Rivolto ai pellegrini dellesodo

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PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA

Rivolto ai pellegrini dell’Esodo dal 27 dicembre 2000 al 5 gennaio 2001

I

l Movimento Domenicano del Rosario promuove dal 27 dicembre 2000 al 5 gennaio 2001 il cammino dell’Esodo biblico, partendo dall’Egitto, proseguendo per la penisola del Sinai, e poi attraverso il Mar Rosso passando in Giordania per risalire fino al monte Nebo (dove morì Mosè) ed approdare infine, attraverso il fiume Giordano, nella Terra Promessa, fino alla Città Santa di Gerusalemme. Si comincia con l’Egitto, la terra di “schiavitù” del popolo biblico (Es 1), dalla quale fu liberato dal profeta-condottiero MOSE’. Nella capitale attuale, il Cairo (di oltre 15.000.000 di abitanti, quasi 1/3 della popolazione di un paese, allungato nel Nilo, più grande di tutti gli stati europei, eccettuata la Russia, con 93/100 di deserto) si trovano le famose piramidi di Ghiza ed il quartiere copto o cristiano, dove si venera ancora la casa della Sacra Famiglia, che vi avrebbe dimorato nel tempo della fuga in Egitto. La partenza dell’itinerario dell’Esodo è così collegata alla famosa civiltà egizia antica, e nello stesso tempo alle origini cristiane, dando un senso immediato ed incisivo al pellegrinaggio. Il cammino dell’Esodo è lungo ed impegnativo. La penisola sinaitica, infatti, è un triangolo irregolare di 60.000 km, con la base nel Mediterraneo di 200 Km e una lunghezza del lato ovest - sud di 380 km, formato da piane costiere e all’interno da un altopiano a tavolato a nord e da montagne di granito a sud, dove si trova il monte di Mosè, il Sinai appunto della tradizione cristiana. La strada del pellegrinaggio al monte Sinai oggi parte dal Cairo verso est, lungo il deserto, fino a Suez, dove a poca distanza è stato scavato un tunnel sotto il Mar Rosso, o meglio il canale che unisce il Mar Rosso al Mediterraneo, lungo 161 km e largo tra 80 e 150 m, costruito nel 1859-69, su progetto degli ingegneri F. de Lesseps, francese, e dell’italiano L. Negrelli. L’attraversamento del Sinai è aspro ed affascinante: le precipitazioni annue sono di soli 10 mm. (1/6 in meno del necessario), per cui piante e animali sono rari, e la popolazione è costituita da beduini (il cui nome arabo significa uomo del deserto): le piante sono il ginepro, l’acacia e il tamerice, oltre a cespugli e varie erbe aromatiche (circa 900 specie di piante), mentre gli animali sono la gazzella, la capra, la lepre, il lupo, la iena, la volpe, l’irace, la marmotta e, ovviamente, dromedari e cammelli, oltre a varie specie di volatili e rettili. L’escursione termica tra giorno e notte è notevole. Il deserto -per quanto pericoloso per gli effetti della fame, della sete e di alcuni animali velenosi- è anche uno scenario suggestivo e sconfinato che avvicina all’assoluto e quindi a Dio: e in un modo spesso impensato avvengono episodi provvidenziali, che avvicinano l’uomo all’uomo, e allo stesso Dio. Come, del resto, possono verificarsi casi di sconsolato abbandono o anche di disperazione. Tutti questi elementi si trovano nel racconto biblico dei libri dell’Esodo, del Levitico, dei Numeri e del Deuteronomio, con riprese molteplici negli altri libri dell’Antico Testamento, che attinge ampiamente dai fatti dell’Esodo.

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Ribera, Mosè, Napoli, Certosa di San Martino

Il cammino del pellegrinaggio nel Sinai prevede una sosta a Mara, le fonti di Mosè (Es 15, 22-25), le acque salmastre sanate miracolosamente da Mosè per dissetare il popolo. Si prosegue quindi verso sud, fino alla tappa di Elim (Es 12,27), per inoltrarsi poi all’interno attraverso la vallata dell’oasi di Feiran (la biblica Refidim di Es 17,1): siamo nei capitoli di Esodo 16 -18, con la protesta del popolo per la fame e la sete, oltre all’assalto dei nemici Amaleciti, e con i prodigi della manna, delle quaglie e dell’acqua sgorgata dalla roccia, per intercessione di Mosè. Si giunge infine all’altipiano che prelude alla meta finale del Monte Sinai, ai cui piedi si trova il Monastero di S. Caterina. Il Monastero ricorda il soggiorno di Mosè (con il roveto ed il pozzo di Ietro) e del popolo di Dio (la piana di er-Raha), oltre al colle del vitello d’oro fatto erigere da Aronne: è una grande fortezza giustinianea, con la Basilica dedicata in origine alla Madre di Dio e poi nell’VIII sec. alla martire alessandrina del III sec d. C., Caterina, il cui corpo sarebbe stato poi trasportato dagli angeli in questo luogo, sul quale domina anche il Monte di S. Caterina (gebel Cathrin, alto 2602). Ma il vero punto di attrazione è il MONTE SINAI (gebel Musa, alto 2244 m), dove Mosè entrò in dialogo con Dio e ricevette la Legge e i comandamenti: tenendo presente che il Monastero si trova a 1.500 m d’altezza, la salita al monte prevede un cammino a piedi di circa tre ore. Dalla cima si gode uno spettacolo meraviglioso delle alture del deserto sinaitico. Dopo la splendida esperienza del Sinai, il pellegrinaggio procede nella parte est della penisola, fino all’oasi di Nuweiba, sul Mar Rosso, dove si prende un aliscafo che porta ad Aqaba, il porto della Giordania. Qui inizia l’ultima parte dell’Esodo, risalendo il cammino oltre la valle dell’Arabah fino al Nebo. Ci sono delle soste importanti: prima fra tutte PETRA, la capitale dei Nabatei, costruita in una fortezza naturale di montagne rocciose, dai colori di granito rosa, tra il III sec. a.C. e il II sec. d.C. Anche in questi luoghi si ricordano episodi dell’Esodo, come le acque di Mosè o il monte di Aronne, dove sarebbe morto (Num 20, 22-29). Si riprende il cammino lungo l’antica via dei re, che passa accanto a luoghi biblici o cristiani, come Kerak, Dibon, la valle dell’Arnon, Macheronte, Madama, Hesbon e soprattutto il Monte Nebo, dove morì Mosè (Dt 34), e dove si ammirano resti bizantini stupendi, compreso il panorama suggestivo sulla terra promessa e la valle del Giordano. Ma il pellegrinaggio andrà oltre. Passando per la capitale della Giordania, Amman, si porterà al passaggio del fiume Giordano per raggiungere la Terra Promessa, oggi Terra d’Israele e Palestina.

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Nella Terra Promessa si visiteranno i luoghi più significativi di Gerusalemme e di Betlemme, percorrendo le pagine più suggestive dei Vangeli e della vita di Gesù, colui, che come Giosuè, ci introduce nella Terra Promessa definitiva, cioè il suo Regno, Regno di Grazia e Santità, con l’aiuto della Beata Vergine Maria, Madre Sua e di tutti noi, che ci accompagnerà in questo lungo e ricco pellegrinaggio mariano. Riprendendo lo schema dei Vangeli, il pellegrinaggio farà il suo cammino verso Gerusalemme, passando per la valle del Giordano - attraverso la Decapoli - e raggiungendo Gerico, con l’episodio di Zaccheo sul sicomoro e la guarigione del cieco. Gerico è una delle più antiche città della terra (a tell es- Sultan esiste una torre di fortificazione del VI mill. a.C.) e ricorda gli avvenimenti di Giovanni Battista nei dintorni, ovviamente il Battesimo di Gesù, e il monte dei quaranta giorni della tentazione dello stesso Gesù nel deserto. Esiste anche la reggia di Erode il grande, dove vi morì. In 30 Km circa si salirà quindi dai 350 m. sotto il livello del mare ai circa 800 m. sul livello del mare di Gerusalemme, la città santa e “dorata” meta e sogno delle grandi religioni, ebraica, cristiana e mussulmana. Prenderemo dimora a Betlemme, a circa 6 Km a sud di Gerusalemme, 100 m circa più in basso. Betlemme possiede la grande Basilica della Natività, con la celebre Grotta, e la Tomba di Rebecca. Gerusalemme propone a est il monte degli Ulivi, sulla cui sommità si trova sia l’edicola dell’Ascensione al cielo di Gesù che il luogo dell’insegnamento del Maestro agli apostoli, con la grotta del Padre Nostro, da Lui stesso insegnato come preghiera principale. Dalla cima poi si gode un panorama stupendo e completo di Gerusalemme, che può essere ammirata e spiegata in tutta la sua storia e grandezza. In basso si distende la valle del Cedron o di Giosafat, con le sepolture o tombe di Ebrei, Cristiani e Musulmani poiché è ritenuta in base a testi profetici il luogo del Giudizio Universale e finale. Alla base del monte poi c’è l’Orto degli Ulivi, con la Basilica dell’Ago-

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nia, che conserva la roccia sulla quale Gesù sudò sangue, e a poca distanza si conserva la grotta dell’arresto, quando fu preso dalle guardie del Sinedrio, guidate da Giuda, il traditore. La Via Dolorosa è la parte più significativa di Gerusalemme. Inizia alla porta di S. Stefano o dei Leoni (ne sono raffigurati 2, di Venezia) con la Basilica crociata di S. Anna. Qui secondo tradizioni apocrife antiche avrebbe dimorato Maria bambina con i genitori, Gioacchino e Anna, nei suoi anni infantili, accanto al Tempio. Prosegue con la Basilica francescana della Flagellazione, accanto alla Fortezza Antonia, dove Gesù fu processato e condannato. Si snodano quindi le 14 stazioni della Via Crucis, che a varie tappe - nel cuore della vecchia città e dei suoi suk (mercati) - raggiunge il centro del Cristianesimo, e cioè la Basilica del S. Sepolcro dove si trova sia il Calvario o Golgota, dove Gesù fu crocifisso, sia la Tomba vuota del Risorto. Il luogo oggi è complesso, con la presenza di tante confessioni cristiane, e si deve visitare con fede e anche pazienza, per l’enorme afflusso incessante di pellegrini. In alto, a destra entrando, accanto al punto dove fu confitta la Croce, si trova anche il luogo e l’altare dell’Addolorata. P. Bernardo Gianluigi Boschi o.p.

Caravaggio, Riposo nella fuga in Egitto, Roma, Galleria Doria

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