIONE PROSSIMA: questa preparazione è quella che ci dispone immediatamente alla preghiera, che ci rende capaci di entrare veramente in essa. A questa preparazione si devono dedicare (se non è stato possibile farlo prima), i primi minuti della preghiera. Innanzitutto si tratta di ravvivare nel nostro cuore il sincero desiderio di conoscere la volontà di Dio, per poterci ad essa conformare. In realtà ci possono essere in noi tre atteggiamenti. Il primo si ha, quando, sotto sotto, ci troviamo in questa disposizione d’animo: “Signore, sia fatta la tua volontà, purché coincida con la mia…”. Se il nostro atteggiamento è questo, le porte della preghiera sono chiuse per noi, e non ci sarà assolutamente possibile entrare. Il secondo atteggiamento si ha quando diciamo al Signore: “Signore, io sono molto incerto e timoroso, la mia volontà è molto debole. Ma io spero che tu riesca a cavare qualcosa di buono da un soggetto difficile come sono io”. Questo atteggiamento umile attira la misericordia di Dio, che viene incontro alle nostre incapacità, purché ci sia in noi quello che S. Caterina chiamava il “santo desiderio”. Il terzo atteggiamento è quello ideale, a cui dobbiamo tendere. Esso consiste nel dire al Signore, come la Beata Vergine: “Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la tua volontà”. Il secondo punto della preparazione prossima consiste nel raccogliersi interiormente. Il “raccoglimento spirituale”, come viene chiamato, è qualcosa che dovremmo avere sempre, anche durante le occupazioni della giornata, ma che diventa indispensabile se vogliamo pregare davvero. Si tratta di un moto verso l’interno. Noi normalmente siamo tutti rivolti verso l’esterno, verso le cose che ci stanno intorno. Dobbiamo invece accogliere l’invito di S. Agostino: “Non uscire da te stesso, ritorna in te stesso; nell’interno dell’uomo abita la Verità”. Una respirazione calma, una distensione di tutti i muscoli del corpo, facilita questo entrare in noi stessi. E’ questo uno dei pochissimi punti, se non l’unico, in cui abbiamo qualcosa da imparare dalle tecniche di preghiera che ci vengono dall’Oriente.

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Siamo giunti così a quello che è il punto più caratteristico della preparazione prossima, cioè quello di “mettersi alla presenza di Dio”. Questo punto è una disposizione alla preghiera, ma è in certo senso già preghiera. Vediamo di analizzarlo brevemente. LA PRESENZA DI DIO: che Dio sia presente in ogni luogo lo sappiamo dal Catechismo. Alla domanda “Dov’è Dio?”, il Catechismo di S. Pio X rispondeva “Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo: Egli è l’immenso”. Quindi noi sappiamo che Dio è presente ovunque, e quindi è presente anche qui, in questo momento. Ma un conto è saperlo soltanto con l’intelletto, in maniera astratta e distaccata, un altro è rendersene veramente conto, in modo da poter esclamare con Giacobbe: “veramente questo luogo è terribile: Dio è qui, e io non lo sapevo!” (Gen 28,16). Non lo sapevo nel senso che non ci pensavo, poiché Giacobbe sapeva benissimo che Dio è in ogni luogo. Così anche noi dobbiamo, per così dire, svegliarci dal sonno, e renderci conto di questa verità sconvolgente: Dio è veramente qui! Io nella preghiera parlo con Qualcuno che è veramente presente qui, davanti a me, e che mi aspetta. Una volta un giovane andò da un vecchio eremita e gli chiese: “Dov’è Dio?”. L’eremita gli rispose: “Dio è dietro di te, poiché tu vieni da Lui. E’ davanti a te, poiché tu vai verso di Lui. E’ sotto di te, poiché ti sostiene nell’esistenza, e tu precipiteresti nel nulla se Egli non ti sorreggesse continuamente. E’ sopra di te, poiché veglia sulla tua vita. E’ intorno a te, poiché ti abbraccia con il suo amore. E’ dentro di te, poiché abita nel tuo cuore”. Mettersi alla presenza di Dio consiste dunque in questo: risvegliare in noi un senso vivo della reale presenza di Dio qui e adesso. Se non c’è questo senso della presenza di Dio, la preghiera molto difficilmente sarà un dialogo, ma rischierà di rimanere un monologo. E si noti che questo “esercizio” di mettersi alla presenza di Dio va fatto non soltanto nella preghiera mentale, ma andrebbe fatto, sia pure in forma più breve, prima di qualsiasi preghiera, poiché qualsiasi preghiera deve essere un dialogo con Dio, e non un monologo. L’ultimo punto della preparazione prossima consiste nel domandare l’aiuto di Dio, in particolare dello Spirito Santo. Da soli siamo capaci di fare poco o nulla, soprattutto nella difficile arte della preghiera. E’ quindi indispensabile chiedere la luce e la forza dello Spirito Santo. P. Roberto Coggi (continua)

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