POSSIAMO CAPIRE QUALCOSA ANCHE NOI DEL GIUBILEO? a cura di P. Paolo Maria Calaon O.P.
... ERO CIECO, ORA VEDO!
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a notte di Natale il Papa ha dato inizio al Grande Giubileo del Duemila, con il tradizionale rito dell’apertura della Porta Santa. “Essa evoca - dice il Sommo Pontefice nella Bolla di Indizione del Grande Giubileo - il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia” (Incarnationis mysterium, n°. 8). Il segno visibile indica perciò qualcosa di invisibile al quale è subordinato, che è la conversione del cuore. Non si può perciò non parlare del sacramento della penitenza, al quale, nel corso dell’anno giubilare, tutti siamo invitati ad accostarci, con più frequenza. L’invito che la Chiesa rivolge è dettato non solo perché il sacramento della Penitenza è uno degli elementi esigiti per ricevere l’indulgenza plenaria propria del giubileo, ma soprattutto perché esso realizza sacramentalmente l’appello di Gesù alla conversione, “il cammino di ritorno al Padre da cui ci si è allontanati con il peccato” (Catechismo Chiesa Cattolica, n°.1423), commesso dopo il Battesimo. Diceva S. Ambrogio, dottore della Chiesa vissuto nel III° secolo, che nella Chiesa ci sono l’acqua e le lacrime: “l’acqua del Battesimo e le lacrime della penitenza”. Queste lacrime sono preziose agli occhi di Dio, e sono quelle del peccatore che piange sul serio i suoi peccati. Le lacrime della penitenza scaturiscono dal cuore contrito di colui che si apre alla misericordia e chiede perdono. E queste lacrime sono un dono prezioso, che Dio concede a coloro che lo chiedono. Così come si esprimeva un’antica preghiera: “O Signore, Dio onnipotente, dopo aver ascoltato la parola di Gesù che ha detto ‘Beati coloro che piangono perché saranno consolati’, desideriamo piangere i nostri molti peccati, ma i nostri occhi di pietra non possono, e per la durezza del nostro cuore, siamo incapaci di piangere; per questo ti preghiamo o Signore, perché tu, per la nostra penitenza, prima sciolga la fonte di durezza dei nostri cuori, e, poi, per il dono della tua grazia, infonda fiumi di lacrime ai nostri cuori”. Amen.
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La Chiesa in questa preghiera domanda per tutti il dono delle lacrime. Questa richiesta nasce dopo l’ascolto del Vangelo delle Beatitudini: “Beati coloro che piangono”. Chiedere il dono delle lacrime, non è soltanto per piangere i peccati commessi, ma è soprattutto per aprirsi alla “beatitudine delle lacrime”. E’ qualcosa di positivo che ci dona assieme il gusto di Dio e della sua misericordia, e la gioia di scoprire di essere niente, e di dipendere da Dio in tutto. Per questo motivo allora nasce il “desiderio di piangere”. A partire da questo desiderio si giunge alla scoperta dolorosa, ma liberatoria, che siamo incapaci di piangere. Incapaci perché i nostri occhi sono “come di pietra”, a causa della durezza del nostro cuore. Così con il dono delle lacrime, gli occhi non sono solo lavati e purificati, ma da ciechi che erano ritornano a vedere. La gioia di un peccatore che si converte, allora non è soltanto la gioia di chi è accolto dall’abbraccio misericordioso del Padre che lo perdona, ma è la gioia di qualcuno che grida ai quattro venti: “Prima ero cieco, ora vedo”. Il Giubileo è un anno di grazia al servizio di questa gioia e di questo miracolo. La preghiera i sacramenti e le opere di carità che ci sono chieste in modo tutto speciale in quest’anno giubilare per ricevere il dono dell’indulgenza sono animate interiormente dal dono delle lacrime, perché i nostri occhi vedano e il nostro cuore comprenda ed accolga la beatitudine alla quale sin da ora Gesù ci invita.
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Resterà memorabile nella storia...
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iciamo che è difficile che ci siano ancora persone del nostro rione che non sappiano niente di questa meravigliosa iniziativa, comunque è bello anche per noi che l’abbiamo vissuta intensamente, ricordare le tappe più importanti di questi venti giorni di permanenza nel nostro rione della Madonna del Rosario. La prima settimana, dopo la festa patronale il 3 ottobre, quando sul sagrato abbiamo ricevuto la statua della Beata Vergine Maria Regina del santo rosario, abbiamo potuto ascoltare ed apprezzare la predicazione di P. Paolo Calaon e recitare il s. rosario con le meditazioni di S. Domenico e S. Caterina. La chiesa era quasi sempre affollata e si può dire che c’è stata una buona partecipazione. Il giorno 11 è iniziato il vero e proprio pellegrinaggio nelle case in cui l’immagine della Madonna del s. rosario è stata accolta, case nelle quali c’è stato un afflusso straordinario di vicini, gioiosi di pregare assieme. Ci sono state case in cui si sono raccolti anche 25 persone, il nostro parroco Don Roberto ha presenziato quasi sempre, perché il Padre, fatta la predicazione la prima settimana, ci ha lasciato il compito di fare noi da missionari. Coloro che hanno partecipato a questi incontri hanno ricordi indimenticabili, la gra-
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zia ha toccato tanti cuori, Maria sa fare molto bene le cose e ci ha aiutato tantissimo. Abbiamo capito quanto sia necessario pregare, meditare, come farlo e come sia bello farlo assieme! In ogni famiglia ospitante veniva recapitata la statua della Madonnina da giovani volontari forti e sorridenti: 25 kg. Tanto pesava la statua e pesava sempre di più, man mano che salivano i quattro o cinque piani. Dopo i 10 giorni nelle famiglie, sono riprese in chiesa le cerimonie, fino alla solenne chiusura con la processione, un successo incredibile, resterà nella memoria di Oltrisarco! Non c’è ricordo di quanto sia stata fatta l’ultima per le vie Asiago e Claudia Augusta, a causa del traffico. Ma stavolta è andata, ci hanno preceduto i vigili come “angeli custodi” e ci ha aiutato anche il tempo che pareva minaccioso. La Madonnina ha così potuto passare per il nostro rione distribuendo le sue benedizioni! I membri del consiglio pastorale parrocchiale hanno portato in processione gli stendardi rappresentanti i misteri del s. rosario... Un grazie va a P. Paolo per la sua opera e per le sue parole semplici, ma proprio per questo penetranti ed indimenticabili e grazie anche a P. Mauro per il suo lavoro iniziale, ma soprattutto grazie a quelle innumerevoli persone che, senza farlo sapere a nessuno, si son date da fare perché tutto fosse efficente.
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S. FAMIGLIA - BOLZANO PARROCCHIA
“se Tu lo vuoi...” e la Madonna ha fatto molto da sola!
Rev. Padre Mauro, Le spedisco una breve relazione circa l’esperienza della “peregrinatio Mariae” fin dal momento in cui, in settembre, non ancora inserita nell’anno sociale ero un po’ spaventata dall’impegno di coadiuvarne l’organizzazione... “se Tu lo vuoi tutto andrà bene” Le avevo detto in preghiera e così è stato perché la Madonna ha fatto molto da sola. Gli incontri dell’équipe non sono stati molti e le famiglie si sono prenotate in numero equo, in modo tale da coprire tutto il periodo dall’8 al 26 dicembre, per fare di ogni casa un piccolo cenacolo di preghiera. Sono stati importanti i tre giorni di preparazione alla “peregrinatio”: dal 5 all’8 dicembre. Le presenze non strepitose (la parrocchia della Sacra Famiglia difficilmente attira in modo compatto) hanno però colto il messaggio dei padri Mauro e Paolo. Quest’ultimo si è soffermato su alcune riflessioni di S. Luigi Maria Grignon di Montfort: oltre a volere il proprio bene spirituale Maria ci invita ad affidare tutto a Lei affinché lo possa portare a Suo Figlio. La bella immagine materna e maestosa ci ha invitato a fare proprio questo. Avrei voluto essere presente in tutte le famiglie che l’hanno accolta, ma lo sono stata solo nella prima. L’ho vista proprio come “regina della casa”, in una cappellina, su di un altarino attorniato da tanti bambini... “Maria, donaci lo Spirito Santo che ci riempia della Sua Grazia”, questa era la preghiera che recitando il s. rosario s’imprimeva nel nostro cuore uscendo come un grido... Clara Avena
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TI BASTA CIO’ CHE SAI O VUOI SAPERNE DI PIU? a cura di P. Roberto Maria Coggi O.P.
La “Catechesi sulla Vergine” del Card. Charles Journet
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Parte seconda (continua) Dopo aver trattato del concetto di degna Madre di Dio, il card. Journet passa a trattare della santità della Beata Vergine. Infatti si comprende facilmente che se la Beata Vergine Maria non fosse stata santa non sarebbe potuta essere la degna Madre di Dio. A questo punto bisogna però precisare cos’è la santità. Essa ha infatti due aspetti, che potremmo chiamare statico e dinamico: * L’aspetto statico riguarda lo stato di santità di un’anima, e dipende dalla grazia santificante. Questa grazia santificante, come dice chiaramente il nome stesso, è una grazia che rende santi (santificante da sanctum facere, rendere santo). Un bambino che riceve il battesimo riceve la grazia santificante, quindi può e deve essere detto santo anche se non esercita ancora alcuna attività santa. Così anche un adulto, anche cristiano mediocre, purché sia in grazia di Dio, può e deve essere detto santo. * C’è però anche un secondo senso della parola “santità”, quello dinamico. E in questo senso si dice santo colui che vive santamente, che compie opere sante. Più precisamente quando pratica le virtù cristiane in grado eroico, ossia eccellente e perfetto. In questo senso la Chiesa, attraverso le canonizzazioni, dichiara che alcuni dei suoi figli devono essere considerati santi. Torniamo a Maria Santissima. Ella era santa in ambedue i sensi. Nel primo senso in quanto era “piena di grazia”, nel secondo senso in quanto la testimonianza dei Vangeli, la Tradizione e l’insegnamento della Chiesa presentano la Beata Vergine come un perfetto modello di santità. Sull’espressione “piena di grazia” è però opportuno fare un’osservazione. Tale espressione infatti non rispecchia esattamente il senso delle parole dell’Angelo. Questi infatti saluta la Beata Vergine con le parole: “Cháire, kecharit_mén_”, che si dovrebbero tradurre più esattamente: “Rallegrati, o ricolma del favore divino”. L’Angelo quindi vuole indicare che la Beata Vergine ha ricevuto da Dio una grazia, un dono singolarissimo, quello di essere la Madre del Messia, anzi, la Madre del Figlio stesso di Dio. Però il traduttore latino ha ragionato così: se Maria è ricolma del favore divino, sarà certamente anche Lei stessa piena di grazia, cioè di grazia santificante. La traduzione quindi di kecharit_mén_ con “gratia plena” (piena di grazia) è legittima, anche se è più un’interpretazione che una traduzione fedele.
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Testo del Card. Journet Pienezza di grazia 16) Quale primo dono ha ricevuto Maria per essere la degna Madre di Dio? Dio, secondo il Vangelo, Le concede di essere la Madre di Gesù per mezzo di un miracolo. Ciò è confermato due volte: in S.Luca (Lc1,34-37) e in S.Matteo (Mt 1,20). E’ per questo che noi diciamo che Ella è Vergine Madre. E’ il privilegio della maternità verginale di Maria.
17) Quali altri doni ha Ella ricevuto per essere degna Madre di Dio? - Dio Le ha concesso di essere piena di grazia, cioè di santità: è per questo che la chiamiamo Santa Vergine.
18) La Vergine poteva essere degna Madre di Dio senza essere piena di grazia? - No! Ciò diventa impossibile quando si è compreso tutto ciò che significa la parola: degna Madre di Dio.
19) L’Angelo Gabriele sapeva che la Madre di Dio era piena di grazia? - Sì: Egli Le annuncia che Ella è stata toccata dalla grazia, che il Signore è con Lei (Lc 1,28), e che Ella ha trovato grazia presso Dio (Lc 1,30).
20) Santa Elisabetta, sua cugina, ha saputo che la Vergine Maria era piena di grazia? - Sì: Ella dice alla Vergine Maria che è benedetta fra tutte le donne, che è la Madre del Signore, e che è beata per aver creduto all’Angelo (Lc 1,42-45).
Esenzione da ogni peccato personale 21) La Vergine Maria ha fatto almeno qualche peccato? No, Ella non ha mai fatto alcun peccato, né mortale, né veniale.
22) Come sappiamo noi che la Vergine non ha fatto alcun peccato? Se avesse fatto il più piccolo peccato, non sarebbe stata veramente piena di grazia, e non sarebbe stata la degna Madre di Dio.
23) La Vergine non è stata indiscreta domandando il miracolo di Cana? No, poiché Gesù l’ha esaudita, e ha anticipato così l’ora della sua manifestazione. Quando le disse “Che cosa c’è per me e per te, Donna? La mia ora non è ancora venuta” (Gv 2,4), voleva dire: “queste cose sono di poco conto, o Donna! L’ora di manifestarmi e di fare un miracolo non è ancora giunta. Tuttavia io voglio esaudirti”.
24) Quando Gesù parla con solennità a sua Madre, dicendole: Donna? - Due volte, quando Egli agisce nella pienezza della potenza divina. * A Cana, dove la sua ora comincia: ed allora Egli compie il miracolo che Maria ha chiesto. * Al Calvario, dove la sua ora si chiude: ed allora Egli ce la dona per Madre (Gv 19,26).
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Commento: Le parole di S.Elisabetta Vorrei fissare l’attenzione sulle parole pronunciate da S. Elisabetta, e precisamente considerare due punti: * Innanzitutto il fatto che S. Elisabetta chiama la Beata Vergine “Madre del Signore”. Ora, il termine “Signore” in questo contesto è sinonimo di Dio (sappiamo che gli Ebrei non pronunciavano mai il nome di Dio). Quindi in pratica S. Elisabetta è come se avesse detto “A che debbo che la Madre del mio Dio venga a me?”. S. Elisabetta ha quindi il merito davvero straordinario di essere stata la prima a far uso della formula “Madre di Dio”, formula della quale abbiamo già parlato a suo tempo, sottolineandone la fondamentale importanza e la meravigliosa profondità. * Inoltre S. Elisabetta loda la Beata Vergine “Te beata che hai creduto”. Qui potrebbe sorgere una difficoltà, poiché leggendo il Vangelo nella traduzione italiana corrente troviamo che la Beata Vergine sembra aver quasi espresso un dubbio alle parole dell’Angelo, quando ha detto “Come è possibile? Non conosco uomo”. Eppure pensare ad un dubbio della Beata Vergine sarebbe del tutto errato. Infatti Zaccaria, che aveva dubitato veramente, divenne muto per punizione, mentre la Beata Vergine Maria non solo non fu punita, ma viene lodata per la sua fede. Ed allora bisogno purtroppo dire che la traduzione italiana corrente è inesatta. Traducendo esattamente il testo greco bisogna dire “Come avverrà questo? Non conosco uomo”. La Vergine non dubita che ciò sia possibile, come farebbe pensare la traduzione italiana corrente (“come è possibile?”), ma si limita a domandare un chiarimento: “Come avverrà questo dal momento che non conosco, e non ho intenzione di conoscere, uomo?”. La Madonna Santissima chiede come si può conciliare la sua maternità con il proposito da Lei fatto, senza dubbio su ispirazione divina, di rimanere sempre vergine. L’esenzione di Maria da ogni peccato Sul fatto che la Beata Vergine non abbia mai commesso alcun peccato, per cui si può dire in senso pieno che non ha conosciuto il
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peccato, è giustamente famosa la decisa affermazione di S. Agostino: “Quando si tratta di peccati, per onore del Signore non voglio che si faccia alcuna questione della Vergine Maria”. Con queste parole S. Agostino elimina totalmente ogni dubbio sulla piena e perfetta santità di Maria. Maria non fu dunque santa solo nel primo senso, in quanto cioè ripiena di grazia santificante, ma anche nel secondo senso, cioè nel senso che in tutta la sua vita praticò la più eccelsa santità. A parte Gesù, non vi è stata su questa terra una creatura più santa della Beata Vergine Maria. Ella brilla dinanzi al peregrinante popolo di Dio come il modello più eccelso a cui tutti i cristiani devono guardare per divenire, come Lei, perfetti discepoli del Signore. L’espressione “Donna” con cui Gesù si rivolge a sua Madre Può suscitare una qualche difficoltà il fatto che Gesù si rivolga talvolta nel vangelo a sua Madre chiamandola “donna”. Non sembrerebbe quasi un sottrarle la prerogativa di essere sua madre? Maria, infatti, non è solo una donna, ma è anche sua madre. L’espressione “donna” in realtà non indica per nulla una mancanza di riguardo, né vuole in alcun modo far dimenticare che Maria è veramente madre di Gesù, ma colloca invece la Beata Vergine nel suo ruolo di protagonista, accanto e dopo Gesù, nella storia della salvezza. Infatti nella Bibbia, quando Dio preannuncia il Redentore, dice fra l’altro, rivolto al serpente: “Porrò inimicizia fra te e la Donna”. Questa Donna misteriosa compare dunque all’inizio della Bibbia (Gen 3). E compare anche alla fine, nel cap. 12 dell’Apocalisse, dove si ha la grande visione della Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. E’ certamente a questa Donna che Gesù pensa quando, all’inizio del vangelo di S. Giovanni, rivolgendosi a sua madre la chiama Donna: “Che c’è fra me e te, o Donna?”. Infatti questa Donna ottiene l’inizio dei miracoli di Gesù, e svolge un ruolo di protagonista in tutto l’episodio di Cana. E’ sempre a questa Donna a cui pensa Gesù quando dalla croce pronuncia le parole: “Donna, ecco tuo figlio”. Questa Donna sarà la nuova Eva, la madre dei viventi, la corredentrice del genere umano. E’ a Lei che si riferisce la Bibbia al suo inizio (Genesi 3) e alla sua fine (Apocalisse 12).
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IL ROSARIO CON S. CATERINA DA SIENA MISTERI DELLA GIOIA Primo mistero gaudioso: L’annunciazione dell’angelo a Maria O fuoco e abisso di carità! Perché tu sei così pazzo d’amore? Perché ti sei innamorato della creatura; la vai cercando ed essa ti sfugge: e a lei più vicino non potevi farti che vestendoti della sua umanità... Bussava, o Maria, alla porta tua la Deità eterna, perché voleva venire in te; e mai non vi sarebbe entrata se tu non gli avessi aperto dicendo: “Ecco l’ancella del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo l’umile obbedienza della fede.
Secondo mistero gaudioso: La visita di Maria alla cugina Elisabetta Maria è già un “carro di fuoco”, quando porta nascosto nel suo grembo il Dio-amore, mentre va da Nazaret alle colline della Giudea per visitare Elisabetta. Sotto la cenere della sua umanità, la Vergine Maria porta il fuoco nascosto e velato ... e il fuoco chiama fuoco. “O fuoco che sempre ardi, l’anima che in te conosce sé, dovunque ella si volge, nelle cose piccole trova la grandezza tua”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo la carità fraterna.
Terzo mistero gaudioso: La nascita di Gesù L’amore di Dio scende fino al più misero degli uomini. Infatti Gesù nasce, umiliandosi all’uomo, nella povertà di una stalla, tra gli animali. Chi gliel’ha fatto fare? Solo l’amore... Dio, facendo sé piccolo, ha fatto grande l’uomo .. ”O carità dolcissima e inestimabile, chi potrà non infiammarsi davanti a un così grande amore? Chi ti spinge ad usarci tanta misericordia? Ti muove l’amore...”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo l’amore alla povertà e ai poveri.
Quarto mistero gaudioso: La presentazione di Gesù al Tempio Per le mani della Vergine Madre il Cristo è presentato nella sua umanità al Padre. E’ la via dell’amorosa obbedienza che Egli comincia a percorrere fin da principio, la via che seguirà fino in fondo. E Maria lo offre ora nel tempio, come lo offrirà più tardi, per noi, sul Calvario ... “O sommo Iddio amore inestimabile, Tu ci mostri la cenere della nostra mortalità in Te, perché conosciamo, nella cenere, noi per Te”. Chiediamo la purezza di cuore.
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Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Quinto mistero gaudioso: Il ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio Maria e Giuseppe cercarono per tre giorni il fanciullo Gesù, la loro ansia rivive nella nostra orazione, quando con essa cerchiamo di ritrovare il Signore, che abbiamo smarrito o per il peccato o per la nostra aridità di cuore ...” O Tu lume, dona a noi lume, tu sapienza, dà a noi sapienza, tu, somma fortezza, fortifica”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena.
Chiediamo l’umiltà per cercare Dio e la sua volontà.
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MISTERI DEL DOLORE Primo mistero doloroso: L’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi Vestito del desiderio del Padre e della nostra salvezza, Cristo, infiammato d’amore, dà inizio alla sua prova più grande. Egli non soltanto accetta la volontà del Padre, ma affretta, col desiderio, la volontà di bere il calice amaro della passione... “O passione desiderata! Che non è amata da chi ama se stesso, ma da chi si è spogliato di sé e si è vestito di te”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo la conversione del cuore.
Secondo mistero doloroso: La flagellazione di Gesù alla colonna Cristo è spogliato e flagellato alla colonna, per dimostrare non solo con le sofferenze dell’anima, ma anche con quelle del corpo l’amore ineffabile che Dio ha per noi, e così liberarci dalla schiavitù della carne peccatrice...” O speranza, e rifugio dei peccatori, tu ti comporti verso la tua creatura come se senza di lei tu non potessi vivere”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo di perseverare nella preghiera nel momento della prova.
Terzo mistero doloroso: L’incoronazione di spine Deriso, coronato di spine e schiaffeggiato, Gesù non se ne risente ma sopporta le ingiurie, perché Egli è venuto non per giudicare ma per salvare. Dette prova di un patire che non era debolezza di fronte ai suoi carnefici, ma prova di un amore di sublime altezza, per liberarci dal nostro orgoglio... “ O carità dolcissima e inestimabile, chi potrà non infiammarsi davanti a un così grande amore?”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo l’umiltà del cuore.
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Quarto mistero doloroso: Gesù sale al Calvario carico della croce Gesù corse come innamorato a portare la croce, tanto ardente era il suo desiderio di consumare il sacrificio della nostra salvezza. Tutta la vita era stato pressato da tale volontà di soffrire per noi: questo fu per lui una continua croce... “Che cosa dirò? Farò come chi balbetta, poiché la lingua finita non può esprimere la commozione dell’anima che infinitamente ti desidera”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo di accettare la nostra croce e di portarla con Gesù.
Quinto mistero doloroso: La morte in croce di Gesù Gesù è inchiodato sulla croce, ma non furono i chiodi a tener confitto il Figlio di Dio, ma l’amore per noi. L’apertura del costato, ferito dalla lancia, ci fa scoprire il “segreto del cuore”, cioè dell’amore che non ha confini e che salva il mondo intero... “O somma ed eterna Verità, vedo confitto ed e inchiodato sulla croce il Verbo tuo Figlio, che tu hai fatto a me ponte: per questo il mio cuore scoppia e non può non scoppiare, tanta è la fame di te e l’amore che per te ha concepito”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo la grazia di lasciarci attrarre da Gesù crocifisso.
. MISTERI DELLA GLORIA Primo mistero glorioso: La resurrezione di Gesù da morte Il Sangue di Cristo ha riaperto all’uomo le porte della vera vita. Gesù appare ai discepoli coi segni delle piaghe: essi sono ormai segni di vittoria... “O dolce portinaio, o umile agnello, tu sei quell’ortolano il quale, avendo aperte le porte del giardino celeste, cioè del Paradiso, porti a noi i fiori e i frutti della Deità eterna”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo la fede nel Cristo vittorioso sul peccato e sulla morte.
Secondo mistero glorioso: L’ascensione di Gesù al Cielo Quando Gesù sparisce agli occhi dei discepoli, sembra che non sia più presente, invece è lui stesso che ci invita a salire più in alto nella virtù, desiderando il cielo... “O lume che dài lume nel tuo lume vediamo! Nel tuo lume vedo, e senza esso non posso vedere, perché tu sei quello che sei, ma io sono quella che non sono”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo il desiderio del Cielo.
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Terzo mistero glorioso: L’effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo Lo Spirito Santo discende sugli apostoli come pioggia di fuoco. Egli muove all’orazione, mediante la quale s’accende il fuoco della divina carità, che fa di essa una “madre vestita di fuoco e inebriata di Sangue”... ”Spirito Santo, vieni nel mio cuore, e per la tua potenza trailo a te, Dio, e dammi carità con timore. Guardami Cristo, da ogni mal pensiero; riscaldami e infiammami del tuo santissimo amore, sì che ogni pena mi paia leggera”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo l’effusione dello Spirito Santo.
. Quarto mistero glorioso: L’assunzione di Maria al Cielo Maria come “carro di fuoco” entra nella gloria, come tipo e protezione di ogni anima che entrerà nella perfetta visione di Dio... ”O Maria, lampada d’umiltà, nella quale sta e arde il lume del vero conoscimento, col quale tu levasti te sopra di te, e perciò piacesti al Padre eterno, onde Egli ti rapì e trasse a sé amandoti di singolare amore”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Chiediamo la grazia di affidarci totalmente a Maria.
Quinto mistero glorioso: L’incoronazione di Maria Regina del Cielo e della terra La gloria di Maria Santissima sopra gli angeli e i santi è il trionfo completo e definitivo della verità del Padre in una creatura umana. Tutte le promesse di Dio si avverano per chi ha percorso la via della verità il “Ponte di Cristo Crocifisso”... ”Tu o Maria sei fatta libro nel quale oggi è scritta la regola nostra. In te oggi è scritta la sapienza del Padre eterno, in te si manifesta oggi la fortezza e libertà dell’uomo”. Dagli scritti di S. Caterina da Siena
Proposito: consacrare se stessi a Gesù sapienza incarnata per le mani di Maria.
V. Prega per noi, Regina del Santo Rosario R. Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo PREGHIAMO O Signore Gesù, che per giungere alla glorificazione hai voluto prima vivere una esistenza umana intessuta, come la nostra, di gioie e di dolori, fa che nella Chiesa non vengano mai a mancare ferventi Sacerdoti, Religiosi e Laici che col Rosario di Maria trasmettano agli uomini i misteri della nostra redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
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VIAGGIO A FATIMA
... ha pregato e meditato con noi! Come ogni anno, il Movimento Domenicano del Rosario, ha promosso ed organizzato, tra le varie attività annuali, il pellegrinaggio al santuario della Madonna di Fatima. Quest’anno i pellegrini erano un numero ben maggiore delle volte precedenti, più di un centinaio, provenienti da varie regioni e città del nord e centro Italia.
Il primo giorno del pellegrinaggio, venerdì 10 settembre, alle prime luci dell’alba sono partiti 2 pullman e un pulmino, per raccogliere i pellegrini da varie città e regioni d’Italia. Alle 5,30 è partito da Civitanova Marche, il pullman che raccoglieva la maggior parte dei pellegrini marchigiani. Il pullman ha fatto varie “tappe”, per raccogliere tutti gli altri pellegrini (Ancona, Senigallia, Pesaro), prima di raggiungere l’aeroporto di Roma-Fiumicino alle ore 14,30, dove alle 16 è partito l’aereo per Fatima. Il secondo pullman è partito alle ore 7 da Fano, dove sono saliti gli altri pellegrini delle Marche, per raggiungere l’aeroporto di MilanoLinate. Durante il percorso si son fatte varie tappe, Faenza, Galliera, Modena, Reggio Emilia, Fontanellato, Melegnano, accogliendo i pellegrini che provenivano dall’Emilia Romagna e dalla Lombardia. All’aeroporto di Milano sono convogliati anche quei pellegrini che provenivano da Venezia, Padova e Brescia, e che erano stati raccolti da un pulmino, partito in mattinata da Mestre. Durante il tragitto che ci ha portato ai due aeroporti, c’è stata data occasione di conoscere gli altri pellegrini, e anche di entrare già nel “clima” spirituale del pellegrinaggio con la preghiera a Maria e la meditazione. Giunti a Lisbona alle 18, ci siamo ricongiunti tutti all’aeroporto, dove ci attendevano le nostre due guide che da quel momento ci avrebbero accompagnato per tutta la durata del pellegrinaggio. Da Lisbona, due pullman ci hanno condotto a Fatima. La sera di quel primo giorno, dopo la cena e le prime spiegazioni e indicazioni di P. Mauro per il buon svolgimento del pellegrinaggio, chi lo desiderava ha potuto recarsi nella grande spianata del Santuario e nella cappella delle apparizioni, per la preghiera personale. Il Santuario sorge ora nel luogo dove i tre pastorelli, Lucia, Francesco e Giacinta, conducevano le loro pecore al pascolo. Quel luogo si chiamava “Cova da Iria”. Quando siamo arrivati quella prima sera, anche se era già molto tardi, c’erano ancora dei pellegrini che pregavano nella cappella delle apparizioni. E’ una piccola cappella a lato del piazzale, e sorge proprio sul posto esatto in cui la Madonna è apparsa ai pastorelli. E’ lì che la Madonna ha detto loro che li avrebbe portati in Cielo, invitandoli ad “offrirsi a Dio in riparazione dei peccati, con cui Egli è offeso, e per ottenere la conversione dei peccatori”. E, Lucia, subito ha detto: “Si, lo vogliamo”.
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Proprio in questa cappella, il giorno dopo, l’11 settembre, che era un sabato, al mattino, abbiamo potuto celebrare la S. Messa, presieduta da P. Mauro, a cui hanno partecipato tutti i pellegrini. E’ qui che si trovavano i tre pastorelli quando la Madonna, nella terza apparizione, il 13 luglio 1917, ha mostrato loro l’inferno. Queste sono le parole di Lucia: La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che pareva che si trovasse sotto terra. Immersi in questo fuoco, i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e negre o color bronzo, dalla forma umana, che fluttuavano nell’incendio, trasportati dalle fiamme, che uscivano da loro stessi, insieme a nugoli di fumo e cadevano da tutte le parti, simili alle faville che cadone nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra gridi e gemiti di dolore e di disperazione che facevano raccapricciare e tremare di spavento. I demoni si distinguevano per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e negri. Questa visione durò un istante. E siano rese grazie alla nostra buona Madre celeste che in antecedenza ci aveva rassicurati con la promessa di portarci in Paradiso durante la prima apparizione! Se non fosse stato così, credo, che saremmo morti di paura e di terrore. Poco dopo alzammo gli occhi verso la Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: “Avete visto l’inferno dove vanno le anime dei poveri peccatori” (cf. Lucia racconta Fatima, Brescia, Queriniana, 19872, p. 80). Da questo luogo parte un forte grido ed un pressante invito alla conversione. Come i pastorelli alzarono gli occhi a Maria, così anche noi, siamo invitati ad alzare gli occhi a Lei (cf. Lucia racconta Fatima, p. 122). Essere pellegrino a Fatima significa proprio questo: guardare a Maria, per chiedere a Lei, nella preghiera e nella meditazione, di comprendere i misteri di Dio, per accogliere sempre più il dono della conversione e della salvezza. Quel giorno
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stesso siamo stati alla località detta “Los Valinhos”, per meditare la Via Crucis, nella stessa località dove è apparso l’Angelo ai tre pastorelli, e dove la Vergine stessa, il 19 agosto 1917, ha continuato ad esortarli alla preghiere e al sacrificio, dicendo loro: “Pregate, pregate molto; e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno, perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro” (cf. Lucia racconta Fatima, p. 123). I “Los Valinhos” è una località che sorge accanto al villaggio dove abitavano i tre pastorelli. Abbiamo così potuto visitare la casa natale di Lucia, con accanto il pozzo dove spesso si ritiravano in preghiera e in meditazione, e dove Francesco spesso da solo recitava il S. Rosario, per “consolare” il cuore di Gesù e Maria. A poche decine di metri c’è la casa di Francesco e Giacinta. Una piccola casa rimasta così com’era una volta, povera e semplice: “Beati i poveri... di essi è il Regno dei Cieli”. Ritornati in albergo, nel pomeriggio abbiamo avuto il tempo libero per la foto ricordo, per la visita a Fatima e per quei piccoli acquisti da portare a casa. La sera di quello stesso giorno abbiamo meditato il S. Rosario nella Cappellina delle apparizioni, seguito dalla processione nella spianata del Santuario. La meditazione e la preghiera del S. Rosario, a Fatima, risponde ad un preciso e ripetuto invito che la Vergine ha rivolto non solo ai tre pastorelli ma tramite loro a tutti. Il giorno dopo, domenica 12 dicembre 1999, festa del SS. Nome di Maria, la giornata è iniziata con una conferenza a “due voci”. Una prima parte più storica, sulle origini della preghiera del S. Rosario, il suo splendore e la sua eccellenza tra le varie preghiere nella Chiesa, e sulle associazioni rosariane (P. Mauro). La seconda più spirituale, sul pericolo di fermarsi a quanto si è “sentito” a Fatima, ma che non dura se ci si “ferma lì”, e sull’importanza di “andare all’essenziale” di quanto la Vergine ha detto ai tre pastorelli (P. Paolo). Dopo la S. Messa, celebrate in una cappella di un convento di suore americane, nella città di Fatima, e il pranzo, nel pomeriggio chi lo desiderava ha potuto accostarsi al sacramento della confessione. Alle 17,30 abbiamo partecipato alla solenne adorazione eucaristica, nella spianata del santuario. La sera dopo cena abbiamo partecipato alla Veglia di preghiera, nell’anniversario della quinta apparizione, che comprendeva la recita solenne del S. Rosario, la processione nella spianata con la statua della Madonna portata a spalle sopra una baldacchino tutto coperto di fiori. La processione si è conclusa con la solenne concelebrazione presieduta dal vescovo di Lisbona. Quando siamo giunti nel piazzale, abbiamo visto una scena incredibile: migliaia di fedeli con le fiaccole accese. E molti di questi erano già pronti per passare la notte lì sul piazzale, accampati con cartoni e coperte. Vedere la fede e la devozione di tutti questi pellegrini faceva veramente commuovere e riflettere. La maggior parte erano portoghesi, persone semplici e spesso povere, e c’erano anche molti bambini. E’ proprio vero che Fatima è il Santuario dei portoghesi! Il giorno dopo, 13 settembre, anniversario della 5° apparizione, è stato il momento centrale del pellegrinaggio. Quando al mattino ci siamo recati al piazzale del Santuario, per il S. Rosario internazionale, e la solenne concelebrazione, abbiamo visto una scena davvero indimenticabile: migliaia di pellegrini, raddoppiati dalla sera precedente, che attendevano l’inizio della celebrazione e che nella preghiera cercavano rifugio in Maria. Il 13 settembre 1917, secondo l’invito della Vergine Maria, i tre pastorelli attorniati da un
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folto gruppo di fedeli, si recarono a Cova da Iria. La Vergine, invitandoli a recarsi là ancora il 13 ottobre, li invitò a perseverare nella recita del S. Rosario. Interrogata da Lucia sulla sorte di alcuni malati, la Vergine rispose che “alcuni li avrebbe guariti, altri no, perché il Signore non si fidava di questi ultimi” , rispondendo così a tutti coloro che si lamentano del fatto che Dio compie così pochi miracoli. Al termine della solenne concelebrazione, presieduta dal Vescovo di Lisbona, al canto dell’inno alla Madonna di Fatima, si è riaccompagnata la statua della Vergine nella cappella delle Apparizioni, mentre tutti sventolavano dei fazzoletti bianchi in segno di saluto. E’ un misto di gioia, di felicità, ma anche di amarezza, perché la nostra terra è una valle di lacrime e una terra d’esilio. Dopo il pranzo e un dovuto riposo, siamo partiti alla volta di Coimbra, verso il Carmelo che ospita Sr. Lucia. Durante il percorso abbiamo potuto ammirare la bella città di Coimbra, ampiamente descritta dalle nostre due guide. E’ questa una città molto antica, con palazzi e chiese di grande valore. E’ conosciuta soprattutto per la sua antichissima università ancora rinomata. Terminata la visita alla città, ci siamo recati nelle chiesa del Monastero delle carmelitane, dove abbiamo potuto meditare la terza parte del Santo Rosario. E’ stata veramente una grande grazia pregare nello stesso luogo dove vive e prega Sr. Lucia: lei stessa - come ci hanno confermato al termine della preghiera - ha pregato e meditato con noi. E’ stato molto di più che poterla vedere, perché ci ha fatto il regalo della sua preghiera. Quella giornata, già molto intensa, si è conclusa con la cena in albergo, e con la preghiera personale nella Cappella delle apparizioni. Il giorno dopo, 14 settembre, giorno della partenza, la sveglia è stata molto più presto del solito, per poter essere puntuali alla S. Messa, che contrariamente a quanto era stato prestabilito, abbiamo potuto celebrarla nella Basilica dove, accanto all’altare, si trovano le tombe di Francesco e Giacinta, ininterrotta meta di pellegrini. Terminata la S. Messa, dopo una breve sosta per l’ultima preghiera nella cappella delle apparizioni, ci siamo precipitati di corsa all’albergo per la colazione e gli ultimi preparativi per la partenza. Si racconta che S. Francesco di Sales recatosi in pellegrinaggio a Loreto uscì dalla Santa Casa talmente infuocato d’amore che il suo volto era tutto splendente. Non so se i nostri volti fossero splendenti ed infuocati, alla partenza da Fatima, ma so per certo che Dio vuole che i nostri cuori risplendano del suo amore, e vuole donarci la sua luce anche quando meno ce lo aspettiamo. A noi chiede la vigilanza e la perseveranza nella preghiera. Ed è proprio con un forte invito alla vigilanza che si è concluso il nostro pellegrinaggio. Proprio mentre stavamo completando le ultime operazioni per l’imbarco, all’aeroporto di Lisbona, una nostra pellegrina, la sig.ra Diana, è stata colta da un improvviso malore a cui nulla sono valsi gli sforzi dei soccorsi che sono giunti immediati. Diana, che era stata accompagnata a Fatima da suo marito e da sua figlia, è morta quasi un’ora dopo all’ospedale di Lisbona. Per lei e la sua famiglia abbiamo pregato durante tutto il viaggio di ritorno, affidandoli in modo tutto speciale a Maria: Santa Maria Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.
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perché Giacinta e Francesco? Con grande probabilità il Santo Padre in quest’anno procla-
merà beati Giacinta e Francesco, due dei pastorelli di Fatima che, insieme all’attuale Suor Lucia, ebbero -come è noto- a Fatima la singolarissima grazia di vedere la Madonna, di parlarle e di udire le sue parole. Che cosa significa questa beatificazione ? e perché? Sono domande che ci vengono spontanee. “Bella forza! -qualcuno forse dirà- Saprei anch’io farmi santo, dopo aver visto la Madonna!”. Qualcun altro invece forse penserà che la santità sia legata a fatti di questo genere; per cui, essendo assai rari, sarà portato a pensare che anche la santità è alquanto rara. Altri poi forse rimarranno un po’ scettici: “Che cosa possono saperne -forse dirannodue semplici ragazzini della maturità e delle virtù necessarie per diventar santi?”.
La prima obiezione è forse la più seria. Qualcuno potrebbe essere tentato di vedere in quanto è capitato ai due pastorelli una specie di “ingiustizia” da parte di Dio: “Si dice -potrebbe osservare- che Dio dà a tutti la stessa possibilità di farsi santi; ma poi, in pratica non consente a tutti di partire su di un “piede di parità”, dando ad alcuni, non si sa perché, delle “spinte” iniziali così forti, che per loro il cammino della santità è assai più facilitato: sarebbe come se in una gara sportiva di velocità qualcuno partisse da una posizione più avanzata degli altri: per forza sarà il vincitore!”. Ora, dobbiamo rispondere a questa obiezione che, nel concedere ad alcuni di noi dei favori speciali -come nel caso dei due pastorelli- Dio, in realtà, non commette alcuna ingiustizia nei confronti di coloro che non hanno ricevuto simili favori. Dio sarebbe ingiusto, se non desse a qualcuno ciò che gli spetta, di cui ha bisogno o che ha meritato o di cui ha diritto. Ma non è questo il caso: nessuno di noi ha un “diritto” a ricevere uno speciale favore divino o un miracolo, come sarebbe
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appunto l’apparizione della Madonna. Dio ci dà certo secondo i nostri meriti (al premio o al castigo); ma non bisogna confondere le remunerazioni divine (corrispondenti ai meriti) con le grazie o i favori divini, doni gratuiti ai quali non corrisponde, in chi li riceve, nessun merito, nessuna esigenza, nessun diritto, nessun bisogno. Quindi, quando Dio elargisce un dono di grazia o un favore speciali, qui la giustizia non c’entra per nulla, ma solo la divina bontà, generosità, liberalità o misericordia. Ma forse l’obiettore potrebbe insistere: “Ma allora come la mettiamo con l’universale chiamata alla santità, della quale oggi si parla tanto? Come la mettiamo col fatto, di cui pure si parla, che Dio dà a tutti i mezzi per salvarsi perché vuol salvare tutti?”. Questo è un altro discorso che non c’entra con quello dei favori speciali - e sottolineo: “speciali” - dei quali beneficiano certi santi. Ma non solo certi santi! A volte anche alcuni che si mostrano ingrati e che non corrispondono, per loro colpa, a tanta grazia ricevuta! Quasi sempre gli eretici sono personaggi che hanno ricevuto speciali doni da Dio, ma che purtroppo non ne hanno fatto buon uso. Il Papa di recente ha detto che Lutero aveva in dono una “profonda religiosità”: ma ciò non gli ha impedito di cadere nell’eresia. Dio vuole tutti salvi e dà a tutti i mezzi adatti per questo scopo. Ma chi può legittimamente farGli delle rimostranze se, salva questa universale ed efficace volontà salvifica, vuole beneficare maggiormente e quindi rendere alcuni più santi donando loro, senza alcun merito da parte loro, qualche favore più alto e più raro, come è avvenuto ai pastorelli che hanno visto e parlato con la Madre di Dio? La giustizia divina fa riferimento solo ai meriti: e sotto questo punto di vista dobbiamo essere sicurissimi che Dio è Giudice giustissimo, dando esattissimamente a ciascuno secondo il merito; anzi in ciò Egli ama mescolare anche la sua misericordia -come dice San Tommaso d’Aquino -, premiando i buoni oltre il dovuto e castigando i cattivi meno di quanto meritino. Pertanto, quello che ci deve stare a cuore, non è andare a “scuriosare” con occhio invidioso quali e quanti favori speciali i Santi hanno avuto più di noi, ma è quello di prender atto con gratitudine a Dio dei doni e dei talenti che ha fatto a noi, e di farli fruttare o trafficarli con impegno, amore e senso di responsabilità: questa è la via certissima per tutti per farsi santi. E Dio dà a tutti questa possibilità. Sta a noi corrispondere liberamente, volontariamente e responsabilmente, sempre, s’intende, sotto l’impulso della grazia. Prendiamo pur atto dei doni speciali ricevuti dai Santi, ma solo per lodare il Signore che in essi fa opere grandi!
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Del resto, se Dio dà ai Santi doni speciali, normalmente li sottopone anche a prove durissime, che risparmia a molti altri, più deboli e meno dotati di doni celesti. E Giacinta e Francesco non sono sfuggiti a questa legge generale della santità, come sanno bene coloro che hanno letto la storia della loro vita e le sofferenze ed umiliazioni che essi, semplici ed innocenti fanciulli, hanno dovuto sopportare. indubbiamente, il superamento di queste prove conduce i Santi a una maggiore santità: ma siamo sempre lì: Dio s’impegna con sé stesso e davanti a noi ad offrire a tutti la salvezza (che è già opera della sua misericordia), ma non possiamo assolutamente disapprovare -sotto pena di un’intollerabile arroganza- la sua legittima e insindacabile volontà di fare gratuitamente ad alcuni (pensiamo ai doni ricevuti da Maria!) più che ad altri, salva la possibilità per tutti di farsi santi. Rispondere alle altre due obiezioni è più semplice, anche perché la predicazione odierna sulla santità ha dissipato alcuni equivoci del passato, che stavano alla base delle suddette obiezioni. La prima, infatti, associa la santità ai carismi straordinari, ai miracoli, alle apparizioni e a cose di questo genere. Si tratta di un grave errore. Il fatto che molti Santi canonizzati siano stati gratificati di simili favori non c’entra per nulla con la sostanza della santità, la quale consiste semplicemente (ma è già molto) in quella perfezione della carità e dell’osservanza dei divini comandamenti, che -con l’aiuto della grazia- è possibile e doverosa per chiunque. I doni straordinari possono essere concessi da Dio come conferma o segnalazione o garanzia di una superiore santità, quella appunto canonizzabile, ma, ripeto, non entrano affatto nell’essenza sostanziale e nei requisiti necessari e sufficienti per farsi Santi. Su questo punto la prassi recente della Chiesa, proprio nell’intento di sfatare quel pericoloso pregiudizio che ho denunciato, ama beatificare o canonizzare fratelli che in vita non hanno compiuto miracoli né sono stati oggetto di particolari favori mistici o divini, come per esempio è stato per S. Teresa di Gesù Bambino o per S. Massimiliano Kolbe. Quello che si richiede è l’ “eroicità” della carità, ossia la carità esercitata in grado sommo e perfetto. Ma la carità è la legge di vita di ogni cristiano.
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“Ma -forse qui si potrebbe obbiettare- e il miracolo riconosciuto dalla Chiesa per beatificare o canonizzare qualcuno? “ . Non è necessario per la santità ordinaria -che è la cosa essenziale che ci deve stare a cuore-, ma per disposizione della Chiesa, è il segno divino che la Chiesa considera oggi (disposizione, questa, che potrebbe mutare) come necessario per proclamare quella santità straordinaria che è la santità canonizzabile. Ma nessuno ci impedisce di pensare che in paradiso ci siano dei santi più grandi di quelli canonizzati sulla terra, per il semplice fatto che essi (pensiamo per esempio a monaci o eremiti) sono vissuti nascosti agli occhi del mondo e noti solo a Dio. Infine, l’obiezione alla quale si può rispondere più facilmente, è la terza: come possono dei semplici ragazzi possedere la maturità umana e spirituale per essere proclamati santi? Delle due cose sembrerebbe doversene sceglierne per forza una: o la santità è “una cosa da ragazzi”, e allora non può essere una cosa seria; o è una cosa seria; ma allora non può essere una cosa per ragazzi. E invece sta proprio qui uno degli apparenti paradossi della concezione cristiana della perfezione umana, e quindi della santità: il pensiero cristiano qui è chiarissimo -in tal senso è facile rispondere all’obiezione-, a causa delle formali dichiarazioni di Nostro Signore, per il qualche il Regno dei Cieli è proprio per coloro che “diventano come i bambini” (Mt 18,3); anzi è proprio per loro (cf Mt 19,14), ai quali solo, e non ai “sapienti ed agli intelligenti”, sono rivelati i misteri del Regno (cf Mt 11,26). Il difficile è comprendere che cosa ciò voglia dire e come sia possibile. “Bambino”, “piccolo”, “povero”, nella Scrittura, sta innanzi tutto per “umile” e “semplice”. Ma proprio perché il bambino è spontaneamente tale, l’umile e il semplice sono paragonati a loro, anche se si tratta di adulti. E l’umiltà e la semplicità evangeliche sono requisiti essenziali alla santità. Inoltre, bisogna ricordare che la perfezione e la santità cristiane non sono tanto il risultato delle forze umane (occorrono anche quelle!), quanto piuttosto della potenza della grazia divina, alla quale pertanto il santo consente di operare, nella sua vita, le sue meraviglie. Per far questo non occorre necessariamente la maturità umana dell’adulto, ma basta la volontà del, bambino. Inoltre bisogna evidentemente considerare che la santità che la Chiesa ci proporrà nei pastorelli di Fatima sarà -come è logico che sia- la santità propria o proporzionata a quella che possono e debbono raggiungere dei fanciulli, anche se nulla vieterà che essi possano essere di esempio anche agli adulti. La santità è possibile ad ogni età; per molto tempo la Chiesa ha proposto prevalentemente una santità “da adulti”; e perché non dovrebbe proporre anche quella per i ragazzi? P. Giovanni Maria Cavalcoli, OP
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il rosario è “proprio nostro” Il 2 febbraio 1974, solennità della Presentazione del Signore e della Purificazione di 25 anni fa, Papa Paolo VI pubblicava l’esortazione apostolica “Marialis cultus”, dedicata appunto al culto della Madonna. Un intero capitolo (42-52) è dedicato al rosario:
“E’ stato chiamato il compendio di tutto il Vangelo: la corona della Beata vergine Maria, il Rosario... Dal Vangelo esso trae l’enunciazione dei misteri e le principali formule; al Vangelo si ispira per suggerire, movendo dal gioioso saluto dell’Angelo e dal religioso assenso della Vergine, l’atteggiamento con cui il fedele deve recitarlo; e del Vangelo ripropone, nel susseguirsi armonioso delle Ave Maria, un mistero fondamentale -l’Incarnazione del Verbo- contemplato nel momento decisivo dell’Annuncio fatto a Maria. Incentrato nel mistero dell’Incarnazione redentrice, il rosario è preghiera di orientamento nettamente cristologico. Infatti, il suo elemento caratteristico -la ripetizione litanica dell’Ave Maria- diviene anch’essa lode a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’Angelo e del saluto della madre del Battista: “Benedetto il frutto del tuo seno” (Lc 1,42). Diremo di più: la ripetizione dell’Ave Maria, costituisce l’ordito sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri. Il Gesù che ogni Ave Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, a volta a volta, il Figlio di Dio e della Vergine, nato in una grotta a Betlemme, presentato dalla Madre al tempio, giovanetto pieno di zelo per le cose del Padre suo, Redentore agonizzante nell’orto del Getsemani, flagellato e coronato di spine; carico della croce e morente sul Calvario, risorto da morte e asceso alla gloria del Padre, per effondere il dono dello Spirito. E’ noto che appunto per favorire la contemplazione e far corrispondere la mente alla voce, si usava un tempo -e la consuetudine si è conservata in varie regioni- aggiungere al nome di Gesù, in ogni Ave, una clausola che richiamasse il mistero enunciato. Si è pure sentita con maggiore urgenza la necessità di ribadire accanto al valore dell’elemento di lode e dell’implorazione, l’importanza di una altro elemento essenziale del rosario: la contemplazione... Per sua natura, la recita del rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso che favoriscano nell’orante la
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meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze”. Questa pagina di Papa Paolo VI ci spiega come il rosario che offriamo ogni giorno alla Madonna e, attraverso di Lei, al Signore Gesù, possa diventare una preghiera di singolare densità e bellezza. Un vero contemplare, gustare e vedere, per mezzo di Maria SS.ma, quel Gesù, il Figlio di Dio, incarnato, fatto uomo, crocifisso in espiazione dei nostri peccati e per ridarci la vita divina della grazia, risorto e glorificato dal Padre. Una supplica a Lui, affinché Egli, per mezzo di Maria, viva in noi, adori il Padre e si riveli ai fratelli tramite le nostre parole e le nostre azioni. Un vero itinerario di santità. Nel convento di S. Domenico di Bologna, in quei giorni, un domenicano esemplare, P. Enrico Rossetti, allora provinciale dell’Utriusque Lombardiae, nel leggere la Marialis cultus di Paolo VI, provò una grande gioia: la gioia di veder confermate dal Papa tutte le glorie di Maria ed esaltato il suo rosario. Lui, P. Enrico, al Capitolo Generale dell’Ordine (1968) a River Forest (U.S.A.) in qualità di perito, riuscì a far inserire nelle nuove Costituzioni Domenicane due norme che riconoscevano il Rosario “costituzionale” alla Famiglia Domenicana. Quel giorno nel suo diario scrisse: “Ai piedi di Maria sono così contento che mi viene da piangere. Ormai tutti mi celiano amabilmente: sono “il padre del rosario””. Il testo di Paolo VI, ora citato, su questa terra fu l’ultima gioia di Padre Rossetti, che se ne andrà improvvisamente da questo mondo a 58 anni di età, il 29 marzo 1974. Ma ogni cristiano, tanto più ogni membro o amico della Famiglia Domenicana, può dire con forza: “Il rosario è fondamentale, è proprio nostro”. E ancora: “Dal rosario, ogni bene”. Paolo Risso Laico Domenicano ritratto di P. Enrico Rossetti, schizzato da P. Venturino Alce
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NUOVI ISCRITTI AL MOVIMENTO DOMENICANO DEL ROSARIO a) sono stati iscritti all’associazione del Rosario Vivente: 1) da Mariella Albertini e Maria Andreani: Marcella Agostinelli e Anita Quadri di Borgo S.Maria (Ps), Maria Rosaria Tirabelli di Villa Ceccolini (Ps), Romilde Giombani - Claudia Conti e Maria Denis Sabbatini di Montelabbate (Ps), Giuliana Dini e Guerrina Del Bene di Pesaro, Elisa Piccini - Giuseppina Zonghetti - Agnese Di Sante - Arduina Del Bene - Patrizia Spadoni di Novilara (Ps), Cesar Luis Gentilini di Riccione (Rn), Maurizio Magì di Ancona. 2) dalla segreteria: Nerina Bosi di Pegognaga (Mn), Valeria Giancane di Bergamo, Elena Pattuelli di Lugo (Ra), Elena Serventi di Cingia dè Botti (Cr), Eva Macchiarulo di Buccinasco (Mi), Mirella Lago di Bolzano, Don Roberto Primavera di Bologna, Pierangela Medaglia -Fiorenza Bianchi - Diodata Bianchi - Santina Bianchi Gianfranco Bonomi - Silvana Bonomi di Lumezzane (Bs), Pierangela Taiola di Cogozzo (Bs), Rosangela Zorzi di Sarezzo (Bs). 3) da Maria Grazia Pinna di Busto Arsizio (Va): Michela Diani - Maria Rosa e Lidia Costantino - Giovanni Armiraglio - Maria Angela Scivolo di Busto Arsizio (Va), Patrizia De Paola di Bienate (Va), Antonella Manzi di Gorla Maggiore (Mi), Angelo ed Eleonora Monticelli di Uboldo (Va), Eugenia e Clara Faggioli di S.Lazzaro (Bo), Daniele Fiaccola di Busto Arsizio (Va), Lorella Giannotti di Milano. 4) da Jole Sartori Franco di Versa (Go): Ivana Baldassi, Marta Colant, Giovanna Comelli, Marina Donda, Gioconda Franco, Maria Pia Franco, Delfina Oliva, Emma Paveotti, Maria Peressin, Silvia Rigotti, Jole sartori, Elisabetta Sponton, Gigliola Lufieri di Versa (GO) e Lucia Franco di Chiofris (GO) .b) sono stati iscritti alla Fraternita o Gruppo del Rosario: 1) dalla segreteria: Anna Serra - Gigliola Serra - Nello Delù di Cagliari, Cristina Meccariello di Milano, Elisabetta Sangalli di Villasanta (Mi), Raffaella Rossi di Clusone (Bg), Isabella Verzieri di Ranica (Bg), Nella Maria Spingardi di Bergamo, Maela Bolognini - Giamberardo Addarii di Bologna, Clara Ruzzier di Bolzano, Mirella Caffarra di Fontanellato (Pr), Giuseppe Occhi di S. Felice sul Panaro (Mo) Rosa Bonacini e Annachiara Amico di Modena. 2) da Mariella Albertini e dalla segreteria: Elena Forte di Borgo S. Maria (Ps), Clara Alessandrini - Rossetti Jole - Ester Martinelli ed Emilia Tripiciano di Pesaro, Luigia Tibolli di Accadia (Fg), Antonella Zanini di Modena, Francesca Gaboardi e Irma Mazza Spelta di Castelnuovo Bocca d’Adda (Lo), Salvatore Russo e Adelmo Nedo Casini di Milano, Sabato De Luca di Salerno, Giuseppe Finamore di Sturno (Av), Stefano Mattei di Urbino (Ps), Francesco Maulà di Garbagnate Milanese (Mi). 3) dalla segreteria: Enrica Vezzoli - Gaudina Toiola - Angela Bianchi di Lumezzane (Bs), Carla Marfoglia di Pesaro, Gianni Donzello di Ispica (Rg), Oriano Luigi bezzi di Piangipane (Ra), Giulio Bianchi di Pistoia, Paolo Deromedis di Trento, Mattia Scascighini di Fescoggia (Svizzera), Antonella Bruni di Vipiteno (Bz), Gustavo Montoya Mondragon di Milano, Pia Galleano di Parma, Giuliana Baiocco di Osimo (An), Irene Aguilar di San Josè (Costa Rica). c) sono stati iscritti all’Ora di Guardia: Annachiara Amico il 25 di ogni mese dalle 18,30 alle 19,30; Francesco Maulà l’11 di ogni mese dalle 23 alle 24; Pia Galleano la 1° domenica del mese dalle 6 alle 7; Antonella Bruni il 1° lunedì del mese dalle 18 alle 19; Giuliana Baiocco il 24 di ogni mese dalle 5 alle 6; Gustavo Montoya Mondragon il 1° mercoledì dalle 13 alle 14; Antonella Bruni il 2° martedì dalle 18 alle 19; d) sono stati nominati zelatori o zelatrici: Nevona Turchetto e Clara Avena di Bolzano, Sabato De Luca di Salerno, Luisa Scarel di Villesse (Go), Manlio Ferrari di Modena, Maria Grazia Pinna di Busto Arsizio (Va), Jole Sartori Franco di Versa (Go).
RICORDO CHE per gli iscritti (vivi o defunti) alle Associazioni del Rosario nella Basilica Patriarcale di S.Domenico a Bologna nelle prime quattro domeniche del mese, viene celebrata una santa messa alle ore 18.
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PAGINA DELLA RICONOSCENZA Hanno offerto ✓ per onorare la B. Vergine, sostenere ROSARIUM e il Movimento Domenicano del Rosario: Maria Belelli, Suor Angelica Betto, Giorgio e Paola Cecca, Giovanni Gaetano Covezzi, Graziella Franceschini, Parrocchia Pieve S. Marino (Fi), Gruppo del Rosario di Secchiano (Ps), Don Giampiero Marchesini, Don Paolino del Santuario B. V. delle Grazie di Este (Pd), Don Giorgio Paolini, Mons . Giovanni Signani della chiesa Collegiata di Lugo (Ra), Augusta Paridi, Sofia Manto, Maria Sandonà, Mirella Caffarra, Don Roberto Lorenzoni della parrocchia del Rosario di Bolzano, Monastero Domenicano di Loro Piceno (Mc), Giancarlo Riccio, Monastero Domenicano di Cagli (Ps), P. Antonio della parrocchia di S.Martino di Senigallia (An), Giuliana Bartali, Agnese Milani Torresan, Giovanna Cecchini, Nini Gavina Zanucchi Pompei, Suore Domenicane del S. Rosario di Melegnano, Pieve S. Martino di Sesto Fiorentino (Fi), Angelo Negri, Suor Maria di Montfort, Giulio Carducci, Antonella Bruni, Famiglia Persici, Livia Bianchi, Gruppo del rosario di Rivara (Mo), Famiglia Giacobazzi Breviglieri, Maria Rizzon, Cleofe Cacciarru, Anna Stamerra, Nini Gavina Zanucchi Pompei, Gruppo Rosario di Montodine (Cr), Gruppo del Rosario di Vignola (Mo), Famiglia Negri, Giovanna Cella, Angela Passoni, Giuseppina Sarzi Sartori, Monache Domenicane di Montefiore dell’Aso (Ap), Imelde e Alberta Sponticcia, Francesca Bruno, Nini Gavina, Katia Baroni, Antonella Spurio, Simonetta Moroni, Parrocchia S. Stefano di Nerviano (Mi), Elena Pattuelli, Giulia De Luca, Domenicane “S.Caterina da Siena” di Milano, Lorenzo Pedrali, Dr. Antonio Petrelli, Quinta Speranzini, Ines Colombo Finoli, Gisella Natale, Suore Scuola Materna di S.Giovanni Bianco, Stella Tombolesi, Monastero Domenico di Azzano S. Paolo (Bg), Grazia Stevani, Palma Cornago, Viola Martina, Lina Moretti con abbonamenti, Augusta Paridi, Elena Bianconi, Maria Bondi, Alessandra Lattanti, Roberta Guatelli, Monastero Domenicano “S. Agnese” di Bologna, Don Paolo Rizzi, Milena Guiducci, Silvana Castignani, Giuseppina Pagliaro, Antonio Alias, Michele cassano, Maria belelli, Anna e Teresa Bolmini, Suore Marcelline di Bolzano, Suore Domenicane della Beata Imelda di Tambre, Suore Domenicane della Beata Imelda di S.Angelo di S.Maria di Sala, Stefano e Silvia Ferragina, Suore Domenicane di S. Caterina di Trebaseleghe, Famiglia Ravaioli Lancellotti, Monastero Domenicano “Ara Crucis” di Faenza (Ra), Raffaella Carboni, Maria Morresi, Maria Barbato, Teresina Battisti, Mirella Caffarra, Fabio Capello, Mina Canova, Maria Cavallaro, Assunta Celani, Amalia Cerotti, Domenicane della Beata Imelda di Ferrara, Graziella Franceschini, Grazia Donatella, Concetta Gasparini, Maria Magnago, Mario Marchiori, Maria Muroni, Padri Domenicani di Modena, Maria Perotti, Romano Rabini, Vittorina Soccombi, Maria Vassalli, Marta Gemma Vicentini, Giampaola Negri, Norma Costantini, Elisabetta Oliva, Giovanna Cecchini, Pia Galleano, Maria Angela Savini, Giovanna Chirico, Elvira Agerde, Maria Formaggio, Santina Egilio Pavarin, Lino Reggianini, Noemi Stacchio, Suor Bernadetta Tosi, Offerte raccolte durante il pellegrinaggio in Terra Santa dal 27-12 al 5-1-2000, Maria Luisa Donati, Famiglia Nicoli Aldini Del Giudice, Giovanna Avaltroni, Oriano Luigi Bezzi, Maria Luisa Bortolotto, Bruna Brambilla, Cleofe Cacciarru, Anita Capponi, Tommasa Carrà, Giuseppina Cavedaschi, Marina Cesaroni, Aldo Cherubini, Maria Antonietta Di Marco, Tecla Di Marco, Lucia Silvestri, Maria Teresa Polleschi, Arcangela Polleschi, Domenicane della B. Imelda di Villa Pace a Bologna, Domenicane di S.Caterina di Casale Monferrato, Francesca Gaboardi, Galdina Teodora Treu, Orietta Grandi, Natalina Malmusi, Elda Martini, Franca Mascitti, Gina Merli, Pasqualina Midi Ceccolini, Rosella Morici, Filippo Orati, Padri Domenicani di Alessandria, Maria Luisa Palma, Felicia Persico, Luigi Pivi, Don Antonio Riguzzi, Carla e Cesare Rizzon Vietti, Attilia Rosa, Lorella Sant, Giuliana Serafini, Gino Trombi, Maria Luisa Turchi, Renata Vagnini, Anna Zanotti, Piera e Chiara Bord_Ï à¡±Jolanda Guido, Lucia Turci, Giovanna Girgenti, Graziana Giuliani, Maria Rosaria Governali, Carla Gilardi, Anna Baldi, Elena Cecchi, Maria Chausser, Maria Ferrario, Elda Filiberti, Guglielmina Gaiga, Dina Girolimini, Decio Mancioli, Maria Grazia Pinna, Umberto Renzi, Francesca Vallorani, Giovanni Viberti, R ita Pedditzi,ias, Gruppo del Rosario di Villesse (Go), Maria Chiara Gagliardi Ballatori, Maria Vecchi Luppi, Assunta Barzotti, Pellegrini in Terra Santa dal 27-12 al 5-1-2000, Annunziata Borsini, Glauca Menduini, Cesarina Venturelli
.✓ per le adozioni a distanza: Assunta Lorenzetti, Irene Di Giovanni,
✓ per sostenere l’opera dei pellegrinaggi:
Offerte raccolte durante il pellegrinaggio in Terra Santa dal 27-12 al 5-1-2000,
.✓ per le missioni: Augusta Paridi, Offerte raccolte durante il pellegrinaggio in Terra Santa dal 27-12 al 5-1-2000, Ringrazio tutti di cuore per quanto fate -ognuno nel suo piccolo- al fine di sostenere il MOVIMENTO nella promozione del s.rosario e della devozione alla B.Vergine: assicuro il quotidiano ricordo nella preghiera ma soprattutto alla celebrazione della s.messa
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