Presentazione

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uando andiamo a far una visita a qualcuno, o siamo invitati a partecipare a qualche incontro, è cosa buona e talvolta indispensabile conoscere o apprendere il valore di ogni cosa che ci sia in quel posto; che significato dare ai singoli gesti o come sintonizzarsi con tutti. E questo, non per questione di protocollo e d’etichetta, ma affinché si possa più pienamente condividere e fruire del fine dell’incontro, e persino per risultare più graditi gli uni agli altri. Perché non pensare la medesima cosa quando andiamo in chiesa, quando “andiamo alla santa Messa”? Cioè: Chi siamo? Che ruolo e che atteggiamenti dobbiamo assumere? Che senso hanno i gesti che siamo chiamati a compiere? Che significato hanno tutte quelle “cose” che vediamo “usare” durante la Messa? Come si svolge il rito cui andiamo a partecipare (non ad “assistere”!)? Il fine di questa rubrica è richiamare alla nostra memoria tutto questo: una specie di dizionario del significato delle “cose” che ci circondano quando entriamo in una chiesa, specialmente per “fare” la preghiera per eccellenza: la celebrazione eucaristica. Fedeltà nell’adattamento Il nucleo della Messa odierna permane identico a quello dei tempi apostolici, e riproduce la Cena di Gesù compiuta nell’ambito della cena pasquale ebraica. Quando i primi discepoli, ebrei, vollero eseguire il desiderio di Gesù che al termine dell’Ultima Cena aveva ordinato: “Fate questo in memoria di me!”, e – come narrano gli Atti degli Apostoli – “partecipavano assiduamente alle istruzioni degli apostoli... allo spezzare il pane e alle preghiere” (Atti, 2,42), si rifacevano naturalmente alle proprie usanze religiose. Le loro riunioni, anche se con significati nuovi, ricalcavano i riti religiosi ebraici. Al tempo di Gesù, una cena rituale si celebrava ogni giorno, e si chiamava “berakah” (equivalente di “preghiera eucaristica” = azione di grazie). Con essa s’intendeva benedire e ringraziare Dio per averli liberati dalla schiavitù in Egitto e per le “meraviglie” compiute a favore del suo popolo. Al sabato, poi, loro giorno festivo, le comunità ebraiche si riunivano nella sina-

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catechismo per tutti: segni liturgici

Segni liturgici


catechismo per tutti: segni liturgici

goga (luogo pubblico di preghiera) per lodare il Signore con i Salmi ed ascoltare la parola di Dio, contenuta nella S. Scrittura, a sua volta commentata da uno scriba o dottore. A questa liturgia ebraica si ricollega la “Liturgia della Parola” della nostra Messa, e si comprende pure come anche le prime Messe cristiane venissero celebrate presso le famiglie nel “giorno del Signore”, giorno di festa . La seconda parte della Messa – la Liturgia propriamente “eucaristica” – trova invece riscontro nelle offerte portate al Tempio dai fedeli e deposte sull’altare dal sacerdote. Di esse, una parte veniva offerta a Dio e bruciata; mentre un’altra parte, benedetta, veniva restituita agli offerenti come dono di Dio, affinché santamente e festosamente se ne cibassero. A nome del popolo, inoltre, al mattino e alla sera, nel tempio di Gerusalemme, veniva compiuto il sacrificio di un agnello. Questi aspetti del rito ebraico li troviamo nell’Offertorio, nella Consacrazione e nella Comunione della nostra Messa. Nel corso della storia, nella varietà dei mutamenti delle culture, i gesti fondamentali dell’Ultima Cena – che inizialmente ricalcavano i riti ebraici – si vennero ben presto arricchendo e adattando con altri gesti, altri segni espressivi di nuove esigenze. La Chiesa, che ha un culto per le tradizioni dei Padri – in quanto crede all’intervento dello Spirito Santo nella Liturgia, che è il cuore della Chiesa – si è sempre preoccupata di mantenere gli elementi della Tradizione. Ma ciò ha portato con sé anche ripetizioni ed inserimenti nella Liturgia non sempre pienamente convincenti. Il che spiega come la S. Messa subisca ritocchi dettati dalla fede e dalla sensibilità delle varie epoche. Ritocchi marginali, di dettaglio; sempre utili, purché non eccessivi e troppo frequenti. La Messa è come il volto della propria madre; lo si desidera immutato; o meglio, che le trasformazioni avvengano lentamente, senza renderla irriconoscibile. A tale criterio, sapientemente, si è sempre ispirata la Chiesa. Così si è rispettata le legge della fedeltà e della continuità, che consente di comprendere le liturgie eucaristiche delle varie epoche e di avvalersene. Nel medesimo tempo emerge l’urgenza di un approfondimento di segni e simboli che, ricchi di storia, sono veicoli di autentiche ricchezze.

Con questo primo articolo padre Claudio Truzzi ocd presenta un “dizionario” di termini liturgici e religiosi che potrete leggere nei prossimi numeri.

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