C'era una Svolta n. 19 (n.3 del 2016)

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R S EF P ER EC ENIAL D E U M

anno III numero 03/2016

I FAN -TASTI -CI 4 Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino


SPECIALE REFERENDUM

REFERENDUM IN VISTA Le ragioni del SI

quelle scatole di cemento, che ora sono vuote e in molti casi obsolete.

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Cementificare altri 50.000 metri quadri di terreno agricolo, aggiungerebbe altro cemento a quello già esistente e non utilizzato.

del Comitato Promotore uando un comitato nasce, raccoglie dentro di sé tante tipologie di persone unite da uno stesso obiettivo: battersi per portare avanti una causa in cui credono. In questo caso si vuole mantenere una zona parco, che il Governo ha reso edificabile per la realizzazione del Polo del lusso, nel castello di Serravalle e più precisamente a ridosso della zona industriale di Rovereta.

Con il quesito referendario Il comitato chiede alla cittadinanza di esprimersi in merito al mantenimento dell’area parco.

Chiede al Governo, che ogni qual volta ci siano dei progetti così impattanti per il territorio, si chieda alla gente di esprimersi. Non dice di essere contro lo sviluppo, ma chiede di non correre dietro a soluzioni tampone che non servono al paese. Il territorio va tutelato, sia per noi sia per le generazioni future che saranno costrette a subire un domani le scelte scellerate di oggi.

Il Comitato desidera che la gente possa essere resa partecipe delle scelte che la politica fa, soprattutto quando queste scelte sono di così forte impatto ambientale e minano la qualità di vita dei residenti. La tutela e la salvaguardia del territorio sono le prime motivazioni che hanno spinto il comitato a formarsi. Ad aprile 2015 la Segreteria al Territorio, decide di modificare la destinazione d’uso di una zona che il Piano Regolatore Generale (PRG) destina a parco, una zona “polmone” e filtro tra le aree artigianali di Dogana bassa e Rovereta e la soprastante residenziale di Falciano, dove c’è un evidente caos urbanistico. Il parco avrebbe dovuto migliorare la qualità di vita dei residenti mentre invece aumenterà l’inquinamento ambientale, che si sommerà all’esistente, e il rischio di salute di chi abita e ci lavora Non si è proceduto ad Valutazione di Impatto Ambientale che il progetto avrebbe comportato sull’ambiente e sul costruito. Negli ultimi anni, altre decisioni prese dal Consiglio Grande e Generale hanno già reso edificabili aree che il PRG aveva destinato a zone agricole e parco. Ci sono zone industriali e artigianali sparse all’interno del nostro territorio, con tantissimi immobili vuoti, che potrebbero essere riconvertiti, riqualificati e anche demoliti e ricostruiti per fare spazio a nuove attività. Noi non ci siamo mai espressi contro questo progetto, ma bensì a favore di un’economia che vada verso la salvaguardia del paese troppo cementificato senza una reale esigenza e programmazione. Se in passato si fosse rispettato di più il territorio, ponendo dei limiti maggiori a quello che è stato costruito sia in termini di quantità che di qualità, non avremmo tutte numero 03 2016

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EDITORIALE

EDITORIALE DEL MESE di Marianna Bucci

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osa c’è di più speciale di un referendum, per un paese da troppo tempo abituato a disinteressarsi dell’attività politica? Lo strumento principe della democrazia richiama l’attenzione della popolazione ricordandole che il presente e il futuro sono nelle sue mani. Sarà per questo che a tanti dei nostri politici i referendum proprio non vanno giù, abituati come sono a non rendere conto a nessuno. E soprattutto abituati a far credere alla gente che il presente e il futuro sono nelle mani di qualcun altro: della piazza finanziaria, dei grandi investitori, dei mega progetti. È un’occasione speciale, si diceva. Per questo abbiamo cercato di rendere speciale anche l’uscita di questo numero di “C’era una Svolta”, il giornalino che il movimento RETE pubblica da tre anni. È speciale perché per la prima volta diamo spazio ad articoli di persone che non sono aderenti del nostro movimento, ma con le quali stiamo condividendo un percorso intenso ed entusiasmante per informare la popolazione riguardo il Polo del lusso e, più in generale, la valorizzazione della democrazia diretta. Quindi colgo l’occasione per ringraziare i cittadini, le forze politiche e sociali che hanno collaborato a questo numero: Comitato tutela zona parco Rovereta, Liberamente San Marino, Consigliere indipendente Luca Lazzari, USC-Unione Sammarinese Commercianti, Associazione Micologica, Alessandro Rossi, Sara Rossini, Agostino Corbelli, Movimento25Marzo. E allora domenica 15 maggio andiamo a votare, per tanti motivi. Prima di tutto perché è un diritto e un dovere conquistato in anni di battaglie. Un diritto che non va dato per scontato e che occorre difendere e riconfermare ogni volta; un dovere per i cittadini che devono assumersi la responsabilità del tipo di paese che vogliono costruire. Perciò è importante votare consapevolmente, perché il voto ha delle conseguenze. I voti sbagliati alle elezioni politiche, ad esempio, hanno consegnato il paese nelle mani di politici che invece di lavorare per il paese hanno costituito un’associazione a delinquere che negli anni ha acquisito talmente tanto potere da rendere “impossibile individuare una parte

dell’attività di governo rimasta immune dal drenaggio illegale di risorse” dice la magistratura. Per questo il movimento RETE invita a votare 4 volte sì ai referendum del 15 maggio. Perché toccano quattro temi che possono dare una vigorosa sferzata di cambiamento a una classe politica autoreferenziale e che fa di tutto pur di non cambiare. Pensiamo solo a cosa può significare eliminare il quorum, mettere un tetto agli stipendi dei dipendenti PA e stabilire che alle elezioni si potrà votare un solo candidato invece di tre. In un colpo solo si manda alla politica un messaggio forte e chiaro: il tempo dei giochini e del clientelismo è finito, noi cittadini pretendiamo di ritornare ad essere sovrani. E per farlo basterà mettere la crocetta sulle caselle del Sì. Arriviamo poi alla nota dolente, il quesito sulla variante del PRG che ha reso edificabile una zona a parco di Rovereta per la costruzione del Polo del lusso. Non si può considerare questo tema come meramente ambientale. Lo è, perché il cemento e il traffico che invaderanno gli abitanti di Falciano hanno un impatto non da poco. Ma non è solo questo. Quello sul PRG è un quesito che cerca di scuotere le coscienze dei sammarinesi sul modello di sviluppo per il nostro paese. Ci vogliono far credere che gli accordi sono stati fatti nella massima trasparenza, non come avveniva in passato. E invece, se guardiamo tutti gli ingredienti del minestrone propinatoci dal governo, ci accorgiamo che poco o niente è cambiato: - hanno reso edificabili dei terreni che il Piano Regolatore Generale destinava a parco, una pratica ampiamente usata in passato e, evidentemente, ancora oggi; - i terreni sono di proprietà di nomi noti, tra cui i parenti della Mularoni, Segretario di Stato al Territorio promotrice del Polo (ma la delega al Commercio non era di Arzilli? Mah…); - i Segretari di stato giocano a fare i procacciatori di affari e piegano i tempi e gli strumenti del Consiglio Grande e Generale alle volontà dell’imprenditore di turno invece di creare le condizioni, attraverso leggi eque e valide per tutti, affinché San Marino diventi appetibile per gli investitori esteri. Privilegi su misura, sgravi e defiscalizzazioni stabiliti in una convenzione votata in

Consiglio solo per il Polo del lusso: un pericoloso precedente anche per eventuali futuri investitori che, invece di basarsi sulle leggi esistenti, si sentiranno legittimati a chiedere la benedizione del Segretario di Stato per ottenere convenzioni confezionate in base alle proprie esigenze. Continua quindi, come in passato, la cattiva abitudine dei pellegrinaggi degli imprenditori nelle Segreterie di Stato; - continuano anche i proclami sui posti di lavoro, la caramella che serve a ingolosire i sammarinesi e a persuaderli della bontà del Polo. Un anno fa erano 600, poi 400, adesso si è arrivati a 200 di cui la metà, forse, per i sammarinesi. Persino il sindacato ha sollevato molte perplessità sulla mancanza di precisi impegni occupazionali, facendo sorgere il dubbio che l’investimento possa essere funzionale ad altri interessi, che nulla hanno a che fare con la creazione di posti di lavoro. Ma se anche fossero 100 posti di lavoro (manna dal cielo di questi tempi!) il rischio è che la presenza del Polo del lusso danneggi le attività economiche esistenti – circa 1300 solo nel comparto commerciale – per lo più a gestione familiare. Parliamo di 3500 addetti e di una monofase di 51 milioni versata Insomma sono tanti i motivi per cui, secondo noi, è meglio votare Sì ai quattro referendum. Basta con le speculazioni, basta con il connubio politica-affari, basta con le leggi fatte sulla pelle della popolazione! Votiamo quattro Sì grandi come la nostra voglia cambiare!

LE SERATE DI MAGGIO alle ore 21:00 2 5 6 9 12 13

Borgo Maggiore

(ex International)

Fiorentino

(Centro Sociale)

Borgo Maggiore (ex International)

Domagnano

(Sala Montelupo)

Domagnano

(Sala Montelupo)

Serravalle

(Casa del Castello) numero 03 2016

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SPECIALE REFERENDUM

LIBERAMENTE SAN MARINO Voteremo 4 Sì… Liberamente! di Emanuele Santi

“A

ndate al mare” era uno slogan molto di moda negli anni ‘80, con il quale alcuni illustri statisti italici consapevoli di quorum molto elevati, invitavano i cittadini a non votare ai referendum, a non partecipare alla vita politica, a non interessarsi della cosa pubblica e a non informarsi sulle questioni che potevano riguardare il futuro dei propri figli. Questo era l’invito da parte di chi, pavido del giudizio sovrano del popolo, innalzava steccati pur di non farlo esprimere. Oggi dobbiamo avere la consapevolezza che, in un passato non troppo lontano, questa delega in bianco e questa fiducia incondizionata hanno prodotto risultati che stiamo vivendo quotidianamente sulla nostra pelle, assieme alle conseguenze di scelte errate.

al danno in termini ambientali perchè si continuerà ad edificare su un territorio ampiamente martoriato, senza prendere in considerazione la riqualificazione dell’ esistente e dei tanti edifici inutilizzati, si è sottoscritta una convenzione totalmente penalizzante per lo stato sammarinese, che non prevede una stima dell’ impatto che avrà il Polo del lusso sul commercio esistente, che non prevede garanzie economiche a fronte di tutte le agevolazioni concesse in deroga anche alle leggi, che non prevede garanzie di assunzione di personale sammarinese e che non prevede garanzie per i fornitori sammarinesi.

fatto annullano la volontà di tanti elettori che si recano a votare. Dobbiamo essere consapevoli che il referendum è l’unico strumento di democrazia diretta in cui i cittadini hanno la possibilità di esprimere con il proprio voto l’opinione su temi di notevole rilevanza. L’invito è quello di andare alle urne, di partecipare: Liberamente San Marino voterà 4 SÌ.

Siamo favorevoli a fissare un tetto massimo agli stipendi della pubblica amministrazione ed enti statali, in quanto in un periodo con 2000 disoccupati e tante famiglie in difficoltà è opportuno rimodulare le retribuzioni fuori da ogni logica e ridistribuirle a chi il reddito lo ha perso. Uno stato con le finanze in grossa difficoltà non si può permettere stipendi a sei cifre.

Siamo favorevoli alla espressione di un’unica preferenza in occasione delle elezioni politiche, per eliminare le cordate di candidati, per responsabilizzare e moralizzare il voto, e soprattutto per sanare un gap anti democratico che prevede cittadini interni di serie A, che possono votare Quello che si celebrerà il 15 Maggio a San i candidati, e cittadini esteri di serie B che Marino, sarà uno dei momenti più alti nella nostra democrazia ed i cittadini Sammarinesi non possono votare candidati. avranno la possibilità, attraverso l’istituto Siamo favorevoli all’abolizione del referendario, di esprimere il loro parere su quorum in quanto riteniamo, che la quattro quesiti di notevole rilevanza. maggioranza semplice dei votanti debba Liberamente San Marino è favorevole all’abrogazione della legge sulla variante del PRG per la modifica della destinazione d’uso, da parco in edificabile, dell’area di Rovereta destinata al Polo del lusso, che oltre

decidere. Chi ha deciso di non esprimersi e di non recarsi alle urne non deve vanificare il voto di chi è andato a votare. Questo responsabilizza e rende partecipi i cittadini, consapevoli che la maggioranza semplice vince. Rimarchiamo che il 15 maggio si voterà con il quorum del 25% pertanto su circa 33.500 aventi diritto al voto i “sì” dovranno essere almeno 8400 e comunque maggiori dei “no”. Il referendum è partecipazione attiva alle scelte del paese, uno strumento per mezzo del quale decisioni prese nelle segrete stanze del potere possono venire sovvertite dalla volontà popolare. Troppo spesso si sottovaluta lo strumento referendario, perché viene svilito da quorum troppo elevati che di numero 03 2016

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SPECIALE REFERENDUM

PENSIERO INDIPENDENTE Vota sì

contro lo sviluppo occasionale di Luca Lazzari

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a contrarietà al progetto che intendo esprimere va al di là della convenzione, riguarda il modello di sviluppo perseguito (o meglio perpetrato) dal governo: lo «sviluppo occasionale». Lo stesso che ha provocato il dilagare della corruzione, la de-responsabilizzazione sociale, la perdita di conoscenze e abilità lavorative, il depauperamento delle risorse pubbliche, il degrado ambientale, il disordine urbanistico, l’esaurimento di interi settori economici. Col grande commercio, lo sviluppo occasionale rischia di trasformarsi nella roulette russa sulla quale si gioca l’impianto commerciale che offre reddito e dignità a moltissime famiglie sammarinesi e che concorre in maniera più che importante alla solidità economica del Paese. Questi i numeri: 1.355 imprese commerciali; 3.467 addetti; 2.952 dipendenti di cui 1.843

sammarinesi; 51 milioni il saldo monofase 2014. Qualcuno sostiene che dire no allo sviluppo corrisponda ad un atteggiamento ideologico. Niente di più falso. Sarebbe ideologico se la realtà che ci viene rappresentata fosse l’unica possibile. Ma è solo una realtà parziale. Sarebbe ideologico se fossero corrette le argomentazioni a sostegno del grande commercio. Ma sono argomentazioni false. L’unica vera ideologia presente nel dibattito pubblico è quella praticata da chi vorrebbe piegare i Sammarinesi alla rassegnazione, consumarli nelle passioni tristi e infine renderli sudditi: l’ideologia della San Marino senza sammarinesi. La giustificazione portante a sostegno del progetto è la scarsità di lavoro. Eppure, se c’è una cosa che a San Marino non manca è proprio il lavoro. Ecco un elenco approssimativo del lavoro non solo possibile, ma necessario: l’eliminazione delle barriere architettoniche, lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche, la riqualificazione architettonica ed energetica degli edifici, la conversione organica dell’agricoltura, la separazione della rete fognaria, la gestione autonoma dei rifiuti, la realizzazione di marciapiedi, sottopassaggi stradali e parchi cittadini, la produzione di energia a costo negativo, l’estensione dei servizi di cura alla persona, il miglioramento dei servizi turistici di accesso e accoglienza.

Esistono due tipi di lavoro. C’è il lavoro a cui si partecipa come comparse, che è al servizio unicamente del profitto e che sposta tutto il plusvalore verso l’alto. E poi c’è il lavoro che parte dai bisogni della popolazione, che concorre al miglioramento delle condizioni di vita di tutti, e che produce valore d’uso. L’offerta caritatevole di un lavoro qualsiasi va rifiutata. Il lavoro per il quale un governo sinceramente interessato al bene comune dovrebbe adoperarsi è un altro. È il lavoro della manifattura digitale, dei nuovi modelli di impresa, del crowdfunding, dell’economia collaborativa, delle applicazioni informatiche, del co-housing. È il lavoro della formazione e dell’istruzione. È il lavoro che attraversa la produzione, che trasforma i beni in servizi, che libera risorse, crea altri mercati e nuovi modi per generare reddito. È il lavoro delle piccole fabbriche che soppiantano la produzione di massa, dei piccoli negozi che soppiantano la grande distribuzione. È il lavoro che investe in ricerca e innovazione. È il lavoro sparso in tutto l’Occidente in forma di piccoli grumi di eccellenza che piano piano si trasforma in grande sistema integrato. È il lavoro che renderebbe i Sammarinesi di nuovo artefici del proprio destino, padroni del proprio Paese.

Le vignette di Ranfo

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SPECIALE REFERENDUM

ASSOCIAZIONE MICOLOGICA Basta consumare territorio!

di Raniero Forcellini

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e un P.R.G., che doveva durare 10 anni, è tuttora in vita con ancora spazi edificatori vuol dire che c’è qualcosa che non ha funzionato. Vuol dire che ha creato notevoli superfici edificabili, una colata di cemento durata 20 anni non per necessità ma solo per speculazioni e altri traffici. Una pianificazione devastante che ha consumato terreni agricoli coperti da capannoni ed edifici commerciali e residenziali oggi in buona parte vuoti. Il futuro del paese, se vogliamo preservarlo, dovrà portare la crescita economica verso uno sviluppo sostenibile basato sull’uso efficiente delle risorse e consumo del territorio andando verso la riqualificazione di quelle zone edificate degradate e vuote La trasformazione del parco in zona edificabile per il “polo del lusso” è altro abuso e sfregio alla natura e al paesaggio solo nel nome di un progresso che ancora crede che il cemento e l’asfalto siano i portatori sani di una qualità di vita migliore e di una crescita del paese. Con tutto il consumo di territorio e il livello di cementificazione realizzato negli ultimi 20 anni dovremmo avere ricadute positive sul benessere dei cittadini e qualità di vita migliore, ma invece perché non è stato così? In questi anni ruggenti dove si navigava nell’oro, o almeno alcuni navigavano, abbiamo costruito senza regole e programmazione, senza una seria pianificazione urbanistica e senza seguire un’effettiva domanda, capace di generare e distribuire ricchezza, ma solo per soddisfare

interessi di pochi, speculativi, finanziari e per nascondere soldi sporchi di ogni genere legati anche alla malavita. Abbiamo perso il nostro suolo e la sua ricchezza come il paesaggio, abbiamo sottratto il terreno agricolo, abbiamo ridotto il rifornimento delle falde idriche, alimentando il dissesto idrogeologico con l’impermeabilizzazione dei suoli che impediscono l’assorbimento delle acque principalmente in casi di eventi straordinari. Un’espansione edilizia che ha abbruttito il territorio, ha divorato il suolo, una risorsa non rinnovabile, non infinita, che le nostre generazioni avrebbero l’obbligo di conservarle per quelle future. I governi sono convinti di avere la piena disponibilità, credendo che costruire è un equivalente di sviluppo e qualità di vita, come se la ricchezza di un paese si misurasse dal mattone e dalle betoniere. La zona parco di Rovereta doveva essere una zona filtro, una zona di respiro dove vi è un disordinato caos urbanistico di aree industriali, commerciali e residenziali. Un parco che avrebbe dovuto migliorare la qualità di vita dei residenti con zone di svago e di gioco e di mitigazione delle aree urbanizzate. Non solo perderemo del verde ma rovineremo la campagna e il paesaggio e ci sorbiremo tutte le conseguenze dall’aumento di traffico: rumori, pericoli e inquinamenti vari che si sommeranno agli esistenti. Un carico urbanistico notevole che doveva essere valutato preventivamente prima dell’approvazione in seconda lettura in Consiglio attraverso una V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) e un V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) per accertare quali siano gli effetti significativi sull’ambiente in una zona caotica dal punto di vista urbanistico.

Tutto è stato calato dall’alto senza un confronto con la popolazione, non sono state valutate soluzioni come aree industriali dismesse, sicuramente più costose ma la salute e la salvaguardia del territorio valgono molto di più di qualunque beneficio economico che si potrà ottenere da un complesso come questo che andrà a contribuire al degrado ambientale della zona. Avremo pochi che sorrideranno per i lauti guadagni ottenuti dalla speculazione immobiliare e molti, i residenti, che non sorrideranno affatto, in quanto la loro qualità di vita peggiorerà per la riduzione del verde e perché respireranno aria più inquinata. Come si fa a pensare che aggiungere dell’altro cemento, in una zona disordinata e compromessa come questa si possano ottenere dei benefici, non sarebbe forse meglio lasciare il verde che in qualche modo sì che riqualifica e mitiga il mal e troppo costruito? Sì al ripristino dell’area a parco. Sì alla salvaguardia del territorio. Sì alla sostenibilità. Sì al recupero e alla riqualificazione edilizia. Sì a progetti partecipati e condivisi con la popolazione. Sì all’abrogazione della Legge n.137 del 7 agosto 2015.

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SPECIALE REFERENDUM

COMMERCIANTI SAMMARINESI emblema di un governo miope

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opo la scomparsa dalla scena politica della classe dirigente travolta dagli scandali, il Paese si è ritrovato sulle spalle il peso della Black List, della crisi economica, delle tante inchieste avviate dalle procure di mezza Italia, della Guardia di Finanza che si è dotata di un programma di software che ha posto sotto la lente di ingrandimento 62.000 soggetti sammarinesi e italiani. L’ultima operazione della GDF in ordine di tempo, denominata “Torre d’ Avorio”, ha visto centinaia di sammarinesi e residenti raggiunti con una semplice raccomandata per rendere conto di ogni loro transazione del 2009-2010-2011 come prima tranche e già anticipato, proseguirà anche per il 20122013-2014. Le banche sammarinesi svuotate dalla Voluntary disclosure, gli investimenti dissennati in ambito edilizio e tanto altro, per cui si è reso necessario l’intervento dello Stato e quindi di ogni cittadino, per garantirne la tenuta. In questo quadro fin troppo sintetico, perché ancora molto si potrebbe aggiungere, la classe politica subentrata a reggere le sorti della nostra amata Repubblica, si è concentrata su una

serie di riforme convincendosi di creare attrattività per potenziali investitori. La politica attualmente al potere sta dimostrando una visione statalista e unilaterale, rifiutandosi di riflettere su temi che vedono alcuni partiti di opposizione, purtroppo pochi, e le minoranze economiche che continuamente incalzano nel rivendicare la continuità della loro esistenza, che però viene liquidata additando questa classe con la costante ombra di essere furbetti ed evasori fiscali. Si rifiutano di riconoscere il reale apporto che questi soggetti producono in termini di posti di lavoro, sostentamento delle loro 3mila famiglie, circuito economico prodotto e funzione indispensabile di scambio anche sociale, fra cittadini. Il “polo del lusso” è un esempio emblematico quanto grave del pensiero verticistico imperante. La prima valutazione da farsi è riferita alla sostenibilità di un progetto così invasivo in rapporto alla capacità di tenuta del Paese, il poter reggere dell’esistente attanagliato dalla crisi economica e da riforme fiscali sempre più invasive, fino a spingersi a ghermire il know how di ogni azienda per disporne a proprio piacimento. Altra considerazione: la capacità finanziaria delle nostre banche che saranno sottoposte ad un drenaggio di molte decine di milioni, con lo Stato che garantisce e si sobbarca il costo del credito agevolato. In sostanza si è

forti con i deboli e deboli con i furbacchioni (diciamo noi). Il 15 maggio prossimo si terrà il referendum per l’approvazione o la bocciatura del cambio di destinazione d’uso dell’area attualmente a parco, in area commerciale. È di qualche giorno fa la presentazione di un comitato anti referendum che vuole la realizzazione del progetto “polo del lusso”. Siamo consapevoli della crisi che pervade il settore edile ed artigianale. È comprensibile che queste categorie agognino ad ottenere commesse di lavoro, non soffermandosi a pensare al rischio d’impresa nel caso in cui qualcosa andasse storto. Eppure l’Ex Symbol è lì, cattedrale nel deserto, costata fallimenti e lacrime a più di una famiglia. Il quesito referendario che attende il responso dei cittadini circa il cambio d’uso è importante, nobile e di salvaguardia per le generazioni future ma, ancor di più, dovrebbe richiamare ognuno al timore di non essere in grado di sostenere l’impatto che il “polo del lusso” produrrà sulla capacità di assorbimento e tenuta dell’intero Paese.

vignetta di Roberto Morini

Polo del lusso

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SPECIALE REFERENDUM

CITTADINANZA CONSAPEVOLE Chi ha paura

del referendum? di Alessandro Rossi

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oi siamo il paese con il maggior numero di eletti in parlamento rispetto al numero di cittadini. … io dò per scontato che il nostro paese sia un paese a democrazia rappresentativa, quindi non si può dire che se le decisioni che passano in Consiglio Grande e Generale non sono democratiche e bisogna sempre solo sentire il popolo perché sembra che quelli che sono in Consiglio non si capisce chi rappresentino, io penso che rappresentino il popolo.” Segretario di Stato Antonella Mularoni – “Carte scoperte” (SMTV) 13 gennaio 2016 A parte che nessuno ha detto che le decisioni prese in Consiglio non sono democratiche, e che bisogna sempre sentire il Popolo, bisogna dire che il Segretario di Stato Antonella Mularoni ha ragione: il Consiglio Grande e Generale rappresenta, nel bene e nel male il popolo sammarinese. Ma non per questo ci si deve astenere da fare referendum abrogativi su quello che il Consiglio decide per conto del popolo Sammarinese, soprattutto se queste decisioni sono importanti per il Popolo stesso. Dovrebbe infatti saperlo bene il Segretario Mularoni che non sempre quello che produce il Consiglio risulta piacere poi al popolo se consultato con referendum. Infatti il quesito abrogativo dell’articolo 5 della Legge 31 gennaio 1996 n. 6, contro i viaggi pagati per elettori esteri è stato accolto dal popolo sammarinese ed ha sconfessato il governo. Un referendum abrogativo contro una legge emanata dal Consiglio e proposto, proprio tra gli altri, da Alleanza Popolare e Antonella Mularoni allora all’opposizione. Si potrebbe obiettare che quel quesito era contro un governo che ad oggi risulta corrotto e contro un problema reale che era quello del “abuso del voto estero”.

È vero, ma anche il referendum abrogativo contro la variante della zona a parco di Rovereta evidenzia un problema reale: lo stupro del territorio che speculatori senza scrupoli hanno cementificato e imbruttito in maniera evidente. Certo ora la politica di potere sembra molto meno corrotta di quella del 1996, ma non sembra più lungimirante. Pur ritenendo personalmente che non vi sia paragone dal punto di vista morale tra il governo del 1996 e quello del 2016, una politica avveduta dovrebbe sempre rimarcare questa differenza. Non certo sperare che non si raccolgano le firme per il Referendum, se non c’è nulla da nascondere che problema c’è a confrontarsi con i cittadini? Sembra quindi perlomeno anomalo l’atteggiamento del Segretario di Stato “contro” questo referendum, “contro” chi è contro i posti di lavoro da commessi, “contro” chi è contro allo sviluppo cementificatorio. Già ci sembra molto strano che non si voglia che il popolo venga interpellato per sapere se è giusto fare una ulteriore speculazione sul territorio, per lasciare spazio ad una attività imprenditoriale impattante anche a livello economico e sociale. Se il Referendum fosse accolto forse arriverebbe un messaggio alla politica che i tempi sono cambiati anche sul territorio e che l’abuso di esso è più tollerato, e che risulta contrario a quelle che sono le linee di tendenza per uno sviluppo post crisi del 2008 in voga a livello globale. Ovvero quello di uno sviluppo sostenibile e non impattante, uno sviluppo della “condivisione” e non dei grandi proprietari e padroni del territorio. Sì, se il Referendum fosse accolto i cittadini potrebbero voler dire che vogliono programmazione dello sviluppo e non improvvisazione, che vogliono uno Stato capace di accogliere gli imprenditori esteri senza calare le braghe e fare varianti e convenzioni ad hoc. Si fa una bella tristezza non cercare il dialogo e il confronto con chi la pensa diversamente e con i cittadini, poi il popolo deciderà come deve succedere in democrazia. Non è forse che si ha paura del Popolo?? W il Popolo di San Marino!

Il polo del lusso

e la sconfitta della gestione pubblica di Sara Rossini

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ncora prima delle considerazioni di carattere economico, c’è un problema d’immagine dello Stato, fino ad ora è una Repubblica e non un Principato, che ha basato la sua storia sulla solidarietà

e sulla indipendenza. La precisa scelta di risollevare l’economia del paese con un polo del lusso, nel globale fallimento dei modelli capitalistici e di fronte alle tragedie che si verificano ogni giorno, a cui assistiamo incapaci, del mare Mediterraneo, è quantomeno raccapricciante Si valuti poi l’aspetto sociologico di questa direzione di sviluppo, che si vuole a tutti i costi prendere, per una popolazione che ha, recentemente, conquistato in maniera diffusa, i più alti gradi di istruzione, e per la quale è ora più che mai necessario, offrire opportunità di lavoro che salvaguardino la diversità delle competenze acquisite, la capacità di produrre cultura e di applicarla nella ricerca e nella attuazione di attività economiche, che possano ricreare un tessuto solidale all’interno di una comunità. Parlare di sviluppo sostenibile è vitale, quando se ne ravvisi il significato fondante: raggiungere un equilibrio fra le varie componenti di viabilità, abitato, commerciale, servizi e verde. Questo a Rovereta non è nemmeno previsto. Si opera una superficialissima destinazione differente del comparto senza programmazione, né investimenti per gli adeguamenti necessari che certamente non sarà sufficiente delegare ai costruttori. Lo strano concetto che i residenti di Dogana e di Rovereta non abbiano lo stesso diritto ad una riqualificazione delle aree della loro vita abitativa e lavorativa, sembrerebbe adagiato quasi su una sensazione di sconfitta della gestione pubblica, la quale sacrifica numero 03 2016

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SPECIALE REFERENDUM

il già sacrificato verde ad una nuova speculazione, ancora una volta in mano a vecchi signori ben noti, senza un vero progetto di recupero del tessuto urbano che parta almeno dall’esistente. Perché è vero che il centro commerciale, fin dalla sua invenzione nelle terre lontane, in America, ha il suo obiettivo di aggregare in un luogo molte attività e persone e dove manca, inventa la piazza, tant’è che in tutti i progetti che vengono prospettati, si individua necessariamente il centro del centro, la piazza. Le zone industriali e periferiche accolgono questi modelli che ricreano le condizioni di incontro che si avrebbero in un borgo. E sarà logico allora spostare anche Consiglio e Governo in zona decentrata con parcheggio annesso e senza faticose salite e adibire ad altro il Palazzo. Ma in Italia, come qui del resto, sono già centri, i centri storici… gli infiniti borghi storici hanno tutte le dimensioni e le qualità che servono. È fondamentale per la sopravvivenza dell’identità di un popolo fare i conti con la storia dei suoi luoghi, bisogna innanzitutto conoscerli e riconoscerli. Ricucire il tessuto urbano attraverso la programmazione urbanistica e la progettazione dello sviluppo economico dimensionato sul territorio e i suoi abitanti è la sfida di questo secolo. Sfilacciare ancor più ciò che è rimasto, significa non voler investire sulla vivibilità e attrattività dei centri storici rimasti, su tutte le potenzialità inespresse. Razionalizzare la viabilità spostando le auto nelle zone periferiche dei centri e restituendo le piazze all’aggregazione è il primo passo da fare se si vuole uno sviluppo sostenibile che non sia un surrogato effimero. Calibrare i nuovi edifici partendo dalla vera necessità e anteponendo sempre la riqualificazione dell’esistente, è la base solida ed economicamente sostenibile su cui vogliamo fondare il futuro, magari con un occhio all’efficienza energetica. Polo del lusso, polo scolastico, polo termale, polo museale, polo tecnologico, tutti nell’arco di qualche km e vicini vicini al centro della città; che non siano solo caramelle? Buchi insomma, con la menta intorno!

Meglio tante

piccole imprese di Agostino Corbelli

C’

è una novità nel paese. È nata l’associazione imprenditoriale IUS (Imprese Unite Sammarinesi) e per il governo è stata una deflagrazione. Quando le organizzazioni che fanno parte della IUS (cioè OSLA, USC e USOT) erano divise si ragionava, ma adesso che si sono unite e rappresentano circa 1300 micro aziende… fanno paura. Fanno paura perché le persone che vi partecipano sono libere, hanno il coraggio di dire le cose come stanno pur avendo la responsabilità tutti i santi giorni di alzare le serrande, anche sapendo di non farsi la giornata. Il commercio cari amici non è solo turismo, il commercio in molti casi è SERVIZIO. Chiedetelo agli anziani di quei castelli che per comprare il pane, il latte ed i giornali devono chiedere un passaggio ai figli o agli amici. Quando in televisione sento parlare un sindacalista che porta a casa 60.000,00 euro annui etichettare come “evasore” chi ha investito i sacrifici di una vita per lavorare, vado su tutte le furie e divento anche sgarbato. Questo commercio sammarinese fatto da micro imprese, assieme a coloro che vendono idrocarburi (sono sempre commercianti), porta tutti gli anni nelle casse pubbliche 110 milioni di euro fra monofase, IGR e tassa sui carburanti. Sanità e scuola già pagate…non male direi! Il governo di Bene Comune, vista la situazione, cosa va a studiare? Accentriamo tutto a Rovereta con il Polo del lusso....dei geni! In un colpo solo distruggono la IUS e cercano di prendere il controllo del Polo (controllare 1300 negozi sparsi nella Repubblica è più dura!). Ma questi “bomboloni” (volevo usare un’altra parola che finisce sempre con –oni, ma poi qualcuno è suscettibile) non hanno capito che un soggetto come quello, cioè

il Polo, controlla loro! I nostri governanti avranno sempre il coltello puntato alla gola, minacciati dallo spettro del licenziamento dei lavoratori. E il governo, non si potrà permettere di far fallire un bestione così. Cari bomboloni, Rimini è a 12 km, non vi ha insegnato nulla? Accentrando tutto alle Befane, cosa è successo nel centro storico? Più della metà dei negozi è vuota! La mia contrarietà non è verso il parco o la variante al PRG, anche se è stata una cosa ignobile che solo pochissimi sammarinesi si possono permettere. La mia contrarietà va verso quel modello di sviluppo che non è per nulla sostenibile. Noi sammarinesi dobbiamo cercare una strada nostra, imparando dalla nostra storia di piccole e medie imprese che, se falliscono, è più semplice aiutare e recuperare! La California sta ritornando verso gli antichi mestieri, stanno smantellando le città degli acquisti e rivalutando la distribuzione capillare di piccoli centri specializzati. Noi che abbiamo ancora un briciolo di Sovranità (fino a che la Guardia di Finanza non farà una caserma sul nostro territorio) possiamo ancora scegliere se valorizzare e rendere competitivo il nostro comparto commerciale. Occorre ripartire dai centri dei Castelli fino ad arrivare al centro storico, per realizzare una serie di opere e infrastrutture necessarie alla manutenzione e valorizzazione del territorio e delle piccole medie imprese esistenti. Se il governo riversasse su tutto il territorio i soldi che invece riserva per un unico investitore (Borletti) sì che lavorerebbero le tantissime aziende sammarinesi (di costruzione, artigiani ecc)! Mentre, al momento, le imprese edili vengono abbagliate da promesse che si trasformeranno in dolori se poi capiterà – come capita di solito per la costruzione di queste cittadelle – che le strutture si riveleranno solo dei prefabbricati da assemblare. Spero di aver motivato il mio Sì al referendum del 15 maggio.

RETE è uno strumento, usatelo!

www.movimentorete.org

numero 03 2016

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SPECIALE REFERENDUM

MOVIMENTO 25 MARZO Ottomilaquattrocento SI per eliminare il quorum di Lazzaro Rossini

L

o scorso 17 aprile si è celebrato nella vicina Italia il referendum “sulle trivelle”, sono andati a votare 16.000.000 di italiani. Inutilmente perché purtroppo la ghigliottina del quorum ha fatto un’altra vittima. Ora, come al solito, ci si interroga sulla necessità di mantenere un quorum nei referendum, ci si interroga se questo mezzo serva realmente a garantire la volontà di un popolo quando invece continua ad annullare l’impegno e il dovere civico di chi ha scelto di partecipare alla vita pubblica del proprio paese, costituendo comitati, dedicando tempo alla comunicazione e agli approfondimenti, fino alla semplice perdita di una mezz’ora del proprio tempo per le operazioni di voto, a favore di chi ha semplicemente scelto di non scegliere. Perché chi sta a casa non sceglie, non dice niente, non dice Sì, non dice No, non dice “non so”, non dice “altre cose” sulla scheda elettorale... Chi sta a casa, non ha semplicemente voglia di dedicare il suo tempo alle istituzioni del proprio paese, scelta legittima e rispettabile che però non può essere intesa neanche come volontà di astensione, perché anch’essa si esercita recandosi alle urne, esercitando il proprio diritto di non ritirare la scheda. Il prossimo 15 maggio voteremo per 4 referendum, uno di questi prevede, come per le elezioni politiche, l’eliminazione del quorum. Il referendum è molto simile al nostro Arengo, dove i cittadini sammarinesi sceglievano direttamente, senza mediazioni, il futuro del proprio paese. Il 25 marzo 1906 i cittadini sammarinesi si sono riappropriati della vera essenza di essere Repubblica sconfiggendo l’oligarchia, il 15 maggio possiamo fare un altro passo in avanti, affiancando al nostro Consiglio Grande e Generale, nato dall’Arengo di allora, la forza della Democrazia Diretta. Il Movimento25Marzo non è nato per far cambiare idee, convinzioni o partito, è nato per riportare la cittadinanza a scegliere direttamente il proprio futuro e i referendum

sono il mezzo più efficace: se gli diamo più forza sostenendoli tutti, se gli rendiamo la strada più facile con l’autocertificazione delle firme, se gli diamo certezza nel risultato abrogandone il quorum, se gli dedichiamo il 25 marzo di ogni anno celebrando l’essenza stessa della nostra Repubblica.

potrà riappropriarsi della sua sovranità; con 8402 SI, domani ne serviranno di meno, ma ce ne saranno senza dubbio di più. Con 8402 SI, compiremo il primo importante passo verso il nostro diritto di essere Repubblica.

Dicendo 8402 volte SI al referendum del 15 maggio prossimo, elimineremo il quorum, l’istituzione del referendum acquisterà più forza e con essa il potere decisionale di ogni cittadino. Con 8402 SI deciderà chi va a votare e non chi resta a casa; con 8402 SI, la nostra politica dovrà tornare a fare POLITICA; con 8402 SI, sarà costretta a spiegarci i motivi per cui votare SI o i motivi per cui votare NO; con 8402 SI, sarà costretta a tenerci in considerazione sempre e non solo ogni 5 anni; con 8402 SI, si ricomincerà a parlare di progetti per la comunità e non di progetti per delle alleanze, con 8402 SI, ogni cittadino numero 03 2016

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SPECIALE REFERENDUM

IL CRUCILUSSO DI RETE Verticali 1. gli anni di agevolazioni fiscali concessi 2. una delle società investitrici del polo 3. modifica al piano regolatore generale 4. la Market ProCo srl la userà per costruire parcheggi 5. lo è chi ha concesso il credito 7. donna venerata o società corteggiata 9. il belluzzi che affermò “dovrebbero essere eliminati!” riferendosi ai dissidenti 10. valutazione di impatto ambientale (non richiesta per il polo) 11. elaborazione grafica spesso illusoria 14. si deposita a garanzia delle agevolazioni....ma lo stato ci rinuncia! 16. sono 65 il totale del credito agevolato concesso dallo stato

Orizzontali

25. mancano nella convenzione

4. Piano Regolatore Generale

sammarinesi

6. il collegio che determina la validità di un quesito referendario

30. viene fatta a Faetano (ma solo per finta)

8. lo è il comitato o il soggetto dell’investimento sul polo del lusso 11. d’albero o d’azienda 12. in genere regge il pantalone, a san marino invece la paga pantalone 13. il comitato promotore invita a votarlo 15. la percentuale degli interessi pagati dallo Stato 17. lo sono i duecento posti di lavoro promessi

29. in consiglio definì “normodotati” i

31. sognava 350 posti di lavoro durante le sue pennichelle in consiglio 32. revoca o aggiramento 33. affari parentali 35. è il “general” ma non è un militare 36. il gruppo di cittadini che chiede il referendum 38. il governo l’ha fatta ad hoc per un unico investitore

20. lo strumento che da voce ai cittadini

39. il centro detto anche luxury department store

22. lo si attua ristrutturando vecchi edifici

40. può essere a nord, a sud o a Rovereta

18. una Tonelli proprietaria di parte dei terreni del polo nonché azionista CIS 19. la lazzari presidente di Assofin 21. l’erba spontanea tipica sammarinese 23. imposta generale sui redditi 24. separare da un insieme 26. vi sorgerà il centro commerciale 27. attività, azione intesa a conseguire un vantaggio personale sfruttando senza scrupoli una situazione a scapito di altri 28. lo stato si impegna che sia fatta ma non specifica da chi 34. è concessorio, nonché da eliminare, quello del congresso 35. la banca di cui è azionista di controllo l’immobiliarista Grandoni 37. il mese dell’approvazione della convenzione numero 03 2016

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Le balle di lusso

C

erchiamo di smontare alcune clamorose balle che, spesso proprio in occasione dei referendum, vengono propinate alla popolazione per impaurirla e confonderla.

1) Se vincerà il Sì il Polo del lusso lo faranno a Rimini Rispondiamo: il sindaco Gnassi ha già espresso da tempo le sue preoccupazioni sul polo del lusso e sull’impatto che potrebbe avere sul commercio riminese, già molto provate dalla concentrazione di interessi del centro Le Befane che ha inferto il colpo di grazia ai negozi del centro storico. Non solo, altri comuni (Santarcangelo, Bellaria ecc) hanno chiaramente espresso la loro contrarietà alla costruzione di outlet, preferendo valorizzare i centri storici e i commercianti già in attività. Se Borletti vorrà decidere di investire altrove, non sarà certo per via di un referendum che non chiede di rigettare il progetto ma unicamente di tutelare la destinazione a zona parco dell’area che il governo, sbagliando e non facendo valere la nostra sovranità, ha deciso di concedergli. 2) È una cosa seria perchè ci sono in ballo 105 milioni di investimento Rispondiamo: l’operazione è stata divisa in due fasi temporali. Nella prima l’investitore mette 25 milioni mentre 40 milioni sono tramite credito agevolato (un prestito con rate di rimborso a tasso di interesse agevolato) di cui lo Stato pagherà l’80% degli interessi per molti anni. La Convenzione stabilisce che, in deroga alla nostra legge che vuole che solo banche sammarinesi concedano prestiti, anche banche estere lo possono fare appoggiandosi ad un istituto bancario sammarinese. Non si sa di chi si tratti e nemmeno quale sarà il tasso di interesse. Tuttavia ricordiamo che a San Marino alcuni grandi costruttori edili sono anche beneficiari di banche private (Ci siamo? Avete capito?). Della seconda fase (10 milioni + 25 in credito) non si sa quasi nulla, ciò fa pensare che il Polo sia una mera operazione immobiliare piuttosto che un progetto imprenditoriale. Inoltre gli imponenti benefici fiscali concorreranno ben oltre 120 milioni di euro. Non solo, i costi per la bretella stradale e la bonifica dei terreni sono a carico dello Stato. A beneficiare di questo investimento saranno solo gli

investitori e non certo il nostro paese! 3) Ci saranno entrate fiscali importanti! Rispondiamo: sono stati concessi agli investitori enormi sgravi e defiscalizzazioni, senza nessuna garanzia in cambio. Con la convenzione lo Stato rinuncia alle entrate fiscali con esenzioni pressoché totali per oltre 10 anni, agli oneri di concessione edilizia fino a 25.000 mq (che avrebbero garantito entrate per qualche milione) e rinuncia anche alle imposte di registro ridotte di circa il 60% (anche sui contratti di appalto per le opere edili). Si permette solo a questi investitori di godere contemporaneamente sia dei benefici fiscali, sia del credito agevolato, sia della monofase agevolata al 6% per le opere edili (cosa impedita dalle nostre leggi). Altra particolarità unica e concessa solo al Polo, è il fatto di considerare più società come se fossero un unico soggetto, permettendo loro di gestire l’accumulo degli incentivi ed il loro trasferimento da una società all’altra potendo anche riportare le perdite per i primi tre anni. In cambio di tutto questo (e altro), non ci sono garanzie occupazionali e, nel caso le cose dovessero volgere al peggio, lo Stato rinuncia anche a forme di tutela patrimoniali e tributarie: viene ad esempio tolto l’obbligo di depositare una fidejussione di 150.000 euro a tutela dello Stato. La convenzione inoltre stabilisce che lo Stato rinunci alla possibilità di procedere con sanzioni e recuperare gli incentivi fiscali nel caso in cui l’investitore non termini la costruzione dell’opera. Il fatto poi che lo Stato possa subentrare e comprare ad 1 euro gli immobili se non vengono completati, non è una garanzia, ma un rischio che lo Stato si debba anche accollare gli eventuali debiti accumulati.

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