MSOI thePost Numero 59

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Il Settimanale di M.S.O.I. Torino


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MSOI Torino M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Elisabetta Botta, Segretario M.S.O.I. Torino

MSOI thePost MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di M.S.O.I. Torino, si propone come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulta riconoscibile nel mezzo di informazione che ne è l’espressione: MSOI thePost non è, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost 2 • MSOI the Post

N u m e r o

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Redazione Direttore Jacopo Folco Vicedirettore Davide Tedesco Caporedattore Alessia Pesce Capi Servizio Rebecca Barresi, Luca Bolzanin, Sarah Sabina Montaldo, Daniele Pennavaria, Leonardo Scanavino, Giulia Tempo, Martina Terraglia, Chiara Zaghi Media e Management Samantha Scarpa Redattori Federica Allasia, Erica Ambroggio, Elena Amici, Daniele Baldo, Lorenzo Bardia, Giulia Bazzano, Lorenzo Bazzano, Andrea Bertazzoni, Giusto Amedeo Boccheni, Luca Bolzanin, Giulia Botta, Maria Francesca Bottura, Adna Camdzic, Matteo Candelari, Claudia Cantone, Giulia Capriotti, Daniele Cavalli, Emanuele Chieppa, Giuliana Cristauro, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso,Francesca Maria De Matteis, Luca De Santis, Sabrina Di Dio,Ilaria Di Donato, Sofia Ercolessi, Simone Esposito, Guglielmo Fasana, Giulia Ficuciello, Alessandro Fornaroli, Lorenzo Gilardetti, Ann-Marlen Hoolt, Michelangelo Inverso, Vladimiro Labate, Giulia Marzinotto, Simone Massarenti, Efrem Moiso, Virginia Orsili, Daniele Pennavaria, Ivana Pesic, Edoardo Pignocco, Sara Ponza, Jessica Prieto, Carolina Quaranta, Giacomo Robasto, Daniele Reano, Jean-Marie Reure, Clarissa Rossetti, Michele Rosso,Daniele Ruffino,Fabio Saksida, Martina Santi, Federico Sarri, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Samantha Scarpa, Francesca Schellino, Viola Serena Stefanello, Lola Ferrand Stanley, Giulia Tempo, Martina Terraglia, Elisa Todesco, Francesco Tosco, Tiziano Traversa, Fabio Tumminello, Chiara Zaghi, Francesca Maria De Matteis, Martina Unali, Elisa Zamuner. Editing Lorenzo Aprà Copertine Amandine Delclos Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!


EUROPA 7 Giorni in 300 Parole BELGIO 23 marzo. Un uomo è stato arrestato ad Anversa dopo aver cercato di investire dei pedoni con la sua auto su una delle più importanti vie commerciali del centro città. Non ci sono stati feriti. L’uomo, un cittadino francese, è stato accusato di tentato omicidio a carattere terroristico dalla magistratura federale belga.

FRANCIA 24 marzo. Il presidente Vladimir Putin ha ricevuto al Cremlino la leader del Front National Marine Le Pen. Prima dell’inaspettato incontro, il Presidente russo ha precisato che “la Russia non sta cercando in alcuna maniera di interferire nelle elezioni francesi”. GERMANIA 27 marzo. L’Unione Cristiano Democratica di Germania (CDU), il partito del cancelliere Angela Merkel, vince le elezioni nel Saarland. Il voto amministrativo ha scongiurato per il momento il pericolo “effetto Schulz”, neopresidente dell’SPD, in vista delle elezioni politiche che si svolgeranno in Germania a settembre. ITALIA 25 marzo. I leader europei firmano al Campidoglio la Dichiarazione di Roma, documento volto a rilanciare nei prossimi 10 anni il processo di integrazione europea, a 60 anni

SCOTTISH INDEPENDENCE REFERENDUM: FACTS AND FIGURES. A second referendum that may prove risky.

By Lola Ferrand Nicola Sturgeon, the Scottish Independence Party leader (SNP), has announced that she intends to ask for a second referendum on Scottish independence because Brexit will result in Scotland being withdrawn from the European Union against its will. A referendum on independence was already held in 2014 and was won by the unionist. However, during the vote on Brexit, Scotland voted remain by 62 %. This changes the deal considerably, because if its place in the EU was not jeopardized during the first referendum, the consequence of Brexit is a big game changer. According to Sturgeon, even a good Brexit deal would be “significantly inferior” to the status quo. Another referendum would be divisive and cause great economic uncertainty at a difficult tim e . Indeed, if the economic issue was already a difficult point for the SNP two years ago, its prospects look even worst of now: the price of oil has halved and public spending deficit increased to more than 20% of annual government spending, or 9,5% of GDP. Furthermore, Sturgeon’s pitch for independence is centred on the will for Scotland to remain in the EU and the single market. However, the terms by which an independent Scotland could

enter the EU are extremely uncertain. Countries face a lengthy application process in order to become members and Scotland may well be forced to adopt the euro as the price of membership. Moreover, the EU may insist it cannot start considering a Scottish bid until after Brexit, so it knows what terms Scotland is joining under because questions about crossborder trade, tariffs and access to UK waters will be key issues for other EU member states. Finally, the EU claims that an application can only be made once Scotland has fully left the UK, which could take several years. One of the target’s the EU enforces on its members is for each state to aim for a budget deficit of no more than 3% of GDP, a target Scotland is far from attaining. The Prime Minister said the vote had to be held between Autumn 2018 and Spring 2019 – before it was “too late” but after “the terms of Brexit are known”. She will apply to the UK Government on March 28th to authorise the referendum. Questions revolving around future currency, setting up a new central bank, tackling deficit, repaying its share of the UK’s debt; and on how it can have free trade on equal terms simultaneously with the UK and the EU are critical questions that need to be addressed before any movement to leave the UK can be made.

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EUROPA dalla nascita della CEE. 27 marzo. Il tribunale di Tripoli ha sospeso il memorandum d’intesa tra Italia e Libia firmato il 2 febbraio dal premier del governo di unità nazionale libico Fayez al Sarraj e il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni. Il ricorso era stato presentato per vizi di forma e di contenuto.

CULTURALLY NOT UNIFIED

Eurogroup president Dijsselbloem shows that stereotypes still exist within the member states

By Ann-Marlen Hoolt On Saturday thousands of people celebrated 60 years of European unity. Still, culturally, in some aspects the European Union does not seem as united after all.

REGNO UNITO 25 marzo. Migliaia di persone hanno manifestato a Londra sotto lo slogan “Unite for Europe” a 4 giorni dall’inizio della procedura formale di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La manifestazione si è conclusa davanti alla Camera dei Comuni con un omaggio alle vittime dell’attentato di martedì scorso. Intanto, dopo Farage, anche Carswell, unico deputato dell’United Kingdom Independent Party (UKIP), annuncia le sue dimissioni. 29 marzo. L’ambasciatore britannico Tim Barrow ha consegnato al presidente del Consiglio UE Donald Tusk la lettera firmata da Theresa May con cui attiva formalmente l’articolo 50 del Trattato di Lisbona dando l’ufficiale avvio all’iter di divorzio di Londra dall’UE. 29 marzo. Con una maggioranza di 10 voti il Parlamento scozzese ha autorizzato la premier Nicola Sturgeon a chiedere a Londra di organizzare un secondo referendum per l’indipendenza di Edimburgo. A cura di Giuliana Cristauro 4 • MSOI the Post

Euro-Group President Jeroen Dijsselbloem sparked a discussion about European unity last week when he gave an interview with a German newspaper. The Head of the Euro area’s finance Ministers talked about the support that northern European countries had given to southern European countries during the Euro crisis. As a social democrat, Dijsselbloem said, he prized solidarity but it also came with obligations. “You cannot spend all money on drinks and women and then ask us for help”, he was quoted by the German newspaper. The statement sparked anger and outrage not only in southern Europe. Many consider it sexist and racist. Southern European politicians called the remark an insult to member states and demand Dijsselbloem’s removal. In their eyes the president of the Eurogroup does not fully understand what happened to Portugal or Spain during and before the crisis. Portuguese Prime Minister António Costa declared: “Europe will only be credible as a common project on the day when Mr. Dijsselbloem

stops being Head of the Eurogroup and apologises to all the countries that he profoundly offended”. Though Dijsselbloem’s party lost in the Dutch elections, the president of the Eurogroup has a mandate until January 2018 and no intentions to resign. In an attempt to apologise Dijsselbloem said he had no intentions of insulting anyone. “The comment was about myself. It was my Dutch directness”. The Dutch finance minister was drawing an analogy. Countries that borrow money from allies, as struggling states did during the Euro crisis, have a duty to reform - Just like individuals do. Even though Dijsselbloem wasn’t consciously insulting southern countries, subconsciously the statement drew up deep cultural assumptions. By making his point that member states should end wasteful spending he endorsed a stereotype that indicates a widening north-south divide in Europe. Northern countries believe southern hedonism and irresponsibility to be the cause of the euro crisis while southern Europeans complain about northern arrogance and a lack of solidarity. In times when Europe seeks its next steps statements that widen the north-south divide are not helpful. Cultural differences and stereotypes are hampering European unity; even 60 years after the European Union came to life.


NORD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole

EXTREME VETTING

L’amministrazione Trump intensifica i controlli in entrata negli Stati Uniti

Di Erica Ambroggio STATI UNITI 26 marzo. Il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo per rimuovere alcuni delle misure prese dall’amministrazione Obama in tema di ambiente e che erano volte a ridurre l’impatto ambientale delle imprese e a contrastare il cambiamento climatico. “Troppo a lungo le nostre agenzie federali hanno agito da barriera contro lo sviluppo razionale e sostenibile” ha detto ieri il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer, riportando quanto detto dal Presidente. 27 marzo. Il Pentagono ha annunciato che un attacco aereo condotto dalle forze americane ha ucciso uno dei leader di al Qaeda, Quari Yasin. Era uno dei responsabili dell’attacco dinamitardo all’hotel Marriot di Islamabad del 2008 in cui morirono 54 persone. 28 marzo. Il Presidente Trump è intenzionato a creare un nuovo ufficio alla Casa Bianca. A guidarlo sarebbe suo genero Jared Kusher. Secondo quanto riporta il Washington Post lunedì il “White House Office of American Innovation” verrà annunciato e risponderà solo e direttamente al Presidente in persona. Servirà a Trump per raggiungere alcuni degli obiettivi evidenziati in campagna elettorale. 30 marzo. Ad Ivanka Trump è stata assegnata una posizione

Entrare negli Stati Uniti, per alcune categorie di persone, sarà ancora più complesso; un privilegio concesso solo a coloro che siano stati attentamente identificati dalla nuova amministrazione Trump, impegnata a setacciare ogni singola domanda di entrata nel Paese per ragioni turistiche, lavorative o di ricongiungimento familiare. Prosegue senza sosta, infatti, l’operato del Dipartimento di Stato americano rivolto all’intensificazione dei controlli sulla concessione dei visti. L’ultimo atto delle nuove politiche restrittive messe in campo da Donald Trump è stato reso noto sabato 23 marzo. Nelle precedenti settimane il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, avrebbe comunicato ad ogni singola ambasciata USA nuove regole in materia di sicurezza e gestione delle domande di ammissione negli Stati Uniti. Le autorità preposte al controllo del flusso d’entrata nel Paese avranno il compito di effettuare controlli eccezionali su coloro che facciano richiesta di visto. Gruppi di lavoro composti da membri dell›intelligence si occuperanno di sviluppare i criteri identificativi delle popolazioni verso le quali sarebbero giustificate le nuove e superiori modalità di controllo. Le innovazioni alle procedure di sicurezza attualmente in vigore contemplerebbero la possibilità

di analizzare le pagine social dei richiedenti con lo scopo di tracciare eventuali legami con attività terroristiche e di identificare una loro passata presenza nei territori del sedicente Stato Islamico. Un dato, questo, in realtà sporadicamente già utilizzato, che andrà ad aggiungersi ai numerosi screening già operativi sul territorio e che includono l’analisi della travel history, delle e-mail e dei numeri di telefono utilizzati nei 5 anni antecedenti alla richiesta. L’applicazione di tali controlli renderà inevitabilmente più lunga la prassi di rilascio del visto. “Tutte le decisioni sui visti, sono decisioni di sicurezza nazionale”, ha ricordato Tillerson nel proprio comunicato alle ambasciate, esortando a “negare ogni visto che possa includere una minaccia per la nazione”, con l’esclusione dei 38 Paesi facenti parte del programma “Visa Waiver”. La preoccupazione più ovvia, accompagnata da una rassegnata consapevolezza, è che tali procedure, indipendentemente dalla pericolosità del singolo, possano basarsi su ragioni esclusivamente razziali, portando, dunque, l’amministrazione Trump a schermare gli Stati Uniti dalle popolazioni già incluse in precedenti provvedimenti voluti e portati avanti dal tycoon, ma che hanno incontrato ostacoli tuttora permanenti. MSOI the Post • 5


NORD AMERICA ufficiale all’interno della Casa Bianca. La figlia del Presidente ricoprirà il ruolo di sua assistente, ma non sarà pagata e sarà sottoposta alle medesime regole a cui sono sottoposti tutti gli impiegati federali. “Capisco le preoccupazioni di ordine etico, riguardanti il mio ruolo di consigliere del Presidente ed è per questo che servirò gratuitamente e sottoponendomi alle regole che riguardano tutti gli impiegati federali” ha dichiarato lei stessa in una nota.

VIA LIBERA ALL’OLEODOTTO KEYSTONE XL La TransCanada ottiene il permesso statunitense. Trudeau: non possiamo fermare gli oleodotti

Di Martina Santi

CANADA 28 marzo. Il partito del primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato un piano per permettere l’uso ed il possesso di una “certa quantità” di marijuana. Le nuove leggi sul tema entreranno in vigore dal 1° luglio 2018. Le autorità provinciali canadesi avranno libertà nella scelta dei prezzi così come in eventuali innalzamenti della soglia di età minima (oltre i 18 anni) per l’acquisto ed il possesso. 30 marzo. Aspro conflitto tra il ministro dell’educazione dell’Alberta, David Eggen, ed il leader della Progressive Conservative Association dell’Alberta. Secondo il primo la presa di posizione di quest’ultimo, secondo il quale i genitori dovrebbero notificare allo Stato se i propri figli si uniscono ad un’associazione che incoraggi il dialogo omosessualieterosessuali, sarebbe a dir poco estremista. A cura di Alessandro Dalpasso 6 • MSOI the Post

Dopo 8 anni di battaglie “verdi”, la compagnia energetica canadese Trans Canada ha finalmente ottenuto l’autorizzazione presidenziale per la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, rilasciata dal sottosegretario di Stato per gli affari politici degli Stati Uniti. L’autorizzazione arriva a 10 anni dalla prima richiesta ufficiale, dopo che l’amministrazione Trump si era espressa favorevolmente alla realizzazione del progetto energetico. L’installazione del nuovo oleodotto aveva mobilitato migliaia di ecologisti e numerose tribù Sioux, quest’ultime direttamente interessate dai gravi danni ambientali derivanti dalla sua realizzazione. Furono proprio la reazione di protesta attiva delle popolazioni native e gli alti rischi ecologici, a determinare la decisione di Obama di bloccare i permessi per l’avvio dei lavori, nel 2015. Oggi, dalla Casa Bianca arriva un nuovo schiaffo alle politiche verdi dell’amministrazione Obama.

L’oleodotto per il trasporto del petrolio dal Canada al Golfo del Messico si farà: il progetto, infatti, rappresenterebbe una notevole risorsa per il Paese, non solo in termini di nuovi posti di lavoro, ma anche relativamente alla sicurezza energetica degli Stati Uniti e ad una loro maggiore indipendenza nel campo degli idrocarburi. Non sorprende, dunque, la scelta di Trump di appoggiare il progetto della Trans Canada. La vera sorpresa arriva forse da Justin Trudeau: nonostante sia il governo il Parlamento del Canada abbiano sostenuto ufficialmente gli accordi COP21, il Premier ha sostenuto la costruzione dell’oleodotto Keystone e anche l’avvio di altri due progetti simili. “We can’t shut down the oilsands. We need to phase them out”; queste le parole del Presidente. La strada per la realizzazione del progetto sembra dunque essersi aperta per la TransCanada. La società, tuttavia, non ha ancora ottenuto tutti i permessi necessari per l’avvio dei lavori e non sono da escludere eventuali ricorsi in tribunale.


MEDIO ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole AFGHANISTAN 25 marzo. L’esercito afghano lascia il controllo della zona strategica di Singin ai Talebani. Intanto, secondo l’esercito USA, la Russia starebbe fornendo sostegno economico e militare ai Talebani. 26 marzo. Ucciso da un drone americano Qari Yasin, esponente di al Qaeda e mente dietro l’attacco al Merriot Hotel di Islamabad del 2008. EGITTO 24 marzo. Rilasciato l’ex-presidente egiziano Hosni Mubarak, arrestato nel 2012. Cadono le accuse a suo carico per la morte dei manifestanti della Rivoluzione del 2011. IRAN 28 marzo. La Russia otterrá dall’Iran il permesso di usare le basi militare del Paese per lanciare attacchi contro i terroristi in Siria. IRAQ 24 marzo. Il leader shiita Muqtada al-Sadr minaccia di boicottare le elezioni se il Governo non cambierá l’attuale legge elettorale. 28 marzo. UN: necessaria una revisione delle tattiche di assalto messe in atto, per garantire la protezione dei civili. 28 marzo. Il generale dell’esercito americano Townsend afferma: “è possibile che [l’attacco su Mosul] sia stato un involontario incidente di guerra”. ISRAELE 29 marzo. A Gerusalemme, una donna palestinese tenta di accoltellare agenti israeliani. Uccisa.

LA GRANDE FOLLA DI SANA’A

Decine di migliaia di persone in piazza a due anni dall’intervento internazionale in Yemen

Di Lorenzo Gilardetti Il 26 marzo scorso hanno manifestato ad al-Sabeen Square a Sana’a decine di migliaia di Yemeniti sciiti per dire basta alla guerra che sta mettendo a dura prova il Paese. Due anni prima, infatti, con l’operazione denominata “Tempesta Decisiva” l’Arabia Saudita è entrata nel conflitto interno yemenita, guidando una coalizione con Egitto, Giordania, Marocco e Sudan e schierandosi a fianco delle forze lealiste che sostengono il presidente sunnita Abd Rabbih Mansur Hadi, scappato a Riyadhe tornato in Yemen soltanto due anni dopo, insediando ad Aden, la nuova capitale del governo riconosciuto a livello internazionale. La guerra, che ha ridotto il Paese in ginocchio, è iniziata formalmente nel settembre del 2014, quando il gruppo armato sciita degli houthi ha accusato il governo per la corruzione e per le posizioni filo-statunitensi: il governo ordinò l’arresto di 800 ribelli, che risposero spodestando Hadi e ripristinando l’ex presidente Ali Abdullah Saleh. Da allora gli houthi, sostenuti dall’Iran (nonostante Teheran abbia sempre negato un coinvolgimento), hanno conquistato gran parte dei territori a nord del Paese, comprese città strategiche e importanti porti sulla costa. L’intervento della coalizione nel

2015 avrebbe dovuto portare a un’immediata soluzione, ma oltre ad aver disatteso le previsioni è finita sotto l’attenzione dell’ONU, essendosi resa protagonista di attacchi su scuole e ospedali, facendo registrare tra le vittime civili un gran numero di bambini. Lo stesso ONU ha fallito nel tentativo di far dialogare le parti, vedendo annullare nel corso di questi 2 anni ben 7 “cessate il fuoco” prima ancora di iniziare. A rendere ancora più complesso lo scenario ci sono inoltre sullo scacchiere le milizie di al-Qaeda che hanno acquisito sotto il proprio controllo un numero sempre maggiore di territori grazie alle alleanze con tribù, assemblee locali anti-houthi e con le forze governative saudite in alcuni contesti geografici come la città Aden. In piazza, insieme alla folla, era presente anche Saleh, che in una rara apparizione pubblica ha chiesto alla popolazione di resistere fino alla fine contro la coalizione araba che continua a scegliere la via della guerra. Guerra (in cui sono coinvolti attraverso l’Arabia Saudita anche gli USA e la Gran Bretagna) che ha raggiunto – secondo i dati delle più importanti associazioni umanitarie – cifre impressionanti: tra i 7 e i 12.000 morti, circa 40.000 feriti, 3 milioni di sfollati e 7 milioni di persone a imminente rischio carestia.

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MEDIO ORIENTE LIBANO 25 marzo. L’American University of Beirut pagherá $700,000 di multa per aver accettato esponenti di Hezbollah in un media-training, violando i termini dell’accordo per i finanziamenti USAID.

ERDOĞAN ANNUNCIA UN REFERENDUM SUI NEGOZIATI CON L’UE

E aggiunge “Se l’UE abbandonasse il tavolo delle trattative, renderebbe tutto più facile”

PALESTINA 25 marzo. Gaza: assassinato uno dei principali membri di Hamas, Mazen Faqha. Hamas chiude il valico per Erez. SIRIA 24 marzo. Secondo il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, l’inizio delle operazioni per la riconquista di Raqqa è imminente. 26 marzo. Daesh evacua Raqqa, a causa del rischio di crollo della diga di Tabqa. 27 marzo. Le Forze Democratiche Siriane (SDF) interrompono le operazioni a Raqqa, per permettere a una squadra di tecnici di ispezionare la diga di Tabqa. 29 marzo. Raggiunto accordo tra Governo siriano e forze ribelli per l’evacuazione dei civili da 4 aree assediate. TUNISIA 24 marzo. Proposta legge che allegerisca le pene per il possesso di droga. TURCHIA 25 marzo. Secondo un report britannico, sostenitori di Gülen avrebbero preso parte al colpo di Stato della scorsa estate. YEMEN 26 marzo. Manifestazione a Sana’a promossa dagli houthi per chiedere la fine del conflitto. A cura di Martina Terraglia 8 • MSOI the Post

Di Martina Scarnato La crisi diplomatica tra la Turchia di Recep Erdoğan e l’Unione Europea non sembra scemare. A seguito della decisione di sospendere le relazioni ministeriali con i Paesi Bassi e dopo aver accusato la Germania di Angela Merkel di utilizzare “metodi nazisti” per aver vietato dei comizi a favore del “Sì” alla riforma costituzionale turca, Recep Erdoğan ha annunciato che, molto probabilmente, il 16 aprile i cittadini turchi saranno chiamati ad esprimere il loro voto tramite referendum anche riguardo la continuazione dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Inoltre, Ankara ha minacciato di rompere l’accordo sui migranti stipulato il 18 marzo dell’anno scorso. In realtà, già l’anno scorso era stata ventilata l’ipotesi di sottoporre la questione alla volontà popolare. Secondo gli osservatori, Erdoğan starebbe cercando di alimentare le tensioni con l’Europa per garantirsi l’appoggio dei nazionalisti turchi, da sempre contrari ad una possibile integrazione nell’Unione e propensi a votare ‘Sì’ al referendum sulla riforma proposta dal Presidente. Gli accordi per l’ingresso del-

la Turchia nell’UE sono cominciati nel 2005 e da allora sono progrediti molto lentamente, a seguito di diversi disaccordi riguardanti sia la questione di Cipro ed il rispetto dei diritti umani, sia per ciò che concerne il trattamento riservato alla minoranza curda e alla progressiva limitazione della libertà di espressione. Successivamente al fallito golpe del 15 luglio 2016, la repressione contro gli oppositori è stata particolarmente cruenta ed è valsa ad Ankara le critiche dell’Unione Europea. Di recente, Erdoğan ha dichiarato di voler reinserire la pena capitale dopo la possibile approvazione della riforma costituzionale. A seguito di tali dichiarazioni, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha minacciato la fine dei negoziati per l’inserimento del Paese nell’Unione. La risposta di Erdoğan non si è fatta attendere: “Ah! Se soltanto potessero prendere tale decisione! Ciò ci semplificherebbe il lavoro!” avrebbe dichiarato. D’altronde, l’Europa incontrerebbe diverse difficoltà nel rinunciare ad avere la Turchia come partner nella gestione dei migranti e contro il terrorismo, e forse, per la prima volta, potrebbe trovarsi nella posizione più debole.


RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole BIELORUSSIA 26 marzo. Si è conclusa con una durissima repressione l’ennesima protesta che ha animato le strade di Minsk e di molte altre città in Bielorussia. Le proteste, cui hanno partecipato persone di tutte le fasce d’età, si oppongono alla cosiddetta “legge anti-scroccone”, la quale prevede che i disoccupati paghino una multa di 200 euro. Nonostante Lukashenko abbia fatto dei passi indietro sulla legge, il malcontento è ormai diffuso. Domenica sono state arrestate oltre 400 persone, fra cui anche gli avversari politici del Presidente e i giornalisti che volevano documentare la protesta. GEORGIA 28 marzo. Al via la liberalizzazione dei visti fra Georgia e Unione Europea. I cittadini georgiani potranno ora accedere allo spazio Schengen per un periodo limitato (90 giorni) senza aver bisogno del visto. L’UE ha concesso la liberalizzazione in cambio di riforme politiche che facciano progredire la Georgia dal punto di vista democratico. RUSSIA 26 marzo. In quasi 100 città russe sono state programmate proteste contro la corruzione del premier russo Dmitri Medvedev, sotto lo slogan “Dimon, la pagherai!”. Tuttavia, il permesso di protestate è stato negato in 72 città su 99. Le città in cui la protesta si è svolta, invece, hanno visto la polizia compiere molti arresti. Significativo è stato l’arresto del leader d’opposizione Alexey Navalny, arresto che la folla ha cercato di impedire assalendo la camionetta della polizia al grido “fascisti, liberatelo!” e

DIETRO LE QUINTE DELL’URSS La vita di Anatoly Chernayev, uno dei più stretti collaboratori di Gorbačëv

Di Daniele Baldo Il 12 marzo Anatoly Chernyaev è morto all’età di 95 anni a Mosca. Chernyaev è stato uno dei più importanti collaboratori di Michail Gorbačëv, nonché suo ghostwriter, e giocò un ruolo centrale nella politica che tentò di modernizzare e liberalizzare l’Unione Sovietica, la perestrojka. Nato nel 1921, Chernyaev prese parte alla seconda guerra mondiale combattendo i nazisti nella campagna sul Baltico e, successivamente, scalò i ranghi dell’establishment della politica estera del Cremlino fino a diventare, nel 1986, parte di un circolo di consiglieri liberali di Gorbačëv. Dopo divenne il Segretario di Gorbačëv, durante gli anni in cui questi era a capo del Partito Comunista. A 65 anni venne scelto dal neo-Presidente come consigliere per la politica estera. Egli non nascose, nei suoi diari, l’ammirazione che provava per quel nuovo leader, che definiva “intelligente e vivo, con idee, immaginazione e coraggio”.

Dal 1972 al 1991 Chernyaev raccolse in alcuni diari le cronache della politica sovietica e alcune analisi sul governo Gorbačëv, non senza qualche autocritica. Dal 1989, soprattutto, Chernyaev iniziò a perdere fiducia nelle capacità di realizzare concretamente le riforme, avvertendo le fasi iniziali di un crollo che sarebbe stato imminente. Con l’ascesa al potere di Vladimir Putin, Chernyaev nel 2004 decise di donare i suoi diari al National Security Archive, una ONG americana, nel timore che i suoi scritti non sarebbero potuti essere accessibili liberamente in Russia. Chernyaev si dimostrò un ottimo alleato di Gorbačëv: divenne l’alfiere del nuovo modo di pensare promosso dal leader sovietico, dando nuova enfasi a discorsi quali l’uscita dalla guerra in Afghanistan e l’avvicinamento dell’URSS all’occidente europeo. È inoltre considerato come uno dei principali responsabili per la fine pacifica della Guerra fredda, dato che ebbe un’influenza notevole sulla glasnost e sulla riduzione degli armamenti nucleari.

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RUSSIA E BALCANI “Vergogna!”. 29 marzo. Forte scossa di terremoto (magnitudo 6.6) in Kamchatka. Finora non si hanno notizie di feriti o danni, ma si attende ancora uno tsunami.

LA BULGARIA AL VOTO

Vincono i filo-europeisti ma senza la maggioranza, larghe intese all’orizzonte

Di Lorenzo Bardia

UCRAINA 23 marzo. Circa alle 11.30 del mattino Denis Voronenkov è stato assassinato di fronte al Premiere Palace Hotel di Kiev. Voronenkov era un ex-legislatore russo ed ex-esponente del Partito Comunista, che viveva in esilio nella capitale ucraina dopo essere scappato da Mosca. Da Kiev egli si era spesso espresso contro Vladimir Putin e l’annessione della Crimea. Il presidente ucraino Poroshenko considera l’uccisione di Voronenkov come un attacco terroristico di Stato commesso dalla Russia. Molti altri esiliati russi cominciano ora a temere per la loro vita. 23 marzo. Circa 20.000 persone sono state evacuate dopo l’esplosione di un deposito di armi in Ucraina dell’est (presso la base di Balakliya). Le munizioni presenti nel deposito venivano utilizzate durante il conflitto a Luhansk e Donetsk. Le autorità non escludono che l’esplosione sia frutto di un attacco militare. A cura di Elisa Todesco

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La Bulgaria è tornata a votare. In seguito alle dimissioni del novembre 2016 del primo ministro Boyko Borisov, leader del partito di centro-destra GERB, nella giornata di domenica 26 marzo 2017 si sono tenute le elezioni parlamentari anticipate. Secondo i dati comunicati dalla Commissione Elettorale, l’affluenza alle urne è stata superiore al 50% dei votanti. Il GERB, ovvero il partito Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria, ha ottenuto la maggioranza dei voti raggiungendo così il 32,63%, mentre il BSP, partito Socialista che continua a mantenere una linea più morbida nei confronti di Mosca, guidato da Kornelia Ninova, si è fermato al 27,10%. Al terzo posto, con il 9,08%, il partito nazionalista Patrioti Uniti. Sono infine riusciti ad ottenere seggi in Parlamento, superando lo sbarramento del 4%, il Movimento per i Diritti e le Libertà, partito della minoranza turca, con l’8,98%, e Volontà, il partito di recente formazione dell’imprenditore Veselin Mareshki, con il 4,16%. I conservatori e i filo-europeisti possono quindi tirare un sospiro di sollievo. Boyko Borisov, al quale con tutta probabilità verrà affidato l’incarico di formazione del governo, ha dichiarato alla stampa che sarà necessario “un nuovo governo che sia al passo

delle nuove realtà nell’UE e nel mondo”. Con tale risultato gli europeisti di GERB, che in campagna elettorale avevano dichiarato di puntare a un miglioramento dei rapporti con Mosca, nel tentativo di sottrarre consenso alla base elettorale dei Socialisti, si assicurano 96 seggi su 240. Il BSP ha invece più che raddoppiato il suo ultimo risultato, conquistando 79 seggi. Nessun partito ha ottenuto una solida maggioranza in Parlamento, le larghe intese paiono quindi essere la strada obbligata per l’uscita dall’impasse. Durante la campagna elettorale, i socialisti del BPS avevano escluso l’ipotesi di un’eventuale coalizione di governo con GERB, per questa ragione Borisov avrà bisogno del sostegno di almeno altri due partiti. Le elezioni anticipate sono state indette in seguito alle presidenziali del novembre 2016. La candidata di GERB era stata infatti nettamente sconfitta dal candidato dei socialisti, Rumen Radev, che al ballottaggio aveva ottenuto il 59% dei voti, diventando così Presidente della Repubblica di Bulgaria. Borisov, prendendo atto del risultato, si era dimesso dal suo incarico sostenendo che la coalizione al governo non avesse più una maggioranza. Da domenica Borisov ha una forte legittimazione politica, ma un sentiero da percorrere tortuoso.


ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole

ANTITERRORISMO IN INDONESIA Storia e recenti sviluppi

Di Emanuele Chieppa CINA 28 marzo. Carrie Lam, ex vice capo di governo di Hong Kong, è stata nominata leader della nuova amministrazione che guiderà la regione amministrativa speciale a partire da luglio. Ellaa sarà la prima donna a ricoprire l’incarico di Liasion e Offic , rappresentando Pechino nel suo territorio. La sua elezione è stata tuttavia recepita con freddezza dai mercati finanziari che hanno registrato una diminuzione degli indici. COREA DEL SUD 27 marzo. L’ex presidente Park Geun-hye è stato accusato dalla procura di Seul di corruzione e abuso di potere. Lo stesso mandato di arresto è stato inoltre rivolto alla sua confidente Choi Soon-sil, responsabile di alcune estorsioni rivolte alla Corporate Korea a favore di due fondazioni gestite dalla medesima Presidente. L’avvio del processo è avvenuto grazie alla perdita dell’immunità parlamentare concessa alle cariche istituzionali. IRAN 27 marzo. I Ministri teheraniti degli Esteri e del petrolio hanno incontrato il loro corrispettivo Dmitry Medvedev per siglare accordi economici atti ad aumentare i legami commerciali e di investimento già esistenti tra i due Paesi. Entrambi i media

Lo scorso 23 marzo, la polizia indonesiana, durante un raid in un complesso industriale a poche ore da Jakarta, ha ucciso un terrorista islamico e ne ha arrestati altri tre. I quattro uomini erano sospettati di essere parte del Jemaah Ansharut Daulah (JAD), un’organizzazione inserita nella categoria del terrorismo globale dal Department of State statunitense. Il JAD, nato nel 2015, ha dichiarato la propria affiliazione al sedicente Stato Islamico ed è legato ad alcuni sviluppi recenti del fondamentalismo islamico in Indonesia. Nel gennaio 2016, un attacco suicida nel centro di Jakarta uccise quattro persone e provocò 25 feriti. L’attentato, rivendicato da Daesh, risultò essere stato portato a termine da militanti del JAD, finanziati e addestrati da una cellula dell’IS. Da quel momento, il terrorismo di matrice fondamentalista in Indonesia non ha fatto che irrobustirsi. L’operazione antiterrorismo che ha avuto luogo lo scorso 23 marzo è stata essenzialmente motivata proprio dal tentativo di contenere le crescenti pressioni estremiste nel Paese. La storia recente dell’Indonesia è in realtà tutta costellata di avvenimenti legati al terrorismo, che in questo Stato sono pre-

senti fin dall’epoca del colonialismo. Allora, tuttavia, la spinta alla radicalizzazione era da considerarsi motivata da esclusione politica e insofferenza alla dominazione occidentale. Negli ultimi anni, invece, il tentativo da parte dell’IS di creare un territorio governato dalla Shari’a ha ottenuto il sostegno di alcuni gruppi indonesiani, che si sono uniti ai combattenti – spesso spinti anche dalla promessa di alte remunerazioni. Molti sono poi tornati nell’arcipelago indonesiano. Alcuni gruppi terroristici locali hanno così acquisito una forza via via maggiore, e questo complica il lavoro delle forze di polizia. Il governo indonesiano ha continuato a contrastare le cellule terroristiche presenti sul territorio con operazioni di polizia. Nel 2010 si sono ottenuti diversi successi, tra cui l’eliminazione del maggior ricercato in tutto il sud-est asiatico Dulmatin, ucciso in un raid della polizia poco distante da Jakarta. Ad una minaccia persistente, tuttavia, l’Indonesia risponde cooperando con altri Stati con cui condivide l’obiettivo di sradicare il terrorismo. In particolare, le unità locali di polizia possono contare sul sostegno degli Stati Uniti e della Australian Federal Police, che operano congiuntamente nell’antiterrorismo. MSOI the Post • 11


ORIENTE hanno definito tale evento come un ‘’turning point’’ nella loro politica. 28 marzo. Il dialogo tra Iran e Russia è passato sul piano politico-militare durante l’incontro tra il capo del Cremlino Vladimir Putin e il presidente Hassan Rouhani. Il portavoce del Ministro degli Esteri iraniano ha dichiarato che durante il meeting, i leader hanno analizzato le problematiche relative alla crisi siriana, le possibili soluzioni del conflitto e le misure per contenere il terrorismo e l’estremismo. PAKISTAN 26 marzo. Dopo la riapertura del confine con l’Afghanistan, il Governo di Islamabad ha deciso di costruire una recinzione lungo il confine nord-orientale per rallentare i movimenti dei talebani pakistani. Il capo dell’esercito Qamar Javed Bajwa ha annunciato che tale protezione verrà installata nei distretti di Bajaur e Mohmand, al confine con le province afghane di Nangarhar e Kunar. In progetto vi è inoltre la costruzione di 420 postazioni lungo il limes e di un rilevatore di movimento.

THAILANDIA 24 marzo. L’ex primo ministro Thaksin Shinawatra è stato collegato da un programma televisivo locale al fuggitivo Wuthipong Kochathamakun. L’ex membro delle red-shirt, soprannominato Kotee, è attualmente ricercato dalle autorità di Bangkok per lesa maestà, possesso di armi da guerra e violazione del Firearms Act. A cura di Alessandro Fornaroli 12 • MSOI the Post

IL TRIANGOLO TOKYO-PECHINO-TAIPEI La visita giapponese a Taiwan preoccupa la Cina

Di Tiziano Traversa Tra venerdì 24 e sabato 25 marzo il vice ministro degli Interni giapponese, Jiro Akama, si è recato in visita a Taiwan per prendere parte ad un evento di promozione turistica e culturale del Giappone. Il vice ministro è stato ricevuto dal Presidente dell’Association of East Asian Relations il quale, nel discorso di apertura dell’evento, ha affermato che Taiwan e Tokyo devono affrontare “problemi comuni” (non meglio specificati) e per questo risultano sempre più connessi tra loro. Jiro Akama è il primo alto funzionario del Governo giapponese a visitare ufficialmente Taiwan dopo che, nel 1972, Taipei e Tokyo troncarono i rapporti diplomatici. Un’interruzione che, del resto, fu motivata in gran parte dalla necessità da parte del Giappone di stabilire relazioni diplomatiche con la Cina. Nonostante i rapporti restino de facto interrotti, i due Stati mantengono da anni ottime relazioni informali sul piano economico, turistico e culturale. In tempi recenti, inoltre, Taiwan ha cercato di migliorare le relazioni bilaterali con altre nazioni del mondo. Come molti avevano previsto, Pechino non ha apprezzato la visita di un alto funzionario giapponese a Taipei. Il portavoce del Ministero degli Esteri

cinese, Sua Chunying, ha affermato che con questo atto Tokyo “non ha rispettato l’impegno ad intrattenere rapporti esclusivamente non governativi con Taiwan”. Il governo cinese ha definito questa visita “una provocazione”, invitando il Giappone a considerare la ripercussione negativa che tale atto potrebbe sulle relazioni sino-giapponesi. Il Ministero degli Interni nipponico ha immediatamente spiegato che si è trattato di una innocua visita informale senza fini politici, perfettamente in linea con il rapporto che da sempre il Giappone ha intrattenuto con Taipei. Pechino non ha mostrato di accettare le giustificazioni del governo giapponese, ritenendo anzi che Tokyo stia sottostimando la gravità di un comportamento reputato doppiogiochista dai cinesi. Il portavoce di Pechino ha pertanto chiesto ai giapponesi di esplicitare la fazione con la quale intendano relazionarsi. La questione taiwanese resta per la Cina un argomento critico. Pechino, che non ha mai rinunciato al controllo dell’isola, non ammette che altre nazioni considerino Taiwan uno Stato de jure e che intrattengano con esso relazioni diplomatiche a carattere formale, tali da implicare un riconoscimento della sovranità taiwanese.


AFRICA 7 Giorni in 300 Parole

I CYBER ATTACCHI CHE ESASPERANO L’AFRICA Sempre più numerosi gli hacker che operano dall’Africa occidentale

GABON 28 marzo. Il dialogo politico nazionale voluto dal presidente in carica Ali Bongo ha avuto inizio. Assente all’incontro il capo dell’opposizione Jean Ping e la sua coalizione, che boicottano il dialogo. L’obiettivo del Presidente è di placare le tensioni politiche e sociali e risollevare l’economia del Paese, messa a dura prova dopo la crisi politica avvenuta in seguito alla rielezione di Ali Bongo il 27 agosto 2016. REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 29 marzo. Sono stati ritrovati i corpi di due esperti dell’ONU, l’americano Michael Sharp e la svedese Zaida Catalan. I due trentenni erano stati sequestrati nella regione di Kasaï lo scorso 12 marzo. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato di volere rendere giustizia ai due funzionari, che stavano indagando sui gruppi ribelli nel Paese, in particolare sul gruppo armato Kamuina Nsapu, ritenuto dal governo della RDC il principale indiziato. Non si esclude tuttavia che la morte dei due giovani sia legata alla loro indagine sulle violazioni dell’embargo sulle armi, tuttora in vigore nel Paese e imposto dall’ONU. SENEGAL 30 marzo. La posizione del sindaco di Dakar, Khalifa Sall, si fa sempre più critica. Il suo dossier giudiziario si arricchisce

Di Sabrina Di Dio Risale al 22 marzo l’ultima truffa informatica costata al Kenya 39 milioni di dollari. È stato un 28enne laureato e disoccupato a sottrarre la somma all’autorità keniana che riscuote le tasse. Risulta che, nel corso del 2016, solo in Kenya siano stati rubati 165 milioni di dollari attraverso Internet. La lunga lista di attacchi da parte di cyber-criminali a danno di enti pubblici e privati in Africa occidentale ha portato la Trend Micro Incorporated e l’Interpol ad elaborare uno studio sulla criminalità informatica, intitolato “Cybercrime in West Africa: Poised for an Underground Market”. Secondo questa ricerca, dal 2013 le operazioni di hackeraggio stanno aumentando del 30% ogni anno. Kenya e Nigeria, oltre ad essere vittime delle frodi via Internet, sono anche i Paesi che ospitano il maggior numero di criminali informatici. Proviene dalla Nigeria il 46% delle e-mail mandate con fini fraudolenti. Nonostante la nascita ad ottobre 2016 di un Cyber Coordination Centre in Kenya per garantire una certa sicurezza informatica statale, gli attacchi cibernetici aumentano esponenzialmente, mentre gli arresti rimangono

fissi al 30% circa. Questo alimenta il senso di impunità che si aggira tra i giovani criminali informatici. In Ghana essi si sono riuniti in una vera e propria comunità che pratica la “sakawa”, un allenamento per diventare cyber-criminali professionisti. Durante questo rituale viene fatto credere agli aspiranti hacker di essere protetti da un’entità superiore che benedice e approva i loro furti al fine di sfuggire alla povertà. In questa comunità possiamo riconoscere 2 tipi di cybercriminali. Gli Yahoo boys, giovani alle prime armi, spesso laureati disoccupati tutti tra i 19 e i 29 anni, si servono di profili falsi per imbrogliare altri utenti su Facebook o su altre piattaforme. I “Next-level cybercriminals”, sono invece veri hacker che si servono di software più sofisticati e conoscono il deep web, la rete parallela dove agiscono governi, terroristi e truffatori. Per porre fine a questo flagello che affligge la società dell’Africa occidentale – suggerisce lo studio dell’Interpol e della Trend Micro – i governi devono promuovere una collaborazione stretta fra settore pubblico e privato con il fine di educarli insieme alla difesa dai cyber-attacchi.

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AFRICA di dettagli con il passare delle ore e le autorità senegalesi hanno deciso di costituirsi parte civile al processo. Il Sindaco è accusato di aver sottratto da fondi statali una cifra di circa 2,7 milioni di euro per fini personali.

RDC, 40 UFFICIALI DECAPITATI

La preoccupazione della Comunità Internazionale

Di Chiara Zaghi SUD AFRICA 29 marzo. Centinaia di persone hanno partecipato al funerale di Ahmed Kathrada, figura importante della lotta antiapartheid, tenutosi nel cimitero di West Park a Johannesburg. Il grande assente alla cerimonia è stato il capo di Stato Jacob Zuma, mentre molte personalità politiche erano presenti, fra le quali l’attuale vice presidente Cyril Rampaphosa. Nel 2016 il defunto Ahmed Kathrada aveva scritto una lettera al presidente Zuma chiedendogli di dimettersi per i bene del suo partito, l’ANC, in crisi per accuse di corruzione e nepotismo. SUDAN DEL SUD 26 marzo. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che 6 volontari di organizzazioni umanitarie sono stati uccisi in un’imboscata nel Sudan del Sud, mentre stavano raggiungendo la città orientale di Pibor. Da una prima ricostruzione le vittime sono 3 kenioti e 3 sudsudanesi. Secondo l’ONU, si tratta del terzo attacco a personale umanitario dall’inizio di marzo nel Sudan del Sud, Paese dove la guerra civile iniziata nel 2013 fa sì che metà della popolazione non abbia le risorse alimentari i sufficient . A cura di Francesca Schellino

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Lunedì 27 marzo alcuni ribelli hanno decapitato 40 ufficiali delle forze di polizia della Repubblica Democratica del Congo e si sono impossessati delle loro armi. L’esecuzione è avvenuta nella provincia del Kasai ed è stata attribuita alla milizia Kawmina Nsapu, che si sarebbe voluta vendicare dell’uccisione di un loro leader da parte della polizia congolese. Inoltre, martedì 28 marzo, sono stati trovati morti a Ngombe, nella zona del Kusai, Michael Sharp e Zaïda Catalan due esperti delle Nazioni Unite che si trovavano nel Paese per una ricerca sui conflitti che affliggono il Congo dal 1990. Gli scontri e le tensioni nel Paese sono iniziati nell’agosto del 2016 e hanno provocato più di 400 vittime e 200.000 sfollati. L’instabilità del Congo è dovuta all’opposizione tra le milizie e i ribelli contro il presidente Jospeh Kabila che, nonostante due mandati consecutivi e il divieto costituzionale di una terza candidatura, è ancora al potere e ha posticipato le elezioni che sarebbero dovute avvenire nel dicembre del 2016. Kabila, però, sembra approfittare di queste rivolte per legittimare la sua presenza come Capo di Stato; egli ha dichiarato, infatti, che è “impossibile indire delle elezioni in un contesto così scontroso e violento”.

La Comunità Internazionale è da tempo in allerta sulla situazione in cui si trova la Repubblica Democratica del Congo. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato a favore per il rinnovo del mandato della Missione nel Paese. L’obiettivo è ottenere la stabilità, oltrepassare la crisi politica, sociale, economica e ristabilire la sicurezza. La Federazione Internazionale per i Diritti dell’Uomo ha denunciato la precarietà della sicurezza del Congo che è degenerata rapidamente e con una violenza generalizzata da parte delle milizie presenti sul territorio. Anche l’Unione Europea, l’ONU l’Unione Africana, e l’Organizzazione Internazionale Francofona hanno espresso la loro preoccupazione a proposito attraverso un comunicato stampa congiunto. Le quattro organizzazioni hanno condannato quanto avvenuto lunedì 27 marzo e tutti gli altri episodi di violenza che si sono succeduti nel Congo negli ultimi mesi. Infine, tutta la Comunità Internazionale ritiene che quanto sta accadendo nel Paese rappresenti un’urgenza da affrontare con decisione congiuntamente alla politica e alle nuove elezioni; servono provvedimenti per rendere nuovamente stabili alcune zone del Paese estremamente insicure.


SUD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole

BRASILE 26 marzo. In seguito ad un’ispezione della polizia federale, numerose aziende agro-alimentari sono state accusate di contraffazione della carne destinata alle esportazioni verso l’Asia e l’Europa. Dietro lo scandalo vi è un consistente giro di mazzetta e corruzione. “È la migliore del mondo” ha dichiarato il presidente Temer, difendendo la carne brasiliana.

COLOBIA 27 marzo. Gli abitanti di Cajamarca hanno votato contro lo sfruttamento del giacimento aurifero locale (6.165 voti contro, 76 a favore). Gli abitanti della regione sperano che, in seguito alla votazione, la multinazionale sudafricana Anglo Gold Ashanti metta fine al progetto minerario denominato “La Colosa”, che prevedeva lo sfruttamento delle miniere d’oro a cielo aperto più grandi del Paese. COSTA RICA 29 marzo. I rappresentanti di Messico, Colombia, Costa Rica e altri Stati centroamericani parteciperanno al vertice Mecanismo de Diálogo y Concertación nel distretto costaricano di Escazú. Durante il summit, gli argomenti prioritari saranno la trasformazione delle politiche migratorie dopo l’elezione di Do-

VERSO LE PRESIDENZIALI IN CILE

L’annuncio della candidatura dell’ex presidente Piñera apre se pur ufficiosamente la corsa per le elezioni del prossimo novembre

Di Daniele Pennavaria Mancano 8 mesi alle presidenziali, ma in Cile si stanno definendo gli schieramenti in vista della campagna elettorale.

so una chiara posizione rispetto all’attuale presidente.

I primi sondaggi lasciano pochi dubbi invece sul giudizio dell’attuale governo. I consensi verso Michelle BaNel corso del mese di marzo si chelet sono crollati al 23% da sono registrate le prime candi- quanto rivela l’istituto tedesco dature ufficiali, ma la vera svol di ricerca GFK. La coalizione di ta è stata l’annuncio di Se- sinistra Nueva Mayoría, giunto bastián Piñera, presidente tra alla presidenza dopo Piñera, è il 2010 ed il 2014, di tornare accusata dall’ex presidente di come candidato della coalizio- aver fatto perdere al Cile “la pone di destra Chile Vamos per la sizione di leader che con grande votazione di novembre. sforzo avevamo conquistato in Alcuni giornali si riferiscono a America Latina”. Piñera come “l’unico politico Oltre a questa critica generinel continente americano con ca, l’opposizione è unita nel una ricchezza paragonabile a sottolineare i fallimenti del quella di Donald Trump”. L’ex governo nella gestione delle presidente e candidato della de- emergenze sismiche ed econostra moderata ha un patrimonio miche. stimato da Forbes superiore a 1,2 miliardi di dollari e, per la Benché gli scrutini sembrino insua istruzione ad Harvard e la credibilmente lontani in molti sua carriera da imprenditore, si sbilanciano già sul risultato quella parte dei cileni che desi- di queste elezioni. Il trend delderano un ritorno al modello la regione, con l’Argentina ed il liberista. Perù governati dalla destra ed il Basile dove, oltre alla peculiare Tra i candidati indipenden- posizione di Tamer, i candidati ti spicca Alejandro Guillier, ex delle elezioni municipali hanno conduttore di telegiornali e se- riscosso risultati positivi, semnatore di sinistra. Il suo passa- brano supportare il cambio di to impiego gli garantisce una rotta, anche come espressione discreta fama e un recente son- attraverso le urne del dissenso daggio realizzato da Adimark lo verso l’attuale amministrazione. vede come il secondo candida- Sempre un sondaggio, risalente to preferito, poco dopo Piñera. però a febbraio, di Adimark riÈ però criticato per la sua man- vela infatti che il 45% dei cicanza di esperienza, ricopren- leni intervistati si aspetta – a do la carica in senato solo dal prescindere dal candidato che 2013, per non aver presentato intendono votare – una vittoria un piano concreto per rilancia- di Piñera. re il paese e per non aver pre-

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SUD AMERICA nald Trump e le intese pubbliche e private finalizzate allo sviluppo delle infrastrutture. CUBA 28 marzo. Il governo cubano, intenzionato ad attrarre maggiori investimenti stranieri, ha predisposto l’avvio di un progetto industriale portoghese finanziato interamente con capitale straniero. La Egimov Caribe S.A, beneficerà di condizioni fiscali e tributarie convenienti a causa dell’ubicazione nella zona di Muriel, a 45 km da l’Havana. VENEZUELA 30 marzo. Durante il consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), si è verificato un grave scontro tra il presidente bolivariano Maduro e il segretario generale dell’OSA Alamagro. Alamgro, sostenitore dell’estromissione del Venezuela, ha criticato l’operato di Maduro, asserendo che il Presidente venezuelano dovrebbe indire nuove elezioni entro 30 giorni e liberare i prigionieri politici detenuti nelle carceri venezuelane. Se il Venezuela non adempierà agli obblighi le sanzioni imposte dall’OSA saranno simili a quelle indirizzate contro Cuba nel 1962. La mozione di Alamagro ha raccolto l’approvazione di 2\0 Paesi, senza però riuscire ad ottenere il consenso necessario per la votazione. 30 marzo. Il Tribunale Supremo di Giustizia, tramite una sentenza, ha assunto tutte le competenze parlamentari esautorando di fatto l’Assemblea Nazionale. La mossa di fatto concede a Maduro di governare imponendo decreti senza ricorrere all’approvazione parlamentare, ma limitandosi a notificare le sue iniziative al Tribunale Supremo. A cura di Sara Ponza 16 • MSOI the Post

CRISTINA DE KIRCHNER ANCORA NELLA BUFERA

L’ex presidente argentina sotto processo per amministrazione fraudolenta

Di Viola Serena Stefanello L’avevamo vista cadere nell’oblio dopo la scadenza del suo secondo mandato come Presidente della Repubblica Argentina nel 2015. Attaccata da ogni fazione dopo essere stata incriminata per aver ostacolato la giustizia, insabbiando la responsabilità dell’Iran in un attentato terroristico contro un centro ebraico di Buenos Aires nel 1994, si pensava che di Cristina Fernàndez de Kirchner, prima donna eletta alla massima carica politica del Paese nella sua storia, non si sarebbe più sentito parlare. E invece tornata sulla bocca di tutti negli ultimi giorni. Il giudice federale argentino Claudio Bonaldo ha infatti emesso, il 23 marzo, un’ordinanza secondo la quale la donna dovrà essere messa sotto processo insieme a diversi membri della sua amministrazione – tra cui l’ex ministro dell’Economia Kicillof e l’ex presidente della Banca Centrale Vanoli – con l’accusa di amministrazione fraudolenta. Al centro della questione sta un’operazione illecita puramente economica: la Presidente e i suoi “complici” avrebbero pregiudicato gravemente le finanze dell’Argentina,

causando perdite allo Stato che si aggirano attorno ai 10 milioni di dollari, tramite una manovra poco trasparente. Avrebbero infatti autorizzato vendite di futures sul dollaro a prezzi più bassi di quelli del mercato negli ultimi mesi di mandato, nel 2015. Se l’ex Presidente ha già dichiarato la propria innocenza e i suoi supporter denunciano la decisione del giudice, insinuando che il processo abbia in realtà secondi fini meramente politici, resta necessario chiarire se il presunto abbassamento artificiale dei prezzi sia stato voluto o meno. Non è questo, comunque, l’unico processo che Kirchner probabilmente dovrà affrontare. Infatti, lo scorso dicembre un altro giudice, Julian Ercolini, l’aveva già messa sotto indagine per altri capi d’accusa – come le presunte tangenti pagate ad imprenditori vicini alla sua famiglia e un aumento sospetto del patrimonio familiare dei Kirchner durante i suoi due mandati. Se lei, allora, si difende facendo notare come l’accusare gli avversari politici di corruzione ed illeciti sia sempre stata una tecnica molto utilizzata nei Paesi sudamericani per prendere terreno politicamente, resta da vedere quali saranno, alla fine, le sentenze.


ECONOMIA WikiNomics COME DISFARSI DEGLI NPL: LA GUIDA DEFINITIVA La BCE vuole fermare la spirale dei crediti deteriorati, ma che cosa sono?

Di Efrem Moiso La BCE ha pubblicato una guida definitiva su come smaltire i quasi mille miliardi lordi di crediti deteriorati delle banche dell’Eurozona e si aspetta che quelle più esposte presentino, a fine marzo, dei piani “ambiziosi” ma “realistici” che definiscano le strategie da seguire, con particolare riferimento alla governance, all’affidamento del recupero crediti ad un servicer e alla vendita di portafogli dei cosiddetti Npl. Crediti deteriorati. Meglio noti con l’acronimo Npl (Non performing loans) sono crediti delle banche - mutui, finanziamenti e prestiti - che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto, per i quali, in sostanza, la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza sia per ammontare dell’esposizione di capitale. Essi rappresentano, quindi, posizioni in perdita che devono essere interamente coperte dagli istituti di credito. Questi ultimi possono risolvere gli Npl in via

SANZIONI E GASDOTTI: CUI PRODEST? Come è cambiato lo scenario energetico internazionale Di Michelangelo Inverso Se la NATO e la UE pensavano di mettere all’angolo la Russia di Vladimir Putin, si sono sbagliati di grosso. L’intenzione di costringere Mosca a cedere nel braccio di ferro sull’Ucraina, sanzionando il mercato russo in Occidente, si è dimostrata doppiamente fallimentare. Da un lato, alcuni Paesi UE, Italia compresa, hanno visto miliardi di investimenti andare in fumo in cambio della sottrazione di qualche punto di PIL al Cremlino. Dall’altra, la strategia euro-atlantica ha spinto la potenza euroasiatica verso più stretti rapporti con l’Oriente. Già nel 2014, al culmine della crisi ucraina, Putin aveva concluso un contratto da capogiro: una fornitura trentennale di metano, pari a 38 miliardi di metri cubi all’anno (la metà dei consumi italiani), garantito da un gasdotto di 2200 km dalla Siberia alla Cina orientale ancora da costruire - per un controvalore di 400 miliardi di dollari in trent’anni. Ma la corsa al mercato del gas non è finita qui. È, infatti, di pochi giorni fa la notizia, riportata dal quotidiano russo Kommersant che il Giappone, storico alleato degli Stati Uniti, si stia predisponendo ad accettare una fornitura da 25 miliardi di metri cubi di

gas all’anno per 10 miliardi di dollari l’anno. L’accordo dovrebbe essere siglato il prossimo aprile a Mosca, quando il premier Shinzo Abe vi si recherà in visita nella capitale russa. Sullo sfondo, restano alcuni dubbi motivati dalla contesa territoriale sulle isole Kurili, che, tuttavia, avendo solo un valore simbolico per i contendenti, potrebbero finire per essere accantonate, facendo prevalere le logiche economiche. Contemporaneamente, si è dato il via libera alla costruzione del grande gasdotto tanto voluto da Putin, il South Stream, che dalla Russia invierà gas in Europa, attraverso Turchia, Grecia e forse l’Italia, tagliando fuori l’Ucraina. Questo metanodotto, proprio come il TANAP - il gasdotto che porterà il gas dall’Azerbaijan in Europa trova il suo sbocco in Europa proprio in Italia (che importa gas anche dalla Libia), facendo diventare il nostro Paese un hub per tutti i gasdotti che passano per il Mediterraneo e rappresentando una grande opportunità geostrategica per la Russia. In tutto questo, il grande sconfitto sarà l’Ucraina: già ridimensionata territorialmente, lo sarà anche dal punto di vista energetico, bypassata da Sud e da Nord, ritrovandosi tagliata fuori dallo scacchiere dei gasdotti di cui era “monopolista di passaggio” per l’UE. Alla fine, queste sanzioni, cui prodest? MSOI the Post • 17


ECONOMIA diretta oppure cederli a prezzi di saldo, in lotti numerosi a fronte di denaro liquido, a società che studiano la composizione del portafoglio e valutano la probabilità di riscossione dei crediti sulla base delle informazioni commerciali dei soggetti debitori. Effetto sul patrimonio. La presenza in portafoglio di crediti inesigibili inficia direttamente sul conto economico perché quei crediti vanno svalutati e, di conseguenza, metabolizzati ogni anno. Laddove il rapporto in percentuale tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile, definito Texas Ratio, è inferiore al 100%, si ha un costo che incide prima sul risultato d’esercizio e poi, in caso quest’ultimo risultasse negativo, sul patrimonio. È già successo che tale rapporto eccedesse il 100%. In questo caso, le perdite diventano automatiche, poiché le rettifiche ed i costi operativi risultano maggiori dei ricavi. Per quanto si lavori e si faccia fatturato, la perdita secca rappresenta dunque una certezza, disincentivando i soci ad aumentare il capitale e rischiando la fuga dei depositi. La situazione in Italia. Il Texas Ratio medio europeo a fine settembre era del 6,49%, ben al di sotto del 16,24% detenuto dalle banche italiane, ma non così drammatico se confrontato con il 47,05% greco - il peggiore. A fine 2015, le banche italiane che risultavano “in rosso” erano 114, perlopiù BCC e Casse Rurali. Con le linee guida della BCE la situazione dovrebbe migliorare in fretta e segnali positivi arrivano da Intesa e altre che hanno già pronto il piano da sottoporre ai supervisori.

“MOGLIE E BUOI DEI PAESI TUOI” … O QUASI! Ecco i “compiti” della Banca d’Italia per la vigilanza delle banche non significative

Di Martina Unali È ormai noto il principale compito, svolto dalla Banca d’Italia, di difesa del valore della moneta nei confronti delle altre. Tale incarico viene perseguito attraverso la vigilanza sugli intermediari creditizi e finanziari. Per evitare rischi sistemici, è doveroso regolamentare l’attività bancaria, affidando ad un’Autorità il compito di supervisionare gli intermediari. La disciplina si è evoluta nel tempo giungendo ad un sistema incentrato sul rafforzamento della stabilità e la sicurezza delle banche, definendo requisiti prudenziali minimi. La logica è questa: una banca può assumere un determinato rischio solamente se possiede un patrimonio in grado di ammortizzare eventuali risultati negativi di gestione. La vigilanza si è rafforzata seguendo alcune direttrici: definizione degli intermediari vigilati e vigilanza consolidata; estensione dei controlli agli intermediari finanziari non bancari; passaggio ad una vigilanza per finalità; armonizzazione e rafforzamento della cooperazione internazionale; focus sull’assetto organizzativo e sul Sistema di Controllo Interno; coinvolgimento degli intermediari stessi nel processo di definizione delle regole prudenziali. Tutto ciò deve essere sorretto da una buona disclosure alla business community. Le attività svolte dalla Banca

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d’Italia sulle banche non significative sono le seguenti: − La vigilanza sulle banche. Stabilità, efficienza e osservanza delle disposizioni cogenti, realizzate attraverso l’adozione di strumenti ad hoc. La Banca d’Italia può effettuare interventi di vigilanza e procedure speciali di amministrazione straordinaria e liquidazione coatta amministrativa. In caso di crisi, figurano i sistemi di garanzia dei depositi. − La vigilanza sugli intermediari finanziari. Essi sono soggetti operanti nei mercati finanziari e mobiliari che vengono sottoposti ad un sistema di controlli omogeneo, affinché tengano un comportamento corretto e trasparente. − La sorveglianza sui sistemi di pagamento e sui mercati. Devono garantire l’efficienza e l’affidabilitàdei sistemi di trasferimento della moneta e l’ordinata esecuzione delle negoziazioni. Inoltre, sono rilevanti le modifiche introdotte dalla Legge 231/2007, con la quale è stata istituita presso la Banca d’Italia l’Unità di Informazione Finanziaria. Tale unità organizzativa, specializzata nella gestione dell’informazione finanziaria, ha il compito di prevenire e contrastare il riciclaggio ed analizzare le operazioni sospette segnalate da banche e intermediari.


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