Vince chi si rifugia

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Vince chi si rifugia! Di fronte agli ultimi avvenimenti della vita terrena di Gesù gli Apostoli si mostrano completamente smarriti e, dopo il suo arresto, lo abbandonano e fuggono. Più che una fuga è un allontanamento, un allontanamento non privo di esitazione, come mostra il caso di Pietro che "lo segue da lontano fin dentro il cortile del sommo sacerdote" (Mc 14,54). Da Lc 23,49 possiamo anche supporre che, sempre da lontano, assieme alle donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, alcuni Apostoli abbiano assistito alla Crocifissione e alla Morte. Colpisce questo "da lontano" su cui insiste il Vangelo: a ciascuno di loro Gesù aveva detto "vieni e seguimi", e in effetti avevano lasciato tutto e l'avevano seguito, almeno fino a quel momento... Per comprendere il motivo profondo di questo abbandono bisogna leggere con attenzione il Vangelo, soprattutto quello di Giovanni. In questo Vangelo l'ora di Gesù, e cioè la sua morte in croce, è presentata come una manifestazione della Gloria divina: è di fronte a questo (e come potrebbe essere altrimenti?) che gli Apostoli sono completamente persi... Questa fuga è frenata dall'affetto che nutrono per Gesù e che li spinge a seguirlo da lontano. Questo ci colpisce e commuove: non capiscono ciò che sta succedendo, sono impauriti e schiacciati, eppure non possono staccarsi da Lui. San Tommaso d'Aquino fa al riguardo un'osservazione profonda: questo dramma mostra che il loro affetto per Gesù era ancora umano, ci son voluti tutti questi avvenimenti (e per san Pietro anche il rinnegamento!), la Risurrezione e la Pentecoste per renderlo divino. C'è da tremare: se l'affetto che avevano per Gesù prima della Pasqua era ancora umano, il nostro che cos'è? Ho detto che non potevano staccarsi da lui. Naturalmente tutti tranne uno: Giuda. Il Vangelo ce lo mostra non lontano ma totalmente separato da Gesù e dagli altri Apostoli; anche nel suo rimorso non mostra nessun attaccamento a Gesù, è solo dispiaciuto di aver provocato la morte di un innocente... Mentre gli Apostoli restano legati, con il filo di fede che gli resta, al Mistero incomprensibile che si sta compiendo, Giuda sembra aver reciso ogni legame. E' forse questo il significato della terribile affermazione di san Giovanni e di san Luca: "Satana entrò in lui" (Gv 13,27; Lc 22,33). Son dunque queste le due sole possibilità di fronte al Sacrificio di Cristo: il rifiuto totale di uno dei Dodici e la dispersione degli altri? San Giovanni nel suo Vangelo ce ne rivela una terza: "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!" (Gv 19,25). Vicino alla Croce, dunque, c'è "il discepolo che Gesù amava". San Giovanni però precisa stupendamente che era presso la croce di Gesù "accanto a sua madre": ancora prima di riceverla come tale in un tipico atteggiamento filiale. Maria dunque, prima fra le donne, sta presso la croce. Nel "Vangelo secondo Matteo" di Pasolini vediamo la Madonna, impersonata dalla madre del regista, piangere e dimenarsi quasi riversa al suolo. Chiunque abbia un po' d'umanità è in grado di intuire il suo grande dolore, ma è la fede che ne scopre il vero volto. Ascoltiamo san Bernardo: "Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l'anima della Madre... Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era sicura che sarebbe presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente e in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? Egli ha potuto morire anche nel corpo, e questa non ha potuto morire con lui nel suo cuore? Nel Figlio operò l'amore superiore a ogni altro amore. Nella Madre operò l'amore, al quale dopo quello di Cristo nessun altro amore si può paragonare" (Discorsi, 14-15). Eppure la Madonna sta presso la croce. La Tradizione (diversamente dall'immaginazione di Pasolini) ha sempre letto in questo verbo una presenza ferma e partecipe. Maria è la sola che può partecipare a questo Mistero di luce e di tenebre, a quest'ora delle tenebre che è anche, infinitamente di più, l'ora della Luce. Ed è a lei per prima che Gesù si rivolge affidandole come figlio quel discepolo, e in lui tutti noi. Maria è dunque madre della Chiesa, madre della nostra fede e della nostra vita spirituale. Non possiamo fare a meno di Lei: è troppo forte l'impatto colla realtà di Dio e se il discepolo non le si mette accanto, non la invoca e non si rifugia in Lei, non può resistere, non può continuare a sperare. Chi teme, per poco che sia, lo può intuire; chi è presuntuoso purtroppo no. Una conferma di questo ruolo la troviamo negli Atti degli Apostoli, dove vediamo gli Apostoli "riuniti nel cenacolo attorno a Maria", come dice,


facendo una lettura profonda del testo, il terzo mistero glorioso del Rosario. Gli Apostoli han preso sul serio la consegna di Ges첫 e sono diventati umili. Hanno imparato la lezione. Hanno (duramente) imparato che senza di Lei, e senza lo Spirito Santo che quasi al suo seguito invocano e attendono, non potevano farcela, che avevano bisogno di quella presenza per mettersi in sintonia col Mistero di Dio... P. Paolo Maria Gerosa o. p.


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