anno II numero 02 febbraio 2015
SIAMO DEMO CRAZIA?
ANCORA
UNA
spazio riservato all’indirizzo
Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino
EVENTI
EVENTI E INCONTRI Colora la paRETE Ecco i vincitori
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ercoledì 11 febbraio è avvenuta la selezione del bando di Concorso “Colora la paRETE”. Lo scopo era quello di coinvolgere artisti, graffittari, writer per riempire di colore e significati due pareti della sede di RETE con opere che interpretassero i principi del Movimento: Rinnovamento, Equità, Trasparenza, Ecosostenibilità. La partecipazione al concorso era aperta, gratuita, senza vincoli di età, titoli o nazionalità, lasciando liberi gli artisti di interpretare gli spazi resi disponibili. Ogni vincitore riceve un premio di 300,00 euro. La giuria selezionatrice, composta da Pier Paolo Coro, Elena Tonnini, Adele Tonnini, Stefania Balducci, Davide Ugolini, Gloria Arcangeloni, Marianna Bucci, ha aggiudicato i due premi acquisto a Elisa Ugolini (con 5 voti su 7) e Yvette Brodaz (all’unanimità), con le seguenti motivazioni: Elisa Ugolini “per aver presentato un efficace elaborato iconografico pittorico, capace di tradurre in modo originale i principi del movimento, interpretandoli nell’insieme di riferimenti simbolici e attraverso la metafora di un percorso in divenire”. Yvette Brodaz “per aver interpretato i contenuti e i principi del movimento, attraverso un elaborato visivo capace di coniugare iconografia, segno testuale e narrazione, nonché per aver colto l’efficace equilibrio dell’opera, in rapporto allo spazio dove sarà collocata”. La giuria, inoltre segnala con una menzione speciale, l’opera di Davide Pagliardini “per l’incisiva forma di rappresentazione
SCRIVI A RETE Infiltrazioni A Serravalle
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grafica, e per il testo di presentazione della sua proposta, interpretando concettualmente in modo originale e simbolico, i contenuti e i principi del Movimento Rete”. Si ringraziano sentitamente tutti i partecipanti, per la qualità e l’impegno delle loro proposte. Si ringrazia altresì l’artista Antonio Giuffrida che, pur non avendo preso parte al concorso, ha voluto donare due opere al movimento. Tutte i lavori saranno esposti al pubblico all’interno della sede di RETE.
vicini con buoni risultati. Probabilmente le infiltrazioni nel garage non sono dovute alla presenza del giardino pensile, perché durante i lavori conclusisi due anni fa sono state fatte ulteriori guaine impermeabilizzanti in aggiunta a quella esistente. Si pensa a delle tubazioni chiuse o rotte. Faremo sapere se ci sono novità.
empo fa abbiamo ricevuto una segnalazione relativa al garage sito sotto la scuola media di Serravalle, in via P. Bembo. Ci hanno comunicato che, nonostante i recenti lavori di manutenzione, il garage ha subito danneggiamenti e infiltrazioni (foto). Abbiamo provveduto a contattare l’Azienda Autonoma di Stato per i Lavori Pubblici (AASLP) e pubblichiamo di seguito la risposta inviataci dall’Ing. Roberto Tura: Il problema delle infiltrazioni al garage della scuola media di Serravalle è purtroppo noto. Recentemente abbiamo affrontato altre due situazioni analoghe in ambienti numero 02 dicembre 2015
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EDITORIALE
EDITORIALE DEL MESE di Marianna Bucci
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n sistema in cui c’è un solo individuo che, unilateralmente, decide le sorti del suo popolo, in cui i diritti e le libertà sono negati e in cui le leggi sono assenti si chiama dittatura. Non sempre il dittatore prende il potere con la forza (ad esempio Adolf Hitler è stato eletto dal popolo) ma le pratiche con cui lo amministra fanno sì che si possa connotare la sua forma di governo come una dittatura. Sarà esecrabile ma non è ipocrita, si mostra e agisce esattamente per quello che è. In una dittatura è facile identificare il nemico e, quindi, ribellarsi. Pensiamo alla seconda guerra mondiale: per i partigiani il nemico erano nazisti e fascisti, che incendiavano case, sterminavano interi villaggi, per non parlare dei campi di concentramento e delle torture. Contro un nemico così efferato, l’unica soluzione possibile era imbracciare il fucile e opporre resistenza a costo della vita. Sembrerà paradossale, ma ai giorni nostri identificare il nemico non è altrettanto immediato perché quella a cui siamo sottoposti è una dittatura mascherata da democrazia. Una dittatura delle coscienze. Non è sanguinaria, non cancella le leggi, ma è dilaniante per chi è costretto a subirne gli effetti. Perché la mano di chi ti concede qualche briciola per sopravvivere è la stessa di chi produce norme per limitare le libertà e i diritti, la stessa mano di chi rende quelle norme incomprensibili affinché i cittadini non possano capirle ma esservi assoggettati senza alcuna speranza di replica.
ostaggio le nostre istituzioni, come fanno i cittadini a ribellarsi? Il nemico c’è, ma è invisibile. La sua presenza aleggia e permea ogni cosa intorno noi. E’ palpabile per ogni normale cittadino; è evidente per chi, per lavoro o per passione, si trova ad avere a che fare col mondo della politica. Il nemico è in ogni delibera e verbale che il Congresso di Stato non pubblica, nel suo potere concessorio nel rilascio delle licenze (pubblicamente condannato ma sempre ampliato), nei contratti assegnati tramite licitazione privata, in ogni nomina discrezionale, in chi nasconde le proprie attività dietro alle fiduciarie; il nemico è in chi si ostina a non tagliare sprechi e privilegi per continuare mettere le mani in tasca ai dipendenti e agli imprenditori sani; in chi rimane impassibile - pur avendo il poter ed intervenire - di fronte a lavoro nero, di fronte alle centinaia di milioni di monofase non pagata, di fronte alle aziende che utilizzano la cassa integrazione come voce di bilancio o vi attingono a piene mani pur di non pagare le ferie ai dipendenti. In chi ha chiesto aiuto alle mafie di mezzo mondo, permettendo che si insediassero in Repubblica, e in chi non fa nulla per sradicarle o, ancora peggio, fa solo finta di volerle sradicare.
È incredibile che tutti i governi che si sono susseguiti siano riusciti ad operare come provetti “Re Mida al contrario”, trasformando non certo in oro tutto quello che capitava sotto il loro tocco. Grazie a questo dono, tramandato negli anni, Francesco Mussoni sta smembrando la sanità pubblica, menando per il naso 11.000 elettori che lo hanno bastonato ai referendum di giugno 2014 su libere professioni e Fondiss e prestando il fianco ai privati che vedono la sanità solo come un lucroso affare. Grazie a questo dono, Giuseppe Maria Morganti ha fatto perdere numerosi punti al sistema scolastico, arrivando a tagliare persino sulla refezione dei bambini e sui giochi nei giardini delle scuole, costringendo i genitori ad organizzare autofinanziamenti per acquistarli. Eppure i soldi per il progetto esecutivo del Polo Museale di Tadao Ando riescono a trovarli. E mica bruscolini, parliamo di 250mila euro. Anche quelli per il padiglione all’Expo di Milano e per gli incentivi alle imprese che poi scappano senza pagare i dipendenti. La lotta a cui siamo chiamati non ci chiede di lasciare le nostre famiglie e andare a sparare sui monti. È una lotta che richiede tutta la nostra lucidità, attenzione, consapevolezza, solidarietà. Per leggere i fatti di ieri alla luce delle evidenze di oggi e non sbagliare più i nostri interlocutori.
In un regime di democrazia apparente, come è quello che da anni connota la nostra Repubblica, i rappresentanti del popolo trovano legittimazione nelle elezioni politiche. Ma cosa succede quando salta fuori che le elezioni sono taroccate, che il voto di scambio è la pratica più diffusa tra i sammarinesi (residenti in territorio e all’estero) e che grazie a questo la competizione elettorale è stata drogata, consegnando il potere di amministrare la cosa pubblica non nelle mani delle persone con la migliore progettualità e capacità bensì a quelle con il portafoglio più gonfio? E quando la magistratura scopre che grazie a questa pratica si è creata un’associazione a delinquere e che i poteri forti (massoneria, mafie di vario genere ecc) si sono presi in numero 02 febbraio 2015
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TRASPARENZA
CITTADINANZA CONSAPEVOLE Grandi opere o grande opera per rilanciare il paese? di Antonio Pazzaglia
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i sente spesso parlare nel nostro paese di “Grandi Opere”, parole che escono dalle bocche di una certa classe politica e che servono, dicono, per rilanciare l’economia. Parco Scientifico e Tecnologico, trasferimento della centrale elettrica ecc., lavori che finiscono per essere realizzati sempre dalle stesse aziende. Ma se ci guardiamo bene attorno abbiamo una grande opera su cui investire: il nostro Centro Storico. E se guardiamo addietro nel tempo, tutti possiamo ricordare da dove il paese ha iniziato a crescere, dal turismo che è sempre stato una fonte di ricchezza. Gli investimenti nel centro portano affari se sono accompagnati dalla voglia e dall’entusiasmo di vendere il nostro migliore prodotto: la nostra storia. Bisogna imparare ad andare a cercare flussi turistici che non arrivano da soli ed è perfettamente inutile andare a promuovere il paese in Russia quando i cittadini russi arrivano da soli e sono la percentuale più alta di visitatori. È una mossa commerciale sbagliata ed adesso ne vediamo gli effetti: con un Rublo che ha perso più del 30% del proprio potere d’acquisto, le vie del centro si sono svuotate e i nostri commercianti piangono per il calo degli affari come se non bastasse la SMAC a complicare la vita. Un buon venditore mantiene buoni rapporti con i clienti che ha ma non smette mai di andare a vendere il proprio prodotto ad altri clienti per diversificare il rischio, con promozioni ed offerte. Ricordiamoci che siamo patrimonio UNESCO. Chiaramente dobbiamo completare velocemente i lavori in corso, perché quando un ospite viene a casa nostra cerchiamo sempre di far vedere tutto a posto, pulito ed in ordine. Non è possibile che i lavori al
vecchio ufficio del lavoro, iniziati da due anni, non siano ancora completati: stiamo negando ai nostri ospiti la più bella terrazza di San Marino, che permette di guardare la riviera romagnola che spazia fin oltre i lidi, e i tramonti verso la Valmarecchia, unici per colore e spettacolo. Molte anche le lamentele di chi si regala tutti gli anni una visita ai mercatini di Natale e che per due edizioni si è trovato la gru davanti ed il cantiere ancora aperto. Rimangono altri lavori URGENTI e da realizzare velocemente -così come promesso anche dal Segretario di Stato per il Territorio durante l’incontro per l’apertura obbligata dei negozi- prima su tutti la pavimentazione di via Salita alla Rocca, ferma da oltre due anni. Altre pavimentazioni si rendono urgenti per far trovare la nostra casa in ordine: penso alla via che dalla Porta del Paese va verso il teatro Titano e la piazza adiacente, oramai ridotta un colabrodo. Si potrebbero recuperare inoltre anche altre zone per renderle fruibili e per concederle a piccoli gruppi musicali, teatrali e ad artisti di strada per fare degli spettacoli: una è la piazzetta che si trova a metà della scalinata che dal teatro Titano porta alla via Donna Felicissima. Basterebbe realizzare un palco e diventerebbe subito utilizzabile, come del resto il piazzale alla base delle cisterne sotto il Pianello. A volte basta poco per attirare turismo, è necessario risvegliare il rapporto umano e farsi conoscere, prendere un elenco delle associazioni sportive, religiose, culturali e di agenzie viaggi e telefonare, proporsi, proporre e se necessario prendere la macchina ed andare a parlarne direttamente. Alcuni commercianti del centro, con il loro spirito di iniziativa, hanno fatto miracoli e portato migliaia di visitatori... Bravi.
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TRASPARENZA
San Marino rischiatutto
Il 18 marzo 2015 si apriranno i negoziati di San Marino con l’Unione Europea per l’Accordo quadro di associazione. È risaputo che il nostro movimento è contrario all’ipotesi di adesione all’UE, che comporterebbe oneri abnormi per la nostra piccola realtà. Abbiamo comunque sempre sostenuto la necessità di una maggiore integrazione attraverso altre opzioni, come l’accordo quadro per l’appunto, per concordare misure favorevoli al nostro commercio e alla nostra libertà di circolazione. La speranza di ottenere, in fase di negoziazione dell’accordo, qualche successo per la nostra Repubblica, dipende da quanto saranno chiare le idee sui rischi da evitare e sui risultati da ottenere, altrimenti una potenziale opportunità può trasformarsi in un boomerang a causa del quale il nostro paese rischia di perdere ampi spazi di sovranità. Ci preoccupa l’atteggiamento superficiale della Segreteria Affari Esteri e dell’intero governo. A seguito di un recente incontro della Segreteria proprio sul tema dei negoziati – incontro a cui erano presenti i partiti, le associazioni di categoria, i sindacati ecc - e a seguito della relazione letta dal Segretario Pasquale Valentini in Consiglio a gennaio, possiamo purtroppo affermare che San Marino si presenterà al tavolo con l’UE senza avere una linea politica. Cosa vuole ottenere San Marino dall’Europa? E cosa vuole l’Europa da San Marino? Non possiamo permetterci di arrivare impreparati all’appuntamento con l’UE perché in base all’accordo che sottoscriveremo ci troveremo
a dover recepire ed applicare, all’interno della nostra legislazione, normative europee che, se non opportunamente valutate, potrebbero non tenere conto delle le nostre specificità. QUALI SPAZI DI AUTONOMIA? Secondo noi, ad esempio, San Marino deve chiedere (e ottenere!) dall’UE l’esonero dalla sottoscrizione del TTIP, un accordo transatlantico voluto dalle multinazionali che elimina i vincoli normativi che impediscono la circolazione dei loro prodotti nei paesi UE e USA. Noi non vogliamo cibo ogm. Se venisse recepito trattato TTIP, non solo dovremmo accettare che il cibo geneticamente modificato circoli da noi, ma non potremmo in alcun modo impedirlo, e il nostro tribunale perderebbe ogni potere in merito. E’ importante individuare spazi di autonomia che ci rendano competitivi in un ambito internazionale dove non c’è una singola ricetta che ci salva. Dobbiamo ottenere un’effettiva parità di trattamento per la
Ma è difficile pensare al futuro quando non esiste una prospettiva, un disegno politico di medio-lungo termine capace di indirizzare lo sviluppo del paese. Senza sapere cosa intendiamo fare del nostro futuro, se non sappiamo su quali settori strategici focalizzarci, se non sappiamo come attirare investitori esteri seri senza farli passare per le stanze dei Segretari di Stato, se non siamo in grado di sviluppare una vera trasparenza, una burocrazia snella e una legislazione interna facilmente comprensibile dai cittadini, cosa andiamo a trattare con l’Europa?
by Roberto Morini
Negoziati con l’Europa
circolazione delle merci prodotte a San Marino. Non basta l’Accordo di unione doganale del 1993. Questi negoziati con l’UE potrebbero essere l’occasione giusta per eliminare definitivamente il T2 (documento di transito doganale) che tanti problemi causa alle aziende nostrane. In tal senso sarà necessario applicare a San Marino un sistema fiscale sul valore aggiunto assimilabile a quello europeo. Si dovrebbe poi rimettere in discussione alcuni vincoli dell’accordo bilaterale con l’Italia del 1939, oramai datato e lesivo di nostri diritti di Stato sovrano. Sopra ogni altro, si deve trattare la possibilità di ristabilire a San Marino la sovranità monetaria. Dovrà venir rivista la nostra presenza consolare all’estero, limitandola ai soli paesi strategici e utilizzando, negli altri, i consolati italiani. San Marino deve garantire l’allineamento alle politiche europee di contrasto al riciclaggio e ai reati finanziari in genere, assicurando la controparte la sua decisione di essere collaborativi in cambio di risultati da ottenere.
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CONSIGLIO
LAVORI CONSILIARI Interventi
poco Gentili
Decreti
mordi e fuggi
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l Consiglio ha discusso poi la solita marea di decreti, lo strumento preferito dal governo per evitare emanare provvedimenti immediatamente esecutivi, senza prendersi il disturbo di confrontarsi preventivamente con le forze politiche. Ne è un esempio il decreto Riqualificazione energetica ed impiantistica degli edifici esistenti e per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili o cogenerazione. Un testo corposo e ricco di temi strategici per il nostro paese ma con qualche falla. Il governo concede
by Roberto Morini
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l primo comma del Consiglio, il comma comunicazioni, non viene trasmesso in radio e spesso e volentieri dà a vita a discussioni fondamentali che riguardano le istituzioni e le scelte del governo. I cittadini non possono ascoltarle e l’unico modo di mantenersi informati è leggere gli stralci riportati dalla stampa (noi pubblichiamo i file audio sul nostro sito internet). Nella sessione di gennaio ad esempio, si è parlato dei corpi di polizia e, in particolare della riconferma del generale Alessandro Gentili al comando della Gendarmeria. Il nostro movimento ha rimarcato come, ad oggi, Gentili non abbia svolto il compito per cui è stato nominato, ovvero presentare la riforma dei Corpi di polizia, vitale per permettere agli agenti di evolversi. L’unica bozza presentata è stata completamente smontata dal Congresso Militare. Il consigliere Matteo Zeppa, membro della Commissione Antimafia, ha poi evidenziato le forti tensioni esistenti tra due importanti organi dello Stato: la Giustizia e la Polizia. Forse sarebbe stato più opportuno sviscerare le ragioni di queste criticità invece di confermare in toto l’operatività di una persona (Gentili) che ha disatteso gli obiettivi prefissati. La situazione è molto preoccupante perché c’è forte dicotomia tra l’aspetto normativo e la struttura organizzativa.
infatti incentivi di tipo urbanistico, proponendo demolizioni/ricostruzioni, pur di raggiungere il 25% di miglior efficiente mento energetico. Per fare ciò si interviene sugli indici, senza alcun tipo di pianificazione sul territorio.
finlandese, un cartone animato spagnolo e così via…). Abbiamo anche richiesto di inserire, all’interno del Comitato scientifico previsto dal decreto, un referente della Commissione tecnica per l’inclusione, per coordinare i lavori anche in materia di DSA (disturbi specifici di apprendimento).
Durante la discussione del decreto relativo al Capo della Protezione Civile invece, abbiamo sottolineato la necessità di una politica attiva nella prevenzione del dissesto idrogeologico, abbiamo richiesto di evitare i disboscamenti e avanzato perplessità sull’incompatibilità del dirigente, Fabio Berardi (consigliere in quota DC), a causa del suo ruolo istituzionale e professionale. All’ordine del giorno anche il decreto Sperimentazione di plurilinguismo nelle scuole. Un progetto con grandi potenzialità, visto che prevede l’utilizzo di una lingua straniera integrate nelle materie curricolari in tutti gli ordini di scuola. Purtroppo in alcuni casi rischia di essere controproducente perché alcuni insegnanti pensano che si riferisca unicamente alla lingua inglese. Al contrario, agli insegnanti è data facoltà di inserire qualsiasi lingua, utilizzando supporti adeguati (ad esempio alla scuola dell’infanzia si possono ascoltare cd di filastrocche in numero 02 febbraio 2015
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CONSIGLIO
Riforma del catasto
stessa legge dalla prima alla seconda lettura attraverso emendamenti del Governo alla propria legge.
e Piano Regolatore Generale
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iene introdotta una novità importante: il Catasto è il passo iniziale per definire una fiscalità in base alla proprietà di terreni e fabbricati. Il catasto dà una fotografia, che è la base per successivi interventi fiscali. Ma non aiutano le commissioni accentratrici previste nel provvedimento, come quella censuaria, e gli accumuli cariche del dirigente dell’ufficio Catasto. Per esempio, la Commissione può decidere se andare a valorizzare o deprezzare una zona a tavolino, non è questione di mala fede, ma il percorso non è accompagnato da trasparenza. Esistono numerosi casi in cui le nomine politiche non sono state super partes. Per questi motivi il nostro movimento si è dichiarato contrario al progetto di legge, pur riconoscendo la necessità di un intervento in materia. Parere contrario anche sulle variazioni al Piano regolatore generale (Prg). Come sottolineato anche nella relazione di minoranza, la legge sul Prg non affronta il tema, quanto mai urgente, della revisione dei principi per la creazione di un nuovo sistema di pianificazione territoriale. Il progetto di legge presentato dalla Segreteria Territorio parte dallo strumento originario del Prg, ormai molto datato, che ha già da tempo rivelato enormi limiti nel riuscire a rispondere in modo adeguato alle esigenze della società che è molto cambiata. Si è preferito portare ad esso una serie di ritocchi disgiunti in aree diverse del territorio modificando la destinazione originaria di singole particelle e rimandando ancora una volta al futuro la necessità di una visione più ampia e intersettoriale. Per questo non si può ancora parlare di pianificazione territoriale ma di un approccio sconnesso che se da una parte cerca di affrontare problemi annosi (come quello della sottostazione elettrica) dall’altra a volte assume il sapore dell’espediente e dell’improvvisazione o comunque non valuta tutte le opzioni possibili.
Permessi di soggiorno e diritti civili
F A livello di metodo quello che salta agli occhi è la differenza tra principi espressi nella relazione iniziale e il contenuto della legge. Stabilire che un’area da uso agricolo passa a uso servizi non ci indica che cosa verrà realizzato in quanto la definizione “area servizi” presuppone vaste possibilità di intervento (banche, commercio, alberghi, uffici etc.). Questo clima di incertezza rispetto all’eredità che la legge lascia è ancora più alimentato dall’incertezza politica di un Governo in fase di verifica sia a livello programmatico che a livello di equilibri e rapporti interni. Tutto questo si traduce in una modifica sostanziale della
inalmente in Aula anche il progetto di legge di modifica sull’ingresso e la permanenza degli stranieri in Repubblica. In ritardo di oltre un anno rispetto agli impegni del Segretario agli Affari Esteri Valentini, e in ritardo di una vita rispetto all’istanza d’arengo che chiedeva la cancellazione del termine more uxorio dalla legge (permettendo così la convivenza a coppie dello stesso sesso), questa legge fa qualche timido passo in avanti in alcuni ambiti. Ad esempio c’è una miglioria rispetto alla discrezionalità con cui vengono concessi permessi di soggiorno per permessi familiari o motivi sanitari. E anche se il termine more uxorio non è stato cancellato come richiesta dall’istanza d’Arengo, si prevede comunque il permesso di soggiorno per convivenza “per fini solidaristi e mutuo aiuto”. Occorre capire bene cosa si intenda, per evitare fraintendimenti, ma ci pare che la direzione intrapresa sia quella giusta.
RETE è uno strumento, usatelo!
I file audio degli interventi dei Consiglieri sono disponibili sul nostro sito. www.movimentorete.org sezione LAVORI CONSILIARI numero 02 febbraio 2015
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DIRITTI CIVILI
DI QUALUNQUE GENERE La sessualità e l’Antichità
Come ti sfato il mito del “N’do cojo, cojo” di Michele Pazzini
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uesta volta sento la necessità di sfatare alcune false credenze. Giorni fa ho ascoltato due tizi che discorrevano davanti a un caffè a proposito della libertà sessuale ai tempi dei Greci e dei Romani. Soprattutto ce l’avevano su col fatto che, a detta loro, a quei tempi tutti indistintamente, donne e uomini, avrebbero seguito la pratica sessuale del “N’do cojo, cojo” fino a quando non è intervenuta la morale cristiana ad associare la sessualità al male. Credo sia necessario un commento più ampio, come del resto in tutte le cose. Tra modi di vita filosofici dell’antichità e la prima dottrina cristiana non c’è rottura ma continuità. È una transizione, così come quella avvenuta dal latino all’italiano, per intenderci. L’adulterio era un comportamento rifiutato da Plinio ma ancora prima da Aristotele, il quale riteneva disonorante l’infedeltà coniugale, anche se ancora non eravamo ad un vero e proprio status di costume o di legge. Quel che interessava alle differenti filosofie non era tanto produrre quell’austerità sessuale universale a cui giungerà più tardi la cristianità; che si tratti del rigore pitagorico o della morale epicurea o di quella del Portico, ognuna aveva a che fare con l’astinenza, ma non perché negli atti sessuali era insito il male ad ogni costo, bensì per ricercare la virtù della temperanza – esaltata da tutte le dottrine – attraverso una forte padronanza di sé, il che significa non perdere il controllo di fronte ai piaceri tra cui quelli sessuali. Sono riflessioni morali, queste, che si riferiscono alle pratiche di sé e anche se la Repubblica e le Leggi di Platone tracciano un codice di comportamento e relative sanzioni, l’accento è sempre posto sulla coscienza individuale e sull’autocontrollo, non su una sorta di “austerità legale”. La sessualità era un’attività importante per la salute del corpo, perciò
i rapporti sessuali così come il consumo di bevande, il sonno e l’allenamento, dovevano essere misurati affinché l’equilibrio fisico giovasse all’armonia dell’anima. È stato il cristianesimo, dal IV secolo in poi che ha definito con precisione il come, il dove e il con chi praticare la sessualità. È da qui che inizia la distinzione tra pratiche normali e quelle che in seguito saranno definite patologiche. È da questo punto in poi che gli individui hanno iniziato ad obbedire a leggi passando dal dominio di sé alla rinuncia di sé, soprattutto con la castità e l’astinenza forzata. Altro falso mito da sfatare: ai tempi dei Greci l’omosessualità era una pratica diffusa e libera, anzi, di più, tutti erano bisessuali e vigeva il “basta che respiri”. Innanzitutto, vanno chiariti alcuni punti. Primo: è necessario non essere astorici. Occorre invece stare dentro al tempo di cui si parla. Le persone omosessuali ancora nel XIX erano definite “invertiti”. Il termine “omosessuale” è piuttosto recente, perciò accostare omosessualità e bisessualità al mondo greco stona come Raf quando canta dal vivo. Secondo: squalificato in tutto e per tutto l’amore fra donne. Infatti, è solo di amori maschili che si parla, di cui soprattutto Michel Foucault tanto ha scritto. Certo, questi amori fra maschi erano piuttosto liberi nel mondo greco; non sono però mancate quelle reazioni negative che col tempo si sono stabilizzate. Quel che veniva denigrato, non solo da Seneca nella Roma imperiale ma secoli prima da Socrate, erano gli aspetti e gli atteggiamenti femminei, la passione per il canto e la danza. Non si tratta di una contrapposizione etero/omosessuale che, ripeto, è del tutto anacronistica, ma di piaceri che vanno distinti: non saper resistere
alle donne, amare i loro profumi, i belletti, arricciarsi i capelli per piacere a loro, erano atteggiamenti allentati che non avevano nulla in comune con la ricercata temperanza. La padronanza di sé e il dominio delle passioni facevano parte di una conoscenza e di un saper fare proprio della virilità attiva. Il temperante si mostrava virile e attivo nel proprio ruolo sociale. L’intemperante è invece il passivo: debole e sottomesso, quindi femminile. La trasgressione per la cultura greca non era preferire il proprio sesso a quello opposto ma la passività di fronte ai piaceri. E non centra un fico secco l’odierna opposizione tra omosessuali attivi e passivi: sono quelle inclinazioni pigre, passive, imbellettate nei confronti dei piaceri e che rendono l’uomo schiavo delle passioni, a rappresentare un’etica negativa. Ci si invaghiva della Bellezza, indipendentemente dal sesso. Un uomo che amava la bellezza di un altro uomo non si percepiva affatto come un’alterità rispetto agli altri uomini. Non era nemmeno una questione di tolleranza (anche questo, termine ben più giovane) ma di una pratica ammessa e valorizzata da un pensiero e una cultura letteraria. Però, ragazzi troppo facili e uomini effeminati erano disprezzati. Anche se il desiderio e l’attrazione si rivolgevano indifferentemente verso ragazzi e ragazze, la condotta da seguire, quando si trattava di due uomini, era comunque diversa da quella tra un uomo e una donna. Ampia è stata la riflessione filosofica e morale sugli amori maschili nella cultura greca; lo spazio che ho a disposizione per parlarne m’impone però di fermarmi qui. Vedrò di continuare nel prossimo numero.
Scena di Simposio, parete nord Tomba del Tuffatore (Museo archeologico di Paestum) numero 02 febbraio 2015
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ATTUALITÀ E CULTURA
DEMOCRATICA MENTE Ma l’attuale sistema è realmente democratico? di Giacomo Volpinari
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ell’era degli scandali, dei social network, dell’informazione e disinformazione, delle popolazioni prostrate ad interessi economici emerge chiaramente la crisi dei sistemi democratici come li abbiamo conosciuti sino ad oggi. La democrazia rappresentativa sviluppatasi nel corso del 19º secolo è oramai al collasso e mostra i propri limiti. I chiari esempi di estremismi che si affacciano prepotentemente sulla scena politica, accanto alle storiche astensioni alle votazioni che si susseguono negli ultimi tempi, sono il termometro di una situazione divenuta insostenibile il cui rimedio è la democrazia diretta. Analizziamo l’etimologia del termine primario: democrazia (dal greco “demos” popolo, “cratos” governo) significa “governo del popolo” ovvero un sistema di governo la cui sovranità è esercitata dai cittadini. Il concetto che sta alla base della democrazia è che tutti dovrebbero avere una uguale parte nel decidere come il loro Paese debba essere governato nonostante le differenze di genere, di gusti e di idee. Confrontiamo questo concetto teorico con la realtà di gran parte del mondo democratico dove tutti, tranne qualche centinaia di persone, non hanno funzioni democratiche eccetto quella di votare ogni qualche anno: così poche persone decidono l’agenda politica, prendono le decisioni e determinano la vita di ogni individuo. La crisi di questo modello si palesa quindi nella sempre
maggiore distanza tra i rappresentanti ed i rappresentati nonché nelle scelte dei primi spesso guidate da interessi tutt’altro che collettivi e dagli scandali che coinvolgono gli eletti: ciò che oramai è chiaro è che senza un controllo e una partecipazione attiva della cittadinanza la corruzione, le lobbies, la carriera politica e i privilegi personali influiscono pesantemente nell’opera dei rappresentanti. Con questa affermazione non si vuol “fare di tutta un erba un fascio”, ci sono certamente persone oneste che hanno a cuore l’interesse pubblico, ma purtroppo è ormai palese come queste ultime siano sempre più eccezioni quando, invece, dovrebbero essere la regola.
È così che oramai quella che definiamo in gergo “democrazia rappresentativa” sfocia di fatto in un oligarchia dove in pochi decidono e in molti subiscono, più o meno passivamente. L’unica soluzione a questa crisi sistemica è che i cittadini recuperino realmente il potere riappropriandosi di maggiore responsabilità, diventando perciò più consapevoli e protagonisti nelle scelte. Gli scettici affermano che finché i cittadini sono posti dinanzi alla scelta tra partiti o liste, effettuano buone scelta, ma se la scelta deve essere compiuta tra argomenti ben definiti e, spesso, trasversali alle ideologie, possono commettere sciocchezze irreparabili. Non solo, gli stessi accusano la democrazia diretta di essere un modo dispendioso di far partecipare i cittadini alle decisioni del Paese. Niente di più falso. Partendo dal presupposto che democrazia diretta non significa “soppressione” delle Istituzioni, va evidenziato l’esempio svizzero che negli ultimi 140 anni ha mostrato esattamente il contrario. Allora perché non iniziare a discutere e analizzare nella sostanza cosa succede nel mondo e come si forma una reale democrazia diretta? Ecco perché sviluppare una rubrica che tratta esempi concreti e già attivi in diverse realtà esaminandoli e valutandone l’eventuale l’impatto sul sistema sammarinese. Tra gli argomenti che tratteremo: Referendum Opzionali e Obbligatori, Petizioni, Iniziative Popolari, Trasparenza Amministrativa, Revoca degli Eletti, Bilancio Partecipato, PRG Partecipato. Per valutare l’impatto di tali innovazioni democratiche è necessario analizzare l’attuale panorama sammarinese e lo faremo nella prossima puntata. numero 02 febbraio 2015
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ESTERO
FLASH DAL MONDO Massacro di civili in Ucraina
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na ricercatrice di Amnesty International attualmente nell’Ucraina orientale ha raccolto drammatiche prove sulle uccisioni e i ferimenti di civili causati negli ultimi giorni da entrambe le parti coinvolte nel sanguinoso conflitto in corso nelle città di Donetsk e Debaltseve. Le prove sono state raccolte sul posto, immediatamente dopo i bombardamenti, attraverso interviste ai testimoni e ai feriti ricoverati in ospedale e riguardano gli attacchi contro un mercato e una coda di persone in attesa di ricevere aiuti umanitari a Donetsk e abitazioni e strade di Debaltseve. “Queste prove rivelano l’orrore del bagno di sangue contro i civili, uccisi e feriti perché ambo le parti usano armi imprecise come razzi e mortai contro zone densamente popolate. Si tratta di violazioni del diritto internazionale umanitario e possono costituire crimini di guerra” ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. La recente violenza sta acuendo la già drammatica situazione umanitaria. Molti abitanti delle zone al centro dei combattimenti passano la notte nelle cantine o in altri rifugi sotterranei, in alcuni casi senza acqua potabile né cibo o medicinali sufficienti. Secondo stime delle Nazioni Unite, dall’aprile 2014 il conflitto nell’Ucraina orientale ha provocato oltre 5100 morti e costretto alla fuga più di 900.000 persone. I combattimenti in corso rappresentano il peggiore momento di violenza dal cessate il fuoco sottoscritto nel settembre 2014. Il tentativo di riaprire i colloqui di pace in Bielorussia pare essere stato infruttuoso, tra accuse reciproche tra i negoziatori e il mancato arrivo dei principali leader dei separatisti. www.amnesty.it
Un’APP australiana
sulle varie forme di violenza domestica (e non), l’australiana Rosie Batty ha inventato per prevenire la violenza l’app “iMatter”. Un’applicazione interattiva che include immagini, clip, quiz e articoli e domestica che ha lo scopo di promuovere l’autostima na delle cose più difficili per le donne e stimolare il confronto tra le donne, che subiscono violenza domestica aiutandole a riconoscere i segni di una è riconoscersi come vittima di relazione affettiva non sana. violenza. Capita spesso passivamente i “Se ci si avvicina a una relazione soprusi del partner sperando che ogni quando non si ha stima di sé si hanno volta sia l’ultima o pensando che siano più probabilità di entrare in una pratiche che accadono in tutte le famiglie. relazione tossica, che non migliorerà Non è così, la legge punisce severamente mai ma ti trascinerà sempre più in la violenza domestica, ma il primo passo basso”, ha dichiarato Rosie Batty che, è denunciarla. E non si tratta solo di grazie alla sua idea, ha vinto il premio maltrattamenti fisici e occhi neri, ma anche “Australiana dell’anno 2015”. di abusi psicologici e verbali. Proprio per aumentare la consapevolezza delle donne www.theguardian.com
U
...E a San Marino? A San Marino esiste la legge “Prevenzione www.theguardian.com e repressione della violenza contro le donne e di genere” (la n.71 del 2008). In caso di violenza, puoi chiedere aiuto ai seguenti numeri: Centro di Ascolto 0549.885217 Pronto Soccorso 118 Gendarmeria 112 Authority Pari Opportunità 337.1006218 Puoi chiamare l’Authority per avere assistenza in caso di violenza, ottenere alloggio e sostentamento per te e tuo figlio; richiedere l’allontanamento del partner violento e ottenere protezione personale; denunciare minacce o molestie compiute da datore di lavoro o colleghi; se qualcuno a te vicino (parenti, amici, conoscenti, è vittima di violenza e non ha il coraggio di denunciare. numero 02 febbraio 2015
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ASSOCIAZIONI
SPAZIO DELLE ASSOCIAZIONI
Alcuni dei membri del consiglio di amministrazione dell’associazione Adevam
Due sammarinesi a Grenoble in aiuto dei lavoratori
C
i sono anche due sammarinesi, Christian Mazza e René Rastelli, tra i membri della neonata associazione francese Adevam, fondata a il 29 ottobre 2014 con l’obiettivo difendere le vittime degli incidenti o delle malattie dovute al lavoro nell’area di Grésivaudan e nella regione Rhône-Alpes. Come spesso capita alle belle iniziative, anche in questo caso la molla che ha fatto scattare la voglia di unirsi per una giusta causa è nata dall’esperienza personale di un gruppo di amici ed ex colleghi che hanno combattuto, per oltre quattro anni, una strenua lotta per far riconoscere come “sito amianto ” quello della ex fabbrica di prodotti chimici Atofina di Brignoud.
Per informazioni puoi dare un’occhiata al sito internet di Adevam
www.adevam-gresivaudan.fr oppure chiamare lo
0476.716.542 o inviare una e-mail a
contact@adevam-gresivaudan.fr
Una strenua lotta che ha avuto successo e grazie a cui il Tribunale amministrativo di Grenoble ha autorizzato l’accesso ai dispositivi di prepensionamento per i lavoratori dei “siti amianto”. Una battaglia combattuta nelle aule giudiziarie ma anche negli ospedali, visti i diffusi casi di tumore tra gli ex dipendenti. E così, forte di questa vittoria per ottenere giustizia, il gruppo ha deciso di strutturarsi ufficialmente in associazione e aiutare, appoggiare e accompagnare i lavoratori vittime di incidenti o malattie professionali (anche quelle non riconosciute) e le loro famiglie. “Per noi il cancro non è una fatalità– ha spiegato il presidente Jean-Louis D’Onofrio in una recente intervista – specialmente quando è collegato a rischi industriali e ambientali”.
dei lavoratori”. L’associazione è composta da volontari e ma può contare sull’esperienza di alcuni membri del direttivo e soprattutto sull’appoggio di studi legali esperti, a livello nazionale, in materia di prodotti e malattie professionali. Adevam collabora attivamente con le altre associazioni, con i sindacati ,le istituzioni e gli enti coinvolti nel campo sanitario e sociale. Non solo, in base al suo statuto, assicura rappresentanza collettiva dei suoi membri di fronte alle autorità pubbliche, amministrative e giudiziarie e riunisce in una sola azione tutte le persone giuridiche interessate dagli obiettivi statutari. Solidarietà, impegno e una bella dose di entusiasmo per un progetto di alto valore sociale.
L’associazione Adevam promuove la cooperazione e la solidarietà tra le vittime, svolge attività di consulenza e informazione, si adopera per l’attuazione di politiche di prevenzione dei rischi, tutela della salute pubblica e per ottenere il risarcimento dei danni subiti. “E’ un lavoro da titani – ci ha detto René Rastelli – anche perché spesso le fabbriche di cui ci occupiamo sono state chiuse, dunque non ci sono più gli archivi e dobbiamo fare affidamento sulla memoria
L’attuale Presidente della Comunità dei sammarinesi di Grenoble, Christian Mazza, è anche il vice presidente di Adevam. René Rastelli invece , dopo dieci anni alla presidenza della Comunità di cui tre alla presidenza della Consulta, fa parte del Consiglio di amministrazione. La voglia di rappresentare, sostenere e difendere il prossimo non cambia col tempo, ma si trasforma e diventa più forte. E noi vi facciamo un grandissimo in bocca al lupo! numero 02 febbraio 2015
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Migliorare il rendimento
delle pompe di calore di Alessandro Zecchin
L
a pompa di calore (PDC) è ormai sempre più diffusa anche alle nostre latitudini come valido sostituto della classica caldaia a gas. Molteplici sono i motivi che spingono verso questa scelta, a cominciare dal minor impatto ambientale che queste macchine dimostrano di avere, durante il loro ciclo vitale, in relazione all’odierna disponibilità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Si dimostra infatti molto efficace quando utilizzata in edifici termicamente efficienti (classe B, A e superiori) permettendo quindi consumi trascurabili, se messa a confronto con generatori di calore alimentati a combustibili fossili, dimostrando di essere la scelta ottimale in base al suo più alto rendimento. Proprio il rendimento o COP (coefficent of performance) di una PDC varia a seconda della sua tipologia che di massima possiamo dividere in due categorie: geotermica o ad aria. Le PDC geotermiche prelevano parte del calore necessario (75%-80%) dal terreno tramite sonde in cui scorre un fluido vettore a circuito chiuso o aperto se ad acqua di falda, le seconde invece prelevano il calore (50%-70%) dall’aria circostante tramite apposito scambiatore. La pompa geotermica ha il vantaggio di avere un COP più alto -ma soprattutto costante durante tutto l’anno- grazie alla grande inerzia termica del terreno ma presenta lo svantaggio di avere costi di cantiere molto più alti vista anche la necessità di perforare fino oltre 100m o di sbancare molti mc di terreno nel caso di sonde orizzontali. Lo stesso discorso non vale per le PDC ad aria che però risentono dei salti di temperatura stagionali -e che quindi hanno COP più bassi- ma che risultano assai più economiche in fase di istallazione. A questo punto possiamo fare qualcosa per far si che la nostra PDC ad aria
possa rendere molto meglio, soprattutto durante il periodo invernale quando la temperatura all’esterno è molto bassa e la nostra pompa deve fare più lavoro per fornirci i KW termici di cui necessitiamo, dobbiamo alzare la temperatura dell’aria allo scambiatore! Per fare questo senza rimetterci il portafogli si può sfruttare sempre l’inerzia termica del suolo in un modo molto semplice: basta aspirare aria preriscaldata facendola transitare in profondità. Nel caso di nuove costruzioni si sfrutta il normale vespaio areato, sul quale generalmente viene elevata la struttura, come un grosso radiatore prevedendo l’aspirazione dell’aria proprio dalle fondamenta e la sua conseguente espulsione in aria libera, se poi si ha la fortuna di avere qualche metro di terreno si possono predisporre dei semplicissimi tubi in PVC interrati (pettine geotermico) a 1,5m-2m che convoglino l’aria nel vespaio ottenendo così uno scambio termico ancora più efficace, si può apprezzare che già a 1.5 mt dalla superficie la temperatura del suolo mantiene la sua costanza tra i 10°C e i 13°C in estate e tra 5°C e 10° in inverno a seconda delle zone climatiche. É un sistema piuttosto semplice che se ben studiato porta a risultati sorprendenti. Si pensi infatti che alcuni impianti hanno reso innalzamenti di temperatura all’aspirazione di oltre 10°C che si traducono in moltissima energia (e soldi) risparmiati con un investimento a monte di poche centinaia di euro. Questa tecnologia non è assolutamente nuova, il principio base è più o meno quello del “pozzo canadese” o “provenzale”, veniva realizzato con tubazioni in terracotta che, nei climi aridi, consentiva un miglio comfort abitativo. In relazione al suo rendimento questo sistema risulta estremamente sostenibile costando anche molto poco in termini di investimento, rimango comunque a disposizione di chi fosse interessato ad approfondire l’argomento con la possibilità di vederlo realizzato presso la mia abitazione.
Direttrice
Anno II - mensile Numero 02 Febbraio 2015 Marianna Bucci
Progetto grafico Andrea Bastianelli Impaginazione Roberto Ciavatta Roberto Giardi Foto copertina Fotomontaggio: Charlie Chaplin nel film “Il grande dittatore” Collaboratori
quelli di RETE
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