Alcuni “riconoscimenti” pontifici
S. Pio V - Consueverunt Romani Pontifices - 17 settembre 1569:
«Per
superare più facilmente difficoltà di guerre e altre calamità sia corporali che spirituali, e potere così nella pace servire Dio con maggiore serenità e fervore, i Pontefici Romani e altri Santi Padri che ci hanno preceduto ebbero sempre la consuetudine di implorare l'aiuto di Dio e di assicurarsi l'intercessione dei Santi attraverso suppliche e preghiere litaniche, elevando, come Davide, gli occhi al cielo con la sicura speranza di riceverne gli aiuti promessi. Su l'esempio di costoro e, come piamente si crede, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, in tempi simili ai nostri, il Beato Domenico, fondatore dell'Ordine dei Frati Predicatori, al quale abbiamo anche Noi appartenuto e del quale abbiamo professato la Regola, similmente operò. L'eresia albigese infatti, imperversava allora in gran parte della Francia e dell'Italia e aveva accecato talmente i laici, che questi si scagliavano furiosamente contro i sacerdoti di Dio e i chierici. Il Beato Domenico, elevando gli occhi al cielo, li volse a quel dolce monte che è la gloriosa Vergine Maria, Madre di Dio, a colei che sola, col frutto del suo ventre, schiacciò il capo dello ambiguo serpente e distrusse tutte le eresie e salvò il mondo dannato per colpa dei nostri primi parenti... Il B. Domenico inventò allora quel modo assai facile e pio e accessibile a tutti di pregare Dio, chiamato Rosario o Salterio della Beata Vergine Maria, che consiste nel venerare questa Beata Vergine ripetendo centocinquanta volte la salutazione angelica, secondo il numero dei salmi di Davide, interponendo ad ogni decina il Padre nostro e alcune determinate meditazioni, che illustrano _tutta la vita del Signore Nostro Gesù Cristo. Avendolo dunque inventato, il B. Domenico propagò ovunque nella Santa Chiesa cattolica questo modo di pregare e attraverso i suoi figli, i frati dello Ordine, lo divulgò; esso fu accolto da molti e i fedeli che accolsero quella preghiera con fervore, accesi da quelle meditazioni, furono trasformati in altri uomini; le tenebre delle eresie indietreggiarono e la luce della fede cattolica si fece strada nuovamente. I frati dell'Ordine, col mandato dei loro legittimi superiori, un po' dovunque istituirono le Associazioni del Rosario, alle quali molti fedeli si iscrissero. Sulle orme dunque dei nostri Predecessori, anche Noi, vedendo questa Chiesa militante, che Dio ci ha affidato, agitata al presente da tante eresie e atrocemente dilacerata e afflitta dalla guerra e dalla depravazione morale degli uomini, eleviamo gli occhi pieni di lacrime, ma anche di speranza verso quella vetta benedetta (Maria), dalla quale discende ogni soccorso, e invitiamo tutti e singoli i fedeli, ammonendoli benevolmente nel Signore, a fare altrettanto».
Leone XIII - Supremi apostolatus - 1 settembre 1883.
«Infatti, da quando
tale forma di preghiera insegnata da San Domenico fu abbracciata e debitamente praticata dal popolo cristiano, cominciarono a rinvigorire la pietà, la fede e la concordia, e furono dappertutto infrante le manovre e le insidie degli eretici. Inoltre moltissimi erranti furono ricondotti sulla via della salvezza, e la follia degli empi fu schiacciata da quelle armi che i cattolici avevano impugnate per rintuzzare la violenza. Infine, Gregorio XIII dichiarò che il "Rosario fu istituito da San Domenico per placare l'ira di Dio e per ottenere l'intercessione della Beata Vergine". Il bisogno dunque del divino aiuto non è certamente minore oggi di quando il glorioso San Domenico introdusse la pratica del Rosario Mariano per guarire le piaghe della società. Egli, illuminato dall'alto, vide chiaramente che contro i mali del suo tempo non esisteva rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo, che è “via, verità e vita”, mediante la frequente meditazione della Redenzione, ed interporre presso Dio l'intercessione di quella Vergine a cui fu concesso di “annientare tutte le eresie”. Per questo motivo egli compose la formula del sacro Rosario in modo che fossero successivamente ricordati i misteri della nostra salvezza, e a questo dovere della meditazione s'intrecciasse un mistico serto di salutazioni angeliche, intercalate dalla preghiera a
Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Noi dunque, che andiamo ricercando un uguale rimedio a simili mali, non dubitiamo che la stessa preghiera, introdotta dal santo Patriarca con così notevole vantaggio per il mondo cattolico, tornerà efficacissima nell'alleviare anche le calamità dei nostri tempi».
Leone XIII - Octobri mense - 22 settembre 1891:
«È da credere, tra l’altro,
che la stessa Regina celeste valorizzi in special modo, col suo appoggio, l’efficacia della preghiera del Rosario, proprio perché, per sua iniziativa e suggerimento, fu istituita e divulgata dal famoso Patriarca Domenico, in un periodo tristissimo per il Cattolicesimo, non molto diverso dall’attuale, quasi come un’arma da guerra validissima per sconfiggere i nemici della fede. La setta degli eretici Albigesi, infatti, aveva invaso molte regioni, sia in forma clandestina, sia manifesta; orribile emanazione dei Manichei, ne rinnovava gli spaventosi errori e ne ripeteva le violenze, le ipocrisie e il più accanito odio verso la Chiesa. Contro questa arrogante e pericolosissima moltitudine ben poco si poteva sperare dalle forze degli uomini, quando giunse l’aiuto direttamente da Dio per merito del Rosario. E così, col favore della Vergine, gloriosa vincitrice di tutte le eresie, furono annullate e distrutte le forze degli empi e salvata la fede di tanti. Molti altri fatti simili a questo, accaduti presso diverse popolazioni, come pericoli allontanati o benefici ottenuti, sono sufficientemente noti e la storia li ricorda, sia in passato, sia in tempi recenti, con splendide testimonianze».
Leone XIII - Magnae Dei Matris - 8 settembre 1892:
«La sua potentissima
efficacia è stata sperimentata ed esaltata fino dalla sua ben nota origine; come insigni documenti attestano, e Noi stessi abbiamo, più di una volta, ricordato. Allorché la setta degli Albigesi - in apparenza paladina dell'integrità della fede e dei costumi, ma in realtà sua perturbatrice e pessima corrompitrice - era per molti popoli causa di grande rovina, la Chiesa combatté contro di essa e contro le sue infami fazioni, non con milizie o con armi, ma principalmente con la forza del santo Rosario, che il patriarca san Domenico propagò, per ispirazione della stessa Madre di Dio».
Leone XIII - Laetitiae Sanctae - 8 settembre 1893:
«È dunque ben giusto
che, non soltanto i figli del patriarca san Domenico - obbligati certo più degli altri a motivo della loro vocazione - , ma anche tutti coloro che hanno cura d'anime - specialmente nelle chiese dove queste confraternite sono canonicamente erette - si adoperino con tutto il loro zelo a moltiplicarle, svilupparle e assisterle. Desideriamo anzi ardentemente che si dedichino a questo lavoro anche coloro che intraprendono missioni, sia per portare la dottrina di Cristo agli infedeli, sia per rafforzarla nei fedeli».
Leone XIII - Augustissimae Virginis - 12 settembre 1897:
«Ora fra
queste associazioni Noi non esitiamo di dare un posto eminente alla confraternita, che prende il nome dal santo Rosario. Se infatti si considera la sua origine, essa è tra le più antiche; poiché è fama che l'abbia fondata lo stesso padre san Domenico; se poi se ne considerino i privilegi, essa ne è ricchissima per la munificenza dei Nostri predecessori».
Pio XI - Ingravescentibus Malis – 29 settembre 1937:
«Questa pratica di pietà, venerabili fratelli, mirabilmente diffusa da san Domenico non senza il supremo suggerimento e ispirazione della vergine Madre di Dio, è senza dubbio facile per tutti, anche per le persone poco istruite e semplici».
Paolo VI – Marialis cultus - 2 febbraio 1974:
Giovanni Paolo II - Rosarium Virginis Mariae - 16 ottobre 2002:
«Il nostro assiduo interesse verso il tanto caro rosario della beata vergine Maria ci ha spinto a seguire molto attentamente i numerosi convegni, dedicati in questi ultimi anni alla pastorale del rosario nel mondo contemporaneo: convegni promossi da associazioni e da persone che hanno profondamente a cuore la devozione del rosario, ed ai quali hanno partecipato vescovi, presbiteri, religiosi e laici di provata esperienza e di accreditato senso ecclesiale. Tra questi è giusto ricordare i figli di s. Domenico, per tradizione custodi e propagatori di così salutare devozione. Ai lavori dei convegni si sono affiancate le ricerche degli storici, condotte non per definire con intenti quasi archeologici la forma primitiva del rosario, ma per coglierne l’intuizione originaria, l’energia primigenia, la essenziale struttura. Da tali convegni e ricerche sono emerse più nitidamente le caratteristiche fondamentali del rosario, i suoi elementi essenziali e il loro mutuo rapporto». «La storia del Rosario mostra come questa preghiera sia stata utilizzata specialmente dai Domenicani, in un momento difficile per la Chiesa a motivo del diffondersi dell'eresia. Oggi siamo davanti a nuove sfide. Perché non riprendere in mano la Corona con la fede di chi ci ha preceduto? Il Rosario conserva tutta la sua forza e rimane una risorsa non trascurabile nel corredo pastorale di ogni buon evangelizzatore».