Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art ,1 comma 2, DCB Bologna - Anno XXXIX - n. 2 - II trimestre
Movimento Domenicano del Rosario - Provincia “S. Domenico in Italia”
2/2006
LETTERA DEL PROMOTORE
ROSARIUM Pubblicazione trimestrale del Movimento Domenicano del Rosario Proprietà: Provincia Domenicana S. Domenico in Italia via G.A. Sassi 3 - 20123 Milano Autorizzazione al Tribunale di Bologna n. 3309 del 5/12/1967 Direttore responsabile: fr. Mauro Persici o.p. Rivista fuori commercio
Le spese di stampa e spedizione sono sostenute dai benefattori Anno 39°- n. 2 stampa: Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s. Milano - via P. della Francesca 38 Movimento Domenicano del Rosario Via IV Novembre 19/E 43012 Fontanellato (PR) Tel. 0521822899 Fax 0521824056 Cell. 3355938327 e-mail movrosar@tin.it
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Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. L’invio delle fotografie include il consenso per una eventuale pubblicazione.
In copertina: Mura del castello di Erode in una foto di Paolo Gavina Foto di pag. 3 e seguenti: ALBRECHT DÜRER, Festa del Rosario, Praga, Národní Galerie.
Gent.mi lettori, questa volta ROSARIUM dovrebbe esserVi recapitato verso la fine del mese di maggio se non addirittura verso i primi di giugno: ciò non è a caso! Infatti, durante tutto il mese di maggio è difficile trovare una comunità che, in un modo o in un altro, guidata da un sacerdote, da un religioso o da qualche laico di buona volontà, non sia impegnata in una qualche pratica mariana volta a celebrare e supplicare la Madre di Dio e nostra Madre venerata sotto il titolo di “Regina del Mese di maggio”, ma... ricordate che in un anno non c’è solo questo mese! Da qui il perché, inviando la rivista ora, vorrei proporVi nuovamente di continuare a curare lo slancio mariano, maturato in questo mese, facendo in modo che si protragga possibilmente per tutto l’anno fino al prossimo mese di maggio... potrete così mantenere vivo il cuore mariano nella Vostra comunità. Nella speranza che possano essere utili a questo fine, come incentivo, stanno per essere consegnati, a coloro che lo hanno richiesto, anche i “pacchi promozionali” contenenti materiale vario che avevamo a disposizione. Invocando su tutti e su tutte le iniziative la materna protezione della Madre celeste, regina del santo Rosario, Vi saluto fraternamente fr. Mauro Troverete un’immaginetta di Padre Tyn allegata a questo numero di Rosarium
SOMMARIO Mariologia (IV): Maria presso i Santi Padri
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Dall’Enciclica “Deus Caritas est”
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Padre Tomas Tyn
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Pellegrinaggi in Terrasanta e a Lourdes
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Pagina della riconoscenza
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La preghiera di don Andrea Santoro
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Mariologia Pa r t e I V
Maria presso i Santi Padri (parte II)
P. R o b e r t o C o g g i
MARIA PRESSO S. AMBROGIO E S. AGOSTINO S. AMBROGIO (+ 397) Può essere giustamente definito «il padre della mariologia occidentale». Ritengo che lo si possa considerare come il primo grande «innamorato di Maria». Egli attinge inesauribilmente alla Sacra Scrittura, seguendo quella linea di pensiero che da Origene passa attraverso Atanasio e i Padri Cappadoci. La verginità è al centro del suo interesse. È stato detto che «la verginità, attinta forse alla sua devozione mariana, è come il paese del suo cuore» (A. Hamman). Egli parla con entusiasmo della vita monastica e della consacrazione verginale al Signore. Sua sorella Marcellina ebbe il velo di vergine da Papa Liberio, e lo stesso Ambrogio si prese cura di molti monasteri di vergini. Maria Santissima è per lui il modello dell’assoluta perfezione per tutti i cristiani, ma soprattutto per quanti si consacrano a Dio nella verginità. È celebre il ritratto che egli fa della Vergine Maria1: «Ella era vergine non solo di corpo, ma anche di mente, e non falsò mai, con la doppiezza, la sincerità degli affetti. Umile di cuore, riflessiva, prudente, non loquace, amante dello studio divino, non riponeva la sua speranza nelle instabili ricchezze, ma nella preghiera dei poveri. Assidua nel lavoro, modesta nel parlare, cercava come giudice dei suoi pensieri non l’uomo, ma Dio. Non offendeva nessuno, era caritatevole con tutti, rispettava i più anziani, non invidiava gli uguali. Fuggiva l’ostentazione, seguiva la ragione, amava la virtù. Quando mai offese, sia pure con un solo sguardo, i genitori? Quando mai fu in disaccordo con i congiunti o disprezzò il misero? Quando mai dileggiò il debole? Quando schivò il povero, ella che era solita prendere parte a convegni umani solo quando lo richiedeva la carità e non ne scapitava il pudore? Nulla di bieco nello sguardo, nulla di arrogante nelle parole, nulla di inverecondo negli atti. Non un gesto incomposto, non un passo precipitato, non voce alterata. L’aspetto stesso della sua persona rifletteva la santità della mente ed era espressione di bontà»2.
S. Ambrogio insiste poi con estrema decisione sulla verginità di Maria nel parto: ella è la «porta chiusa» di cui ha parlato il profeta Ezechiele (44, 1 ss.). Ecco come S. Ambrogio si esprime: «Il profeta aggiunge poi di aver visto edificare, su un altissimo monte, una città con molte porte, una delle quali è chiusa; e il Signore mi disse: questa porta sarà chiusa e non si aprirà, e nessun uomo passerà per essa (...). Qual è questa porta se non Maria? E
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S. AMBROGIO, Le vergini 2, 7, PL 16, 209 (220). Chi volesse proseguire nella lettura di questa incantevole descrizione della Beata Vergine può consultare facilmente Testi Mariani del Primo Millennio 3, Città Nuova, Roma 1990, pp. 164 ss.
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perché è chiusa se non perché è vergine? Maria è dunque la porta per cui Cristo entrò da lei senza offuscarne il candore. “Questa porta, dice, sarà chiusa e non si aprirà”. Nobile porta è Maria, che era chiusa e non si aprì. Passò per essa Cristo senza aprirla (...). La verginità è la porta chiusa, il giardino cintato, la fonte sigillata»3.
A S. Ambrogio dobbiamo poi una delle più belle pagine della letteratura cristiana, quando egli descrive Maria sotto la croce: «La madre mirava con occhio pietoso le piaghe del Figlio, dal quale sapeva che sarebbe venuta la redenzione del mondo. Stava ritta, offrendo uno spettacolo non dissimile da quello di lui, mentre non temeva chi l’avesse uccisa. Il Figlio pendeva dalla croce, la madre si offriva ai persecutori. Se l’avesse fatto anche solo per essere abbattuta prima del Figlio, già sarebbe lodevole il suo affetto materno, per il quale non voleva sopravvivere al Figlio; ma se invece l’ha fatto per morire col Figlio, è perché bramava di risorgere con lui, non ignara del mistero di aver generato colui che sarebbe risorto. Sapendo inoltre che la morte del Figlio avveniva per il bene di tutti, si affrettava anche lei, se avesse semmai potuto apportare qualcosa al bene comune con la sua propria morte»4.
Scrive il Toniolo: «Con questo scorcio Ambrogio supera di gran lunga tutta la tradizione greca; non c’è più la spada del dubbio che trafigge la Vergine alla morte del Figlio: c’è una donna che sa chi è colui che muore e sa perché lo ha generato; sa che morendo egli salva e risorgerà glorioso, e vuole precederlo nella morte, o almeno accompagnarlo per risuscitare subito con lui; vuole condividerne la causa fino al martirio. È la madre del Redentore che inaugura i tempi nuovi con il suo mistero pasquale»5. Un altro punto caratteristico di S. Ambrogio è il parallelismo Maria-Chiesa, su cui insisterà molto il Concilio Vaticano II. Scrive, fra l’altro, il nostro Autore: «Ben a ragione Maria è sposa, ma vergine, perché essa è l’immagine della Chiesa, che è senza macchia, ma anche sposa. Ci ha concepiti verginalmente dallo Spirito e verginalmente ci dà alla luce, senza un lamento»6.
Questo passo di S. Ambrogio è uno dei pochissimi citati dal Concilio con l’esplicita indicazione dell’autore; leggiamo infatti nella Lumen Gentium: «La Madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (n. 63).
S. AMBROGIO, L’educazione della vergine, 52-58, PL 16, 319-321. ibid.., 49, PL 16, 318. 5 E. TONIOLO, l. cit., p. 1072. 6 S. AMBROGIO, Commento a S. Luca 2, 7, PL 14, 1555. 3 4
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S. AGOSTINO (+ 430) Il più grande fra i Padri dell’Occidente, e forse il più grande fra i dottori cristiani in assoluto, presenta una dottrina mariologica perfetta, raccogliendo il meglio della tradizione precedente, e offrendo anche certe intuizioni sul mistero della Vergine Maria che appaiono di una profondità unica, e che saranno accolte dal Concilio Vaticano II. Non per nulla egli è il Padre più citato dal Concilio, il quale attinge da lui soprattutto la tendenza a collocare la Beata Vergine Maria nel contesto del mistero di Cristo e della Chiesa. Ella si trova al centro di un misterioso piano di Dio, ed è una pura grazia del Signore donata a Cristo e all’umanità. Secondo S. Agostino la maternità divina di Maria e la sua verginità prima del parto, nel parto e dopo il parto appartengono ai dati della fede. Egli sostiene in particolare che Maria emise un vero e proprio voto di verginità prima dell’Annunciazione, tesi che diventerà patrimonio comune della tradizione occidentale. Egli poi ha espressioni entusiastiche di lode riguardo alla santità personale di Maria, della quale, «per l’onore che si deve al Signore non voglio che si faccia alcuna questione quando si tratta di peccati»7.
Ma questa totale esclusione del peccato si estende anche al peccato originale? La questione è molto interessante, e va inquadrata in un ambito più ampio. L’eretico Pelagio aveva sostenuto la perfetta santità di Maria, ma in quanto era mosso a ciò dalla sua negazione del peccato originale e dal suo ottimismo riguardo alle possibilità della natura umana, anche se abbandonata alle sue sole forze. Maria sarebbe un caso di perfetta santità, che però sarebbe accessibile a tutti. S. Agostino risponde con particolare acume che il caso di Maria è un’eccezione, che ha come spiegazione un intervento particolare della grazia di Dio8. Ma il vescovo pelagiano Giuliano di Eclano portò il conflitto su un punto più delicato: non più l’assenza dei peccati attuali, bensì quella del peccato originale, trasmesso per generazione, secondo S. Agostino. In questo modo, dice Giuliano, «tu consegni Maria al diavolo per la condizione della sua nascita»9. Qui il vescovo di Ippona, fa notare il Laurentin10, «non ebbe la stessa padronanza che aveva avuto nel conflitto precedente, e se la cavò con un testo equivoco, in cui si può vedere chiaramente, in definitiva, il progredire delle due esigenze della Tradizione [santità piena di Maria e trasmissione ereditaria del peccato originale], ma in cui tutti gli autori seguenti vedranno per lunghi secoli la negazione del privilegio dell’Immacolata Concezione». Ecco il testo: S. AGOSTINO, La natura e la grazia 42, PL 44, 267. Cf. ibid.. 9 È S. Agostino stesso che riferisce questa obiezione a lui rivolta, nell’Opera incompiuta contro Giuliano 4, 122, PL 45, 1417. 10 R. LAURENTIN, La Vergine Maria, cit., pp. 74-75. 7 8
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«Quanto a Maria, noi non la consegniamo affatto in potere del diavolo in conseguenza della sua nascita; tutt’altro, poiché sosteniamo che questa conseguenza viene cancellata dalla grazia della rinascita»11.
Continua il Laurentin: «Anche qui, l’apparente difensore della Vergine (Giuliano) è un eretico. Egli propone un attributo vero sotto una luce falsa: l’Immacolata Concezione non è per lui un privilegio unico, e neppure un effetto particolare della grazia divina, bensì la sorte comune di tutti i cristiani. Agostino ha ragione di opporgli il dominio universale del peccato originale e la necessità della grazia per vincere il peccato. Affermando il carattere unico del privilegio mariano, e il carattere di preservazione per mezzo della grazia del Redentore, che ne è l’essenza stessa, la definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione sarà infinitamente più vicina ad Agostino che al suo avversario». «Tuttavia, per essere stata presentata in maniera prematura e caricaturale dagli eretici, e aver subìto per questo fatto l’opposizione di S. Agostino, l’idea della concezione senza peccato di Maria sarà, per lunghi secoli, sospetta in Occidente. Così i Latini, sinora all’avanguardia, resteranno in ritardo sui Greci, presso i quali la progressiva scoperta della santità originale di Maria continuerà sino ai secoli VIIIIX»12. Un punto in un certo modo nuovo e originale di S. Agostino è quello della maternità spirituale di Maria nei nostri riguardi. Egli scrive: «Maria è stata l’unica donna a essere insieme madre e vergine, tanto nello spirito quanto nel corpo. Spiritualmente però non fu madre del nostro capo, cioè del nostro Salvatore, dal quale piuttosto ebbe la vita, come l’hanno tutti coloro che credono in lui; anche lei è una di questi, ai quali si applica giustamente il nome di figli dello sposo (cf. Mt 9, 15). È invece senza alcun dubbio madre delle sue membra, nel senso che ha cooperato mediante l’amore a far sì che nella Chiesa nascessero i fedeli, che formano le membra di quel capo»13.
Quest’ultima frase è citata nella Lumen Gentium al n. 53. Notiamo come Maria Santissima, agli occhi di S. Agostino, cooperi alla salvezza maternamente mediante l’amore, mentre la Chiesa coopera, anch’essa maternamente, sul piano sacramentale. S. AGOSTINO, Opera incompiuta contro Giuliano, cit., 1419. Non è questo l’unico caso in cui il fatto che qualche prerogativa mariana fosse difesa da eretici ha ritardato il suo accoglimento ufficiale nella Chiesa. Sentiamo ancora il Laurentin: «Oltre al fatto che la sana reazione contro i culti pagani creava un clima sfavorevole alla valorizzazione delle grandezze di Maria, i più portati a celebrare i suoi privilegi furono coloro che erano i meno sensibili alla loro contropartita dogmatica: i manichei, dispregiatori del matrimonio, erano più disposti degli altri a difendere la verginità di Maria dopo il suo parto; i doceti, negatori della realtà del corpo di Cristo, a difendere la sua verginità in partu; i pellegrini, campioni abusivi dei poteri naturali dell’uomo, a mettere in evidenza la sua perfetta santità; mentre gli spiriti ancora sedotti dai culti pagani erano portati a valutare il titolo di Theotókos. Non diremo che gli eretici furono i promotori dei privilegi di Maria, bensì che furono gli spauracchi che ne tennero lontani: infatti i loro principi erronei (o le loro affermazioni esplicite) proiettavano su Maria una falsa luce. Non era facile operare un discernimento tra queste caricature e le prime affermazioni autentiche degli attributi di Maria. Coloro che davano la caccia all’errore sotto tutte le sue forme erano tentati di considerare in blocco le prime formulazioni del dogma come dei rami di un albero cattivo che bisognava sradicare» (op. cit., pp. 70-71). 13 S. AGOSTINO, La santa verginità 6, 6, PG 40, 399. 11 12
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Dall’Enciclica del Santo Padre Benedetto XVI
Deus Caritas est 41. Tra i santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Nel Vangelo di Luca la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta « circa tre mesi » (1, 56) per assisterla nella fase terminale della gravidanza. «Magnificat anima mea Dominum», dice in occasione di questa visita – «L’anima mia rende grande il Signore» – (Lc 1, 46), ed esprime con ciò tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo – solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient’altro che l’ancella del Signore (cfr Lc 1, 38. 48). Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio. È una donna di speranza: solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza di Israele, l’angelo può venire da lei e chiamarla al servizio decisivo di queste promesse. Essa è una donna di fede: «Beata sei tu che hai creduto», le dice Elisabetta (cfr Lc 1, 45). Il Magnificat – un ritratto, per così dire, della sua anima – è interamente tessuto di fili della Sacra Scrittura, di fili tratti dalla Parola di Dio. Così si rivela che lei nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio. Così si rivela, inoltre, che i suoi pensieri sono in sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme con Dio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata. Infine, Maria è una donna che ama. Come potrebbe essere diversamente? In quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volontà di Dio, ella non può essere che una donna che ama. Noi lo intuiamo nei gesti silenziosi, di cui ci riferiscono i racconti evangelici dell’infanzia. Lo vediamo nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù. Lo vediamo nell’umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l’ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cfr Gv 2, 4; 13, 1). Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà sotto la croce (cfr Gv 19, 25-27); più tardi, nell’ora di Pentecoste, saranno loro a stringersi intorno a lei nell’attesa dello Spirito Santo (cfr At 1, 14). 42. Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso
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Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino. In nessuno lo vediamo meglio che in Maria. La parola del Crocifisso al discepolo – a Giovanni e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: «Ecco tua madre» (Gv 19, 27) – diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto, Madre di tutti i credenti. Alla sua bontà materna, come alla sua purezza e bellezza verginale, si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà, sperimentano l’amore inesauribile che ella riversa dal profondo del suo cuore. Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti i continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di quell’amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il bene. La devozione dei fedeli mostra, al contempo, l’intuizione infallibile di come un tale amore sia possibile: lo diventa grazie alla più intima unione con Dio, in virtù della quale si è totalmente pervasi da Lui – una condizione che permette a chi ha bevuto alla fonte dell’amore di Dio di diventare egli stesso una sorgente «da cui sgorgano fiumi di acqua viva» (cfr Gv 7, 38). Maria, la Vergine, la Madre, ci mostra che cos’è l’amore e da dove esso trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata. A lei affidiamo la Chiesa, la sua missione a servizio dell’amore: Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei così diventata sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato. Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 dicembre, solennità del Natale del Signore, dell’anno 2005, primo di Pontificato.
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P a d re Tomas Tyn
1950-1990 “La mia vita per la Chiesa”
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rno, Cecoslovacchia, 1950. I comunisti, con l’appoggio dell’armata rossa di Stalin, da circa un anno occupano il potere. L’Arcivescovo di Praga, Mons. Giuseppe Beran, già incarcerato e deportato a Dachau dai nazisti, è allontanato dalla sua sede. Preti, suore, credenti sono perseguitati. La vita della Chiesa diventa durissima. Il dottor Zdenek Tyn, medico psichiatra, e la dottoressa Ludmila Konucipkova, neurologa, sono sposi da alcuni anni. Cattolici ferventi, esercitano il loro servizio di medici con alta competenza, come una missione in mezzo al prossimo. Desiderano un figlio. Il dottor Zdenek fa un voto: “Signore, se ci dai un figlio, vogliamo consacrarlo a Te, desideriamo che diventi sacerdote, domenicano, buon teologo. Per la tua gloria, per il bene delle anime”. E il bambino nacque: sano, bello, biondo, forte e vivace, il 3 maggio 1950, festa dell’invenzione della Croce, nel calendario liturgico vigente. Lo battezzarono con il nome di Tomas. Dio era stato cacciato dalla società, dalla scuola, ma il ragazzo, in casa, dai genitori, ricevette una forte educazione alla fede e alla vita cristiana. Sarebbe diventato, a costo di qualunque sacrificio, un generoso testimone di Cristo. Intelligentissimo, superò brillantemente le scuole elementari e il ginnasio liceo nella sua città, segnato a dito da compagni e autorità, perché praticava la Fede Cattolica senza sconti e senza paura. Conseguì diciottenne, a Brno, una borsa di studio per proseguire gli studi all’Accademia di Digione in Francia. Nell’agosto 1968, dopo “la primavera di Praga” voluta da Dubcek con un leggero vento di libertà, i carri armati di Breznev, il dittatore dell’Unione Sovietica, da Mosca invadevano la
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Padre Tomas Tyn
Cecoslovacchia con la più dura repressione. I dottori Zdenek e Ludmilla emigrarono nella Germania Federale e si stabilirono a Neckargemund, continuando il lavoro. Tomas intanto si era recato all’Accademia di Digione, dove l’anno dopo, il 1° luglio 1969, conseguì il baccellierato per l’insegnamento di filosofia e lettere.
Sulle orme di San Domenico A Digione, Tomas Tyn riuscì ad avvicinare i domenicani, durante un corso speciale. Scoppiò la scintilla. Papà Zdenek non gli aveva mai parlato del voto fatto prima della sua nascita, ma Tomas sentì che Dio lo chiamava sulle orme di S. Domenico di Guzman, appassionato studioso e apostolo di Gesù Cristo Verità, in una parola, sacerdote domenicano. Rifletté a lungo, pregò intensamente, si consigliò... Decise: “Sarò domenicano”. Tornò a casa, lo disse ai suoi genitori i quali non aspettavano altro: era il loro voto che si compiva ed entrò felice nel convento di Warburg in Westfalia. Il 28 settembre 1969 vestì l’abito dei Frati Predicatori, diventando fra Tomas. Seguì il noviziato nella medesima casa: il 29 settembre 1970, fra Tomas si consacrava a Dio con i voti religiosi. Con la sua mente brillante, inclinata alla filosofia e alle lingue, iniziò gli studi filosofico-teologici, per prepararsi al sacerdozio. Nel 1973 scese a Bologna: lì, presso la tomba di S. Domenico, nel convento da lui stesso fondato, completò gli studi, conseguì il “lettorato”, poi portò a compimento il suo “curriculum studiorum” con il dottorato in Teologia a Roma. Di lui, si poteva esprimere l’elogio che si fa di S. Tommaso d’Aquino e di altri domenicani dotti e santi: “Ardens erat in studio Verbi divini” (“era ardente nello studio di Gesù, Verbo divino”).
Offerta suprema Adesso era passato alla provincia domenicana “Utriusque Lombardiae”, in Italia, pur nutrendo sempre un grande amore per la sua patria lontana, schiacciata dal tallone dei comunisti (e dei sovietici), perseguitata nella libertà, nella fede, quasi da non poter più sperare. Il 29 giugno dell’Anno santo 1975, solennità dei santi Pietro e Paolo, fra Tomas veniva ordinato sacerdote in eterno in S. Pietro a Roma da Papa Paolo VI. Nel momento in cui il Santo Padre gli imponeva le mani sul capo e poi gli diceva: “Vivi il Mistero che celebri, imita Gesù Cristo immolato per noi”, P. Tomas Tyn offrì la sua vita a Dio: “Prendi o Gesù, la mia vita per la libertà della Chiesa nella mia patria”. Era l’offerta suprema, l’olocausto della sua vita, il voto di vittima. Tenne segreta l’offerta e riprese, assai contento, la sua vita, là dove l’obbedienza lo chiamava; professore di Teologia Morale allo “Studium” domenicano di Bologna, fedelissimo al Magistero della Chiesa, in un tempo di arbitrii e di sbandamenti dottrinali. Giovane sacerdote e teologo tutto preghiera e insegnamento, P. Tomas si presentava in modo avvincente: tutti, anche i laici in gran numero, potevano ammirare la sua preparazione, la sua fede profonda, il suo amore ardente a Gesù Cristo, alla Madonna, la sua dedizione alle anime.
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Padre Tomas Tyn
Nel 1980 era già Vice Reggente dello “Studium” di Bologna, e nel 1984 annoverato tra i membri della Commissione per la vita intellettuale della sua Provincia. Ma l’insegnamento non gli bastava: si fece apostolo tra i giovani, gli intellettuali, senza mai trascurare i piccoli e gli umili: un apostolato molteplice, grazie a cui molti trovarono la fede, altri passarono da esperienze pericolose o negative al Cattolicesimo autentico. Nel suo cuore, la preghiera più struggente, specialmente rivolta alla Madonna, con il rosario, affinché il suo Cuore Immacolato avesse a trionfare anche tra i senza Dio dell’Est Europeo. Il 16 ottobre 1978, mentre in convento assisteva, per mezzo della televisione, alla prima benedizione al mondo, da parte di Papa Giovanni Paolo Il, appena eletto dalla cattedra episcopale di Cracovia alla Cattedra suprema di Pietro, Padre Tomas, con un accento caldo, con un’intensità che colpì i presenti, disse: “D’ora in avanti non sarà più possibile che le cose continuino come prima”. Pensava che con il nuovo Papa, chiamato dalla “Chiesa del silenzio” qualcosa nelle nazioni oppresse dal comunismo ateo, sarebbe finalmente cambiato. Rinnovava la sua offerta a Dio.
Il culto per la Verità Ma per delineare il suo profilo, è meglio cedere la parola a chi l’ha conosciuto ed è vissuto a lungo al suo fianco: “Padre Tomas era un prodigio di attività: metodica, intensa e serena. Era un innamorato della filosofia, soprattutto della metafisica... Sorretto da una straordinaria memoria e da una conoscenza approfondita delle lingue antiche (ebraico, greco e latino) e di almeno quattro lingue moderne che parlava correntemente, poteva discutere di moltissimi autori, che spesso citava nella lingua originale.
Famiglia di Padre Tomas: il giovane Tomas al centro tra la sorella Helena e il fratello Paolo. Dietro i genitori
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Padre Tomas Tyn
Naturalmente si distingueva nella conoscenza della dottrina del suo Maestro, S. Tommaso d’Aquino, di cui non solo portava il nome, ma aveva anche la struttura mentale, la visione organica e sistematica del sapere e soprattutto il culto appassionato per la Verità. Padre Tomas era riuscito a penetrare il mistero della Verità che aveva cercato incessantemente, aveva amato come l’unico Bene e aveva distribuito a piene mani senza parzialità e ipocrisie, in modo mite, pieno di buoni frutti. Anzi la sua vita era un segno visibile della Verità che egli continuava ad approfondire anche dopo averla trovata, ritenendola più preziosa della salute, della bellezza e di tutto l’oro, e che partecipava a tutti senza tregua alla mensa della Sapienza che egli sapeva imbandire con ricche vivande. Insegnava con passione e non badava alla cattedra su cui sedeva. Spesso le sue lezioni erano informali, per persone semplici e non dotte, e non di rado accadeva che gli venissero rivolte obiezioni insipienti. Le accoglieva con un sorriso dolce e rispondeva: ‘Sì... sì... ma vede, c’è questo altro aspetto...’. E spiegava con pazienza” (dalla prefazione al testo di P. Tomas Tyn, Metafisica della sostanza, Ed. Studio domenicano, Bologna, 1991). In questa che sarà l’unica sua opera pubblicata, frutto del suo studio e del suo insegnamento nella nostra epoca che dichiara superata e vuota la “filosofia dell’essere”, cioè l’unica filosofia vera, capace di dare accesso alla Verità e non solo a delle opinioni, capace di fondare la fede come ossequio ragionevole a Dio, il P. Tomas Tyn, profondamente convinto del valore indistruttibile della “prima e più alta disciplina della ragione umana”, dopo aver seguito il triste e miserabile cammino del pensiero umano fino alla distruzione della ragione, presenta nella seconda parte del suo libro una vigorosa sintesi della metafisica, della “filosofia dell’essere”, quindi il ruolo fondamentale dell’analogia e del concetto di partecipazione: davvero “lo splendore della Verità”.
Tutto si compie sulla croce Innamoratissimo della Persona di Colui che è la Verità, il Signore Gesù, realmente presente nell’Eucaristia, che ripresenta il suo Sacrificio della croce ogni volta che viene celebrata la Santa Messa, P. Tomas, secondo la dottrina della Chiesa di sempre e di S. Tommaso d’Aquino, il sommo Teologo e cantore dell’Eucaristia, celebra sempre con grande devozione e obbedienza alle leggi della Chiesa. Gesù non ha certo dimenticato la sua offerta formulata nel 1975, il giorno della sua ordinazione sacerdotale, per la libertà della Chiesa in Cecoslovacchia. Nell’ottobre 1989 (gli stessi amici dicono, il 13 ottobre), P. Tomas accusa dolori addominali assai forti. La diagnosi è terribile: tumore maligno con pochi mesi di vita. La Cecoslovacchia inizia la sua rivolta popolare pacifica, come gli altri paesi dell’Est Europeo, contro l’oppressione comunista. Padre Tomas confida il suo “segreto” ad un giovane confratello. Dalla Germania, viene suo padre medico a prenderlo. L’ultimo mese lo passa in famiglia, assistito dall’affetto e dalle cure mediche dei suoi genitori e di illustri medici... Padre Tomas guarda sereno alla Vita che non muore, alla Chiesa che ritrova la libertà nella sua patria.
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Padre Tomas Tyn
Il 31 dicembre 1989, domenica, il novantenne Cardinale Tomasek, Arcivescovo di Praga, nella sua cattedrale gremita di popolo, intona il solenne “Te Deum” di ringraziamento. Padre Tomas, nel suo letto di dolore diventato altare, configurato ormai a Gesù Crocifisso, ne è felice. L’indomani, 1° gennaio 1990, a 40 anni non ancora compiuti, tutto si compie: Gesù riceve il suo olocausto. Può ripetere con S. Caterina da Siena sul letto di morte: “Io ho dato la vita per la Santa Chiesa”. Al confratello venuto a fargli visita da Bologna nella sua casa di Neckargemund, una settimana prima della morte, e che gli dice con il pianto in gola: “Dobbiamo essere pronti a uniformarci alla volontà di Dio”. Padre Tomas aveva risposto con il suo sorriso mite e luminoso: “Uniformarci perfettamente alla volontà di Dio”. Paolo Risso (fra Candido o.p.)
P a d re Tomas Tyn e il Rosario Trascrizione dell’omelia di p. Tomas Tyn: MARIA SS. del ROSARIO
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arissimi fratelli, è con grande gioia del cuore che l’ordine domenicano e la Chiesa tutta celebra i trionfi della benedetta e gloriosa Vergine Maria onorandola sotto il titolo particolare della Regina sacratissimi rosarii, la Regina del santissimo rosario. Perché questa denominazione perché questo santissimo al superlativo? Non è forse santissimo solo Iddio, la Trinità delle persone divine, solo Iddio increato, l’unico vero buono? Ebbene, il santo rosario è una preghiera eminentemente teocentrica, è la preghiera per eccellenza. Gli antichi giustamente definivano la preghiera come ascensus animi ad Deum, come una elevatio mentis ad Deum: un elevazione, un’ascensione della mente dell’uomo, di tutta l’anima spirituale a Dio. Ecco, cari fratelli, a che cosa noi siamo chiamati, a congiungere le anime nostre, le nostre menti a Dio; questa è la destinazione dell’uomo, questa è addirittura la vita eterna. Che conoscano, che conoscano te, unico vero Dio e il figlio tuo Gesù! Vedete, la nostra beatitudine, la gioia, l’amicizia che abbiamo con Dio ben al di sopra dei nostri poveri meriti, quell’amicizia che Dio strinse con noi in Gesù suo Figlio unigenito, nato per noi, morto per noi, risorto ed asceso al cielo per noi, ebbene questa amicizia è tutta fondata nella rivelazione del mistero di Dio uno e trino, di Dio buono e salvatore dell’uomo. Ecco come è importante
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notare questa esortazione del libro della Sapienza, applicabile misticamente alla persona della beata Vergine Maria. Maria ci dice per bocca della sapienza: estote sapientes! Figlioli miei, siate sapienti. Parliamo infatti, come dice S. Paolo, di una sapienza fra perfetti, non di una sapienza di questo mondo secondo gli elementi materiali che si distruggono, ma una sapienza perfetta, spirituale, una sapienza divina. E anche S. Tommaso dice: sapientia est scientia per altissimas causas, la sapienza è una scienza che illumina intellettivamente ciò che si ricerca alla luce dei primi e più alti principi. Così, come la filosofia è tutta pervasa dalla luce sapienziale della metafisica, che considera tutte le sfumature dell’ente alla luce unica dell’ente in quanto ente, così la teologia, la sapienza teologica, considera tutte le cose alla luce di quella pienezza di essere, di quell’essere increato, di quell’essere impartecipato, di quell’actus essendi che si identifica con l’essenza e che è Dio uno e trino, Dio nel mistero della sua trinità, Dio in quel mistero che dai secoli eterni è nascosto nella sua essenza divina. Vedete quanto è importante la preghiera del santo rosario!. Per questa preghiera dobbiamo essere riconoscenti all’Ordine domenicano – scusate, cari fratelli, questo vanto un po’ fuori luogo; quando ci si gloria della gloria dei fondatori, le famiglie religiose sono ben consapevoli e della grandezza del fondatore e della grandezza di Dio soprattutto, che diede un così elevato carisma al fondatore, ma si è anche consapevoli delle proprie mancanze ed inadempienze e si è soprattutto consapevoli del dovere di carità. Ogni famiglia religiosa possiede beni spirituali immensi; scusate se mi scaldo un pochino spiritualmente ed anche alla voce elevata, perché si tratta di cose talmente preziose che dovrebbero stare a cuore ad ogni buon cristiano. Queste cose che se si perdono non si possono più recuperare: vedete, è così facile distruggere! Esiste la gloria di certi signori che distruggono tutto, ma è la gloria di quell’uomo che incendiò il tempio di Efeso proprio tanto per farsi la gloria del più grande distruttore. C’è anche la gloria dei devastatori, ma è una gloria molto effimera, cari fratelli, e soprattutto è una gloria che sarà esecrata dalle generazioni future. La nostra carità non deve limitarsi né allo spazio ristretto della nostra città, della nostra nazione, ma neppure temporalmente deve restringersi al nostro tempo. Noi abbiamo un’eredità immensa, cerchiamo di tramandarla alle generazioni future viva, non depauperata, non sperperata. Ci sarebbe molto da parlare di questo, è meglio che evitiamo l’argomento anche per evitare gli eccessi del-
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l’irascibilità. Comunque la cosa più importante è questa: l’Ordine domenicano si gloria non per una gloria sua, perché siamo dei poveri uomini; lo diceva anche Dante che in questa famiglia ben si impingua se non si vaneggia. Qui non si tratta di vaneggiare ma di lodare il Signore, di chinare la testa davanti a Lui in umiltà e riconoscenza per queste due armi potentissime che l’Ordine domenicano possiede, ma che ahimè sono così poco tenute in considerazione, persino in questo stesso Ordine chiamato ad operare la gloria più grande di Dio, salus animarum per doctrinam et praedicationem, la salvezza delle anime tramite la predicazione dottrinale. Per ottenere questo scopo, questo fine di eminente carità, cioè condurre a Dio le anime lavate dal Sangue prezioso del Crocifisso, condurre a Dio le anime, in questo compito così bello, così stupendo, così perfettamente caritatevole, S. Domenico ricevette dalla gloriosa Vergine, nostra Madre fondatrice, due grandi armi: l’arma della sacra teologia per sconfiggere le eresie, e l’arma di quella preghiera così stupenda e così teologale, così che quelle due armi non sono che un tutt’uno, ovvero la preghiera del santo rosario. Si dice appunto di san Domenico che non era l’inventore del santo rosario, a quanto pare c’erano già dei fermenti della pietà mariana rosariana già prima di san Domenico, ma lui era il propagatore per eccellenza del rosario. Proprio là nella difficile ed ardua predicazione contro l’eresia degli Albigesi e dei Valdesi san Domenico ebbe la netta percezione, ispiratagli dall’alto, dallo Spirito Santo del Signore, che potrà riuscire in questo suo compito solo se si appellerà alla beata Vergine Maria, solo se continuamente avrà in bocca quel saluto angelico che è la gioia del Paradiso, perché gli Angeli e i Beati in cielo applaudono la Vergine per tutta l’eternità con le parole dell’arcangelo Gabriele: “Ave, o Maria piena di grazia, il Signore è con te, benedetta sei tu fra tutte le donne”. Vedete, cari fratelli, gli Angeli hanno più pazienza degli uomini, perché hanno un’anima, anzi l’anima è la loro stessa essenza intellettuale, tutta aperta a Dio, tutta pervasa dalla luce beatifica di Dio; è quello che noi dobbiamo cercare di ottenere nella preghiera, ed è lì che la Madonna ci conduce per le vie del suo rosario benedetto, ci conduce ad amare Dio, a godere di Dio, a gustare, a sperimentare la soavità e la dolcezza del nostro Redentore. Noi abbiamo un’anima che si annoia di Dio, che è stufa di quel cibo spirituale come i prevaricatori nel deserto, che dicevano: “noi ne abbiamo abbastanza della manna, noi vogliamo mangiare cibi succulenti, cibi più grassi”, ed il Signore si adirò contro il popolo e ne sterminò una moltitudine. Ecco come Dio ce lo dona: non per sé, ma per il nostro bene, per il nostro progresso spirituale, per la nostra santificazione. Come è grande la scuola del santo rosario! Con il santo rosario le anime vengono elevate a Dio, vengono purificate dagli errori! E soprattutto è questa preghiera che contempla i misteri di Cristo, della nostra redenzione, è soprattutto in questa preghiera che Maria Santissima appare per quello che è, cioè la liberatrice da tutte le eresie. Beata es, Virgo Maria, qua sola interemisti cunctas haereses in universo mundo. Come è grande la gloria dell’Ordine domenicano se davvero non vaneggia ma ben si impingua in quei pascoli ai quali il Signore manda le anime nostre! Ebbene, l’Ordine domenicano ha il compito di opporsi alla pravità dell’eresia. Vi dissi già che l’amore di Dio è ciò che ci salva, ma l’amore di
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Dio ci dà, per sua ultima permissione, la conoscenza di Dio, la verità di Dio, e solo la verità ci potrà liberare. Perciò non c’è vero amore per il Signore senza la verità della fede, e così il primo e più fondamentale dovere della carità è quello anzitutto di condurre le anime alla fede. Ma non alla fede umana, all’opinione degli uomini; no, alla fede vera, alla fede rivelata, alla fede che non nasce su questa terra da una rivoluzione più o meno dogmatica come la sognano i modernisti, ma una fede che discende dal Cielo perché è parola del Dio vivente, quella parola che con la sua forza immensa sostiene l’universo. Miei cari fratelli, vorrei proprio meditare su un’omelia bellissima, di san Bernardo abate, quel grande devoto di Maria, che mi piacque tanto. Proprio la liturgia ci presenta questa sua omelia che è presentata nel breviario nel giorno festoso del rosario di Maria. San Bernardo parte anzitutto dalle parole che abbiamo sentito nel S. Vangelo e cioè: Et quod nascetur ex te, ciò che nascerà da te, Sanctum, notate bene il neutro, ciò che nascerà da te, Santo, sarà chiamato Figlio dell’Altissimo”. Ebbene, dice san Bernardo, il Verbo dell’Eterno Padre, il Fonte della Sapienza, che è eternamente presso il Padre e che è eternamente Dio consustanziale al Padre, ebbene quel Verbo, quel SS. Verbo del Padre, per mezzo di Maria, e solo per mezzo di Maria, è destinato ad assumere la carne umana. Ecco perché si dice non sanctus, ma sanctum quod nascetur ex te, perché la persona divina è la persona del Verbo, ma la cosa santa, che non è persona secondo il dogma cattolico, ma solo natura, anche se individua, è l’umanità beata del Salvatore. Vedete come persino nel modo di parlare l’Angelo allude già al mistero dell’incarnazione. Due nature, divina ed umana nell’unità dell’unica Persona, nell’unità dell’ipostasi del Verbo. Notate però che cosa vuole sottolineare san Bernardo e che cosa ci interessa soprattutto per vedere il senso profondo della pietà mariana e del Santo rosario. San Bernardo vuole dire questo: solo tramite Maria noi abbiamo in mezzo a noi il vero Dio e il vero Uomo, Gesù Cristo nostro Salvatore. Iddio che salva è il Dio che si riveste della carne umana, e quella carne umana, per opera dello Spirito Santo di Dio egli l’assunse nel grembo verginale di Maria. Ecco: non si può fare a meno della mediazione di Maria. Scusate se sono ripetitivo su questo argomento, però non mi stancherò mai di dirvelo abbastanza: non si può fare a meno della mediazione di Maria, la pietà mariana non è un’opzione facoltativa. Oggi si vuole che tutto sia democratico, pluralistico e facoltativo, persino Iddio, cari fratelli – notate la stoltezza umana, dice il salmo che Dio se ne farà beffe, persino Iddio nel nostro democraticis-
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simo parlamento diventa un’opzione facoltativa per i ragazzi, diventa facoltativo andare in Paradiso. Se ne accorgeranno questi assassini delle anime quando si presenteranno davanti a Cristo, allora vedranno se è facoltativa l’opzione per Dio o contro Dio, allora vedranno se salva la democrazia o la Chiesa teocratica istituita dal Re dei re, Cristo Signore e Salvatore. Bene, è inutile insistere, però notate che non è facoltativa l’opzione che poi dà più o meno fastidio nei dialoghi ecumenici, non è facoltativa l’opzione per Maria, non si può ricevere Gesù se non dalle mani materne, dalle mani benedette e benedicenti di Maria. Guardate al centro della cupola di S. Domenico: c’è la beata Vergine. E chi porta in braccio la Vergine? Il figlio suo, suo, imprescindibilmente suo: Gesù Cristo. Nessuno può ricevere Gesù se la Madonna non glielo dà, perché solo la Madonna ha il diritto di madre sul Figlio dell’Altissimo. Ecco, come noi dobbiamo pensare sempre a questo Figlio che abita in excelsis, come dice san Bernardo, che ha voluto assumere la carne umana tramite la Vergine, per te, o beata Virgo: tramite te, o beata Vergine, il Verbo si è fatto carne. Secondo la considerazione di san Bernardo la prima cosa è la mediazione di Maria; nel santo rosario la mediazione di Maria è addirittura triplice: nel santo rosario Maria prega con noi, assieme a noi, Maria prega per noi, Maria aiuta la nostra preghiera insegnandoci a pregare. Questo è estremamente importante. Maria prega con noi perché si associa Lei stessa alla nostra preghiera, anche Lei presenta la nostra preghiera a Dio; prega per noi perché con la sua intercessione ci aiuta; ed infine illumina la nostra mente perché possiamo pregare come Dio vuole, Lei che è la sposa dello Spirito Santo – sappiamo bene che non sappiamo che cosa chiedere allo Spirito Santo che si esprime dentro di noi con gemiti ineffabili. Ecco allora la mediazione di Maria, il santo rosario esprime anzitutto la nostra volontà di pregare meglio, con la nostra orazione, la sublime preghiera così gradita a Dio della beata Vergine, così gradita perché si dice della Beata Vergine che la sua intercessione è onnipotente presso Dio: pensate, lei è onnipotente non come Dio è onnipotente, ma è onnipotente tramite la sua intercessione. Nulla rifiuta Dio alla gloriosa Vergine quando glielo chiede. Il Verbo di Dio che abita in excelsis, come dice san Bernardo, è la fonte della sapienza e dell’eternità: il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio, dall’eternità, dice ancora san Bernardo, la fonte dell’eterna sapienza già zampillava. Vedete come è bella questa idea del Verbo eternamente procedente, questa fonte della sapienza che da tutta l’eternità scaturisce da Dio. Però questo fonte, dice S. Bernardo, zampillava da tutta
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l’eternità, ma zampillava per se stesso, non per l’uomo e per la sua salvezza. Egli abitava nella luce inaccessibile di Dio perché era il Verbo presso Dio, non era ancora il Dio come uomo, l’Emanuele, il Dio in mezzo a noi; e invece proprio colui che dice “il Padre è in me ed io sono nel Padre”, doveva anche dire: “io sono stato mandato dal Padre e sono venuto in mezzo a voi”. Quanto è importante che si raggiunga da questa miseria della valle di lagrime questa vera destinazione dell’uomo, che s’invola da questo tempo di prova e difficoltà, di lontananza, da questa terra di esilio, che la nostra mente abbia questo bagliore di luce, questa speranza, che abbia questa capacità di intravedere la meta, cioè che abbia la possibilità di innalzarsi a Dio, al suo Creatore, al suo Salvatore e Redentore. Ecco allora, cari fratelli, quanto è importante pregare. La gente talora dice che pregare è semplicemente pensare a Dio, come se fosse un pensiero come gli altri. Invece la preghiera, la meditazione, non è un pensiero come gli altri, perché il pensiero umano, nella preghiera e soprattutto nell’orazione meditata deve scomparire. S. Giovanni della Croce, un grande mistico, ha un grande dolore perché il pensiero umano non si può eliminare in questa vita. L’ideale sarebbe eliminare il pensiero umano, così che l’uomo riuscisse a pensare, quale pensiero? Il pensiero di Dio, il fons sapientiae, il fonte della sapienza che zampilla già nella vita eterna. Questo sarebbe l’ideale. Pregare significa rinunciare ai nostri pensieri e rivestirsi del pensiero dell’Eterno Padre, che è il pensiero di Cristo (che non è il pensiero che ha Cristo, notate bene, ma che è il pensiero che è il Cristo, sostanzialmente il Verbo). Allora pregare significa anzitutto immergersi in quell’oceano di beatitudine, di pace e di gioia che è la preghiera. La ricerca delle novità è un segno estremamente preoccupante! Voi sapete come è pericoloso, pernicioso per la salvezza delle anime la ricerca della novità nella santa liturgia. Adesso è divenuta di moda la creatività, ci si deve divertire nella liturgia. Non dico di altri che hanno distrutto completamente tanti tesori di arte, tanti tesori della preghiera cresciuta tramite la tradizione di intere generazioni. Anche la liturgia, dirò così, ma non si può dire altrimenti, è deturpata; anche questa viene continuamente deturpata perché abbandonata al giudizio del singolo. Bisogna essere creativi, quindi in ogni circostanza opportuna ed inopportuna ci sono sempre delle interferenze, delle mancanze alle rubriche – come noi siamo persone adulte, si dice, noi alle rubriche non ci pieghiamo; noi abbiamo dell’inventiva. Notate bene che questa creatività, questa inventività nella preghiera non è secondo Dio, è la superbia ancora che fa capolino; la superbia che dice: “Tu sei una perso-
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na perbene, non lasciarti prescrivere quello che Dio vuole da te, sii tu stesso ad inventarti le tue vie per andare verso il Signore”. Ma il Signore non si raggiunge che per una sola via ed è quella che non l’uomo, ma Dio ha tracciato: non ce ne sono altre, solo la via di Dio, non se ne può fare a meno. Allora, quale è quell’anima che dice: “io sono annoiato della ripetizione!”. Oggi si ha quasi paura di dire ai giovani: “prega il rosario, prendi la corona benedetta e dì cento volte, centocinquanta volte: “Ave o Maria, piena di grazia” e medita il mistero di Cristo”. No, non si può proporlo ai giovani, perché i giovani sono creativi, hanno inventiva, sono autonomi… Come è perniciosa l’autonomia, noi conosciamo diverse autonomie, ed alcune sono demenziali. Ebbene questi giovani sono liberi, sono autonomi, sono pluralisti, quindi cercano le loro vie, quindi è lecito che si annoino di Dio. No, un’anima che si annoia di Dio, (non è questione di metodo di preghiera, ma l’anima non pregherà mai, non è questione di dire: prega in un altro modo, lascia stare il rosario, prendi qualcos’altro, leggi la Scrittura, no), non riuscirà nemmeno a godere della Scrittura, nient’altro, perché Iddio nella pienezza dell’essere non vuole essere fatto a pezzettini. Questo è il mistero della sapienza. Non è complicata: è semplice la sapienza. La sapienza ha un solo oggetto, ma quell’oggetto racchiude in sé tutte le cose e guai a chi non riesce a concepire la ricchezza spirituale se non come un susseguirsi di eventi e non già come una pienezza che virtualmente tutto racchiude. Dice san Bernardo che il bastone sacerdotale, si riferisce appunto alla monade, produsse tutti quei nuclei del mistero. Vedete come San Bernardo aveva già ben presente l’oggetto principale del rosario, cioè i misteri di Cristo; quel bastone sacerdotale, non solo quello di Aronne, ma anche quello della radice di Jesse, che ci diede Maria, la quale ex supernis, dalle sfere celesti superiori fortunosamente attinse alle ricchezze di Dio e ci diede il Salvatore ben visibile, ben palpabile Lui che all’inizio era nascosto nella luce inaccessibile, voleva poi farsi vedere dall’uomo, divenire palpabile, comprensibile, visibile. Esclama san Bernardo: “Quando lo vedi? Quando lo afferri? Lo vedo quando giace nel grembo verginale, lo vedo quando riposa nella mangiatoia, lo vedo quando predica alle folle, lo vedo quando rimane in preghiera tutta la notte, lo vedo ancora quando impallidisce nella morte, lo vedo appeso alla Croce, lo vedo ancora dominare sugli inferi come uno che in mezzo ai morti tuttavia è libero, lo vedo ancora mostrare le sue piaghe benedette agli apostoli nel trionfo della sua resurrezione ed infine lo vedo ascendere al cielo.”
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Vedete come san Bernardo attinge proprio a quei nuclei del mistero scaturiti dal bastone fiorito di Aronne, dal virgulto di Jesse, questi nuclei fioriti che sono praticamente i misteri della nascita, della morte, della resurrezione e della redenzione compiuta per mezzo di Cristo, Salvatore nostro. San Bernardo sottolinea bene l’aspetto teologico di questa preghiera. Potrei dire che non solo questa è una preghiera cristocentrica, è una preghiera teocentrica. In fondo la teologia dell’Ordine è una sola infatti – modestia a parte, perché non siamo noi che ci diamo questa gloria, ma è la stessa santa Chiesa per bocca dei Sommi Pontefici – la teologia di S. Tommaso, che la Chiesa fece sua, è qualcosa di più grande di quel personaggio particolare. Notate bene come la teologia teocentrica è tipica dell’Ordine domenicano, d’altra parte una teologia non teocentrica è una depravazione della teologia... Dice san Bernardo che la teologia del santo rosario è teocentrica: nulla di queste cose, nulla di quei quadri della nostra salvezza si può pensare senza pietà e senza santità, e in tutte queste cose contemplo Deum Verbum, Deum Verum, et ipse est Deus meus per omnia. Vedete come tramite Maria si accede a Cristo, ma tramite l’umanità di Cristo si accede al Verbo e tramite il Verbo al Padre. Ecco il teocentrismo in questa stupenda preghiera che solo anime privilegiate riescono ad assaporare nella sua meravigliosa dolcezza e sapienza. Cari fratelli, cerchiamo di far conto di questa preghiera, cerchiamo di pregare soprattutto anche per coloro, e sono tanti purtroppo, che non la sanno apprezzare, ma cerchiamo soprattutto con amore apostolico, con amore per le anime redente da Cristo, di diffondere questa preghiera. Facciamoci in questo anno mariano in particolare, ma in tutta la nostra vita, apostoli del santo rosario e Maria ci benedirà nel momento della nostra morte, come giustamente disse quel suo grande apostolo S. Luigi Maria Grignion di Monfort: “Pregate ogni giorno la preghiera del Santo rosario e nel momento della vostra morte mi benedirete per quel consiglio che vi ho dato”.
Il volume “La Beata sempre Vergine Maria Madre di Dio” raccoglie le omelie mariane di P. Tomas Tyn. Edito dall’Associazione Figli Spirituali di Padre Tomas Tyn si può richiedere scrivendo a “Rosarium”: 43012 Fontanellato (Pr) via IV Novembre 19/E
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I NOSTRI PELLEGRINAGGI
Terrasanta Le mie emozioni provate sui luoghi vissuti da Gesù Giorno per giorno fermarsi sui luoghi vissuti da Gesù mi ha fatto provare delle grandi emozioni, soprattutto quando ci si fermava per leggere le pagine del Vangelo che riguardavano quel luogo e quel determinato momento. È quello che provo oggi dopo la visita in Terra Santa, quando rileggo un passo del Vangelo è Gesù vero che parla all’interno del mio cuore. È una lettura diversa. Prima tappa in Terra Santa è Nazareth: la terra che Dio ha scelto per mandarci il suo divin figlio Gesù, nato da Maria per opera dello Spirito Santo. I nostri primi luoghi di pellegrinaggio sono la chiesa e la grotta dell’Annunciazione. È stata un’emozione molto forte ricordare che proprio lì, in quella grotta, Maria – la piccola fanciulla – all’angelo che le annunciava la volontà di Dio, ha risposto con un sì. Un “sì” che le veniva dal cuore, anche se già sapeva dai profeti il futuro di sofferenza che avrebbe dovuto vivere assieme al suo Gesù. Maria non ha dubbi e pronuncia il suo “fiat”: atto di umiltà che si trasforma in suprema grandezza. A Betlemme ci siamo recati anche al campo dei pastori in cui c’è una chiesa, a forma di tenda, costruita dall’architetto A. Barluzzi e vicino delle grotte “ricovero dei pastori”. Sulla sommità e all’interno della chiesa c’è una stella cometa che mi ricorda l’annuncio della nascita di Gesù fatto dagli angeli ai pastori. La semplicità dell’ambiente mi ha fatto riflettere e pensare all’umiltà dei pastori a cui si erano rivolti gli angeli perché le persone agiate, intente ai piaceri della vita, non avrebbero sentito la voce degli angeli. È stata grande poi l’emozione nel vedere la grotta e la mangiatoia in cui è nato Gesù, un luogo umile e misero, motivo di grande insegnamento per noi. Penso ancora al Natale, che ha una quantità di messaggi immediati
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che tutti comprendiamo ma che non sempre sappiamo trasferire nella concretezza della vita quotidiana. Momento da non dimenticare la passeggiata nel deserto fra sassi, sabbia e roccia per la visita panoramica del monastero di San Giorgio, durante il viaggio al Mar Morto. Qui la solitudine, il silenzio mi hanno fatto dimenticare il mondo di oggi con gli oggetti del consumismo e con tutte le cose che mi impediscono di vivere assolutamente col Signore. Che emozioni! Belle testimonianze emergono ovunque, come il ritrovamento nel secolo scorso dei rotoli antichi della legge a Qumran. Un ragazzo beduino, nell’inseguire una pecora dispersa, scoprì in una grotta alcune giare piene di pergamene. Esse erano sette rotoli con testo della Bibbia, in particolare tutto Isaia, risalenti al I secolo a.C. Questa scoperta ci ha riportato indietro di mille anni, cioè molto vicino al testo originale della Bibbia e quindi meno sospettabile di errori di trascrizione. Il confronto ha poi confermato la sostanziale identità di testi e quindi la certezza che la Bibbia è stata trasmessa con molto scrupolo e fedeltà. In quel luogo c’è il grande monastero degli Esseni ritiratisi a studiare e a meditare. Molto probabilmente anche Giovanni Battista è vissuto fra di loro. Entrando in Gerusalemme, come gli antichi pellegrini che ogni anno salivano in questa città per vedere il tempio e per toccare il sepolcro di Cristo, notiamo un segno di contraddizione: ci si può ammazzare per Gerusalemme, l’hanno sempre fatto lungo il corso dei secoli. Eppure qui tre religioni hanno trovato il loro punto d’incontro, conteso e pure vero; il loro punto d’incontro è anche il loro punto di guerra. Dovrebbe essere il luogo in cui s’incontra Dio, ma si trovano quasi solo le urla
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di coloro che ci chiamano a comprare la loro merce. Mi verrebbe voglia di cacciare i mercanti dal tempio, eppure io stessa beneficio di quei mercanti. L’incontro del divino e dell’umano provoca sempre sconcerto. Commovente è vedere che i luoghi più significativi della vita di Gesù sono custoditi da gruppi che professano religioni diverse dalla nostra, evidentemente vedono in Gesù un personaggio vero. Ogni religione ha i suoi orari per celebrare le funzioni, per le pulizie, per le divisioni dei compiti. Ad esempio, per l’apertura del Santo Sepolcro, il sacrestano greco ha le chiavi per aprire lo sportello che è a lato del portone ed introduce la scala che servirà ai musulmani che sono dentro per aprire il portone che ha l’apertura in alto. Molto toccante è stata la Via Crucis, noi tutti del gruppo eravamo molto assorti nella preghiera. Ci sembrava di vivere con Gesù quel momento doloroso e ciascuno di noi ha portato con semplicità e naturalezza la croce fra l’indifferenza dei passanti e dei gestori dei negozi. Bello è stato l’incontro con il Nunzio Apostolico a Gerusalemme. Ho sentito la Chiesa di Roma che è vicina a tutti gli uomini sparsi in tutto il mondo. Irradia luce, dà speranza. È una grande famiglia. I palestinesi hanno dimostrato di essere attivi e tenaci: hanno saputo trasformare parte del deserto in terre fertili, mi auguro che sappiano ritrovare la pace e vivere in armonia fra genti con mentalità diverse. Ritornata a casa, dopo il pellegrinaggio, sento grande il desiderio di ritornarci per risentire la parola di Gesù, per farne la regola della mia vita, non all’opinione degli altri, ma guardando quello che Cristo è e quello che Cristo vuole. Clarice Piraccini
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Mi vien voglia di fare un altro pellegrinaggio! Carissimo Padre Mauro, volevo scriverti subito al rientro da Gerusalemme, ma mi ci sono voluti molti giorni per ritornare alla vita quotidiana. Il distacco non è stato facile, ma è stato comunque meno doloroso delle ferite aperte nel cuore. Tu sai che sono partito con il mio carico di problemi e di tristezza, che ho posato sul S. Sepolcro. Non considero la Terra Santa un cestino, piuttosto una carezza del Signore. Quello che mi è rimasto più impresso è infatti la sensazione di Gesù uomo, che ha camminato, sofferto, pianto come noi e che quindi può capirci ed ascoltarci. Prima il Signore era un essere soprannaturale, ora è un fratello. Ho provato una vera commozione toccando i gradini davanti alla casa di Caifa, pensando a quante volte Gesù ha posato lì i suoi piedi e l’ho sentito vicino. Mi ha toccato anche la tomba di Maria, che emanava una luce soffice e profumo d’amore. Ha dato vigore ai miei Rosari! E il S. Sepolcro, che una mattina mi sono coccolato coprendolo di lacrime e di baci: è stato il dono più grande del Signore, che mi ha concesso un’ora di solitudine con Lui. Il Sepolcro è stato il centro del pellegrinaggio, il luogo dove mi recavo per trovare un po’ di pace e, come ti dicevo, per offrire la mia sofferenza ai piedi della croce, nulla più. La mia vita è un dono
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del Signore e se sto soffrendo tanto, Dio sa perché e confido che al momento opportuno muterà la mia tristezza in gioia. Il distacco dalla Terra Santa è stato quasi fisico: ho sentito le ruote dell’aereo alzarsi dal suolo e ho cominciato a piangere e ho pianto a lungo. Un pezzettino della mia vita è rimasto là ... Tornato a casa la “metabolizzazione”, come dici tu, è stata lunga. Credevo di riuscire a pregare di più ma non è stato così: mi mancava la fisicità del luogo e mi sembrava di non essere abbastanza attento per parlare con l’Uomo che avevo conosciuto. Pregare ora non può più essere come prima: sto cercando di fare amicizia con Gesù e Maria per trovarli anche qui e sto pensando a loro molto di più durante la giornata per offrire i pensieri, il lavoro, le piccole cose quotidiane. E la preghiera poco alla volta sta tornando, più intima e più vera. Grazie anche per la tua direzione spirituale: mi riconoscevo nelle tue riflessioni e penso che anche per gli altri sia stato così. Secondo me hai saputo parlare a tutti. Grazie di cuore... Mi vien voglia di fare un altro pellegrinaggio! A presto. R.G.
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L’anno venturo a Gerusalemme Così pregano e si augurano ad ogni Pasqua gli Ebrei dispersi nel mondo. L’anno venturo in Terra Santa. Così desidereremmo dire noi dopo l’esperienza vissuta in questa terra piena di fascino e di mistero e con un gruppo di persone veramente unito che ha contribuito a rendere questa esperienza irripetibile: Padre Mauro che ci ha accompagnato con la lettura della Bibbia in ogni luogo visitato, insieme con Pietro, il teologo, come lui lo chiamava, e celebrando la S.Messa quotidiana con Padre Antonio, Isabella che con il suo canto e Pier Paolo con la musica hanno reso le celebrazioni più solenni, Ornat che con la sua guida ci ha fatto gustare questa terra, senza dimenticare tutti gli altri con i quali è stato un piacere stare insieme. Ci siamo sentiti pellegrini. Dice Carlo Maria Martini: “La vita cristiana è un itinerario, è un muoversi, partire da un posto per arrivare ad un altro. La condizione dei cristiani è quella di essere pellegrini”. Ed è questo lo spirito che ci ha accompagnato in questo ripercorrere strade e luoghi dove Lui è passato. Dalla terra di Galilea, alla Giudea, con Betlemme e Gerusalemme è stato un continuo immergersi in quei luoghi e ricordare momenti vissuti da Gesù, le sue gioie, le sue sofferenze, le sue parole. Tutta la Terra Santa è un continuo vangelo, dalla grotta dell’Annunciazione, al lago di Tiberiade, dalla Basilica della Natività, alla chiesa della Visitazione a… Gerusalemme. Gerusalemme è una città unica che ci ha commosso. Dice un antico Midrash: “Dieci porzioni di
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bellezza sono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci porzioni di scienza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevuto nove. Dieci porzioni di sofferenza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevuto nove”. Cosa dire di più di Gerusalemme. La portiamo nel nostro cuore con tutti i suoi luoghi: dalla Via Dolorosa che oggi passa attraverso il souk, il mercato arabo pieno di voci, di colori, di gente... Ti viene quasi rabbia nel vedere tanta gente che mercanteggia, distratta e del tutto ignara che tu sei venuto da lontano per qualcosa che per te rappresenta il Vertice. Non diversamente da quella prima Via Crucis dove Gesù che andava a offrirsi totalmente per la salvezza degli uomini passava nell’indifferenza, nell’ostilità, nella curiosità; al Monte degli Ulivi con il santuario del Dominus Flevit, a forma di lacrima, dove Gesù ha pianto su Gerusalemme, dalla Basilica del Getsemani con la roccia venerata come luogo della prostrazione di Gesù in agonia, al Santo Sepolcro, al Cenacolo, alla chiesa della Dormizione. Alla fine di questo pellegrinaggio ci piace ricordare quanto i Padri Francescani usano richiedere ai loro pellegrini: per fare un viaggio in Terra Santa bisogna rifornirsi di 3 borse: una borsa piena di fede, una borsa piena di pazienza, una borsa piena di… soldi. Tre borse con le quali compreremo quel tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo; poi va pieno di gioia e vende tutti i suoi averi per comprare quel campo. È il nostro augurio a tutti coloro che avranno la gioia di essere pellegrini in questa “Terra Santa”. Claudio e Rafaella
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Lourdes Ho capito che sono sperduta... Mi ha colpito aprire gli occhi e vedere... migliaia di persone di ogni nazionalità e colore condividere lo stesso sogno: il desiderio di avvicinarsi a Maria nella comprensione della fede. Sono tante le emozioni che si provano e non si capiscono... io almeno non le ho capite: spesso ho pianto davanti alla Grotta, ho sorriso alla luce delle fiaccole che illuminavano il cammino, ho vagato un po’ persa nel delirio della folla. Mi sono smarrita spesso, non sapendo dove concentrare i miei pensieri, l’attenzione si spostava da un luogo all’altro senza farmi cogliere il messaggio di Maria in ogni posto. Spesso nella vita di ogni giorno interrompo la mia attenzione da Dio, spesso non mantengo fede alle promesse, spesso sospendo il percorso verso il Signore... è come se tante sollecitazioni esterne mi distraessero dall’obiettivo più importante, mi tirassero un po’ in qua e in là. Arrivare a Lourdes senza una preparazione alle spalle, anzi distratti dalle vicissitudini personali, impedisce un po’ l’intimità con la Signora di Lourdes e così si ritorna a casa col rammarico di non aver raggiunto quel livello di comprensione che si cercava... si capisce però che è questa volitività che ci annebbia, ci fa annaspare: questo ci sprona ad indirizzare in futuro il nostro lavoro verso qualcosa di più concreto... forse ogni volta sarà più intensa! Questa per me è stata la prima esperienza di pellegrinaggio ed ho capito che c’è molto, molto, molto cammino... che il cammino è senza fine. Sono sperduta... sì, qui a Lourdes ho capito che sono sperduta e che devo cercare una luce guida: questo è il frutto che ho raccolto qui a Lourdes. Riconoscente.
Altare della Basilica sotterranea S. Pio X
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pagina della riconoscenza
HANNO INVIATO OFFERTE: 1) per onorare la B.Vergine, sostenere ROSARIUM e il Movimento del Rosario: Margherita Giacobbi; Carmela Turchiarelli; Ilda Trombini; Olga Sissa; Massimo Scardovelli; Giuseppe Moscardini; Rosina Melissano; Paolo Graffigna; Maurizio Dall’Oca; Emanuela Copreni; N.N; Maria Luisa Suero De Felizar; Renata Zanardo; Maria Ariana Yofrè; Lea e Pierluigi Casoli; Partecipanti alla «Peregrinatio Mariae» in provincia di Varese; Lilia Bianchi Bencini; Franca Crepaldi Bergamaschi; Bruna Bresciani; Centro Spiritualità Villa Imelda; Liviano Del Piccolo; Olga Dolcetta Grisolia; Istituto Don Trombelli; Marisa Dondi; Corradina Lombardo; Monastero Domenicano di Faenza (Ra); Agnese Lorenzi Nossa; Giuliano Marsili; Annarosa Minto; Monastero Ara Crucis; Rina Montanarini; Maria Luisa Odifreddi con 5 abbonamenti; Anna Oldani; Giuseppe Paradisi; Claudio Pomaro; Giuseppina Saratti; Giusi Scala; Carla Trebbi; Clara Vacchi; Angelo Di Lieto; Federico Colombari; Maria Bortolin; Remo Favali; Anna Maria Focante; Raoul Gavioli; Don Andrea Maggiali; Rossana Masoni; Antonella Melandri; Monastero Domenicano di Gubbio (Pg); Luigino Pertile; Savina Pezzuolo; Irma Santoni; Adele Filiaggi; Antonietta Messina; Mariettina Polverini; Maria Cucuzza; Alessandra Bocale; Angela Passoni; Augusta Paridi; Fausto Locatelli; Partecipanti al pellegrinaggio a Lourdes; Elsa Fabrio Scarabello; Ines Colombo; Don Giuseppe Bergamaschi; Milena Agostini; Paolo Vezil; Giuliano Bagnoli; Lina De Biase; Maria De Yesus; Michele Londero e Federica Codarin; Bruna Portioli; Pasqua Montalti; Caterina Monti; Roberto Marceca; Maestre Pie dell’Addolorata; Sorelle Negri; Fraternita Laica Domenicana di Milano con 4 abbonamenti; Franca Maria Archintelli; Antonia D’Amore; Domenicane di Bergamo Alta; Domenicane dell’Istituto Ferravilla; Adele Forlini; Famiglia Lubich; Parrocchia di Ossimo Inferiore (Bs); Maria Laghi; Luciano Piccolomini; Ermella e Laura Molteni; Edy Contato; Gruppo del rosario di Monti di Licciana; Elena Malacarne; Paola Valvo; Maria Luisa Suero de Felizar; Luigi Cipriano con 7 abbonamenti; Maria Zappulla; Cosima Zingarelli; Rosella Zattarin; Stefania Pasquali; Dia Signoretto; Luisa Scarel Capello; Quintino Salsetti; Franco Petean; Santina Gilio Pavarin; Vittoria Palazzi; Elena Monti Oriani; Angela Mariani; Paola Fabbi; Evorzi Clementina; Domenicane S.Caterina da Siena di Venezia; Pierluigi Di Pasquantonio; Caterina Della Torre; Maria Dalla Longa; Lina Clementi; Santina Cerana Lodrini; Erminia Balena; Maria Pontesilli; Daniela Barbaglio con 20 abbonamenti; A.Paola Buzzacchi Nocita; N.N.; Alessandro e Rosina Pitto; Rosalba Chinellato; Domenicane di Via Barbiano a Bologna; Mariangela Levato; Antonio Caregnato; Franca Ghini Mingazzi; Maddalena Lunesu; Giuseppe Caraffini; Antonio Artusi; Gino Antonioni; Maria Giordano; Uliana Paolin e Teresa; Amedeo Girardello; Corrado Bergamini; Rosanna Buso; Lorenzo Comar; Olinda Concettoni; Domenicane di Melegnano (Mi); Enrico Lambertini; Isella melloni; Francesco Terroni; Sirleanna Zuffi; Teresa Benvenuto; P.Giuseppe Bagnoli o.s.b.; Ivano Barbieri; Monica Bianchi; Ennio Borin; Bruna Boscarol; Teresa Camerani; Marco D’Amato; Cinzia Marini; Riccardo Mariscoli; Maria Vittoria Muscinelli; Trieste Picuti; Galliano Pivaro; Famiglia Rosati; Irma Santoni; Partecipanti al Convegno di Loreto del 2 aprile; Anna Maria Pasqualini; Gina Angioletti; Cristiana Bartolini; Famiglia Bassi Rossi; Nilde Bonvicini; Maria Grazia Campogiani; Vittorio Castellan; Maria Mauriello Montaruli; Nazzarena Mori; Simonetta Moroni; Salvatore Mulone; Efrem Panelli; Lorenzo Pedrali; Clarice Piraccini; Sabella francesca Romana; Maria Santilli; Maria Teresa Sanzo; Sergio Scandroglio; Cosima Tampieri; Sandro Tittarelli; Suor Benedetta Tosi; Parrocchia S.Stefano di Neerviano (Mi); Bianca Maria Lepidi; Domenica Verini; Nicla Taborelli; Giuliana Rocchetti; P.Vincenzo Tizi; Lina Savini Bonaventura; Gianfranco Cacciavillani; Andrea Cirone; Caterina Della Torre; Regino Domaoa; Angiolo Fabrizi; Erina Gamba; Graziella Garavini; Franco Morelli; Oscar Rossi; Giuseppe Salvucci; Raimondo Brascaglia; Orietta Rabini; Agata Potenza; Sergio Cavelli; Caterina Della Torre; Carlo Leuzzi; Gabriele Martinelli Tempesta; Attilia Soravia; Angela Valenti; Marilu Capa Robles; Gruppo del Rosario di S.Pancrazio (Pr); Teresa Gianoli; Elda Trovato; Lucia Pascone; Nunzia Gubitosa.
2) in memoria dei defunti, per preghiere, chiedere grazie o celebrazione di ss. messe: Grazia Caravaggio per le anime del purgatorio; Partecipanti al pellegrinaggio a Lourdes; Dionisio Sparacio; Giampaola Negri secondo le sue intenzioni; Vittoria Radi per Luigi e Gemma, per Enrico e Carola, per Maria e Paolo, per Fulvio e Gino, per Mario e Lidia; Agnese Zannini in memoria di Claudio Fiorani; Franco Petean per Assunta e Giuseppe; Enzo Lorenzetti secondo le sue intenzioni; Francesco Trombetta secondo le sue intenzioni; Parroco della Cattedrale di Crema in onore della B.Vergine del Rosario; Giorgio Lupi e Marialuisa Bignami in memoria dei defunti; Paola Iotti Ferrari per Giovanna Giannicoli e Giovanna Pruneddu; Sara Sabbatani; Anna e Teresa Bolmini in suffragio dei cari defunti.
3) per acquisto di sussidi: Confraternita del SS.Rosario di S.Giorgio a Morgeto (Rc); Paolo Vezil; Michela Piredda; Gruppo del Rosario di Bosco Mesola (Fe); Roberto Crsaretti; Parrocchia S.Giovanni Battista al Collatino; Guido Mozzicafreddo; Leandro Cemmi; Partecipanti al Convegno di Loreto del 2 aprile; Claudio Ceccaroni; Santuario B.V. del Rosario di Fontanellato (Pr); P. Piero Lanza; Nadia Rambaldi.
4) per le adozioni a distanza: Ambrogio Caserini per Ana Paula Ferriera Caetano; Ambretta Negri per Lucas Oliveira Riston; Giampaola Negri per Isabela Oliveira Riston; Famiglia Seccardini Scarsi per Cristian Inacio da Silva; Paolo Vezil per William Cèsar Bucinsky; Famiglia Giacobazzi Breveglieri per Kelly Cristina da S.Aureliano; Famiglia Giantomassi per Amanda Inacio Da Silva; Paola Grisenti per Priscila Catarina de Souza; Famiglia Sandro Tittarelli per Isadora Lorena Matias de Oliveira; Anna Scarpenti per Ariane Batista de Souza; Irene Di Giovanni per Isabella Silva; Assunta Barzotti per Gelcimarade Fatima Brecho; Roberto Tonucci per Ana Cristina Rodriguez Gama; Daniele Savelli per Andressa Brecho; Ilde D’Agenio per Luiz Eduardo Brechò dos Reis.
Hanno collaborato con la loro opera: Fratini Fernando; Famiglia Boggio Carrera; Daniela Triaca e Angelo Gazzaniga; Anna Scarpenti; Enrico Veneziani; Maria Pia Bartoli; Ilaria Giannarelli; Elvio Barzotti; Vittoria Radi; Tania Rondani e Luca Borelli; Massimiliano Guerrini; Stefania Beduzzi; Tutti coloro che si sono adoperati in un modo o nell’altro al buon andamento del Convegno del Rosario a Loreto il 2 aprile.
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“Meryem anà”
“Meryem anà”, Maria Donna di Gerusalemme Dove ti offristi con Gesù ai piedi della croce, Maria Donna del Cenacolo Dove raccogliesti il soffio dello Spirito Santo, Maria Donna di Efeso, Dove giungesti con Giovanni “tuo figlio” Inviato in missione dallo Spirito: prega per noi. Maria madre delle pecore fuori dall’ovile, Madre di chi non conosce tuo figlio, Madre di coloro che “non sanno quello che fanno”: Prega per noi. Maria madre delle anime senza vita, Madre delle menti senza luce, Madre di cuori senza speranza, Madre dei figli che uccisero tuo Figlio, Madre dei peccatori, madre del ladrone non pentito, Madre del figlio non ritornato: prega per noi. Maria madre di chi non lo ha seguito, Madre di chi lo ha rinnegato, Madre di chi è tornato indietro, Madre di chi non è stato chiamato: prega per noi. Maria madre di coloro che vanno come Giovanni A cercare i figli di Dio dispersi, Madre di quelli che scendono agli inferi Per annunciare ai morti la Vita: prega per noi. Maria madre vieni a vivere con me: Vieni nella casa dove mi chiede di abitare, Vieni nella terra dove mi chiede di andare, Vieni tra gli uomini che mi chiede di amare, Vieni nelle divisioni che mi chiede di sanare, Vieni nei cuori che mi chiede di visitare. Vieni a casa mia a farmi da madre, Vieni Maria a darmi il tuo cuore di madre. “Meryem anà” “Maria Madre” di tutti i popoli Prega per noi.
la preghiera a Maria composta da don Andrea Santoro, ucciso in Turchia
pellegrinaggi del rosario Con i nostri pellegrinaggi desideriamo offrire la possibilità di condividere fraterne “giornate di spiritualità” scandite dalle celebrazioni proprie di ogni Santuario, dalla meditazione e dalla preghiera. 8/13 luglio 2006
al Santuario di Fatima in aereo da Bologna(1).
23/31 luglio 2006
in Grecia “sulle orme di S. Paolo” in traghetto da Ancona(1).
22/30 agosto 2006
al Santuario di Czestockowa in aereo da Malpensa(1).
16 settembre 2006
al Santuario S. Maria in Porto (Ra) in pullman(2); termine iscrizioni: 10/9/2006
23 settembre 2006
all’Abbadia di Fiastra (Mc) in pullman(2); termine iscrizioni: 17/9/2006
30 settembre 2006
al Santuario di Muris (Ud) in pullman(2); termine iscrizioni: 24/9/2006
27 dicembre 2006 - 7 gennaio 2007
in aereo da Bologna o Malpensa (1); termine iscrizioni: 30/9/2006 (1) se richiesto si valuterà se organizzare il trasferimento per e da aeroporto o porto (2) valutando il luogo di partenza e il percorso in base alle richieste
per ogni informazione rivolgersi a Padre Mauro tel. 335 5938327 o consultare il sito internet “www.sulrosario.org” alla voce “Pellegrinaggi”
organizzazione: Eteria Viaggi
in Egitto e Giordania “sulle orme di Mosè”