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auline Jaricot
La fondatrice del “Rosario Vivente” tra storia e cultura fr. Vincenzo Rosario M. Avvinti op
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ell’esplicita intenzione del Movimento domenicano del rosario di proporre per l’anno 2004 lo studio della figura di Pauline Jaricot, vorrei offrire il mio contributo e così prendere parte agli intenti del Movimento. Penso che ogni storia particolare ha senso nella misura in cui è letta all’interno della storia universale. Con la Jaricot assistiamo a una rinascita del rosario, una vera e propria seconda nascita, proprio per le condizioni storico-culturali del tempo e del luogo in cui è vissuta. La Jaricot vive nel periodo post-rivoluzionario (Rivoluzione scientifica, industriale, rivoluzione francese) e il suo annuncio non è altro che la risposta a una chiamata specifica da parte di Dio che vuole nuovamente intervenire per riportare l’uomo sulla strada che lo rende veramente felice. Anche l’anno 2002-03, a mio avviso, ha segnato una ripresa e un rilancio del Rosario e infatti, in questa occasione, molte personalità di rilievo si sono cimentate nel cercare le radici e a studiare le forme, la storia e il suo valore.
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Questa preghiera, sviluppatasi gradualmente nel secondo millennio, ha sofferto negli scorsi decenni una crisi che ne ha appannato la comprensione. Per rilanciarla il Papa ha usato parole accorate. Basta pensare a quelle con cui si è rivolto ai vescovi, ai sacerdoti e diaconi, agli operatori pastorali, chiedendo loro di fare esperienza della bellezza di questa preghiera, per farsene a loro volta promotori. Fra le righe, è forse evocata una certa tendenza alla marginalizzazione pastorale del Rosario. Giovanni Paolo II si rivolge anche ai teologi, dando loro un preciso mandato: “Confido anche in voi teologi, perché praticando una riflessione al tempo stesso rigorosa e sapienziale, radicata nella Parola di Dio e sensibile al vissuto del popolo cristiano, facciate scoprire di questa preghiera tradizionale, i fondamenti biblici, le ricchezze spirituali, la validità pastorale”. Il Santo Padre ha consacrato inoltre l’anno che è andato dall'ottobre 2002 all'ottobre 2003 al Rosario ed io vorrei cogliere l’occasione per parlare della sua origine ed evoluzione che ha avuto nel tempo per conoscerlo, amarlo e così recitarlo - vivendolo. Però sono anche cosciente di non esaurire il dicibile, perché molta storia del Rosario è storia del vissuto, come la chiama mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo-prelato emerito di Pompei, nel suo libro “Il Rosario e la nuova Evangelizzazione”. Egli scrive così: “A voler fare la storia del Rosario, non si può dimenticare che esso, prima ancora che storia di uno schema, è la storia di un vissuto. Ma come raccogliere i dati di una storia, che passa per l’intimo insondabile delle coscienze e non dispone di archivi e documentazione scritta? Il vissuto che “importa” non è solo quello dei grandi personaggi e dei grandi eventi, ma quello del popolo di Dio, che l’ecclesiologia conciliare ha rimesso in luce. La stessa teologia dovrebbe farsi più attenta alle ragioni dell’esperienza di fede, declinandosi come “teologia del vissuto”. In effetti, il Rosario ha accompagnato, per secoli, innumerevoli cammini di Santità, ha scandito ritmi di preghiera quotidiana, ha sostenuto la contemplazione di moltitudini oranti. Quanti aneddoti sono nascosti nella storia del Rosario vissuto!”. Tra questi aneddoti c’è anche il mio, la mia esperienza che diventa testimonianza per gli altri, quale scoperta del volto di Cristo attraverso la ricchezza di questa preghiera. Ma il Rosario è prima di tutto un evento. Evento di amore e di grazia dello Spirito Santo che, suscitando uomini e donne in vari tempi ed epoche, ha voluto rialzare le sorti dell’umanità. Personalmente sono convinto che sotto qualunque tipo di avvenimento degno di essere menzionato dalla società, c’è un “humus” sociale, culturale, ideologico, politico, economico, religioso che fa da mosaico, dove l’avvenimento particolare non è altro che un tassello che lo rende completo. Così ritengo che sia tutta la storia del Rosario sin dal suo nascere e per tutta la sua evoluzione. Alla luce dei miei studi filosofici mi è apparso ancora più chiaro il motivo per cui il Rosario è stato necessario nell’Ottocento e il motivo per cui è necessario proporlo ancora oggi. Dunque, eccomi al periodo che vede la Jaricot operare. Prima di esaminare nei dettagli la sua figura e la sua opera, facciamo una considerazione
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storica, altrimenti si rischierebbe un’analisi unilaterale, solo dal punto di vista della fede. Il periodo in cui vive Pauline Jaricot è un periodo molto particolare. Dissidi e confusione annebbiavano gli uomini di quel tempo e si doveva trovare un modo per evitare che si smarrisse il senso della ricerca di Dio quale creatore e unico salvatore. (Ecco perché, secondo una mia opinione, S. Pio V ha potuto invocare Maria, Regina delle vittorie. Non solo per la vittoria riportata a Lepanto, ma anche per le vittorie contro le ideologie che da sempre hanno distratto e disorientato l’uomo di tutti i tempi). Anche nel caso di Pauline, a mio avviso, è stato così. Tre rivoluzioni portarono alla scristianizzazione in tutta Europa e principalmente in Francia, rivoluzioni che sicuramente non hanno lasciato indifferente la storia, la cultura e lo stesso modo di pensare sia degli uomini comuni che degli studiosi: ✓ Rivoluzione scientifica, ✓ Rivoluzione francese, ✓ Rivoluzione industriale. Da tutto questo appare chiaro come l’Ottocento sia un'altra grande tappa che vede rinascere il Rosario. L’età contemporanea registra fatti storici che rivoluzioneranno tutto il modo di vivere dei nostri giorni. Il quadro storico-culturale che abbiamo visto delinearsi dal Rinascimento in poi non si fermò alla riforma della Chiesa con il Concilio di Trento e con Pio V, ma continuò fino a sfociare in ulteriori crisi sociali di smarrimento e allo stesso tempo di ricerca di stabilità di valori, di modus vivendi, di fede e religione. Ancora una volta assistiamo alla ripresa di quella forma di preghiera, ormai definita, che è il Rosario. L’età moderna, pian piano, si va frammentizzando in tutto ciò che è il manifestarsi della sua vita stessa: dalle ideologie di fondo alle manifestazioni di lavoro, dal mercato e quindi dall’economia, fino alla politica e alla religione. Anche la filosofia, considerata la madre di tutte le scienze e di tutto il sapere, subisce uno scossone, perché viene meno il concetto di verità che l’aveva tenuta unita fino a questo momento e che, tra l’altro, le aveva garantito una certa scientificità. Addirittura già il termine scientificità diventa problematico. Tutto ciò
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perché la filosofia, sotto il nome del nichilismo, mette in dubbio se stessa. Da questa crisi di sistema e di valori si passa ad esaminare non più la filosofia in quanto tale, ma le filosofie che nascono e che propongono ciascuna le proprie verità, pluralità di voci che porteranno alla confusione e ad uno smarrimento di tutto l’impianto sociale, pubblico, ecclesiastico, educativo, fino a contagiare la fede della gente comune. Da ciò è evidente che solo un intervento divino avrebbe potuto riportare ordine, stabilità e serenità. E’ nuovamente Maria, Madre di Dio e Madre nostra, a riportare ordine!, con quella preghiera a lei particolarmente cara e a noi veramente necessaria, il Rosario. Questa volta proprio in territori francesi, è Paolina Jaricot lo strumento del quale lo Spirito di Dio si serve per riportare l’uomo all’armonia del creato, distrutta ormai da tutti gli avvenimenti appena descritti, e a portarlo alla contemplazione di Dio fons et culmen di ogni vita. In ambito italiano, pochi anni dopo, sarà l’avvocato Bartolo Rosario Longo a prestare la sua voce e tutta la sua stessa vita allo Spirito di Dio, per annunciare la buona novella che Dio ci salva in Gesù donandoci il suo Spirito d’amore, gridandolo attraverso i misteri del rosario e dimostrandolo con la costruzione di un Santuario, a Pompei tutto dedicato al Santo Rosario, e di opere per la carità annesse al suddetto Santuario: la casa degli orfani, la casa per i figli dei carcerati, la casa delle orfanelle, ecc. Il Rosario Vivente, istituito dalla terziaria domenicana Paolina Maria Jaricot all’inizio del secolo XIX a Lione, è la risposta ad una richiesta di aiuto divino, quando in Francia la fede si era molto illanguidita tra i fedeli e non era facile trovare persone che volessero dedicarsi a proporre una svolta. Anche la stessa Pauline trovò difficoltà all’inizio nel trovare persone disponibili a recitare ogni giorno l’intero Rosario, o almeno la terza parte. Per abituare questi cristiani molto languidi nella fede alla recita del Rosario, la pia donna pensò di cominciare con il fare recitare almeno una decina al giorno riunendoli in gruppi di quindici ed assegnando a ciascuno un differente mistero. Questa pratica fu approvata dal Sommo Pontefice Gregorio XVI. Ma la Jaricot non fu sola in quest’opera, infatti un
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grande merito va pure al P. Domenico Lacordaire che, con il ritorno dei Padri domenicani in Francia, diffonde con coraggio la devozione del Rosario dagli attacchi degli scettici aiutando così l’opera della terziaria Jaricot. Nel 1877 il Papa Pio IX affida ufficialmente l’associazione del Rosario vivente all’Ordine domenicano mettendolo sotto l’immediata direzione del Maestro generale. Oggi questo metodo è consigliato preferibilmente per i bambini, per aiutarli nell’iniziazione alla recita del S. Rosario. Di qui deriva, infatti, un altro gruppo ancora; il Rosario tra i fanciulli, istituito in Italia intorno agli anni venti. Questa associazione altro non è che il Rosario vivente recitato tra i bambini. Scopo di questo è far pregare i fanciulli e, in particolare, facilitare loro la recita e l’intelligenza del Rosario. Gli iscritti al Rosario tra i fanciulli godono, per giunta, di tutti i privilegi e le indulgenze concesse ai membri del Rosario vivente. Oltre al messaggio cristiano e rosariano che la Jaricot ci offre, mi piacerebbe mettere in evidenza un altro aspetto: il messaggio e il richiamo alla santità quale sequela Christi, specialmente per noi “generazione del subito, dell’immediato e del qui ed ora”. Parlare di santità, oggi, sembra cosa di altri tempi. Infatti un tremendo processo di secolarizzazione ha confinato il tema della religione e della spiritualità a gruppi ristretti di persone, per lo più fanatiche, illetterate o superstiziose. La chiesa, però, si è sforzata di rettificare questa impressione. Il Concilio Vaticano II ha deciso, infatti, di dialogare con il mondo moderno ed ha scelto, come parola d’ordine per questo incontro, la ‘testimonianza’. Il cristiano, hanno detto i padri conciliari, è essenzialmente una persona che testimonia con la propria vita la parola e le scelte di Gesù di Nazaret. Essere santo, dunque, non significa fuggire dal mondo e isolarsi dai problemi. Al contrario: il cristiano può essere santo solo ‘nel mondo’. Questo mi sembra più che altro il messaggio che ci offre Pauline. Ella ha gridato questa prospettiva di vita con la testimonianza autentica di tutta la sua vita. Questa nuova prospettiva ha gettato molti semi e ha generato molti frutti: l’esperienza del Rosario vivente ne è l’esempio più eclatante. La santità, dunque, non è una qualità accessibile solo per pochi privilegiati, riconosciuti ufficialmente dalla chiesa. Essere santo è costruire giorno per giorno una vita di stupore e di impegno: stupore per le meraviglie che Dio ha già operato, impegno per le meraviglie che Dio può ancora compiere attraverso i suoi figli. Sembra incredibile, ma non lo è: la santità è una conquista quotidiana alla portata di tutti noi! Questo è il messaggio che ci annuncia oggi Pauline Jaricot. Questo è anche il messaggio che ci invita ad annunciare a chiunque incontriamo sul nostro cammino.
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Preghiera per la beatificazione di Paolina M. Jaricot
Signore, tu hai ispirato a Paolina Maria Jaricot la fondazione dell’Opera della Propagazione della Fede, del Rosario Vivente così come il suo totale impegno per il mondo operaio. Ottienici, per sua intercessione, la guarigione ..... che ti chiediamo, se tale è la Tua volontà. Degnati di affrettare il giorno in cui la Chiesa potrà celebrare la santità della sua vita. Fà in modo che il suo esempio possa coinvolgere un più grande numero di cristiani nel dedicarsi all’annuncio del Vangelo affinché gli uomini e le donne del nostro tempo e tutti i popoli possano scoprire il tuo amore infinito, manifestato in Gesù Cristo, Nostro Signore, che con Te vive e regna nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen. (Con approvazione ecclesiastica dell’arcivescovo di Lione del 28-12-2000)
La beatificazione della venerabile Paolina Maria Jaricot suppone che esista a suo riguardo una diffusa devozione. E’ nostro desiderio che s’intensifichi e si sviluppi questo flusso continuo di preghiera. Ci auguriamo, perciò, di ricevere le diverse testimonianze di grazie o di guarigione attribuite alla sua intercessione.