Una vita domenicana consacrata a maria

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Il Servo di Dio P. Tomás Tyn

Una vita domenicana consacrata a Maria

P

adre Tomás Josef Maria Tyn è nato a Brno, repubblica Ceca, il 3 maggio, dell’anno santo 1950. Fu il primo di tre fratelli e i genitori Zdenek Tyn e Ludmila Konupcikova Tynova erano entrambi medici, qualificati professionisti, cattolici praticanti. Il nonno materno, Dr Joseph Konupcik, era dentista a Brno. Una profonda fede cattolica animava la sua vita spirituale e le sue convinzioni politiche. Esercitò un forte influsso su Tomás. Anche la nonna materna ebbe un ruolo importante nella crescita del nipote. Tomás l’amava molto e la chiamava dolcemente “Baberle”. I genitori erano molto impegnati come giovani medici ed avevano tempo per i figli solo il fine settimana, quando facevano con loro lunghe passeggiate nei bei boschi della regione. Discutevano anche di politica e i bambini impararono a rifiutare il comunismo. Per Tomás, che aveva una personalità avversa ai compromessi, la necessità di comportarsi in un modo ambiguo era un peso insopportabile. Tomás sentì presto la chiamata del Signore. A 15 anni disse: “diventerò sacerdote e religioso”. Superate brillantemente le scuole elementari e medie a Brno, vinse una borsa di studio ed assieme ad altri studenti cecoslovacchi iniziò gli studi superiori a Digione, in Francia. Il primo anno dovette iscriversi al corso con orientamento matematico, perché in patria non aveva potuto imparare il latino, sostituito dalla lingua russa. La passione per i filosofi antichi e la cultura greca e latina lo indussero a recuperare molto rapidamente le nozioni linguistiche mancanti. Studiò con passione sia il greco che il latino, approfittando in particolare delle vacanze estive, così che l’anno successivo potè frequentare il corso con indirizzo naturalistico ed il terzo anno quello con indirizzo filosofico. Si diplomò con il massimo dei voti nel 1969.

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Nonostante i successi scolastici, il soggiorno in Francia, nell’occidente libero, presenta nuove difficoltà per il giovane studente. Sin dal primo anno di collegio il capo degli studenti cecoslovacchi sconsigliava ai suoi connazionali la frequenza delle funzioni religiose, così Tomás fa molti chilometri a piedi per recarsi in un paese vicino ove può assistere alla Santa Messa. Anche la vita politica del paese nel quale vive è causa di sconcerto ed afflizione: le contestazioni, gli scioperi e i disordini del 1968 sono sotto i suoi occhi e manifestano, sotto un altro aspetto, la stessa ideologia politica per la quale aveva già sofferto in patria. Tomás Tyn ha già fatto la sua scelta: il padre domenicano Féret lo indirizza verso quella congregazione che già conosceva da bambino. Nel 1969 chiede ed ottiene di essere accolto nella comunità domenicana di Warburg, in Westfalia. Anche la sua famiglia si rifugia in Germania, a Neckargemund, ove tuttora risiede. Il 29 settembre 1970 Tomás Tyn fa la professione semplice ed inizia il corso istituzionale filosofico-teologico. Nel 1973 va a Bologna per completare gli studi e conseguire la licenza in teologia. Il 1975 è un anno importante per Tomás Tyn: il 29 giugno, festa di S. Pietro e Paolo, il Santo Padre Paolo VI lo consacra sacerdote. Un confratello testimonia di aver ricevuto una confidenza: al momento della consacrazione sacerdotale padre Tomás ha offerto la sua vita per la libertà religiosa e la rinascita spirituale della Cecoslovacchia. Tale offerta egli pone nelle sante mani della Vergine Maria. Dopo l’ordinazione sacerdotale padre Tomás Tyn si perfeziona negli studi presso l’Angelicum di Roma, ove consegue il dottorato in teologia con una tesi su “L’azione divina e il processo della giustificazione secondo san Tommaso d’Aquino”, tesi interamente scritta in latino. Nel 1978 inizia presso la comunità domenicana di Bologna il periodo più fertile e felice della sua vita. Secondo l’ideale domenicano “contemplata aliis tradere” si applica con assoluta dedizione e generosità allo studio, all’insegnamento e all’apostolato. È difficile fare un’analisi completa della sua attività. È doveroso almeno un accenno alle sue conoscenze linguistiche: oltre a latino, greco antico e aramaico, padre Tomás aveva una perfetta padronanza di almeno altre sei lingue moderne. Diventa professore di teologia morale presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese (STAB). Nel 1980 è vicereggente dello Studio domenicano di Bologna, nel 1984 membro della Commissione per la vita intellettuale della provincia, nel 1989 vicemoderatore della sezione san Domenico dello STAB. Tiene corsi presso l’Istituto Tincani, adiacente alla basilica bolognese. Gli viene affidata anche la cura pastorale delle suore domenicane di via Palestro a Bologna, che avevano anche la responsabilità di una media inferiore e di un liceo. Le suore che hanno avuto la grazia

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di usufruire della sua direzione spirituale ricordano bene i suoi preziosi insegnamenti. Padre Tomás Tyn si dedicava con passione anche alla catechesi a beneficio degli alunni della scuola e dei loro genitori. Il suo amore per i giovani lo portava a spendere molto del suo tempo, privandosi del riposo, con diversi gruppi giovanili: Comunione e Liberazione, gruppi Scout, incontri di Alleanza cattolica, gruppi montfortani, ed altri. Accettava amabilmente inviti in abitazioni private, ove presiedeva ad incontri di preghiera, catechesi, istruzioni spirituali che si protraevano fino a tarda sera. Padre Tomás donava ai suoi interlocutori, qualunque fosse l’ideologia professata o il ceto sociale di appartenenza, oltre che la sua impareggiabile cultura, anche la sua benevola affabilità e perfetta carità: ricordo incancellabile per tutti coloro che hanno avuto contatti anche occasionali con lui. La conversazione riguardava sia gli argomenti più semplici che profonde considerazioni intellettuali e filosofiche, testimonianza, questa, che la sua grande scienza era pari alla sua umiltà. Rimane particolarmente viva la memoria delle sue omelie. Quando predicava dall’altare, che spesso era l’altare della cappella del santo Padre Domenico, l’“instinctus Spiritus Sancti” lo trascinava in appassionate riflessioni teologiche ed apologetiche nelle quali l’irruenza del linguaggio, l’amore per la verità e la stringente consequenzialità delle argomentazioni non erano subito decifrabili dai fedeli presenti alla celebrazione. Alcuni fedeli hanno sentito l’esigenza di trascrivere le sue omelie, per poterle meditare. Grazie a loro ora possiamo continuare a giovarci della sua opera evangelizzatrice. La devozione per la Madre di Dio in questo vero figlio di san Domenico era esemplare. Ogni ritaglio di tempo era impiegato nella preghiera del santo rosario: raramente partecipava a trattenimenti futili. Scherzosamente chiamava la televisione “cubus diabolicus”. Nel breve periodo di tempo che gli è stato concesso su questa terra le testimonianze della sua attività sono un patrimonio vastissimo. Ad una signora che gli chiedeva: “Padre, cosa possiamo fare in questi tempi così difficili?”, egli con gioiosa affabilità rispondeva: “cara signora, dobbiamo essere contenti, rallegrarci di avere l’opportunità di combattere tanto per la nostra fede!. Ma in questo strenuo combattimento non siamo soli, non dobbiamo fidarci delle nostre povere

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forze, il Cuore Immacolato di Maria, questa Virgo Fidelis, questa fortezza inespugnabile è il nostro sicuro rifugio e la nostra forza!”. Padre Tomás non solo viveva questa consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, ma anche continuamente la raccomandava in ogni occasione: nelle omelie, nei gruppi di preghiera e personalmente ai suoi figli spirituali: “vi scongiuro, consacratevi al Cuore Immacolato di Maria!”. Questo è il suo più prezioso testamento spirituale. Infine dobbiamo ricordare la sua opera somma, che a buon diritto si può considerare una pietra miliare nella storia della filosofia del ventesimo secolo, il trattato “La metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis”. Questa la dedica dell’opera: Deiparae Virgini, Matri Verbi, per quod omnia facta sunt in signum filialis obsequii dicatum. Non possiamo fare a meno di ricordare l’apostolato svolto da padre Tomás quale confessore e direttore spirituale. Nonostante i molti impegni sopra accennati, si offriva generosamente quale direttore spirituale e le confessioni non erano certo brevi e superficiali. Si prodigava volentieri anche nei confronti dei suoi più giovani penitenti, i chierichetti di 11-13 anni, che guidava amorevolmente nella crescita spirituale. Lo stesso impegno di apostolato padre Tomás Tyn lo svolgeva presso la parrocchia di san Giacomo fuori le Mura a Bologna, ove si recava percorrendo, per lo più a piedi, i diversi chilometri di distanza dalla chiesa di san Domenico. Anche la cura pastorale della comunità monastica e del Santuario di Fontanellato erano spesso affidati a padre Tomás: la domenica mattina doveva alzarsi prima dell’alba per prendere il treno per Parma e il sacrificio non era piccolo. Spesso nelle omelie e negli insegnamenti padre Tomás parla dell’obbedienza: obbedienza a Dio anzitutto, ma anche obbedienza alla Chiesa, al Santo Padre, al Vescovo e ai superiori.

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L’obbedienza è non solo predicata, ma anzitutto praticata. Ogni volta che doveva officiare la Santa Messa in latino secondo il rito di S. Pio V (abitualmente tutti i sabati mattina) chiedeva il permesso al vescovo di Bologna. Padre Tomás alla fine dell’estate del 1989 cominciò ad accusare i primi sintomi di una malattia che all’inizio sembrava senza importanza. Dolori articolari, febbricola persistente, facile affaticabilità. I dolori si accentuarono in settembre-ottobre. Nel frattempo nella sua patria, in Cecoslovacchia, nasce il Forum Civicum, un’assemblea permanente presieduta dal drammaturgo Vaclav Havel: sarà l’inizio della “primavera di Praga”. Il 28 ottobre padre Tomás pronunzia la sua ultima omelia nella festività dei santi Giuda e Simone: è un inno all’Amore! All’inizio di novembre il male si aggrava. All’ospedale S. Orsola viene dato il triste responso: pochi mesi di vita, il male è ormai inguaribile, le sofferenze, sopportate con la forza abituale del suo carattere, unita alla cristiana rassegnazione, sono ormai continue. Una lunga processione di visitatori si affolla sempre più numerosa al suo capezzale. Papà Zdenek viene a Bologna e desidera che il figlio sia curato in famiglia per potergli dare quell’assistenza e quell’affetto che per così pochi anni la famiglia ha potuto dimostrargli. Inizia l’ultima fase del suo calvario in famiglia. Dirà il padre: “purtroppo noi non abbiamo avuto la possibilità di discutere il tema della morte con nostro figlio: noi evitavamo questo tema per avere riguardo della sua malattia e anche lui sembrava avere riguardo per noi che lo avevamo in cura”. Dice la madre Ludmila: “il suo doloroso morire e la sua morte sono state sopportate da lui con coraggio. Ci consolò e ci diede la speranza di rivederci”. La mattina del 1° gennaio 1990 la sua anima non era più di questa terra. La sera precedente il primate di Praga presiedeva in cattedrale la celebrazione Eucaristica con un Te Deum solenne di ringraziamento per una nazione ritornata alla libertà. Il primo gennaio, nel pomeriggio, una santa Messa poteva essere trasmessa per la prima volta in televisione. In conclusione un brano di una sua omelia su san Pietro da Verona: “….. la fede che ci sostiene dall’infanzia, sino alla fine della nostra vita, oltre la stessa vita, oltre la morte, nella vita eterna la fede diventa visione beatifica, la Parola di Dio che tutto sostiene, l’Essenza di Dio che diventa beata visione”. Le foto dell’articolo sono tratte dall’album fotografico della vita di Padre Tomás Tyn.

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