C'era una Svolta - n. 17 (n.1 / 2016)

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anno III numero 01/2016

È ORA DI CAMBIARLO spazio riservato all’indirizzo

Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino


EVENTI

REFERENDUM IN VISTA Negli ultimi mesi tre comitati referendari hanno percorso in lungo e in largo la Repubblica per raccogliere le firme utili per celebrare alcuni referendum. Ecco cosa chiedono:

Tutela del verde a Rovereta

U

n’area destinata a zona a parco a Rovereta è stata resa edificabile per la costruzione del Polo del lusso. Per questo motivo si è costituito il “Comitato tutela zona parco Rovereta” che ha promosso un referendum per chiedere l’abrogazione (cioè la cancellazione) della legge n. 137 del 7 agosto 2015, cioè della legge che ha permesso che 54.000 mq di zona a parco diventassero zona edificabile. Il comitato è nato a maggio 2015 con un obiettivo ben chiaro: fermare lo sfruttamento del territorio considerata anche la sfrenata opera di cementificazione degli ultimi decenni. Appena un mese dopo, a giugno, ha depositato un ricorso alla variante del Piano Regolatore Generale (prg) mettendo insieme 1300 firme. Il ricorso è stato bocciato, per questo motivo il comitato ha poi intrapreso la via referendaria. Il comitato è contro il polo del lusso? Assolutamente no! Il comitato, come più

spesso ha sottolineato, non è contro il progetto del polo del lusso bensì a favore della tutela di un’area verde. Esistono tantissimi immobili vuoti, in molti casi anche in mano alle banche a causa della grave crisi economica perciò eventuali progetti industriali e commerciali, incluso il polo del lusso, dovrebbero essere realizzati riqualificando gli immobili già disponibili e non erodendo altro territorio. Così come avvenuto per il nuovo outlet recentemente inaugurato a Ponte Mellini e su cui nessuno, giustamente, ha sollevato polemiche, considerato che è stato aperto in un edificio già esistente e che l’imprenditore non ha richiesto al governo condizioni speciali per poter avviare l’attività ma si è limitato a rispettare le leggi vigenti.

www.comitatoparcorovereta.org comitato.tutela.zonaparco@gmail.com Comitato tutela zona parco Rovereta

Quorum

o non quorum

San Marino è stabilita sul 25%. La proposta sottoposta a referendum abrogativo o confermativo è approvata se ottiene la maggioranza dei voti validamente espressi e comunque non meno del 25%. Negli anni questo ha fatto sì che molte iniziative referendarie cadessero nel vuoto a causa di disinteresse e scarsa affluenza. Il comitato “cancella quorum” propone di abolire totalmente il quorum affinché ogni tornata referendaria sia considerata valida e per aumentare la partecipazione dei cittadini, perché ogni cittadino saprà che il proprio voto è decisivo. Tra le motivazioni espresse dal comitato, quella di valorizzare il dibattito che anticipa le votazioni e premiare i cittadini responsabili, che si informano, si impegnano e vanno a votare. “Eliminare il quorum è pure un aspetto culturale, non solo politico. Riteniamo che il confronto ed il dibattito siano un elemento fondamentale per far capire alla gente i pro ed i contro di una proposta di legge che avrà poi un peso non indifferente sulla vita socio-economica del Paese” hanno dichiarato i promotori.

Referendum - Abolizione Quorum

Affinché una votazione referendaria sia valida, occorre che una certa percentuale di aventi diritto al voto si rechi alle urne. Questa percentuale si chiama quorum e a

Diamo un tetto…

agli stipendi d’oro dei dirigenti Il quesito referendario presentato dal comitato promotore “tetto stipendi” propone di fissare una cifra massima di 100mila euro lordi per gli stipendi dei vertici della PA allargata e degli enti a partecipazione statale come Smtv, Tribunale, Cons, Banca Centrale. Qui l’obiettivo è chiarissimo: mettere un freno alle buste paga d’oro pagate con i soldi pubblici.

Concluse le raccolte firme i comitati dovranno attendere che il Collegio dei Garanti ne valuti la validità e che, in caso positivo, venga fissata la data per le votazioni. Rimanete sintonizzati! numero 01 2016

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EDITORIALE

EDITORIALE DEL MESE di Marianna Bucci

I

politici sono come i pannolini, vanno cambiati spesso e per lo stesso motivo. Sembrerà strano ma questa battuta del film “L’uomo dell’anno” mi è venuta in mente dopo aver letto la dichiarazione di Gianfranco Terenzi su un quotidiano locale. Terenzi ammette candidamente: “Credo il metodo di fare politica che abbiamo utilizzato per anni sia da tempo morto e sepolto. Ora tutto è cambiato e bisogna prestare attenzione alle esigenze, ai bisogni dei cittadini e del Paese dando loro una risposta”. Dopo quasi quarant’anni di aula consiliare (dal 1978!) il consigliere democristiano, quattro-volte-Capitano-Reggente, pluripresidente dell’Unas, si accorge che è arrivato il momento di ascoltare i bisogni della cittadinanza e dare risposte. Chissà se gli serviranno altri quarant’anni a Palazzo Pubblico per fornire queste risposte? Battute a parte, questa dichiarazione credo porti con sé una piccola parte di verità. Qualcosa è cambiato. Per troppo tempo la cittadinanza e i politici hanno chiuso gli occhi davanti all’intollerabile, a fronte di un reciproco vantaggio: voto di scambio, fatture false e riciclaggio come stile di vita, favori agli amici, piccoli e grandi abusi di potere. In una parola: corruzione su ampia scala. Finché si traevano benefici, il sistema si autorigenerava, ognuno aveva la propria parte e vivano tutti felici e contenti. Non proprio tutti a esser sinceri, qualche voce fuori dal coro c’era ma veniva isolata e schernita perché le verità che raccontava avrebbero destabilizzato un meccanismo ben oliato. Qualcosa è cambiato. Ad esempio per la prima volta un caso di corruzione arriva a sentenza definitiva. Si tratta del processo “mazzette nei cantieri” che ha portato alla carcerazione dell’ex avvocato Livio Bacciocchi (quattro anni e sei mesi), dominus della finanziaria Fincapital. I responsabili delle società del settore immobiliare che gravitavano nella cosiddetta “galassia Fincapital” pagavano mazzette (da 500 euro in su) ai due ex ispettori del Servizio Igiene Ambientale Davide Mularoni e Paolo Berardi, condannati a cinque anni di carcere. Per la prima volta, quindi, episodi di

corruzione vengono puniti pesantemente. Episodi sporadici? Non direi, considerato che in base al questionario del Greco (che è l’organo anticorruzione del Consiglio d’Europa) sulla percezione della corruzione, il 13,67% dei cittadini sammarinesi dichiara di aver subito almeno una volta la richiesta di una tangente. Fatte le dovute proporzioni, si tratta di più di 4.000 cittadini vittime di richiesta di tangenti! Non è un dato da poco ma un’informazione preziosa per capire alcune dinamiche del nostro paese che, finora, sono sempre state appannaggio del nostro prodotto locale più tipico: le chiacchiere da bar.

specie. “Le indagini giudiziarie hanno rivelato come i partiti, specie di governo, siano stati i crocevia della politica corrotta” ha scritto la magistratura nell’ordinanza di arresto di Gatti “Non è mutato il contesto sociale che ha reso possibile reiterate condotte di investimento, occultamento, trasferimento dei proventi della corruzione”.

E i partiti, hanno le idee chiare? Non proprio. Invece sono rimasti ostaggio di una legge elettorale che, nelle intenzioni, voleva contrastare la frammentazione partitica ma nella realtà dei fatti non ci è riuscita. Lo dimostra il fatto che in Consiglio attualmente vi sono nove gruppi consiliari e quattro consiglieri indipendenti. E i meccanismi che spingono questo o quel partito a coalizzarsi con altri non hanno niente a che fare con i programmi elettorali, quanto invece con la ricerca smodata di conservazione della

utili a evidenziare le infinite contraddizioni del nostro paese, ma non hanno costituito uno spartiacque tra il vecchio e il nuovo modo di intendere la politica. Forse dovremo attendere le elezioni, e allora la differenza la farà la popolazione con il proprio voto. Perché è praticamente impossibile chiedere ai politici di cambiare se stessi dopo tutti questi anni. Proprio come chiedere a un neonato di cambiarsi il pannolino da solo. Non capirebbe, non saprebbe da che parte iniziare e una volta nudo se la farebbe di nuovo addosso.

Ma qualcosa è cambiato anche qui. I partiti continuano, da un lato, a destreggiarsi per far rimanere in piedi il macchinoso complesso artatamente creato, fatto di privilegi ben distribuiti, nomine clientelari, appalti agli amici, redistribuzione della ricchezza pubblica agli sponsor privati. Dall’altro lato, gli stessi Sappiamo poi che il 96% dei cittadini sostiene partiti non possono più permettersi di che la corruzione sia presente e per 8 cittadini snobbare una cittadinanza che ora subisce su 10 questo governo non ha contribuito pesantemente gli effetti di anni di indifferenza all’abbassamento dei livelli corruttivi: anzi, il (e in alcuni casi di connivenza) verso la mala 43% afferma che la corruzione sia aumentata. politica. E qui emerge tutta l’inadeguatezza Le motivazioni principali di questo aumento di una classe politica che non ha mai dovuto sono da ricercare nei rapporti troppo stretti dimostrare niente a nessuno perché abituata tra politica e affari (81,05%) e nelle nomine a cadere sempre in piedi; una classe politica di funzionari pubblici non basate su merito e che a parole dice di voler contrastare il qualifiche (66,44%). Qualcosa è cambiato. I vecchio sistema ma con i fatti lo favorisce sammarinesi hanno le idee molto più chiare ogni giorno. di una volta. Gli arresti eclatanti sono stati certamente

Secondo lei quali sono i motivi per cui esiste la corruzione nel nostro Paese?* La crisi economica favorisce la corruzione

13,08%

Spesso la legge non viene applicata

39,16%

Non ci sono pene sufficientemente severe

42,20%

Lo Stato non fa abbastanza per combatterla

44,00%

I denari dello Stato non vengono spesi con trasparenza

54,21%

Molte nomine di funzionari pubblici non si basano su merito e qualifiche Rapporti troppo stretti tra politica e affari

66,44% 81,05%

0,00%

* Possibilità di risposta multipla

20,00%

40,00%

60,00%

80,00%

100,00%

Fonte dati: Questionario proposto dal gruppo di lavoro interdipartimentale GRECO Elaborazione Dati: Ufficio Informatica, Tecnologia, Dati e Statistica numero 01 2016

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EQUITÀ

CITTADINANZA CONSAPEVOLE Precari dappertutto

e fabbisogno nel cassetto di Elena Malpeli

A

volte sembra che la parola d’ordine del nostro governo sia “riforma”. Sono anni che sentiamo discutere di riforma della PA, riforma del catasto, dell’ufficio tributario…eppure puntualmente tornano alla ribalta. Alcuni proclami rimangono lettera morta, altri diventano leggi approvate dal Consiglio Grande e Generale ma che non trovano applicazione nella realtà. Risultato? I ruoli della pubblica amministrazione si accavallano, il personale precario prolifera, i costi si moltiplicano e il sistema si ingarbuglia sempre più. Eppure, la legge relativa alla riforma della struttura e del modello organizzativo dell’amministrazione pubblica (legge 5 dicembre 2011 n. 188) sembrava aver chiarito almeno un punto! L’articolo 10 infatti è altamente esplicativo circa l’assegnazione del personale presso le Unità Organizzative, e recita: “… Il personale è assegnato alle Unità Organizzative (Dipartimenti, Enti, Servizi e Uffici) per perseguire le funzioni delle stesse e assolvere ai relativi compiti coerentemente con le qualifiche ed i Profili di Ruolo(…) l’assegnazione dei dipendenti alle UO tiene conto delle necessità qualitative e quantitative di personale, rilevate anche in occasione della definizione del fabbisogno,…”. Non solo, per dare ancora più fiducia ai lavoratori sovente si leggono nei vari articoli di giornale le affermazioni dei Segretari sugli accordi stipulati (è sempre bene far credere che si sta lavorando per il paese). Ci torna alla mente, ad esempio, la dichiarazione esultante rilasciata dal Segretario di Stato alla Sanità Francesco Mussoni in occasione della firma dell’accordo sul fabbisogno tra governo e organizzazioni sindacali:

“…Il passaggio dai mansionari ai profili di ruolo è un cambiamento sostanziale della PA che passa da una visione del lavoro legata al posto fisso a quella della versatilità delle professionalità, che vengono così valorizzate…l’accordo col sindacato ha rilevanza anche per l’ISS, perché la maggior parte del personale a convenzione è in forza all’istituto…”. Un proclama convincente e confortante. Peccato risalga a luglio del 2014. Dopo questo salto nel passato, guardiamo al presente. Siamo nel 2016, abbiamo appena ultimato i “botti” e stappato l’ultima bottiglia e forse bisognerebbe ricordare che ancora il fabbisogno non è aggiornato e i profili di ruolo si sono già dimenticati. A cinque anni dalla legge di riforma della PA siamo ancora fermi al palo. E come se non bastasse, a pagarne le spese sono i dipendenti che vengono fatti rimanere all’oscuro di quelli che si chiamano accordi. Semanticamente parlando, un accordo è un’intesa tra le parti, ma le parti non possono essere solo il governo e le organizzazioni sindacali! Non dovrebbe poi essere tanto difficile fare una ricognizione all’interno degli uffici,

ottimizzare quello che è già esistente e vedere successivamente quello che serve; prevedere misure strutturali atte ad eliminare ogni forma di precariato di lunga data, quali l’emanazione di concorsi in tempi brevi rispetto al momento in cui si libera una posizione. Inutile continuare a promettere, l’eccesso è duro da gestire. Un pò come quando da piccoli continuavamo a chiedere due volte il primo quando ancora non l’avevamo mangiato... “…non si mangia con gli occhi! …” rimbrottavano i genitori. Certo, finché si continuerà a fare entrare nella PA persone senza la preparazione e i titoli richiesti, finché si continuerà a far lievitare i posti senza un impiego preciso, non si darà mai la giusta valorizzazione al personale già in forza e che ha anni di precariato o di esperienza alle spalle. Come si fa a definire quanto personale serve in un servizio se di quel servizio non si conosce niente? Ecco perché prima di arrivare a parlare di accordi, prima di fare leggi per poi aggiungervi decreti e allegare delibere, bisogna conoscere realmente quali sono i ruoli e le mansioni del personale. Ma perché sembra così arduo per il governo attuale (e per quelli passati) rispettare i criteri dal documento di fabbisogno? Perché il vero problema è che non sanno come sistemare e giustificare i posti che si sono creati ad hoc, chiusi nell’armadio e poi ricomparsi. Nei vocabolari del governo sammarinese mancano alcuni termini che potrebbero tornare utili quando si discute sulla riduzione del personale per far rientrare le spese, quando si devono fare tagli (come quello del 6%) sui precari: meritocrazia, avanzamento di carriera, responsabilità, formazione…queste parole sono alla base di ogni struttura che voglia definirsi sana. Non si è bravi se si dice di voler ripulire le stanze semplicemente stipando, buttando via qualcosa e chiudendo il resto nell’armadio. Quegli scheletri, prima o poi, saltano fuori. numero 01 2016

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TRASPARENZA

Arzilli

e i gioielli di famiglia di Elena Tonnini

D

urante i lavori del Consiglio Grande e Generale di dicembre, si è trattata anche la mozione di sfiducia presentata da RETE, Cittadinanza Attiva ed il consigliere indipendente Pedini Amati nei confronti del Segretario di Stato all’Industria Marco Arzilli. Mozione presentata a seguito dell’intervista pubblicata dalla tv di stato italiana TV7, in cui Giuseppe Arzilli indicava come investire in oro e preziosi, in nero e con falsi certificati di riparazione, per eludere la voluntary disclosure. Tutto ciò attraverso la società di cui il figlio Marco è socio al 21%. Vicenda ancora più amara se si pensa che Giuseppe Arzilli è stato membro del Consiglio per sette legislature (dal 1974 al 2006 sempre con la DC), tre volte Capitano Reggente e rappresentante di San Marino presso il Consiglio d’Europa.Come è possibile che una persona che ha ricoperto incarichi così importanti ora si trovi a rappresentare la San Marino peggiore, cioè quella che ricorre a sotterfugi e trucchetti per eludere le regole? La mozione di sfiducia è stata un atto doveroso per vari motivi. Innanzitutto si è cercato di tutelare la credibilità delle istituzioni dall’ulteriore scandalo: il tema è stato minimizzato in ogni modo da maggioranza e governo, mentre Arzilli ha cercato di fare leva sul piano famigliare e personale. Afferma il dott. Carlo Franciosi in un suo interessante articolo pubblicato il 30 novembre 2015: “La vicenda Arzilli, triste sul piano umano quanto sconcertante sul piano politico, non sembra per ora turbare l’instabile equilibrio nella maggioranza”. Inutile sminuire: la vicenda coinvolge un ruolo istituzionale primario. Marco Arzilli è Segretario di Stato all’Industria perciò al di là della questione personale di Arzilli nel rapporto di parentela con l’intervistato, è questione delicata per l’intero paese. Il piano personale non giustifica affatto quello istituzionale.

Se poi un Segretario non è cosciente di quello che accade in casa propria, in una società a lui direttamente riconducibile, come possiamo credere che egli possa avere coscienza del ben più complesso sistema sammarinese?

una ulteriore garanzia, si è di nuovo rivelato (semmaise ci fosse bisogno di ulteriori conferme) come un punto debole di discrezionalità priva di controllo.

Quello della voluntary disclosure era un momento così delicato per San Marino da richiedere quella fermezza e buon senso necessari a promuovere accordi con l’Italia per garantire il riconoscimento dell’origine dei capitali detenuti nelle nostre banche e anche tutelare il nostro sistema finanziario dall’impatto delle fuoriuscite (risultato in totale di 1 miliardo e 132 milioni di euro). L’esito finale ha invece dimostrato l’ estrema improvvisazione e debolezza del Congresso di Stato.

La voluntary disclosure prevede che chi ha portato soldi all’estero non avendoli dichiarati al fisco di provenienza (nel caso di San Marino si tratta soprattutto del fisco italiano), li possa far rientrare pagando imposte per il 50%. Poniamo che il sig. Pinco Pallino abbia portato a San Marino 50 milioni di euro frutto di evasione. Può farli rientrare in Italia pagando 25 milioni ma non vi è alcuna certezza che i rimanenti 25 milioni non vengano confiscati per reati connessi al riciclaggio. Dunque il sig. Pinco Pallino potrebbe far rientrare i suoi soldi in Italia perdendone una metà subito e rischiando di perderli tutti e finire in un processo. Ovvio che il sig. Pallino cercherà di fare ogni cosa (lecita o illecita, dato che si tratta di persone che di illeciti ne hanno già fatti) per tenere i suoi soldi dove sono, cioè da noi a San Marino. Come fare? Se anche il sig. Pallino dovesse pagare 20 milioni di tangenti, ad esempio, ne risparmierebbe pur sempre 5 milioni, e non incapperebbe in procedimenti penali. Si dà il caso però che entro il 2017 ci sarà lo scambio automatico delle informazioni finanziarie, dunque il sig. Pallino non solo deve mantenere a San Marino i suoi soldi, ma anche farli scomparire dalle banche! Come fare? Semplice, acquistando beni immobili, quote societarie o anche lingotti d’oro...

Inoltre proprio la Segreteria che avrebbe dovuto prevenire distorsioni settoriali, quella all’Industria appunto, non solo non si è attivata ma è stata direttamente coinvolta nell’ennesimo scandalo. Eppure di segnalazioni ne avevamo fatte parecchie rispetto ad investimenti rischiosi in territorio in periodo voluntary. Avevamo richiesto controlli straordinari per evitare che chi detenesse capitali illeciti potesse investirli in territorio sfruttando settori sensibili (indicando tra questi proprio l’oro ed i preziosi), monitorando l’andamento delle vendite nel settore ed accertando la provenienza del danaro incassato, oppure acquistando beni immobili o quote societarie, grazie al fatto che ancora non esiste la trasparenza dei reali beneficiari delle società. C’è chi evidentemente ha visto in quelle somme un’opportunità di affari, dimostrando ancora una volta come mentre da una parte si promuovono accordi sulla trasparenza, dall’altra c’è chi trova stratagemmi per eludere le norme. E lo fa con una certa faciloneria e con un senso di impunità quasi ci fosse la certezza che a San Marino le cose in fondo non siano poi così cambiate. Proprio il settore dell’oro ad esempio è tuttora sottoposto alla discrezionalità del potere concessorio del Congresso di Stato: anziché lasciare che se ne occupino gli uffici preposti, per il commercio all’ingrosso di preziosi occorre infatti il nulla osta del Congresso, cioè dei Segretari di Stato. Quello che si vorrebbe far passare come

numero 01 2016

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CONSIGLIO

LAVORI CONSILIARI Finanziaria 2016

Parola d’ordine: rottamazione

S

i chiama legge di bilancio perché dovrebbe trattare solo la previsione delle entrate ed uscite dello stato. Invece anche quest’anno il bilancio è stravolto: dai 53 articoli depositati a novembre si è passati ad 85 articoli approvati a dicembre. Nel mezzo: la discussione di più di 200 emendamenti dagli argomenti più disparati. Perché avviene questo? Ci sono aspetti della legge di bilancio che fanno gola ad un governo che pretende che le sue decisioni vengano approvate senza troppe discussioni né confronti: la velocità del passaggio in aula (senza il lavoro di analisi della commissione) ed il fatto che il bilancio non può essere argomento di referendum. Quest’anno poi la legge di bilancio è stata interpretata da molti come una vetrina per garantirsi visibilità in evidente periodo elettorale. Un testo infarcito di ogni tipo di argomento: codice penale, acque reflue, stabilizzazioni, authority sanitaria, giochi della sorte, controllo del territorio, diplomazia, parcheggi, asili, appalti, marchi e brevetti, riforma delle pensioni, verifiche catastali..chi più ne ha più ne metta. Un ammasso di articoli frammentari e disomogenei, una legge-rottame che testimonia l’approccio di un governo che naviga a vista, privo di una visione d’insieme, incapace di valutare gli impatti delle norme fatte durante l’anno e cogliendo anzi l’occasione del bilancio per riparare. A dimostrarlo c’è l’abrogazione della legge sull’indennità di malattia (già proposta da RETE in più occasioni ma guai a prendere in considerazione le proposte dell’opposizione!), la modifica dell’emissione di 32 milioni di titoli di debito fatta a novembre, nonché i numerosi ritocchi a norme recenti ma già vecchie nell’intricato groviglio reso inaccessibile al cittadino o all’impresa che difficilmente può districarsi tra le infinite modifiche e abrogazioni. Col risultato, funzionale ad una politica che pretende di avere il controllo su tutto, che l’unico modo per ottenere informazioni è quello di riferirsi al Segretario di Stato di

turno. Un modo di fare politica, questo sì, che sarebbe da rottamare!

Mentre si gioca al potere

il paese perde occasioni

garofano rosso ha ricevuto un clamoroso “picche” ed il suo cavallo di battaglia, ovvero l’intestazione di immobili ai forensi, è stato sonoramente bocciato dalla maggioranza. Anche noi abbiamo votato contro: a nostro avviso infatti un intervento di questo tipo avrebbe un impatto negativo per i cittadini sammarinesi, aumentando i prezzi del mercato immobiliare e limitando ulteriormente il potere contrattuale dei sammarinesi.

Nel bilancio persino la maggioranza ha bocciato l’operato del proprio governo, uscendo dall’aula al momento del voto dell’articolo presentato dal Segretario alle Finanze Capicchioni (PSD) dedicato all’ aumento della tassa sui servizi. A detta sua, tale intervento sarebbe servito per il percorso per il paese di inserimento dell’IGC (l’IVA sammarinese): si è invece dichiarata apertamente Perché non risparmiare dove è possibile? l’instabilità di un governo già martoriato dagli Per RETE tra le priorità immediate vi è quella scandali giudiziari. di fornire garanzie alle 909 persone (dato gentilmente fornito dall’Ufficio Statistica) Fallimentare anche l’approccio socialista che hanno perso non solo il lavoro ma anche alla maggioranza: dopo mesi da stampella, l’ambizione di aver collaborato nel pacchetto gli ammortizzatori sociali: sostanzialmente delle 42 pagine di emendamenti, si è rivelata queste persone non hanno alcun tipo di reddito o sussidio. del tutto inconsistente. Infatti il partito del

Proposte di RETE

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CONSIGLIO

Un governo che non si pone il problema di fornire risposte immediate alla fascia di popolazione più esposta alle difficoltà, è un governo che se ne frega del patto sociale esistente tra Stato e cittadini. Pur nella consapevolezza che la finanziaria non possa fornire risposte organiche e strutturate, RETE ha fatto delle proposte per: - supportare le famiglie in difficoltà (inserendo l’ISEE come indicatore dello stato economico delle famiglie; destinando il 5% delle confische al fondo straordinario di solidarietà); - avvantaggiare le imprese (dando una priorità alle imprese sammarinesi negli appalti della pubblica amministrazione; accreditando un 7,5% dello stipendio dei pubblici dipendenti sulla Smac a favore dei consumi interni); - convertire i privilegi secondo canoni di equità (eliminando la possibilità per i dirigenti della PA di scegliere per convenienza di rimanere nel vecchio regime retributivo; destinando il 20% della quota sociale dello 0.40% dei sindacati nel fondo straordinario di solidarietà); - soluzioni ai problemi di liquidità dello Stato (proponendo uno studio per fare della smac una moneta complementare all’euro: emendamento approvato!); - tutelare le pensioni (affinché i fondi pensione siano investiti solo in fondi dal rendimento garantito).

A parte rarissimi casi, non c’è stata nemmeno occupazione basti rincorrere l’abbassamento dei costi del lavoratore. possibilità di confronto. Chissà se in futuro vedremo qualcuna di queste idee riproposta nei prossimi mesi sotto forma di interventi della maggioranza. Perché per alcuni non è importante il contenuto delle proposte, ma chi le propone. E se le proposte vengono da RETE, nove volte su dieci vengono automaticamente rigettate. È già successo ad esempio con la richiesta di far pagare quanto dovuto allo Stato da parte delle aziende con elevato consumo di acqua (come la Cartiera Ciacci) che da anni la capta da torrenti e pozzi senza aver installato i contatori previsti per legge. Questa proposta di RETE bocciata l’anno scorso, è riuscita a passare quest’anno come emendamento della maggioranza! Speriamo si concretizzi davvero. Ovviamente a noi interessa l’obiettivo raggiunto, seppur con un ritardo che nel frattempo è costato centinaia di migliaia di euro, ma questo metodo è la riprova di una politica abituata a dare priorità alle opportunità politiche a scapito dei contenuti delle proposte.

Non si fa scrupoli a fare leva sull’elevata disoccupazione femminile pur di garantire percentuali di decontribuzioni a pioggia a poche grandi aziende. Con un Decreto che intitola a favore dell’occupazione femminile, propone uno sgravio del 50% sui contributi per 5 anni per nuove assunzioni: assunzioni femminili, verrebbe da dire…invece no! In realtà con i criteri inseriti, e cioè che l’attività abbia più di 30 lavoratori di cui il 60% (18) donne, non è affatto detto che i nuovi assunti siano effettivamente donne perciò si tratta solo di un ulteriore sgravio per l’occupazione. Oltre a denotare la scarsa considerazione verso le piccole imprese sammarinesi, questa politica si è già dimostrata fallimentare: infatti se un’azienda non ha lavoro da dare, non è aumentando gli sgravi che il lavoro aumenta. L’unico risultato certo sarà l’impatto sulle casse previdenziali già in forte crisi!

In fondo, in fondo… che fine fanno i fondi?

Chi dice donna dice sgravio

Nonostante il fallimento delle sue politiche, il Segretario al Lavoro Iro Belluzzi (PSD) continua a pensare che per creare

RETE attende risposta all’interpellanza che chiede dettagli rispetto all’investimento di 10 milioni di euro delle nostre pensioni in un fondo lussemburghese privo di adeguate garanzie, compiuto su indicazione di un consulente voluto dal Segretario alla Sanità Francesco Mussoni (DC) nel Consiglio di Previdenza. Chiunque gestisca l’economia della propria famiglia sa che rischiare i propri soldi in fondi non garantiti è un azzardo e piuttosto preferisce guadagnare meno ma in modo sicuro. Non si può rischiare di perdere soldi che sono di proprietà dei lavoratori, soldi che lo Stato deve limitarsi solo ad amministrare e non a investire come se fossero somme in suo possesso!

RETE è uno strumento, usatelo!

I file audio degli interventi dei Consiglieri sono disponibili sul nostro sito. www.movimentorete.org sezione LAVORI CONSILIARI numero 01 2016

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LAVORO

REDDITO DI CITTADINANZA Cos’è e come distinguerlo

da interventi anacronistici di Roberto Ciavatta

I

l welfare state è organizzato attorno al lavoro della società fordista, in cui lavoravi da appena finita la scuola fino al pensionamento.

Oggi invece siamo nel mezzo di una crisi della società del lavoro, in cui la disoccupazione non è un fenomeno marginale bensì strutturale. La disoccupazione media nella zona euro è al 11,4% (a San Marino di poco inferiore), senza contare che il computo della disoccupazione poggia su rilevazioni “fordiste”, senza tener conto di sottoccupati, precari, semi-occupati ecc. Riconoscere che non viviamo più nella società del lavoro diffuso è il primo passo per aggredire e risolvere questa dinamica ineluttabilmente connessa al mercato del lavoro. In termini approssimativi, per questioni redazionali, nella nostra società la ricchezza si concentra in poche mani perché per contrastare i bassi costi di produzione dei paesi emergenti si è reso necessario puntare sulla qualità, dunque sulla tecnologia (informatizzazione, robotizzazione). Ma ciò richiede sempre meno lavoratori per unità prodotta e al contempo richiede ingenti investimenti di capitali disponibili. Inoltre il lavoro è divenuto immateriale, intellettuale, cooperativo. Non siamo più vincolati al lavoro fisico, applicato a processi continui (le catene di montaggio). Il lavoro immateriale è discontinuo e si fonda sulla capacità di relazionare e comunicare, perciò l’ambito di creazione del valore non è più solo la fabbrica o il luogo di lavoro, ma anche il bagaglio di esperienze extralavorative del soggetto. Siamo in una società biopolitica (Michel Foucault) in cui il “tempo libero” si fonde con il “tempo del lavoro”, mescolandosi. Si rende dunque necessario valorizzare ciò che è esterno al lavoro.

Cos’è un vero reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza non è né un sussidio per i disoccupati, né una forma di rilancio dei consumi, ma il riconoscimento della modificazione della società di cui in premessa. Un vero reddito di cittadinanza ha senso solo se riconosce e cerca di contrastare le dinamiche che estromettono dal mondo del lavoro quote sempre maggiori di cittadini, rei unicamente di essere “superflui” (Günther Anders). Un vero reddito di cittadinanza dev’essere garantito a tutti, dalla maggiore età in poi, senza condizioni: è necessario per coprire le esigenze di un mondo del lavoro intermittente, in cui il valore, come detto, non è limitabile al solo “tempo del lavoro”. Il reddito di cittadinanza serve anche a trasformare la precarietà in flessibilità: una tutela al reddito mi può permettere di rinunciare a lavori che mi sviliscono preferendone magari uno, meno remunerativo, ma che mi soddisfa. È in questo senso che Andrea Fumagalli definisce il reddito minimo garantito un intervento politico: innanzitutto consegna un maggior peso contrattuale ai disoccupati, non più costretti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro pur di avere un reddito. In secondo luogo, riduce la disponibilità del lavoratore a lavorare in nero pur di tirare su due euro. Senza lavoro a tempo pieno, come detto il welfare state non regge più, perché era una forma di tutela limitata ai periodi di non

lavoro (all’epoca residuali). La mutazione produttiva e dell’organizzazione del lavoro di cui ho accennato prima ha travolto lo stato sociale. L’invecchiamento della popolazione ha richiesto più tutele pensionistiche e sanitarie, sul groppone di un numero sempre minore di lavoratori attivi nel senso classico. La disgregazione della famiglia, per lungo tempo perno di protezione minima, accentua il rischio sociale per l’individuo; la tripartizione del Welfare state ovvero, secondo Paci, “grande fabbrica (Ford), tendenza alla piena occupazione (Keynes), sviluppo delle politiche sociali” è stata rasa al suolo. Per André Gorz (1994): “La società del lavoro, la società salariale sta crollando in modo irreversibile sotto i nostri occhi senza che ce ne accorgiamo, incapaci come siamo di immaginare o volerne il superamento”. Impossibile ricomporre “quello” stato sociale: capitalismo neo-liberista significa “deregulation” nel mondo del lavoro, che a sua volta significa dissoluzione dello stato assistenziale. Se ne deve creare uno nuovo adeguato ai nostri tempi. Per Alain Caillé (la cui visione, lo diciamo subito, è fin troppo ottimistica non calcolando la capacità del capitale di valorizzare anche il ”tempo della vita” oltre a quello del lavoro) parla di un reddito minimo garantito incondizionato, irrevocabile e cumulabile. Dice che oggi, tramite casse integrazioni, mobilità, indennità di disoccupazione varie, “nei fatti la società paga una massa di disoccupati che non avranno mai più un altro lavoro”. numero 01 2016

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LAVORO

Sgancia il cittadino dal lavoro (non sono cittadino se e perché lavoro, ma perché sono parte di una società), e ciò favorisce la “rinascita di un’economia locale, nell’emergere di un terzo settore né privato né pubblico ma misto, cioè sociale e associativo”. Sulla stessa linea Claus Offe, che pone al centro dei diritti costituzionali non il lavoro ma la cittadinanza, attraverso un reddito fornito per via fiscale che poggia su 3 fondamenti:

idonee a leggere un mondo del lavoro radicalmente cambiato.

a mobilitare tanti scommettitori. […] No, il lavoro non è utile se non perché ci consente Nonostante le premesse citate in precedenza, di ottenere un reddito”. André Gorz considera il reddito minimo come È comunque, quella di Gorz, una posizione interessante, che ad esempio pone l’accento una sorta di compensazione al reddito. sul potenziale di sviluppo di una miriade A suo avviso è necessario garantire di lavori ad alta rilevanza sociale ma non il lavoro a tutti, e per farlo si rende redditizi. necessario ridurre gli orari di lavoro. In tale contesto il reddito minimo garantito servirebbe per compensare il reddito dei lavoratori dalla sua erosione dettata dalle minori ore di impiego.

1) la cittadinanza (non il lavoro o la classe) è il La criticità del suo modello risiede nel fatto fondamento dei diritti e dei servizi; che rimane incatenato alla logica del mondo 2) non il lavoro salariato ma le “attività utili”, della piena occupazione, in cui il reddito anche informali, sono la giustificazione minimo garantito non deve liberare dal morale dell’accesso ai benefici; lavoro, ma dalla durata del lavoro. 3) la garanzia dei diritti fondamentali non è Sospinto da motivi ideologici (il lavoro una ricompensa di un merito ma un criterio nobilita l’uomo), non tiene conto di quanto di giustizia. rilevano molto chiaramente Agostino Da noi, aggiungo, per un popolo ampiamente Mantegna e Andrea Tiddi: “Al di là delle privo di senso d’appartenenza allo Stato, cure sociologiche [e aggiungo ideologiche] il reddito di cittadinanza si prefigurerebbe le lotterie, il gioco di massa, ci illuminano anche come una forma di riconoscimento sui desideri, sulle aspirazioni di chi gioca: è sociale. il lavoro, il poter rinunciare ad esso senza Forme ibride di reddito garantito, non dover rinunciare al reddito per sopravvivere,

Vi sono poi varianti neo-liberali di “reddito di sussistenza” (Guy Aznar, ma anche Milton Friedman). È il corrispettivo del reddito minimo d’inserimento francese, un’ultima forma di sicurezza sociale per chi ha perduto il lavoro e solo in vista di un reinserimento professionale. Si tratta di una forma conservativa in cui non si combatte la modificazione del mondo del lavoro. È un’istituzione caritativa, il salario della marginalità. Del resto anche un neoliberale di razza come Ralf Dahrenddorf (1988) riconosce che la crescente disoccupazione minaccia “lo stesso contratto fondamentale della società. Se tra i diritti fondamentali non figura quello per cui è garantita la base materiale della vita, in pratica crolla la società dei cittadini”.

ALCUNI ESEMPI IN EUROPA DANIMARCA

GERMANIA

REGNO UNITO

Uniformato ai principi dell’universalismo, il sistema danese è tra i più avanzati del continente ed è basato su un pilastro principale: l’assistenza sociale. Il sussidio è tra i più ricchi: la base per un singolo over 25 è di 1.325 euro (escluso l’aiuto per l’affitto, che viene elargito a parte), che arrivano a 1.760 per chi ha figli. I beneficiari che non hanno inabilità al lavoro sono obbligati a cercare attivamente un’occupazione e ad accettare offerte appropriate al loro curriculum, pena la sospensione del diritto. A differenza della maggior parte degli altri paesi, il sussidio è tassabile. E se ci si assenta dal lavoro senza giustificati motivi, viene ridotto in base alle ore di assenza.

In Germania lo schema di reddito minimo è basato su 3 pilastri: - “aiuto per il sostentamento“ - un assegno sociale per i pensionati in condizioni di bisogno - sostegno ai disoccupati con ridotte capacità lavorative. Il contributo è di 382 euro per un singolo senza reddito. Sussidi per l’affitto e il riscaldamento vengono elargiti a parte, come le indennità integrative per i disabili, i genitori soli e le donne in gravidanza. Lo Stato pensa anche alla prole con un contributo che parte dai 224 euro per ogni figlio. La durata è illimitata, con accertamenti ogni 6 mesi sui requisiti dei beneficiari, a patto che chi è abile al lavoro segua programmi di reinserimento e accetti offerte congrue alla sua formazione.

Oltremanica il reddito minimo è garantito da un complesso sistema di sussidi basati sul reddito dei richiedenti. Fornisce aiuto a chi non ha un lavoro full time e vive al di sotto della soglia di povertà. Il sostegno ha durata illimitata finché sussistono le condizioni per averlo e varia in base ad età, struttura della famiglia, eventuali disabilità. Chi ha in banca più di 16mila sterline non può accedervi e depositi superiori alle 6mila riducono l’importo del sostegno. I single e gli over 24 percepiscono circa 330 euro al mese. Un aiuto dello stesso importo è riservato agli iscritti nelle liste di disoccupazione che dimostri di cercare attivamente lavoro”. Lo Stato aiuta chi ha bisogno anche a pagare l’affitto e garantisce alle famiglie assegni per il mantenimento dei figli.

Il modello scandinavo

Il modello centroeuropeo

Il modello anglosassone

Fonte: Il Fatto Quotidiano numero 01 2016

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ESTERO

FLASH DAL MONDO Aung San Suu Kyi

una vita per la libertà della Birmania

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aw Aung San Suu Kyi si batte da oltre venticinque anni per la libertà del popolo birmano da un’opprimente dittatura militare. Questa piccola grande donna, figlia del fondatore della Birmania indipendente, premio Nobel per la pace nel ’91, è stata ed è tuttora il fulcro del cambiamento e, alle elezioni di novembre 2015, ha trionfato con il suo partito Lega Nazionale per la Democrazia (LND). I militari hanno governato in maniera autoritaria l’ex Birmania per 60 anni. Nel 1990 hanno disconosciuto il risultato delle elezioni libere, che decretarono la vittoria di Aung San Suu Kyi, relegandola agli arresti domiciliari (dal 1989 al 2007).

l’esercito birmano uccise per le strade circa 3.000 persone tra studenti, monaci buddisti e civili. La giunta militare dichiarò la legge marziale mettendo in atto la State Law and Order Restoration (SLORC): condanna all’ergastolo, alla pena capitale o a un minimo di tre anni di lavori forzati per chiunque infrangesse la legge. Ma la lunga lotta di San Suu Kyi e la sua preghiera al mondo “usate la vostra libertà per promuovere la nostra” hanno richiamato l’attenzione di autori, registi, associazioni che hanno cercato di sostenere in ogni modo il popolo birmano. In paesi come il nostro in cui la libertà appare solo un traguardo e non uno strumento, il suo appello può sembrare incomprensibile. Invece deve ricordarci che democrazia, libertà, giustizia siano valori da riconquistare ogni giorno, da non dare per scontati e da utilizzare per aiutare chi ancora non li ha raggiunti.

La privazione della libertà e la lontananza dagli affetti (i figli sono stati cresciuti dal marito negli Stati Uniti), non hanno impedito a San Suu Kyi di continuare la battaglia per il suo popolo, a incoraggiare le persone a difendere i propri diritti nonostante il timore delle persecuzioni, e a praticare la disobbedienza civile contro le “leggi ingiuste”.

La svolta decisiva arriva a novembre 2015: il partito di San Suu Kyi ha superato, nello spoglio dei voti delle elezioni politiche, la soglia che gli permette di essere maggioritario al Parlamento birmano, ottenendo 348 seggi. Raggiunge quindi la maggioranza nonostante il 25% dei seggi siano di nomina diretta da parte dello stato maggiore militare.

Per tentare di mettere a tacere le manifestazioni a favore della democrazia,

“C’è molto duro lavoro che rimane da fare nel viaggio democratico di Myanmar e per

rendere le future elezioni davvero inclusive - ha affermato Ban Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite - Ora il popolo e i leader di Myanmar hanno il potere di mettersi assieme per costruire un futuro migliore per il loro paese, un futuro...in cui nessuno sia marginalizzato, vulnerabile e discriminato”.

«Ci vuole coraggio per levare gli occhi dalle proprie necessità e per vedere la realtà del mondo intorno a sé, una realtà, come la Birmania, dove non ci sono diritti umani. Ci vuole ancora più coraggio per non voltare le spalle, per non farsi corrompere dalla paura. Non ti puoi aspettare di restar seduto senza agire e che la libertà ti venga consegnata in mano. La nostra rivoluzione avrà successo solo quando tutti si renderanno conto di poter fare la propria parte. Coraggio di vedere, di sentire e di agire…!» Aung San Suu Kyi numero 01 2016

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ASSOCIAZIONI

SPAZIO DELLE ASSOCIAZIONI Naturopatia

essa nel corso di centinaia di migliaia di anni attraverso trasformazioni di estrema un cammino verso il complessità, su cui nessuna tecnologia benessere, l’armonia e la può illudersi di intervenire rapidamente senza che si producano “danni collaterali”. consapevolezza E’ il concetto antico e rinascimentale di corrispondenza tra microcosmo e di Antonella Passari macrocosmo: come noi diciamo oggi, l’uomo na delle è parte integrante di un ecosistema con il etimologie più quale scambia continuamente informazioni interessanti di per mantenere l’equilibrio della vita, questo termine sta a l’“omeostasi”. significare “sentiero I principi filosofici, salutistici e spirituali della natura”. La della Naturopatia si possono definire di Naturopatia è un insieme di discipline ampia, diversa, antica provenienza. Per comprenderne bene il significato bisogna naturali, olistiche andare indietro nel tempo, recuperando un ed energetiche, percorso storico che troppo affrettatamente indirizzate al benessere, alla prevenzione, abbiamo liquidato, riconoscendone il all’equilibrio energetico della persona e alla stimolazione della capacità di autoguarigione contributo alle metodiche naturopatiche attuali di cui parleremo nei successivi che ognuno di noi ha innata. Il Naturopata, con i rimedi e le tecniche a sua disposizione, interventi. Gli antichi sistemi curativi dell’occidente e dell’oriente – a partire da accompagna la persona attraverso un quelli legati inizialmente al sacro – erano cammino di trasformazione che coinvolge depositari di una sapienza antropologica corpo, mente e spirito. non teorica come la nostra ma innata, Cammino di trasformazione e di ricerca tale da elaborare attraverso le analogie tra di uno stato di benessere perduto che uomo e natura articolati modelli reattivoinizia sempre con un colloquio conoscitivo, costituzionali, e da saper innescare processi partendo prima di tutto dalla comprensione di autoguarigione attraverso suggestioni del disagio che la persona accusa. Il sintomo e stimoli in grado di agire sugli stati di per il Naturopata ha un significato ben coscienza, con dispositivi terapeutici che preciso, è un messaggio, il corpo ci sta oggi destano nuovamente l’interesse della parlando. Ha la funzione di metterci in scienza in campi quali l’antropologia medica, stato di ascolto, va interpretato e riferito l’etnomedicina o la PNEI (psico-neuroa una situazione in cui l’individuo è un endocrino-immunologia). sistema complesso ma considerato nella sua irripetibile unicità: perciò in naturopatia non si parla di protocolli, ma di “terreno”, di tipologie costituzionali e – soprattutto – di persone.

U

Il naturopata, dopo aver fatto un’indagine articolata a seconda della situazione (e possiamo parlare di tanti disturbi molto comuni, mal di testa, insonnia, disturbi gastrointestinali, ciclo mestruale doloroso...), utilizza in modo integrato rimedi naturali e tecniche energetiche: alimentazione naturale, integratori, fitoterapia, essenze floreali, trattamenti quali riflessologia o digitopressione, reiki, pranoterapia, cristalloterapia e molto altro. Perché riproporre rimedi naturali, dopo tanti decenni di trionfi almeno apparentemente strepitosi della chimica farmaceutica e della medicina iperspecialistica? Perché l’uomo è parte della natura, evolutosi insieme ad

Se vuoi saperne di più www.naturaliter.org segreteria@naturaliter.org Naturaliter è l’Accademia di scienze mediche e naturopatiche, è l’associazione di categoria che raccoglie i Naturopati italiani. Fondata più di 15 anni fa con lo scopo di creare un ponte tra la Medicina ufficiale e la Naturopatia, fa da tramite tra le istituzioni, le associazioni del settore e i professionisti, per dare visibilità alla Naturopatia e favorirne l’integrazione nel sistema sociosanitario italiano. In questi ultimi anni, preso atto dei ritardi della politica, ha profuso i suoi sforzi nella creazione e nella promozione di un efficace sistema di autoregolamentazione (Codice Deontologico) e di controllo della qualità da parte di Enti Terzi (Certificazione di Professionalità), nell’approvazione della Legge 04/2013 sulle Professioni Organizzate e della Norma UNI per la figura professionale del Naturopata, il tutto in linea con le Raccomandazioni e le Direttive della Unione Europea. Naturaliter accoglie professionisti e studenti provenienti da qualsiasi realtà formativa non essendo legata a livello esclusivo a nessun istituto di formazione o a gruppi di essi. Tale caratteristica è necessaria per garantire e affrontare un sereno colloquio con tutte quelle realtà (associazioni, istituti, enti, ecc.) che finora si sono adoperate per mantenere in vita ed affermare la professione naturopatica. L’Associazione giornalmente si occupa di assistere ed orientare il naturopata, nella sua attività attraverso l’assistenza fiscale convenzionata a livello nazionale, l’assistenza legale, e la consulenza per l’avvio della professione. numero 01 2016

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Accuse di riciclaggio

società riferibili al gruppo Acqua Marcia di Caltagirone. per Cassa di Risparmio Dopo l’arresto di Caltagirone in Italia, a San Marino l’AIF (Agenzia di entre c’è chi tenta di spostare Informazione Finanziaria, incaricata l’attenzione pubblica sulla di indagare su operazioni sospette questione del polo del lusso, di riciclaggio) ha segnalato alla probabilmente per tutelare il magistratura un’operazione sospetta noto imprenditore sammarinese in Cassa ricostruendo le manovre che si lecca i baffi per l’appalto che sarebbero servite per coprire della costruzione, la vera partita del un’esposizione di Cassa a favore delle governo si gioca su un istituto che ha società del gruppo Acqua Marcia. un ruolo determinante nel sistema Cassa di Risparmio (lo ricordiamo per finanziario sammarinese e che a più i meno attenti) è un istituto sistemico riprese ha visto lo Stato intervenire per San Marino, e lo Stato è intervenuto per aumentarne il capitale: Cassa di Risparmio (d’ora in poi Cassa). in suo favore con centinaia di milioni di euro. L’ultimo intervento è avvenuto Che il governo si sarebbe giocato durante il Consiglio di ottobre 2015 tutto su Cassa lo si poteva quando il Governo, alle 2 di notte, ha prevedere dal terremoto delle nomine cominciato a settembre con indebitato il paese con ulteriori 40 il licenziamento di Vladimiro Renzi milioni di patrimonializzazione di Cassa. (padre dell’attuale Reggente) e dal RETE aveva chiesto che a fronte di malumore che ha creato tra i partiti di questo nuovo sostegno per Cassa, maggioranza. quantomeno il Consiglio pretendesse le dimissioni di Clelio Galassi, ancora Quella è stata la prima mossa di presidente di SUMS e indagato per una partita politica giocata sullo questioni relative al processo sul Conto schieramento di nomine politiche Mazzini, la tangentopoli nostrana. e tuttora aperta, a dimostrazione di La maggioranza ha voltato gli occhi un governo più attento alle ripicche dall’altra parte, e ora ci troviamo al personali e al mantenimento di ruoli di controllo strategici, che delle vertice di Cassa e di uno dei suoi conseguenze che si ripercuotono sul soci, assieme all’Ecc.ma Camera, paese. un rinviato a giudizio e uno indicato dalla magistratura come tangentaro Le motivazioni del licenziamento nell’ordinanza di arresto di Gabriele dell’allora vice-direttore Vladimiro Gatti. Renzi non sono mai state chiarite e anzi hanno lasciato molte domande Al di là delle ricette proposte dal Fondo in sospeso: si è parlato del venir meno Monetario Internazionale, ampiamente di un rapporto di fiducia ma anche di utilizzate per le rivendicazioni di perplessità rispetto a “concessione di parte della maggioranza su Cassa, a finanziamenti, in particolare all’estero, noi interessa che questo istituto per cifre cospicue. Perplessità legate, in sistemico venga finalmente liberato generale, all’operatività di Cassa”. dalla spartizione partitica di nomine Oggi si parla di Simoni. e ruoli, che ha determinato gravi danni e le conseguenze che oggi Dopo l’indagine italiana denominata stiamo vivendo. “Varano” che ha coinvolto i vertici Cassa di Risparmio-Delta tra cui anche Solo quando i partiti smetteranno di il Direttore di Cassa Luca Simoni, volere i propri uomini all’interno di arriva una nuova doccia fredda con Cassa, questo istituto avrà speranze l’indagine sammarinese che ha portato di vedere finalmente approvato il suo recentemente, il 28 dicembre 2015, piano di rilancio (ad oggi ancora non al rinvio a giudizio di Simoni per il approvato da BCSM) e di riprendere riciclaggio di oltre 15 milioni di a camminare sulle proprie gambe, euro. evitando anche che Cassa di Risparmio diventi una banca da comprare con Simoni, secondo l’accusa, avrebbe pochi spiccioli magari da banche dirette abusato del suo ruolo di Direttore dai soliti noti, sempre quelli che si di Cassa, usando l’istituto per movimentare i fondi (già riciclati) di due leccano i baffi per il polo del lusso.

M

Direttrice

Anno III - mensile Numero 01/2016 Marianna Bucci

Progetto grafico Andrea Bastianelli Impaginazione Adele Tonnini Roberto Giardi Foto copertina Fotomontaggio Collaboratori

quelli di RETE

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