Msoi thePost Numeo 96

Page 1

16/03 - 22/03

Il Settimanale di M.S.O.I. Torino


1 6 / 0 3

-

2 2 / 0 3

MSOI Torino M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Cecilia Nota, Segretario M.S.O.I. Torino

MSOI thePost MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di M.S.O.I. Torino, si propone come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulta riconoscibile nel mezzo di informazione che ne è l’espressione: MSOI thePost non è, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost 2 • MSOI the Post

N u m e r o

96

REDAZIONE Direttore Editoriale Jacopo Folco Direttore Responsabile Davide Tedesco Vice Direttori Giusto Amedeo Boccheni, Pilar d’Alò Caporedattori Luca Bolzanin, Luca Imperatore, Pauline Rosa Capi Servizio Rebecca Barresi, Luca Bolzanin, Pierre Clement Mingozzi, Sarah Sabina Montaldo, Daniele Pennavaria, Leonardo Scanavino, Giulia Tempo, Martina Terraglia, Chiara Zaghi Media e Management Daniele Baldo, Guglielmo Fasana, Anna Filippucci, Vladimiro Labate, Jessica Prietto Redattori Erica Ambroggio, Elena Amici, Daniele Baldo, Lorenzo, Lorenzo Bazzano, Andrea Bertazzoni, Giusto Amedeo Boccheni, Luca Bolzanin, Davide Bonapersona, Maria Francesca Bottura, Adna Camdzic, Matteo Candelari, Claudia Cantone, Elena Carente, Emanuele Chieppa, Giuliana Cristauro, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Francesca Maria De Matteis, Luca De Santis, Ilaria Di Donato, Sofia Ercolessi, Simone Esposito, Guglielmo Fasana, Giulia Ficuciello, Alessandro Fornaroli, Lorenzo Gilardetti, Ann-Marlen Hoolt, Luca Imperatore, Michelangelo Inverso, Vladimiro Labate, Giulia Marzinotto, Simone Massarenti, Pierre Clement Mingozzi, Efrem Moiso, Chiara Montano, Sveva Morgigni, Virginia Orsili, Daniele Pennavaria, Ivana Pesic, Barbara Polin, Sara Ponza, Jessica Prieto, Carolina Quaranta, Giacomo Robasto, Daniele Reano, Jean-Marie Reure, Clarissa Rossetti, Michele Rosso, Martina Santi, Federico Sarri, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Francesca Schellino, Federica Sanna, Stella Spatafora, Lola Ferrand Stanley, Giulia Tempo, Martina Terraglia, Elisa Todesco, Francesco Tosco, Tiziano Traversa, Leonardo Veneziani, Chiara Zaghi, Francesca Maria De Matteis, Elisa Zamuner. Editing Lorenzo Aprà, Adna Camdzic, Amandine Delclos Copertine Amandine Delclos, Carolina Elisabetta Zunigà Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!


EUROPA 7 Giorni in 300 Parole

SPY STORY NEL CUORE DELL’INGHILTERRA Ex spia russa e sua figlia avvelenati a Salisbury, nel cuore dell’isola

Di Simone Massarenti

FRANCIA 11 marzo. Vittoria annunciata di Marine Le Pen per la presidenza del Front National. Unica candidata alla sua stessa successione, Le Pen ha ottenuto il terzo mandato come capo del partito. Le Pen ha proposto un nuovo nome, Rassemblement National, al fine di eliminare definitivamente il legame con il padre Jean-Marie. Con l’approvazione del nuovo statuto del partito, l’incarico di presidente onorario di quest’ultimo è stato soppresso.

Il Regno Unito ripiomba in un clima da Guerra Fredda: la notizia del ritrovamento su una panchina all’esterno di un centro commerciale nel centro rurale di Salisbury, cittadina nel Wiltshire, dei corpi agonizzanti dell’ex spia sovietica Sergej Skripal e di sua figlia Yulia, ha infatti generato un clamore che in pochi istanti ha raggiunto ogni parte del globo. Nonostante le prime breaking news riportassero uno scenario di contaminazione nell’area del ritrovamento, ulteriori indagini hanno dimostrato come l’epicentro della contaminazione risulti essere invece l’abitazione dell’ex ufficiale russo, ipotesi confermata anche dallo stato comatoso del poliziotto per primo accorso nell’area intorno alla casa. Oltretutto, le 21 persone risultate contaminate nella cittadina si trovavano in un’area prossima alla residenza.

GERMANIA 14 marzo. A 171 giorni dalle ele- La reazione di Londra non si zioni tedesche, Angela Merkel è fatta attendere: il governo è estata ufficialment eletta di Theresa May, appresa la per la quarta volta Cancellie- notizia, ha infatti convocato una ra di Germania. La proclamazio- riunione d’emergenza, riunendo ne da parte del presidente del il cosiddetto Comitato COBRA Bundestag, Wolfgang Scha- s(Cabinet Office Briefing Room ) euble, è arrivata al termine del presieduto dal ministro degli voto a scrutinio segreto dal Interni Amber Rudd. Per far quale sono risultati 364 voti in fronte alla crisi, il Comitato ha suo favore su 709. L’elezione sancito l’invio di 180 membri di Merkel è stata resa possibile dell’esercito per seguire grazie all’accordo, rivolto al rag- le indagini e, soprattutto, giungimento di una coalizione di per prevenire eventuali governo, raggiunto tra la CDU, manomissioni delle prove. partito della Cancelliera, e i socialisti della SPD. Le parole che però hanno scosso il mondo sono proprio quelle di GRAN BRETAGNA

Downing Street. In una conferenza stampa la premier May ha infatti apertamente dichiarato come “stando agli sviluppi delle indagini, risulterebbe certificato un coinvolgimento diretto della Russia”, con una conseguente escalation diplomatica fra UE e Russia. Il coro, unanime sul continente, ha raggiunto il palazzo del Cremlino risuonando come un atto di sfida verso il presidente Putin, in lizza per il suo sesto mandato. Il coro accusatorio è stato accolto anche dal presidente USA Donald Trump: questi ha apertamente dichiarato come, stando alle evoluzioni delle indagini, il ruolo centrale della Russia nella vicenda sarebbe comprovato. Skripal era infatti considerato un traditore dalla Russia in quanto, durante la Guerra Fredda, fornì da spia informazioni alla Gran Bretagna, suo rifugio dal 2010, anno del rilascio dalla custodia russa. Nonostante la divisione antiterrorismo della Metropolitan Police di Londra abbia classificato l’episodio come “tentato omicidio”, stando alle parole del capo della divisione Mark Rowley, il direttore esecutivo dell’Europol ha definito tale incidente un “oltraggioso affronto alla nostra sicurezza in Europa”, invitando comunque a non trarre conclusioni affrettate e a seguire il corso delle indagini. Per un approfondimento sugli sviluppi della vicenda si rimanda all’articolo di Amedeo Amoretti. MSOI the Post • 3


EUROPA 14 marzo. Ritrovato a Londra senza vita il cadavere di un cittadino russo, Nikolai Glushkov. Nel 2011, l’uomo prestò la propria testimonianza in un tribunale di Londra contro l’oligarca legato al Cremlino, Roman Abramovich, e a favore dell’oligarca in esilio e nemico del Presiente russo, Berezovskij, ritrovato successivamente impiccato nel 2013. La morte di Glushkov si somma ad altre morti sospette di cittadini russi nel Regno Unito, sulle quali la polizia londinese sembrerebbe intenzionata a riaprire le indagini. SLOVACCHIA 12 marzo. Si è dimesso il ministro dell’interno slovacco, Robert Kalinak, in seguito alle proteste dei cittadini e alle pressioni degli alleati della coalizione Most-Hid, in seguito al caso di omicidio del giornalista investigativo Jan Kuciak e della compagna, avvenuto nel febbraio scorso. La polizia ha riferito che la morte del reporter sarebbe “molto probabilmente” legata all’inchiesta, da lui condotta, sui legami fra alti politici slovacchi e la ‘ndrangheta. SPAGNA 14 marzo. La Spagna dovrà rivedere la decisione di incarcerare e poi multare due indipendentisti catalani, rei di aver avere bruciato una fotografia del Re e della Regina spagnoli nel 2007 in segno di protesta. La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, arrivata in un periodo di grave crisi politica tra lo Stato spagnolo e governo indipendentista catalano, non ha riconosciuto tale episodio come di incitamento all’odio o alla violenza. A cura di Giulia Marzinotto

4 • MSOI the Post

GUERRA COMMERCIALE A COLPI DI TWEET Trump contrattacca con dazi su auto e altri prodotti UE

Di Rosalia Mazza In seguito alla decisione del presidente statunitense Donald Trump di tassare del 25% l’acciaio e del 10% l’alluminio importati negli USA, la data per l’entrata in vigore di tali dazi è stata fissata al prossimo 23 marzo 2018. La preoccupazione internazionale innescata dalle dichiarazioni del presidente Trump ha portato la Casa Bianca a non imporre dazi generalizzati ma a vagliare ciascun caso e, mentre l’esenzione sarà concessa a Canada e Messico, ancora incerta la condizione australiana), la questione rimane aperta con il Giappone e l’Unione Europea. Temendo l’inizio di una guerra commerciale, il 10 marzo scorso, la commissaria UE al Commercio Cecilia Malmstrom, e il ministro giapponese dell’Economia e del Commercio Hiroshige Seko, hanno incontrato a Bruxelles il rappresentante americano al Commercio Robert Lighthizer: la Commissaria ha evidenziato il ruolo dell’Unione Europea quale partner degli USA in termini di commercio e sicurezza e ha chiesto l’esenzione dai dazi, invocando la necessità di un maggiore interventismo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio per regolare la sovrapproduzione globale dei prodotti in questione, causa di elevati scompensi commerciali

e di condizioni di mercato sfavorevoli per vari Stati. La posizione USA non è però stata definita ufficialmente. La visione della Commissaria Malmstrom coincide con quella del presidente francese Emmanuel Macron: durante un colloquio telefonico con il presidente Trump, Macron avrebbe evidenziato la pericolosità dei dazi sui prodotti di un partner come l’Unione Europea – un partner in linea con le direttive dell’OMC – poiché questo potrebbe innescare un conflitto commerciale di dimensioni globali dal quale nessuno trarrebbe beneficio. Il Presidente statunitense aveva annunciato via Twitter che se l’UE non abbatterà i dazi sui prodotti provenienti dagli USA, gli Stati Uniti si vedranno costretti a incrementare i dazi sui prodotti comunitari, in particolar modo sulle automobili. Le preoccupazioni di Trump riguardano in particolar modo la sicurezza e il deficit commerciale degli Stati Uniti. Una delle possibili soluzioni individuate dagli USA è la conversione dei dazi in un maggiore supporto economico dei paesi UE alla NATO. Si è ancora incerti sui futuri sviluppi della politica commerciale statunitense, ma sono previsti ulteriori colloqui a Bruxelles per la prossima settimana.


NORD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole STATI UNITI 12 marzo. I repubblicani all’interno della House Intelligence Committee, il comitato della Camera dei Rappresentanti che si occupa di intelligence, hanno dichiarato conclusa l’indagine sulla collusione Russia-Trump per quanto concerne la sua campagna elettorale del 2016. I democratici si dichiaraNO irritati da questa mossa, affermando che la chiusura dell’indagine sia troppo prematura.

13 marzo. L’amministrazione Trump ha vissuto diversi cambiamenti al suo interno: Rex Tillerson è stato sostituito, nel ruolo di Segretario di Stato, da Mike Pompeo, direttore della CIA. Pompeo, a sua volta, verrà sostituito da Gina Haspel. Tuttavia, è probabile che la nomina di Hampel venga respinta dal Congresso. 13 marzo. Il pubblico ministero della Florida ha richiesto la pena di morte per Nikolas Cruz, il diciassettenne responsabile della sparatoria in una scuola superiore lo scorso mese in Florida. La sentenza, che riguarda una delle sparatorie con più vittime tra quelle che hanno colpito un liceo statunitense, dovrebbe arrivare entro la fine di marzo.

FAREWELL AMERICAN DIPLOMACY President Donald J. Trump wants personal meeting with Kim Jong-Un

By Kevin Ferri March 2018 will be remembered as a month of fundamental changes in the world of International Relations. Two months ago, it seemed that North Korea was about to strike the Western democracies with its nuclear Intercontinental Ballistic Missiles, but, at the end, nothing really happened. It was all a great bluff on North Korea’s side to have an excuse to complete its nuclear development program. Empowered by having nuclear power, Kim Jong-Un is now eager to sit down with President Trump and discuss the role of North Korea in the world. And Trump said “Yes”. But what is really going on? American diplomacy, as we know it, appears as a distant memory. With a simple tweet, President Trump managed to bypass about 48,000 national and overseas diplomats. A Federal Presidential Constitutional Republic works incredibly well when it comes to flexing its muscles. And Trump’s ‘muscles’ in the International Community are huge. On the other side, needless to say, Kim has always managed to take any decision he wanted. So, both of them, free from internal political pressures, are now spiralling towards each other to what seems a clash between titans. The Asian continent is currently holding its breath

as the most dangerous crisis (until now) of the 21st century unfolds. The Japanese, Australians, and Indians are afraid that the U.S. will retreat from the surroundings of the Korean Peninsula as soon as an agreement between the two parties will be reached. Hence, more space for Chinese influence in the area will be ensured, and after the recent Constitutional Reform, President Xi Jinping may be up for a life mandate and might be willing to keep pursuing his economic and military aggressiveness. It is important, however, to be rational and cautious when it comes to interpreting such complex political scenarios. There are still several details that must be revealed about the Trump-Kim meeting and nothing can be taken for granted. Moreover, being the meeting most likely going to be held in the Demilitarized Zone on the 38th parallel north, where the United Nations barracks have been placed, it is highly unlikely that anyone except the strictly necessary personnel will be able to take part in the discussion. The encounter is already ‘history’ before it even happened, whatever the consequences shall be. As the former U.S. Ambassador to South Korea, Christopher Hill, said: “I’d give up anything to be in that room. Too bad the tickets are not on sale”.

MSOI the Post • 5


NORD AMERICA 14 marzo. I democratici hanno affermato di aver conquistato un seggio alla Camera dei Rappresentanti della Pennsylvania. Anche se non vi sono ancora risultatiufficiali, l’elezione di ConorLamb costituirebbe una vittoria per i democratici, nello stesso luogo dove Trump aveva superato Hillary Clinton di circa 20 punti percentuali durante le presidenziali del 2016. Il seggio, seppur non ancora assegnato a nessuno dei due contendenti poiché too close to call, è oggetto di un’elezione suppletiva. 14 marzo. Una serie di manifestazioni a favore di normative più restringenti sul possesso di armi da fuoco sono cominciate questa mattina in tutta la costa orientale degli Stati Uniti. Diverse altre proteste inizieranno nel corso della giornata sempre alle 10 del mattino, orario in cui ci fu una sparatoria il mese scorso in un liceo in Florida che lasciò diverse vittime.

CANADA 13 marzo. Lo Stato del Nunavut, il più settentrionale e più vicino al circolo polare artico, non è pronto agli effetti del cambiamento climatico, ha dichiarato l’Auditor General del Canada, figura prevista in alcuni ordinamenti per migliorare l’accountability governativa. L’Auditor ha, inoltre, rilevato, per lo Stato del Nunavut, l’assenza di un eventuale piano da poter adottare contro il cambiamento climatico. A cura di Leonardo Veneziani

6 • MSOI the Post

IL SEGRETARIO DI STATO TILLERSON È STATO RIMOSSO DALL’INCARICO Troppe le divergenze con Trump; nominato al suo posto il capo della CIA Pompeo

Di Luca Rebolino Ennesimo colpo di scena nell’amministrazione Trump. Martedì 13 marzo Rex Tillerson è stato ufficialmente sollevato dal suo incarico di Segretario di Stato, dando così il via a un nuovo giro di nomine. L’ormai ex capo della CIA, Mike Pompeo, sostituirà Tillerson, mentre al vertice dell’Agenzia si insedierà la sua vice, Gina Haspel. La decisione del Presidente è il risultato di una serie di contrasti maturati da tempo con Tillerson, con il quale sin dall’inizio non si era sviluppato un buon rapporto. Il Presidente ha dichiarato di aver agito da solo e che con l’ormai ex Segretario di Stato “non si trovassero d’accordo su alcune questioni”. Apparentemente, le divergenze più significative sarebbero emerse con riferimento alle delicate questioni di politica estera. Tillerson, infatti, non condivideva la linea dura adottata da Trump in ambito internazionale, preferendo un approccio più moderato. In particolare, uno dei principali attriti sarebbe sorto dalle posizioni opposte riguardo all’Iran, con il quale Trump rifiuta categoricamente ogni tipo di dialogo (Tillerson aveva cercato di mantenere, quantomeno, l’accordo di Obama sul nucleare). Numerosi contrasti sono nati anche a causa dall’operato

intransigente e poco aperto al dialogo del Segretario di Stato nei confronti della Corea del Nord e dalla linea più conciliante verso gli altri componenti della NATO. Un ulteriore elemento di scontro è stato il fatto che Tillerson si schierò a favore degli Accordi di Parigi sul cambiamento climatico. Infine, Tillerson non approvava neanche le recenti politiche protezionistiche, essendo fortemente a favore del libero commercio internazionale. Ecco, quindi, che gli alti vertici dell’amministrazione statunitense stanno andando nuovamente incontro a importanti cambiamenti. Il sostituto di Tillerson è Mike Pompeo, considerato negli ambienti di Washington un ‘falco’ per le sue posizioni radicalmente conservatrici. Questa sua fama lascia presagire che il nuovo Segretario di Stato sarà il promotore di una linea aggressiva, in primis verso la Corea del Nord, soprattutto in vista dello storico incontro di Trump con Kim Jong-un. Gina Haspel, la prima donna a capo della CIA, invece, era stata coinvolta nel 2002 in un caso di tortura di due sospetti terroristi nel campo di prigionia segreto da lei diretto in Tailandia. Ciò che maggiormente destò scalpore nell’opinione pubblica fu che proprio Haspel ordinò di distruggere le registrazioni di quegli interrogatori illegali.


MEDIO ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole ARABIA SAUDITA 10 marzo. Conclusa, dopo diverse polemiche, la visita in Gran Bretagna del vicepremier e ministro della Difesa saudita Mohamed bin Salman. L’Arabia Saudita, criticata dall’opposizione laburista per i bombardamenti in Yemen e per la condizione delle sue cittadine. ISRAELE 9 marzo. Il ventiquattrenne palestinese Zein al-Jabri è morto a Hebron, in Cisgiordania, durante uno scontro tra l’esercito israeliano e alcuni sostenitori della causa palestinese. A riferirlo l’agenzia di stampa palestinese Maan. Ancora nessun commento dal portavoce militare a Tel Aviv. 13 marzo. Raggiunta intesa sulle elezioni anticipate per la legge di esenzione della leva per gli ebrei ortodossi. L’approvazione della stessa comporterà anche la libertà di voto per i partiti di governo. PALESTINA 13 marzo. Esplosioni nei pressi di Beit Hanun, nella striscia di Gaza, durante la visita del primo ministro palestinese Rami Hamdallah, rimasto illeso. Secondo la Presidenza dell’Autorità Nazionale palestinese, l’attacco sarebbe imputabile ad Hamas. A riferirlo l’agenzia palestinese Wafa. SIRIA 10 marzo. L’esercito siriano ha accerchiato le città di Duma e Harasta durante l’avanzata che ha visto anche la riconquista di Mesraba. A riferirlo l’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani in Siria. 10 marzo. Evacuati alcuni miliziani qaedisti detenuti nel

LE DONNE DEL MEDIO ORIENTE Un resoconto dal fronte

Di Lucky Dalena La cena con le amiche. Il rametto di mimosa. Qualche frase su Facebook. È così che si celebra la giornata internazionale per i diritti della donna da noi, dimenticando molto spesso che ci sono luoghi in cui essere donna significa molto di più. E non è solo una questione di pay gap. In Medio Oriente, le donne sono guerriere. Ci sono storie come quelle delle combattenti curde, le quali hanno svolto un ruolo fondamentale nel controllare l’espansione dello Stato Islamico nelle zone del Kurdistan iracheno. In Medio Oriente, le donne sono anche agenti di pace. Ci sono storie come quella di Nayla Ayyash, che ha contribuito a riempire il vuoto di potere lasciato dai numerosi arresti o alla fuga dei membri dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), inserendosi nelle file della leadership dell’organizzazione ai tempi della prima Intifada. “Tutti i partiti politici erano uniti nell’Intifada, e tutti erano molto forti. Ma quelli che avevano dei comitati femminili all’interno dei partiti, erano più forti”. Mascherati da “club del cucito”, i comitati femminili hanno avuto un ruolo essenziale nel salvaguardare la non-violenza del conflitto. Ci sono storie come quella

di Itziam Morrar, che, qualche anno più tardi, nella seconda Intifada, ha aiutato a proteggere il proprio paese dai bulldozer israeliani con un atto di coraggio. “Eravamo organizzati. Avevamo un obiettivo da raggiungere e l’abbiamo raggiunto. A Budrus il nostro obiettivo non era di cercare lo scontro. Non erano i soldati. Il nostro obiettivo era di proteggere la nostra terra”. In Medio Oriente, però, le donne sono anche, ancora, vittime. È il caso delle donne Yazidi che, già vittime di violenza, ne hanno subita un’altra da parte dei giornalisti che le hanno intervistate. Senza considerare il codice deontologico di ogni giornalista, denuncia Zahera Harb su AlJazeera, le donne sono state intervistate con false promesse di aiuto, scavando nelle loro dolorose storie senza il tatto dovuto ad una qualsiasi vittima. Sono state dipinte nella luce di quello che Edward Said chiamava “l’Oriente sensuale”, senza attenzione alla loro propria sensibilità. Numerosi studi (e la storia) provano che il coinvolgimento delle donne nei processi di pace porta a una risoluzione dei conflitti più efficace. Eppure, ancora oggi, il ruolo delle donne è marginale. Dovremmo chiederci se forse non sia arrivato il momento di cambiare le cose. Time is up? MSOI the Post • 7


MEDIO ORIENTE Ghuta orientale. A darne notizia i dirigenti del gruppo Jaish al Islam, fazione ribelle della zona. Non è ancora chiaro se questa evacuazione riguarderà anche i restanti detenuti o meno. 11 marzo. Secondo l’esercito russo, sono 52 i civili evacuati dal Ghuta orientale. A riportarlo l’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani in Siria, che ha affermato la presenza di 400.000 civili ancora bloccati. 12 marzo. Sono 42 le vittime civili finora riportate dopo i bombardamenti a Douma. Secondo alcuni attivisti presenti nella zona, i raid dei jet siriani non sono mai cessati da domenica scorsa. 13 marzo. Assediata la città di Afrin da parte dell’esercito turco. L’offensiva, che dura dal 20 gennaio scorso, ha portato ad una collaborazione con le forze miliziane arabosiriane. Secondo il governo turco, l’esercito avrebbe preso il controllo di alcune aree critiche della città. YEMEN 13 marzo. Autobomba esplosa ad Aden, nel sud dello Yemen causando 10 vittime tra i soldati. L’attentato è stato rivendicato dal sedicente Stato Islamico. A riferirlo la televisione panaraba Al Arabiya. A cura di Maria Francesca Bottura

8 • MSOI the Post

SUL SIGNIFICATO DI LEALTÁ

Il tentativo della Knesset di de-palestinizzare Gerusalemme

Di Martina Terraglia Secondo quanto riportato dal Al Jazeera, la scorsa settimana la Knesset – il parlamento israeliano – avrebbe approvato un nuovo disegno di legge che conferirebbe al Ministero degli Interni l’autorità di revocare la residenza ai Palestinesi di Gerusalemme. Attualmente, gli oltre 24.000 Palestinesi residenti a Gerusalemme vivono quasi come apolidi: non sono cittadini di Israele, né della Palestina; detengono un documento di identità che, almeno fino alla settimana scorsa, assicurava loro la residenza permanente, oltre a un passaporto temporaneo Giordano per motivi di viaggio, che però non li definisce nemmeno Giordani. In questo limbo, l’essere nati a Gerusalemme e il risiedervi costituiscono un forte fattore identitario per i Palestinesi, nonostante i tentativi del governo israeliano di cancellarlo: secondo Human Rights Watch, tra il 1967 e il 2016, quasi 14.500 Palestinesi si sono visti revocare la residenza. Il nuovo provvedimento renderebbe ancora più semplice per il Ministero degli Interni cacciare i Palestinesi da Gerusalemme: il documento parla infatti di ‘breach of allegiance’, abuso di lealtà,

che si concretizza in atti di terrorismo o tradimento. Sebbene la spiegazione possa sembrare logica, il rischio in realtà é che il governo israeliano usi il nuovo provvedimento per istituzionalizzare la cacciata dei Palestinesi. Organizzazioni locali si sono subito attivate contro il disegno di legge. Una di queste, Adaleh, ha ribadito come si tratti di un provvedimento del tutto illegale, in quanto Gerusalemme è considerata territorio occupato governato dall’IHL, l’International Hhumanitarian Law, e, pertanto, i suoi cittadini sono protetti dall’obbligo di dimostrata lealtà alla forza occupante. Proprio questa illegalità di fronte alla legge internazionale pone un problema etico che secondo Mariam Barghouti, opinionista su Al Jazeera, viene troppo spesso dimenticato: “il mancato riferimento ad Israele come governo occupante nell’ambito dell’intero discorso sulla Palestina e i Palestinesi”. Secondo la Barghouti, la legge rappresenta un vero e proprio attacco alle libertà, identità e individualità del popolo palestinese. Il tutto in prossimità di una data cruciale, l’anniversario della Nakba. “Si tratta, in effetti, di una pulizia etnica burocratica”.


RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole KAZAKISTAN 14 marzo. Venerdì prossimo si terrà ad Astana un vertice tra Iran, Russia e Turchia sulla questione siriana. Il summit sarà incentrato sull’attuazione del “cessate il fuoco” e sulla risoluzione dell’emergenza umanitaria nella quale versa il Paese mediorientale dallo scoppio della guerra. KOSOVO 9 marzo. Fatmir Limaj, ex comandante dell’Esercito di Liberazione del Kosovo, e oggi Vice Premier del governo kosovaro, è stato assolto dalle accuse di crimini di guerra. Il processo si era instaurato a suo carico per l’uccisione di due cittadini kosovari di etnia albanese nel 1998. MACEDONIA 13 marzo. I giornalisti macedoni hanno chiesto una maggiore autonomia della categoria professionale e una maggior protezione da parte delle istituzioni. Ad innescare le proteste, il caso del leader Associazione dei giornalisti, Naser Selmani, minacciato da un esponente del partito di governo. L’esecutivo risponde rimarcando la presenza di un operante impegno a proteggere la libertà dei media. Di avviso contrario l’opposizione. SERBIA 11 marzo. Il leader del Partito Democratico, Šutanovac, si dimette dopo il negativo risultato elettorale delle elezioni municipali a Belgrado. Il partito – che pochi anni fa era la prima forza del Paese – non ha superato la soglia di sbarramento del 5 %. 14 marzo. Vucic si è dichiarato disponibile a risolvere la que-

CASO SKRIPAL: MOSCA SOTTO ACCUSA

Ultimi sviluppi. Peggiorano i rapporti tra Russia e Occidente

Di Amedeo Amoretti Notevoli attriti tra il Regno Unito e la Federazione Russa stanno emergendo dopo l’avvelenamento di Sergei Skripal e di sua figlia Yulia. Il 12 marzo scorso, Theresa May ha dichiarato ai membri del Parlamento che è “altamente probabile” che la Russia sia responsabile dei fatti e che, in tal caso, costituirebbe “un uso illegale della forza” sul suolo inglese. Il Primo Ministro inglese aveva perciò inviato un ultimatum al governo russo, chiedendo risposte sugli eventi entro martedì a mezzanotte. L’amministrazione russa, però, secondo il Guardian, non avrebbe reagito bene alla richiesta: ne è prova la dichiarazione della portavoce del Ministero degli Esteri russo che ha definito le parole di May “uno spettacolo da circo”. Non è la prima volta che fatti del genere accadono. Nel 2006, il dissidente russo Aleksandr Litvinenko è stato trovato avvelenato con il polonio in un locale di Londra. Prima di morire, accusò pubblicamente Vladimir Putin di essere stato il mandante. Misteriosi rimangono anche i casi di Berezovski, costretto all’esilio nel Regno Unito e morto nel 2013, e quello di Perepilichny nel 2012. Tuttavia, nessuna sentenza ha mai dichiarato il governo russo

responsabile di questi casi. Per questo motivo, Tom Tugendhat, presidente della Commissione per gli Affari Esteri inglese, ha dichiarato la necessità di redigere un atto simile alla Legge Magnitsky in USA, che impone severe sanzioni ai funzionari russi sospettati di violazioni di diritti umani. Le relazioni tra i due Paesi non erano già certamente delle migliori dopo le critiche del governo inglese per l’annessione russa della Crimea e l’appoggio militare di Putin alle truppe di Assad. Inoltre, non avendo rispettato l’ultimatum, il Regno Unito ha intrapreso “azioni appropriate e robuste” espellendo 23 diplomatici russi dal suolo inglese. Nonostante le ostilità, la BBC avverte i due Paesi che è necessario mantenere rapporti di collaborazione per controllare i pericoli nucleari iraniani e nord-coreani. L’opinione internazionale sembra porsi dalla parte di May. L’ex segretario di Stato americano Rex Tillerson è intervenuto sostenendo l’operato investigativo inglese e denunciando l’amministrazione russa. Anche il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha voluto precisare la sua fiducia in Theresa May dichiarando che “il Regno Unito è un alleato di grande valore”. MSOI the Post • 9


RUSSIA E BALCANI stione kosovara, al fine di facilitare l’integrazione della Serbia nell’UE. Il presidente si è mostrato favorevole ad un compromesso alla condizione che esso non comporti “l’umiliazione dello stato sovrano”. La soluzione dovrà essere accettata da entrambe le parti, ma Pristina non sembra voler rispettare gli accordi del 2013 siglati a Bruxelles. RUSSIA 14 marzo. La Russia ha accusato gli insorti siriani di utilizzare armi chimiche, fornendo alla comunità internazionale un pretesto per usare la forza contro Damasco. Gli Stati Uniti avevano già presentato una nuova proposta di risoluzione alle Nazioni Unite per un cessate il fuoco in Siria, e l’ambasciatrice statunitense Nikki Haley aveva espresso la disponibilità di Washington ad agire in caso di necessità.

15 marzo. A seguito dell’avvelenamento dell’ex spia russa Skripal, avvenuta lo scorso 4 marzo a Salisbury, Teresa Mai ha annunciato l’espulsione di 23 diplomatici russi da Londra, accusati di essere coinvolti in attività di spionaggio. Inaccettabili, a giudizio di Mosca, le misure adottate dal Primo Ministro britannico, in quanto assenti prove materiali a sostegno della colpevolezza russa nell’utilizzo dell’agente nervino ai danni di Skripal. A cura di Ilaria Di Donato 10 • MSOI the Post

ELEZIONI PRESIDENZIALI RUSSE

Una campagna elettorale tra propaganda e boicottaggio

Di Lara Aurelie Kopp-Isaia Domenica 18 marzo la Russia sarà chiamata alle urne per votare il suo prossimo Presidente. Secondo la legge, le elezioni devono prender luogo la seconda domenica dello stesso mese di quelle precedenti. In quella settimana, inoltre, non vi deve essere un giorno festivo, altrimenti devono essere rimandate. Ciò è quanto è successo per queste elezioni, che avrebbero dovuto svolgersi l’11 marzo, ma, essendo in Russia l’8 marzo un giorno festivo, sono state rimandate di una settimana. Tale posticipo può giocare un aspetto propagandistico a favore del presidente in carica, Vladimir Putin, dal momento che il 18 marzo coincide con il quarto anniversario dell’annessione russa della Crimea. Durante la campagna elettorale, al più grande oppositore di Putin, Aleksej Navalny, è stato impedito di partecipare alla corsa presidenziale a causa di una condanna in corso a suo carico. Secondo la Commissione Europea, questa decisione getta diversi dubbi sul pluralismo politico della Russia. Il 18 marzo gli elettori potranno scegliere tra 8 candidati. Pavel Grudinin rappresenta il KPRF, il Partito Comunista della Federazione Russa, mentre per il Kommunisty Rosii,

l’altro partito di ispirazione marxista, corre Maksim Surajkin. Vladimir Zhirinovsky si candida con il Partito Liberale, il suo programma elettorale è molto conservatore, ha intenzione d’instaurare un regime di sicurezza militare e il suo obiettivo è quello di “fare tornare grande la Russia”. Tra i candidati vi è anche una donna, Ksenia Sobchak, figlia dell’ex sindaco di San Pietroburgo, Anatoli Sobchak. La candidata è la principale concorrente del presidente in carica. Oltre a Ksenia, fino ad oggi, sono solo due le donne che sono riuscite a candidarsi alla corsa presidenziale: Panfílona nel 2000 e Jakamada nel 2004. Vladimir Putin è l’unico candidato indipendente, e conta sul sostegno di oltre 600 personaggi di spicco e sul consenso popolare. Secondo gli ultimi sondaggi non sarà necessario un secondo turno poiché Putin otterrà oltre il 66% dei voti. Nelle ultime settimane Navalny ha invitato tutti a boicottare le elezioni, proclamando uno sciopero degli elettori, e questo potrebbe risultare un problema per Putin, il quale non solo vuole vincere, ma lo vuole fare con un netto distacco dagli altri candidati. Il boicottaggio potrebbe influenzare sull’affluenza, che nelle ultime elezioni parlamentari del 2016 è rimasta al 45%.


ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole CAMBOGIA 14 marzo. Rhona Smith, nominata nuova ricercatrice delle Nazioni Unite sul tema dei diritti umani in Cambogia, ha dichiarato che “sarebbe un errore per il governo di Hun Sen dare priorità alla stabilità e allo sviluppo economico rispetto alla garanzia dei diritti umani”. Il Paese ha visto recentemente l’estromissione dell’unico partito di opposizione politica e la dichiarazione del Leader in carica di voler rimanere al potere almeno un altro decennio.

CINA 9 marzo. Il governo ha presentato all’Assemblea Nazionale del popolo un nuovo piano di riforma costituzionale per la creazione di nuovi ministeri: il Ministero dell’Ambiente e dell’Ecologia sostituirà il precedente organo per la Protezione dell’Ambiente, mentre il secondo sarà incaricato della gestione delle risorse naturali cinesi. Questi organi si occuperanno di: dare luogo a nuove politiche, identificare standard di sicurezza nucleare e radiologica, bonificare le acque fluviali e marittime contaminate. 11 marzo. Il Congresso Nazionale del Popolo si è espresso sul limite di due mandati governativi, approvandone, quasi all’unanimità, l’abolizione. 2.958 membri del Congresso sono stati favorevoli a rimuovere il vincolo adottato nel 1982 da Deng Xiaopiong. Il presidente Xi, che non aveva

NUOVA DELHI E LA CINA DI XI

I rapporti sino-indiani e le pretese di controllo regionale

Di Emanuele Chieppa Il Parlamento cinese ha ratificato l’emendamento costituzionale che rimuove il limite di due mandati per il Presidente della Repubblica Popolare: Xi Jinping potrebbe restare sul soglio presidenziale fino alla morte. Parallelamente, Nuova Delhi cerca con crescente fervore di contrastare le pretese egemoniche in Asia centrale e orientale da parte della Cina. Le due potenze si trovano in deciso contrasto su importanti questioni di carattere internazionale, dal contenzioso sui confini, agli accordi scomodi con Paesi terzi, come il Pakistan. Entrambi i Paesi, da tempo, hanno intrapreso una politica incentrata sull’aumento degli investimenti nel settore della difesa. La Cina punta su una più forte indipendenza dal punto di vista della progettazione e della produzione degli armamenti, nonché sul potenziamento della flotta navale con capacità oceaniche. L’India, dal canto proprio, resta un grande importatore di armi ed è in ritardo sullo sviluppo delle capacità navali e d’oltremare. Per comprendere le future mosse di Pechino, gli analisti di Nuova Delhi dovranno chiedersi quanto la struttura politica potrebbe modificarsi con la possibilità del presidente Xi di rimanere in carica a vita. In particolare, il controllo della commissione militare centrale che comanda

l’esercito al momento è nelle mani del Segretario generale del Partito, che incidentalmente oggi coincide con il Presidente. La fine del mandato del Segretario, che giungerà nel 2023, assume quindi importanza per l’elaborazione di strategie nel medio periodo. Va tenuto a mente, infine, come recentemente Xi abbia dichiarato di voler rendere la Cina capace di vincere una guerra entro il 2035 e principale regista delle relazioni internazionali in Asia. Il 26 gennaio in India si sono tenute le celebrazioni per il 69° anniversario della Repubblica. I leader dei Paesi dell’ASEAN hanno presenziato, in occasione dei 25 anni della partnership con l’India. Le nazioni del sudest asiatico si aspettano che il vicino meridionale rivesta un ruolo preminente nel mantenimento dell’equilibrio nella regione, soprattutto dopo che la Cina ha ignorato il verdetto della Corte Internazionale per il Mar Cinese Meridionale. Sarà difficile comunque per gli indiani cercare un coinvolgimento ed un appoggio maggiore da parte dei membri dell’ASEAN, dati gli accordi di carattere commerciale che intrattengono con la Cina. All’indomani dei festeggiamenti del 26 gennaio, sul quotidiano cinese Global Times, il tentativo del governo Indiano di esagerare la sua importanza nella regione è stato definito un semplice bluff.

MSOI the Post • 11


ORIENTE infatti indicato un suo successore, rimarrà al potere per un periodo indeterminato, potendo così inserire la sua teoria politica all’interno della Costituzione. Il governo cinese ha prontamente adottato misure preventive nei confronti delle molte critiche esplose dopo tale legiferazione.

FILIPPINE 14 marzo. Duterte, in seguito all’accusa di crimini contro l’umanità mossa contro di lui, ha annunciato di voler abbandonare la Corte Penale Internazionale. Il ritiro della ratifica di Manila del 2011 dallo Statuto di Roma sarebbe dovuta a una “violazione del principio di presunzione e innocenza” da parte della Corte stessa che, secondo il Presidente delle Filippine, si classificherebbe come “strumento politico contro il Paese”. GIAPPONE 15 marzo. A Tokyo si è tenuto, per la prima volta da tre anni, l’11° incontro bilaterale tra i delegati della Penisola nipponica e quelli della Corea del Sud. Tale meeting avrà come scopo quello di scambiarsi reciproche opinioni in merito alla Corea del Nord e al contesto più generale della sicurezza. Il Governo giapponese sta opinando, inoltre, un incontro tra il leader Shinzo Abe e il corrispettivo Kim Jong-un. A cura di Alessandro Fornaroli

12 • MSOI the Post

SHINZO ABE E LO SCANDALO MORITOMO

Il Primo Ministro coinvolto in accuse di clientelismo ancora da chiarire scorsa un parlamentare del Partito Liberal-Democratico, lo schieramento guidato da Abe, ha reso alla stampa una dichiarazione secondo la quale il ministero delle Finanze avrebbe alterato la documentazione relativa al caso Moritomo. Infine, lo scorso lunedì 12 marzo, il Ministero stesso ha inviato Di Tiziano Traversa al Parlamento un documento Shinzo Abe è di nuovo al centro nel quale viene constatata di uno scandalo riguardante ufficialmente l’avvenuta attività clientelari legate falsificazione dei documenti all’acquisto di un terreno del caso Moritomo. demaniale. L’accusa è di aver esercitato pressioni atte a Benché ancora buona parte modificare i documenti relativi della vicenda e, in particolare, responsabilità delle alla vendita per cancellare la sui funzionari le prove di un legame tra gli pressioni acquirenti e la famiglia del ministeriali, sia ancora da chiarire, l’opposizione e parte Primo Ministro. della pubblica opinione si sono La vicenda ha avuto inizio tra scagliate contro il governo Abe il 2016 e il 2017, quando lo chiedendo le dimissioni di Stato ha svenduto un terreno Taro Aso e dello stesso Primo demaniale. A trarne profitto Ministro. sarebbe stata una compagnia stesso 12 marzo, in di Osaka che opera nel settore Lo stampa, il delle scuole private: la Moritomo conferenza premier Abe si è scusato. Gakuen. Dopo aver escluso la possibilità La Moritomo si occupa di un’uscita di scena del di formazione in maniera ministro Aso, ha chiesto allo piuttosto originale, nel senso stesso di aprire un’inchiesta che il loro ideale educativo è sulla spiacevole situazione. La dichiaratamente conservatore. risposta dell’opposizione è stata Legati a principi fortemente chiara: il parlamento è pronto nazionalisti, i suoi membri ad osteggiare il governo per promuovono valori quali la ottenere le dimissioni di Aso. fedeltà alla Famiglia Imperiale Se il Ministro delle Finanze effettivamente e l’importanza del sacrificio per dovesse abbandonare l’incarico, Abe la Nazione. uno dei suoi Ad Osaka un funzionario perderebbe ministeriale che aveva fedelissimi, l’uomo con il quale preso parte alle trattative di ha attuato il suo ambizioso vendita è stato trovato morto; progetto economico. governo stesso ne nonostante le indagini abbiano Il archiviato il caso come suicidio, uscirebbe indebolito, con il il coinvolgimento dell’uomo rischio vanificare gli sforzi fatti nell’affare è bastato a riportare sino ad ora per il rilancio della Nazione tanto sul piano interno, lo scandalo sotto i riflettori. Alla fine della settimana tanto a livello internazionale.


AFRICA 7 Giorni in 300 Parole ETIOPIA 13 marzo. I residenti di una città nella regione di Oromia hanno confutato le dichiarazioni rese dal governo circa la natura accidentale di una sparatoria causa di 9 vittime. I soldati avrebbero scambiato i civili per membri dell’organizzazione Oromo Liberation Front. KENYA 12 marzo. Il leader dell’opposizione Raila Odinga ha deciso di tenere una riunione a sorpresa con il presidente Uhuru Kenyatta, con l’obiettivo di evitare ulteriori spargimenti di sangue e un possibile conflitto etnico. I due esponenti, insieme per la prima volta dalle controverse elezioni dello scorso anno, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta nella quale è stato annunciato un programma volto a superare le reciproche differenze.

MAURITIUS 14 marzo. Il presidente Ameenah Gurib-Fakim, accusata di aver usato una carta di credito fornita da una NGO per effettuare acquisti personali, ha rifiutato di dimettersi, annunciando di voler fugare i sospetti che la vedrebbero implicata in uno scandalo finanziario. NIGERIA 12 marzo. Le comunità rurali dello Stato di Taraba, nell’est nel Paese, sono state poste in stato di coprifuoco dalle autorità,

I PRIMI 100 GIORNI DI MNANGAGWA

L’ex delfino di Mugabe promette riforme politiche ed economiche

Di Barbara Polin Harare, 12 marzo 2018. A 100 giorni dall’insediamento del governo di Emmerson Mnangagwa, commentatori interni e internazionali confrontano la condotta dell’esecutivo attuale con quella pluridecennale del predecessore Robert Mugabe, ex padrino politico dell’attuale capo di Stato. Mnangagwa è salito al potere nel novembre 2017, dopo che un golpe di velluto da lui guidato segnaò la fine del regime di Mugabe. Quest’ultimo all’epoca stava tentando un passaggio di testimone a favore della consorte, agevolato dal recente licenziamento dello stesso Mnangagwa. L’equivocità della figura di Mnangagwa, leale sostenitore del regime di Mugabe prima e artefice della sua caduta dopo, oggi è confermata dalle azioni di un Giano bifronte. Da una parte, infatti, Mnangagwa ha riconosciuto l’immunità politica a Mugabe e familiari, ne ha tutelato i beni e ha promesso loro l’erogazione di un consistente vitalizio. Dall’altra, ha dichiarato che, durante “l’era Mugabe”, lo Zimbabwe ha sofferto l’isolamento politico ed economico, una condizione deleteria alla quale intende porre rimedio. Per Mnangagwa, il principale obiettivo in politica estera è riconciliare la nazione

con i Paesi occidentali. Ciò significherebbe un aumento degli investimenti stranieri e un accesso più agevole ai fondi internazionali per lo sviluppo. Il raggiungimento di tali aspirazioni, tuttavia, apparirà verosimile solo nel caso in cui lo Zimbabwe saprà rassicurare gli esecutivi occidentali sulla consistenza della propria democrazia. Questa, secondo Mnangagwa, verrà certificata dallo svolgimento di elezioni regolari e trasparenti a inizio estate 2018. Per quanto riguarda la politica interna, Mnangagwa ha introdotto l’assistenza sanitaria gratuita per i bambini e gli anziani, nonché una temporanea riduzione del costo del carburante. La corruzione, tuttavia, è un importante banco di prova per Mnangagwa. L’annuncio della costituzione di tribunali appositi è stato accolto con favore dall’opinione pubblica zimbabwese, ma la necessità di riforme radicali rimane una percezione diffusa. Infine, la posizione di Mnangagwa sulla tutela dei diritti umani rimane incerta: oltre alla reticenza sui suoi trascorsi come fedelissimo di Mugabe, si aggiunge l’assenza di proposte volte a riformare le leggi in vigore: un passaggio che potrebbe rassicurare la popolazione della differenza tra Mnangagwa e il suo ex-padrino politico. MSOI the Post • 13


AFRICA nel tentativo di contenere le violenze crescenti tra allevatori e agricoltori. 10 persone sono rimaste uccise in una settimana di scontri.

LE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN SIERRA LEONE TERMINANO CON UN BALLOTTAGGIO Nessuno dei due candidati ha raggiunto la soglia del 55% per governare il Paese

13 marzo. La presidenza ha annunciato, in alternativa ad un’operazione militare, di voler negoziare con Boko Haram il rilascio di 110 studentesse, rapite in una scuola nella città di Dapchi. SIERRA LEONE 12 marzo. La Commissione elettorale del Sierra Leone ha annunciato che Julius Maada Bio, leader del partito di opposizione People’s Party, avrebbe ottenuto circa 15.000 voti (43.4%) in più dell’avversario Samura Kamara (46.2%). Previsto un ballottaggio per assegnare la Presidenza, nel caso in cui nessuno dei due candidati dovesse raggiungere la soglia del 55% dei voti necessari.

SUD SUDAN 9 marzo. Presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione che minaccia l’imposizione di un embargo all’importazione di armi in Sud Sudan e la possibile messa in atto delle misure necessarie contro i tentativi di bloccare il processo di pacificazione. Probabili obiezioni da parte di Cina e Russia. A cura di Guglielmo Fasana

14 • MSOI the Post

Di Valentina Rizzo Il 7 marzo si sono tenute in Sierra Leone le elezioni per il rinnovo di Parlamento e Presidente della Repubblica. Sebbene i candidati alla presidenza fossero 16, i protagonisti di queste elezioni sono stati i rappresentanti dei due storici partiti del Paese, che dal 1961, anno dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, dominano la scena politica. Da una parte, Samura Kamara, il candidato dell’All People Congress (ACP), partito al potere del Paese dal 2007 con Ernest Bai Koroma, Presidente uscente. Dall’altra parte, Julius Maada Bio, attuale leader del partito d’opposizione, il Sierra Leone People’s Party (SLPP). Sulla scorta delle contestazioni di alcuni partiti, la Commissione Elettorale Nazionale ha ordinato il ricalcolo dei voti di 154 seggi elettorali. Il 13 marzo scorso sono stati comunicati i risultati ufficiali: Maada Bio si è posizionato in testa con il 43,3%, circa 15.000 voti in più rispetto all’avversario, che invece ha raggiunto il 42.7%. La Commissione ha quindi stabilito che, il 27 marzo, si terrà il ballottaggio tra i due aspiranti presidenti.

Kamara è stato Ministro degli Esteri durante la passata legislatura ed è un forte ingenti sostenitore degli investimenti cinesi in Sierra Leone. Maada Bio invece, è stato presidente dal gennaio al marzo 1996, durante un colpo di Stato militare; nel 2012 aveva tentato la scalata al potere, ma venne sconfitto da Koroma. A prescindere da chi sarà il futuro Presidente, sono numerose le sfide che la nuova amministrazione dovrà affrontare: il Sierra Leone, infatti, ha vissuto una sanguinosa guerra civile dal 1991 al 2002, che ha causato 50.000 morti e la distruzione di gran parte delle infrastrutture. È, inoltre, uno dei Paesi più poveri del mondo: si colloca infatti al 179° posto su 187 Paesi nella scala dell’Indice di Sviluppo Umano. Il 60% della popolazione vive al di sotto della soglia nazionale di povertà. Sebbene il territorio sia ricco di risorse minerarie e in particolar modo di diamanti, il 50% degli investimenti pubblici dipendono da aiuti esteri. Per di più, l’ex-colonia inglese dal 2014 al 2016 ha vissuto una gravissima epidemia di Ebola, che ha evidenziato la totale impreparazione del governo di far fronte all’emergenza.


AMERICA LATINA 7 Giorni in 300 Parole IN COLOMBIA ARRIVANO LE PRESIDENZIALI Dopo l’elezione del Parlamento, si prepara la nuova campagna elettorale. Irrilevanti le FARC

Di Elena Amici

BRASILE 13 marzo. La procura brasiliana ha emesso un parere che conferisce al presidente Michel Temer l’autorità per ritrattare l’estradizione di Cesare Battisti in Italia, in quanto si considera una facoltà “esclusiva del Presidente della Repubblica”. La decisione della procuratrice Raquel Dodge riapre così il processo per l’estradizione, finora bloccato da un decreto dell’ex presidente Lula. CILE 12 marzo. Subito dopo il ritorno alla Casa de La Moneda di Piñera per il secondo mandato, si sono concretizzate le dimissioni del generale Villalobos e del generale Blu, rispettivamente direttore generale dei Carabineros e capo dell’intelligence. La destituzione della prima e della terza carica dei Carabinieri cileni, non attuata durante la precedente presidenza, è dovuta alle pesanti accuse di appropriazione indebita e di fabbricazione di prove che incolpassero dirigenti Mapuche di attacchi incendiari. COLOMBIA 11 marzo. Nelle elezioni per l’Assemblea Nazionale il Centro Democratico di Alvaro Uribe, ex presidente e attualmente senatore della destra colombiana, risulta il partito più votato.

Domenica 11 marzo in Colombia si sono tenute le elezioni parlamentari, barometro politico per testare la situazione del Paese a due mesi dalle presidenziali del 27 maggio. I riflettori sono stati puntati sui risultati delle FARC, rinominate Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común – “Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune”, candidate per la prima volta fra le liste parlamentari come legittima forza politica. Con una campagna elettorale focalizzata su temi quali un’eventuale riforma del sistema sanitario e la qualità dell’aria nelle grandi città, il debutto elettorale degli ex-guerriglieri è stato deludente: ottenendo circa lo 0,5% del voto popolare, alle FARC spettano solamente i 10 seggi stabiliti dall’accordo di pacificazione del 2016. Secondo León Valencia, direttore del think-tank Fundación Paz y Reconciliación ed ex-membro delle FARC, il nuovo partito non sarà mai popolare perché “[gli] anni di guerra hanno creato un’atmosfera di paura e rancore fra la popolazione”. Al contrario, gli elettori hanno premiato gli oppositori all’accordo di pace: il Centro Democratico dell’ex-presidente Uribe, di centro-destra, ha

ottenuto il maggior numero di voti, mentre il Partito Sociale di Unità Nazionale del presidente Santos ha perso consensi arrivando al quinto posto. In vista delle presidenziali di maggio, le elezioni di domenica sono servite a individuare i candidati alla presidenza di ciascuna coalizione: a destra il senatore Duque del Centro Democratico ha ottenuto l’incredibile risultato di oltre 4 milioni di preferenze; mentre a sinistra l’ex sindaco di Bogotà Petro, promotore di una piattaforma anti-establishment, ha ricevuto 2,8 milioni di voti. Nei prossimi giorni verranno rese definitive le alleanze di coalizione: sia il Partito Conservatore sia quello di Unità Nazionale, rispettivamente quarto e quinto, non hanno designato destinatari per le preferenze ottenute, e potrebbero diventare l’ago della bilancia. Una proposta li vede alleati con Vargas Lleras, leader del partito neoliberista Cambiamento Radicale (2 milioni di voti duplicando i consensi dalle elezioni del 2014). Un’ulteriore coalizione potrebbe formarsi con l’alleanza dell’ex-Vice Presidente de la Calle e il centrista Fajardo, candidato del partito dei Verdi. Entro la prossima settimana i dettagli saranno decisi e la campagna elettorale entrerà nel vivo. MSOI the Post • 15


AMERICA LATINA Quelle che sono state definite dal governo le “elezioni più tranquille nell’ultimo mezzo secolo, senza brogli né attentati” aprono la strada alle future campagne per le presidenziali che si terranno il 27 maggio. CUBA 11 marzo. Si sono svolte le elezioni per i rappresentanti dell’Asemblea Nacional. Con esse si avvierà il processo attraverso il quale, il 19 aprile, sarà indicato il successore di Raúl Castro come guida del Paese. In questa tornata elettorale, oltre ai 605 membri del parlamento unicamerale, per il quale si sono presentati 605 candidati, sono stati eletti i rappresentanti provinciali. MESSICO 13 marzo. La Rete Nazionale per i Diritti Umani, ONG messicana, ha presentato alla sessione del Comitato dei Diritti Economici, Sociali e Culturali dell’ONU un report sulle condizioni della popolazione indigena. Il documento ha l’obiettivo di sollecitare il governo messicano ad approvare una legge a garanzia dei diritti degli indigeni, con riguardo ai progetti infrastrutturali che coinvolgono i territori da loro abitati. VENEZUELA 12 marzo. Alcune ONG che si occupano di monitorare l’attività militare nel Paese, Control Ciudadano e Justicia Venezolana, hanno segnalato almeno 9 arresti tra i gli ufficial , 4 dei quali di alto rango, e 24 espulsioni che sarebbero avvenute nelle ultime settimane. Secondo queste fonti l’esecutivo avrebbe accusato i militari di tradimento della patria ed istigazione alla ribellione. A cura di Daniele Pennavaria 16 • MSOI the Post

SI CONCLUDELA PRESIDENZA BACHELET

Le succede Sebastián Piñera, già presidente dal 2010 al 2014

Di Tommaso Ellena Domenica 11 marzo, Sebastián Piñera ha prestato giuramento come presidente del Cile. Imprenditore miliardario di stampo conservatore, Piñera deve il suo successo alla promessa fatta in campagna elettorale di portare un miglioramento economico nel Paese, superando il sottosviluppo e rafforzando la pace sociale. La crescita, quindi, sarà l’obiettivo attorno al quale si concentreranno i maggiori sforzi del neo-eletto Presidente, anche se, guardando al passato, il timore è che un aumento del PIL possa essere accompagnato da maggiore disuguaglianza sociale. Questa preoccupazione è dovuta alle grandi manifestazioni del 2011 e 2012, durante le quali i cittadini protestarono per la bassa qualità della vita e le politiche implementate da Piñera, che avevano ulteriormente ampliato la forbice tra poveri e ricchi. Nel frattempo, è uscita di scena l’altra figura politica che ha dominato le ultime quattro elezioni: la socialista Michelle Bachelet, Presidente nei periodi 2006-2010 e 2014-2018. In una recente intervista rilasciata alla BBC, Bachelet analizza con soddisfazione

i suoi anni alla guida del Paese, in particolare riguardo alla creazione di asili nido gratuiti per le famiglie più povere e un sistema sanitario pubblico che dispone di nuove strutture e tecnologie all’altezza delle più prestigiose cliniche private. Altro obiettivo raggiunto durante la presidenza Bachelet è stato la legge di depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza nei casi di violenza sessuale, feto non vitale o nelle situazioni in cui la vita della madre è in pericolo. Durante il suo mandato, Bachelet ha posto fine a ciò che ha definito una “segregazione scolastica”: anche se non è stato raggiunto il difficile obiettivo di creare un sistema educativo universalmente gratuito, agli appartenenti alle fasce socio-economiche più basse è ora garantito l’accesso gratuito a tutti i livelli educativi. Per ottenere questo risultato era necessario reperire più fondi: la scelta è stata quella di aumentare la tassazione nei confronti delle imprese cilene. Nonostante le scelte coraggiose i recenti sondaggi hanno rilevato un calo dei consensi nei confronti di Bachelet, sia per la politica fiscale sia a causa del Caso Caval, un’indagine di evasione fiscale a carico del figlio Sebastián Dávalos.


ECONOMIA GLI HEDGE FUND NEL MIRINO DELLA SEC

La Commissione indaga sulla gestione dei cripto-fondi speculativi

Di Luca Bolzanin La Commissione statunitense per i titoli e gli scambi (SEC) ha intrapreso una revisione ad ampio spettro delle pratiche commerciali di oltre 200 fondi di investimento che amministrano criptovalute e offerte iniziali di monete (ICO). Il presidente della SEC Jay Clayton ha ripetutamente ammonito che le ICO sono suscettibili alle frodi, ma, nonostante gli avvertimenti, le vendite di criptovalute hanno già raccolto circa 3,5 miliardi di dollari quest’anno, secondo le stime del sito CoinSchedule. Sebbene ciò rappresenti solo un’infinitesima parte del giro d’affari complessivo degli hedge fund (circa 3.200 miliardi di dollari), le preoccupazioni sono giustificate. Molte aziende, infatti, gestiscono meno di 150 milioni, per cui non sono tenute a registrarsi presso l’agenzia; sono proprio queste le società che suscitano le maggiori ansie riguardo a possibili frodi a danno degli investitori. Tra i punti principali della revisione della SEC vi è l’analisi di come gli hedge fund prezzano le attività, in quanto questo influisce sul livello delle commissioni che le aziende impongono agli investitori.

Più gli investimenti valgono, maggiori sono le commissioni. In questo ambito, i metodi di determinazione dei prezzi degli hedge fund sono assai degni di attenzione, perché la maggior parte delle transazioni avviene con una trasparenza limitata e senza la supervisione federale. La SEC, in una nota del 7 marzo, ha riscontrato che le piattaforme di criptazione non registrate probabilmente non hanno le stesse protezioni contro le frodi e le manipolazioni delle borse valori nazionali. Un altro obiettivo dell’indagine della SEC è stabilire se i cripto-fondi salvaguardino i loro investimenti e il denaro dei clienti, conformemente alle regole che impongono alle società di detenere attività con custodi qualificati (banche o intermediari) come mezzo per prevenire l’appropriazione indebita. Questo problema è particolarmente spinoso per le criptovalute, perché buona parte di esse è conservata in portafogli virtuali, vulnerabili a hackeraggi. Infine, la SEC ha anche chiesto ai fondi di chiarire le relazioni che intrattengono con le società in cui stanno investendo. Nello specifico, l’agenzia ha messo in dubbio che le imprese abbiano divulgato correttamente ai clienti i potenziali conflitti di

interesse, come nel caso di gestori di fondi che detengono partecipazioni personali in ICO. Tutto questo si inserisce nell’ampio dibattito che si è sviluppato negli ultimi tempi sull’effettivo valore delle criptovalute. Parlando di Bitcoin, Stefan Hofrichter, responsabile globale economico e strategico di Allianz Global Investors, ha dichiarato: “A nostro avviso, il suo valore intrinseco deve essere zero”. Altre posizioni critiche sono state sollevate dai ricercatori dell’Università di Pittsburgh, che hanno concluso che è “un bene che non ha valore secondo le misure tradizionali” e dall’economista Nouriel Roubini, che l’ha definita la “bolla più grande della storia umana”. Anche Google si è scagliata contro le criptomonete, annunciando che da giugno vieterà le pubblicità online che promuovono le criptovalute e le ICO a partire da giugno. La valuta digitale si è più che dimezzata rispetto al picco di dicembre, ma, sempre secondo Hofrichter, lo scoppio della bolla Bitcoin non avrà un grande impatto sulle forme di investimento tradizionali, dal momento che “il mercato di questa criptovaluta è ancora di dimensioni alquanto ridotte”. MSOI the Post • 17


ECONOMIA L’INDUSTRIA DEGLI IMBALLAGGI TRA SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE Industria 4.0, cibernetica e smart factory

Di Francesca Maria De Matteis Si trova in Emilia Romagna la più grande packaging valley italiana, che vanta una concentrazione di circa due terzi della produzione nazionale di macchine per l’imballaggio. Nota in Europa come una delle 10 regioni più industrializzate, si distingue, infatti, nel continente per la produzione e lo sviluppo di nuove tecnologie nel campo del confezionamento, ma anche della meccatronica e nelle industrie automobilistica e gastronomica. Recentemente, i riflettori si sono accesi proprio in quest’area, per dare risalto internazionale e rilievo commerciale a una tecnologia che sta cambiando il modo di confezionare e imballare i prodotti dell’industria. Con un occhio all’ottimizzazione produttiva, e un altro al rispetto dell’ambiente, il nostro Paese si sta distinguendo nella ricerca di metodi di confezionamento a basso impatto ambientale, senza rinunciare alla sicurezza e all’affidabilità già proprie dei precedenti sistemi. Al momento, il miglior centro di Ricerca e Sviluppo del settore è vantato dalla RobopacAetna Group. Sul sito ufficiale si legge: “ The goal of CUBE Technology is simple: 18 • MSOI the Post

successfully wrap your loads and ensure that they reach your customer in as-made condition by setting and holding the proper standards for wrapping each of your loads.” Sono quattro i fattori principali che vengono indicati dalla Robopac come punti di forza: Multi-Level Variable Pre-Stretch, che permette di risparmiare dal 30 al 55% di pellicola, Multi-Level Variable Containment Force, Pro-Active Corner Compensation e Strategic Film Placement, che permette di posizionare il rivestimento per massimizzare il contenimento del carico e minimizzarne l’utilizzo quantitativo. Tale approccio innovativo permette all’azienda di risparmiare tra il 30% e il 40% di materiale in più rispetto alle concorrenti, riducendo così notevolmente il consumo di derivati del petrolio e l’impatto ambientale. Il concetto di Impresa 4.0 nasce nella prospettiva di una Quarta Rivoluzione Industriale. Dopo lo sfruttamento meccanico della forza dell’acqua e del vapore, l’introduzione della catena di montaggio e poi l’impiego massiccio e sistematico dei computer e lo sviluppo dell’automazione, si prospetta l’introduzione della cibernetica.

Il frenetico sviluppo industriale e l’aumento di competitività richiedono oggi alle imprese, accanto a sistemi produttivi all’avanguardia e proposte innovative, soluzioni che rispettino l’ambiente e proposte commerciali e commerciabili che si adeguino alle norme ambientali e alle richieste di sostenibilità. In questo contesto di sviluppa la Smart Factory. Legata ai concetti di decentralizzazione e delocalizzazione produttiva, ricollega la propria filosofia a tre concetti: smart production, smart services e smart energy. Primo esempio di azienda di successo del settore resta TetraPack, che, con oltre 24.000 dipendenti, vanta l’introduzione a livello mondiale di un sistema di valutazione dell’impatto ambientale di un dato prodotto attraverso l’analisi di ogni passaggio che ne caratterizza il ciclo produttivo. Chiamato Life Cycle Assessment, segue la filiera produttiva dall’estrazione delle materie prime, seguendo il loro impiego e la loro trasformazione, fino alla distribuzione, all’utilizzo e, infine, all’eventuale riciclo. L’azienda svedese, che opera in Italia dal 1965, nel 2016 ha fatturato 11,9 miliardi di euro.


DIRITTO INTERNAZIONALE ED EUROPEO VIOLAZIONE DELLO STATO DI DIRITTO IN POLONIA Come viene attuata la procedura di infrazione e quali sono le conseguenze

Di Chiara Montano Con 422 voti a favore, 147 contrari e 48 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione europea di attivare l’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato UE. L’articolo 7 del TUE non è mai stato utilizzato prima e fornisce un meccanismo per prevenire le violazioni dei valori dell’Unione europea e decidere le eventuali sanzioni da applicare allo Stato membro che sia incorso nella violazione di tali valori. Il primo paragrafo dell’art. 7 stabilisce che “su proposta motivata di un terzo degli Stati membri, del Parlamento europeo o della Commissione europea, il Consiglio, deliberando alla maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri previa approvazione del Parlamento europeo, può constatare che esiste un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori di cui all’articolo 2 (…)”. Il Consiglio deve comunque ascoltare lo Stato membro, al quale può rivolgere delle raccomandazioni. Ex art. 7, paragrafo 3, una delle possibili sanzioni in caso di violazioni persistenti è rappresentata dalla sospensione di alcuni diritti dello Stato membro, fra cui il diritto di voto del rappresentante di quello Stato membro al Consiglio.

La Commissione europea aveva già affermato che in Polonia vi fosse “il chiaro rischio di una seria violazione dello stato di diritto”. La causa di questa preoccupazione suscitata tra le istituzioni europee è data da un’ampia riforma della magistratura, che comporterebbe la politicizzazione dei magistrati, minandone l’imparzialità. In particolare, la violazione da parte della Polonia consiste nell’approvazione di due leggi, una sul Consiglio della magistratura e l’altra sulla Corte suprema, con cui i poteri di nomina dei nuovi membri vengo affidati al Guardasigilli e al presidente. Lo scorso luglio, il presidente polacco Duda ha ratificato la legge di riforma del funzionamento dei tribunali regionali e d’appello, permettendo all’esecutivo di nominare 15 dei 25 giudici della Corte. Proprio in questo consiste la privazione dell’autonomia della magistratura e quindi la conseguente violazione dello stato di diritto. Più precisamente, lo stato di diritto include la legalità, ovvero implica che chiunque abbia il diritto di essere giudicato da una corte imparziale ed indipendente, privata di qualsiasi potere arbitrario, nel rispetto dei propri diritti fondamentali e in una posizione di eguaglianza davanti alla legge. I

valori

dell’UE

dovrebbero

essere le basi di una sorta di “modo di vivere” europeo, al fine di garantire un certo grado di omogeneità fra gli Stati stessi e di integrazione, per il raggiungimento di un’Unione non soltanto economica, ma anche politica. Basti pensare che il rispetto di alcuni di questi valori costituisce una condizione per l’accesso dei candidati che vogliono entrare a far parte dell’UE. Dall’altra parte, l’Unione europea si impegna a rispettare le cosiddette “costituzionalità individuali” di ciascuno Stato membro, ovvero ciò che li rende unici: come la cultura, la lingua e l’eredità storica. In effetti, le fonti dei valori dell’Unione europea sono proprio quei valori comuni che sono contenuti nelle costituzioni degli Stati membri. Gli Stati membri accettano di riporre reciproca fiducia nei propri sistemi giuridici; ciò rende il rispetto dello stato di diritto di particolare importanza. Alcune scelte politiche operate dai singoli Paesi possono naturalmente essere considerate come il risultato di un legittimo dibattito democratico, mentre altre costituiscono una chiara violazione dei valori fondanti dell’UE. Ammettere che l’esecutivo abbia il potere di nominare i giudici costituisce senza dubbio una violazione. MSOI the Post • 19


DIRITTO INTERNAZIONALE ED EUROPEO I NUOVI SCHIAVI Il traffico non è la tratta

Di Stella Spatafora Tratta e traffico di esseri umani sono termini troppo spesso confusi. A livello semantico ciò deriva dal fatto che al termine inglese “trafficking in human beings” corrisponda quello italiano di “tratta”; il “traffi co ” rientra invece nel termine “smuggling”. In entrambi i casi l’ambito è quello delle migrazioni irregolari e della criminalità organizzata. Distinguere la tratta dal traffico permette di interpretare i fenomeni nella loro ampiezza, cogliendo i fattori di rischioed eludendocosì interpretazioni ambigue, come nei casidella prostituzione e del lavoro forzato. Gli esempi appena citati rientrato nella tratta di esseri umani: la schiavitù moderna. Essa comporta l’inserimento dei migranti in reti criminali per essere sfruttati. “Lo sfruttamento comprende lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o i servizi forzati, compreso l’accattonaggio, la schiavitù o pratiche simili alla schiavitù, laservitù, losfruttamento di attività illecite o il prelievo di organi”. (Art. 2 lett. 3, Direttiva 2011/36/UE). Le vittime di tratta sono soggetti vulnerabili che giungono e permangono irregolarmente nel territorio dello 20 • MSOI the Post

Stato, non avendo “altra scelta effettiva ed accettabile se non cedere all’abuso di cui sono vittime” (Art.2 lett.2,Direttiva 2011/36/UE). L’esistenza di un consenso da parte della persona trafficata non può dunque avere efficacia assolutoria, poiché è costruito attraverso pressione psicologica, inganno e manipolazioni mentali che mascherano vere e proprie minacce di violenza o alla vita stessa della vittima o dei propri familiari. La tratta di esseri umani prevede un debito che la vittima deve ripagare al proprio sfruttatore nel paese di destinazione attraverso lo sfruttamento. Da qui si desume la più importante differenza con il traffico di esseri umani, che prevede invece un accordo tra il migrante e lo smuggler prima della partenza; ciò comporta il pagamento di una tariffa da parte del migrante al “vettore” che presta un servizio di trasporto irregolare, spesso in condizioni rischiose e disumane, nel paese di destinazione o di transito, dove la relazione tra i due si conclude. Al contrario, l’esistenza di un debito tra la vittima di tratta e lo sfruttatore fa sì che si crei una relazione duratura di sfruttamento e sottomissione dalla quale la vittima difficilmente riesce a liberarsi. È una “dipendenza manipolata”,

vera e propria schiavitù. Talvolta, i confini tra il migrante oggetto di smuggling e le vittime di tratta sono labili, per la condizione di subordinazione e i trattamenti disumani nei vari momenti della migrazione. Pertanto, è proprio la persistenza del rapporto di dipendenza forzata a sancire una più netta divisione tra i due fenomeni. Sia il traffico sia la tratta sono crimini che necessitano efficaci misure di prevenzione e contrasto. La Convenzione ONU contro la criminalità organizzata transnazionale, con il Protocollo addizionale per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone e il Protocollo addizionale per combattere il traffico illecito di migranti, offrono importanti spunti normativi, sancendo il bisogno di rinforzare la cooperazione nella repressione di tali crimini. Relativamente ai meccanismi di tutela, è centrale l’elemento di vulnerabilità della vittima, deteriorata nelle sue capacità di ribellarsi e liberarsi. Occorre dunque evitare criminalizzazioni fuorvianti per i reati commessi dalla stessadurante lo sfruttamento, bensì incentivare efficaci sistemi di emersione per favorire lo strappo decisivo di relazioni disumane e della stessa rete criminale.


MSOI the Post • 21


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.