Osservatorio rifiuti

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OSSERVATORIO DEI RIFIUTI DOCUMENTO CONGIUNTO DELLE ASSOCIAZIONI MICOLOGICA E OASIVERDE IN RELAZIONE ALLE PRIME RIUNIONI DELL'OSSERVATORIO E PROPOSTE PER UN NUOVO MODELLO DI GESTIONE DEI RIFIUTI IN REPUBBLICA

POSIZIONI SU ALCUNI TEMI EMERSI IN OSSERVATORIO

1: TRITOVAGLIATURA DEI RIFIUTI Per ciò che riguarda il macchinario di cui l'AASS ha effettuato ultimamente il noleggio, la nostra posizione è che la tritovagliatura debba essere esclusa e non rappresenti affatto una soluzione, ancorché temporanea. Infatti nell'ultimo accordo stipulato dallo Stato con la regione Emilia Romagna in data 14 Ottobre (che sarebbe stato opportuno consegnare ai membri dell'Osservatorio, ma che abbiamo comunque reperito una volta pubblicato sul Bollettino Ufficiale dell' Emilia Romagna), si afferma in modo inequivocabile che: - il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare con circolare interpretativa del 6 agosto 2013 ha modificato la propria precedente interpretazione in merito alla definizione di “trattamento” contenuta nella circolare del 30 giugno 2009 (U.prot.GAB-2009-0014963), alla luce del parere motivato della Commissione Europea dell'1/6/2012 reso nell’ambito della procedura di infrazione n. 2011/4021; - in particolare in tale circolare è chiarito che la trito-vagliatura pur rappresentando un miglioramento della gestione dei rifiuti indifferenziati non soddisfa da sola l’obbligo di trattamento previsto dall’articolo 6, lettera a) della Direttiva 1999/31/CE che invece deve necessariamente includere un’adeguata selezione delle diverse frazioni di rifiuti e la stabilizzazione della frazione organica; Ciò significa che l'Italia è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte dell'Europa, dovendo quindi pagare una sanzione, proprio perché tritovagliava i rifiuti anziché effettuare un efficace trattamento. Il documento stabilisce quindi che la tritovagliatura NON è contemplata come adeguato trattamento. Le risposte che ci sono state date in merito ci lasciano perplessi proprio perché quello italiano costituisce un precedente che non vorremmo causasse nuovi blocchi nel conferimento, né che la produzione di un rifiuto "stabilizzato" ma inadeguato fosse aggirato burocraticamente con una diversa catalogazione. Nonostante ciò il governo sammarinese, o quantomeno l'Azienda, ha deciso (in autonomia e non certo su decisione collegiale dell'Osservatorio) di attuare il trattamento attraverso il “tritovaglio”, a cui le nostre Associazioni sono invece contrarie per i motivi esposti.


San Marino, pur avendo una propria normativa (declinata comunque da quella europea), non può esimersi dal rispettare le normative internazionali, dal momento che si affida ad un paese europeo (Italia) per la gestione dei propri rifiuti. San Marino è dunque tenuto al rispetto delle normative e delle indicazioni europee, che esprimono come qualsiasi impianto di trito-vagliatura non sarà considerato efficace, anche in vista della possibilità di ulteriori infrazioni da parte dell'Italia a causa dei rifiuti sammarinesi non adeguatamente trattati. Il codice ambientale inoltre stabilisce all'art. 31 (spedizioni transfrontaliere) il rispetto delle regole comunitarie, in particolare degli art. 41, 42 e 43 e Titolo II del Regolamento CE n.1013/2006, i quali prevedono che gli accordi e le intese debbano essere “compatibili con la normativa comunitaria“. Per quanto riguarda l'Accordo stipulato con l' Emilia Romagna, ci chiediamo, rispetto ai ruoli elencati nel documento ed in particolare al punto: -il soggetto notificatore è l’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici (A.A.S.S.) e che i vettori previsti sono costituiti da una società sammarinese, Beccari Srl, e da una italiana, Sogliano Ambiente Trasporti Srl, entrambe dotate delle necessarie autorizzazioni e ha richiesto di proseguire con modalità analoghe; quale sia stato il ruolo della Sogliano Ambiente Trasporti riguardo al trasporto di rifiuti sammarinesi a Ravenna e da chi siano state rilasciate le necessarie autorizzazioni. Inoltre sarebbe importante conoscere i termini dei nuovi accordi (con Imola ed eventualmente con Sogliano), se si intenda coinvolgere la realtà AKRON di Coriano, ultimamente trasformata in impianto di recupero. Allo stesso modo, dovrebbero essere presentati in modo scritto all'Osservatorio i dati del macchinario “tritovagliatore” con relative caratteristiche e costi, comprendenti anche i costi di gestione ed eventuale formazione del personale, sia per ciò che riguarda la parte pubblica che eventuali ruoli di privati. Tra i dati da conoscere riguardo ai rifiuti risultanti dal tritovaglio: - quale sia la procedura di notifica autorizzativa; - chi sia il soggetto notificatore e l'autorità competente di spedizione; - quali siano i vettori; - quali siano i codici CER e di destinazione dei rifiuti risultanti dal tritovaglio e che saranno trasportati in Italia in rispetto del Regolamento CE n.1013/2006 cosi come stabilito dal Codice Ambientale all'art. 31.


2: INCENERIMENTO DEI RIFIUTI Allo stesso modo, il Piano di gestione dei rifiuti datato Aprile 2011, tiene conto certamente della Direttiva Europea sulle discariche, tuttavia non tiene conto della più aggiornata normativa sull'incenerimento, datata Aprile 2012, che vieta al 2020 l'incenerimento di tutto ciò che può essere compostato o riciclato. Perciò occorre non fare riferimento solo alle direttive del passato (come quella che elimina la discarica per favorire il recupero di energia dal rifiuto), ma volgere lo sguardo al futuro, con la norma che stabilisce che è preferibile lavorare a monte diminuendo la produzione stessa del rifiuto per scongiurare l'incenerimento. Il futuro ci dice già ora (attraverso la direttiva del 2012) che la maggior parte degli inceneritori sono destinati alla chiusura. Continuare a delegare all'Italia proseguendo la via dell'incenerimento non è dunque affatto una soluzione, anche se si tratta di incenerire fuori dai nostri confini. Tra l'altro anche la Direttiva quadro 2008/98/CE indica in particolare le scale di priorità nella gestione dei rifiuti e afferma che “la preparazione per il riutilizzo, il riciclo o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia”. Questa norma è stata ripresa d'altronde anche dal nostro Codice Ambientale, a cui occorre dunque dare concretezza e rispetto al quale invece il “tritovaglio” non rappresenta affatto una soluzione. Allo stesso modo è da escludere come soluzione la combustione di biomasse (considerata non prioritaria anche nel PEN2), contrastante persino con i criteri di efficienza energetica in quanto il calore è la forma più degradata di energia, oltre ad avere comunque un rifiuto residuo della combustione che normalmente va smaltito in discarica. A questo proposito, e anche riguardo all'incenerimento dei nostri rifiuti presso le strutture di Hera, chiediamo se esistano da parte dello Stato di San Marino, oppure attraverso società sammarinesi, o direttamente da parte dell'AASS, partecipazioni nell'azionariato di Hera. A nostro avviso qualsiasi accordo con impianti di combustione Hera non fa che spostare i destinatari della nostra dipendenza rispetto ad impianti esterni (dalla discarica all'incenerimento), con non poche problematiche anche di rapporti con i sindaci e i cittadini delle aree in cui i nostri rifiuti vengono destinati, i quali, se sono da una parte impegnati nella raccolta differenziata, dall'altra si trovano a subire le ripercussioni -soprattutto sulla salute- derivanti dalla combustione di rifiuti non prodotti da loro. Occorre invece lavorare affinché venga ridotta questa dipendenza che rischia di fuorviare rispetto ai veri impegni di riduzione del rifiuto contenuti nelle leggi europee e sammarinesi!

3: PORTA A PORTA Nel Convegno organizzato dal PSD in data 5 Giugno 2013, si nominavano tra i castelli in cui implementare il porta a porta il centro storico di Borgo Maggiore. In un articolo apparso sulla stampa locale a Ottobre 2013, si è invece parlato di allargare il porta a porta a Fiorentino e Borgo innanzitutto, e poi valutare gli altri castelli.


Molto diverse paiono le risultanze dello studio del prof. Kaulard, volto a delineare un progetto di sviluppo di una nuova metodologia di raccolta e gestione dei rifiuti a San Marino. Le linee guida e i contenuti in esso racchiusi dovrebbero essere la base delle strategie gestionali dell'AASS in materia di rifiuti, in quanto punta all'estensione della raccolta differenziata porta a porta, ritenuta la migliore pratica per qualità e quantità dei materiali raccolti e recuperati, sull'intero territorio della Repubblica. A questo scopo chiediamo che lo studio fatto dal prof. Kaulard, riferibile alla Delibera n.31 del 9 dicembre 2010 e che ha determinato una spesa di 18.000 euro per un contratto di collaborazione tra AASS ed il professore, venga messo a disposizione dell'intero Osservatorio, e anzi reso di dominio pubblico sul sito stesso dell'AASS essendo stato finanziato da soldi pubblici. Ci chiediamo inoltre se esistono altri studi o collaborazioni riguardanti l'argomento, e per quale motivo questi studi non siano stati portati ad attuazione, in modo da conoscere i problemi riscontrati rispetto alla loro attuabilità per poterli risolvere tramite un'analisi da parte dei componenti dell'Osservatorio. Durante le riunioni dell'Osservatorio sono stati poi definiti -riportandolo a voce e senza un vero progetto scritto e senza dati che ne dimostrassero la sostenibilità- altri castelli in cui verrebbe applicata una modalità di raccolta porta a porta, in alcuni casi non integrale: tali scelte non sono frutto di una posizione collegiale dell'Osservatorio. Verso tali decisioni programmatiche esprimiamo, per quanto da noi conosciuto, le seguenti osservazioni: • il continuo eccessivo affidamento alla raccolta tramite cassonetto (anche laddove si ha intenzione di inserire il metodo porta a porta): a nostro avviso occorre invece il metodo del “porta a porta spinto”. In ogni caso una scelta del metodo andrebbe affrontata all'interno dell'Osservatorio solo in seguito ad un'analisi precisa delle varie proposte possibili, con dati concreti che definiscano precisi scenari per ogni soluzione. • non emerge la volontà di agire sulla bolletta attraverso una tariffa di tipo puntuale che faccia pagare il cittadino rispetto al rifiuto indifferenziato prodotto: inutile a nostro avviso impegnarsi nella sensibilizzazione tramite l'aiuto delle Associazioni (che essendo di volontariato non dovrebbero percepire compenso, ma essere piuttosto coinvolte in un progetto credibile in cui potersi spendere con altrettanta credibilità), dando per scontato l'impegno dei cittadini, senza contemporaneamente agire con strumenti atti a premiare i comportamenti virtuosi e penalizzare invece chi continua a produrre rifiuti indifferenziati. Lo strumento della tariffa puntuale, abbinato al porta a porta spinto, è il metodo che altrove ha determinato il successo di questo tipo di raccolta, che altrimenti rischia di divenire troppo costoso e quindi controproducente. • non emergono novità nell'adozione di sistemi a forte responsabilizzazione dell’utenza sulla qualità e quantità del rifiuto conferito. Oltre alla tariffa puntuale a nostro avviso occorre un controllo preciso da parte di chi effettua la raccolta in modo che il rifiuto conferito sia di qualità sempre crescente. • è necessario dimostrare al cittadino che la materia conferita dalla raccolta porta a porta (sia per l'umido che per la parte secca) venga inserita in un processo di riciclo o riutilizzo,


terminando il percorso virtuoso iniziato ed eliminando i dubbi che rischiano di minare l'impegno nella differenziazione. Il ciclo insomma deve essere chiuso evitando inutili stoccaggi causati dalla mancata previsione o programmazione dell'utilizzo della materia prima raccolta. Per questo è necessario collegare tutte le fasi del servizio (dalle azioni di prevenzione della produzione del rifiuto, alla raccolta fino allo smaltimento/recupero) in modo che siano tra loro perfettamente integrate. • Intercettazione dei rifiuti prodotti dalle attività e assimilati al circuito residenziale: occorre affrontare il problema dei notevoli quantitativi di rifiuti prodotti da attività commerciali e artigianali che, in quanto assimilati agli urbani, rientrano nel circuito di gestione di questi ultimi attraverso il riversamento degli stessi nei cassonetti, dimostrando tra l'altro come sia difficile il controllo della qualità del rifiuto in cassonetto. Come indicato nel Piano, da analisi merceologiche effettuate sui rifiuti risulta che la presenza di rifiuti assimilati può raggiungere valori variabili tra il 30 ed il 50%. Questi vanno assolutamente intercettati evitando che possano rientrare nel normale circuito residenziale. Quali le possibili soluzioni rispetto a questo problema? Molti di questi aspetti sono stati considerati ed analizzati nello studio del professor Kaulard, ma non sappiamo se sono stati tenuti in debito conto nel progetto attuativo, di cui l'Osservatorio dovrebbe essere dotato per esprimere le dovute osservazioni.

4: PREVENZIONE La Prevenzione della produzione di rifiuti dovrebbe essere il concetto fondante del nuovo Piano gestionale dei rifiuti, evitando la concentrazione di tutti gli sforzi e investimenti nella sola raccolta porta a porta (perciò a rifiuto già prodotto) ma allargando l'impegno per diminuire la produzione del rifiuto a monte, coinvolgendo il processo produttivo delle aziende sammarinesi. La strategia Rifiuti Zero, sempre più promossa a vari livelli, ed accettata anche da un ODG che impegna a livello politico il Consiglio Grande e Generale, prevede anche un'azione diretta sulle aziende e su chi produce rifiuti, lavorando a priori nelle scelte di produzione e reimmettendo i materiali trattati nel ciclo produttivo. In Germania ad esempio si obbligano le aziende a raccogliere e smaltire gli imballaggi a spese loro, stimolando la riprogettazione ecologica dei materiali, con nuovi criteri di sostenibilità ambientale. Altro caso quello della cittadina di Kalundborg, in cui tutte le aziende fanno parte di un ciclo chiuso in cui lo scarto di una ditta diventa materia prima per un'altra, reinserendo i materiali in nuovi processi e seguendo il concetto del ri-ciclo. Ad esempio presso la nostra Università esiste già un impegno verso la formazione indirizzata sulla progettazione di imballaggi eco-compatibili, che trova una collaborazione tra il corso di Design e quello di Ingegneria. Sarebbe opportuno che questi studi, magari attraverso delle borse di studio finalizzate, trovino una concreta applicazione sul territorio, riprogettando ad esempio gli involucri di prodotti di ditte sammarinesi in modo che siano completamente riciclabili (diminuendo quindi i costi di smaltimento fuori Repubblica). Allo stesso modo per le aziende occorre studiare applicazioni del concetto di responsabilità estesa al


produttore oppure finalizzare gli incentivi e convenzionamenti esistenti per le imprese verso l'ammodernamento dei processi produttivi e la rielaborazione degli imballaggi.

5: BIOCELLE Anche in questo caso, in diverse occasioni sono stati espressi pareri contrastanti e gradiremmo ricevere una posizione chiara e univoca. Al convegno di Giugno 2013, in cui erano presenti sia il Direttore AASS che rappresentanti di Hera, fu affermato come fosse necessario: “...prendere accordi oltreconfine: Sogliano Ambiente oppure Hera (Ca' Baldacci)”. Ci chiediamo se sono stati fatti passi in questa direzione, al di là degli accordi stipulati ultimamente con Imola. Inoltre, per ciò che riguarda l'umido, vorremmo conoscere tutte le ditte private coinvolte negli attuali processi di gestione, trasporto, analisi, o altre tipologie di servizi correlati, nonché su ciò che si intende fare a Gaviano (progettazione, costi, attrezzatura, realtà coinvolte...) e cosa si intende fare con il materiale compostato in uscita dalle biocelle. Crediamo sia di fondamentale importanza ottenere un compost di buona qualità (ricavabile facilmente attraverso i controlli durante il porta a porta), allo scopo di chiudere il ciclo ed evitare inutili stoccaggi (come quello avvenuto a Chiesanuova), eliminabili attraverso una precisa pianificazione dell'intero ciclo ed il collegamento delle diverse fasi che comprendono anche l'umido.

6: IMPORTAZIONE DEI RIFIUTI Occorre evitare la possibilità di importare rifiuti da fuori confine, azione che oltre ad essere contraria ai principi della strategia Rifiuto Zero, rischia anche di creare distorsioni per il fatto che non paiono esserci efficaci controlli sul percorso dei rifiuti importati (metalli, RAEE, ecc.), i quali possono essere rivenduti come materia prima seconda senza che gli attuali organismi di controllo riescano a monitorare la situazione.

CONCLUSIONI Fino a quando questi ed altri argomenti non verranno presi in seria considerazione all'interno del processo di gestione dei rifiuti e quindi dell'Osservatorio, attraverso un'analisi delle possibili soluzioni, potendo ragionare su dati concreti e progetti esistenti, riteniamo che non sarà possibile superare quelle problematiche che fino ad oggi hanno impedito di affrontare con impegno un vero cambiamento di rotta verso una maggiore indipendenza nella gestione dei rifiuti in Repubblica, a partire da una minore produzione dei rifiuti stessi.

Ci auguriamo che l'Osservatorio non sia semplicemente un veicolo per legittimare scelte già prese, ma che avvenga un reale coinvolgimento dei partecipanti, attraverso lo scambio di posizioni precise


e documentate, per creare un progetto innovativo che parta da un coinvolgimento reale nel processo decisionale ed un impegno preciso da parte di chi dovrà impegnarsi per realizzarlo. Fino a quel momento qualsiasi relazione dovesse venire promossa dall'Osservatorio non sarà il risultato di un confronto e non potrà trovare l'appoggio delle nostre Associazioni.

ALCUNE PROPOSTE: • Moratoria all'incenerimento: evitare il ricorso all'incenerimento o termovalorizzazione dei rifiuti riciclabili, riusabili ecc...attivando invece accordi con i consorzi italiani. •

Rivisitazione dei contratti di fornitura nella pubblica amministrazione con l'obbligo di rivalutare gli appalti in modo da favorire, sempre nell'ambito della trasparenza totale, materiali riciclabili (carta, plastica...) o non inquinanti, oppure favorendo utilizzo di materie riutilizzabili.

Destinare parte del gettito fiscale a favore di una riconversione del sistema , attuando perciò lo spostamento delle risorse esistenti dal trasporto oltreconfine e dallo smaltimento, verso azioni di riduzione, riuso e riciclo.

Per raggiungere risultati ottimali con la raccolta porta a porta occorre introdurre al piu presto la tariffa puntuale secondo il principio “chi consuma paga”, facendo pagare cioè sulla quantità di rifiuti indifferenziati ed eliminando la tassa del rifiuto collegata al consumo elettrico. In questo modo si responsabilizzano le singole utenze, che dovranno pagare il servizio sulla base della quantità e qualità dei rifiuti conferiti, stimolandoli a produrne meno.

Valutare l'introduzione di meccanismi economici automatici di premiazione dei soggetti in base alla loro capacità in termini di riduzione dei rifiuti, ed allo stesso modo penalizzando i soggetti che continuano ad applicare pratiche contrarie.

Precisa definizione dei ruoli, compiti e responsabilità dei soggetti pubblici e privati, nei momenti di gestione della raccolta, gestione dello smaltimento e gestione del riciclo e valutando eventuali incompatibilità anche sotto forma di qualsiasi collegamento societario. Questo punto appare particolarmente importante, per evitare quindi una gestione unica da parte di gestori privati, che può far sì che la fase della raccolta sia finalizzata ad assicurare il pieno regime dei propri impianti, mettendo quindi in subordine la riduzione, il riuso e il riciclo. Distinguere quindi in modo preciso e coerente agli obiettivi di riduzione del rifiuto le varie pertinenze, in modo da evitare possibili conflitti di interesse, pianificando precisi ruoli e compiti. Occorre inoltre imprimere all'AASS lo sforzo, per quanto di sua competenza, necessario per riorganizzare il sistema. L'AASS deve dimostrare di sapersi adattare alle esigenze di sistema, e non il contrario, laddove il delegare a gestori privati la gestione di ciò che potrebbe facilmente essere pubblico non rappresenta affatto una soluzione.

Stabilire con maggiore efficacia e chiarezza un percorso di monitoraggio e controllo


periodico dell'attuazione dei principi contenuti nel Piano Gestionale, nonché azioni di responsabilità per la sua eventuale mancata attuazione. •

Attivare delle borse di studio a giovani disoccupati iscritti nelle liste, per progetti di applicabilità su territorio di interventi tesi ad interventi ed attività di riduzione, ricilo, riuso.

Finalizzare gli incentivi, i convenzionamenti o le defiscalizzazioni alle imprese esistenti o in fase di avvio unicamente verso coloro che decidono di attuare o riconvertire la gestione dell'azienda verso pratiche virtuose, oppure favoriscano pratiche legate al riuso e riciclo e che comunque non determinino inquinamento e/o pericolosità per la salute dei cittadini (e, di conseguenza, un aumento dei costi sanitari per le cure).

Favorire l'utilizzo di capannoni industriali non utilizzati per la creazione di aziende e imprese che si occupino di riuso e riciclo, quali veri centri per il riutilizzo di beni a fine vita capaci di affiancarsi ai centri di raccolta, prolungando la vita dei beni di consumo (un esempio su tutti, il trashware).

Accesso all'informazione e partecipazione dei cittadini: definire un preciso piano di azione che favorisca la necessaria trasparenza , informazione, comunicazione e partecipazione dei cittadini in tutte le fasi degli ambiti decisionali in materia di ambiente e rifiuti, attraverso l'organizzazione di serate pubbliche, il coinvolgimento di tutte le associazioni, la pubblicazione dei dati, eccetera.

Favorire tutte quelle attività correlate che comporterebbero una prevenzione a monte della produzione del rifiuto: obbligo di utilizzare materiale riciclabile nelle manifestazioni; normative per prodotti alla spina; evitare l'utilizzo della plastica nelle mense; utilizzo di pannolini ecologici; eccetera.

Alcune proposte per la gestione dell'organico •

Pianificare l'eliminazione degli scarti alimentari promuovendo i last minute market o istituendo una banca alimentare per la raccolta del surplus alimentare da utilizzare a scopi sociali e di sostentamento umanitario, coinvolgendo le associazioni di volontariato e del terzo settore. Tutto ciò che poi non fosse venduto e dovesse essere gettato verrebbe poi trattato adeguatamente suddividendo l'umido dagli imballaggi.

Favorire il compostaggio domestico non solo attraverso la vendita di compostiere (di cui va correttamente illustrato l'impiego all'utente) a prezzo agevolato ma abbinandolo alla minore tariffazione in bolletta, allo scopo di incentivare il conferimento di un materiale, e di conseguenza ottenere un compostato, di qualità perché privo di plastiche ed altre impurità non organiche. Inoltre se tutte le case con orto/giardino fossero dotate di composter, oppure se ci fosse l'impiego di compostiere condominiali o comunitarie su aree pubbliche, si otterrebbe un risparmio per il sistema pubblico di raccolta, riducendo la quantità da gestire da parte di AASS e UGRAA. Tutto passa da una corretta informazione e comunicazione ai cittadini.

Favorire il riutilizzo del compost nelle aree verdi pubbliche e contro il depauperamento della fertilità dei suoli, piuttosto che il loro mero stoccaggio in aree destinate. L'eventuale


bonifica calanchiva deve essere sottoposta a precisi studi come legge impone: riversare nei calanchi il contenuto delle biocelle o il compostato non rappresenta di per sé stesso un atto di bonifica!

Alcune proposte per la riduzione dei rifiuti a monte della raccolta Al fine di raggiungere l’ambizioso obiettivo “Rifiuti Zero” che è concretizzabile non solo con un riciclaggio spinto ma anche nell’adottare strategie concrete per la riduzione a monte dei rifiuti ci permettiamo di suggerire le nostre proposte, che in parte dovranno essere supportate da adeguate risorse di bilancio, non dimenticando l'importanza di fornire sempre una puntuale e corretta informazione ed istruzione alla cittadinanza. •

Promuovere la diffusione di prodotti sfusi e alla spina (latte, acqua, vino, pasta e altri alimenti, detersivi e detergenti, eccetera) che, oltre a eliminare il consumo di imballaggi, permette di utilizzare sempre lo stesso contenitore e anche la possibilità di selezionare la quantità di prodotto desiderata, senza doversi adattare a formati preconfezionati evitando così di incorrere nell’acquisto di quantità eccessive che potrebbero finire tra i rifiuti. Inoltre in alcuni casi questo promuove anche la filiera corta (per esempio per il latte).

Incentivare l’utilizzo dell’acqua di acquedotto al fine di ridurre il consumo dell'acqua in bottiglie di plastica promovendo interventi sulla rete idrica perché l'acqua dell'acquedotto nel tragitto che va dal depuratore al rubinetto di casa non perda le sue qualità e non accumuli vari tipi di residui. Realizzare fontanelle o case dell'acqua per erogare ai cittadini, ed in particolare ai turisti, l'acqua della rete idrica limitando il più possibile la plastica usa e getta delle classiche bottigliette. Estendere l’installazione degli erogatori nelle mense come avviene attualmente nella mensa di Città. Nelle mense scolastiche effettuare dei controlli periodici e affiggere le analisi al pubblico affinché tutti possono accertarsi della salubrità e della sicurezza dell’acqua del rubinetto.

Rendere esecutiva l’Istanza d’Arengo approvata dal Consiglio Grande e Generale “affinché entro il 2014 sia bandito in tutto il territorio la commercializzazione e l’uso delle bottiglie in plastica per l’acqua”. Estendendo il concetto di questa Istanza, introdurre l’obbligo o incentivare l’uso di vuoti a rendere per bevande presso gli esercizi pubblici, le mense pubbliche, le scuole, ecc in modo da azzerare la produzione di inutili imballaggi.

Incentivare l'uso dei pannolini riciclabili (lavabili) e biodegradabili (usa e getta) per tutti i bimbi residenti da zero a tre anni e per i bimbi che frequentano i nidi statali e privati donando un buono per l'acquisto per ogni nuovo nato.

Le autorizzazioni per l'utilizzo del suolo pubblico per feste (comprese quelle dei partiti), sagre, concerti e altre manifestazione devono essere subordinate a limiti nella produzione di rifiuti rendendo obbligatorio la raccolta differenziata dei rifiuti prodotti e l’uso stoviglie lavabili o in materiali biodegradabili compostabili nell'umido.


Promuovere accordi con la grande distribuzione per sostituire le vaschette in plastica per alimenti derivata dal petrolio con quella in PLA derivanti dall’amido di mais compostabili nell'umido.

Tassare l'uso dei sacchetti di plastica usa e getta per la spesa per favorire l'uso di sporte di tela o sacchetti riutilizzabili (no ai sacchetti in plastica biodegradabili) per arrivare entro 1224 mesi alla completa messa al bando.

Negli appalti pubblici promuovere gli Acquisti Verdi e le aziende che commercializzano prodotti in regola con “la sostenibilità ambientale” indirizzando la scelta su prodotti e beni a ridotto impatto ambientale, meno inquinanti, meno dannosi per la salute in modo da ridurre l’impatto delle diverse attività sull’ambiente.

Istituire sul territorio un punto dove i rifiuti ingombranti e apparecchiature elettroniche come mobili, biciclette, elettrodomestici, computer, reti da letto, ecc ma anche abiti usati che potrebbero essere ancora utilizzati, ripararti e impiegati vengano dati gratis a chi ne ha bisogno oppure scambiate, vendute, messe all’asta (centro del baratto, bottega dell’usato, mercatino di scambio ecc) in gestione a cooperative sociali, associazioni di volontariato.

Stop alla pubblicità in cassetta postale informando l’utente anche attraverso una richiesta di “dis-iscrizione” dalle riviste gratuite alle quali non siamo più interessati e maggiorazione di tariffa al fine che chi spedisce contribuisca al costo dello smaltimento finale.

ASSOCIAZIONE MICOLOGICA SAMMARINESE ASSOCIAZIONE OASIVERDE


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