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uando si pensa alla devozione verso Maria SS. non si può fare meno di pensare al Rosario, che fra tutte le devozioni, fra tutte le preghiere alla Madonna è senza dubbio la più importante. Per convincersi di ciò basta guardare un momento a quello che la Chiesa (in particolare i Sommi Pontefici) hanno detto di questa preghiera.
Il rosario nel magistero della chiesa
Dando uno sguardo rapidissimo alla storia e all’insegnamento dei Sommi Pontefici rileviamo che il primo papa che dette una forma definitiva al Rosario fu S. Pio V, verso il 1570 l’anno seguente, alla vigilia della famosa battaglia di Lepanto (1571), lo steso Papa invitò tutti i Cristiani ad unirsi a Lui nella recita del S. Rosario e , grazie al Rosario, la civiltà cristiana, o, quantomeno, la civiltà europea, fu salvata dall’assalto dei Turchi. Da quel momento (ma già prima se ne era sperimentata la grande efficacia) il Rosario è divenuto la preghiera dei momenti difficili, alla quale ci si rivolge quando veramente la Chiesa è in pericolo. Qualche secolo più tardi Pio IX dirà che mediante il Rosario i fedeli «potranno
Perché il Rosario P. Roberto Coggi O. P. più facilmente annientare tanti mostruosi orrori che ovunque insorgono». Poco dopo abbiamo un altro grande Papa, Leone XIII, che può essere chiamato il primo grande Papa dell’epoca moderna, il primo Papa che affronta veramente a viso aperto i problemi della nuova umanità e soprattutto quello che è il problema più dibattuto ancor oggi, che purtroppo divide gli uomini ed è la fonte di tante defezioni e di tante crisi di fede: il problema sociale. Leone XIII (1878 – 1903) è il Papa delle grandi Encicliche sociali, della “Rerum Novarum” , in cui espone il pensiero sociale della Chiesa, quel pensiero sociale della Chiesa, che, se fosse stato veramente conosciuto e praticato, avrebbe impedito l’affermarsi di tante ideologie così contrarie non solo alla fede, ma alla stessa dignità umana. Ebbene, questo grande Papa, è stato il Papa del Rosario per eccellenza, il Papa che più di tutti ha parlato del Rosario. Fra Encicliche (12) , Lettere Apostoliche (2) ed altri scritti Leone XIII ci trasmette ventidue documenti ufficiali sul Rosario. Si potrebbe dire che il Rosario era la sua «passione». Se dovessimo parlare dell’insegnamento che questo papa ci ha dato sul Rosario non si finirebbe più. E che dire di certe sue
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ardite espressioni? «Il Rosario è per Maria la più gradita delle preghiere e il mezzo più efficace per conseguire la vita eterna». Ci vuole certo del coraggio per fare una affermazione del genere e, se non la si leggesse in documenti di indubbia autenticità, si stenterebbe ad attribuirla ad un Papa così saggio, così moderato, così dotto come Papa Leone XIII. Eppure, considerando la grande efficacia del Rosario, egli non ha esitato a formulare espressioni ardite come quella citata. Dopo di lui, gli altri Papi non sono stati da meno. Non potendo citarli ad uno ad uno, ci limitiamo a ricordare la magnifica definizione di Pio XII, che scrive: «Il Rosario è la sintesi di tutto il Vangelo». Parole profonde e quanto mai espressive. E Papa Giovanni XXIII? Anche Lui scrisse molto sul Rosario, ma soprattutto, visse in maniera unica il Rosario. Questo Papa, oltre al lavoro non indifferente che riempie la giornata di un papa, oltre alla Messa (spesso cantata), oltre al Breviario, oltre alla meditazione, trovava il tempo di dire ogni giorno il Rosario intero, 150 Ave Maria. E questa era una promessa che egli aveva fatto alla Madonna nel 1958 a Venezia. Pochi mesi dopo veniva eletto Papa. Sarà solo una coincidenza ? Il Papa del Concilio, il Papa dell’aggiornamento, il Papa dell’ecumenismo, è , come Leone XIII, il Papa del Rosario. Anche Paolo VI fra i pii esercizi raccomandati dal Concilio per onorare la Madre di Dio, richiama ripetutamente l’importanza del Rosario. E a questa pratica mariana dedica un’importante e lungo capitolo nel documento mariano “Marialis Cultus” del 1974, in cui si dimostra che il Rosario è preghiera quanto mai adatta alla mentalità moderna e quindi deve essere più che mai diffuso fra il popolo cristiano. Certo, questa insistenza del Magistero della Chiesa –richiamato con semplici accenni– è veramente impressionante e non può spiegarsi senza una particolare ispirazione del Cielo. Sappiamo del resto che la voce dei nostri Pastori non è che l’eco della voce della Chiesa celeste. La Madonna stessa, quando apparve a Lourdes e a Fatima quale preghiera raccomanda? Il Rosario, sempre il Rosario.
Si può rimanere indifferenti di fronte a questi fatti? Si può dire di essere veramente i figli della Chiesa se il Rosario non entra a far parte della nostra vita?
Contenuto e stile del rosario
Molti si chiederanno, a ragione: come mai questa marcata preferenza per il Rosario? Che cos’ha di speciale il Rosario? Per rispondere a questa domanda, senza superare i limiti di questa nostra esposizione, penso sia sufficiente sottolineare due punti che ci fanno capire perché il Rosario è tanto importante: uno di questi punti riguarda il contenuto del Rosario, l’altro il suo stile. a ) Qual è anzitutto il contenuto del Rosario? È il mistero della nostra salvezza: è il mistero dell’Incarnazione della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che rappresenta la sintesi del mistero Cristiano. Dio che scende, si fa uomo (misteri gaudiosi); Dio che soffre e muore (misteri dolorosi); Dio che risorge e ci prepara un posto in Cielo (misteri gloriosi). E come S. Paolo, che al centro di tutta la sua predicazione ricorda sempre ed unicamente il mistero della morte e risurrezione di Gesù… così anche il Rosario ci ricorda sempre questo mistero, il mistero centrale, il mistero pasquale. Il Rosario va all’essenza, va al fondo delle cose: ci fa cogliere il segno profondo di tutta la nostra fede. Pio XII affermava che <<Il Rosario è la sintesi di tutto il Vangelo>>: del Vangelo coglie, infatti quello che è l’anima, quello che è il cuore, il mistero della Pasqua, della Morte e della Risurrezione di Gesù. Questo è il contenuto del Rosario. b) E lo stile del Rosario qual’è? È lo stile caratteristico del Vangelo, lo stile caratteristico dei discepoli di Gesù, lo stile dei veri cristiani; cioè l’umiltà e la semplicità. Umiltà e semplicità che risultano in mille modi se noi, sia pure brevemente andiamo ad analizzare il Rosario .
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Chi prega con il Rosario, ad esempio, si sente chiamato a contemplare il mistero della salvezza; ma sente nello stesso tempo di non essere degno di contemplarlo da solo. Sente il bisogno di un aiuto. E nel Rosario l’aiuto ci è dato da Maria, che accompagnandoci nella nostra meditazione ci permette di contemplare il mistero, ma quasi con i Suoi occhi. Nel Rosario, noi contempliamo la nascita, la morte, la risurrezione di Gesù come li ha contemplati Maria. Noi vogliamo amare Gesù nei suoi misteri come lo ha amato Maria; vogliamo un po’ entrare in quello che è il suo Cuore Immacolato e quindi, mentre meditiamo su questi misteri, ci accompagnamo con l’invocazione <<Ave, Maria!>>, <<Ave, Maria!>>. Proprio come i bambini che non si distaccano mai dalla mamma, ma rimangono sempre aggrappati a lei, così anche noi continuiamo a ripetere <<l’Ave, Maria>>, per poter rimanere sempre aggrappati a Lei nel contemplare questo mistero di salvezza, tanto grande che se Maria SS. ma ci abbandona a noi non ne comprendiamo più nulla. E anche il modo di stare vicini a Maria, questo ripetere continuamente la preghiera <<Ave Maria>>, è proprio il modo dei bambini, i quali sanno soltanto una preghiera. Quando vogliamo farli pregare, non facciamo altro che far ripetere loro la stessa preghiera, perché non sanno fare altro. E così preghiamo noi, col Rosario. Certamente, chi si sente molto avanti nella vita cristiana, chi sente ormai… in alto… può avere un senso di commiserazione, forse quasi un disprezzo per questa forma di preghiera così semplice, così monotona, così insignificante. Possibile ripetere sempre: <<Ave, Maria…Ave, Maria…>> e nient’altro? Eppure Gesù ha detto: <<Ti rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché Tu hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti, e le hai rivelate ai piccoli>> (Matt.11,25) . E quando Maria SS.ma appare a Lourdes e a Fatima, a chi appare? Appare a delle grandi personalità? No. Appare a Bernardette la quale, poverina, non riusciva ad imparare a memoria il << Credo>>: era troppo lungo, troppo difficile per lei. Per questo le fu rimandata l’ammissione alla Comunione . Il <<Credo>> non riusciva a
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dirlo, Bernadette; ma l’ <<Ave Maria>> e il <<Padre Nostro>> ci riusciva e, quindi, il Rosario poteva dirlo. E la Madonna appare a Lei e appare anche ai pastorelli di Fatima, che in fatto di preghiera neppure loro sapevano andare più in là del Rosario. Ecco, quindi, due fra i tanti motivi che ci dimostrano la grandezza del Rosario: la sublimità del mistero che ci presenta, che è il mistero centrale di tutta la nostra fede; e, nello stesso tempo, l’umiltà e semplicità dei mezzi che ci aiutano a contemplarlo con efficacia, ed è proprio questo il paradosso della vita cristiana: l’infinito che si racchiude nel finito, Dio che si fa uomo, la sintesi tra la grandezza e la piccolezza, fra l’altezza e l’umiltà. È sempre lo stile di Dio, che scende dal cielo e si fa uomo; è lo stile di Gesù che sceglie come suoi discepoli degli uomini illetterati; è lo stile di Maria SS.ma , che quando appare sceglie sempre persone semplici, umili, e quasi insignificanti; è questo lo stile di Dio, che vuole compiere grandi cose in noi nella misura in cui noi ci sentiamo piccoli di fronte a Lui. Ecco perché nei momenti difficili della nostra vita noi dobbiamo ricorrere al Rosario, aggrapparci a quella Corona, che la Madonna di Fatima ha raccomandato proprio in vista delle grandi difficoltà che la Chiesa avrebbe incontrato. Sentendoci piccoli, ma anche capaci di immergerci nel mistero di Dio, grazie al Rosario, potremo fare nostre le parole di S. Paolo che diceva: << Quando sono debole, è allora che sono forte>> (2 Cor. 12,10); e con Maria potremo ripetere ed attualizzare le parole del suo cantico:
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