anno II numero 03 marzo 2015
TANG ENTO POLI! spazio riservato all’indirizzo
Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino
EVENTI
P COME PARTECIPAZIONE Tenete duro,
e duro teniamo!
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on questo articolo rispondiamo ai tanti che, vedendoci in giro per San Marino, ci chiedono di “tenere duro”, di non cedere, di continuare a contrastare la malapolitica. Alcuni di questi hanno inteso la nostra decisione di “ridurre gli sforzi in Consiglio”, come una sorta di “resa”. Nulla di tutto questo, al contrario: si stancheranno prima gli altri! Diminuire i nostri sforzi in Consiglio non significa che non ci andiamo più, ma che, per esempio, se su 10 ore a disposizione prima ne impiegavamo 5-6 per il Consiglio (studio delle norme, preparazione emendamenti, interpellanze, ordini del giorno ecc) ora ne usiamo 2-3. I numeri sono buttati lì a caso, ciò che conta è il principio: delle nostre ore di attivismo ne impegniamo di più, rispetto a prima, in azioni fuori dalle stanze dei bottoni. Perché? Perché i lavori consiliari sono uno specchietto per le allodole: perdere tempo a rincorrere i provvedimenti portati in aula dal governo equivale a limitare i propri sforzi sul territorio. Certo, minore impegno in lavori istituzionali significa anche minore presenza “fisica”. Ad esempio invece di tenere tutti 4 i consiglieri in aula facciamo in modo che ce ne siano contemporaneamente 2 o 3... in tal modo gli altri possono procedere con i lavori fuori dal consiglio. Ma tenete anche conto che noi lo abbiamo detto, altri non lo dicono ma fanno altrettanto! Se vorrete verificare scoprirete che in Consiglio quando si va al voto sono presenti in aula 45-48 consiglieri;
Meglio tra la gente
che in un’Aula sorda e muta
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l minore impegno di RETE in Consiglio è da intendere in termini propositivi: inutile proporre in un’Aula che non tiene in considerazione alcun ragionamento! Meglio proporre e creare in mezzo e con la gente, che poi è proprio il senso di poli(s)tica.
Inoltre ci auguriamo che con il tempo questa nostra decisione possa rendere consapevole la popolazione di quanto alcune istituzioni sammarinesi, in special modo il Consiglio Grande e Generale, non abbiano alcun peso. Potremmo definire il Consiglio quasi come una “trappola”, dove vai a perdere tempo e a prendere soldi pubblici per ratificare decisioni già prese altrove, e nel contempo ciò ti impedisce di fare qualcosa di veramente buono per il paese. Infine, a chi ci rinfaccia che noi siamo stati
non si arriva quasi mai a 50. Se si considera che la maggioranza di rado scende sotto i 31 consiglieri, per non rischiare di “andare sotto”, ciò significa che in opposizione su 25 consiglieri ne mancano sempre tra gli 8 e gli 11... non sarà proprio il consigliere mancante di RETE a impedire chissà che cosa!
votati “per stare in consiglio”, e quindi ora dobbiamo onorare l’impegno preso, rispondiamo che non crediamo di essere stati votati “per stare in consiglio”. Certo, anche per quello, ma non solo: crediamo che ci ha votati sperasse che riuscissimo a cambiare le cose in meglio, o che almeno ci provassimo... ed è proprio quello che stiamo cercando di fare lavorando ai fianchi OLTRE che in Consiglio, e non esclusivamente in Consiglio. Il motivo della nostra decisione è proprio questo: siccome siamo certi che i lavori consiliari non siano sufficienti per cambiare le cose in questo paese, per onorare al meglio il ruolo che ci è stato affidato spostiamo la lotta anche fuori dall’aula. Che poi, come ognuno sa, non è la quantità a fare la qualità. …a meno che si creda, come diceva ironicamente Gaber discutendo della deriva del modello democratico, che “la qualità non è richiesta, è il numero che conta”.
Foto: Sonia Ceccaroni numero 03 marzo 2015
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EDITORIALE
EDITORIALE DEL MESE di Marianna Bucci
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hiunque abbia un minimo di vita sociale può testimoniare che una delle frasi più gettonate in questo periodo è “Tanto si sapeva come andavano le cose e siamo tutti responsabili di come siamo ridotti perché tutti abbiamo beneficiato di quel sistema”. Di solito coloro che elargiscono queste illuminanti perle di saggezza, sono quelli che veramente erano a conoscenza dello stato delle cose e non hanno mosso un dito. Per indifferenza o perché hanno avuto la loro fetta, misera o consistente, di torta.
e inefficienze dovute in massima parte a scelte di metodo operate al vertice della PA”. Facciamo un salto di dieci anni e arriviamo alla Relazione sullo stato della Giustizia relativa al 2003 che riportava:“Accade con frequenza che i soci di società sammarinesi dopo aver contratto debiti, soprattutto verso lo Stato a titolo di imposte e tasse non pagate, si rendano irreperibili lasciando la società non operativa – e con patrimonio inesistente – da estinguere”. Quei debiti li stiamo pagando noi.
Tutte queste segnalazioni, probabilmente sconosciute alla maggior parte della cittadinanza dell’epoca, non si sono mai Un modo abbastanza subdolo per scaricare tradotte in politiche in grado di aggredire e la colpa su tutti, indistintamente, e per non prevenire le problematiche ma, al contrario, fare i conti con i veri colpevoli dello scempio sono state soffocate da leggi che hanno che molti di noi sono costretti a sopportare oggi. Esiste una larga parte della popolazione garantito privilegi e spazi di manovra sempre che non ha voglia di essere additata per colpe più ampi. Non a caso, tra i frutti di questo modo insano di governare abbiamo il che non ha, per varie ragioni. Anagrafiche, famigerato conto Mazzini, risalente a metà ad esempio. È profondamente ingiusto dal degli anni 2000 e per il quale la magistratura punto di vista etico e sociale che gli attuali ventenni e trentenni debbano pagare i danni sta svolgendo indagini su una bella fetta e i bivaccamenti delle generazioni precedenti. dell’attuale classe politica. Gli ultimi due in ordine temporale sono Stefano Macina e In ogni caso, quando si tratta cittadini, Claudio Felici, recentemente dimessosi dal effettivamente è arduo stabilire chi sapeva ruolo di Segretario di Stato per le Finanze e chi no. Quando si tratta di personalità del mondo della politica, qualche considerazione proprio a causa delle indagini. Ma la nuova ordinanza del tribunale non ha fatto sì che possiamo farla. i due indagati si dimettessero dal Consiglio. Già dagli anni ’90 i Segretari di Stato e i Neppure il loro partito, il PSD, ne ha chiesto Consiglieri avevano a disposizione documenti le dimissioni, nonostante l’ordinanza riferisca e studi relativi ai rischi della piazza finanziaria di un sistema spartitorio ben congegnato e agli insediamenti della criminalità tra Gabriele Gatti (a tutt’oggi non indagato), organizzata in tutta l’Emilia Romagna. In un Fiorenzo Stolfi e Claudio Podeschi. Incurante procedimento del 1993 il giudice Emiliani dei pessimi risultati prodotti da queste parlava chiaramente di un’imprenditoria “politiche”, il governo di Bene Comune parassitaria che ha aperto la strada, grazie continua a replicare un modello di sviluppo all’aiuto di politici, faccendieri e professionisti che ha sta rivelando tutta la sua insania sammarinesi, ad abusi sempre più gravi e al e autoreferenzialità. Un modello che, tra radicarsi di connivenze con organizzazioni l’altro, ha distorto profondamente la realtà criminose straniere. Il tutto condito da inducendo una parte di popolazione a credere “ingenuità, leggerezza, scarsa professionalità che il clientelismo fosse l’unica strada
percorribile per raggiungere i propri obiettivi. Il sistema clientelare come la lampada magica che esaudisce tutti i desideri. Non a caso corruzione, clientelismo e mafia fanno parte della stessa matrice culturale. Certo, gli slogan si sprecano: occupazione, riduzione dei rifiuti e green economy, sanità pubblica, diritti civili, lotta alla mafia e al lavoro nero, questione morale. Nei fatti, l’unico sviluppo che si sta portando avanti è profondamente illiberale, di una politica piegata ai capricci dell’economia quando dovrebbe essere compito della politica quello di indirizzarla. Una visione ancora sottomessa ad interessi personali che fa sì che il governo abbia indebitato lo Stato per 30 milioni di euro per mega progetti, divorando le risorse per le piccole imprese, senza avere una minima idea di futuro. Si progetta la costruzione di inceneritori invece di puntare alla riduzione a monte del rifiuto (per non parlare delle ripercussioni sulla salute); si progettano nuovi centri commerciali, nuovi centri uffici invece di riqualificare gli immobili esistenti. Si pensa a un futuro basato sui giochi della sorte, uno dei settori preferiti dalla criminalità organizzata, invece di pianificare, ad esempio, un reddito minimo garantito per i disoccupati. Inutile sottolineare come sia controproducente parlare di rinnovamento e riproporre gli stessi schemi, la stessa macedonia di partiti che ha condotto a tutto questo, pronti ad unirsi solo per fare la conta dei propri elettori. L’onnipresenza dei soliti personaggi (e dei loro galoppini) al governo, in tutte le salse, un po’ con tutti i partiti, da soli o unificati, dimostra ancora una volta che anche in politica vale la regola della proprietà commutativa: cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia
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TRASPARENZA
CITTADINANZA CONSAPEVOLE Disturbi apprendimento imparare ad imparare di Elena Malpeli
scritto indipendente sia dai disturbi di comprensione in ascolto che dai disturbi di decodifica (correttezza e rapidità) del testo scritto. Quali sono le cadute di performance?
Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l’inversione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) on la Legge 9 settembre 2014 e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d). A volte non riesce ad n°142: “Normativa in materia imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le di disturbi evolutivi specifici lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno. Può in ambito scolastico e formativo” si fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali è delineato all’interno del sistema (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni; lettura dell’orologio) scolastico di San Marino il percorso e può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa. In per i bambini e i ragazzi certificati DSA. alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie L’argomento è ricorrente sui nostri (ad esempio allacciarsi le scarpe), nella capacità di attenzione e di quotidiani, si tengono serate sul tema concentrazione. Ha difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere promulgate dalle associazioni, dai servizi presenti in Repubblica nota delle istruzioni impartite oralmente. Spesso il bambino finisce e dalle scuole anche se ancora non a tutti è chiaro cosa siano i con l’avere problemi psicologici, quale demotivazione, scarsa disturbi dell’apprendimento. autostima, ma questi sono una conseguenza e non la causa Con il termine DSA ci si riferisce solo ai disturbi delle abilità della dislessia. Il bambino appare disorganizzato nelle sue attività, scolastiche ed in particolare a: dislessia, disortografia, sia a casa che a scuola. Il disturbo si evidenzia soprattutto durante discalculia, disprassia, disgrafia. Il disturbo interessa uno specifico la vita scolastica, proprio perché viene richiesta una prestazione che dominio di abilità: lettura, scrittura, calcolo lasciando intatto il coinvolge tutti gli aspetti, didattici ed emotivi. La legge prevede la funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per avere una tutela dell’adattamento scolastico troppo spesso negativo e di far diagnosi di dislessia il bambino/a non deve presentare: deficit di operare in sinergia le diverse agenzie educative in particolare scuola intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o e famiglia. neurologici. Sappiamo quanto la motivazione, in ogni campo, sia fondamentale Ma da cosa deriva? per migliorare le prestazioni. Perciò è importante sostenere i bambini/e, ragazzi/e con DSA rinforzandone l’autostima e Tale disturbo è determinato da un’alterazione neurobiologica annullando le competizioni e i “paragoni” che, naturalmente, sono che caratterizza i DSA, una disfunzione nel meccanismo di alcuni inutili e inefficaci! gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e
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del loro significato. La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Tali azioni sono considerate atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino/a dislessico! Certo può leggere e scrivere, ma ci riesce solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie e non in maniera automatica; perciò si stanca rapidamente, commette errori e rimane indietro. La dislessia si presenta quasi sempre in costante associazione ad altri disturbi e per questo si parla di fattori in comorbilità; questo fatto determina la marcata eterogeneità dei profili e l’espressività con cui i DSA si manifestano, e che comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche. La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè a una difficoltà di tipo ortografico) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura) nel calcolo e, talvolta, anche in altre attività mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti, vivaci e creativi! Ci sono caratteristiche del disturbo che possono evidenziarsi già nel primo anno scolare: il bambino/a presenta una lettura scorretta (diversi errori) e/o lenta (tempo impiegato per la lettura) e può manifestarsi anche con una difficoltà di comprensione del testo numero 03 marzo 2015
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TRASPARENZA
Sicurezza e armi
Maneggiare con cautela di Andrea Giani
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a diversi mesi ormai non si fa che parlare di furti, rapine, sicurezza e...armi.
Premesso che chi scrive è un detentore/ utilizzatore di armi da fuoco da quasi vent’anni, sia per ragioni lavorative che per passione, sento di poter affermare che la soluzione per limitare l’ondata di furti e crimini in genere che si sta abbattendo sulla Repubblica non passa attraverso un uso indiscriminato delle armi da fuoco.
Le armi non sono giocattoli ma strumenti che comportano una responsabilità immane, da maneggiare con le dovute cautele e soprattutto con la consapevolezza che in una frazione di secondo si possono provocare danni non più riparabili. Se non si è ben consapevoli di ciò che si fa, in un attimo si rischia di distruggere per sempre la propria vita o quella di altri. E comunque non è certamente dando in mano armi a chiunque che si risolverebbe il problema dei cosiddetti “topi d’appartamento”, individui che agiscono quasi esclusivamente ad abitazioni vuote per minimizzare rischi e reazioni. Ed allora a chi si sparerebbe? Al gatto, alle mosche, agli acari? Allora come si potrebbe porre rimedio al problema? Non essendo un tecnico od uno specialista del settore non mi permetto di avanzare ipotesi risolutorie, ma guardando ai freddi numeri salta agli occhi un fatto anomalo: se andiamo a vedere il rapporto
abitanti/agenti di polizia, notiamo che esso è il più alto d’Europa! Abbiamo (circa) 1 agente ogni 160 abitanti contro i 175 della vicina Italia, i 311 della Germania, i 373 della Gran Bretagna, i 440 della Francia. Ecco che allora forse più che prospettare fantomatiche e pericolose strategie fai-date, servirebbe realmente andare a riformare una volta per tutte il comparto di polizia, provvedendo a dotare le forze dell’ordine di tutti quegli strumenti, legislativi e operativi, necessari all’espletamento delle proprie funzioni, oltre che provvedere ad una formazione professionale al passo coi tempi. Fermo restando che è lo Stato che ha tra i suoi compiti fondamentali quello della difesa della popolazione, ed uno Stato con la s maiuscola non può permettersi di lasciare allo sbando un comparto essenziale come quello della sicurezza.
Propagandare l’arma da fuoco come risposta ai problemi di ordine pubblico - spesso solo a scopi pubblicitari o per raggranellare qualche briciola di consenso – insieme al tentativo di ingigantire la questione (un esempio su tutti è il fatto di utilizzare il termine “rapina” al posto di “furto”, due reati molto differenti tra loro), denota solo una profonda ignoranza riguardo alla complessità di questo tema. Ecco infatti che si iniziano a notare i primi risultati di questo allarmismo: normali persone che passeggiano per le strade vengono segnalate alla gendarmeria; investigatori dell’ultima ora si preoccupano di “facce strane” in coda alle mense, numeri a caso di “targhe sospette”, e via dicendo. Questo delirio (questo è il termine più adatto per definire tali situazioni) altro non è che la diretta e normale conseguenza di quanto scritto sopra, perché così accade quando altro non si fa che parlare per spot, facendo leva sugli istinti più bassi e sulla “pancia” delle persone. E quindi? E quindi ecco apparire, come per magia, la soluzione di tutti i mali, una soluzione tanto semplice quanto superficiale: armi e difesa fai-da-te… Con questo non si vuol minimamente sminuire il problema dell’ondata dei furti in appartamento, che esiste ed è sotto gli occhi di tutti. Forse chi spinge verso determinate e fantomatiche soluzioni, non si è mai trovato con un’arma in mano, e ben difficilmente comprende quali responsabilità comporti.
interpelliamo... A marzo 2015 abbiamo depositato una interpellanza (firmata dal consigliere indipendente Luca Lazzari e da Matteo Zeppa di RETE) proprio per approfondire la questione della sicurezza alla luce del ripetersi di spaccate nei negozi e furti in abitazioni cui va aggiunto l’inedito e spaventoso episodio della rapina a mano armata. “Tenuto conto che l’incapacità dello Stato a rispondere in maniera ferma e determinata ai fatti criminosi sta producendo nella popolazione un crescente clima di sfiducia che talora si esprime anche con l’intenzione a intraprendere pericolose iniziative individuali” abbiamo chiesto al governo una serie di dati (numero agenti impiegati, numero indagini, situazione servizio videosorveglianza confini) e le intenzioni riguardo il potenziamento delle forze di polizia. Il testo è disponibile sul nostro sito www.movimentorete.org numero 03 marzo 2015
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CONSIGLIO
Commissione d’inchiesta
Cassa di Risparmio
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rotagonista assoluta del Consiglio Grande e generale di febbraio, la relazione della Commissione Consiliare d’Inchiesta su Cassa di Risparmio. La Commissione è stata istituita dalle legge 105/2014 con lo scopo di individuare eventuali responsabilità politiche o amministrative che hanno gravitato intorno alla Carisp nel gruppo bancario italiano Delta, con speciale riferimento: a) alle autorizzazioni rilasciate ed ai controlli effettuati dall’Autorità di Vigilanza sull’investimento di Carisp nel Gruppo Bancario Delta;
posizioni difficili da gestire, tanto da non far più comprendere se fosse Carisp a gestire Delta o il contrario. Emerge il ruolo di una finanza come strumento NON al servizio del paese ma sottomessa a una visione strettamente imprenditoriale, orientata verso personalissimi interessi. Questo è successo perché le condizioni e le persone lo hanno permesso.
Gatti e Mularoni Ingombranti
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alla relazione Carisp emerge il ruolo dell’allora Segretario di Stato alle Finanze Gabriele Gatti, ingombrante nella presenza, ed emerge il ruolo di Antonella Mularoni ingombrante nel silenzio.
b) al ruolo assunto dai Segretari di Stato, dall’Autorità di Vigilanza e da eventuali altri esponenti della politica nella vendita delle azioni di Delta da parte di Sopaf a Carisp ed all’eventuale pagamento di un sovrapprezzo;
La Mularoni (attuale Segretario di Stato al Territorio) era presente nella registrazione in cui si parla in modo esplicito dei milioni in Lussemburgo, era presente alle riunioni a cui Gilberto Ghiotti la invitò.
c) all’eventuale commistione di interessi di esponenti sammarinesi con coloro che contrastavano gli interessi di Cassa di Risparmio di San Marino.
Ma Ghiotti la invitò presentandole i rischi a cui si andava incontro, asserendo al possibile pagamento di una tangente nella trattativa tra Carisp e Sopaf (SpA italiana che si occupava di partecipazioni finanziarie) mentre Fantini diceva che poteva trattarsi un illecito e paventò il rischio che si sarebbe andati tutti in galera. E la Mularoni rimase in silenzio.
Mario Fantini, all’epoca direttore Carisp, era a capo di una situazione diventata enorme: i rapporti con Delta, la terza realtà in Italia nel settore del credito al consumo. Ma il gioco si è fatto troppo grande e le
by Roberto Morini
LAVORI CONSILIARI
Dipingere Carisp come una vittima da sola in mezzo all’Italia non pare corretto, perché c’era chi quelle scelte le ha prese, chi le portate avanti con spregiudicatezza, chi quelle scelte le ha assecondate col proprio silenzio e la propria ignavia, e chi quelle scelte le ha pagate proprio per salvare Carisp con centinaia di milioni che il paese ha pagato a fronte di un passo storico per San Marino, e cioè il circolo vizioso dell’indebitamento estero. La politica ha condizionato le nomine di un Consiglio di Amministrazione che non si è fatto troppe domande.
preciso indirizzo. Questo è un atteggiamento che necessita una forte censura politica e un deciso cambio di rotta. Non compare una posizione del Congresso di Stato, che invece aveva una precisa responsabilità collegiale, in questo caso nelle sue mancate scelte. Grave anche il tentativo di influenzare e fare pressione sugli organi di vigilanza, ancorché ritenuti stranieri, nell’incapacità di costruire una collaborazione. Crediamo che l’unico modo per San Marino di evitare forme di controllo non gradite, forse sarebbe stato quello di costruirne di proprie ed efficaci. In questo Carisp e San Marino sono certamente vittime…ma vittime di una politica che non ha costruito dei propri adeguati strumenti di verifica e che ha prediletto lo sviluppo di una finanza fuori controllo.
Appalti:
non cambia niente
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l governo ha portato in aula il decreto sugli appalti per forniture di beni e servizi in PA. Quello degli appalti è un settore Ecco che anche questo diventa strategico: il delicatissimo che persino il GRECO (Gruppo fatto di NON intervenire diventa una strategia di stati contro la corruzione) ci ha segnalato per garantire campo libero a chi le scelte le come ad alto rischio corruzione e per il quale doveva prendere. Ecco che la non scelta, la ha chiesto a San Marino di elaborare una non presa di posizione, esprime invece un legge specifica. Solo il fatto che il governo numero 03 marzo 2015
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CONSIGLIO
abbia presentato un decreto al posto di una legge, significa che si è partiti col piede sbagliato. Ma che gli appalti nella PA siano terreno rischioso lo sanno tutti. Che alcuni grossi imprenditori vivacchino sulla gestione di appalti che gli vengono forniti da gestori accondiscendenti, pare un dubbio difficilmente smentibile: che i nemici politici vengano ostacolati nel partecipare e vincere appalti è convinzione altrettanto comunemente diffusa. Ma c’è di più: anche in questo decreto non si coglie l’opportunità di prevedere corsie di favore per dare in appalto le forniture a società sammarinesi o con dipendenti sammarinesi. Evidentemente al governo non dispiace buttare fuori confine soldi che potrebbero rimanere al suo interno. Non si coglie l’occasione nemmeno per porre fine alle licitazioni private (gare a cui sono invitati a partecipare solamente i soggetti considerati idonei) o alle trattative al di fuori dal registro dei fornitori. In pratica in questo modo si stabilisce che ci sono delle regole riguardanti gli appalti, che tuttavia possono non venir rispettate nel caso in cui ci sia, ad esempio, urgenza di addivenire alla stipula del contratto. Che è come dire: “basta attendere fino all’ultimo momento e posso dare l’appalto al mio amico senza incappare in alcuna censura”. Abbiamo chiesto infine che venisse previsto, nel decreto, che i partecipanti a gare pubbliche dichiarassero il loro beneficiario
economico persona fisica (come previsto dalla finanziaria). Proposta bocciata, tanto per cambiare.
Privatizzazione Poste con i soldi pubblici
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bbiamo già chiesto nel dibattito sulla Finanziaria di non privatizzare le poste. Crediamo che non sia
una buona idea quella di scommettere nel lancio di servizi finanziari con una società per azioni che rimane attaccata alla mammella dello Stato tramite dei contributi (oltre un milione di euro quest’anno). Il personale delle poste in un momento di grande difficoltà deve ricevere un’attenzione particolare. Le sorti dei dipendenti vanno considerate. Ma non è stato fatto, dando carta bianca al dirigente delle poste. Chi per qualche giorno non è rientrato nella stabilizzazione del 2012 viene trattato come cittadino e dipendente di serie b. Fino a oggi ha lavorato come tutti gli altri, da domani dovrà adeguarsi a lavorare in un’altra maniera. Ci fa specie che di questo non si sia parlato. È un settore che non aveva ragione di essere privatizzato e anzi mette a rischio i beni patrimoniali messi a disposizione dallo Stato.
RETE è uno strumento, usatelo!
I file audio degli interventi dei Consiglieri sono disponibili sul nostro sito. www.movimentorete.org sezione LAVORI CONSILIARI numero 03 marzo 2015
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DIRITTI CIVILI
DI QUALUNQUE GENERE Il gioco
la peculiarità restava comunque la differenza di status, elemento che valorizzava il delle coppie rapporto. Ciò non toglieva che, nel concreto, vi fossero altri tipi di relazione anche tra di Michele Pazzini coetanei, non per questo motivo screditati e, anzi, talora ritenuti ordinari e indici di un l tema del numero amore che caparbiamente resiste sin dalla precedente, giovinezza; esempio, Euripide e Agatone. Le lasciato in ragioni che potevano rendere una relazione sospeso, riguardava tra maschi soggetta a critiche e scherni la sessualità ruotava intorno ai ruoli di attivo e passivo, nell’antichità. dove la passività, se attuata dal più maturo Cercherò in della coppia, non era vista di buon grado. quest’occasione di Secondo: questo differenziale d’età rientrava concludere. Il mio intento era sfatare alcune in un vero e proprio rituale di corteggiamento credenze sulla sessualità nel mondo grecoche si distingueva da quello tra un uomo e romano alla quale spesso si attribuisce, a una ragazza. Se la relazione voleva seguire causa di luoghi comuni, un’infinita libertà, perfettamente i canoni della bellezza, il cassata poi da una cristianizzazione colpevole partner maturo era colui che prendeva della diffusione di un’austerità legalizzata. l’iniziativa, che mostrava le sue intenzioni, Certo, è stato il cristianesimo che ha distinto anche con regalie, e che si attendeva una tra pratiche sessuali normali e anormali ricompensa. Il corteggiato doveva ben definendo come, dove e con chi esercitare la guardarsi dal non cedere frettolosamente sessualità, esaltando la castità e l’astinenza alle avances, evitare di avere più di un forzata. Ma questo non deve farci credere corteggiatore ed essere riconoscente. Queste che prima valesse la regola indiscriminata convenzioni davano il via a un raffinato gioco del “n’do cojo, cojo” o farci discutere su ciò che rimandava l’atto sessuale. che oggi, e ripeto oggi, definiamo bisessualità Ciò dimostra quanto sia riduttivo parlare in o omosessualità degli antichi greci. Perché questo casi di eccessiva libertà sessuale insisto sull’attualità di questi termini? quando invece tutte queste preoccupazioni Perché, oltre che di conio recente, non sono adattabili a quel contesto; amare una ragazza definivano la relazione come qualcosa di delicato e “bello”. o un ragazzo a quei tempi non produceva categorie differenziate. Un uomo che amava Il terzo aspetto riguarda la libertà di rifiutare un ragazzo, ad esempio, non si percepiva il corteggiamento: mentre un uomo che diverso dagli altri uomini che amavano le intendeva sposare una ragazza aveva a che ragazze. fare con un mediatore che era il padre della
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Questo perché l’oggetto d’amore era la “Bellezza”, a prescindere dal sesso. Nel mondo greco in particolare, la riflessione filosofica e morale non ha mancato di disquisire sulle condotte da seguire nei differenti amori; vediamo ora qual era quella adatta all’amore tra maschi. , era auspicabile una differenza di età: la base della relazione tra uomini prevedeva uno dei due partner già formato socialmente e moralmente e l’altro, più giovane, bisognoso di consigli e sostegno, con uno status ancora in via di definizione. Tuttavia, nulla impediva che la differenza di età fosse anche minima;
sposa (tra l’altro le finalità di un matrimonio all’epoca erano ben diverse da quelle odierne ma di questo ne parlerò prossimamente) il corteggiatore di un ragazzo correva anche il rischio di essere rimbalzato. Questa è a tutti gli effetti una questione di genere. Infatti, mentre la ragazza, relegata nel chiuso ambito domestico, non sceglieva a chi andare in isposa, il ragazzo godeva dello spazio libero comune: la strada, i luoghi d’incontro, la palestra. E anche se il “cacciatore” era il più maturo dei due, ciò non gli dava il diritto di pretendere alcunché dal ragazzo, libero invece di accettare o rifiutare il corteggiamento. Sarebbe stato inoltre
deplorevole prendere un ragazzo contro la sua volontà: non sarebbe stato più amore o concessione accordata spontaneamente bensì pirateria, tanto per citare Senofonte. Ecco il gioco delle coppie: mentre la relazione uomo-ragazza rientra in un rapporto che da statuto all’uomo di dirigere la moglie, la famiglia e il patrimonio, nella relazione uomo-ragazzo questo potere dell’adulto virile rientra in un’etica delicata che modera le strategie. Strategie che consentono al “cacciato” anche la libertà di esprimere le proprie scelte. Cosa che alle donne non era permessa. Questo però non deve portarci dalla parte opposta dal punto da cui siamo partiti, e a definire così l’erotismo greco come fattore presente solo nelle relazioni fra uomini. Non va escluso – anzi, sicuramente ci sarà stato – anche nelle relazioni uomo-donna. Ciò che differenziava una relazione tra uomini da un’unione matrimoniale era l’esistenza di una relazione erotica (nb: è di relazione erotica che stiamo parlando, non sessuale) aspetto non essenziale invece in un legame matrimoniale. Au contraire, nella relazione tra uomini, essendo questi in una posizione di vicendevole indipendenza in cui mancava una coercizione di tipo contrattuale, il principio che la dirige «va ricercato (…) nella natura del movimento che li porta uno verso l’altro e dell’attaccamento che reciprocamente li lega» [Foucault, 1984].
Un giovane “eromenos” alletta il suo “erastes” suonando il flauto (aulos). Vaso a figure rosse conservato al Museo del Louvre numero 03 marzo 2015
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ATTUALITÀ E CULTURA
DEMOCRATICA MENTE Strumenti di democrazia diretta a San Marino di Giacomo Volpinari
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ccoci alla seconda puntata della rubrica sulla democrazia diretta e, come promesso, analizzeremo brevemente l’attuale panorama sammarinese. Un primo aspetto sul quale porre l’attenzione è l’assenza nell’impianto costituzionale sammarinese di una vera e propria costituzione scritta rigida. Questa infatti è “sopperita” dalla “Dichiarazione dei diritti dei cittadini – Principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese” che traccia appunto le norme fondamentali dell’ordinamento giuridico dello Stato e i diritti dei cittadini. Accanto a tale documento, sono parte integrante dell’ordinamento costituzionale sammarinese le norme di diritto internazionale generalmente riconosciute dalla Dichiarazione stessa. Fatta questa doverosa premessa, seppure estremamente semplificata per motivi di spazio, andiamo ad analizzare sinteticamente gli strumenti di democrazia diretta attualmente a disposizione della cittadinanza, ovvero:
- Istanze d’arengo (legge n.72/1995)
al Consiglio purché sottoscritti da almeno 60 firme. I progetti di legge dovranno essere inseriti all’ordine del giorno in seconda lettura entro 180 giorni dalla presentazione. In sede di discussione e votazione l’articolato potrà essere modificato interamente dal Consiglio nonché interamente bocciato.
- Confermativo ammesso unicamente per le leggi che riguardano gli organi, organismi e poteri fondamentali dello Stato e può essere attivato prima dell’entrata in vigore della legge da almeno 10 cittadini elettori oppure può essere espressamente previsto da leggi in specifici casi.
- Referendum (legge 1/2013)
Ogni proposta referendaria, di qualsiasi tipologia, è approvata se ottiene la maggioranza dei voti validamente espressi e comunque non meno del 25% degli elettori iscritti nelle liste elettorali.
La cittadinanza ha facoltà di attivare referendum mediante la richiesta del 1,5% del corpo elettorale oppure di almeno 5 giunte di castello. I referendum non possono riguardare qualsiasi argomento. Ad esempio non possono essere richiesti per: la soppressione di organi, organismi, poteri fondamentali, diritti e principi fondamentali dell’ordinamento ed è escluso parimenti il referendum abrogativo su leggi o atti aventi forza di legge con contenuto specifico in materia di tasse, imposte e tributi. In particolare sono previsti tre tipi di referendum: - Abrogativo: per abrogare atti e provvedimenti emanati dal Consiglio, escludendo pertanto le delibere del governo, gli atti amministrativi e di carattere secondario; - Propositivo: per proporre quesiti da sottoporre alla cittadinanza;
Negli anni questi strumenti, già depotenziati da una struttura tecnico-legislativa sfavorevole al cittadino, sono stati sistematicamente disattesi dai vari governi tradendo i principi della sovranità popolare sanciti dalla Dichiarazione dei Diritti dei Cittadini. In particolare si vedano le istanze d’arengo approvate ma mai attuate oppure i referendum approvati dalla cittadinanza disattesi o raggirati. Dall’analisi del sistema sammarinese appare chiaro come il ruolo del cittadino nelle decisioni sia marginale e non vincolante pertanto in antitesi ad un reale sistema di democrazia diretta. Proseguendo analizzeremo realtà dove questi strumenti assumono un carattere fondamentale sia negli ordinamenti che nella mentalità della popolazione e della politica.
Due volte all’anno la cittadinanza può presentare petizioni al Consiglio per il tramite dei Capitani Reggenti nell’occasione del loro rinnovo, i quali valutano che le richieste abbiano carattere di pubblica utilità. Nel caso di pronuncia positiva il Consiglio dovrà entro 6 mesi discutere e votare le istanze le quali nel caso di approvazione dovranno essere attuate nei 6 mesi successivi a cura del Congresso di Stato il quale dovrà, per legge, “operare in modo corrispondente”.
- Legge Iniziativa popolare (legge 1/2013) Il corpo elettorale ha la possibilità di presentare progetti di legge, redatti in articoli, numero 03 marzo 2015
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ESTERO
FLASH DAL MONDO Fukushima
11 marzo 2011 di Gabriele Lang
S
ono passati quattro anni dal disastro nucleare di Fukushima ma i danni che ha creato e che continua a creare sembrano senza fine. Quello che è peggio è che, ancora oggi, è difficile capire fino in fondo quali saranno le ripercussioni future. Ogni anno, dal 2011, vengono versate in mare 100 tonnellate di acque radioattive che avvelenano non solo il mare del Giappone ma anche l’Oceano Pacifico e di conseguenza tutti gli altri mari del mondo. Il nostro ambiente e già inquinato da radioattività a causa dei test nucleari che sono iniziati già dai primi anni cinquanta. Oggi ci sono 442 centrali nucleari nel mondo di cui 148 si trovano in Europa e ancora 63 in costruzione (dati Ansa 2011). Tantissime di queste sono in pessimo stato e ogni tanto hanno delle fuoriuscite di emissione di radiazioni più o meno gravi. Il problema del nucleare non si limita ai soli reattori ma anche alle scorie che vengono prodotte; se i rifiuti dell’era moderna sono un problema ancora non risolto, quello delle scorie nucleari ha un impatto ambientale ancora più devastante. Se Fukushima sta inquinando il Pacifico da quattro anni, cosa dovremmo dire dell’Europa che versa le sue scorie nucleari nell’Oceano Atlantico da più di 20 anni? Greenpeace da tempo lotta per far smettere di “seppellire” in mare, sulla costa dell’Atlantico, fusti pieni di scorie radioattive; fusti poi verificatisi inutili visto la fuoriuscita delle sostanze dovuta al deterioramento degli stessi. Ma l’uomo è sempre stato molto ingegnoso ed ha trovato un “rimedio” costruendo a Sellefield (Inghilterra) ed a La Hague (Francia) tubature sotterranee che scaricano dalle centrali direttamente in mare. L’esistenza di forti interessi economici dietro le attività legate al nucleare è evidente, soprattutto perché la maggior
parte delle informazioni sulla nocività delle emissioni radioattive sull’ambiente e sulle persone vengono molte spesso censurate. Basti ricordare il recente incidente nel sito americano di stoccaggio di scorie nucleari in New Mexico: una miniera profonda 650 mt che esplose il 14 febbraio 2014 vomitando cumuli di schiuma bianca radioattiva. Nulla si sa delle cause dell’incidente, e dei danni riscontrati all’ambiente e alle persone. Perché alla popolazione locale non vengono rivelati i risultati degli esami? “Un incidente doveva essere un evento ogni 200 mila anni, non uno in 15 anni” hanno detto.
quelli che giungono dagli organismi di controllo. Il nostro pianeta sta già morendo, ma possiamo ancora fare tanto per cercare di salvare il salvabile.
Il 9 settembre 2014, il Giappone ha festeggiato un anno senza energia nucleare, tutti i 48 reattori sono stati spenti senza che si verificasse un solo blackout. Sarebbe stato sicuramente meglio se non li avessero mai costruiti, ma il popolo giapponese ha fatto la sua scelta. Tutto dipende dalle scelte che facciamo, ognuno di noi, nel nostro piccolo e anche nel nostro quotidiano. Piccole scelte E la TEPCO - Tokyo Electric Power Company che hanno ripercussioni importanti che (la più grande compagnia elettrica vanno valutate a tutto tondo. Controllare giapponese) non è da meno: ha tenuto e l’imprevedibilità dell’energia nucleare al tuttora sta mantenendo segreti i risultati momento è un’impresa al di sopra delle dei test sulle fuoriuscite da Fukushima e su capacità umane. Certo, le tecnologie quello che sta succedendo…a volte vien da innovative aiutano la vita di tutti i giorni pensare che non lo sappiano neanche loro. ma il rischio è quello di adottarle solo perché sono le più semplici. La scelta, Sulla costa della California fino all’Alaska, invece, non deve per forza ricadere sulla come sulla costa Atlantica, è la gente strada più facile, ma dovrebbe contemplare del posto che cerca di fare analisi un’alternativa che tenga conto della sulla radioattività dell’ambiente e sui salvaguardia dell’ambiente e delle cambiamenti che stanno avvenendo, e ripercussioni future. quasi mai i loro risultati coincidono con numero 03 marzo 2015
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ASSOCIAZIONI
SPAZIO DELLE ASSOCIAZIONI - Laboratori sul commercio equo e solidale - Yoga per bambini - Programmi per recupero educativo, reinseri mento e integrazione sociale del minore PROSSIMAMENTE… CENTRI ESTIVI 2015 Stiamo attivando dei centri estivi durante le settimane in cui non saranno disponibili quelli statali. I bambini saranno accolti a Casa di Fabrica (Montecchio) e presso il Centro Vacanze Garden (Cailungo) per un’estate piena di giochi, natura e divertimento! Rimanete aggiornati attraverso il nostro sito o contattateci per maggiori informazioni.
Gocce di Terra
L’importanza delle cose semplici
L
’Associazione Gocce di Terra si occupa di educazione in natura e pedagogia ecologica ed è composta da quattro ragazze specializzate nel campo dell’educazione e con molteplici esperienze nella gestione di attività didattiche e ricreative rivolte ai bambini.
L’Associazione è nata con lo scopo di sostenere processi formativi ed educativi sia teorici che pratici utili ad approfondire e sviluppare la promozione umana in relazione con l’ambiente. Gocce di Terra è: Maria Chiara Bacciocchi - laureanda in Contatti Email: associazionegoccediterra@gmail.com Web: goccediterra.jimdo.com FB: Gocce di Terra Telefono: 334 1131023 Maria Chiara Bacciocchi 335 7349863 Francesca Mularoni 331 5496682 Rossella Placuzzi 333 4900801 Sara Sergiani Sede legale: Via Ugo Bassi, 27 - 47893 Borgo Maggiore San Marino
scienze dell’educazione, animatore turistico, tecnica di ginnastica ritmica Francesca Mularoni - educatore sociale, educatore di nido e comunità infantile, insegnante di yoga per bambini Rossella Placuzzi - lingue e letterature straniere, scienze teatrali, operatore del turismo rurale Sara Sergiani - educatore sociale, tecnica di ginnastica ritmica Perché parlare di pedagogia ecologica? Per offrire ai bambini uno spazio reale per delle esperienze reali di educazione ambientale. Per garantire loro una sensibilizzazione ambientale fondata su di un approccio attivo. Per salvaguardare la dimensione del piacere dell’attività e dell’apprendimento. Per proporre strumenti per l’acquisizione di una nuova cultura scientifica. Per sostenere dei processi di assimilazione di comportamenti “ecologici” quotidiani. La nostra offerta didattica: - Attività educative in fattorie didattiche e aziende agricole - Orti didattici - Laboratori e corsi sensoriali ed esperienziali - Organizzazione di compleanni e feste in natura - Passeggiate e didattica nel bosco - Percorsi sensoriali attraverso il cibo - Laboratori e delizie senza glutine
DALLA SEMINA AL RACCOLTO - Un orticello a misura di bambino Il progetto è sostenuto e promosso dalla Segreteria Istruzione e rientra nell’ambito delle iniziative per l’Expo 2015. L’Associazione UNSOLOMONDO - Commercio Equo e Solidale in collaborazione con l’Associazione Gocce di Terra lavorerà con le Scuole dell’Infanzia di San Marino sulla didattica della natura. L’esperienza inizierà a scuola con il contatto diretto della terra, dei vari tipi di terra, della sua composizione e consistenza per passare poi agli usi della terra: la semina in piccoli vasi fino ad arrivare ad un vero e proprio laboratorio all’aperto, presso l’Azienda Agricola di Giardi Gian Luca, con la realizzazione di un orto didattico. I bambini, con piccoli gesti, operazioni e osservazioni di tipo empirico e/o di tipo scientifico, scopriranno che da un piccolo seme nasce una piccola pianta e di quali cure ha bisogno per crescere. Dal primo di luglio fino a fine ottobre sarà allestita una piccola mostra al Cinema Turismo con i disegni dei bambini relativi all’esperienza vissuta e dei video in cui verrà documentato il lavoro “sul campo”. ALLA SCOPERTA DEGLI ALPACA Dall’animale alla lavorazione della lana Esperienza dedicata ai bambini da 6 a 10 anni (prenotazione obbligatoria, max 6 bambini) per conoscere gli alpaca, imparare la cardatura della lana, la filatura con fuso e ogni partecipante costruirà un proprio telaio a chiodi. 11, 18 e 25 aprile – dalle 15:30 alle 18:00. Prezzo 60,00 euro. numero 03 marzo 2015
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colloqui e diverse ore di riunione a scegliere i seguenti nominativi, che elenchiamo in ordine alfabetico. Elisa Castelli, laureata in antropologia ed etnologia, dottoranda in tecnica urbanistica, ha alle spalle diverse esperienze connesse all’autosufficienza alimentare ed energetica.
Nominato il direttivo
di banca della vita
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l 15 marzo scorso si è riunito il direttivo di RETE per valutare i curriculum pervenuti per fare parte del Consiglio Direttivo di “banca della vita: San Marino terra della biodiversità”, il progetto di promozione di metodi di agricoltura locale e biologico con filiera corta, in collaborazione con i più noti nomi internazionali a tutela della biodiversità stessa. Ricordiamo che “banca della vita” sarà diretta da un Comitato Scientifico composto, tra gli altri, dai vertici di “Navdanya International” (M.G. Mammuccini e G. Pucci), di “Slow Food” (C. Scaffidi), del “Movimento Decrescita Felice” (M.Pallante, G. Leoni, P.P. Dal Monte), da Alberto Olivucci e Pietro Perrino in possesso (Perrino tramite la banca del germoplasma di Bari) di selezioni di semi antichi, nonché dal noto genetista Salvatore Ceccarelli, impegnato su 3 continenti nella selezione naturale di semi autoctoni in grado di restituire ai coltivatori la sovranità sui semi. Ci teniamo a ringraziare di cuore tutte e tutti coloro che si sono candidati per il Consiglio Direttivo: questo ci fa comprendere quanto il tema della sovranità alimentare sia sentito.
Denis Cecchetti, laureato in economia e commercio con diversi corsi di perfezionamento, ha alle spalle numerose esperienze di gestione e amministrazione di aziende e società. Marco Magalotti, laureato in scienze forestali, ispettore in agricoltura biologica, ha alle spalle numerose esperienze in ambito di sostenibilità ambientale e di docenze in ambito agricolo. Francesca Piergiovanni, laureata in medicina veterinaria, master in omeopatia, esperta in tecniche produttive e valorizzazione delle produzioni biologiche. Michele Stacchini, laureando in scienze del territorio e dell’ambiente agroforestale, con competenze in attività agricole. A tutti loro auguriamo un produttivo lavoro, poiché il successo delle attività di banca della vita ricadono sulle loro spalle. A breve metteremo in contatto il Consiglio Direttivo con il Comitato Scientifico di modo che possano avviare le attività, in attesa nei prossimi giorni della formalizzazione delle pratiche burocratiche necessarie al riconoscimento giuridico di banca della vita. Nel frattempo, siamo già al lavoro per organizzare a maggio un incontro tecnico fra tutti i referenti della fondazione affinché si possa pianificare i lavori e le attività.
Tuttavia l’ingrato ruolo di dover limitare www.bancadellavita.org le proprie scelta a soli 5 membri, nonostante i curriculum presentassero info@bancadellavita.org ognuno degli elementi di grande interesse, ci ha condotto dopo alcuni FB: banca della vita san marino
“banca della vita” è un progetto di sviluppo economico, culturale, turistico e formativo che nasce all’interno del movimento RETE e al quale i Consiglieri e i membri di Commissioni destinano il 40% dei loro gettoni di presenza, accumulati negli ultimi anni in un piccolo fondo. È un progetto che RETE intende regalare a San Marino senza voler apporre etichette politiche di sorta: “banca della vita” dovrà camminare con le proprie gambe e sarà a beneficio dell’intera comunità.
Direttrice
Anno II - mensile Numero 03 Marzo 2015 Marianna Bucci
Progetto grafico Andrea Bastianelli Impaginazione Sonia Ceccaroni Roberto Giardi Foto copertina Fotomontaggio del piano di gioco del Monopoli Collaboratori
quelli di RETE
Indirizzo
Strada Andrea di Riccio, 2 47895 Fiorina di Domagnano Rep. San Marino
Telefono
0549.907777
ceraunasvolta@movimentorete.org
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