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Omelia sui santi Simone e Giuda

Dorotea Lancillotti laica domenicana

Apostoli e Martiri del I secolo 28 ottobre

Libera trascrizione dell’ultima omelia di padre Tomáš Týn, registrata il 28-10-1989 Testamento Spirituale del Servo di Dio, Padre Tomas Tyn O.P.

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ari fratelli e sorelle in Gesù Cristo, oggi la chiesa festeggia i santi apostoli Simone e Giuda. Molto scarse sono le notizie intorno a questi due insigni prìncipi della Chiesa, paragonabili a colonne su cui poggia l’edificio spirituale fondato dal divino Redentore. Sappiamo che Simone era soprannominato il Cananeo (o lo Zelota) e che Giuda era detto Taddeo [= il magnanimo] o Lebbeo [= il coraggioso]. Simone non va confuso con Simon Pietro; anche Giuda, fratello di Giacomo il Minore, non va confuso con Giuda Iscariota, il traditore di Gesù.

Dalla storia ecclesiastica sappiamo che i santi Simone e Giuda, come quasi tutti gli altri apostoli, sigillarono con il sangue la loro predicazione di Cristo Signore, imitando così il Re dei Màrtiri.

Che bella cosa, cari fratelli, meditare sulla consegna che Gesù fa ai suoi apostoli e discepoli di andare per il mondo a predicare la Buona Novella! Egli infatti è la verità e non ci può dire nulla di falso, né ci nasconde nulla. Gesù ci dice: « Ecco: io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi » (Lc 10, 3). È terribile questa frase! Il mondo è agguerrito e ostile, perché è fatto di lupi, e i lupi sbranano. Cosa devono fare gli apostoli? Devono essere come agnelli. È difficile da capire, ma l’essenza del 1

cristianesimo sta in questo, nella vittoria stupenda dell’amore del Redentore sull’odio dell’uomo.

Abbiamo fiducia! « Io ho vinto il mondo! » dice Gesù (Gv 16, 33). Il “mondo” significa il “dominio del maligno”, il potere dell’infernale nemico.

Ebbene quel mondo è stato vinto dal regno del Padre, un regno d’amore. Ecco perché Gesù nel suo testamento (XV, 12 del Vangelo di Giovanni) dice ai suoi discepoli: « Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati ». Qui Gesù stabilisce la misura dell’amore reciproco dei cristiani. Che cosa grande, cari fratelli, l’infinito amore di Gesù per noi, poveri esseri dal piccolo cuore! Dobbiamo imitare l’amore di Dio, un amore sconfinato, che sconfigge ogni male. Questa via è difficile, però è l’unica per imitare Gesù, la cui precisa volontà è che ci amiamo gli uni gli altri come egli ci ha amato.

Cari fratelli, è tanto difficile questa via, però questa è l’unica via per imitare Gesù: questo è il suo testamento, questa la sua volontà.

Dobbiamo meditare sull’amore di Dio. “Amore” è una delle parole più sante che ci siano, perché è un nome di Dio, uno dei più appropriati. San Giovanni dice semplicemente « Dio è amore » (1Gv 4, 8). Tutta la Trinità è amore, ma in particolare lo è colui che fa da nesso tra Padre e Figlio: lo Spirito santo, datore di vita.

“Amore” è un nome santo che non va profanato. Non va profanato dalle menzogne mondane, poiché il mondo soggiace a colui che è menzognero fin dall’inizio. Noi amanti (non per merito nostro, ma per grazia di Dio) della tradizione della santa Romana Chiesa deploriamo il modernismo, fenomeno devastante perché intende mondanizzare la chiesa. Mondanizzazione, sarebbe a dire satanizzazione: parola grave e terribile, che però denuncia un dato di fatto: il mondo appartiene al principe del male, al principe della menzogna. Io stesso non oserei dire questo, ma il sommo pontefice Paolo VI ebbe a dire: « Il fumo del demonio è entrato nel tempio di Dio ».

Il fumo del demonio è la mentalità mondana. Ecco perché al giorno d’oggi si tende a mondanizzare la parola “amore”, cioè si parla dell’amore cristiano come se fosse

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un amore profano qualsiasi. Non possiamo dire, all’americana, I love everybody, io amo tutti, e al tempo stesso elogiare la tolleranza a oltranza esclamando: io vivo e lascio vivere gli altri. È amore questo? Esiste l’amore fondato sull’assenza totale della verità? Certo che no. L’amore deve riversarsi su tutti, senza eccezione alcuna. L’amore cristiano è universale ed è amore della verità. Non posso dire: « Mi va bene tutto! ». Se vedo che attorno a me la verità viene conculcata, non posso dire: « Soprassediamo... ».

L’amore è amore della verità: adesione irrinunciabile, che può essere anche terribile e tragica. Invincibile. Oserei dire, cari fratelli, « Il mio amore è stato crocifisso », come scrive sant’Ignazio. Gesù, Gesù è l’amore completo, l’amore del Padre per il mondo, Gesù è crocifisso, legato a quel legno della Croce, a quell’altare del Sacrificio. Ecco la menzogna mondana: la libertà dell’amore; ma l’amore, se è libero, è menzognero. L’amore vero è un amore che si lega. L’amore vero è un amore che si crocifigge.

Non basta parlare d’amore. Tutti i modernisti hanno la bocca piena di amore, amore, amore. Dicono: « Non abbiamo bisogno di verità, di insegnamenti, di dottori. Abbiamo bisogno di amore ». Non è questo l’amore vero. No. L’amore ha un nome preciso: Gesù. Gesù crocifisso. A lui dobbiamo dare testimonianza, come fecero gli apostoli, che, tranne Giovanni, versarono il loro sangue predicando il Vangelo. Avrebbero potuto evitare il martirio. Ma non lo hanno fatto. Avrebbero potuto dire come i modernisti, sostenitori del pluralismo a tutti i costi: « Tutte le religioni hanno argomenti validi per rivendicare il loro diritto a esistere; bisogna aver stima dei fratelli separati; è necessario dialogare con tutti ». Ma non lo hanno detto. Gli apostoli, per amore, hanno girato il mondo per predicare che cosa?

La verità! La prima gravissima profanazione da evitare è il tentativo di fondare l’amore sull’uomo, mentre il vero amore si fonda sulla verità. Il vero amore non si sente mai libero, si sente legato, si sente crocifisso con Gesù.

Nel condurre le anime a Lui, unico salvatore, non dobbiamo escludere nessuno dal nostro amore. Il segno dell’autenticità dell’amore cristiano è proprio questo: esso non esclude nessuno. È vero che l’amore umano, nel suo valore naturale, viene sublimato e santificato dalla grazia, tuttavia nella sua piccolezza è selettivo. Noi tendiamo a scegliere i nostri amici. Se però vogliamo essere cristiani, dobbiamo convincerci che i nostri amici sono gli amici di Gesù. I nostri amici ce li sceglie Gesù. Gli amici del mio amico diventano immediatamente anche amici miei.

Ebbene, chi mai è stato escluso dall’amore di Cristo? Nessuno, perché Gesù ha versato per tutti il sangue della redenzione. Dunque il primo comandamento è che ci amiamo gli uni gli altri. Poi Gesù, quasi prevedendo il dubbio atroce che ci rende deboli e ci toglie il fervore della carità, esclama: « Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia » (1Gv 3, 13). Voi lo sapete bene: è più facile odiare, è più difficile costruire che distruggere. Ecco perché ci sentiamo deboli e sfiduciati. Sembra che

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il mondo e il principe del mondo abbiano già battaglia vinta. Allora Gesù, prevenendoci, dice: « Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato Me » (Gv 15, 18).

Che parole consolanti per noi! Se siamo odiati da quel mondo che se la prende con Gesù, significa che siamo dalla parte giusta. Se uno è amato dal mondo, dice la Scrittura, non può essere amico di Dio, è chiaro. A differenza del modernismo che pretende un’universalità confusionaria, il Vangelo è molto chiaro sulle scelte della fede: o con il mondo contro Dio, o con Dio ma odiati dal mondo.

Se il mondo se la prende con voi, questo è segno che siete buoni e santi. Esultate e rallegratevi, perché allora i vostri nomi sono scritti in cielo. Pensate che il mondo, come aveva perseguitato i profeti, così ha perseguitato Gesù: « ... sappiate che prima di voi il mondo ha odiato Me ». “Prima” ha valore non solo temporale, ma anche intensivo, e significa “più”.

Noi siamo ben poca cosa dinanzi a Gesù; però abbiamo almeno una remota partecipazione all’amore che in Gesù era pienezza. L’Aquinate scrive: « Quell’amore che in Gesù era per essenza, in noi è per remota partecipazione ».

Come ha risposto Gesù all’odio del mondo? Amandolo! « Poiché non siete del mondo, ... per questo il mondo vi odia » (Gv 15, 19). Il mondo, se si accorgesse che c’è della mondanità in voi, « amerebbe ciò che è suo » (Ibidem). È chiaro: semper similis cum simili. Le amicizie presuppongono sempre una certa affinità tra le parti. Il mondo, se s’accorge con il suo istinto malefico e perfido che uno è mondano, lo ama. Ma se s’accorge che uno è stato strappato al mondo, lo detesta: « Ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia » (Ibid.). Cerchiamo dunque di vincere la nostra apprensione e debolezza evitando le querimonie del tipo “Perché il mondo se la prende tanto con noi? Perché siamo sempre perseguitati? Perché? Perché?”. Gesù ci dice: « Questo accade perché io vi ho strappato al mondo ». Essere strappati al mondo è una vera liberazione, un privilegio, un beneficio immenso. Non lamentiamoci, non scendiamo a patti con il mondo! Noi che abbiamo la grazia (non il merito) di amare la santa Chiesa cattolica nella purezza della tradizione, lasciamoci odiare dal mondo e gloriamoci di questo! È bello amare quando si è odiati. Ma amare non nella menzogna del falso pluralismo, bensì nella determinatezza dell’unica, cattolica verità, nella verità di Cristo crocifisso, unico salvatore del mondo.

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