La sua predicazione lamore

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La sua predicazione è l’amore Sr. Mirella Caterina Soro op

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aria accoglie Dio così come Egli sceglie di manifestarsi a lei. La contemplazione (dal latino “cum-templum”) è fare dell’intero proprio essere, anima e corpo, uno “spazio divino”, un tempio vivente. E’ accogliere il vero Volto di Dio, così diverso da come lo si era immaginato! L’esperienza contemplativa non è solo il “tocco” dello Spirito, un’intuizione luminosa, immediata e chiarissima che, per dono gratuito, si può ricevere durante la preghiera, e che si sente chiaramente provenire da un Altro. L’esperienza contemplativa di Maria, piuttosto, si distende lungo l’intero corso della sua esistenza. Ne abbiamo una descrizione abbastanza esauriente nel brano che, più di ogni altro, ci parla di lei: il brano dell’annunciazione. Questo testo ci dice che Maria è vergine. La sua verginità è apertura, disponibilità. Soprattutto, è la conoscenza del proprio nulla di creatura. Il Creatore può abitare solo il nulla: non c’è spazio per Dio quando il cuore è pieno dei propri progetti, delle proprie aspirazioni, dei propri idoli, del proprio io. L’angelo, il messaggero divino, entra in lei, nella sua casa, nell’ordinarietà della sua vita. Dio vuole “vivere dentro” di lei, farsi carne nella sua carne, prendere possesso dell’intera sua persona, anima e corpo. Cerca l’intimità. “Rallegrati”, le dice ancora l’angelo. La familiarità con Dio, la comunione con Lui è fonte di gioia. Sempre. Anche quando la Sua Parola sorprende, e chiede di fidarsi di un progetto che supera la nostra immaginazione, e che pare superare le nostre capacità. La gioia deriva dalla consapevolezza che il Signore, quando entra, ogni volta, celebra le nozze con la sua creatura. Egli entra in tutto il suo essere. Cerca totalità, cerca spazi vuoti e sconfinati. Cerca il desiderio. E dona pienezza. Ma tutta la vita di Maria è una continua comunione con Dio. Dio continuamente la abita e lei si lascia abitare. E’ questa la sua vocazione, la sua missione, tutta la sua esistenza, ed è espressa dall’angelo con le parole: “Il Signore è con te”, che significa: “Maria, sei chiamata a stare con Lui, e Lui con te”. Stare. Vivere. Condividere. Cosa? Tutto! Maria è chiamata a stare con Gesù, e Gesù starà sempre con lei.

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Ma come? Non è forse vero che ben presto si separeranno? Non ci dice forse il vangelo che quando “sua madre e i suoi fratelli” andarono in cerca di lui, Gesù rispose: “Chi è mia madre? E chi sono i miei fratelli? Chi fa la volontà di Dio...” Ecco, c’è un modo tutto speciale con cui Egli starà con lei, e lei con Lui, continuamente, anche quando lui percorrerà villaggi e città per predicare, e lei sarà lontana da lui fisicamente: attraverso la volontà del Padre. In quella volontà, essi condivideranno ogni cosa, perché quando a lui con la lancia trafiggeranno il cuore, a lei una spada trafiggerà l’anima. Non è forse la profezia di Simeone una vera e propria chiamata a condividere con Gesù ogni cosa, fino alla morte in croce? A condividerne profondamente la missione? Ecco la contemplazione di Maria: stare con lui, sempre. Aderendo profondamente alla volontà di Dio. Giorno per giorno. L’esperienza contemplativa di Maria, allora, è un’esperienza di accoglienza, di fiducia, di intimità. E’ un lasciarsi abitare dalla novità di Dio per concepire il figlio e darlo alla luce. E ci sono aspetti dell’esperienza di Maria che, a mio avviso, potremmo definire come tipicamente “domenicani”. Maria, infatti, concepisce il Verbo e lo dona. Concepisce la Parola, accogliendola con cuore spoglio e libero. Maria è la donna della Parola! La “medita nel suo cuore”, ripensa agli eventi della vita sua e di Suo Figlio e, anche quando non comprende, custodisce dentro di Sé le parole divine, gli avvenimenti più strani e incomprensibili, e li accoglie nella fede. E cosa significa che “Maria meditava tutte queste cose custodendole nel suo cuore” se non che aveva il pensiero e il cuore sempre fisso in Colui che aveva generato? E da lei dovette imparare Domenico, che diceva ai suoi fratelli: “Andiamo avanti a pensiamo al nostro Salvatore!”. Maria si interroga: la preghiera, per lei, è ascolto, è dialogo, è ricerca, è disponibilità e obbedienza ma anche “studio amoroso” di quella Parola che le viene rivolta. Dice infatti il testo che “rimase turbata e si domandava il senso”. E, più avanti, ancora, Maria risponde al messaggero divino con queste parole: “Come è possibile?”. Notiamo un dialogo, una ricerca appassionata, un desiderio attento alla voce dello Spirito. Di quello stesso Spirito che stende su lei l’ombra che i mistici avrebbero chiamato “notte dello spirito”. L’esperienza di Maria non è esente dall’oscurità della nube, che la avvolge nel suo alone di mistero e la custodisce nella penombra dell’immensità divina. E, nell’accogliere la notte, Maria diviene aurora di un giorno nuovo. Accettando di non vedere, diventa riflesso purissimo della Luce divina. La fede, che appare


come buio alla ragione, ne è, in realtà, la luce più sfolgorante, abilitandola a una conoscenza più profonda, perché soprannaturale. La Madre di Gesù, però, anche in questa oscurità, non perde la sua gioia, ma si fida di Dio. Il segno offertole da Dio nella maternità della cugina Elisabetta le suggerisce che non la creatura, ma unicamente l’Onnipotente è fonte di fecondità. E solo lasciandosi abitare intimamente da Lui, Maria diventerà Madre della Parola fatta carne. E la sua predicazione, se ci pensiamo bene, è racchiusa in poche parole evangeliche. Maria, infatti, dopo i primi capitoli lucani, sparisce. Di lei non si dice più nulla. Se avesse predicato, sicuramente sarebbe stato scritto, almeno dall’evangelista meno “maschilista” dei quattro, e cioè Luca. Tuttavia, lungi da noi il pensare che Maria non sia stata predicatrice! Ma come predicò? Maria predicò, innanzitutto, con la preghiera: con il Magnificat, Maria predica alla cugina Elisabetta le meraviglie di Dio nella sua vita, proprio attraverso la lode del Signore, il ricordo delle sue gesta e delle sue opere a favore del popolo di Israele. Maria fa della sua preghiera una predicazione. Nel Magnificat, Maria predicò la misericordia di Dio per il suo popolo e da lei impariamo, come Ordine di San Domenico, che non possiamo non riversare sugli altri la misericordia che ogni giorno riceviamo dai fratelli e dalle sorelle e, prima ancora, da Dio. Maria, la piena di grazia, “racconta”, nel Magnificat, la sua esperienza di Dio, la sua esperienza contemplativa. Maria è la prima “predicatrice della grazia”, lodando Dio per la Sua azione nella propria vita. Maria dona agli altri non il frutto di uno studio fine a se stesso e quindi vuoto e arido, ma la propria esperienza della grazia! Ma la sua predicazione è innanzitutto il suo “Eccomi”, ripetuto ogni giorno della sua vita, fin sotto la croce. La sua predicazione, quindi, si realizza nel silenzio di un’esistenza pienamente conforme alla volontà di Dio. La sua predicazione è lo “stare con Lui”. E’ in questo “stare” che Maria concepisce il Verbo e poi lo dona al mondo. La sua predicazione, in poche parole, è l’amore. E’ il diventare una cosa sola con l’amato, fino a poter dire, come San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. E Cristo visse in Maria non solo perché lei lo generò nella carne, ma perché, nella fede, lo generò in tutti i credenti.

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