Tutti i santi domenicani

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tutti I SANTI DOMENICANI

“S

e entri nell’Ordine Domenicano -sentivo predicare fin da bambino, nella mia parrocchia, da P. Vincenzo Moiso, domenicano dalla testa ai piedi- e se sarai fedele alla nostra Regola e al nostro spirito, sarai santo, un grande santo... E andrai in Paradiso, subito dopo la morte. L’Ordine Domenicano è pieno, strapieno di santi!”. Aveva ragione P. Moiso (1897 - 1959). Tant’è vero che l’Ordine non riuscendo a festeggiarli tutti con una festa singola -perché santi non sono solo quelli canonizzati dalla Chiesa, ma pur coloro che nel silenzio e nel nascondimento, sono vissuti in piena dedizione a Cristo per la salvezza delle anime- ha stabilito il 7 novembre di ogni anno, la festa di tutti i Santi domenicani. La festa è stata approvata da Papa Clemente X nel 1674 e ci invita tutti ad unirci al coro celestiale dei fratelli che vivendo in pienezza l’ideale domenicano, in tutte le forme e nelle più diverse condizioni, hanno dato testimonianza a Cristo e hanno predicato la sua Verità a coloro che hanno avvicinato. Dei Santi Domenicani, il grande P. Enrico Lacordaire (1802-1861) in “Mémoire

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pour le rétablissement en France de l’Ordre des Fréres Précherurs” in una pagina che tutti i laici domenicani e gli amici dell’Ordine dovrebbero conoscere, scrive: “Il secolo XIII poteva a buon diritto ritenersi un periodo privilegiato per la fede... mentre tutti credevano la Chiesa regina e signora, Domenico di Guzman (1171-1221) intuì che per scongiurarne la rovina, occorreva niente di meno che far risorgere la forma di vita degli apostoli. E si rispose a Domenico, come si era risposto a Pierre l’Ermite: si divenne Frati predicatori come prima si era divenuti crociati. Le Università d’Europa andarono a gara nell’offrire i loro docenti e i loro allievi: Giordano di Sassonia, secondo Maestro generale dell’Ordine, diede l’abito a più di mille novizi. In un batter d’occhio o, per essere precisi, nel giro di cinque anni, S. Domenico che prima della bolla di Onorio III (1216) non disponeva che di sedici collaboratori (otto francesi, sette spagnoli e un inglese), fondò sessanta conventi, popolati di uomini scelti e di una schiera entusiasta di giovani. In una parola: essi amavano Dio, lo amavano veramente, al di sopra di ogni cosa; ed amavano il prossimo come se stessi, anzi più di se stessi. E oltre che a essere anime appassionate, condizione indispensabile per ogni predicatore, i Frati Domenicani rivelarono un’eccezionale sagacia nello scegliere il genere di predicazione che meglio rispondeva alle esigenze del loro tempo. Mi limito a qualche nome tra i più celebri che la storia ci ha tramandato. San Giacinto, l’apostolo del nord-Europa nel XIII secolo e le cui tappe apostoliche possono ricostruirsi sulla scia delle sue fondazioni. Pietro da Verona, trucidato dai sicari dopo un’intensa attività apostolica, che agonizzando scrisse con il sangue che gli fluiva dalle ferite, le prime parole del simbolo apostolico: “Credo in Dio”. Enrico Susone, il celebre mistico renano del XIV secolo, la cui predicazione riscosse un successo tale da meritargli, da parte degli avversari, una taglia sul capo. Nel medesimo periodo, Giovanni Taulero era applaudito a Colonia e in tutta la Germania. Ricorderò ancora San Vincenzo Ferrer, che nel XV secolo, evangelizzò la Spagna, la Francia, l’Italia, la Germania, i regni d’Inghilterra, di Scozia e d’Irlanda, e quel Girolamo Savonarola, che circondato da un popolo dimentico dei benefici ricevuti, fu arso vivo con inutile ferocia: ché le sue virtù e la sua fama sarebbero salite più in alto del rogo. Accenno appena a San Tommaso d’Aquino, rapidamente assurto alla gloria di Dottore della Chiesa; e al Beato Angelico del quale Michelangelo disse: “Nessuno potrebbe dipingere quei volti se prima non li avesse veduti in cielo”. Così scrisse Lacordaire e questa pagina è la seconda lettura nell’Ufficio dei Santi Domenicani. Sono soltanto i nomi più illustri. Ma anche tu, se come christifidelis laico vivi lo spirito di san Domenico, puoi farti santo come loro: devi chiedere nella preghiera un grande amore a Gesù-Verità, conoscerlo, crescere nel suo amore, e predicare Gesù-Verità con la vita e con la parola, là dove vivi. In una parola, se come costoro, diventi “un’anima appassionata”. Paolo Risso Laico Domenicano

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